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Nel caso de alcuni generi literari, bisogna però retenere que la loro origine presupponga una certa
organizzazione estensiva.
Ci sono nuovamente tramandate liste ufficiali soltanto in epoca post-esilica, nei libri de Esdra e
Nehemia: una lista de rimpatriati dall esilio (Esd 2; Neh 7), degli acompagnatori di Esdra durante il
suo viaggio a Gerusalemme (Esd 8, 1-14) dei matrimoni misti (Esd 10,18-44) degli abitanti di
Gerusalemme (Neh 11, 3-19), dell’estensioni dei territori di Giuda e Beniamino(Neh 11,20.25-35),
dei sacerdoti e leviti (12, 1-26).
Sorgono ora anche complessi narrativi più ampi, che abbracciano le varie fasi degli inizi della
monarchia:
Anche a Gerusalemmne, si sviluppò una vita di corte, secondo il modelo di altre corti dell’antico
Oriente. Ciò si espresse soprattuto nell’aasunzione di tradizioni sapienziali (Sapienza di
Salomone).
Fra i detti sapienziali raccolti nel libro del proverbi se ne trovano non pochi che scaturiscono
chiaramente dall’ambiente della corte. Così, ad es., vengono forniti regole e consigli per il
comportamento del re (Prov 16,12-15; 19,12).Il modello ideale di questa educazione è il “saggio”,
cioè colui che possiede conoscenza e guidizio, che si comporta in modo corrispondente e istruice
altri. (Prov 12,23;13,20)
Nelle raccolte di detti a nostra disposizione i due aspetti sembrano essere confluiti (sia il padre, sia
il maestro di sapienza possono aprire il discorso con le parole: Figlio mio).
Dal punto de vista formale, si possono innanzituto distinguere due tipi fundamentali di detti
sapienziali: affermazione e ammmonimento. L’ammonimento mostra con più evidenza di
provenire dall’ dell’educazione e dell’istruzione (Prov 19,20). L’ammonimento è prevalentemente
in forma negativa (Pr 22,22.24.26) ed è percio molto affine alla proibizione.
Fra le affermazioni contenute nelle collezioni di dettli sapienziali, si trovano anche autentici
proverbi, molti dei quali hanno per oggeto il nesso di causa ed effecto, azione e consecuenza (Pr
16,18).
Discorso didattici. Sono sempre introdotti dall’apostrofe “figlio mio” (Pr 1,8; 2,1; 3,1), cuio segue
un invito all’ascolto e alla messa in pratica dell?istruzione, che viene poi sviluppata in vario modo.
Il pensiero sapienziale trova anche generi narrativi. La storia di Giuseppe (Gn 37-50), può essere
definita racconto didattico sapienziale. Essa presenta la figura di Giuseppe como modello ideale
del saggio, che sa parlare e tacere a tempo debito, non si lascia sedurre dalla donna straniera,
sopporta pazientemente il suo destino, dà compiuta prova davanti al re dell’arte di dar consiglio.
Nei testi sapienziali è spesso questione di ottenere o travare sapienza, di acquistarla (Pr 3,13;
4,5.7), ma solo Dio sa dove la si possa trovare. In Prov 9, se ne parla come di una donna che invita
ospiti a un banchetto.
LA PROFEZIA.
Alcuni dei racconti di Eliseo sono racconti di miracolo, centrati su un unico miracolo (II Re 2,19-
22,23): vi vengono usati anche mezzi magici. Questi racconti possono essere considerati leggende
in senso propio. Accanto a questi racconti, si trovano genere litterari ulteriormente elaborati: la
leggenda letteraria (II Re 4,8-37), la leggenda biografica (II Re 2,1-18) e la leggenda didattica (II Re
5; 20, 1-11).
Anche nei libri profetici si trovano brani narrativi, seppure isolatamnete. In parte si trata di
racconti in cui si parla del profeta in terza persona. In altri racconti si parla delle azioni
dimostrative compiute dal profeti, in cui essi ilustrano con segni un imminente intervento de Dios
(Is 8,1-4;Gr 13,1-11); in alcuni casi, la stessa vita personale di un profeta diventa azione
dimostrativa (Os 1; 3).
Altri testi narrativi hanno la forma di racconti autobiografici in cui il profeta parla di se in prima
persona (Os 3). Ciò vale in particolare per i racconti di visioni.
Alcune volte, all’interno della visione, il profeta viene incaricato di indirizzare una parola ad altri.
Ciò vale in particolare per quei racconti di visioni che contengono anche una vocazione
In generale, però, è la parola profetica l’elemento caratteristico ed essenziale della comparsa del
profeta. Essa viene frecuentemente introdotta dall’espressione “così parla Yhwh”. Questa formula
dell’inviato compara anche in ambito profano (I Re 20,3.5).
La maggior parte delle parole profetiche nei testi narrativi sono parole di rovina. Il più delle volte,
il profeta afronta il re con un’accusa riferita a una determinata colpa.
Al tempo stesso, l’accusa contiene anche la motivazione del susseguente annuncio di guidizio, su
cui culmina il detto profetico (I Re 20, 49b; 21,19b).
Processo di trasmmisione. In Is 8,16 s si parla di scrivere e conservare per l’avvenire le parele del
profeta, in Gr 36 si racconta che Geremia fece scrivere tutte le parole di Yhwh che egli gli aveva
detto; Ez 2,9 presuppone l’esistenza di rotoli continenti detti profetichi. Mentre i profeti più
antichi rivolgono il loro discorso sempre a singoli, il più delle volte al re, a partire dall’ottavo secolo
i profeti si rivolgono nella maggior parte dei casi a Israele nel suo complesso, opppure a i sacerdoti,
profeti, alti funzionari.
Oltre tipi de parola. Lamentazione, usata per Amos como esordio del discorso. I detti di disputa
(Am 3,3-6). Nella profezia dell’ottavo e del settimo secolo domina l’annuncio della rovina ( o del
guidizio). Le parole di salvezza, spesso unita a determinati atti: un’unzione (I Sam 10,1) , un azione
magica (II Re 2,21) o un’azione simbolica (I Re 11,29). Detti contro popoli stranieri è la apocalittica
(Is 24-27, Zaccaria, Daniele).
I libri profetichi sono in parte redatti con tecniche litterarie, con l’uso di testi probabilmente
letterari fin dall’inizio. Questo proceso di formulazione letteraria e de ampliamneto della recezione
è forze iniziato nel campo dei generi narrativi. In questo senso, si possono probabilmente già
considerare generi letterari le narrazioni di carattere novellistico di una certa ampieza (Guiseppe) e
narrazioni storiche complese (la sucessione al trono); ciò vale, in ogni caso, per le grandi opere
storiografiche che integrano diverse tradizioni.
Allora, per la redazione dei libri non è stata soltanto letteraria ma al tempo stesso anche
teologica.Gli editori o autori delle grandi opere complete hanno un intento teologico chiaramente
riconoscible.