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Lezione II (14/10/2015)

Mishan è erroneamente tradotto in greco con il termine δευτέρωσις; è la Torah orale.


Secondo una tradizione rabbinica Mosè, durante i 40 giorni e le 40 notti in cui soggiornò sul
monte Siani, ricevette non solo la Torah, che poi venne scritta, ma anche la Torah orale,
dottrina da mantenere nascosta ai profani.
FURTA GRAECORUM: Molti cristiani erano concordi nel sostenere che tutto ciò che di
buono c’era nella cultura greca derivasse da fonti giudaiche. Questo tema è attestato in
Giustino di Nablus e in Taziano il Siro. Loro si basavano sull’anteriorità dei profeti rispetto
ai filosofi greci.
FILONE ALESSANDRINO: ha gettato le basi per l’interpretazione allegorica delle Sacre
Scritture. Scrisse numerose opere di cui ricordiamo i titoli in latino: Vita Mosis, De
Migratione Abrahami, Legum Allegoriae, …
La “Vita di Mosè” è vista come un’ascesa verso Dio (itinerarium mentis in Deum): distacco
dal mondo terreno per la contemplazione del divino.
Lo stesso si può dire per il “Viaggio di Abramo”, interpretato come una conversione del
cuore ad una vita eticamente regolata.
Fra il I e il II secolo d. C. il giudaismo alessandrino fallisce e con lui anche il desiderio di
una convivenza pacifica fra popoli di diverse culture.
Nel Vangelo vi è un genere letterario di origine ebraica: il Mashal = la parabola (aneddoto
tratto dalla vita quotidiana con un significato morale). Sono testi che hanno un significato
facilmente intuibile e sono degli insegnamenti spirituali rivolti a chi è capace di
comprenderli (invito alla conversione e a una vita misericordiosa).
Con Paolo di Tarso nasce l’esegesi cristiana. Con Paolo si parla di una Nuova Alleanza
(Kainè diathekè) che richiedeva anche un nuovo canone di Scritture.
DOCUMENTO MURATORIANO di VI secolo che si riferisce ad un testo greco molto più
antico (forse di III secolo). Questo documento riporta un canone di scritti che la comunità
cristiana di Roma aveva accettato come sacri. Il frammento è mutilo della parte iniziale e
finale.
ERESIA DI MARCIONE
Marcione era un ricco e colto uomo del Ponto che, a causa delle sue dottrine, fu allontanato
dalla propria comunità d’origine e giunse a Roma. Egli aveva letto l’Antico e il Nuovo
Testamento e aveva individuato un’aporia tra il Dio dell’Antico (vendicativo e terribile) e
quello del Nuovo Testamento (misericordioso).
Decise allora di eliminare dal Nuovo Testamento tutti quei testi di influenza giudaica
(accettò parte del Vangelo di Luca, gli Atti degli Apostoli, non tutte le lettere di Paolo,
rifiutò la lettera agli Ebrei,…).
I romani giudeo-cristiani decisero di allontanarlo dalla città ma, nonostante l’intervento dei
papi, dei concili, dei sinodi e dello stesso imperatore, le comunità marcioniane
sopravvissero per secoli.
PAOLINISMO RADICALE
Paolo nacque a Tarso e inizialmente era un acerrimo nemico dei cristiani. Durante il viaggio
verso Damasco, tuttavia, si converte al cristianesimo e diviene l’apostolo dei gentili. Il
corpus epistolare di Paolo è uno dei documenti più antichi del cristianesimo e con lui si
sente la necessità di attualizzare passi dell’Antico Testamento all’interno di un piano di
evangelizzazione.
LETTERA AI GALATI
I Galati erano una popolazione dell’Anatolia di origine celtica che si erano stanziati
nell’Altopiano dell’Asia Minore nel III secolo e si erano ellenizzati. Paolo si era recato
presso i Galati ma, poco dopo che si fu allontanato, giunsero presso la comunità missionari
giudeo-cristiani da Gerusalemme. Loro consigliarono vivamente ai Galati di seguire la legge
mosaica. Saputolo, Polo si indignò poiché, durante il concilio di Gerusalemme, si stabilì che
ai cristiani di discendenza pagana si dovessero imporre solo le prescrizioni di Noè.
In questa lettera si fa riferimento a 2 patti (vi è un significato allegorico). È questo l’unico
passo del Nuovo Testamento in cui si fa riferimento al verbo ἀλληγορέω.
Si tratta di un’allegoria complessa: Agar (la schiava) è figura della legge e il figlio Ismaele è
allegoria dei giudei che osservano la legge. La legge stessa è uguagliata al mote Sinai, da
cui è stata promulgata. I cristiani, invece, sono figli di Sara, sono equiparati a Isacco (figlio
della donna libera) e sono cittadini della Gerusalemme celeste. Si tratta di un’allegoria
irrispettosa nei confronti degli ebrei che si consideravano il popolo eletto. I cristiani sono
figli della promessa e dello spirito.
Il termine ἀλληγορέω compare una sola volta nel Nuovo Testamento perché era avvertito
come compromesso rispetto all’uso che ne facevano i grammatici alessandrini (che
interpretavano in chiave moraleggiante i miti, per depurarli della oscenità).
Un altro termine impiegato da Paolo è: τύπος (impronta lasciata sulla cera dal sigillo per
autenticare un documento).
Si parla spesso di esegesi tipologica per Paolo.
ES. Adamo era considerato τύπος di Cristo, così come Isacco. L’arca di Noè, invece, era
interpretata come figura della Chiesa.
Altri termini adoperati sono σκιά e αἴνιγμα che indicano un modo di intendere ancora
oscuro; c’è stata la rivelazione del vangelo ma per noi le realtà ultraterrene sono oscure.
Per Paolo si parla di un’esegesi di tipo orizzontale (o esegesi storica): Paolo trova
nell’Antico Testamento prefigurazioni di fatti e detti della vita di Gesù.
Per esegesi verticale, invece, si intende partire da realtà terrene per indicare realtà celesti e
spirituali.
LETTERA AGLI EBREI (anonima)
L’autore parla di Gesù come sommo sacerdote al modo di Melchisedec.
- Lettera agli ebrei cap. 9: superiorità del sacrificio di Cristo, avvenuto una volta sola,
rispetto a quelli ebraici reiterati.
- Cap. 9,23: ὑποδείγματα in riferimento alle realtà celesti.
- Cap. 10: in incipit leggiamo σκιάν.
Già nei primi scritti del Nuovo Testamento si struttura una terminologia esegetica.
GIUSTINO DI NABLUS: “Dialogo con l’ebreo Trifone”.
Sono esposte all’ebreo Trifone tutte le profezie dell’Antico Testamento interpretate come
prefigurazioni del vita di Cristo: nascita verginale, crocifissione, resurrezione,…
Giustino impiega un preciso lessico esegetico: παραβολή, μυστήριον, τροπολογία (termine
assente in Paolo).
Questi termini sono inseriti in un discorso polemico ma non aggressivo che mira alla
persuasione e alla conversione. È confutata l’argomentazione ebraica che negava la nascita
verginale di Gesù.
Nel II secolo gli ebrei commissionarono una traduzione delle Sacre Scritture a proseliti:
Aquila, Teodozione e Simmaco, poiché la versione dei Settanta era stata monopolizzata dai
cristiani.
In Isaia 7,14 si legge il termine “ha-almah”= giovane donna. Il termine tuttavia può essere
tradotto in greco in due modi diversi: νεᾶνις (fanciulla) o παρθένος (vergine). La traduzione,
dunque, ha ripercussioni in ambito mariologico e cristologico. All’epoca circolavano notizie
calunniose sulla vita di Gesù. Si credeva che fosse frutto di un adulterio e figlio di un
soldato romano (Gesù ben Panthera).
Bisognava dunque controbattere e difendere la messianicità di Gesù.
Salmo 95: “Il Signore regnerà”. Un’aggiunta cristiana molto antica riporta “dal legno”.
Giustino accusa gli ebrei di aver alterato le Scritture, sopprimendo ciò che poteva
confermare la messianicità di Gesù.
Giustino distingue i τύποι dai λόγοι. I primi sono le prefigurazioni dell’Antico Testamento
che indicano Gesù; i λόγοι invece sono le profezie.
Giustino scrisse un’opera “Contro Marcione” andata perduta.
Ci sono giunti, per via indiretta, solo 2 testi riconducibili alla setta degli gnostici (prima dei
ritrovamenti di Nag Hammâdi): lettera di Tolomeo a Flora (ricca matrona romana) e il
commento al vangelo di Giovanni di Eracleone.
Anche nel pastore di Erma abbiamo parabole e allegorie:
COSTRUZIONE DELLA TORRE:
- La torre rappresenta la Chiesa in costruzione;
- Le pietre scartate sono i peccatori che non si convertiranno;
- Le pietre messe da parte sono i peccatori che hanno speranza di ravvedimento.
ESEGESI DIRETTA: quando l’autore cristiano si propone di commentare per esteso o parte
della Bibbia;
ESEGESI INDIRETTA: quando, in un’argomentazione, l’autore cita un verso della
scrittura.

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