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IL TETRAGRAMMA

IL TETRAGRAMMA NELLA BIBBIA EBRAICA

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IL NOME PROPRIO DI DIO Il nome proprio di Dio rappresentato in ebraico dalle quattro consonanti iod, he, vau, he e per questo detto tetragramma. La traslitterazione italiana YHWH e la pronuncia pi probabile Iahv. Secondo alcuni tale nome sarebbe stato noto agli uomini fin dai tempi antichi di Enos, figlio di Set e nipote di Adamo (Genesi 4,26). Secondo altri il Santo Nome sarebbe stato invece rivelato

per la prima volta a Mos (Esodo 3,14 e Esodo 6,3) e avrebbe sostituito il precedente nome (El Shaddaj), manifestato ai patriarchi Abramo, Isacco e Giacobbe (Genesi 17,1). Secondo la tradizione ebraica la pronuncia del nome di Dio dur fino al tempo di Simeone il Giusto che fu, secondo Mos Maimonide, contemporaneo di Alessandro Magno. In seguito, sempre secondo Maimonide, luso del nome divino venne conservato dai Sommi Sacerdoti solo allinterno del tempio di Gerusalemme per la benedizione solenne nel giorno dellespiazione. Mos Maimonide sostenne anche che il tetragramma fu ed lunico nome proprio di Dio, originale, distintivo ed esclusivo. Altri nomi come Elohim, Adonai, Shaddaj deriverebbero da qualit, da azioni e da attributi della divinit, mentre il tetragramma sarebbe lunico nome in grado di caratterizzare in modo univoco ed inequivocabile la natura e lessenza di Dio .

SIGNIFICATO DEL TETRAGRAMMA Yahweh deriva probabilmente da una forma ebraica arcaica del verbo essere e potrebbe voler dire: "Colui che ", "Colui che esiste", "Colui che fa esistere", "Colui che mostrer di esistere", "L'Esistente", "L'Essere", LEterno. Alcuni (Targum di Jonathan e Targum di Gerusalemme) sono convinti che YHWH sia una forma causativa imperfetta attiva (hiphil) del verbo essere (hayah): in tal caso la traduzione di Esodo 3,14 sarebbe Colui che porta allesistenza, Colui che realizza la promessa, Colui che fa essere, Il Creatore. Secondo altri YHWH sarebbe invece una forma semplice imperfetta attiva (qal): la traduzione di Esodo 3,14 dovrebbe allora essere Io sono quello che sono (Vulgata), Io sono colui che (Settanta), Io sar quello che sar (Aquila e Teodozione), LEterno (Versione Arabica) . Degna di nota anche la testimonianza di Clemente Alessandrino (150-215 d. C.): lo scrittore cristiano ricorda infatti come il Santo Nome fosse composto di quattro lettere ebraiche, fosse riprodotto solo nel Sancta Sanctorum del tempio di Gerusalemme, si pronunciasse Jahou e significasse Colui che e che sar .

PRONUNCIA DEL TETRAGRAMMA Nel VII-VIII secolo d.C., quando i masoreti introdussero le vocali nei libri biblici per renderne pi sicura la tradizione testuale, nel tetragramma furono inserite le vocali di Adonai, dando luogo al nome Jehowah, nome che sta all'origine della forma italianizzata Geova. La forma Jehowah o Ieoa o Iova, abbastanza popolare fino allinizio del XX secolo, per contraddetta dalla pronuncia samaritana Jaoue, chiaramente attestata da un gran numero di padri della chiesa, dai papiri di Elefantina e dai papiri magici della cabala ebraica. Di fatto, le forme Jahoh, Jahou e Jab sono sostenute da antichi ed autorevoli testimoni come Diodoro Siculo, Biblioteca Storica, I, 94; Ireneo, Contro le Eresie, II, XXXV, 3; Clemente Alessandrino, Stromata, V, 6; Epifanio di Salamina, Contro le Eresie, I, 3, 40; Teodoreto di Ciro, Questioni sull'Esodo, XV; Origene, Commento al Vangelo di Giovanni, II, 1.

La totale incomprensione del senso e della pronuncia del tetragramma invece testimoniata da Gerolamo che ricorda come alcuni scrittori greci trascrivessero e pronunciassero il Nome di Dio con (Vedasi Gerolamo, Lettera a Marcella, XXV). Le vocali usate per pronunciare il Sacro Nome erano poi sconosciute dalla tradizione ebraica gi ai tempi di Mos Maimonide (1135-1204 d. C.) che ricorda come: Nella benedizione sacerdotale il nome di Dio doveva essere pronunciato cos come scritto nella forma di Tetragramma, cio di nome proprio. Non per noto a nessuno come il nome fosse pronunciato, quali vocali fossero combinate alle consonanti e se alcune delle lettere capaci di duplicazione dovessero ricevere un dagesh . Lo stesso Mos Maimonide neg la possibilit di leggere il tetragramma secondo le sue lettere, cio vocalizzando le consonanti. A tal proposito il filosofo ebreo afferm che: Nessun altro nome si chiama nome proprio (cio shem ha-meforash) se non questo Tetragramma, che scritto ma che non si legge come viene scritto . La pronuncia Jehovah comunque ancora oggi difesa da un limitato numero di studiosi come Gerard Gertoux . Il lavoro dello studioso francese basato sull'ipotesi che nell'ebraico biblico alcune consonanti potessero essere anche usate come vocali (un po' come la V latina che pu suonare sia V sia U). Richiamando l'autorevole testimonianza di Giuseppe Flavio che spieg come il tetragramma si componesse di 4 vocali (vedasi Giuseppe Flavio, La Guerra Giudaica, V, 5, 7), Gertoux ha ipotizzato che "iod", "heh" e "waw" potessero suonare come "i", "e", "o". L'eventualit che "heh" in termine di parola potesse essere vocalizzata "a" invece che "e" permetterebbe poi di giustificare sia la pronuncia "Ieoa" sia l'accreditata lettura Yah della forma abbreviata YH. Il contributo fornito da Gertoux sicuramente originale ed interessante, anche perch riprende alcune antiche argomentazioni gi elaborate e proposte da Giuda Levita (1075-1141), da Papa Innocenzo III (1198-1216) e dal filosofo Nicola Cusano (1401-1464). L'accettazione acritica delle conclusioni a cui giunge lo studioso francese rimane comunque piuttosto difficile. Nell'ebraico antico la vocalizzazione di alcune consonanti non per nulla sicura (vista la successiva introduzione delle vocali da parte dai masoreti) e le pronunce attribuite ad alcune consonanti come matres lectionis non sono infatti n certe n definitive.

IL TETRAGRAMMA NELLA TRADIZIONE EBRAICA Nell'ebraismo antico, chiamare qualcuno per nome significava conoscere la realt pi profonda del suo essere, era come tenerlo in pugno, esercitare un potere quasi magico su di lui. Per questa ragione, il Santo Nome di Dio, che indica la sua stessa essenza, era considerato impronunciabile. I rabbini tendevano pertanto a leggere ( Adonay) tutte le volte che trovavano ( YHWH). Solo il Sommo sacerdote, nel Tempio di Gerusalemme, poteva pronunciare il nome proprio di Dio nelle benedizioni solenni (Numeri 6,24-27; Siracide 50, 20) e nel giorno del Kippur o dell'espiazione (Levitico 16), quando faceva la triplice confessione dei peccati per s, per i sacerdoti e per la comunit. A questo riguardo il Talmud dice: ""Quando i sacerdoti e il popolo che stavano nellatrio udivano il nome glorioso e venerato pronunciato liberamente dalla bocca del Sommo Sacerdote in santit e purezza, piegavano le ginocchia, si prostravano, cadevano sulla loro faccia ed esclamavano: "Benedetto il suo nome glorioso e sovrano per sempre in eterno" . Del resto anche Ges, bench avesse sicuramente fatto conoscere il nome di Dio ai suoi discepoli (Giovanni 17,6 e 17,26) ed insegnato a santificare il nome di Dio (Matteo 6,9), preferiva rivolgersi a

Dio chiamandolo Padre. Inoltre, occorre tener presente che quando la Bibbia parla di nome o di "anima" si riferisce spesso alla persona nella sua totalit (Mos Maimonide, Guida dei Perplessi, I, 64). Cristo, comunque, evit pi volte di pronunziare il nome divino: al sommo sacerdote che gli chiedeva se fosse lui "il Cristo, il Figlio del Benedetto ", Ges rispose: "vedrete il Figlio dellUomo seduto alla destra della Potenza" (Matteo 26,63-64; Marco 14,61-62; Luca 22,69), invece che "alla destra di YHWH" (Salmo 110,1 e Dn 7,14), adeguandosi alluso ebraico di astenersi dalla pronuncia del nome proprio di Dio, come del resto aveva fatto il sommo sacerdote che lo interrogava. La notte prima della sua morte non troviamo poi un solo caso in cui Cristo faccia uso del Santo Nome. Ges adoper costantemente lappellativo "Padre" nelle sue preghiere, nella preghiera del Padre Nostro e nell'orto dei Getsemani. Anche sulla croce, in punto di morte, non invoc il nome di YHWH ma disse: " Mio Dio, Mio Dio perch mi hai abbandonato? " e "Padre, nelle tue mani affido il mio spirito".

IL TETRAGRAMMA NEL PAPIRO DI NASH Il papiro di Nash misura 7,5 X 12,5 centimetri, costituito da soli 4 fragmenti di 24 linee ed scritto in ebraico. Fu chiamato cos da W. L. Nash, segretario della Society of Biblical Archaeology, che nel 1902 lo acquist da un mercante egiziano. Il papiro fu reso pubblico lanno successivo e venne presentato alla Cambridge University Library, dove tuttora conservato. Si tratta molto probabilmente del pi antico papiro ebraico mai ritrovato e potrebbe risalire al II secolo avanti Cristo. Contiene parti di Esodo 20 (con larghi stralci del Decalogo) ed alcuni versetti di Deuteronomio 6 (con varie ripetizioni dello Shema). Il tetragramma visibile pi volte e, nellultima riga del manoscritto, addirittura ripetuto due volte (Ascolta Israele, YHWH Dio, YHWH uno). Il Santo Nome ricorre poi in altri 6 punti del papiro e solo una volta privo dello iod iniziale. Il papiro di Nash costituisce una evidente testimonianza della presenza del tetragramma nel testo pre-masoretico.

IL TETRAGRAMMA NELLE TRADUZIONI PI FAMOSE

Il tetragramma stato tradotto con Jehovah: dalla Darby Holy Translation (1890), dalla Young's Literal Translation (1898), dallAmerican Standard Version (1901) e dalla New World Translation (1984); Jahv o Yahweh dalla Luzzi originale (1924), dalla Nardoni (varie edizioni), dalla Bibbia cattolica del Garofalo (1960), dalla Jerusalem Bible (1966), dalla New English Bible (1970) e dalla New Jerusalem Bible (1985); LORD maiuscoletto (secondo la tradizione orale ebraica che leggeva Adonaj tutte le volte che incontrava il tetragramma) dalla King James (1601), dalla Hebrew English Bible (1917), dalla Revised Standard Version (1952), dalla New American Standard Bible (1971), dalla New International Version (1978), dalla New King James (1982), dalla cattolica New American Bible (1970), dalla New Revised Standard Version (1989) e dalla English Standard Version (2001). Eterno dalla Riveduta (1924) e dalla Nuova Diodati (1991); SIGNORE maiuscoletto dalla Nuova Riveduta (1994); Signore dalle pi recenti versioni cattoliche italiane: sia la Bibbia CEI (1974) sia la Nuovissima Versione delle Paoline (1984) traducono con Signore indifferentemente Jahv, Adonaj e Adon, introducendo cos qualche inevitabile bisticcio di parole (vedansi, ad esempio, Salmo 68,5; Salmo 83,19; Salmo 110,1; Amos 5,6). Il tetragramma presente circa 6800 volte nel testo ebraico dellAntico Testamento ed esistono testimonianze della presenza del Santo Nome in un numero limitato di copie della Versione Greca dei Settanta. Manca invece in tutte le oltre 5000 copie del Nuovo Testamento ed assente in oltre 2000 papiri e manoscritti greci dellAntico Testamento. Reinserire il tetragramma nelle traduzioni dellAntico Testamento ha sicuramente un valore logico e religioso (Esodo 3,15; Salmo 83,19; Salmo 144,15; Proverbi 18,10; Isaia 12,4; Geremia 23,27; Malachia 1,11; Malachia 3,20; Matteo 6,9; Atti 15,14): il fatto che Dio abbia un nome proprio permette di rivalutare tutta la rivelazione ebraica e cristiana, di evitare le tentazioni di un astratto deismo e di scadere nel culto di un anonimo, lontano ed impersonale Essere Supremo. Sia la Scrittura sia la storia dellumanit testimoniano infatti la presenza continua di un Dio (Salmo 55,22 e Salmo 144,15) che interviene personalmente con sollecitudine, con forza e con mano potente a favore del suo popolo e dei suoi fedeli. Inserire il tetragramma nelle traduzioni del Nuovo Testamento (la New World Translation dei testimoni di Geova ha inserito nel Nuovo Testamento Jehovah ben 237 volte, sostituendo il Santo Nome a in moltissimi versetti delle scritture greche-cristiane, mentre la Bibbia di Andr Chouraqui si , pi prudentemente, limitata ad inserire il Santo Nome solo nelle citazioni tratte dal Vecchio Testamento) costituisce invece un vero e proprio emendamento congetturale che, per poter essere accettato dalla logica e dalla critica testuale, dovrebbe essere suffragato da prove, ragionamenti, testimonianze, argomenti e manoscritti.

APPROFONDIMENTI

Il Tetragramma (Enciclopedia Wikipedia) Il Tetragramma (Enciclopedia Cattolica) Il Tetragramma (Enciclopedia Ebraica)

Jahv: un nome ineffabile Il Tetragramma nella Bibbia dei Settanta Il Tetragramma nel Nuovo Testamento Il Tetragramma in Aquila, Teodozione e Simmaco Il Tetragramma nella tradizione cristiana

Mos Maimonide, Guida dei perplessi, I, 61. Nellebraico antico esistevano tre forme verbali: la forma semplice, la forma intensiva e la forma causativa. La forma semplice poteva essere attiva ( qal) o passiva (niphal). Anche la forma causativa si divideva in attiva (hiphil) e passiva (hophel). Per la forma intensiva o enfatica esisteva invece lattivo (piel), il passivo (pual) ed il riflessivo (hithpael). Il modo indicativo conosceva solo due tempi: il perfetto e l'imperfetto. Il tempo perfetto indicava un'azione completa e finita, mentre il tempo imperfetto poteva indicare sia il presente che il futuro. Per Esodo 3,14, il tempo imperfetto ebraico rende pertanto legittime sia le traduzioni al presente della Settanta e della Vulgata "Io sono colui che " e "Io sono quello che sono" sia le traduzioni al futuro di Aquila e Teodozione "Io sar quello che sar" o "Io mostrer di essere quello che mostrer di essere". Clemente Alessandrino, Stromata, V, 6. Dio rivela a Mos la missione che intende affidargli: deve sottrarre gli israeliti dalla schiavit egizia e condurli alla terra promessa. Dio gli promette anche il suo potente aiuto nel compimento di questa missione: Io sar con te. Allora Mos si rivolge a Dio: Ecco, io arrivo dagli israeliti e dico loro: il Dio dei vostri padri mi ha mandato da voi. Ma mi diranno: Come si chiama? E io che cosa risponder loro?. Dio disse a Mos: Io sono colui che sono!. Poi disse: Dirai agli israeliti: Iosono mi ha mandato a voi (Es 3,12-14). Cos dunque il Dio della nostra fede - il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe - rivela il suo nome. Esso suona Io sono colui che sono!. Secondo la tradizione di Israele, il nome esprime l'essenza. La Sacra Scrittura d a Dio diversi nomi; tra questi: Signore (per esempio Sap 1,1), Amore (1Gv 4,16), Compassionevole (per esempio Sal 84,15), Fedele (1Cor 1,9), Santo (Is 6,3). Ma il nome che Mos ha udito dal profondo del roveto ardente ( )costituisce quasi la radice di tutti gli altri. Colui che dice l'essenza stessa di Dio, che l'Essere per se stesso, l'Essere sussistente, come precisano i teologi e i filosofi. Dinanzi a lui non possiamo non prosternarci ed adorare. (Giovanni Paolo II, Udienza generale, 31 luglio 1985) Elefantina unisola nel Nilo, situata di fronte ad Assuan, 10 km a nord della prima cateratta e 857 a sud del Cairo. Ha una lunghezza massima di 1.300 m, una larghezza di 400 m e una superficie di 35 ettari. Capoluogo di provincia, controllava la strada diretta verso la Nubia. Per la sua posizione strategica fu sede nellantichit di guarnigioni militari egizie e anche di mercenari stranieri. Durante la XXVI dinastia saitica, sotto Psammetico I (663-609) o II (594-588) vi si stabil una colonia militare giudaica, che vi rest fino al faraone Amirtea (404-398). Tra il 1898 e il 1904 apparvero sul mercato papiri in lingua aramaica provenienti da quella regione. Tra il 1906 e il 1909 furono fatti scavi dai quali vennero alla luce numerosi papiri e ostraca (cocci con scritte) riguardanti la colonia giudaica, che contengono lettere, liste di nomi, documenti giuridici privati e pubblici, testi ufficia li e testi letterari, come le parole di Ahikar e lIscrizione di Behistun. Dal materiale ritrovato risulta

che gli ebrei dislocati in una localit cos remota conservavano i loro nomi teofori, le loro leggi e costumi. Adoravano Jhwh con il nome di Jaho, ma accanto a lui erano venerate altre divinit, soprattutto Anat, figura femminile vicina a Jaho. La comunit era retta da un consiglio di cinque membri, disponeva di sacerdoti e osservava la circoncisione, la Pasqua, il sabato, il digiuno e la purit rituale. Inoltre offriva lolocausto e la maggior parte dei sacrifici in un tempio elevato in onore di Jaho molto tempo prima di Cambise (525 a.C.), in evidente contrasto con la legislazione sullunit del tempio introdotta dalla riforma religiosa di Giosia (622 a.C.). Nel 411 il tempio venne distrutto per opera dei sacerdoti di Khnoum, in assenza di Arsham, governatore persiano dellAlto Egitto. Tre anni dopo Iedoniah ed i sacerdoti ebrei di Elefantina scrissero a Bagohi, governatore persiano della Giudea per protestare contro questo fatto chiedendo di poter ricostruire il tempio, cosa che avverr dopo alcuni anni. Lisola, che fu visitata e descritta da Erodoto, conserva alcune antiche vestigia, come il porto romano, le rovine del tempio di Khnoum, dio egizio della cataratta, e il Nilometro, scala graduata che serviva a misurare la crescita del fiume (A. Sacchi, Cos la Bibbia, pp. 35-36, Edizioni Paoline, 1999) Vedasi Moreh Nebukim (Guida dei perplessi), I, 62. Un punto posto nel corpo della lettera, chiamato dagesh, serve a distinguere l'intensit della pronuncia o il rafforzamento del suono (geminazione) delle consonanti ebraiche. Vedasi Mos Maimonide, La Guida Dei Perplessi, a cura di M. Zonta, Torino, Utet, 2003, LXI, pag. 223 ed anche Mos Maimonide, The Guide For The Perplexed, translated from the original arabic text by M. Friedlander, 1904, second edition, LXI. Si veda, ad esempio, G.Gertoux, Un Nom Encens, Parigi 1999. (Sul web altres possibile consultare G.Gertoux, Paradox of the anonymous name e G.Gertoux, Un Nome eccellente). Sulla possibile vocalizzazione delle consonanti alef, he, jod, vau vedasi Giuda Levita, Il Re dei Kazari, libro IV; Innocenzo III, Sermones sanctis, Sermo IV; Nicola Cusano, Opera Omnia, Sermo XLVIII; Pietro Galatino, De Arcanis Catholicae Veritatis, Libro II. Talmud, Yoma, VI, 2. Quando lunica lezione conservata o tutte le varianti risultano assurde o incomprensibili si propone, a volte, una correzione che non attestata in nessun testimone del testo. Questo metodo (detto emendamento congetturale) giudicato essenziale nella ricostruzione dei testi degli autori classici, anche perch mancano spesso testimonianze diverse capaci di fornire lezioni alternative. Tuttavia si tratta di un metodo abbastanza rischioso, perch quella che considerata come unanomalia pu essere s il risultato di una corruzione nella trasmissione del testo, ma pu anche essere stata voluta dallautore stesso. Quindi prima di ammettere una congettura bisognerebbe conoscere talmente bene lo stile dellautore da poter escludere con certezza che lanomalia corrisponda in realt a una sua scelta intenzionale. Per quanto riguarda il testo biblico il numero di testimonianze esistenti talmente grande che la necessit di ricorrere allemendazione congetturale assai ridotta (A. Sacchi, Cos la Bibbia, pag. 80, Edizioni Paoline, 1999).

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