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Interrogare il Padre a livello del reale - Lacan si pone questa domanda nel suo Seminario del 13
maggio 1975, in riferimento al fiat lux originale della Bibbia e al nome che è assegnato a ciascuno
degli animali del Paradiso: “La nominazione di ognuna delle specie che è nome comune… che
cosa rappresenta? Una nominazione sicuramente simbolica, ma limitata al simbolico. Questo è
sufficiente per supportare la funzione del Nome-del-Padre? Il Padre è quello che ha dato i nomi
alle cose, o meglio deve essere lui interrogato a livello del reale? Non è necessario annodare il
termine di nominazione a livello del circuito con il quale supportiamo il reale?” (Ornicar?; n. 5,
p. 57). Interrogare Yahweh a questo livello implica interrogarsi su gli effetti reali: il peccato,
l’eresia e la separazione. Ma fu una frase detta durante uno studio della Cabala quella che ci
indicò che gli effetti di Yahweh, del nome di Dio-Padre e del suo desiderio, sono ben percepibili
a livello della comunità di quelli che possono “aver sognato” di essere la causa di questo
desiderio (Le Neveu de Lacan, p. 212). Un nome impronunciabile … father of the finder of the
pfander of the pfunder of the furst man (J. Joyce, Finnegans Wake, 481.32) Il nome di Dio è
impronunciabile per l’ebreo. Il filosofo Fabre d’Olivet (che confronta le traduzioni della Bibbia
con le grottesche statue silene che quando sono aperte rivelano al loro interno le divinità
dell’Olimpo, e ricordano come Platone lo riferisce a Socrate nel suo Simposio) – ipotizzò per
questo una ragione. Se fosse pronunciato, potrebbe confondersi con una maledizione, poiché
Yahweh si scrive come have che è una “calamità, una esistenza sfortunata, e così è lontano da
esprimere le perfezioni divine che ho menzionato”. “Questa è la ragione, conosciuta o no, per la
quale al popolo ebraico non è permesso pronunciare il suo nome, e per la quale nella sinagoga
soltanto le scritture senza punti sono permesse; in quanto il pronunciare che risulta di questi
punti, altera in qualcosa il significato originario delle parole, e lo fa diventare inriconoscibile.1 In
origine 2 allora, il nome sarebbe impronunciabile per equivoco: o il nome di Dio o una calamità.
Se fosse pronunciato… malchick! Gothgorod father godown followay tomollow the (J. Joyce,
Finnegans Wake, 565.) Senza dubbio, se fosse pronunciato, non sarebbe comunque eresia
(kefirá). “Nell’ebraismo è molto facile essere peccatori, e molto difficile essere eretici (kofer)” –
iniziò a dire il nostro interlocutore… Se questo nome-conosciuto come shem hamefurash, ossia
il nome esplicito e anche tetragramma, o di quattro lettere – fosse pronunciato, non
provocherebbe un’eresia come quella di Spinosa, piuttosto la creazione di un golem.3 Questo
tema fu trattato da Gershom Scholem nel suo più importante articolo L’idea del Golem nelle sue
relazioni telluriche e magiche 4 e questo articolo ispirò Borges per il suo meraviglioso poema Il
Golem, dove riporta come la pronuncia di questo nome crea un essere che, tuttavia, non parla
– ovvero che nulla si sa del suo godimento – e al passaggio del quale il gatto del rabbino si
nasconde impaurito. Gershom Scholem nella sua ricerca su questo nome di quattro “lettere
elementari” nel libro medioevale (S-III-VI) Ietzirà o della Creazione, vincola queste “lettere
elementari” con il stoicheon – ciò che Jacques Lacan mette nella lalingua come elemento, “il
significante Uno che non è uno qualunque, poiché da qui inizia tutta la catena” (Sem. XX). 482 1
Fabre d’Olivet, “The Hebraic Tongue Restored”, (1815), S. Weiser, New York, 1978, p. 212. 2 In
realtà, in origine il nome che Dio si diede: “eheye asher eheye”, che Lacan ha tradotto come
“sono ciò che sono”. Cfr. Borges, Historia de los ecos de un nombre, “la cosa che sono”. Il nome
YHVH è secondo Maimónides, (Guía de Perplejos, 61) il nome che Moisés mise a Dio, un nome
“improvvisato”- bricolado, come suggerisce Perla Miglin. 3 Senza forma, (equivale al Hyle in
greco), materia bruta. Cfr. Salmo 139, 6, cit. da Scholem. 4 Gershom Scholem, L’idée du Golem
dans ses rapports teluriques et magiques, La Kabbale et sa symbolique, Payot, Paris 1966. Per
essere eretico, in cambio… - …Per essere eretico nell’ebraismo, devi essere Spinoza.5 Quale fu
la ragione dell’Erem a Spinosa? “Se Spinosa fu scomunicato è perché lui ha detto che è possibile
per la creatura, è possibile per l’uomo, arrivare a pensare a se stesso come Dio pensa la
creazione. Egli soppresse l’incommensurabile della posizione del padre e dell’umanità”.6 Lo fece
“libro della metafora e del mito”: “Libre de la metafora y del mito Labra un arduo cristal: el
infinito Mapa de Aquél que es todas sus estrellas” 7 Lo plasmò di sapere testuale – e così fu
come “fatto di fronte alla Rivelazione” (Autres ecrits, p. 250).8 Già c’è un chiaro segno nel suo
testo relativo alle Sacre Scritture, il Trattato Teologico-Politico, quando scrive che “non esiste
empietà” nel sostenere che i profeti non hanno compreso bene le Scritture.9 Il desiderio di
Yahweh - Spinosa, riduttore - Il desiderio deciso di Yahweh è ciò che fece del popolo ebreo un
popolo con un destino segnato (Sém. XIV, lezione del 21 gennaio 1967). Freud sostiene che
questo marchio è in un certo senso indelebile poiché questo popolo non ha riconosciuto il
crimine originario del parricidio, a differenza del popolo cristiano (FO, 11). Spinosa,
diversamente, sostiene che è disposto ad accettare “il popolo eletto” a condizione di restringerlo
a due riferimenti: lo stato e le comodità del corpo. Per il resto, nessuna nazione è eletta di
preferenza alle altre.10 Due metafore paterne - una impronunciabile (Scritti) - Nel suo corso
Extimité (lezioni del 22 e 29 gennaio 1986) Jacques-Alain Miller ha distinto due metafore paterne
nell’insegnamento di Lacan. La prima che sostituisce il significante del desiderio della madre con
il Nome-del-Padre. La seconda sostituisce il godimento del desiderio della madre con
l’impossibile consistenza dell’Altro. Mentre la prima è perfettamente comprensibile, Miller fa
notare 483 5 Così ci dice Iosef Dan un giorno che andammo a trovarlo nel suo studio
dell’Università di Jerusalemme, dopo che aveva ricevuto il Premio Israele per i suoi studi sulla
mistica ebrea. 6 E. Laurent, “Seminario su La questione preliminare di Jacques Lacan”, Tel Aviv
1993, in Psijoanaliza, n. 4, giugno 1998. 7 J.L. Borges, Spinosa, El Otro, el mismo, 1964. 8 E.
Laurent nel 1993 ci indicò che Jacques-Alain Miller segnalò di ritrovare Spinoza in questa frase
di Lacan. 9 “Salva pietate” B. Spinoza, Trattato teologico-politico, Fabbri, Milano 2001, cap. II,
37. 10 Ib., cap. III. che la seconda è già presente nel testo Sovversione del soggetto e che isolarla
come tale causò sorpresa nel suo seminario. Forse questa sorpresa può essere spiegata dalla
domanda: che cosa resta del Padre nella seconda metafora paterna? Perché chiamarla ancora
“paterna”? Aggiungeremo anche che non è casuale, ma che è ben articolato il fatto che in questo
stesso corso JacquesAlain Miller concretizza una posizione di ciò che chiama “la posizione ebrea”
– di separazione –: la “metafora impronunciabile” è una specie di chiave per decifrare la
posizione di quelli che devono vedersela con il desiderio di Dio dal nome impronunciabile.
Ebbene, malgrado non si riconosca lì il Padre, egli è presente nella sua funzione. La seconda
metafora è paterna perché mantiene la funzione del padre, anzi, è una riduzione, un concentrato
della stessa. Qual è l’essenza della funzione che resta lì concentrata? L’estrazione di un
godimento. Un Yahweh ridondante e un altro meno ridondante - Il matematico Gregory Chaitin
ha chiarito di cosa si tratta quando si parla di “estrarre”.11 “Estrarre” significa “comprimere”,
ovvero, “estrarre reiterazione”. La prima metafora paterna è la più ridondante. La seconda ha
meno ridondanza. Come si sa che la prima metafora è più ridondante? Perché nella sua
operazione si riduce l’Altro a Uno. La riduzione dell’Altro a Uno è la riduzione massima. La
riduzione minima è lo stereotipo, ossia la riduzione generalizzata. La riduzione dell’Altro a Uno,
come ha spiegato J.-A. Miller (Extimité, lezione del 18 giugno 1983, inedito), si evita se si
considera che nel luogo dell’Altro è sempre presente l’insieme vuoto. Cosa che gli studiosi della
cabala intuirono quando chiamarono Dio “Il Luogo”. Dio-Luogo è meno ridondante di Dio-Uno.
Concentra più adeguatamente la sua funzione, c’è luogo per il nodo del reale. Diminuzione di
ridondanza che fece equivalere la cabala a una vera teologia in assenza di ortodossia. La mistica
a volte prende scorciatoie là dove la religione aggrega solamente ridondanza. Il problema è
allora come parlare di Yahweh il geloso, l’Unico (non senza altri) e come non-Uno. Freud tentò
con il suo Mosè, nel quale denominò più tardi con una certa ironia “un lavoro di critica
storica”.12 Con metafora e mito, a partire dal trauma infligge il due: “[…] due masse di popoli,
due regni […] due nomi di Dio, due fondamenti religiosi, chiamati con lo stesso nome di Mosè
[…]”. 484 11 G. Chaitin, Irreductible complexity in pure mathematics,
www.umcs.maine.edu/chaitin. 12 Lettera a A. Zweig Yahweh a minima ridondanza: 600.000
facce ha la Bibbia - Il due di Freud è meno ridondante dell’Uno, e la Cabala riduce la ridondanza
parlando della Torà come infiniti significati della parola divina: le 70 facce della Torà, e il numero
possibile di letture come quello dei seicentomila che erano presenti insieme nel Monte Sinai,
ovvero, una Torà per ciascuno.13 Forse è qui la risposta alla domanda di Gershom Scholem:
“Quale è il segreto del tremendo esito della Cabala in seno al nostro popolo?” “Perché divenne
un fattore decisivo della nostra storia, tanto da determinare il destino e plasmare la vita di un
enorme numero di ebrei, invece contemporaneamente la filosofia razionale ebrea non fu capace
di guadagnarsi l’egemonia spirituale che cercava con tanto affanno?”. In effetti, se “Il Nome-del-
Padre è un sintomo. È molto più banale degli altri”, come sottolineò Jacques-Alain Miller
(Arcachon, p. 225), una teologia a-la-lettera di Yahweh – la Cabala – più popolare e meno banale,
pone alla portata di Yahweh-Lui-Lei (nella Cabala Yahweh è a volte Lei) il modo in cui sbaglia la
Legge per ciascuno. Eresia ed eretico di struttura […] of Delude of Isreal, which is Haraharem
and the diublin’s owld (Finnegans wake, 331.16) Forse Iosef Dan, con la sua frase detta quasi per
caso – “nell’ebraismo è molto facile essere peccatore, e molto difficile essere eretico. Per essere
eretico, devi essere Spinoza” – accennò “di sfuggita” qualcosa che sottolinea Lacan riguardo a
Spinoza nel Seminario XI. È un “ebreo staccato dalla sua tradizione” (dice dalla sua tradizione,
non dal suo ebraismo) – “[…] posizione unica attraverso cui il filosofo […] può confondersi con
un amore trascendente” (Sem. XI, p. 271) si separò serenamente dal desiderio umano, avendo
ridotto il campo di Dio all’universalità del significante. Dio geloso e ferocemente ignorante (Sem.
XVII, p. 191), Yahweh determina una particolare relazione all’eresia e all’eretico, che è
collocabile nel cristallo della lingua. Il kofer, l’eretico, si nomina con la stessa parola che
rappresenta la preda, la ricompensa, il riscatto. Il termine greco-latino “eresia” ha una origine
diversa, quella di hairesis o “elezione”. L’eretico cristano ha “elet485 13 G. Scholem, Las grandes
tendencias de la mistica judìa, (1941), Buenos Aires, FCE 1993. to” e l’eretico ebreo,
diversamente, dall’essere un “già eletto” si è posto in posizione di “preda” della comunità. Per
l’ebreo il termine “Herem” indica tanto il consacrato a Dio (Levìtico, 27, 28) come l’anatemizzato
(Levìco, 27, 29) così come il repudiato (Deuteronomio, 7, 26). L’Herem sarebbe allora il risultato
di un “realismo di struttura” della posizione “dell’eletto”. “C’è l’ebreo” equivale a “C’è preda del
desiderio di sapere, l’Herem”. È l’espulsione, la forclusione. L’ebreo manca della protezione
borromea della Trinità e deve confrontarsi o con l’Herem del kofer o “all’essere eletto da questo
desiderio deciso”. È così che comprendiamo la frase di Iosef Dan. Aggiungeremo inoltre che
l’interesse di Joyce per gli ebrei 14 forse non manca di essere in relazione con la sua percezione
della “forclusione di fatto” (Sém. XXIII, p. 89), della carenza di fatto di suo padre. Per questo
Lacan dirà (Autres écrits, p. 588) meravigliosamente, che la esistenza15 degli ebrei costituisce il
punto di intersezione delle tre maggiori funzioni, la funzione data da Freud alle Società, la
dialettica edipica il reale del campo di concentramento. Punto di intersezione esistenziale:
ancora la geometria spinoziana? Il nodo borromeo, a dire di Lacan, è un nuovo mos geometricus.
16 14 “I sometimes think, he said later to Frank Budgen, that it was a heroic sacrifice on their
part [the Jews] when they refused the Christian revelation. Look at them. They are better
husbands than we are, better fathers, and better sons”. R. Ellmann, James Joyce, Oxford
University Press, 1983, p. 373. 15 Isreal dice, Joyce scrive meglio. 16 “Le noeud est fait dans
l’esprit d’un nouveau mos geometricus” (Sém. XXII, lezione del 9 dicembre 1975).
Marco Mauas
Interpretação: da verdade ao evento
O vazio e o sujeito
Não se engane, essas linhas não apenas dizem respeito à forma a ser adotada
pelo ensino em geral, elas visam a prática da interpretação analítica mais
profundamente ancorada na experiência da cura. Veremos isso mais tarde.
Vamos aceitar esse vínculo entre interpretação e esse " n'importe quoi ", o "
qualquer coisa que seja ", [iii] no sentido mais amplo, o heterogêneo. Será mais
fácil acompanharmos o desenvolvimento da reflexão de Lacan sobre a
interpretação, desde seu ensino inicial até o que ele foi levado por seu último
ensinamento em “passar para o outro lado” da interpretação, de acordo com a
problemática trazida por Jacques- Alain Miller.
No horizonte mais radical dessa nova perspectiva, Lacan será levado a basear a
própria possibilidade de interpretação em uma nova mansão , uma mistura
heterogênea de significante e letra. É essa nova dimensão (como contribuição
específica da psicanálise que agrega funções da linguagem não percebidas pela
lingüística, mesmo por Jacobson, que era tão sensível à função poética) que
vincula a interpretação à definição do sintoma como um evento corporal . A
interpretação torna - se, assim, um evento de dizer , que pode ser elevado à
dignidade do sintoma ou, de acordo com a expressão enigmática de
Lacan, extinguí-lo. É essa linha de desenvolvimento que vou explorar neste
artigo. Primeiro, considerarei a heterogeneidade da interpretação. Vou então
expor a passagem para o outro lado da interpretação. Consideraremos então a
interpretação como jaculação, entre a oral e a escrita. Terminarei considerando
alguns aspectos da prática da nova mansão assim revelada e como ela nos
permite alternar entre os diferentes níveis de interpretação mobilizados. no
curso da própria experiência psicanalítica.
Quando Lacan isola este nada do mestre Zen, [iv] Lacan não está falando sobre
a técnica Zen em geral, mas em particular a de Linji, um dos fundadores de uma
escola cuja influência foi fundamental na transmissão de Chan Budismo ao
Japão. Esse autor era querido pela pessoa que Lacan costumava se referir como
seu "bom mentor", [v] Paul Demiéville, que em 1947 publicou um importante
estudo, O Espelho Espiritual , que ele usou como referência. O sinologista, lendo
sânscrito e especialista em budismo, estabeleceu a diferença entre o budismo
indiano e o chinês, contrastando o gradualismo indiano com o subitismo chinês .
[vi]A ênfase colocada por Linji na produção repentina de vazio por meio da
ruptura é o próprio exemplo desse subitismo. Nesse sentido, as referências de
Lacan aos raios são tão devidas ao raio do vazio de Linji quanto o raio
heraclitano de Heidegger. Jacques-Alain Miller insistiu neste lado dos
ensinamentos de Lacan, a saber: “deixar-se levar dessa maneira pela carta do
trabalho de Freud, até a faísca [o raio ] que ele precisa, sem selecionar um
destino com antecedência - e, ao não se afastar do resíduo, encontrou novamente
no final seu enigmático ponto de partida, e até mesmo ao não considerar que ele
havia contabilizado, no final do processo, o espanto pelo qual ele entrou no
processo ... ” [vii]
“Quando o Sr. Glover fala sobre interpretação correta ou incorreta, ele só pode
fazê-lo, evitando essa dimensão da verdade [...] é muito difícil falar sobre uma
interpretação 'falsa' […] de interpretação incorreta […] ] às vezes não é muito
longe disso tudo. [..] Porque a verdade se rebela! E que por mais inexato que seja,
alguém tem o mesmo cócegas em algo. ” [Xii]
Mas o que Lacan está destacando é que o nível de oposição entre o verdadeiro
e o falso, insuficiente para qualificar o que está envolvido na experiência
analítica, é o lugar na reserva da verdade como aquele que pode abrir um buraco,
abrir um buraco no discurso, e que esse lugar é ocupado pelo psicanalista que
autorizou o discurso da "livre associação", que Lacan limpa do termo
historicamente conotado de associação , para qualificá-lo simplesmente
como liberdade de expressão [ discours libre ].
À interpretação que produz significado que pode ser entendido, sem limite,
Lacan se opõe ao efeito verdade da interpretação, na medida em que se refere a
um vazio fundamental, a uma primeira ausência. A interpretação encontra,
assim, seu fundamento como a retomada da inserção no significante do que ele
chama, de maneira notável, vida .
“... a significação não emana da vida mais do que o flogisto escapa dos corpos em
combustão. Deveríamos falar de significação e não da combinação da vida com
o átomo O do signo [Lacan esclarece em uma nota de rodapé: o "O" deve ser lido
como zero "], o signo na medida em que, antes de tudo, indica
presença ou ausência , através da introdução de essencialmente o e que liga-
los, uma vez que em conotando presença ou ausência, é presença institutos num
contexto de ausência, assim como constitui ausência em presença “. [xv]
Se, para a lalangue, ser útil não é um requisito, é porque está ligado, em parte,
ao gozo: “que responde à fórmula que Lacan dá no Encore -“ Lá, onde ele fala,
ele gosta. ”Isso significa , nesse contexto, gosta de falar . ” [xx]
O inconsciente freudiano, J.-A. Miller diz: “esse inconsciente que Lacan traduziu
com o termo sujeito suposto conhecer [é] uma ilusão estrutural: a ilusão de que
o passado, na medida em que contém tudo o que costumava ser o presente […]
existia antes da própria experiência do presente. ” [xxviii]
O sujeito barrado, identificado pela flecha do tempo, “aquele que sustenta todos
os paradoxos do agora”, não sabe se situar e quer tapar os buracos do querer
com as paixões do ser: amor e amor. ódio. E há as paixões da alma, em outras
palavras, as paixões do objeto a , do corpo afetado pelo gozo. A interpretação de
“foi escrito” intervém no registro do “pathos da alma: […] a flutuação dos estados
da alma, com sua duração, com suas substituições, com a margem que é deixada
ao sujeito a fazer. eles duram ou tentam reduzi-los. ” [xxxi] Interpretar significa
ler nesta margem, intervir nessa margem.
Lacan já havia usado esse termo "jaculação" para explicar o poder do texto
poético, seja com referência a Pindare [xxxv] ou a Angelus Silesius e
suas jaculações místicas . [xxxvi] Ou ainda, de de Serge Leclaire Poordjeli - uma
expressão fora significado dos diferentes elementos da fantasia, ele fez “uma
jaculation secretam, uma expressão jubilatória, uma onomatopéia,” [xxxvii]
quando ele fez uma jaculation fora do “Fort -Da ”. No seminário O Objeto da
Psicanálise, ele tomou as primeiras frases de seu primeiro seminário sobre a
ação do mestre zen: “Todo mundo sabe, embora não se saiba o que significa, que
um exercício zen tem algo a ver com a realização subjetiva de um vazio […] o
vazio mental que se trata de obter e que seria obtido, neste momento singular,
em uma abrupta sequência de um período de espera, às vezes provocado por
uma palavra, uma frase, um jaculation, até uma observação grosseira, um
desprezo, um chute na bunda. É certo que esses tipos de momentos de palhaçada
ou comportamento de palhaço só têm significado à luz de uma longa preparação
subjetiva [...]. ” [Xxxviii] Agora, podemos acrescentar que, no zen-budismo, Linji
foi o inventor e também o quem mais sabia como colocá-lo em prática, do que
Demiéville traduziu como eructação: “Uma eructação, a maneira inimitável de
conduzir a Chan Chan; Lin-tsi era considerado seu virtuoso mais consumado, se
não seu inventor. ” [Xxxix]
Jacques-Alain Miller forneceu uma versão atualizada deste jaculation que lhe dá
todo o escopo. Ele considera que Lacan vai além do átomo saussuriano que liga
som e significado usando a voz. “Um enunciado está [...] sujeito à matriz binária
de enunciado e enunciado, que faz dois. Eu diria hoje que a vociferação - que
tomo como terceiro termo depois da proposição e da afirmação - supera a
divisão da afirmação e da enunciação. A vociferação é enunciação de afirmação
como indivisível. [...] não se distancia daquele que vocifera. E quando não há
quem, é dito todos juntos. Em outras palavras, a vociferação inclui seu ponto de
emissão. ” [Xl]
O que foi chamado de jaculação no Seminário XXII, como designando um efeito
real do significado, torna-se, no Seminário XXIV, o novo significante . “Quando
ele apela para um novo significante, na verdade, trata-se de um significante que
poderia ter outro uso [...] um significante que seria novo, não simplesmente
porque com ele haveria mais um significante, mas porque, em vez de ser
contaminado pelo sono, esse novo significante desencadearia um despertar. ”
[xli]
Da verdade à escrita
Mas a escrita poética chinesa não é apenas a encarnação de um novo elo entre
fala e escrita. Inclui também uma modalidade de voz, de vociferação, na forma
de uma certa salmodia, de um canto, tocando a interação de sotaques tônicos
característicos da língua chinesa. “Há algo que dá a sensação de que eles não são
reduzidos lá, é que eles cantam, é que eles modulam, é que tem o que François
Cheng disse na minha frente, ou seja, um contraponto tônico, uma modulação
que faz com que cantar. ” [li]
Esse novo uso nesse novo objetivo define muito bem o significante em um novo
uso, até a possibilidade de produzir um novo significante sob medida. “Por que
não se inventa um novo significante? Nossos significantes são sempre recebidos.
Por exemplo, um significante que, como o real, não teria efeito de significado.
Nunca se sabe, talvez seja proveitoso. Pode ser proveitoso, pode ser um meio,
pelo menos um meio de espanto. ” [Lv]
[ii] Lacan, J., O Seminário de Jacques Lacan, Livro I, Freud's Papers on Technique ,
tr. J. Forrester, WW Norton & Co., Nova Iorque / Londres, 1991, p. 8)
[iii] [TN ] O termo ' n'importe quoi ' foi traduzido no Seminário I como 'qualquer
coisa', mas também poderia ser levado a 'qualquer coisa', 'qualquer coisa' etc.
Seu sentido é de algo que não tem importação , que não implica nem significa
nada. Também significa "lixo", "bobagem" e até, no uso contemporâneo, "tanto
faz ! ']
[iv] Lacan, J., Seminário de Jacques Lacan, Livro I, Freud's Papers on Technique
, op . cit .
[v] Lacan, J., O Seminário de Jacques Lacan, Livro X, Ansiedade , tr. AR Price, Polity,
Cambridge, 2014, p. 225
[vi] Diény JP., Paul Demiéville (1894-1979) em: École pratique des hautes
études, 4-seção, Livret 2. Relatório sobre as conferências de anos 1981-1982, pp.
23-29.
[vii] Lacan, J., “De propósito”, Écrits , op. cit. p. 304 [TN citado por Jacques-Alain
Miller, em “O espaço de um lapsus ”, TLR6 , p. 70 (francês) e p. 73 (inglês),
onde éclair é traduzido como 'faísca'.]
[xiii] Ibidem .
[xiv] Ibid .
[xv] Lacan, J., "Direction of the Treatment ...", Écrits , op. cit ., pp. 496-497.
[xvii] Ibid .
[xviii] Jacques-Alain Miller, “Interpretation in Reverse”, Psychoanalytical
Notebooks , Edição 2, 1999. Disponível on-line: https://londonsociety-
nls.org.uk/Publications/002/Miller-Jacques-Alain_Interpretation-in -
Reverse.pdf
[xix] Miller, J.-A., "O monólogo de l'Apparole" , tr. M. Downing Roberts, Qui Parle
, 9 (primavera / verão de 1996), p. 171. [tradução TN modificada; a referência
ao Encore, pode ser encontrada na página 138.]
[xxiii] Ibid .
[xxv] Ibidem.
[xxvii] Lacan, J., Seminário XXII, “RSI”, Lição de 11 de fevereiro de 1975. Texto
estabelecido em francês por J.-A. Miller, Ornicar? , n ° 4, pp. 95-97.
[xxix] Ibidem .
[xxx] Ibidem , p. 78
[xxxi] Ibid., p. 85
[XXXIII] Ibid.
[xxxv] Lacan, J., O Seminário de Jacques Lacan, Livro VIII, Transferência , tr. B.
Fink, Polity, Londres, 2017, p. 372. Lacan fala da famosa proclamação
ejaculatória de Pindar.
[xxxix] Demiéville, P., Entretiens de Linji, Fayard , 1972, citado por Nathalie
Charraud, “Lacan et le Buddhisme Chan” La Cause freudienne , nº 79
(2011/2013), p. 123
[xl] Miller, JA., XVIII , Nullibiété , Lição de 11 de junho de 2008, não publicado.
[xliii] Lacan, J., O Seminário de Jacques Lacan, Livro XX , Encore , WW Norton &
Co., Nova York / Londres, 1998, p. 145
[xliv] Miller, J.-A., "Biologia lacaniana e o evento do corpo", Lacanian Ink , Edição
18, op. cit.
[xlv] Ibid.
[xlvi] Ibidem .
[xlvii] Ibid.
[xlviii] Ibid.
[xlix] Lacan, J., Seminário XXIV , “O que há de novo na vida cotidiana”, lição de 19
de abril de 1977, não publicada.
[l] Ibid .
[Li] Ibid .
[lii] Ibid.
[liii] Ibid.
[liv] Ibid.
[lv] Ibid.
[lvi] Lacan, J., Seminário XXI, “Les non-dupes errent”, lição de 18 de dezembro
de 1973, não publicado.
[LVII] Ibid.
[lviii] Lacan, J., "Apresentação sobre causalidade psíquica", Écrits , op. cit., p.
153
Y como... Yahweh Pecado, heresia e separação
Questionando o pai ao nível do real-Lacan faz esta pergunta em seu seminário de 13 de maio de
1975, em referência ao Fiat Lux original da Bíblia e o nome que é atribuído a cada um dos animais
do paraíso: "a nomeação de cada uma das espécies que é o nome comum. Ne... o que
representa? Um nome certamente simbólico, mas limitado a simbólico. Isso é suficiente para
apoiar a função nome-do-pai? É o pai aquele que deu os nomes às coisas, ou melhor, ele deve
ser questionado ao nível do real? Não é necessário amarrar o termo de nomeação no nível do
circuito com o qual apoiamos o real? " (Ornicar?; n º 5, p. 57). Questionar Yahweh neste nível
envolve questionar os efeitos reais: pecado, heresia e separação. Mas foi uma frase dita durante
um estudo da Kabbalah que nos indicou que os efeitos do Yahweh, o nome de Deus-pai e seu
desejo, estão bem
Aquele que nos indicou que os efeitos de Yahweh, o nome de Deus-pai e seu desejo, são bem
perceptíveis a nível comunitário daqueles que podem "ter sonhado" de ser a causa desse desejo
(Le Neveu de Lacan, p. 212). Um nome impronunciável... Pai do inventor do pfander do pfunder
do homem do Furst (J. Joyce, Finnegans vigília, 481,32) o nome de Deus é impronunciável ao
Jew. O filósofo Fabre d' Olivet (que compara as traduções da Bíblia com as estátuas grotesca
Silene que quando eles estão abertos revelam as divindades do Olimpo, e lembre-se como
Platão se refere a Sócrates em seu Simpósio)-ele supor para este um Razão. Se falado, pode ser
confundido com uma maldição, para Yahweh escreve como tendo que é uma "calamidade, uma
existência infeliz, e até agora de expressar as perfeições divinas que eu mencionei." "Esta é a
razão, conhecida ou não, para a qual o povo judeu não tem permissão para pronunciar seu
nome, e para o qual na sinagoga apenas as escrituras sem pontos são permitidas; Porque a
pronúncia que resulta desses pontos altera em algo o significado original das palavras, e faz com
que ela se torne irreconhecível. 1 originalmente 2 Então, o nome seria impronunciável pelo mal-
entendido: ou o nome de Deus ou uma calamidade. Se fosse pronunciado... Maltchique!
Godown do pai de gothgorod followay tomollow o (J. Joyce, Finnegans vigília, 565.) Sem dúvida,
se fosse pronunciado, não seria heresia (kefir). "No judaísmo é muito fácil ser pecadores, e muito
difícil ser hereges (kofers)"-começou a dizer o nosso interlocutor... Se este nome-sabido como
o hamefurash do Shem, isto é. o nome explícito e mesmo o tetragram, ou quatro letras, foram
pronunciados, não causaria o heresia como aquele de spinosa, rather a criação de um golem. 3
este tema foi tratado por Gershom Scholem no seu artigo mais importante a idéia de Golem em
seus relacionamentos telúricas e mágico 4 e este artigo inspirou Borges para seu poema
maravilhoso o Golem, onde relata como a pronúncia deste nome cria um ser que, no entanto,
não fala-que nada é conhecido sobre o seu gozo – e na passagem da qual o gato do rabino se
esconde com medo. Gershom Scholem em sua pesquisa sobre este nome de quatro "letras
elementares" no livro medieval (S-III-VI) Ietzirà ou criação, restringe essas "letras elementares"
com o stoicheon-o que Jacques Lacan coloca na língua como um elemento, "o "Não é apenas
um ordinário, porque a partir daqui toda a cadeia começa" (sem. XX). 482 1 Fabre d' Olivet, "a
língua hebraica restaurada" (1815), S. Weiser, Nova Iorque, 1978, p. 212. 2 na verdade,
originalmente o nome que Deus deu a si mesmo: "eheye Asher eheye", que Lacan traduziu como
"Eu sou o que sou". Veja Borges, historia de los ecos de un Nombre, "a coisa que eu sou." O
nome YHVH está de acordo com Maimônides, (gua de Perplejos, 61) o nome que Moisés colocou
a Deus, um nome "improvisado"-bricolado, como sugerido por Perla Miglin. 3 Shapeless,
(equivalente a Hyle em grego), matéria bruta. Ver Salmo 139, 6, cit. de Scholem. 4 Gershom
Scholem, L' idée du Golem dans ses rapports teluriques et Magiques, la Kabbale et SA
Symbolique, Payot, Paris 1966. Para ser herege, em troca...... Para ser herética no judaísmo,
você deve ser Spinoza. 5 qual foi a razão dos EREM em spinosa? "Se spinosa foi excomungada é
porque ele disse que é possível
para a criatura, é possível que o homem venha a pensar em si mesmo como Deus pensa da
criação. Ele suprimiu a posição incomensurável do pai e da humanidade. "6 ele o fez" livro de
metáfora e mito ":" Libre de la metáfora y do mito Labra um árdua cristal: El infinito mapa de
Aquél que es todas SUS estrellas "7 ele plasmto sabe textual – e assim foi como "feito em face
do Apocalipse" (autres ecrits, p. 250). 8 já há um sinal claro em seu texto sobre as sagradas
escrituras, o Tratado Teológico-político, quando ele escreve que "não há impiedade" ao
argumentar que os profetas não entenderam o Escrituras. 9 o desejo de Yahweh-spinosa,
redutor-o desejo determinado de Yahweh é o que fez o povo judeu um povo com um destino
marcado (Sém. 14º, lição de 21 de janeiro de 1967). Freud argumenta que esta marca está em
um certo sentido indelével, uma vez que este povo não reconheceu o crime original do parricida,
ao contrário do povo cristão (FO, 11). Spinosa, por outro lado, argumenta que ele está disposto
a aceitar "o povo escolhido" na condição de que ele estreitar-lo para duas referências: o estado
e os confortos do corpo. Para o resto, nenhuma nação é escolhida em preferência ao outro. 10
duas metáforas paternas-uma impronunciável (escrita)-em seu curso de extimité (lições de 22 e
29 de janeiro de 1986) Jacques-Alain Miller distinguiu duas metáforas paternas no ensino de
Lacan. O primeiro que substitui o significante do desejo da mãe com o nome-do-pai. O segundo
substitui o gozo do desejo da mãe com a consistência impossível do outro. Enquanto o primeiro
é perfeitamente compreensível, Miller aponta 483 5 Então ele nos diz Iosef Dan um dia que
fomos visitá-lo em seu estudo da Universidade de Jerusalemme, depois que ele recebeu o
prêmio de Israel por seus estudos sobre o misticismo judaico. 6 E. Laurent, "Seminário sobre a
questão preliminar de Jacques Lacan", Tel Aviv 1993, em Psijoanaliza, n º 4, junho de 1998. 7 JL
Borges, spinosa, el otro, El mismo, 1964. 8 E. Laurent em 1993 indicou que Jacques-Alain Miller
sinalizou que encontrou Spinoza nesta sentença por Lacan. 9 "salvar pitied" B. Spinoza, Tratado
Teológico-político, Fabbri, Milan 2001, capítulo II, 37. 10 IB., capítulo III. que o segundo já está
presente no texto subversão do assunto e que inexomizing-lo como tal causou surpresa em seu
seminário. Talvez esta surpresa possa ser explicada pela pergunta: o que resta do pai em sua
segunda metáfora paterna? Por que ainda chamá-la de "pai"? Também vamos acrescentar que
não é aleatório, mas que é bem articulado que, neste mesmo curso JacquesAlain Miller concreta
uma posição do que ele chama de "a posição judaica"-de separação-: a "metáfora
unpronounceable" é uma espécie de chave para decifrar o posição daqueles que devem
contender com o desejo de Deus pelo nome impronunciável. Bem, embora o pai não seja
reconhecido lá, ele está presente em sua função. A segunda metáfora é paterna porque mantém
a função do pai, na verdade, é uma redução, um concentrado do mesmo. Qual é a essência da
função que permanece concentrada lá? A extração de um gozo. Um Yahweh redundante e outro
menos redundante-matemático Gregory Chaitin deixou claro o que é tudo sobre quando se trata
de "extração". A primeira metáfora paterna é a mais redundante. O segundo tem menos
redundância. Como você sabe que a primeira metáfora é mais redundante? Porque em sua
operação reduz o outro para um. A redução do outro para um é a redução máxima. A redução
mínima é o estereótipo, ou seja, a redução generalizada. A redução do outro para um, como J.-
A explicou. Miller (Extimité, lição de 18 de junho 1983, undispensious), é evitado quando se
considera que no lugar do outro há sempre o vazio inteiro. Que os estudiosos da Cabala sentiram
quando chamaram a Deus de "o lugar". Deus-lugar é menos redundante do que Deus-um.
Concentra-se mais adequadamente a sua função, há lugar para o nó do real. Diminuição na
redundância que fêz ao cabal uma teologia verdadeira na ausência de Orthodoxy. O misticismo
às vezes leva atalhos onde a religião só agrega redundância. O problema então é como falar
sobre Yahweh o ciumento, o um (não sem os outros) e como não-um. Freud tentou com seu
Moisés, no qual mais tarde se referiu a uma certa ironia como "uma obra de crítica histórica".
duas massas de povos,
dois reinos... dois nomes de Deus, duas fundações religiosas, chamados com o
mesmo nome de Moisés [...]. " 484 11 G. Chaitin, complexidade irredutível em
matemática pura, www.umcs.maine.edu/chaitin. 12 carta para a. Zweig
Yahweh pelo menos redundância: 600.000 faces tem a Bíblia-dois de Freud é
menos redundante do que o único, e a Kabbalah reduz a redundância, falando
sobre a Torá como significados infinitos da palavra divina: as 70 faces da Torá,
e o possível número de letturs e como a dos 600.000 que estiveram presentes
juntos no Monte Sinai, ou seja, um Torah para cada um. 13 talvez aqui seja a
resposta à pergunta de Gershom Scholem: "Qual é o segredo do tremendo
resultado da Kabbalah dentro do nosso povo?" "Porque se tornou um fator
decisivo em nossa história, tanto que determinou o destino e moldou a vida de
um grande número de judeus, ao invés, ao mesmo tempo, a filosofia judaica
racional não foi capaz de ganhar a hegemonia espiritual que procurou com tanto
"Eu vou ser um problema-como Na verdade, se "o nome-do-pai é um sintoma.
É muito mais mundano do que os outros ", como Jacques-Alain Miller apontou
(Arcachon, p. 225), um Yahweh-carta teologia-a Kabbalah-mais popular e
menos banal, lugares ao alcance de Yahweh-He-lei (na Cabala Yahweh é às
vezes você) a maneira como ele erra a lei para Cada. Heresia e herege da
estrutura [...] de delude de Isreal, que é haraharem e t do diublin (vigília de
Finnegans, 331,16) talvez Iosef Dan, com sua frase disse quase por acidente-
"no judaísmo é muito fácil ser um pecador, e muito difícil de ser herético. Para
ser heretical, você tem que ser Spinoza "-ele insinuou" fora do caminho "algo
que Lacan aponta sobre Spinoza no seminário XI. Ele é um "judeu destacado
de sua tradição" (diz de sua tradição, não de seu judaísmo) – "[...] posição única
através da qual o filósofo... pode ser confundido com um amor transcendente
"(sem. XI, p. 271) separou-se calmamente do desejo humano, tendo reduzido o
acampamento de Deus para a universalidade do significante. Deus ciumento e
ferozmente ignorante (sem. 17º, p. 191), Yahweh determina uma relação
particular com heresia e herege, que pode ser colocada no cristal da língua. O
Kofer, o herege, é nomeado com a mesma palavra que representa a presa, a
recompensa, a redenção. O termo grego-latim "heresia" tem uma origem
diferente, a de hairesis ou "eleição". O herege cristano tem "elet485 13 G.
Scholem, las grandes tendencias de la Mystic judia, (1941), Buenos Aires, FCE
1993. e o judeu herege, ao contrário de ser um "já eleito", colocou-se na posição
de "presa" da Comunidade. Para o judeu, o termo "Herem" refere-se tanto ao
consagrado a Deus (Levìtico, 27, 28) como o anátema (Levìco, 27, 29), bem
como o repudiado (Deuteronômio, 7, 26). Herem seria então o resultado de um
"realismo da estrutura" da posição "eleita". "Há o judeu" é igual a "há um desejo
de saber, Herem." É expulsão, encerramento. O Jew falta a proteção
borromeous da Trindade e deve confrontar o herem do de ou "para ser eleito
por este desejo determinado". É assim que entendemos a frase de Iosef Dan.
Acrescentaremos também que o interesse de Joyce em judeus 14 talvez não
falhe em estar relacionado à sua percepção de "encerramento de facto" (Sém.
XXIII, p. 89), da deficiência de fato de seu pai. Por esta razão, Lacan dirá (autres
Écrits, p. 588) maravilhosamente, que o existence15 dos judeus constitui a
interseção das três principais funções, a função dada por Freud às sociedades, a
dialética Edipic o real do campo de concentração. Ponto de intersecção
existencial: ainda a geometria spinoniana? O nó Borromeo, diz Lacan, é um
novo mos geométricos. 16 14 "às vezes penso, ele disse mais tarde a Frank
Budgen, que foi um sacrifício heróico de sua parte [os judeus] quando eles
recusaram a revelação cristã. Olhe para eles. Eles são melhores maridos do que
nós, pais melhores e filhos melhores "." R. Ellmann, James Joyce, imprensa da
Universidade de Oxford, 1983, p. 373. 15 Isreal diz, Joyce escreve melhor. 16
"Le Noeud est fait Dans L' Esprit d' un nouveau mos geometricus" (Sém. 9 de
dezembro de 1975).
Marco Mauas
A psicanálise ensina que eu, corpo e realidade são construções convergentes, impossíveis sem
a mediação do simbólico. A pergunta que me surge, tendo em vista nosso próximo Encontro, é
sobre os efeitos do declínio da nomeação paterna e da emergência de novas nomeações sobre
os corpos.
Se bem encontramos antecipações desde o
começo do ensino de Lacan, é, sobretudo, no final do mesmo ensino que nomeação e
enlaçamento se tornam conceitos indissolúveis, equivalentes. Lacan estabelece a nomeação
edípica como um enlaçamento borromeano entre os três registros, por um quarto anel, de modo
que nenhum registro fica diretamente implicado em relação a outro. Quando esse é o tipo de
enlaçamento, o corpo é uma construção que se sustenta em uma função eminentemente
simbólica que faz mediação entre o corpo imaginário e o corpo real.
Nessa mediação há lugar para o ato da palavra, coração da intervenção analítica, já que o gozo
corporal está intimamente atravessado por uma ordem simbólica flexível, mesmo que não
extensível.
Em um extremo encontramos o nomear para, um tipo de nomeação que nos anos setenta (em
seu Seminário Les non dupes errent) Lacan assinalou como se sobrepondo cada vez mais à
nomeação paterna. Trata-se de um tipo de nomeação para qual geralmente basta a mãe que
designa um projeto para o filho, encerrando-o numa ordem de ferro. Lacan indicou que nesses
casos o social toma a prevalência de nó. Seu correlato clínico são os corpos enrijecidos em uma
nomeação que localiza o gozo sem flexibilidade e que dá lugar às tribos monossintomáticas
próprias da época, nomeações anônimas que têm um efeito de ser, de enlaçamentos tais como:
anorexias, bulimias, obesidades, adições, TOC, ataque de pânico, fobia social, etc.
Na prática com esses casos a pergunta que emerge é como introduzir um equívoco na rigidez
da nomeação propiciando por sua vez uma trama simbólica mais ampla para que o sujeito possa
realizar um novo enlaçamento prescindindo daquele da norma de ferro. Como conseguir com o
corte e a retificação operar ao mesmo tempo introduzindo o equívoco e orientando uma nova
trama.
Interessa-me a investigação dessas intervenções que, longe da ortodoxia clássica, mas muito
próxima da precisão que possibilitam a lógica e a topologia, nos obrigam a cada vez reinventar
o ato da palavra.