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->domanda costo sociale dell’ignoranza: pagheremo i servizi attraverso le tasse, rappresenta un

costo sociale che va pagato e non si può rifiutare, il costo sociale della non coscienza sulla
diversità sarà molto alta, i costi della diversità religiosa i livelli di ignoranza sono molto alti e
avranno ripercussioni sociale molto alti. Se io disprezzo ad ex. una bambina col velo, semino
dell’ignoranza che crescerà in proporzioni molto alti e questo causerà:
1.Perché siamo cattivi
2.Perché siamo ignoranti

VIDEO PILLOLE

VIDEO PILLOLE STORIE DELLE RELAZIONI INTERRELIGIOSE

Lezione 21 marzo 2019


Mettere a confronto le creazioni del mondo:
-Hindusiti non vedono conflitto nella creazione, il concetto del tempo è ciclico (4miliardi di anni),
tempo rappresentano dalla ruota del tempo.
-Approccio storico-critico: le analogie e differenze sono la cose più significative. Sul racconto
biblico della creazione, è un racconto basata su un grande senso dell’ordine, in questo vuoto nero
vediamo che viene generato una grande divisione e si va avanti del il racconto del tempo per
divisione.
-Racconto babilonese che veniva recitato di fronte alla statua deh Baal, del Dio nazionale Marduk,
il poema è a carattere cosmogonico (raconto creazione del mondo che nasce da una lotta), ci sono
storie degli dei, racconto della creazione (inni delle enumerazione dei 50 nomi). Ci sono molti
elementi che corrispondono con quello della Bibbia come:
• Distinzione cielo e terra
• Distinzione delle mescolanza delle acque precede la creazione degli dei
Un pov della storia delle religione è mettere a confronto racconti diversi con grammatiche diverse e
con questi racconti delle creazione, vediamo le differenze e i tratti comuni. Cercare i tratti comuni
fra i racconti serve per stabilire in maniera più approfondita gli aspetti di costruzione del testo che
possono essere ricondotti da una cosa e all’altra, questa analisi fa vedere delle cose importanti e
consente di fare analisi che vanno al di là dell’aspetto storico. I testi dei babilonesi ad esempio
sono vecchi di 3 mila anni fa. Perché ci interessano testi così vecchi? Cercare in questi testi degli
archetipi inespressi, si mette in conto il fatto che questi racconti, mettendoli uno di fianco all’altro,
hanno tratti comuni che hanno significato e si va cercare tale significato. Ad esempio ogni storia
del mondo iniziano col buio, (che tipo di buio è?).
I testi servono per codificare la pretesa di questi racconti, ad esempio il racconto corano ha la
pretesa di costituire la rivelazione ultima definitva della quale si possono fare delle considerazione
e variazione secondo delle cose che vengono prese in esame.
Data delle Genesi che assume forma scritta fra 400 - il 500 a.c. periodo in cui il popolo di Israele è
portato schiavo in Babilonia. Il racconto deve essere immaginato come un racconto fatto dai
padroni e ascoltato dai servi (racconto dei dominati raccontato dai dominatori).
Schiavi dentro una città molto moderna, serie di costruzioni splendide, in questa piccola città fra il
Nilo e l’Eufrate ci sono delle torri immense, i giardini pensili, le irrigazioni, questi dominatori hanno
un racconto della creazione molto diverso. Il mondo nasce da un nulla disordinato e da qui escono
gli dei stessi.
C’è un sadismo divino nel creare l’uomo->il mondo non ha senso, l’uomo non ha senso, il mondo
è il frutto di una lotto fra grandi forze cosmiche questo spiega perché nelle società del mondo
sia necessario il potere (racconto per spiegare il potere nel mondo).
In Israele in questo tempo mettono a confronto il racconto del mondo con il loro e la loro
concezione di Dio che ha tirato fuori Israele dalla schiavitù dell’Egitto e pensano che possa tirarli
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fuori anche dalla schiavitù di Babilonia. Concezione di Dio di un Dio personale, ordinatore del
mondo e liberatore del popolo di Israele.
Come si fa a dire questo nel racconto di creazione del mondo? Si fa così si racconta il contrario
di quello che raccontano a loro. Racconto diverso da quello dei babilonesi, non c’è nessun buio, ne
acqua, ne eroi, ne forza, eroi, ne cattiveria. C’è in principio Dio creò il cielo e la terra. L’atto di
creazione dell’uomo non viene fuori fra scontri di forze cosmiche, ma viene da un atto creatore di
Dio. La terra era in forma deserta, le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio alleggiava sulle
acqua. C’è un pieno, un vuoto e un bagnato. C’è una creazione ordinata, da parte di Dio, non c’è
sforzo fisico, nessun atto di lotta, che si misura con lui. C’è questa immobilità di Dio, il suo spirito
comprende tutto quanto, la luce la crea con un atto di parola. Riprende tutti gli elementi che
c’erano nel racconto babilonese, ma lì riprende in un ordine che combacia con quella che è
l’autocoscienza e la consapevolezza del popolo di Israele sulla sua storia.
Elohim: (in ebraico) è una delle parole che indica Dio. Troviamo nel racconto dell’alleanza il
nome elohim perché vuol dire che il racconto che viene messo per iscritto nell’esilio babilonese, è il
racconto di un piccolo popolo di schiavi che si racconta Dio è il loro liberatore che è dalla loro
parte, e si chiama Elohim. La lingua ebraica non scrive le consonanti.
Desinenza IM non è una desinenza qualsiasi, è una desinenza plurale maschile->lo vediamo.
nella Genesi 1. Nella Bibbia troviamo anche Yahweh (è il nome proprio di Dio, che Dio stesso
rivela a Mosè, non si legge in ebraico, è vietato dirlo, quando vediamo la parola composta da 3
consonanti (tetragramma) non si pronuncia yahweh ma adonai= il signore). Elohim invece si può
pronunciare, è un racconto che va a prendere dei nomi di Dio quelli comuni.
Bereshit: leggendolo da destra verso sinistra, la lettera B, ci sono 3 consonanti e si aggiungono le
vocali ad orecchio. -> Ci fanno fare delle riflessioni di tipo comparatistico, per i vari nomi di dio.
Il racconto biblico non serve a spiegare la sudditanza, ma serve a spiegare , l’ingiustizia di una
sudditanza, non serve a spiegare la logica del potere, ma serve a denunciare la logica del potere.

Lezione 28 aprile 2019

Blasfemia nei testi sacri nell’ebraismo


Blasfemia: termine greco, unisce il verbo “calpestare” con il sostantivo “reputazione”, non implica
la diffamazione di sacro, in diverse tradizioni religioni, questo termine riservato al tema
dell’ingiuria che colpisce Dio o elementi e soggetti relativi al divino. Il termine in italiano per
definire questo è la bestemmia, connessa alla blasfemia non solo per lo stesso etimo ma anche le
modalità che le affiancano in altre religioni.
Il tema della blasfemia, soprattutto negli ultimi anni, è diventato per interesse per cui studia questa
materi, la tragedia effettuata nella redazione Charlie Hebdo nel 2015, ha riportato l’attenzione degli
studiosi ed opinione pubblica su questo tema. Ci si chiese quale fosse l’atteggiamento blasfemo a
quello della redazione che avevano ritratto i mussulmani?
Video: nominato il nome di dio (Geove) da un uomo e viene lapidato.
La pena che ne consegue con la blasfemia: metodi di punizione e le posizioni assunte.
Fratelli Grimm: erano dei linguisti e filo qualcosa tedeschi, attraverso la redazione id un dizionario
(una raccolta di termini all’interno del quale riporta utilizzo di quelle parole nella lingua corrente al
tempo dei fratelli Grimm, al suo interno troviamo la “blasfemia” (denigrazione, abuso e disprezzo
riferito sempre a persone sacre ed istituzione religiose).
Blasfemia, come crimine campitale, scelta nella bibliografia dei fratelli Grimm dando per scontato il
significato “odio per tutti”. In alcune tradizioni, all’interno anche della Bibbia, il termine viene
utilizzato per rimpiazzare quelle parole che richiamo la ridicolizzazione. Questo si trova come
concetto generale per le diverse forme di denigrazione del sacro, come succede per il lessico che
utilizziamo anche noi: ciò che l’oggetto di blasfemia in un dato periodo storico non lo è per forza in
un altro periodo storico e il suo significato cambia in nelle varie epoca.
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I fratelli Grimm utilizzano per definire il termine blasfemia i testi che loro avevano a disposizione in
questo caso facendo uso della Bibbia. Nel Salmo 2 a ci i Fratelli Grimm fanno molto riferimento
sono presenti parole scherno e derisione riferito a un Dio straniero. Il verbo scongiurare e
schernire diano il contesto all’interno del quale i Fratelli Grimm individuano la blasfemia. Nel caso
specifico della blasfemia nella Bibbia e nella letteratura rabbinica l’analisi dei testi, il crimine
capitale ad esso associate fosse semanticamente legato ad altri crimini, come attacco al regno Dio
ateismo, pronuncia esplicita del nome di Dio, contiene quindi molti più significati e allo stesso
tempo riveste una forma, un concetto molto ampio.
Nell’ebraismo le scritture la Torah (legge scritta) e Talmud (legge orale) che in un periodo del
popolo ebraico viene messo per iscritto con Ismar (un’esercitazione) e va a costituire insieme di
leggi che determinano e regolano la vita del popolo ebraico. La Mishnan è parte del Talmud più
importante, non è un’opera finita, ma è un resoconto di dibattiti di intellettuali che attraverso il testo
dà un’insegnamento a coloro che lo leggono.
Talmud di Gerusalemme redatto al 5 secolo, La Mishnan è redatto nel II sec nella scuola tald in
boh.
La sua influenza sulla pratica religiosa ebraica è fondamentale, i suoi studio principale nelle scuole
talmud del mondo.
La legge ebraica disciplina la blasfemia perché attraverso la lettura scritta, è possibile
comprendere perché la rilevanza del fenomeno oggi ma a che per comprendere in che modo poi
l’avvento del cristianesimo abbia rivisto, modificato, ampliato, tradotto il fenomeno della blasfemia.

I casi per analizzare nelle scritture sono 2:


1.Nel libro dei numeri, nel cap. 15, versetto 30->fonte legale per un delitto che appartiene ai 36
reati che vengono puniti con l’esilio (espulsione dalla vita o dalla comunità). Abbiamo delitti che
comprendono (sesso con ciclo, con gli animali, incesto, omosessualità). Il testo biblico ci dice che
non c’è differenza se è uno straniero oppure no. Blasfemia sono l’oltraggio e disprezzo. La
lingua ebraica è composta da parole che hanno origine in radici, quindi la radice della parola
ebraica e che fa riferimento ad oltraggio e disprezzo non sempre non hanno un legame
grammaticale e giuridicamente legate. Oltraggio e disprezzo si ritrovano in altri libri. All’interno di
questo testo i due termini richiamano il delitto capitale, nell’allontanamento da Dio, ci si libera da
Dio e lo si tradisce. Non c’è una denigrazione verbale, ma deriva dall’allontanamento intenzionale
dell’individuo da Dio.
2. Libro Levitico nel cap. 24 versi dall’11 al 16: atto di blasfemia è da un lato la pronuncia del nome
di Dio invano e dall’altro è associato all’atto di maledizione. Il trattamento è riservato in egual modo
sin all’indigeno, sia al forestiero, ma il Levitico permette di aggiungere una nuova caratteristica
ovvero l’associazione alla maledizione.
Il risultato in entrambi i casi è lo stesso cioè alla fine l’uomo viene lapidato, recido, in mezzo al suo
popolo, ma la caratteristiche che contraddistingue il secondo testo è la mediazione-> perché
rivisita una significato così importante. Come anche nella nostra cultura è un’espressione di potere
che contiene una sorte di pensiero magico, prometto di convertire in azione in negativo ciò che
prometto ed enuncia nei confronti di Dio. La pretesa dell’uomo di rivolgersi a Dio con un atto di
maledizione (si riveste di blasfemia).
L’uomo si arroga un potere superiore e ne limita il potere a Dio. La pronuncia di un nome=
associare la presenza di una persona (sia per persone vive, sia per persone morte, ad. nella
tradizione si danno i nomi dei figli quelli dei nonni). Ma il nome fa anche la forza di quella persona.
Non si assicura la vita:
• Colui che mormora una scongiura su una feria
• Colui che pronuncia ill nome secondo le lettere
Testo famoso perché rappresenta la dogmatica ebraica?->ecumenico, medicina tradizionae (per la
scongiura per la ferita), la magira delle lettere del nome di dio. Testo che testimonia un esempio di
scetticismo ebraico che, soprattuto per la teoria della resurrezione, presenta delle criticità. Come la
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possibilità che Torah venga o no dal cielo, il testo esprime forme di scetticismo, richiama potenza e
del nome, possibilità del rischio che pone per arrogarsi il diritto di esprimere il nome di dio.
-Marco 9, 38-40 e paralleli: boh

Lezione 11 aprile 2019


Insegnamento della religione nelle scuole italiane
Indossare il velo in Francia:
CI sono due leggi da prendere in considerare:
1.11 ottobre 2010: impedisce la possibilità di indossare in luoghi pubblici qualsiasi vestito che
impedisca di vedere il viso delle persone.
2.15 marzo 2004: si propone di applicare il principio di laicità alla possibilità di portare o meno
simboli religiosi, che manifestano un’appartenenza religiosa nelle scuole, nei collegi, negli istituti
superiori (sia per studenti sia per insegnanti). La parola che ci deve far riflettere è “ostentato”<-
per definirlo è di materia della giurisprudenza.

Insegnamento della religione nelle scuole italiane


Sentenza Casavola: sentenza nata in risposta a una richiesta della verifica di costituzionalità degli
accordi di VIlla Madama (1984 - approvati dalla camera del Senato italiano). Viene riconosciuto il
valore della cultura religiosa e tiene conto che i principi del cattolicesimo fanno parte della
patrimonio storico del popolo italiano, in virtù di questo la Repubblica conia ad assicurare
l’insegnamento delle religione cattolica nelle scuole di ogni ordine e grado, non nell’università
(1973 - chiuse le facoltà teologiche in Italia e tutt’ora non sono ristabilite). Ma mantiene la libertà di
coscienza e la responsabilità dei genitori, è lasciata a loro di scegliere per i propri figli di avvalersi o
no di tale insegnamento (progresso per riconoscimento della libertà degli individui, perché non più
data scontata l’adesione in automatico) nell’esercitazione di tale diritto, tale scelta non debba dar
luogo ad alcuna forma di discriminazione.
Viene interpellata la Coorte Costituzionale perché messa in dubbio la costituzionalità di questo
articolo. In risposta riceviamo la Sentenza Casavola (12 aprile 1989) afferma che la carta
fondativa della Repubblica è improntata sl principio supremo della laicità, l’approccio che la carta
non è separatista ma inclusivo, ma non sussisteva quindi la costituzionalità nell’articolo degli
accordi.
Nè gli accordi di Villa Madama né l’ora di religione a scuola avevano risolto il problema
dell’ignoranza religiosa degli studenti (capacità di leggere i fenomeni religiosi, un tipo di
alfabetismo multiplo). La sentenza Casavola è però specchio di un cambiamento della società
italiana che rispetto agli altri decenni precedenti si ritrovava a fare i conti in prossimità di identità di
tipi di culture religiose, ma anche realtà sociale mutate (come caso delle famiglia e dei diritti di
famiglia).
Un primo segno di cambiamento arriva con la nascita di un’associazione chiamata Biblia (tutt’ora
esiste) risponde all’esigenza di fondere la conoscenza della Bibbia in modo laico (lettura,
interpretazione). Nasce dall’esigenza di trovare dei metodi di diffusione religiosa non ancorata
all’ora di religione o, anche se ne facessero parte, potessero offrire una panoramica più ampia su
diverse prospettiva anche all’interno del cristianesimo.
Esistono altre attività volte ad istallare nei programmi scolastici la diffusione della conoscenza del
religioso. Tra le tante proposte a questo fine, durante gli anni ’90 e 2000, riscuotono successo due
proposte:
1. Sulla possibilità di inserire un corso di storie delle religioni a scuola: vede con favore un
insegnamento preavvertente storico, che metta gli studenti nella condizione di conoscere
diverse visione religiose nel loro nascere, apparire ed evolvere secondo il metodo di analisi
storico religioso non confessionale. Ci sono tante iniziative e la gran parte dei casi ci sono stati
risultati positivi e significativi sia sul piano della formazione interreligiosa sia educazione ai

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valori della cittadinanza. L’insegnate è messo in contrapposizione ad una morale civica,
quasi a significare che le due sono in antitesi, invece in alcuni casi ha portato il risultati opposti.
2. Inserire un corso improntate sulle scienze delle religioni: Inserendo anche l‘antropologia,
sociologia, ecc..pensano che questa sia l’unica soluzione, momento laico e religioso all’interno
della scuola, possono trovare il giusto bilanciamento.
L’insegnamento della religione a scuola riesca ad ottenere il risultato di istillare negli studenti e
studentesse la capacità di leggere i fenomeno religiosi, ma anche di rispondere alla pluralità di
culture che sono all’interno della loro società. Come inserire le esperienze di fede nella visione
della convivenza democratica, è un nodo ancora difficile da sciogliere.
Propongono gli specialisti di affiancare un learning about religion (apprendimento riguardo le
religioni - un apprendimento laico) e un learning into religion e un learning from religion -> idea
di un insegnamento riguardo le religioni, dalle religioni pur mantenendo la laicità dall’insegnamento
stesso. Imparare dalle religioni e imparare co un’esperienza interna le religioni, non sia
necessariamente legato ad una prospettiva non laica dell’insegnamento religioso a scuola.
In questa modalità di insegnamento, le discipline in gioco sono diverse: la storia viene affiancata
dall’ermeneutica (insegnare a leggere i testi ed interpretarli), dalla conoscenza dei simboli, storia
dell’arte, diritto, sociologia, materie che sono attraversate o attraversano le religioni.
Come trasportarlo nel contesto pratico a scuola, rimane una problematica ancora presente, alla
difficoltà a bilanciare nel raccontare le religioni con l’approccio laico. Nella sfera di questo
insegnamento, entrano anche le vicende famigliare e personali , la difficoltà nel promuovere
questo genere si insegnamento sta anche nella difficoltà di coinvolgere le famiglie in un percorso
educativo.
Gli obiettivi che rimangono a delineare questo genere di iniziativa sono 3:
1.Necessità di promuovere l’alfabetizzazione culturale ed interculturale: non è soltanto una
questione di ordine lessicale, ma anche di saper utilizzare in modo critico i vocaboli, mettendo in
dialogo con le nozioni che si imparano. Non è soltanto la capacità di assegnare nomi a cose, gesti
e simboli, ma riconoscere dal loro contesto di origine d interpretarle nel senso affidato a loro dalle
persone religiose. ( tipo la croce, non solo è che una cosa viene usato ma anche il significato
datole)
2.La capacità di far acquisire lo studente un codice per sapersi orientare nella lettura dei
segni e i valori esistenziali offerti dalle tradizioni religiose e dal loro sistema etico.
3. L’insegnamento delle religioni dovrebbe aiutare a conoscere l’incidenza dei fatti religioni che
hanno avuto nelle vita, nei fatti, nella storia dell’umanità, ma anche porsi criticamente di fronte al
problema religioso da sé considerato. Non solo comprendere, quindi, i valori che le tradizioni
religiose propongono e i valori etici che di strutturano attorno ad ad esse, ma in che modo questi
valori e sistemi etici incidono nella vita e storia dell’umanità intera e porsi a loro in modo critico
(alfabetizzazione multipla).

situazione attuale:
Legge del 18 luglio 2003: introduce novità nella normativa di arruolamento degli insegnati di
religione_> se fino ad allora la nomina era di natura ecclesiastica (vescovo o diocesi) in realtà la
legge del 2003 modifica la questione. Innanzitutto stabilisce ai docenti di religione di ruolo si
attivano le norme in vigore anche per gli altri docenti (come per gli altri docenti, rimangono di ruolo
con contratto indeterminato). Introduce un cambiamento sia nella percezione dell’insegnamento di
religione nel sistema scolastico, ma anche le competenze che ci si aspetta dal professore che
introduce nei suoi programmi.
Inoltre questa legge ha per oggetto le norme per l’accesso al ruolo, elenca i requisiti professionali
che sono richiesti a color che accedono al ruolo di insegnamento di religione.
-C’è un concorso
-L’insegnamento religioso può essere impartito da insegnamento in possesso di requisiti di
idoneità, riconosciuta dall’ordinamento diocesano e da esso non revocata.
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