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La cosiddetta <(decima» israelítica antica


Norberto A ir o l d i - Besozzo, Italia

Il titolo dice già cbe si vuol mettere in discussione il sense abi-


tuale dato alla tna'àéêr israelítica e proporne uno cbe sia più adeguato
alla sua configurazione nei testi preesilici (1).
Il senso abituale di « décima », dato al sost. maàèër in base ad
*eser « dieci », comporta serie difficoltà lessicali, semantiche ed inter-
pretative nei testi profetici e legislativi antichi. Nel lessico il termine
ba due sensi: quedo quantitativo di «un décimo» (Ez 45,11.14), col
quale esso arriva a condividere il senso dei termini tecnici *aéirît ( ‫ر ه‬
e 'iésârôn (‫)و‬, esprimenti entrambi la ^arte quantitativa d’un tutto,
e il senso specifico di «décima», col quale si è soliti designare l’of-
férta religiosa testimoniata da Am 4,4 ‫ت‬Deut 12,6.11; 12,17; 14,23.28;
26,12; Num 18,21-24.25-28; Lev 27,30-32; Neem 10,38,39; 13,5.12;
Mal 3,8.10; 2 Cron 31,5-6.12. Quest’ultimo senso specifico, e perciô
presumibilmente derivato dal primo, rimane indubbiamente in-
certo nei testi preesilici, poichè esso, nel senso di « ‫ س‬décimo », ri-
corre per la prima volta in Ez 45,11 (ll'âsîrit). Le difficoltà semantiche
s’impongono, infatti, nell’ambito dei testi preesilici, poichè il senso
di « decima » conviene bene nei testi postesilici in relazione all’aspetto

NB: Nel corso delTarticolo ci siamo permessi, per esigenze di spazio,


di citare i commentatori biblici solamente con il cognome e la pagina
(es.: KEin, 459).
(1‫ ر‬L’argomento di questo articolo è stato presentato in forma di
tesi dottorale alla Facoltà Teológica di Sankt Georgen, Frankfurt am
Main, a conclusione del soggiomo dl ricerca finanziato dalla Alexander
von Humboldt-Stiftung. La tesi è stata difesa il 19 Die. 1972 sotto la
direzione del Prof. Norbert Lohfink, al quale dedico riconoscente il pre-
sente articolo.
(2) Ricorre 9 x nell'AT: 5 X in P; in Ger 32,1; Ez 29,1; 45,11; cf.
Is 6,13.
(27 (‫ ﺀ‬X nell'AT: sempre in testi sacerdotali.
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quantitative connesso col carattere tributario deiristituzione post-
esilica, ma è del tutto inadeguato per designare nei testi antichi Γοί-
ferta cultúrale, libera e spontanea 1‫ ) إ‬di ogni israelita. Questo aspetto
della tnaäser antica ha sempre posto, infatti, in difficoltà ogni attento
commentatore portato ad applicare al termine ricorrente nei testi
antichi una denominazione divenuta abituale nei quadro d’una isti-
tuzione definita, come è quella postesilica.
Ή problema non è di oggi, ma è rimasto a tu tt ’oggi senza una
risposta soddisfacente. I/unico tentativo di soluzione è stato fatto
da H. Cazelles, neirasserire che maâsër non è un numero frazionario
del tipo qatîlît da ricollegare a *eser « dieci » (2), ma corrisponderebbe
semánticamente all’ug. *Sri, che avrebbe il senso di <،libazione».
I/applicazione di questo senso ai testi biblici preesilici non è, perô,
condivisa dagli studiosi, poichè — a quanto ci sembra — il senso
proposto rimane ‫ ال‬meno probabüe nei testi ugaritici (‫ و‬,‫ ر‬non è so-
stenuto da Gen 28,22 e da Es 22,28 (4), e la sua applicazione a Deut

(1‫ ر‬Si veda j . WEEEHAUSEN, Prolegomena zur Geschichte Israels


(Berlin 150 ( ‫ ﻟﺔ‬88‫ و‬. Cf. sotto, p. 204, η. 1.
(2) « I,a dîme Israélite et les textes de Ras Shamra », V T 1 (1051)
131-34: 131, η. 1.
(‫ )و‬Nei due testi rituali di CIS I. iv: ‫ و ا‬e 342 non è ben chiaro cosa
significhino le espressioni bm'értm e 'sr i'srnnhw. Per i testi ugaritici si
veda E. L1P1NSK1, « Banquet en l’honneur de Baal, CTA 3 (5 AB), A,
4-22 », Ugarit-Forschungen 2 (1970) 75-88: 79s.
(4) Un adempimento délia promessa délia « decima » da parte di
Giacobbe (Gen 28,22) non è riferita nei Genesi (cf. D ie e m a n n , Genesis,
337; S t r a c k , Genesis, ‫ و‬3‫ ر‬e ‫ ال‬volerla individuare nella « libazione » di
Gen 35,14 urta col significato che questo gesto ha nei testo attuale e in
quello primitivo. Nei testo elohista ‫ ال‬gesto era in connessione con l’ere-
zione délia massêbâh fúnebre per Rachele (cf. v. 20) ed aveva certamente
un carattere funerario, come lo ha in Deut 20,14 (in época monarchica)
e in Tob 4,17 (dopo l’esilio). !/,usanza patriarcale è ben attestata anche
da Gen 15,2: «‫ ال‬libatore deUa mia tomba » [cf. p. VATTIONI, « Ancora
su BEN-MESEQ in GEN 5 ,2 ‫» ا‬, RSO 40 (1965) 9-12; M. D a h o o d , Uga-
ritic-Hebrew Philology (BibOrPont 17; Rome 1965) 65: ignorati da ٠^
٦
G r o s s , «Jacob, der Mann des Segens », Bib 49 (1968) 321-44; η . 4]. Nei
testo attuale, dovuto ‫ ﻫاله‬reinterpretazione sacerdotale, ‫ ال‬gesto di H-
bazione, a conclusione della nuova apparizione divina a Giacobbe
(Gen 35,9-13.15) che riceve ‫ ال‬nome di « Israele » ed è cohnato di bene-
dizioni, prende lo stesso senso del gesto di consacrazione (Gen 28,18),
compiuto dopo la prima apparizione divina a Bethel (28,12-15.16-19). —
Riguardo a Es 22,28a è del tu tto arbitrario che l’offerta prescritta con-
sista in una « libazione ». Cid è evidente dal modo arbitrario di limitare
La cosiddetta « decima ٠ israelítica antica 181
12,17; 14,23 è forzata, poichè maàsër specificato dai sost. dägän,
tîrôS, jishär escinde il senso di «libazione»(!).
‫ ع‬mérito della proposta di Cazehes sta nell’aver affermato che
nCsr è piuttosto «le moyen par lequel on fait l’action ،5V »(‫)؛؛‬. Ciô
sollecita ad un riesame dei testi ugaritici e a stabilirvi il senso del
vb. che puô essere partecipato dall’ebr. 'sr e da frísr.

I. I testi ugaritici
Ci si limita qui alTesame dei tre passi poetici, nei quali ricorre
il vb. con un senso ben preciso; si tra tta di ٠nt I: 2 ; ‫ و‬Aqht VI:
30s; 125 I: 40s.
II senso di esr nei tre testi fu determinato, dapprima, in base
all’etiopico '-s-r «invitare ad un banchetto » (3), e poi ci si riferi

il senso dei termini. Già in Études sur te Code de l'Alliance (Paris 1‫ و‬46‫ر‬
82 si ricavava il senso di dénia' « vin frais ‫ ﺀ‬dal sost. dim'äh, attribuendogli
un senso che non ha neppure in Is 16,9: il primo stico *ebkeh bibkî « pian-
gerô col pianto d i . .. » suggerisce, infatti, di tradurre *ârajjâwek dim'âtî
con « ti irrorerô con le mie lacrim e.. ٠ », poiché si tra tta d ’un compianto
su Moab per la devastazione aw enuta, non in atto. La limitazione di
senso per mHê'âh « raisin » è ancor più evidente, poichè sia in Deut 22,9
sia in Num 18,27 il sost. ha un senso più ampio: nei primo testo abbrac-
cia, infatti, non solo il prodotto délia vite, ma anche il raccclto délia
vigna, poichè si prcibisce di seminarvi due specie diverse; nei secondo
testo non si è tenuto conto che: si tra tta d ’un testo tardivo che prescrive
ai leviti di offrire la décima parte délia « décima » ricevuta dal popolo,
affinché valga per loro kaddägän min-haggören wekameU'äh min-hajjäqeb:
il contenuto dell’espressione non puô, perciö, differire da quello ormai
tradizionale délia m'àr deuteronomica e mHe'äh indica, qui, sia il vino
che l’olio; i frutti del tino (jeqeb) non si limitano, infatti, al vino, ma
comprendono anche l’olio, come è evidente da Gioele 2,24‫« ؛‬Le aie sa-
ranno piene di grano / e i tini (jeqâbîm) traboccheranno di mosto e di
olio»; Os 9,2 (cf. H. w. W01.FE, Dodekapropheton, I: Hosea [Neukirchen
1966] 198, e altti commentatori modemi); Giob 24,11 illustra come «le
uve e le olive si pigiavano in frantoi scavati nei suolo roccioso, in cam-
pagna, presso i filari sia delle viti sia degli ulivi », A. V a c c a r i , La s. Bib-
bia (Firenze 1963) 880.
‫ رم‬Cf. C a z e w .e s , « La dîme », 133.
‫ « رم‬La dîme », 131, n. 1. Cf. c. BrockEEM A NN, Grundriss der verglei‫־‬
chenden Grammatik der semitischen sprachen (Berhn 1908) I, 380s, che
enumera come sostantivi concreti: maqhèlîm « Versammlung », massebäh
« Stele » e, dopo alcuni « Werkzeuge », mispêd « Klage », mizbeah « Altar ».
‫ ) م‬T. H. GASTER, « B a 'a l is ris e n ..., An Ancient Hebrew Passion-
Play from Ras Shamra-Ugarit », Iraq 6 (1939) 109-143: 131, n. 90.
182 N. Airoldi
all’arabo ‫ء‬âSara « associare con » ( ‫ )ل‬e aü'accadico asäru «provve-
dere» (2). Il senso stabilito su queste basi filologicbe fu proposto e
mantenuto da H. L. Ginsberg (3), da G. R. Driver (4) e da ]. Aist-
leltner nel suo vocabolario: (sr I « ein Gastmabl geben, bewirten » (‫ و‬.‫ر‬
Il senso proposto da c. Gordon nell’Ugaritic Handbook (1947)
e accettato da H. Cazelles è stato apertamente respinto da É. Li-
pinski a favore del senso prevalente, filológicamente più fondato e
applicabile nei tre passi poetici nei quali ricorre (6). Per esprimere
‫ ال‬senso di questo verbo in italiano, in modo che si applichi nei tre
passi, ci serviamo deüa convergenza semántica del sost. ug. ($rt
«banchetto» col sost. etiop. *asür « convito », che suggerisce per ‫ال‬
vb. '$r ‫ ال‬significato primo di «convitare, imbandire », che qui inten-
diamo nel senso di «far convito », «preparare e disporre le vivande
sulla mensa del convito»; « imbandire » implica con ció l’ofierta delle
«imbandigioni».

1) Un banchetto in onore di Baal ('nt I: 4-22)


La descrizione del banchetto di Baal è introdotta da alcune
linee incomplete, nelle quali s’invita ‫ ال‬servo Pardamenni a preparare
e imbandire per il suo Signore. L ’attività di Pardamenni nella funzione
di cuoco e di cameriere è ritra tta nelle due prime strofe complete:
Si alza, prepara e serve da mangiare:
incide in sua presenza ‫ ال‬petto
con affilato colteUo e spartisce ‫ ال‬vitello.
Si premura, imbandisce e gli versa da bere:
gli mette un calice in mano,
una coppa nelle sue mani (I: 4-11).

(1‫ ر‬W. F. A b b r ig h T , « The ‘ Natural Force ’ ‫ﺀه‬Moses in the Light


of Ugaritic», BASOR 94 (1944) 32-35: 33, n. 1‫ﻣﻪ‬
(2) Cf. c. G o r d o n , « Marginal Notes on the Ancient Middle East »,
Jahrbuch fü r kleinasiatische Forschung 2 (1951) 50-61: 56; CAD I: A,
P art H (Ch 1968) 420-22: aéâru A, 1. «to provide with food rations ».
(‫ )و‬The Legend ٠/ King Keret. A Canaanite Epic of the Bronze Age
(BASOR Supplementary Studies 2-^; New Haven 1946) 45; poi in
A N E T , ed. j . B. P r i t c h a r d (Princeton 1950) 129-55: 1^5s.
(٠) Canaanite Myths and Legends (Edinburgh 1956) 140, n. 18.
(٠) Wörterbuch der ugaritischen Sprache, hrsg V . 0. EißFETDT (Berlin
1963) 244: N. 2111.
(‫ « )ﺀ‬Banquet », 79s.
La cosiddetta « decima » israeiitica antica 183
‫ ه‬nostro interesse riguarda il primo stico delle due strofe:
qm. y fr 5 w. yslhmnh (I: 4s)
ndd 9 y*§r. wySqynh ( ‫( )ل‬I: 8s).
‫ ه‬loro paralelismo è evidente: qm e ndd introducono ra ttiv itá di
Pardamenni, che le due successive forme jiqtol descrivono, mentre
le due forme hiñliche la specificano, indicando la finalità del suo du-
plice servizio di tavola. In parallelo col gesto dl «preparare»(2), il
gesto di « imbandire » ‫ ) م‬nella seconda strofa è ben ordinato alle due
azioni successive: al versare da bere (wySqynh) e alla presentazione
délia coppa (ytn ks).
Il brano si chiude, mostrandoci Pardamenni intento a rallegrare
il suo Signore in qualità di músico e di cantore:
Si alza (qm), recita e canta
armoniosamente, cimbali alia mano;
il giovane inneggia con voce melodiosa
a Baal nei recessi del Safon (I: 18-21).

2) « Quando Baal da la vita eterna... » (2 Aqht VI: 25-33)


II brano s'inserisce nel dialogo tra la dea Anat e il giovane Aqhat.
La dea s'è invaghita delle sue armi e, pur di averie, gli promette in
cambio rim m ortalità:
L^ Vergine Anat gli disse:
« Domanda la vita eterna, o forte Aqhat,
domanda la vita eterna e te la dará,
l'im m ortalità e te l'assegnerà.

(1‫ ر‬A. H e r d n e r , CTA 3 (V AB), p. 14‫ ت‬invece di wysqnyh, leggo


con c. G o r d o n , u t , 253: wyéqynh.
(2) Il senso fondamentale di t'r « mettre en pièces » (LiPitfSKi,
« Banquet », 78) è bene in situazione nei contesti di lotta (*nt II: 20.37);
ma, se in UT 77: 35 significa « faire le décompte », è probabile cbe in ‫س‬
contesto prandiale significhi « fare le parti » o meglio « disporre, prepa-
rare », poichè si tra tta d ’un solo ospite e il vb. è in funzione introduttiva
all’inizio délia strofa.
(3) « They go about feasting him and wining him », T. H. G a s t e r ,
Thespis (^ew York 21961) 235; « Bewirtete hurtig und reichte him zu
trinken », ]. AiSTEEiTNER, Die mythologischen und kultischen Texte aus
Ras Shamra (Budapest 1959) 24s; « Il s’affaire, (le) régale et lui verse à
boire », É. LiPitfSKi, « Banquet », 77.
184 N. Airoldi
Ti faro contare gli anni come Baal,
tu conterai i mesi come gli dèi! » (VI: 25-29).
Quasi a rendere più persuasiva la sua promessa, la dea passa quindi
a illustrargli il conferimento deirimmortalità da parte di Baal:
kb'l. kyhwy. y'£r.
hwy. y*$r 81 wySqynh.
ybd. wySr *lh
32 n m (n w tfnynn (VI: 30-32 (1)‫ر‬
Poicliè Baal, quando dà la vita eterna, imbandisce,
per colui al quale dà la vita imbandisce e 10 fa bere;
recita e canta in sua presenza,
e con arte 10 celebra (2).
Ció che colpisce in questo quadro del conferimento deirimmor-
talità è il fatto che Baal assuma ‫ ال‬ruolo ch’era proprio del suo servo
Pardamenni (٠nt I: 4-22), cioé faccia da cameriere al vivificato e lo
rallegri col canto e la música. A conferma di questa rappresentazione
del conferimento della vita eterna basta cogliere la stessa immagine
del Dio-servitore nelle beatitudini:
« Beati quei servi, che ‫ ال‬Padrone al suo arrivo troverà
svegli; davvero vi dico che, accintosi, li farà sedere a tavola
e li andrá [παρελθών] servendo [διακονήσει] » (hc 12,3?).
Diversamente dalle altre promesse raffiguranti la vita eterna come
‫ س‬banchetto nel Regno di Dio (3), quest’ultima delinea anche l’at-
tivitá di servizio del Padre: « et transiens ministrabit ‫ال‬1‫» ةل‬. h ’espres-
sione corrisponde alla lettera a ndd y'sr di ٠nt I: 8-9, che illustra il

‫ ) م‬H e r d n e r , CTA 1? (II D), p. 83. he lettere confuse sono qui


sottolineate. h a proposta di sopprimere hwy y'sr da parte di GASTER è se-
guita da D r i v e r , Myths, 55‫ ت‬le loro traduzioni sono, perció, viziate.
(2) G in s b e r g , A N E T 151, traduce: «‫س‬ Baal when he gives life
gives a feast, / gives a feast to the life-given and bids him drink », ma
non mi sembra che Baal compia il gesto di « dare una festa ‫ﺀ‬, poichè *Sr
è correlativo al versar da here (Sqy): si tra tta forse dei due gesti del ser-
vizio di tavola. Cf. hiPiNSKi, « Banquet », 80: « Car Baal, quand ‫ ال‬donne
la vie, / régale le vivant; / il (le) régale et lui verse à boire ».
(‫ )ﺀ‬Cf. hc 22,20s: « lo dispongo per voi d ’un re g n o ..., sicchè voi
possiate mangiare e bere alla mia mensa nel mio regno »; cf. Me 14,25;
hc 14,15.
La cosiddetta « decima » israelítica antica 185
« correre qua e là » (‫ )ل‬di Pardamenni per «servire» il suo Signore
seduto a tavola. Poichè, ora, sia in Le 12,37 che in 2 Aqht VI: 30-31
è la Divinità che esercita il servizio di tavola, è evidente che nel vb
διακονέω abbiamo la verifica del senso di 'sr e un suo sinónimo ‫ رم‬.

3) Un banchetto regale (125 I: 25-42)


Il re Kuriti invita il figlio Ilhu a non compiangerlo per la sua
malattia, ma a far venire la pietosa sorella Thitmanet, senza dirle
nulla deirinfermità. La scusa sarà che il re prepara un banchetto
ed ha bisogno di lei:
wrgm. Fahtk 39 ttmnt.
krtn. ‫ﺀﺀه‬ ٠٥dbh.
mlk. *sr 41 *$rt.
qh. (t¡9a)pk byd
42 (-)r(-p)k. bm. jmn (I: 38-42) ‫رم‬
«E dirai a tua sorella, Thitmanet:
‫ ״‬Il nostro Kuriti prepara un convito,
il nostro Re imbandisce un’imbandigione;
prendi nella sinistra il tuo tamburello,
nella destra il tuo flauto ‫» ״‬.
Il senso di ٠sr « i^ a n d ir e » (٠) è qui praticamente dettato dal-
l'oggetto interno 'srt, « banchetto », ed è l’unico senso possibile nel
suo contesto. Infatti, nella scusa inventata dal re Kuriti per far ve-
nire la figlia, il servizio musicale di lei lascia supporre che sia il re a

(1‫ ر‬Anche l’ebr. ndd « fuggire » sembra avere un senso debole in


Os ‫و‬,‫ ل‬7 ‫ت‬Is 2 ‫ل‬,‫ل‬4 ‫ت‬Ger 49,5.
(2) Ció è evidente dal suo senso « aufwarten bei Tische », w. B auer,
Griechisch-Deutsches Wörterbuch (Berlin 1958) 365, e dalla constatazione
che nel NT è il verbo che caratterizza il servizio di Marta (Le 10,40;
Giov 12,2), che coincide con quello di Pardamenni.
‫ رم‬H e rd n e r, CTA 16 (II K), p. 72. Le lettere confuse sono qui
sottolineate. Per le due parole incomplete si segue il suggerimento di Gins-
berg, Driver e Aistleitner: tpk e grgr; diversamente H. S a u re n - G. KE-
STEMONT, « Keret, roi de Hubur », Ugarit-Forschungen 3 (1971) 181-221:
211.
(4) « The hing is preparing a banquet », G insberg, A N E T , 147;
cosi anche j . G ray, The Krt Text in the Literature of Ras Shamra (London
1955) 19; « Der König will ehr Gastmahl Herrichten », j . AiSTEEiTNER,
Texte, 99s.
186 N. ‫ﻟﻞ>ﻟﻬﺲ‬
(far) servire le vivande in tavola, poichè è il re che sgozza le vittime,
cicè prepara la materia prima da imbandire nel banchetto. L'uso di
dbh (ebr.: zabah) per designare la materia del convite permette di
rifarci al sost. ebr. tebah, che indica la vittim a già preparata. Nei due
casi in cui si ha l'espressione tbh tebah, troviamo connesse ٠ in pa-
rállelo espressioni riferite alia preparazione della mensa. Cosi, in
Prov 9,2 la Sapienza assume sembianze divine ٠ regali, in quanto:
H a preparato [tbh] le sue vittim e [tibhäh],
ha versato il suo vino
e ha allestito \^ärekäh] la sua mensa,

mentre in Gen 43,16 Giuseppe ordina al maggiordomo:


« Conduci dentro questi uomini, prepara [tbh] un anímale
[tebah] e apparecchia [wehäkeri], in modo che questi uomini
mangino con me a mezzogiorno ».
Queste due espressioni per la preparazione della mensa, qui connesse
all'espressione tbh tebah, hanno lo stesso senso del vb. 's> « imban-
dire », ricorrente in parallelo coll’espressione dbh dbh.

L ’esame dei tte testi, nei quali ricorre ‫ ال‬vb. *£r, ha mostrato
come esso sia in relazione al servizio di tavola svolto da un servo
Çnt I: 9), da Baal neü'assegnare la vita eterna (2 Aqht VI: 30-31)
e da un re (125 I: 40-41). Si tra tta d’un verbo che ricorre in contest!
prandiali e ‫ ال‬senso proposto dalla maggioranza degli ugaritisti è
certamente appropriato.
Ora, questo senso puó essere partecipato anche dal vb. ebr.
*ér, se esso ricorresse in uno stesso contesto prandiale e festivo come
nei testi ugaritici. Nel caso si distinguerebbero anche in ebr. due
radici 's>, come già si distinguono nelTugaritico, neirarabo e nel-
Γetiópico (1). La corrispondenza della rad. ebr. 'sV con *ár si fonda
sulla loro derivazione da un’unica forma protosemitica '572 ) ‫)־‬. Ció

‫ ) م‬Cf. AiSTEElTNER, Wörterbuch, 244‫ ت‬A . DiEEMANN, Lexicon lin-


guae aetiopicae (Lipsiae 1865) ‫ و‬5‫ ; و‬H. WEHR, Arabisches Wörterbuch
(Leipzig 21956) 552.
‫ ) م‬Cf. C. G o r d o n , u t , § 5.11, p. 28s, enumera termini ug. in - 5 -
corrispondenti a radici ebr. in - S - : ivi figura anche ‫ ال‬vb. ug. *êr in corrí-
spondenza col vb. ebr. ٠sr. L’ebr. m'sr non va, perciö, modificato in m'ér,
come fa M . D a h o o d in Bib 50 (1969) 78.
La cosiddetta « decima » israelítica antica 187
spieghercbbe anche la ccrrispcndenza filológica e semántica tra ‫ال‬
sost. ug. '$rt e l'ebr. fnsr, giá stabilita da Cazelles (1).

II. I testi biblici


Vogliamo verificare per 'sV e tn'sr nei testi biblici preesilici ‫ال‬
senso dell’ug. 'sr, suggerito daUa convergenza semántica di 'ért con
'Mür e confermato dall’analisi dei brani ugaritici nei qnali ricorre.
Distinguíanlo i testi biblici in: testi profetici e legislativi antichi (A)
e testi legislativi dtn (B).

A) / testi profettci e legislativi antichi


I/analisi di Am 4,4 porterà ad accennare ad Os 9,Iss e a con-
siderare, se la m'sr non sia già per caso regolata nel Codice dell’Al-
leanza (Es 22,28a).

I. Il passaggio dairugaritico all’ebraico è imposto da Am 4,4s,


che presenta non solo lo stesso contesto festoso e prandiale dei testi
ugaritici, ma anche letterario: in V . 4b ricorrono in parallelo le stesse
radici (‫ﺑﻤﻤﺢ‬//' ‫ )>ك‬dell’ultimo testo ugaritico:
«4Entrate a Bethel e prevaricate,
a Gilgal, e prevarícate ancora;
ofírite di m attino i vostri zebâhîm
al terzo giorno le vostre ma'serot;
5bruciate del lievito in ringraziamento,
proclámate i doni volontari, fatevi sentiré!
perché cosí piace a voi,
figlid'Israele!»
II profeta si rivolge agli offerenti che afiollano abitualmente i
santuari d’Israele: si tra tta di agricoltori e di allevatori di bestiame
del regno di Geroboamo II (c. 760 ‫ ال‬a.c.), cioé del periodo piú pro-
spero della storia d’Israele. II loro concorso è certamente sollecitato
dalla ricorrenza d’una grande festa (.٩

‫ « ) م‬La dîme », 133: « . . . le sens du mot en ugaritique paraît clair


et ne pas se rattacher à la racine ‫ ״‬dix ’ », 1^1 n. 1: « m'sr n ’est pas un
nombre fractionnaire du type qatîlît. Ce n ’est pas en soi ‘ le dixième ’
mais plutôt ‘ le moyen par lequel on fait l’action ٠sr ’. D’où le rapproche-
ment avec *sr (= *sr) de Ras Shamra ».
(2) Cf. WoiyFF, Amos, 230.238s.
N. Airoldi
Nel mezzo della festa Amos parla a loro, improvvlsandosi mae-
stro del cerimoniale: « E ntrate . . . offrite . . . », ma lo fa per ripren-
derli irónicamente*, « . . . e prevaricate‫» ؟‬. Invece d’un atto di culto
essi compiono un atto di ribellione. Perché? Egli procede ancora
più irónico, elogiando il loro zelo ammirevole nel rispettare i tempi
propri per ogni rito: al mattino dopo rarrivo, l'offerta dei sacrifici,
e al giorno seguente (1), l’offerta delle mcfserôt. Poi, li invita alia of-
ferta di ringraziamento e a quella volontaria, per la quale non ri-
sparmia loro l'ostentata proclamazione pubblica. ٠. della loro ric-
chezza‫ ؟‬Ma anche per le due offerte principali bastano i pronomi
possessivi: i « vostri » zebâhîm, le « vostre » ma*ieYÔt a farci capire che
ogni atto di culto è diventato roccasione per rivaleggiare nelTonore
sociale e cercare la propria soddisfazione: è ció che piace agli Israe-
liti! Ma ció che Israele « ama » (v. 5b), Jhwh lo odia (Am 5‫م‬21.24‫ت (ﺀ‬
il rigetto dei loro a tti di culto (Am 5,21ss) è qui già implícito. La
prevaricazione denunciata dal profeta consiste, quindi, nel fatto che
gli Israeliti si servono del culto di Jhwh per alimentare il culto per-
sonale e darsi a gozzoviglie.
La spiegazione delTossessione degli Israeliti per le loro offerte
sta semplicemente nel fatto che queste erano tu tte offerte commesri-
biH (2). Ció favori la tendenza costante nel culto preesilico a trasfor-
mare il banchetto sacro in una gozzoviglia di gaudenti. Nel denun-
ciare tale perversione cultuale, Amos non poteva non ironizzare an-
che sul lusso ostentato dei ricchi nei loro banchetti <‫ﻛﻠﻢ‬ »:
Si mettono a giacere su letti d’avorio
e stanno distesi sui loro divani;

‫ ) م‬Cioè al terzo giorno, come contavano gh antichi: cf. W o e f f ,


Amos, 259; A. V a c c a r i , Bibbia, 1937; le ragioni contro rinterpretazione
distributiva (KEIE, 194; H a r p e r , 91; R o b in s o n , 86; R i n a e d i , 160)
sono date da M a r t i , 181; N o w a c k , 143.
(2) Come ha ben mostrato w. R u d o e p h , Joel, Amos, Obadia, Jona
(KAT X III/2; Gütersloh 1971) 177: « Alle genannte opferarten sind mit
Mahlzeiten verbunden. Beim Schlachtopfer hegt es schon im Begriff
(s.o.), der Zehnte war in der älteren Zeit keineswegs eine Angabe auf
Nimmerwiedersehen, sonder wurde — mindestens zum Peil — am Kult-
Ort in fröhlicher ^Seilschaft verzehrt (vgl. Dt 12,6f.llf.l7f; 14,23.26),
bei dem als Dank dargebrachten Speiseopfer zeigt die Wahl des nor-
malen Nahrungsmittels (Brot aus Sauerteig) und das partitive min,
daß die opfernden am Verzehr beteihgt sind, die Einladung zu den Frei-
willigkeitsopfern rechnet ebenfalls m it gemeinsamen Mahlzehen (vgl.
wieder Dt 12,6f.l7f) ».
L,a cosiddetta « decima ٠ israelítica antica 189
mangiano gli agnelli del gregge,
i vitelli ingrassati in gabbia;
canterellano al suono delTarpa,
si pareggiano a Davide nella música;
centellinano ^‫ وط‬dalla coppa
e si ungono con fior di profumi! (6,4-6).
Se questo era rideale del tempo, è evidente rinfiusso che poté eser-
citare anche sul culto, favorendone la tendenza secolarizzante, che
‫ إ‬profeti fino all’esilio non si stancheranno di denunciare:
Sacrifichino pure le vittim e [zebâhîm] bramate,
e ne mangino le carni,
ma Jhw h non le gradisce! (Os 8,13).
Ecco, allegria e godúria [simhäh],
ammazzar buoi e scannar greggi,
mangiar carne e bere vino:
«Si mangi e si beva, che domani si muore! » (Is 22,13).
« Aggiungete pure i vostri olocausti ai vostri sacrifici
e mangiatene la carne!
Ma ai vostri padri tratrti dalTEgitto
non diedi istruzioni su olocausti e sacrifici! » (Ger 7,21s).
In parallelo con rofíerta degli zebâhîm, «bei denen ja nur be-
stimmte Stücke des Opfertiers auf den Altar kommen, während das
übrige Fleisch von den opfernden gegessen wird, die dadurch mit
Jahve und unter sich in Gemeinschaft treten » (1), la denominazione
più adeguata (2) per le ma*esrôt di Am 4,4b, che in epoca posteriore
verranno ancora consúmate nel tempio (‫)و‬, è senz’altro suggerita da
UT 125 I: 40-41. Definendole «imbandigioni offerte », intendiamo
delle vivande offerte, cioè imbandite a Jhwh come gli zebahîm e con-
súmate (4) in sua presenza.

‫)م‬ R u d o l p h , Amos, 176.


(a) I ,a d iffic o ltà d e l s e n s o a b itu a le fu g ià s e g n a la ta d a C a z e e e e S ,
« h a d îm e ٠, 133.
(‫ )ﺀ‬Cf. Deut 12,6s.lls.l7s; 14,23.26.
‫ ) م‬Si veda già Ed. C. RiEHM, « Zehnten », in: Handwörterbuch des
biblischen Altertums für gebildete Bibelleser (Biel‫ ־‬I،eipzig 1884) col.
1793b: « Aller Wahrscheinlichkeit nach wurde der Zehnte zu gottes-
dienstlichen Mahlzehen verwendet »; D r i v e r , Deuteronomy, 172; Ru-
DOEPH, Arnos, 177. 1/ironía del profeta diventa cosl più sferzante, in
quanto denuncia che essi hanno fatto delle offerte a Jhwh le « loro »
imbandigioni!

Bíblica 55 ( 1 7 4 ‫)و‬ 13
190 N. Airoldi
I/a loro caratteristica più genuina è di essere una offerta libera
e spontanea, come le altre offerte nominate. La conferma è data dal
Codiee dtn, nel quale esse sono aneora tali (cf. 14,26). Anche ‫ ال‬loro ca-
rattere sacro è presupposto dalla legislazione dtn, che vuol stabilire
solo nuove modalità di luogo (12,17s) e di partecipazione (14,24ss).
Il testo di Amos non offre, perciö, alcun indizio che si tra tti d’un
tributo e ‫ ال‬supporlo porta a interpretazioni F e rra n ti (1).

Una determinazione più precisa del carattere della rnsr, del


suo contenuto e della festività nella quale è offerta si puô forse tro-
vare in Os 9,1-5, benchè non vi figuri ‫ ال‬termine.
Come già Amos, anche Osea trova, infatti, !occasione di par-
lare agli Israeliti dette loro offerte nel mezzo d’una festa, la loro festa
principale (2). Il suo messaggio tende, perô, a smorzare la gioia che
la caratterizza abitualmente, poiché preannuncia loro l’esilio (v. ‫) و‬,
cioè ‫ ال‬venir meno d’ogni abbondanza per la celebrazione della festa:

Non verseranno vino per Jhwh


e non gli offriranno i loro sacrifici,
avranno pane come quello dei dolenti:
chi ne mangerà, si contaminerà;
‫ ال‬loro pane sarà per la loro fame,
non entrerà nella casa di Jh w h‫( ؛‬v. 4).
Associandoli alTofferta dei sacrifici, egli menziona ‫ ال‬vino e ‫ال‬
pane come oggetti d’offerta a Jhwh. Ua loro identificazione come
elementi d’una « imbandigione » è favorita da più fatti. Anzitutto,
mancano esempi d’una offerta consistente únicamente in una liba-
zione di vino o in una offerta di pane (٩, mentre l’offerta di pane e
vino,, congiunta a quella d’un animale, è attestata già nel culto pre-

(1‫ ر‬Col presupposto che si tra tti della « décima ٠, molti commenta-
tori interpretano lislôset jâmîm in senso distributivo (cf. sopra, p. 188,
n. 1) e identificano la m'sr cultuale di Am 4,4s con quella umanitaria di
Deut 14,28s e 26,12ss: a parte la confusione, si anticiperebbe la m'kr
umanitaria, connessa alla centralizzazione del culto, già ai tem pi di
Amos‫ ؛‬Nel considerare la quantità della « décima ٠, F . NÖTSCHER, Amos
(Würzburg s1957) 724, si chiede addirittura, se la consegna non durasse
tre ‫ﻟﺞ‬0‫أس‬
‫ ) م‬Vedi WoivFF, Hosea, 196; R u d o l p h , Hosea, 174.
(3) Vedi A. DEISSEER, « Osée ٠, in: Les petits Prophètes (PiR O T-
‫ﺳﻪ‬ VIII, 1; P a r is 1961) 91.
La cosiddetta « decima ٠ israelítica antica 191
monarchico (1 Sam 10,3; c£. 1,24). Si consideri, poi, che l'impcssi-
bilità ad offrire vino e pane durante resilio (v. 4) è connessa all’impos-
sibilità di disporre dei frutti delicia, del frantoio e del torchio (v. 2),
che sono ‫ الج‬elementi della m ir dtn (12,17: grano, mosto, ‫)© اله‬, per
cui il V. 4 considera forse gli elementi principali dell’offerta vegetale
imbandita. In fine, il testo ‫ ال‬caratterizza come una ofierta a Jhwh (‫)ل‬
e ‫ ال‬associa all’ofierta dei sacrifici, COSÍ che vige qui la stessa associa-
zione di Am 4,4b. Un tratto in più è l’allusione alla loro consuma-
zione abituale (2), che completa il quadro d'una «imbandigione» sacra
nella festa di fine anno.
In breve, Os 9,4 annuncia ad Israele che presto si troverà nel-
rimpossibilità d’offrire a Jhwh, ‫ ط‬occasione délia grande festa del-
l‫״‬anno, ‫ الج‬elementi principali délia « imbandigione ».

2. L ’associazione deiroiïerta deUa m ir con queUa dei sacrifici


in Am 4,4b (e Os 9,4) suggerisce che queste erano le offerte princi-
pali in Israele, di rifiesso anche in Giuda, ne1r8° secolo. È lecho,
percib, chiederci, se veramente la legislazione antica non rabbia mai
contemplata, come generalmente si ritiene (3).
L Jipotesi avanzata da 0. Ei-ßfeldt (4) nella scia di A. Dfilmann (٩
inviterebbe a riconoscere in Es 22,28a l'antica legge del Codice del-
rAlleanza sulla m ir . L ’ipotesi ci sembra favorita: a) dal fatto che
rassenza della legge nel Códice esige una spiegazione, che nessuno
finora ha saputo dare (٠); b) dal fatto che la legge di Es 22,28a è as-

‫ ) م‬Lajhwh è infatti il complemento di termine della frase I0*-jissekú


lajhwh jajin, che è in parallelo a quella deirofferta dei sacrifici: Ιδ*
ja'àrîbû (cf. w. v^N DER W e id e n , «R adixhebraica *rb », VD 44 [1966]
97-104: 102) -16 zibhêhem. I motivi che fanno ritenere tardiva l’espres-
sione di Os 9,4c (cf. WOEFF, Hosea, 200) perdono di valore, se si tien pre-
sente la scoperta archeologica di ^el Arad e ü Sitz im Leben del brano,
che il profeta ha probabilmente recitato alie porte del templo, alia gente
che « entrava » (cf. Am 4,4) apportando ‫ ال‬pane da offrire.
(2) II fatto che nella festa di fine anno si mangiasse e si bevesse
(1 Sam 1,9.14) lascia evidentemente supporre che l'offerta del « vino »
e del « pane » fosse consumata hi un b ^ c h e tto sacro (vino: Am 2‫ﺗﻢ‬
Is 22,13; 1 Sam 1,14; pane: Os 9,4: kol-ökeläjw).
(3) Si veda, p e r e s., p. H e i n i s c h , Das Buch Exodus (US 1,2; Bonn
1934) 184, e i dizionari biblici modemi.
(٠) Erstlinge und Zehnten in. Alten Testament (Leipzig 1917) 37s.
‫ ) م‬Die Bücher Exodus und Leviticus (Leipzig 21880) 241.
(٠) Si fanno solo delle supposizioni: si suppone che s’identificasse
con le primizie (Wellhausen, Baentsch e, tra i modemi, p. Heinisch)
192 N. Airoldi
sociata al «sacrificio» (v. 29: primi nati); ‫ )ﺀ‬e dal fatto che ‫ ال‬Codice
dtn manifesta una dipendenza letteraria riguardo a Es 22,28a.29,
poiché associa ripetutamente m ir e primi nati in uno stesso versetto
(12,17aa-to; 14,23a) ٠ in uno stesso contesto (14,22ss; 15,19ss (1)).
Riguardo al contenuto c’é una continuità dalTimplicito alTesplicito
tra Es 22,28a e Deut 12,17. Nonostante rindeterminatezza voluta (2)
di Es 22,28a: mel?ätekä w^dim'aka 10٠ fc'ahêr, è possibüe pensare, in
base al senso radicale e collettivo di dëma\ che si tra tti ‫ ﻟﻪ‬frutti spre-
m u t i dal torchio e dal frantoio e, come suggerisce melè9âh in funzione
integrativa (8), del raccolto delTaia; ‫ ال‬pronome suffisso dei due so-
stantivi e s p r im e bene ra ttiv ità svolta a riempire i granai e ad ot-
tenere i succhi: « Non ritardarm i (4) i tuoi riempimenti e le tue spre-
mute ».
Il senso di questa soUecita offerta dei frutti del campo è analogo
a quello dei sacrifici animali, coi quali essa è associata qui, corne già
in Am 4,4b. Qui, ‫ ال‬senso del sacrificio dei primi nati risulta implici-
tam ente dall'età richiesta ad essi per essere ofierti: « La présente
loi détermine seulement l^ge auquel pourront être offerts les pre-
miers-nés de la vache et de la brebis: au h u i t i è m e jour après leur
naissance; avant ce temps, en effet, fis étaient impropre à la nour-
riture des hommes et non moins à celle de la divinité, dont le sacrifice
est comme l'alim ent» (CLAMER, Exode, 204). In relazione a questa
diffusa concezione del sacrificio (5), prende senso anche Es 22,28a

oppure che non fosse ancora richiesta nel culto antico ( D r i v e r , Deutero‫־‬
nomy, 169).
‫ ) م‬Nel contesto di Deut 14,22 - 15,23 le due leggi stanno in un rap-
porto d'inclusione, in quanto si tra tta di offerte annuali rispetto aile
scadenze settennali delle altre tre leggi (14,28s; 15,lss; 15,12ss). Per 14,28s
si veda p. 205, n. 5.
(a) Riconosciuta dai I/XX e da molti commentatori: DilyEMANN,
240; N o w a c k , 203; STRACK, 235; HOEZINGER, 93; CLAMER, 203; N o t h ,
152; EißFEEDT, Erstlinge, 32s. Contrasta la tendenza di alcuni modérai
nel voler fissare un senso concreto e preciso per i due sostautivi: H e i -
NISCH, 184 e ZERAFA (vino e olio); C a z ee e E S , Études, 82 (uva e vino),
seguito in parte da COUROYER, 109; S t r o e t e , 176s; £E F r a i n e , « Pré-
mices » in SDB, Pasc. 43 (Paris 1968) col. 452.
(‫ )ﺀ‬Cf. già 0. EißFEifDT, Erstlinge, 32s.
(٠) Cf. N. A i r o e d i , « Esodo 22,28a: Esphcitazioue ritardata »,
Bib 54 (1973) 63-64.
(5) Ea stessa concezione emerge uella successiva letteratura sacer-
dotale, che chiama le vittim e « l’alimento divino » (Eev 21,6.8.17.21.22;
Num 28,2; cf. Eev 3,11.16; Num 28,24; Mal 1,7) ed è rifiessa in Sal 50,12ss.
La cosiddetta « decima » israelítica antica 193
come un invito ad imbandire sollecitamente un’offerta vegetale (‫)ل‬
a Jhwh coi frutti del campo.

A conclusione di questi testi accenniamo anche a Gen 14,20.


Xel contesto attuale il V. 20b {wajjitten-lô ma'âéèr mikkôl) afferme-
rebbe che Abramo offri a Melchisedeq la « decima » del bottino fatto
neirinseguimento vittorioso dei re invasori. Ció soliera serie difficoltà,
poichè: « If Abram pays a tenth of the spoil, there is a contradiction
with verses 21-3, where he states his intention of returning to the
king of Sodom what he has taken from the eastern kings ‫ رم و‬, oltre
a ció, la benedizione di Melchisedeq e il pagamento della «decima»
da parte di Abramo interrompono il racconto, per cui si è soliti ri-
tenere in blocco i vv. 18-20 come secondari (٩٠
Se, perô, riconoscessimo qui per tn'sr il senso applicato in Am
4,4b, troveremmo che Yimbandigione (v. 20b) consiste in pane e
^ ‫؛‬٥٠ (v. 18a), che servono per ‫ س‬pasto d’alleanza ٢) tra Abramo
e i due re cananei. Eccetto la destinazione ad ‫ س‬rito tra partner
umani, ‫ ال‬testo non ci presenterebbe nuüa di nuovo, poichè Gs 9,4
ci ha già indicato nel pane e nel vino gli elementi d’un'imbandigione
e la festa di Am 4,4s è esplicitata dal suo contesto, come festa del-
raUeanza (5).
Ci sembra, perció, che ‫ ال‬testo culmini nel rito d’alleanza, se 10
intendiamo cosí: « E Melchisedeq re di Shalem apporté pane e vino. ٠٠

1‫ )ﺀ‬L’idea d'offrire un cibo alla diviuità è comune neirambiente


cananeo, come risulta dal ritorneUo di 2 Aqht I: 3s.7s.10s.13s.22s: « (Da-
mi) fa un'offerta da mangiare agli déi, / fa un’offerta da bere alia di vi-
nitá ». La stessa concezione s‫״‬avverte nell’AT, nei racconti di apparizioni
divine ai patriarchi (Gen 18,3-8; 19,2-3‫ ؛‬cf. Giud 6,19-21; 13,15.19),
^ l l ’istituzione del pane sacro sulla mensa di Jhwh (1 Sam 21,5; cf. 1 Re
7,48ss; Es 25,23ss; Lev 24,5ss), ‫ ال‬cui senso originario era « eine Speisung
der Gottheit » (M. NoTH, Exodus, 167s), prima di divenire una offetta
sacrificale (P . ZERAFA, Exodus, 225), ed anche uehe prescrizioni sacerdo-
tali sulle oblazioni vegetah (Lev 2,4-8).
‫ ) م‬j . A. E m e r T o n , «The Riddle of Genesis XIV », V T 21 (1971)
403-39: 408. H. J u n k e r , Genesis, 64, afferma ‫ ال‬diritto d*Abramo al
bottino, ma non sa spiegame la generosità verso ‫ ال‬re di Sodoma.
(‫ )و‬Cf. E m e r s o n , «Riddle », 408.
(4) F . V a T T io n i, « Note sul Genesi (Gen 14,17-24; 21,33) », Augu-
stinianum 12 (19^2) 557-63: 558s.
(5) Si veda ١٧. B r u e g g e m a n n e ] . W1JNGAARDS in VT 15 (1965)
1-15; 17 (1967) 226ss.
194 N. Airoldi
lo benedisse... e gliene (‫ )ل‬offrl uríimbandigione » (vv. 18a.20b). Con
l'accettazione del pasto, Abramo aecettà la loro alleanza; questa
spiega, poi, le richieste del re di Sodoma e la generosltà «fraterna»
d’Abramo nei suoi riguardi.
Questa «imbandigione» d*alleanza sta a eonferma del senso del-
la frísr religiosa nei testi profetici e legislativi antichi.

B) / testi legislativi dtn.


I testi legislativi dtn che regolano la cosiddetta « décima » ri-
guardano effettivamente due m sr di natura diversa: una di carat-
tere cultuale (Deut 12,6s.lls.l7s; 14,22-26) e ra ltra di carattere
umanitario (Deut 14,27.28s; 26,12-15).
Da distinzione tra le due si fonda sulla loro diversa destinazione.
Infatti, i testi che riguardano la prima ne prescrivono la consuma-
zione Çkl) alla presenza di Jhwh (lifne Jhwh), mentre gli altri testi
la destinano al sostentamento Çkl) dei poveri délia città. Abbiamo,
perció, una offerta cultuale destinata ad ‫ س‬banchetto sacro e la pre-
scrizione d’una donazione umanitaria.
Basta un confronto delle loro diverse denominazioni per con-
vincerci che la designazione abituale di « decima » è del tu tto ina-
deguata. Da frísr cultuale è designata, infatti, semplicemente maâsèr
(12,7.11: pi; 12,1^; 14,23), mentre quella umanitaria è chiamata
kol-hammcfâsër (14,28; 26,12). Ció ha indotto diversi commentato-
ri (2) a sminuire lógicamente il senso e la portata della m sr cultuale:
fosse essa una « decima » nei senso di una decima parte del raccolto,
non avrebbe senso chiamare la m'sr umanitaria « tu tta la decima »;
ma, poichè questa è chiamata COSÍ, significa che quella cultuale non
lo fosse del tu tto ‫)وا‬. Che frísr, in genere, non indichi affatto una

‫ ) م‬Per köl ríferito a due sostantivi si veda: Bccli 2,14b; 3,19 (sug-
geritomi da N. Dohfink); 6,6; 7,15; 9,2.3; Prov ^2,2 (suggeritomi da
M. Dahood). Vale qui, in particolare, Bccli 19,19: « In gozzo^glie si
consuma il pane (lehem) / e il vino (jajirí) che allieta la vita, / e il denaro
supplisce ad e^ram b i (٠et-hakköl) ‫ﺀ‬, cf. C. D. G in s b e r g , Coheleth (Dondon
1861) 291.445.
(2) A . D ie e m a n n , Die Bücher Numeri Deuteronomium und Josua
(Deipzig 21886) 305s; C. STEUERNAGEE, Deuteronomium und Josua (Göt-
tingen 1900) 54; H. J u n k e r , Das Buch Deuteronomium (HS 11,2; Bonn
1933) 72; cf. DE F r a i n e , « Prémices », 450.
(3) D i e e m a n n , 3 0 5 s .
La cosiddetta «decima» israelítica antica 195
q u a n tità frazionaria delTintero raccolto nei testi d tn risulta, in par-
Hcolare, dalla destinazione della mHr cultuale al banchetto sacro e
dalla sua q u an tità libera.
11 rapporto di derivazione delTuna dall'altra mHr, stabilito dalla
critica storico-letteraria (1), conduce ad esporre queste ragioni e a
verificare il nuovo senso per Hr e m s r , seguendo le diverse fasi di
sviluppo dei testi legislativi dtn, in modo d ’averne un quadro orgánico.

1. L a EEGISEAZIONE CUI/TUAIyE dtn.

L a critica letteraria riconosce unánim em ente ra n tic h ità di 14,22,


attrib u ito alTUrdeut. R ispetto a questo testo antico si puô distin-
guere una fase più recente dovuta al m ovimento centralizzatore
(12,17s; 14,22ss).

1) La legislazione cultuale ;p rim itiva : Deut 14,22*


II senso dato abitualm ente al vb. Hr priva la legge di due ele-
m enti im portanti; in fatti, la * decimazione ‫ ״‬prescritta.* a) m anca d ’una
destinazione precisa, al punto cbe le si riconosce d Javer bisogno d 'u n a
successiva (v. 23) « E rg ä n zu n g » (2), b) m anca d ’ogni rapporto con
J h w h‫« ؛‬H ier fehlt jede Beziehung zu Jahwe. Das Verzehnten des
E rtrages wird nicht direkt im Hinblick auf das Opfer für Jahw e
vorgesehen, wie sonst in ähnlichen Stellen, E x 23,19 ‫ ت‬34,20 ‫ ت‬und
D t 26,2a.l0a»(3). II senso abituale di «decim are» fa, quindi, del-
l'an tica legge di 14,22 una prescrizione incom prensibilm ente incom-
pleta e priva d ’un qualsiasi carattere sacro (4).

‫ ) م‬EißFEUDT, Erstlinge, 53. I commentatori modemi considerarono


Deut 14,28s una legge conseguente alle esigenze della centralizzazione
del culto. Diversamente solo P. M e r ENDINO, Das deuteronomische Gesetz
(BBB 31; Bonn 1939) 102, ma si veda la critica di G. S e i t z , Redaktions-
geschichtliche Studien zum Deuteronomium (BWANT 93; S tuttgart 1971)
195. Cf. sotto, p. 204, n. 2.
(2) H o r s t , « Das Privilegrecht Jahwes», in: Gottes Recht (TB 12;
München 1961) 74.
(‫ )ﺀ‬MERENDINO, Gesetz, 102.
(٠) MERENDINO, Gesetz, 102, per l’assenza d ’una relazione con Jhwh,
è indotto a pensare che 14,22 tra tti d'una prescrizione umanitaria, per
cui 10 connette a 14,28a.29, coi quali formerebbe la prescrizione umani-
taria primitiva. Ma il testo primitivo COSÍ ricostruito è in se contraddi-
torio, poichè prescrive una decimazione annuale (14,22: . .. J a h r um
196 N. Airoldi
Lósame delle proposte di eritica letteraria (‫ )ل‬e resam e com-
parato del linguaggio (2) ci fanno ritenere che il testo primitivo £osse
formulato cosí: 'assër t^aíser ٠٠٠ hajjöse hassädeh sänäh Sänäh e che
fosse inteso nel senso di: « Devi itnbandire . . ٠ ció che esce dal campo
anno per anno». Si aveva la prescrizione di offrire il raccolto annuo
della campagna, presentándolo alla divinità come una « imbandi-
gione », che veniva poi condivisa in un banchetto sacro (cf. Am 4,4).
La traduzione proposta per ‫ ال‬vb. 'sr ristabüisce ‫ ال‬rapporto
dell‫״‬offerente con Jhwh e facüita l’esplicitazione successiva del V. 23
(we* ä k a ltä ...)‫׳‬, essa è favorita da queste ragioni:
— II testo primitivo di 14,22 è riconosciuto antico e la sua for-
mulazione rítmica e concisa lo conferma. La sua antichità favorisce,
perció, ‫ ال‬senso arcaico di esV, « i ^ a n d i r e », che richiama da vicino
Es 22,28a.
— La funzione del vb. esV nel senso arcaico proposto sta nel
rendere esplicita la «relazione con Jhwh » riguardo al prodotto deüa
campagna imbandito da ogni israelita. La stessa funzione è propria
del vb. lö ٠ tra h ir «non ritardarm i » neiranaloga leg^e antica di Es
22,28a, per cui è evidente che, solo nel senso arcaico proposto, ‫ ال‬vb.
'sr adempie la sua funzione propria.
— L ’oggetto deUa relazione con Jhwh è *‫ ال‬prodotto del cam-
ρο ‫( ״‬ihajjöse٠ haséàdeh) senza una determinazione quantitativa. Ora,
l’assenza d’una determinazione quantitativa, qui e in Es 22,28a, è

Jahr) ed una triennale (14,28: Nach Verlauf von drei J a h re n ...) assieme:
non vien spiegato come la prescrizione umanitaria di 14,22 sia stata
integrata nel senso d ’una prescrizione religiosa (14,23ss),· rin tera costru-
zione crolla, dal momento che ‫ ال‬vb. lsr esprima «die Beziehung zu Jahwe »,
che sembrava mancare.
(l) Si veda: M e r E n d i n o , Gesetz, 96s: SEITZ, Studien, 192.
(‫ )ﺀ‬Rispetto ad hajjöse* haisädeh, l'oggetto diretto *et-kol-tebü*at
zar'ekä è redazionale, come indica: a) la terminología di stampo dtn:
tebû'âh ricorre in due passi redazionali (16,15: 22,9‫ ؛‬cf. MERENDINO,
Gesetz, 136.25?) e nei testi tardivi riguardanti la m ' s Y umanitaria (14,28:
26,12): zera* ricorre in senso proprio in 11,1628, 38 :22,9 ‫؛‬: qui e in 22,9
ha probabilmente ‫ ال‬senso di « raccolto » (cf. Is 23,3: Lev 2?,36: B r o w n -
D r iv e r - B r ig g s 282a), per cui « ciö che esce dal campo » (apposizione)
è l'insieme dei prodotti e non solo i cereali (c. H o r s t , « Privilegrecht »,
74): ‫ )ﺀ‬il senso genérico dell’espressione (cf. già EißFEi/DT, Erstlinge, 164,
n. 3) s'aw icina a quell© di Lev 27,36 (K. EWIGER, Leviticus [HAT 1,4‫؛‬
Tübingen 1966] 391).
La cosiddetta « decima » israelítica antica 197
evidente, poichè si tra tta d’una imbandigione, che non richiede al-
cuna determinazione quantitativa, ma solo il necessario per un'offerta.
— Il carattere sacro del gesto (*ér, «imbandire») è sostenuto
dalla denominazione data alla tn s r in Deut 26,13. Infatti, sia nel
formulario litúrgico (1), col quale si attestava d’aver preservato la pro-
pria tn s r da ogni contaminazione «in re funebri », sia nell’attesta-
zione successiva d’averla devoluta ai poveri délia città, la nCsr è
definita haqqôdeS, «il consacrato », cbe ne designa la destinazione
«sacra» (cf. 1 Sam 21,5). Questa presuppone che l’imbandigione dei
prodotti annuali (14,22b) fosse única ed esigesse la loro conserva-
zione e preservazione, prima del gesto d'offerta.
Altre ragioni a favore del senso proposto per 'sr in 14,22 sono
offerte anche dal contesto successivo mentre quelle addotte bastano
ad escludere ogni senso di « decimazione ».

La formulazione di Deut 14,22 invita a considerare qui anche


Gen 28,22b. Nel voto fatto a Bethel (vv. 20-22) in seguito airappari-
zione divina (12-19), Giacobbe promette di scegliere Jhwh a suo
Dio (21b), di erigergli un santuario (22a) e, in allocuzione diretta, con-
tinua: wekôl *àëer titten -lî ٠aésèr ’a a s s erennû lâk . La frase è comune-
mente intesa come la promessa d'una « décima » e la si fa dipendere
dairesistenza d’un santuario israelítico ‫ ة‬Bethel e di un suo sacer-
dozio.
Se il V. 22b fa parte deUa fonte, la promessa lega piuttosto alia
scelta preferenziale di Jhw h a Dio personale e consisterebbe in una
offerta o consacrazione (2) dei benefici futuri: «e tu tto ció che mi

(1‫ ر‬II testo primitivo del formulario contenuto in Deut 26,13s è


più probabilmente (c. vo^ R a d , 115,' MERENDINO, Gesetz, 375) il seguente:
« Ho rimosso da casa il consacrato, ٠.. non ne ho consumato nel mió lutto
. . . ‫ ﺀ‬non ne ho dato ad un morto. Ho obbedito a Jhwh, mió Dio ». L’appar-
tenenza della dichiarazione positiva iniziaie al formulario è sollecitata
dalla dipendenza da essa ( . . . haqqódes) delle altre due dichiarazioni
negative (mimmennû) d’ugual argomento e dallo schema abituale deUa
tôrâh, cf. T. LESCOW, « Die dreistufige Tora, Beobachtungen zu einer
Form», ZA w 82 (1970) 362-79: 362, al quäle il formulario s’ispira. L’of-
ferente attesta d'aver apportato ció che ha consacrato (13a**) e d ’averlo
conservato e preservato da ogni co^aminazione (14aa*to), in obbedienza
a Jhw h (14b1،).
(2) Cf. ZoRElvE, Lexicon, 633; H e i n i s c h , Genesis, 301. Questo senso
è sostenuto dal fatto che la m'sr è chiamata haqqôdeè in 26,13. Lo stesso
senso è probabile anche in Neem 10,38b, corne suggerisce Neem 12,47b.
198 N. Airoldi
darai, te l’offrirol ». Questo senso è suggerito anche dalla formu-
lazione della frase, che è analoga, per ‫ ال‬raddoppiamento del verbo
e per la costruzione con roggetto diretto, a quella di Deut 14,22‫ م‬.

2) La legislazione del movimento centralizzatore

II movimento centralizzatore, avviato dal re Ezechia di Giuda


(cf. 2 Re 18,22), dopo la caduta di Samaria (722 a.c.), concentró al
santuario della capitale anche la m'êr (cf. 2 Cron 31,5s), che era of-
ferta nei santuari locali (cf. Am 4,4s). I testi legislativi dtn riguar-
danti la rn sr testimoniano più fasi di concentrazione, che corrispon-
dono alle stesse fasi di concentrazione di altre offerte, Helle tre fasi
che distinguiamo, la m s r cultuale è considerata una offerta libera,
destinata al banchetto sacro.

a) La concentrazione della m s r \ Deut 12,17-18*

II primo testo legislativo del movimento centralizzatore riguar-


dante la tn s r è contenuto in 12,17-18. Ea sua priorità sugli altri testi
è suggerita chiaramente dalla contrapposizione vivace ed urgente
tra biê'àrêkà, « nelle tue città » e lifnê Jhwh *èlôhêkâ, «alla presenza
di Jhwh, tuo Dio », che caratterizza anche la concentrazione deUa
pesah (1), ma che si affievolisce nei testi successivi (2). Ea formula-
zione per contrapposizione favorisée chiaramente la funzione di
12,17s corne legge-urto, che impone in tu tta la sua portata innova-
trice la concentrazione dell'offerta:
« 17Non potrai consumare neUe tue città
Vimbandigione (tna'àsër) del grano, del mosto e del tuo olio, ٠٠٠
18ma alla presenza di Jhwh, tuo Dio, la consumerai! » (3).

‫ ) م‬Cf. Deut 16,5-6: b^ahad s*'ârêkâ - ٠el-hammäqom.


(2) Deut 15,21.
(3) Diversamente dai critici che rattribuivano airu rd tn , H o r s t ,
« Privilegrecht », 26ss, rattribuisce al 2° Strato (B) da lui individuato.
II testo primitivo proposto è sostanzialmente quello di MERENDINO,
Gesetz, 34s: egli ritiene primitivo anche ‫ ال‬vb. smh, ma non per motivi
letterari. E'inclusione formata da smh { formula lifnê (18b) con la for-
mula lifnê + ٠kl (18a) suggerisce che la «Ringkomposition » (cf. w.
R ic h t e r , Exegese als Literaturwissenschaft [Göttingen 1971] 79) sia in
funzione deirinserzione délia formula mâqôm e della lista dei partecipanti.
La cosiddetta « decima ‫ ﺀ‬israeiitica antica 199
Si aboliste la consumazione dell’offerta nei santuari locali (cf. 12,13b)
e la si concentra al santuario centrale (cf. 12,14). L'offerta è qui con-
siderata come oggetto d’un banchetto sacro; il suo carattere di
offerta sacra a Jliwh (cf. 14,22*) e il suo senso di « imbandigione » è
favorito:
— dal fatto che una concentrazione della rnsr sarebbe inspie-
gabile, se essa non fosse già una offerta cultuale (1), cioè una im-
bandigione a Jhwh (cf. Am 4,4b; Deut 14,22);
— dal fatto che una consumazione deila m s r davanti a Jhwh
presuppone che essa sia stata già offerta a Jhwh e, come tale, le con-
viene bene ‫ ال‬nome di «imbandigione» sacra; infatti, ‫ ال‬banchetto
sacro segue all’offerta dei frutti a Jhwh.
— dal fatto che una offerta «imbandita» a Jhwh è per sua
natura iibera, cosi da escludere ogni carattere di tributo ٠ d’imposta.
Questo viene ulteriormente escluso dal fatto che l’offerta è destinata
ad essere consumata dall’offerente in un banchetto sacro.

b) La destinazione della m*sr al banchetto sacro: Deut 14,22-27 *

La prima redazione centralizzata deirantica legge di 14,22*


avviene in corrispondenza con la prima redazione (2) deUa legge (3)
suirofferta dei primi nati:
19 Ogni primo nato ٠.. maschio consacrerai a Jhwh, too
Dio . . . . N on ti sarà lecito lavorare col prim o nato dei tuoi buoi,
né tosare i p rim i nati del tuo gregge; 20 li mangerai davanti a
Jhwh, tuo D io , anno per anno, nel luogo che Jhwh avrà eletto.

‫ ) م‬£ f . EißFEEDT, Erstlinge, 157; VON R a d , 73.


(2) I vv. 19b.20aa+b (in corsivo nel tosto).
(‫ )و‬II tosto primitivo di Deut 15,19ss è un tosto centraiizzato, che
si propone la celebrazione annua al santuario único deli’offerta dei primi
nati. La prima redazione della legge riprende gli abusi introdottisi in se-
güito alia sua celebrazione annuale: lo sfruttam ento a domicilio degli
animali destinati al sacrificio di fine anno (19b). I/inserzione di questa
duplice proibizione nel testo precedente avviene, connettendola al pre-
cetto positivo (19a) e racchiudendola per mezzo d ’una nuova prescri-
zione positiva (20aa: Compl - Vb - Ogg), formulata chiasticamente ri-
spetto alia prima (19a: Ogg - Vb - Compl). MERENDINO, Gesetz, 119s,
mi sembra vittim a dei principi della scuola delle forme nella valutazione
delle due proibizioni.
200 N. Airoldi
tu e la tua fam iglia ; 21 ma se avrà qualche difetto, . . . non lo
saerificherai a Jhwh, tuo Dio.
Ció che caratterizza questa nuova ie^^e è raspetto familiare del
pasto sacro, che ritroviamo anche nella lcgge centralizzata sulla
m'ér di Deut 14,22*.23aa*.26b*.27aa:

22 Devi im bandire... ció che esce dal campo anno per anno
23 e mangerai alla presenza di Jhwh, tuo Dio,
nel Luogo che avrà scelto per farvi abitare il suo N om e ٠..
26 . . . e ti rallegrerai tu e la tua famiglia 27 e il levita che è
nette tue c i t t à . . . ( 1).

Da legge mette in risalto la località sacra della *


e ram bito dei partecipanti al banchetto sacro. Da definizione del
santuario come « abitazione del Nome divino » (2) indica a sufficienza
che una nuova corrente del movimento centralizzatore è alTopera,
mentre la formulazione della formula mäqom indica la connessione
di questa redazione con quelle sulla pasqua (16,2.6) e sulle primizie
(26‫ م ( م‬Da prescrizione d’una consumazione «familiare» è certamente
dettata dalla situazione sorta in seguito alla concentrazione e alia
connessione della m s r con l’offerta dei primi nati nella festa di fine
anno.
Come già 12,17s*, anche questo testo prescrive di consumare
alia presenza di Jhwh ció che si è imbandito; i due atti rituali sono

(x) 11 testo proposto diverge, in parte, dal primo strato di ME-


RENDINO, Gesetz, 101, limitato a: «D ^ sollst essen vor Ja h w e ... den
Zehnten deines Korns, deines Mostes, deines Öl s ... und freue dich! »
Brevi osservazioni: — Da formula mäqöm è qui usata come una sola for-
muía assieme alla formula lifnê (S e it z , Studien, 193s) ed esprime l’in-
teresse principale délia redazione (Ju n k e r, 72); —- Da formula ٠attâh
ûbêtekâ è la più semphce per Γelenco dei partecipanti ed è anche la più
antica (cf. 1 Sam 1,21), connessa al vb. smh (cf. Deut 26,11). Come in
26,11 (primizie), la partecipazione del levita al godimento (smh) della
m'sr è qui primitiva; primitiva è, infatti, la formula hallëwi ٠âier bii'ârêkâ
rispetto a 1^,18, dove è retta dal vb. ‫י‬kl invece di smh (12,12; 16,11;
cf. 16,14; 26,11). Da partecipazione dei leviri, favorita dalla esplicitazione
della partecipazione della famigiia, è connessa al riconoscimento dei
loro diritti ministeriali al santuario centrale (18,6ss).
(2) Cf. R. DE V a u x , « De Heu que Yahvé a choisi pour y établir
son nom », Das ferne und nahe Wort (Festschrift D. Rost; Berlin 1967)
219-28.
La cosiddetta « decima » israelitica antica 201
qui in ordine di svolgimento: rimbandimento Çér) e la consumazio-
ne Çkl) alla presenza di Jhwh, uno in funzione dell’altra.
Iva destinazione della m'sr al «banchetto sacro» lascia già sup-
porre che essa «ne répresente pas le dixième de la récolte, comme
l'ont compris la plupart des versions anciennes, mais beaucoup
moins» ‫ ال ; ر م‬fatto, perô, che i testi ci presentano un'unica destina-
zione della rrCír e che ‫ ال‬legislatore non ne indichi un'altra, significa
che essa è Unicamente in funzione d'un pasto sacro familiare ed esclu-
de che possa essere un qualsiasi tributo per Jhwh ‫ر م‬.

c) La quantitá libera della rrCír: Deut 14,22-27*

La seconda redazione di 14,22ss da parte del movimento centra-


lizzatore ( ‫ر و‬riguarda, soprattutto, i vv. 24-27 ed è dettata dal bi-
sogno di facilitare ai lontani la celebrazione dell^ frísr e di provve-
dere al sostentamento dei leviti:
22 Devi im bandire... ció che esce dal campo anno per anno
23 e mangerai alla presenza di Jhwh, tuo Dio, nel I,uogo
che avrà scelto per farvi abitare ‫ ال‬suo Nome, . . . 24 Se il cam-

‫ رم‬P. Buis, Le Deutêronome (Paris 1969) 252.


(2) La convinzione che m'sr fosse la « décima parte » del raccolto
ha suscitato perplessità nelTammetterla corne oggetto d'un banchetto
sacro (cf. K. REuß, Der Pentateuch und Josua [Braimschweig 1893] 514)
٠ ha indotto alcuni esegeti (KißFEEDT, Erstlinge, 49; H o rs t, Privileg-
recht, 74s) a non ammettere che essa fosse destinata únicamente al ban-
chetto sacro; in mancanza di altre destinazioni da parte del legislatore,
se ne suppose qualcuna (KißFEFDT, Erstlinge, 49s), ritenendo del tu tto
fittizia (LißFEEDT, Erstlinge, 51) la destinazione unica della m'sr al ban-
chetto sacro e cercando di giustificare in qualche modo l'assenza d'ogni
carattere d'imposta dalla legislazione sulla m'sr-« décima » (H orst,
Privilegrecht, 75).
(‫ )ﺀ‬La stessa mano redazionale Opera anche in 12,18 (cf. sopra,
p. 198, n. 3), dove — nella scia della redazione medio-centrahzzata —
inserisce precisazioni sulla locahtà e sulla partecipazione alla consumazio-
ne sacra della m'sr: «17 Non potrai consumare nelle tue città l’imbandi-
gione del grano, del mosto e del tuo olio, . . . 18 ma la consumerai davanti
a Jhwh, tuo Dio: nel Luogo che Jhwh, tuo Dio, avrà scelto, mangerai tu,
tuo figlio e tua figlia, il tuo servo e la tua serva e il levita che è nelle tue città,
e ti rallegrerai in presenza di Jhwh, tuo Dio, di tutto rio che sará nelle tue
mani; 19 guàrdati dal trascurare il levita, ٠. ٠ ».
202 N. Airoldi
mino sarà cost lungo per te che non potrai trasportarlo , .. ٠
25 cambierai in denaro , stringerai il denaro nella tua borsa (1 ‫ر‬
e andrai al Luogo che Jhwh , tuo D io , si sarà scelto, ‫ ؤ‬comprerai
cio ‫ ﺀﺀﺀ‬desideri , . . . ‫ ﺀ‬mangerai là , alla presenza di Jhwh ,
e ti rallegrerai, tu e la tua famiglia; 27 e il levita che sarà nelle
tue città, 10 trascurerai, perche ha possesso e proprietà
con te (٩٠
Come già le preeedenti legislazioni centralizzate, si m ette qui
raccento sulla consumazione sacra (v. 20), in vista della quale si
prescrive ai lontani dal santuario di vendere «il prodotto del cam-
po » (٠) e di salire col denaro a Gerusalemme, dove è lecito comperare
roccorrente per la celebrazione délia festività annuale. La prescri-
zione di vendere il prodotto del campo favorisce anche i leviti locali,
che godono della beneficenza del popolo, COSÍ come godono delle loro
imbandigioni sacre.
L ’evidenza che ‫ ال‬prodotto del campo cambiato in denaro non
sia per nulla ‫ س‬tributo di « decima » è sostenuta da queste ragioni:
— ‫ ال‬fatto che ‫ ال‬prodotto del campo, destinato ad essere im-
bandito a Jhwh, sia qui oggetto di permuta (v. 24s) e di donazione
(v. 27) indica che esso puo anche rimanere proprietà del suo padrone
fino alla sua offerta e che ‫ ال‬senso della m'sr non nasce dalla « Iden-
titä t der Opfermaterialien mit den geernteten Früchten »( ٩, per cui

‫ رم‬Fer jad « borsa » si veda 1 Sam 9,8‫ «ت‬Ecco, ho trovato nella mia
borsa (bejâdî) un quarto di sielo d ’argento! », cf. V . 7: « II pane se n ’era
andato dalle loro sacche ».
(*) Si veda 4 ‫ال‬° Strato proposto da MERENDINO, Gesetz, 191s. Brevi
osservazioni: — II sufiisso del vb. ns' si riferisce evidentemente ad hajjöse٠
hassädeh٠, mentre ‫ ئ‬resto del V . 24 è una espansione tardiva, come indica
la formula mâqom (cf. 12,21ab, dove è primitiva) e la motivazione di
benedizione, che conclude la protasi; — La frase ûbehôl ٠âSer tié'âlkâ
nafôekâ imita la formulazione di bekôl ٠âêer-teiawweh naf&kâ, con la quale
fa inclusione in funzione dell’inserimento delle due coppie di sostantivi
che esse inquadrano; essa è, percid, da ritenersi secondaria assieme aüe
due coppie di sostantivi. Lo stesso procedimento redazionale è evidente
in 15,20 (p. 199, n. 3) e in 12,18 (p. 198, n. 3); — Nel v. 27 si ‫ ﻫﻞ>ﻫﻪ‬il
levita al mantenimento da parte dei cittadini (cf. we'âkelû weéâbê'û in
14,29a), ritoccando la legge precedente.
(‫ )ﺀ‬La legge non prescrive, percià, una m'ér, che sia oggetto <ii per-
m uta (v. 24ss) ٠ di donazione (v. 27).
(٩ c . STEUERNAGEE, Das Deuteronomium (G ü ttin g e n 21923) 107.
La cosiddetta « decima » israeiitica antica 203
si escinde che la n is r sia un tributo esigito da Jhwh, considerado
padrone della terra ( ‫; )ل‬
— la libertà lasciata airisraelita di vendere al suo paese il pro-
dotto del campo e di a^uistarne, poi, presso il santuario, secondo il
bisogno, indica che egli è libero di fare l’offerta che vuole; se fosse
il caso d'una « décima », non sarebbe libero d'acquistarsi ció che
vuole, ma dovrebbe acquistare la stessa quantità venduta al paese;
— lasciando libero l’israelita di acquistare presso il santuario
«ció che desidera » mangiare e bere, è evidente che il legislatore ha
di mira il pasto sacro consumato da lui e dalla sua famiglia. Questa
libertà di scegliere gli elementi del banchetto sacro eselude che si
possa trattare mínimamente d’una « décima ».
Il senso délia prescizione casuística è ben chiaro, se si tien pre-
sente che la facilitazione di vendere e comperare è concessa ai lontani
dal santuario, non tanto a motivo delle loro maggiori difficoltà nel
trasporto della « decima » del loro raccolto, ma perché devono mu-
nirsi del sostentamento necessario alTintera famiglia (moglie, figli e
servitú) durante la settimana (16,13) di festa al santuario, cioé del-
le imbandigioni (pl.: Am 4,4; Deut 12,?.11).
Conduciendo, si puô dire che l’analisi delle diverse fasi délia le-
gislazione centralizzata sulla frísr cultuale mostra chiaramente che
essa è ritenuta una offerta libera, imbandita a Jhwh e consumata
in sua presenza dagli israeliti, uniti alie loro famiglie e ai leviti locali,
in occasione délia f e s t a di fine anno (2). 11 suo carattere di offerta

‫ رم‬È la « Anschauung » di A. BERTIio e e T, Deuteronomium (KHC 5;


Freiburg i. Br. 1899) 46; S t e u ERNAGEi A 196; G. E. W r ig h t , The Book
٠/ (IB 11; Flew York 1953) 424; w. L. M o r a n , « Deutero-
nomy », in: A New Catholic Commentary on Holy Scripture (London
1969) 256-81: 268; ma i testi addotti (Gen 47,23: imposta secolare!
Lev 25,23: senza nesso con la m'sr) non la sostengono.
(2) Ciô è più evidente nei testi sulla m'sr umanitaria, celebrata alia
fine (miqsëh: 14,28) del 3o anno dopo l’anno sabático, in sostituzione
di quella cultuale. Altri argomenti sono offerti dalla redazione finale dei
testi legislativi dtn sulla m*5V cultuale: a) la formula lema'an di 14,23b
proviene dalla festa delle Capanne (MERENDINO, Gesetz, 98) deü’anno
di remissione (cf. 31,10), nel quale si leggeva al popolo la Legge, affinché
la imparasse per saper temere Jhwh. La ripresa della stessa formula in
14,23b lascia supporre che anche la festa annuale delle Capanne avesse
lo stesso senso; h) La formula heköröt di 14,23a è strettam ente legata alla
formula m'sr (12,17s; 14,23) e ció lascia supporre che la loro offerta coin-
cidesse (cf. già K e i e , 459; D i e e m a n n , 304; BER‫ ؛‬h o i ,EL 46; H o r s t ,
204 N. Airoldi
cultuale libera (1), destinata al banchetto sacro, iavorisce plenamente
il senso proposto, escludendone il senso abituale di « décima ».

2. L a UEGISEAZIONE UMANITARIA d t n .

Una rrisr non più offerta cultuale, ma « donazione » um anitaria


a favore dei poveri è prescritta in Deut 14,28-29 e 26,12-15. La prima
delle due prescrizioni la istituisce, mentre la seconda suggerisce al-
risraelita una dichiarazione di consegna.
La parte decisiva avuta dai leviti nelTistituzione d’una dona-
zione periodica, in sostituzione dell’offerta cultuale, lascia supporre
che i due testi rappresentino due fasi del primo movimento umani-
tario (2), succeduto al movimento centralizzatore avviato da
Ezechia.

Privilegrecht, 76‫ ت‬M o r a n , 268) nella stessa festività annuale, cio^ ëânâh
beèânâh (15,20‫ ت‬cf. 14,22b: äänäh éânàh). Quest’espressione caratterizza
appunto la festa delle Capanne dall'epoca dei Giudici (1 Sam 1,7) al
profeta Zaccaria (14,16). L’annuale pellegrinaggio a Silo avveniva, in-
fatti, nella festa delle Capanne, come lasciano intendere: — la località,
menzionata in Giud 21,19 come la sede della « festa di Jhwh »; — lo
zebah hajjâmîm offerto da Elcana (v. 21), che è il sacrificio di fine anno,
cf. E. O e á v a r r i , « El calendario cúltico de Karatepe y el Zebah Hay-
yamîm en I Sam », EstBib 29 (1970) 311-25; c) 14,22ss presenta la stessa
terminología di Deut 16,13ss (festa delle Capanne) riguardo alia designa-
zione: — délia raccolta: kol-teb ú 'a t... (14,22), kol-tebü*ätekä (16,15b);
—‫ ־‬del raccolto da offrire: ma'sar degänkä tîrôêka wejishärekä (14,23a),
be’ospekä miggornekä ümijjiqbekä (16,13), e riguardo anche alla gioia:
èmh (14,26b; 16,14.15).
(1‫ ر‬Riconosciuto, nella scia di Wellhausen, da: s. R. D r i v e r , Deu-
teronomy, 172; Y. K a u f m a n n , The Religion ٠/ Israel (London 1960) 190;
DE F r a i n e , <، Prémices 454 , ‫ﺀ‬, lo sostiene in base alio stesso carattere
spontaneo delle offerte associate alla m'sr nel Deuteronomio. Diversa-
mente: M. WEINFEED, « Tithe » in: Encyclopaedia Judaica 15 (Jerusalem
1971) 1158.
‫ ) م‬La priorità di 14,28s rispetto a 26,12ss è favorita anche da questi
fatti: - 14,28s istituisce la m'ér umanitaria e, perciô, viene supposto
da 26,12ss; — la denominazione senat hamma^âàêr data alla ricorrenza
delTistituzione (26,12) indica l’importanza sociale che questa è venuta
assumendo col tempo; —‫ ־‬lo Stile di 26,12s im ita quello di 14,28s. Una
datazione pregiosiana è suggerita anche dal fatto che l’attestazione di
2‫ة‬,‫س‬ è probabilmente prescritta per i santuari locali (cf. sotto, p. 208,
n. 1).
Iva cosiddetta « decima » israelítica antica 205

1) L ’istituzione della fns r umanitaria: Deut 14,28-29

I,a legge prescribe agli offerenti di versare ai poveri delie loro


eittá rintera m s r di quelTanno;
28 Al termine di tre anni porterai fuori rintera imbandi-
gione (tncfsar) del tuo introito di quell’anno e la depositerai
nelle tue città; 28 e verrà il levita, poichè non ha possesso e
propriété con te, lo straniero, l’orfano e la vedova, che sono
nelle tue città, e mangeranno e si sazieranno, COSÍ che Jhwh,
tuo Dio, ti benedirà in ogni tua opera manuale intrapresa (1).
Il senso dato a rrísr s’impone, considerando che ٠et-kol-mofsar
tebû*àtekâ è destinata al sostentamento dei poveri (we'àkelû wesâbê*u)(2),
cosl come la mcfsar degänkä tîrôSkà wejishärekä (v. 23a) è oggetto
d’un banchetto sacro; in altre parole, si invitano gh agricoltori a
mettere a disposizione dei poveri della città tutto il grano, il mosto
e l’olio, abitualmente usati per la «imbandigione» sacra di fine anno.
Iv’uso di tn'ér per designare la parte da dare ai poveri è comprensi-
bile, poichè essa coincide col quantitativo abitualmente preso dal-
l’introito annuo (tebu'ätekä) per la « imbandigione ». I/espressione
٠et-kol-m a'sar.. ٠ è dettata dalla nuova destinazione della nisr: come

donazione umanitaria, essa non è più soggetta a contaminazioni ( ‫ر و‬


e a limitazioni di genere.
Ea donazione avviene « al termine di tre anni ». Questa deter-
minazione temporale dipende dall’anno sabático (4), di cui tratta il
contesto successivo (15,lss), per cui è probabile che la donazione
avesse luogo a metà del ciclo sabático (6), in modo che « l’anno della
rrísr » (26,12) s’alternasse con « l’anno della remissione » (15,9), nel
quale è già consuetudine antica di abbandonare la terra, « afíinché
mangino Çkl) i poveri del popolo » (Es 23,-10).

‫ ) م‬II t e s t o è p iù p r o b a b ilm e n te u n ita r io e s e n z a a g g iu n te r e d a z io n a li


(c. MERENDINO, Gesetz, 102).
(2) Iva fo r m u la su g g e r isc e c h e la m'sr è m e s s a a d is p o s iz io n e d e lle
q u a tt r o c la s s i so c ia li p o v e r e in v i s t a d ’u n lo r o im m e d ia t o e su ffic ie n te -
m e n te p r o lu n g a to s o s te n ta m e n to (cf. DnjyMANN, 3 0 5 ; OETTEI, 6 2 ).
(‫ )و‬Cf. sopra, p. 19?, η. 1.
(٠)' C om e r ic o n o s c o n o KEIE, 4 5 9 s e i c o m m e n ta to r i s u c c e s s iv i.
‫ ) م‬Il supporla anche al sesto anno, come fanno i commentatori da
Keie, 459s a Buis, 254, non è senza difficoltà, poichè la stessa espressione
ricorre in 2 ^ e 18,10 e miqsëh non favorisce un senso distributivo in
14,28a. Deut 26,12 dipende da qui.
Bíblica 55 (1974) 14
206 N. Airoldi
Queste leggi sociaü d’ordine sabático ‫ة‬0 ‫ س‬integrate da leggi
annuali, come l‫״‬abbandono annuo dei frutti dimenticati del campo,
della vigna e delTuliveto, a vantaggio « dello straniero, deirorfano e
della vedóla» (Deut 24,19-21‫ ؛‬Lev 19,9-10), e la cessione al «levita»
di una parte dei frutti raccolti dal campo (Deut 14,27). Questa elar-
gizione lascia supporre i leviti alio stesso livello sociale debe altre
catégorie povere, cioè alio stato di gër senza hëleq wenahäläh (18,1s;
14,27b.29a), al quale il mo^dmento centralizzatore ‫ ال‬ha ridotti, pri-
vandoli d’ogni funzione.
^/invito fatto agli agricoltori a ceder loro parte del « prodotto
del campo» destinato alla «imbandigione» annua (14,27) fu ‫ ال‬primo
riconoscimento dei loro diritti civili, che si conclude nel diritto ad
avere anche tu tta la tn s r cultuale del 3° anno dopo ranno sabático
(14,28s) e a condividerla con le altre classi sociali povere, aggregatesi
a loro nelle stesse rivendicazioni s o c ia l Le tappe dei loro successi
sono testimoníate dalle diverse leggi, che ammettono ‫ ال‬loro aggre-
garsi ‫ ﻟ ﻪ‬capofamiglia (26,11: primizie) e alla famiglia israelítica
(16,11.14: feste). Se in occasione della «imbandigione» ‫ ال‬troviamo
ancora soli (14,27aa12,18 ‫؛‬s), in occasione delTofïerta deüe primizie
$٠٥٠ accompagnati dal gër (26,11), mentre nella festa delle Settimane
e deUe Capanne (16,11.14) sono associati con le altre tre classi sociali
povere. Queste stesse classi sociali d’ogni città acquistano in Deut
14,28s ‫ ال‬diritto di godere periódicamente coi leviti di tu tto ció che le
famiglie destinano an u alm en te ‫« ﻫاله‬imbandigione».

2) La dichiarazione di Deut 26,12-15*


26,12-15 presuppone 14,28s e lo integra, proponendo airisraelita,
che ha consegnato la sua tn s r umanitaria, una dichiarazione in mérito:
12 Quando avrai finito di «far imbandire» (la'éër) Vintera
imbandigione (ma'àar) del tuo introito nel terzo anno, Vanno délia
imbandigione (ma'àéèr), ٠ ٠ . ‫ ول‬dirai alla presenza di Jhw h , tuo
D io : « Ho rimosso da casa ‫ ال‬consacrato e già Vho dato al le -
vita, al forestiero, alVorfano e alla vedova, secondo ogni tuo
comando impostom i, . . . 14 Non ne ho consumato nel mio lutto,
non ne ho asportato come im puro, non ne ho regalato ad un
morto: ho obbedito a Jhwh, mio Dio‫ ؛‬ho fatto secondo tutto
ció che m i hat comandato. ‫ ول‬Guarda dalla tua sacra abitazione,
٠ ٠. ‫ ﺀ‬benedici il tuo popolo, Israele. ٠ ٠ )‫م«(ل‬

‫ ) م‬Il testo redazionale, che include un formulario più antico, è


La cosiddetta « decima ‫ و‬israelítica antica 207
L ’interpretazione di la se r come forma h i f í l (con h sincopata:
l*ha'ai%Y = la'êêr) ‫ رم‬del vb. 'sr, nel senso che proponiamo, conviene
bene al contesto del formulario litúrgico primitivo. La frase intro-
duttiva (2) kî tekalleh la'ser lascerebbe intendere che il rito dell'of-
ferta della m i r cultuale fosse análogo al rito centralizzato delle pri-
mizie (26,3b.4), nel quale il sacerdote accoglie la dichiarazione del-
l*offerente e compie ra tto d'ofîerta davanti a lis ta r e di Jhwh. È
forse probabile che la frase iniziale sia rimasta col suo senso anche
nella rielaborazione subita dal redattore umanitario (8), che ra d a tta
per una dichiarazione di consegna da recitare directamente a Jhwh.
L'attuale prescrizione impone all’israelita d’attestare davanti a
Jhwh d’aver messo a disposizione dei poveri la m'sr, senza averne
sottratto nulla per ragioni d'impurità. 11 senso di questa attestazione,
imposta davanti alla divinitá, non si esaurisce certamente soltanto
nel fatto di sollecitare l'offerente all’osservanza del precetto divino,

in corsivo: — éenat hamma'âàêr è in apposizione come lo è i enat haiiemittäh


in 15,9 (cf. S e it z , Studien, 249, C. M e r E n d i n o , Gesetz, 372)‫ —* ؛‬betäme٠
è qui inteso in funzione appositiva di mimmennû, cf. CAZEEEES, «Sur
un rituel du Deutéronome (Deut xxvi, 14) ٠, RB 55 (1948) 65‫ ؛‬É . D h o r m e ,
La Bible, L ’ancien Testament, I (Bible de la Pléiade) 586: « qui fût im pur»‫؛‬
H. J u n k e r , Das Buch Deuteronomium (Würzburg 1955) 520: «das unrein
war »‫ ؛‬il donatore è tenuto ad attestare di non aver sottratto nulla della
m'ir abituale. II senso e la posizione dell’attestazione manifestaño chiara-
mente rintenzione integralista del legislatore in contrapposizione a quella
qualitativa del liturgista (1 e 3 dichiarazione negativa, dettate dal ca-
rattere «sacro» della m'sr\ cf. 1 4 , l b 22.3 1 ‫־־‬ *:proibizione del lutto e di
cibi abominevoli, motivate dalla «consacrazione » del popolo a Jhw h)‫؛‬
— mimmetôn qodiekä è (hfficilmente secondario rispetto a m in-haiia‫־‬
majim (c. MERENDINO, Gesetz, 373), se si considera che Sal 68,6 contiene
il motivo della permanenza in Cielo (bimetôn qodiô) associato a quello
delTinteressamento per gil orfani e le vedove (6a), qui benefician della

‫ رم‬Cf. K e i e , 606‫ ؛‬D ie e m a n n , ^61; O e t t e i , 88‫ ؛‬le grammatiche


(G.-K. 53 ١٤‫ ؛‬B.-L. 25 a') e i vocabolari (G.-B. 625‫ ؛‬KÖNIG, 352‫ ؛‬K .-B .
742).
(٠) Cf. MERENDINO, Gesetz, 376‫ ؛‬e s s a le g a a ll’a p o d o si (we’ämartä. .(. ٠
‫ ))ﺀ‬La forma la'sër è intesa come qal (LXX, ma cf. E. KÖNIG, Das
Deuteronomium (KAT 3‫ ؛‬Leipzig 1917) 180), pi'êl (S. O e t t e i , Das Deu‫־‬
teronomium und die Bücher Josua und Richter (München 1893) 88; D r iv e r ,
290‫ ؛‬STEUERNAGEE, 94‫ ؛‬BERTHOEET, 81) oppure come forma mista (Z0-
REEE, Lexicon, 633). Dietro suggerimento di N. Lohfink l'intendo invece
corne hif'îl di *ir / nel senso debole di « bewirken, daß eine Weihe ge-
schieht ».
208 N. Airoldi
come avverrà in seguito, ma sta £orse nei fatto ehe Γattestazione era
prescritta nei santuari locali (1), privi di altare e di clero.
II carattere umanitario della prescrizione, c^e si integra a quella
della istituzione della m'sr, testimonia ancora la costante provvi-
denza dei re di Giuda verso i deboli (cf. Sal 72,2s.l2ss), in accordo
con rurgenza sociale della predicazione profetica (cf. Is 1,10 20‫ت־‬
Ger 7 ‫ ־م‬7 ‫ت‬22,3 ‫ت‬cf. Zac 7,7.9).
Concludendo, si puô dire che il cambiamento di destinazione
della m i r del settimo anno, cioè la sua consumazione da parte dei
poveri, invece che da parte della famiglia al santuario, non cambia
1‫ ؛‬senso che ha come « imbandigione » cultuale: si tra tta Sempra della
imbandigione annuale, alia quale si permette un cambiamento di
destinazione una volta ogni sette anni.

‫ ) م‬L/esistenza di santuari locali nel regno di Giuda, dopo la rifor-


ma di Ezechia (cf. Y. A h a r o n i, « Arad: Its Inscriptions and Temple »,
BA 31 [1968] 2-32), permette una nuova interpretazione della formula
lifnê di 26,13aa. Iya formula non sembra indicare che Γattestazione sia
da farsi a cielo aperto ( K n o b e e ; K e i e , 506‫ ث‬OETTEI, 8‫ ﺗﻮ‬KÖNIG, 181;
C e a m e r , 676; J u n k e r , 2520; VON R a d , 116) ed eselude che sia da farsi
al santuario centrale (R ie h m ; S c h u e t z ; ^ i e e ^ a n n , 361; D r i v e r , 290;
STEUERNAGEE, 95; BERTHOEET, 81; K r ä m e r , 487; M a r t i , 308; M a c K e n -
ZIE, 280; Buis-I/ECEERCQ, 117; M o r a n , 273; Buis, 349): — poichè le
manca qualsiasi contrapposizione (cf. ‫ل‬2 , ‫ل‬7‫ ) ة‬col precedente bii'ärekä
(v. 12b; cf. sopra, p. 198); — poichè non è preceduta o seguita dalla
formula mâqôm, come in 12,5.11.18; 14,23; 15,20; 16,11; 26,2b; o dal-
ravverbio sostitutivo iâm (18,7; 14,26) per indicare il santuario centrale;
— perché la formula semplice di 26,5 è integrata dalla precedente for-
muía centrahzzata di V. 2b nel contesto preciso delle primizie (1-11),
mentre nel V. 13aa essa appartiene ad un contesto diverso (12-15). Poiché
essa riceve il suo significato dal proprio contesto (cf. KÖNIG, 181), nel
contesto della m 'ir umanitaria la formula indica probabihnente soltanto
i santuari locali non prima (VON R a d ) , ma dopo la centralizzazione: — poi-
chè l’attestazione di 26,12ss presuppone ristituzione postcentrahzzata
della m'sr umanitaria (14,28s); — poichè una attestazione (*mr) in loco
è favorita dalla donazione in loco (bis'ârêka): si tra tta di due azioni
successive, un lasso di tempo tra le due è improbabile, almeno per la do-
nazione deirultim a parte della m'sr; — perché Γattestazione d ’aver con-
segnato la m'sr umanitaria non ha senso, se un sacerdote potesse con-
trollarlo; l’assenza dei sacerdoti dai santuari locali era conseguenza del
movimento centralizzatore (Deut 18,6ss; cf. J u n k e r , 106; 2520; B uis-
D e c e e r c q , 167; Buis, 349.
La cosiddetta « decima » israelítica antica 209

Ή senso dedotto dai testi ugaritici e verificad nei tosti biblici


preesilici si è, quindi, rivelato probabile e vantaggios©, in quanto
offre una migliore spiegazione dei testi e permette di riscoprire il ge-
nuino valore religioso della w'sV, come offerta cultuale imbandita a
Jhwh e consumata alla sua presenza nella grande festività d'Israele
lungo tu tto il periodo della monarchia.
La domanda che, alla fine, ci si pone è senza dubbio: corne si
sia arrivati, dopo resilio, ad intendere il termine rnsr nel senso di
« décima », cioè come un tributo dovuto ai leviti (Num 18,21ss) e,
in parte, anche ai sacerdoti (18,25ss). Una risposta ha la sua premessa
nel carattere délia rrisY, corne « donazione » umanitaria per i leviti
e le altre classi sociali povere nell’ultimo stadio délia legislazione
dtn, e deve considerare quei fattori politici e religiosi, che influirono
nella realizzazione délia teocrazia postesilica e delle sue istituzioni
religiose.
Tra i fattori politici va considerata la « décima » secolare, atte-
stata già in Ugarit corne contribuzione cittadina, percepita anche
dagli intendenti del Re ٠ accordata loro assieme alle città (1). Questo
carattere di « donazione » délia nCér in Ugarit è condiviso anche dalla
« décima » secolare Çsr / / , qal) israelítica, cosi corne è prospettata
in 1 Sam 8,14s, dove si minaccia che il meglio dei fondi e dei frutti
sarà devoluto ai servi, ai cortigiani e agli uificiali del Re (2). L ’e-
sercizio di questa « decimazione » da parte degli assiri e dei babi-
lonesi in Israele e, poi, in Giuda ci permette di capire come nella

‫ ) م‬Cf. j . N o u g a y r o i ,, Le Palais Royal d’Ugarit, II I (Paris 1955)


93; P RU III, p. 146s.69s.
1 ‫ رم‬Sam 8,15.17 non vuol prospectare la carta giuridica délia mo-
narchia, ma gli inconvenient! e gli abusi dispotici abituali rispetto allo
stato libero, nel quale gh Israeliti vivono (cf. L. A r n a i ,d ic h , Biblia Co-
mentada [Madrid 1961] 218). II tosto non dice, pereiá, che si praticasse
la « decima » secolare sotto la monarchia; il tributo esigito dai re israe-
lffici non coincide con la « decima » (cf. Am 7,1: primo taglio del fieno;
1 Sam 17,25: tassa di famiglia; 1 Re 4,7ss: approvvigionamenti mensili;
2 Cron 17,5: la minhäh; cf. Bz 45,13-16); cf. j . B e n z in g e r , « Taxation
and Tribute » in: Encyclopaedia Biblica (London 1903) col. 4905-4916.
Si puô, percib, supporre che il testo dtr sia esilico e presentí al lettore la
situazione pohtica ben nota degli Ultimi anni délia monarchia, quando
i babilonesi imponevano il loro sistema tributario.
210 N. A ir^di

teocrazia postesilica la m s Y richiesta ‫ ﻣﻢﺀ ﻟﻪ‬0 ‫ ﻣﻞ‬diventa una <٢dona-


zione » eoneessa ai í,eviti per ‫ ال‬servizio da 0 ‫ ﺀﻣﻞ‬prestato nel tempio
di Jhwh ^ e (‫( )د‬Num 18,21s).
Tra i fattori religiosi, che £‫ﻣﻬﻢﺀﻳﻢ^ه‬ certamente la donazione
d'una w'sV-tributo al clero, va considerate l’inftusso del culte babi-
lonese, nel quale è attestata — a partiré dal 600 a.c. — la pratica
deüa «décida» ‫) م‬. Per le sue caratteristiche essa si discosta net-
tem ente dalla niSr dtn e aráicipa queUa postesilica, poiché si estende
anche a^li animali (cf. Lev 27,32s) ed è versata principalmente nel
Tempio, spoglia d’ogni carattere personale e priva del suo aspetto
cultuale primitivo.
Queste duplice inâusso politico e religioso contribui senza dub-
bio a configurare la w*5V‫־‬tributo neiristituzione délia teocrazia post-
esüica e sotte di essa (cf. Neem 10,38b; 13,12; Mal 3,8.10). Il carat-
tere tardivo deUa pratica è confermato dal silenzio di Ez 44,29s ri-
guardo alla ‫ ال ﻧﻒ*ﺀﺀﺀ‬termine è da lui impiegato solo nell'accezione nu-
merica (Ez 45,11.14), che segna ‫ ال‬passaggio verso il nuovo significato
del termine usato neüa nuova legislazione postesüica per ristituzione
délia « décima ». Sotto l'influsso délia nuova istituzione si reinter-
pretarono i testi legislativ! dtn e si adattarono per la lettura sinago-
gale. Quest’interpretazione guidaica fu canonizzata dalle versioni an-
tiche e trasmessa fino a noi.

‫ ) م‬Cf. M. W E iN F E iyD , «The Covenant o f Grant in the ‫ ه‬1‫ ه‬Testament


and in tee S c i e n t ^ea^ East», JA O S (1979) 184-203: 201.
‫ ) م‬Cf. 0. EißFEi/DT, « Zum Zehnten bei den Babyloniern », Fs.
Baudissin (BZAW 33; Giessen 1918) 163-74; M. A. D a n d a m a j e w , «Der
Tempelzehnte in Babylonien während des 6.-4. Jh. V. u. z », Fs. F.
Altheim, I (Berlin 1969) 82-90.
‫آلﻣﺂورلم؛‬

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