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I. I testi ugaritici
Ci si limita qui alTesame dei tre passi poetici, nei quali ricorre
il vb. con un senso ben preciso; si tra tta di ٠nt I: 2 ; وAqht VI:
30s; 125 I: 40s.
II senso di esr nei tre testi fu determinato, dapprima, in base
all’etiopico '-s-r «invitare ad un banchetto » (3), e poi ci si riferi
il senso dei termini. Già in Études sur te Code de l'Alliance (Paris 1 و46ر
82 si ricavava il senso di dénia' « vin frais ﺀdal sost. dim'äh, attribuendogli
un senso che non ha neppure in Is 16,9: il primo stico *ebkeh bibkî « pian-
gerô col pianto d i . .. » suggerisce, infatti, di tradurre *ârajjâwek dim'âtî
con « ti irrorerô con le mie lacrim e.. ٠ », poiché si tra tta d ’un compianto
su Moab per la devastazione aw enuta, non in atto. La limitazione di
senso per mHê'âh « raisin » è ancor più evidente, poichè sia in Deut 22,9
sia in Num 18,27 il sost. ha un senso più ampio: nei primo testo abbrac-
cia, infatti, non solo il prodotto délia vite, ma anche il raccclto délia
vigna, poichè si prcibisce di seminarvi due specie diverse; nei secondo
testo non si è tenuto conto che: si tra tta d ’un testo tardivo che prescrive
ai leviti di offrire la décima parte délia « décima » ricevuta dal popolo,
affinché valga per loro kaddägän min-haggören wekameU'äh min-hajjäqeb:
il contenuto dell’espressione non puô, perciö, differire da quello ormai
tradizionale délia m'àr deuteronomica e mHe'äh indica, qui, sia il vino
che l’olio; i frutti del tino (jeqeb) non si limitano, infatti, al vino, ma
comprendono anche l’olio, come è evidente da Gioele 2,24« ؛Le aie sa-
ranno piene di grano / e i tini (jeqâbîm) traboccheranno di mosto e di
olio»; Os 9,2 (cf. H. w. W01.FE, Dodekapropheton, I: Hosea [Neukirchen
1966] 198, e altti commentatori modemi); Giob 24,11 illustra come «le
uve e le olive si pigiavano in frantoi scavati nei suolo roccioso, in cam-
pagna, presso i filari sia delle viti sia degli ulivi », A. V a c c a r i , La s. Bib-
bia (Firenze 1963) 880.
رمCf. C a z e w .e s , « La dîme », 133.
« رمLa dîme », 131, n. 1. Cf. c. BrockEEM A NN, Grundriss der verglei־
chenden Grammatik der semitischen sprachen (Berhn 1908) I, 380s, che
enumera come sostantivi concreti: maqhèlîm « Versammlung », massebäh
« Stele » e, dopo alcuni « Werkzeuge », mispêd « Klage », mizbeah « Altar ».
) مT. H. GASTER, « B a 'a l is ris e n ..., An Ancient Hebrew Passion-
Play from Ras Shamra-Ugarit », Iraq 6 (1939) 109-143: 131, n. 90.
182 N. Airoldi
all’arabo ءâSara « associare con » ( )لe aü'accadico asäru «provve-
dere» (2). Il senso stabilito su queste basi filologicbe fu proposto e
mantenuto da H. L. Ginsberg (3), da G. R. Driver (4) e da ]. Aist-
leltner nel suo vocabolario: (sr I « ein Gastmabl geben, bewirten » ( و.ر
Il senso proposto da c. Gordon nell’Ugaritic Handbook (1947)
e accettato da H. Cazelles è stato apertamente respinto da É. Li-
pinski a favore del senso prevalente, filológicamente più fondato e
applicabile nei tre passi poetici nei quali ricorre (6). Per esprimere
الsenso di questo verbo in italiano, in modo che si applichi nei tre
passi, ci serviamo deüa convergenza semántica del sost. ug. ($rt
«banchetto» col sost. etiop. *asür « convito », che suggerisce per ال
vb. '$r الsignificato primo di «convitare, imbandire », che qui inten-
diamo nel senso di «far convito », «preparare e disporre le vivande
sulla mensa del convito»; « imbandire » implica con ció l’ofierta delle
«imbandigioni».
L ’esame dei tte testi, nei quali ricorre الvb. *£r, ha mostrato
come esso sia in relazione al servizio di tavola svolto da un servo
Çnt I: 9), da Baal neü'assegnare la vita eterna (2 Aqht VI: 30-31)
e da un re (125 I: 40-41). Si tra tta d’un verbo che ricorre in contest!
prandiali e الsenso proposto dalla maggioranza degli ugaritisti è
certamente appropriato.
Ora, questo senso puó essere partecipato anche dal vb. ebr.
*ér, se esso ricorresse in uno stesso contesto prandiale e festivo come
nei testi ugaritici. Nel caso si distinguerebbero anche in ebr. due
radici 's>, come già si distinguono nelTugaritico, neirarabo e nel-
Γetiópico (1). La corrispondenza della rad. ebr. 'sV con *ár si fonda
sulla loro derivazione da un’unica forma protosemitica '572 ) )־. Ció
Bíblica 55 ( 1 7 4 )و 13
190 N. Airoldi
I/a loro caratteristica più genuina è di essere una offerta libera
e spontanea, come le altre offerte nominate. La conferma è data dal
Codiee dtn, nel quale esse sono aneora tali (cf. 14,26). Anche الloro ca-
rattere sacro è presupposto dalla legislazione dtn, che vuol stabilire
solo nuove modalità di luogo (12,17s) e di partecipazione (14,24ss).
Il testo di Amos non offre, perciö, alcun indizio che si tra tti d’un
tributo e الsupporlo porta a interpretazioni F e rra n ti (1).
(1 رCol presupposto che si tra tti della « décima ٠, molti commenta-
tori interpretano lislôset jâmîm in senso distributivo (cf. sopra, p. 188,
n. 1) e identificano la m'sr cultuale di Am 4,4s con quella umanitaria di
Deut 14,28s e 26,12ss: a parte la confusione, si anticiperebbe la m'kr
umanitaria, connessa alla centralizzazione del culto, già ai tem pi di
Amos ؛Nel considerare la quantità della « décima ٠, F . NÖTSCHER, Amos
(Würzburg s1957) 724, si chiede addirittura, se la consegna non durasse
tre ﻟﺞ0أس
) مVedi WoivFF, Hosea, 196; R u d o l p h , Hosea, 174.
(3) Vedi A. DEISSEER, « Osée ٠, in: Les petits Prophètes (PiR O T-
ﺳﻪ VIII, 1; P a r is 1961) 91.
La cosiddetta « decima ٠ israelítica antica 191
monarchico (1 Sam 10,3; c£. 1,24). Si consideri, poi, che l'impcssi-
bilità ad offrire vino e pane durante resilio (v. 4) è connessa all’impos-
sibilità di disporre dei frutti delicia, del frantoio e del torchio (v. 2),
che sono الجelementi della m ir dtn (12,17: grano, mosto, )© اله, per
cui il V. 4 considera forse gli elementi principali dell’offerta vegetale
imbandita. In fine, il testo الcaratterizza come una ofierta a Jhwh ()ل
e الassocia all’ofierta dei sacrifici, COSÍ che vige qui la stessa associa-
zione di Am 4,4b. Un tratto in più è l’allusione alla loro consuma-
zione abituale (2), che completa il quadro d'una «imbandigione» sacra
nella festa di fine anno.
In breve, Os 9,4 annuncia ad Israele che presto si troverà nel-
rimpossibilità d’offrire a Jhwh, طoccasione délia grande festa del-
l״anno, الجelementi principali délia « imbandigione ».
oppure che non fosse ancora richiesta nel culto antico ( D r i v e r , Deutero־
nomy, 169).
) مNel contesto di Deut 14,22 - 15,23 le due leggi stanno in un rap-
porto d'inclusione, in quanto si tra tta di offerte annuali rispetto aile
scadenze settennali delle altre tre leggi (14,28s; 15,lss; 15,12ss). Per 14,28s
si veda p. 205, n. 5.
(a) Riconosciuta dai I/XX e da molti commentatori: DilyEMANN,
240; N o w a c k , 203; STRACK, 235; HOEZINGER, 93; CLAMER, 203; N o t h ,
152; EißFEEDT, Erstlinge, 32s. Contrasta la tendenza di alcuni modérai
nel voler fissare un senso concreto e preciso per i due sostautivi: H e i -
NISCH, 184 e ZERAFA (vino e olio); C a z ee e E S , Études, 82 (uva e vino),
seguito in parte da COUROYER, 109; S t r o e t e , 176s; £E F r a i n e , « Pré-
mices » in SDB, Pasc. 43 (Paris 1968) col. 452.
( )ﺀCf. già 0. EißFEifDT, Erstlinge, 32s.
(٠) Cf. N. A i r o e d i , « Esodo 22,28a: Esphcitazioue ritardata »,
Bib 54 (1973) 63-64.
(5) Ea stessa concezione emerge uella successiva letteratura sacer-
dotale, che chiama le vittim e « l’alimento divino » (Eev 21,6.8.17.21.22;
Num 28,2; cf. Eev 3,11.16; Num 28,24; Mal 1,7) ed è rifiessa in Sal 50,12ss.
La cosiddetta « decima » israelítica antica 193
come un invito ad imbandire sollecitamente un’offerta vegetale ()ل
a Jhwh coi frutti del campo.
) مPer köl ríferito a due sostantivi si veda: Bccli 2,14b; 3,19 (sug-
geritomi da N. Dohfink); 6,6; 7,15; 9,2.3; Prov ^2,2 (suggeritomi da
M. Dahood). Vale qui, in particolare, Bccli 19,19: « In gozzo^glie si
consuma il pane (lehem) / e il vino (jajirí) che allieta la vita, / e il denaro
supplisce ad e^ram b i (٠et-hakköl) ﺀ, cf. C. D. G in s b e r g , Coheleth (Dondon
1861) 291.445.
(2) A . D ie e m a n n , Die Bücher Numeri Deuteronomium und Josua
(Deipzig 21886) 305s; C. STEUERNAGEE, Deuteronomium und Josua (Göt-
tingen 1900) 54; H. J u n k e r , Das Buch Deuteronomium (HS 11,2; Bonn
1933) 72; cf. DE F r a i n e , « Prémices », 450.
(3) D i e e m a n n , 3 0 5 s .
La cosiddetta «decima» israelítica antica 195
q u a n tità frazionaria delTintero raccolto nei testi d tn risulta, in par-
Hcolare, dalla destinazione della mHr cultuale al banchetto sacro e
dalla sua q u an tità libera.
11 rapporto di derivazione delTuna dall'altra mHr, stabilito dalla
critica storico-letteraria (1), conduce ad esporre queste ragioni e a
verificare il nuovo senso per Hr e m s r , seguendo le diverse fasi di
sviluppo dei testi legislativi dtn, in modo d ’averne un quadro orgánico.
Jahr) ed una triennale (14,28: Nach Verlauf von drei J a h re n ...) assieme:
non vien spiegato come la prescrizione umanitaria di 14,22 sia stata
integrata nel senso d ’una prescrizione religiosa (14,23ss),· rin tera costru-
zione crolla, dal momento che الvb. lsr esprima «die Beziehung zu Jahwe »,
che sembrava mancare.
(l) Si veda: M e r E n d i n o , Gesetz, 96s: SEITZ, Studien, 192.
( )ﺀRispetto ad hajjöse* haisädeh, l'oggetto diretto *et-kol-tebü*at
zar'ekä è redazionale, come indica: a) la terminología di stampo dtn:
tebû'âh ricorre in due passi redazionali (16,15: 22,9 ؛cf. MERENDINO,
Gesetz, 136.25?) e nei testi tardivi riguardanti la m ' s Y umanitaria (14,28:
26,12): zera* ricorre in senso proprio in 11,1628, 38 :22,9 ؛: qui e in 22,9
ha probabilmente الsenso di « raccolto » (cf. Is 23,3: Lev 2?,36: B r o w n -
D r iv e r - B r ig g s 282a), per cui « ciö che esce dal campo » (apposizione)
è l'insieme dei prodotti e non solo i cereali (c. H o r s t , « Privilegrecht »,
74): )ﺀil senso genérico dell’espressione (cf. già EißFEi/DT, Erstlinge, 164,
n. 3) s'aw icina a quell© di Lev 27,36 (K. EWIGER, Leviticus [HAT 1,4؛
Tübingen 1966] 391).
La cosiddetta « decima » israelítica antica 197
evidente, poichè si tra tta d’una imbandigione, che non richiede al-
cuna determinazione quantitativa, ma solo il necessario per un'offerta.
— Il carattere sacro del gesto (*ér, «imbandire») è sostenuto
dalla denominazione data alla tn s r in Deut 26,13. Infatti, sia nel
formulario litúrgico (1), col quale si attestava d’aver preservato la pro-
pria tn s r da ogni contaminazione «in re funebri », sia nell’attesta-
zione successiva d’averla devoluta ai poveri délia città, la nCsr è
definita haqqôdeS, «il consacrato », cbe ne designa la destinazione
«sacra» (cf. 1 Sam 21,5). Questa presuppone che l’imbandigione dei
prodotti annuali (14,22b) fosse única ed esigesse la loro conserva-
zione e preservazione, prima del gesto d'offerta.
Altre ragioni a favore del senso proposto per 'sr in 14,22 sono
offerte anche dal contesto successivo mentre quelle addotte bastano
ad escludere ogni senso di « decimazione ».
22 Devi im bandire... ció che esce dal campo anno per anno
23 e mangerai alla presenza di Jhwh, tuo Dio,
nel Luogo che avrà scelto per farvi abitare il suo N om e ٠..
26 . . . e ti rallegrerai tu e la tua famiglia 27 e il levita che è
nette tue c i t t à . . . ( 1).
رمFer jad « borsa » si veda 1 Sam 9,8 «تEcco, ho trovato nella mia
borsa (bejâdî) un quarto di sielo d ’argento! », cf. V . 7: « II pane se n ’era
andato dalle loro sacche ».
(*) Si veda 4 ال° Strato proposto da MERENDINO, Gesetz, 191s. Brevi
osservazioni: — II sufiisso del vb. ns' si riferisce evidentemente ad hajjöse٠
hassädeh٠, mentre ئresto del V . 24 è una espansione tardiva, come indica
la formula mâqom (cf. 12,21ab, dove è primitiva) e la motivazione di
benedizione, che conclude la protasi; — La frase ûbehôl ٠âSer tié'âlkâ
nafôekâ imita la formulazione di bekôl ٠âêer-teiawweh naf&kâ, con la quale
fa inclusione in funzione dell’inserimento delle due coppie di sostantivi
che esse inquadrano; essa è, percid, da ritenersi secondaria assieme aüe
due coppie di sostantivi. Lo stesso procedimento redazionale è evidente
in 15,20 (p. 199, n. 3) e in 12,18 (p. 198, n. 3); — Nel v. 27 si ﻫﻞ>ﻫﻪil
levita al mantenimento da parte dei cittadini (cf. we'âkelû weéâbê'û in
14,29a), ritoccando la legge precedente.
( )ﺀLa legge non prescrive, percià, una m'ér, che sia oggetto <ii per-
m uta (v. 24ss) ٠ di donazione (v. 27).
(٩ c . STEUERNAGEE, Das Deuteronomium (G ü ttin g e n 21923) 107.
La cosiddetta « decima » israeiitica antica 203
si escinde che la n is r sia un tributo esigito da Jhwh, considerado
padrone della terra ( ; )ل
— la libertà lasciata airisraelita di vendere al suo paese il pro-
dotto del campo e di a^uistarne, poi, presso il santuario, secondo il
bisogno, indica che egli è libero di fare l’offerta che vuole; se fosse
il caso d'una « décima », non sarebbe libero d'acquistarsi ció che
vuole, ma dovrebbe acquistare la stessa quantità venduta al paese;
— lasciando libero l’israelita di acquistare presso il santuario
«ció che desidera » mangiare e bere, è evidente che il legislatore ha
di mira il pasto sacro consumato da lui e dalla sua famiglia. Questa
libertà di scegliere gli elementi del banchetto sacro eselude che si
possa trattare mínimamente d’una « décima ».
Il senso délia prescizione casuística è ben chiaro, se si tien pre-
sente che la facilitazione di vendere e comperare è concessa ai lontani
dal santuario, non tanto a motivo delle loro maggiori difficoltà nel
trasporto della « decima » del loro raccolto, ma perché devono mu-
nirsi del sostentamento necessario alTintera famiglia (moglie, figli e
servitú) durante la settimana (16,13) di festa al santuario, cioé del-
le imbandigioni (pl.: Am 4,4; Deut 12,?.11).
Conduciendo, si puô dire che l’analisi delle diverse fasi délia le-
gislazione centralizzata sulla frísr cultuale mostra chiaramente che
essa è ritenuta una offerta libera, imbandita a Jhwh e consumata
in sua presenza dagli israeliti, uniti alie loro famiglie e ai leviti locali,
in occasione délia f e s t a di fine anno (2). 11 suo carattere di offerta
2. L a UEGISEAZIONE UMANITARIA d t n .
Privilegrecht, 76 تM o r a n , 268) nella stessa festività annuale, cio^ ëânâh
beèânâh (15,20 تcf. 14,22b: äänäh éânàh). Quest’espressione caratterizza
appunto la festa delle Capanne dall'epoca dei Giudici (1 Sam 1,7) al
profeta Zaccaria (14,16). L’annuale pellegrinaggio a Silo avveniva, in-
fatti, nella festa delle Capanne, come lasciano intendere: — la località,
menzionata in Giud 21,19 come la sede della « festa di Jhwh »; — lo
zebah hajjâmîm offerto da Elcana (v. 21), che è il sacrificio di fine anno,
cf. E. O e á v a r r i , « El calendario cúltico de Karatepe y el Zebah Hay-
yamîm en I Sam », EstBib 29 (1970) 311-25; c) 14,22ss presenta la stessa
terminología di Deut 16,13ss (festa delle Capanne) riguardo alia designa-
zione: — délia raccolta: kol-teb ú 'a t... (14,22), kol-tebü*ätekä (16,15b);
— ־del raccolto da offrire: ma'sar degänkä tîrôêka wejishärekä (14,23a),
be’ospekä miggornekä ümijjiqbekä (16,13), e riguardo anche alla gioia:
èmh (14,26b; 16,14.15).
(1 رRiconosciuto, nella scia di Wellhausen, da: s. R. D r i v e r , Deu-
teronomy, 172; Y. K a u f m a n n , The Religion ٠/ Israel (London 1960) 190;
DE F r a i n e , <، Prémices 454 , ﺀ, lo sostiene in base alio stesso carattere
spontaneo delle offerte associate alla m'sr nel Deuteronomio. Diversa-
mente: M. WEINFEED, « Tithe » in: Encyclopaedia Judaica 15 (Jerusalem
1971) 1158.
) مLa priorità di 14,28s rispetto a 26,12ss è favorita anche da questi
fatti: - 14,28s istituisce la m'ér umanitaria e, perciô, viene supposto
da 26,12ss; — la denominazione senat hamma^âàêr data alla ricorrenza
delTistituzione (26,12) indica l’importanza sociale che questa è venuta
assumendo col tempo; — ־lo Stile di 26,12s im ita quello di 14,28s. Una
datazione pregiosiana è suggerita anche dal fatto che l’attestazione di
2ة,س è probabilmente prescritta per i santuari locali (cf. sotto, p. 208,
n. 1).
Iva cosiddetta « decima » israelítica antica 205
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