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EXW(1-1 Hansc) (11,816) 1}20

serpente, malvagio ed esiziale per natu- ceversa, vi è forse un riflesso dei pen-
ra 2 , deve costituire un elemento essen- sieri molteplici risvegliati dall'immagine
del serpente velenoso, nel fatto che si
ziale nella metafora. Si spiegano co- ha orrore del serpente 3 , che fra esso e
sl le domande: 1twç òuvacri>i: àyaìM. l'uomo vi è lotta a morte e che lo si
ÀaÀEL\/ 1tOVT)pol. onEç; ( Mt. 12,34 ); 1twç uccide 4; nessun ti ferimento, invece, al
contrasto fra levigatezza esterna e mali-
(J)UYTJ'tE cì1tò --rijv xplcrEwç 'tijv -yEÉWT)ç;
zia interiore 5, o all'astuzia subdola del
(Mt.23,33) e 'tLç ÙTIÉOELçE\/vµ~v q>v- serpente6, così come non viene rilevato
ydv ... ; (Mt. 3,7 par., Le. 3,7). il fatto chec in genere i serpenti amano
Il plur. ÉXLOVW\I rende impossibile nascondersi.
che si pensi al serpente dell'Eden; vi- W.FOERSTER

EXW,ll.V'tÉ.xoµcx.L,
cbtÉXW,È\JÉXW,
E\Joxoc;,xcx.·dxw, µE't'ÉXW,
µE'tOXTJ,µhoxoc;, \JOU\JExwc;,
o-uµµhoxoc; 1

-), à.VÉXW,
(l.\lEX'tOç,à.voxn, axrjµa,
~çLç

A. ~XELV NEL GRECOPROFANO


Uno sguardo ai vocabolari rivela qua- le straordinaria ampiezza di significato

2 yEvv-fiµa:·m:sottolinea la naturale spont:•n~i- r,ri/jsgeschichtlicbe Untersuchung zu r J 2,2 J


tà del loro atteggiamento: l'hanno nd sangue, und 2 J 9. Vi si troveranno per esteso tutti
come i loro padri. Cfr. Sc1-1LATTER, Komm.Mt. i testi citati a documentazione e un'esposizio-
e ZAHN, Mt. a 3,7. ne approfondita e particolareggiata.
3 ScHLAT'IER, Komm. Ml. a 3,7. 1 Nel N.T. compaiono vari altri termini com·
4 Si spiega cosl la domanda: come sfuggiranno posti, oltre a quelli che trattiamo qui; ma essi
al, giudizio della geenna? hanno scarso valore teologico. Vi sono compo-
5 H. J. HoL TZMANN, Die Synoptiker' ( r 901) a sti di EXEW con quasi rutte le preposizioni (se-
Mt. 3,7. rie parallela per ì.a1.1f3avEw ). Per lo più ncl
6 STRACK-BILl.ERBECK, 1 574: Cant. r. a 2,q: N.T. è sviluppato in modo particolare uno di
a!'tuto come i serpenti (knhJim =oqiELç). Si trat- questi significati; ad es. È1thELV, rivolgere la
ta, del resto, di un'interpretazione frequente. p,opria allenzione a, come 1tpoCJÉXEW;1taphnv,
presentare, porgere (fino a significare prepara-
~xwx-.ì.. re); nEpLÉXHV talvolta non ha affatto il signifi-
L'articolo che segue si basa su una mia tesi di cato, in genere corrente, di contenere, racchiu-
libera docenza, di prossima pubblicazione, dal dere (detto <li un recipiente e del suo conte-
tirolo: Gott haben. Eine- religions- und be- nuto, e anche in senso cosmico), bensl in Le.
I l.l.l ( U,816) ifxw (H. Hanse)

abbia il termine greco EXHV2 , e questa ticolari, çomc quello di EXEL\I con l'in-
ricchezza si riflette in gran parte nel finito o Jd medio EXEcri)a.t,mentre de-
v'essere <.:onsiJerato a sé l'uso intransi-
N.T. tivo dell'attivo. Senza dubbio nella mag-
gioranza dei casi questo verbo regge
Dobbiamo ad Aristotele la più anti- un oggetto concreto.
ca illustrazione di tale ricchezza. •Ave-
re' costituiva per lui una delle dieci ca- In questa sede possiamo, natural-
tegorie. Egli ha esaminato a fondo il mente, fermare la nostra attenzione sol-
termine in rnetaph. 4,23, p. rn23 a 8 ss.,
elencandone i vari significati; natural- tanto sugli usi che abbiano qualche ri-
mente, non ha ordinato il materiale in levnnza teologica. In tal caso -· e c(:,
modo logico, ma ne ha semplicemente appare in evidenza pure nella filosofia
dato un elenco. Lo stesso dicasi dell'e-
sposizione parallela in cat. 1 5, p. I 5 b greca - EXWJ è collegato per lo più a
1 7 ss. 3 . La ricchezza di significato del termini esprimenti realtà astratte; ad es.
termine si sviluppa in due direzioni, po- avere qualità, doti, forze intellettuali,
tendo esso esprimere I) un rapporto fi-
morali, ecc., le quali si posseggono, cioè
sico, di vicinanza: avere in, presso a,
accanto a, sopra di sé; 2) un rapporto si portano in sé e si hanno a propria di-
giuridico, di possesso: possedere, ?,ode- sposizione; inoltre avere ricorre special-
re, avere a disposizione 4. Tale distin- mente quale espressione di comunione
zione è più accentuata di quella che si
esprime negli equivalenti tedeschi 'hal- fra persone 5.
ten' (tenere) e 'besitzen' (possedere). Su
queste linee si collocano pure casi par- A questo proposito, bello è l'esern-

.5,9 equivale a xa'tÉXEW e in I Petr. 2,6, come a sé, addosso a sé, in sé, avere in proprio, ave·
anche 1tEPLOX.TJ in Act. 8,32, è termine tecnico re detto dell'unione sessuale.
per indicare una citazione letteraria; 1tpoÉ;:(E- 4 Nel termine tedesco besitzen (possedere) si

~m (soltanto in Rom. 3,9) è un medio sin- può ancora notare che queste due linee par-
golare e signi.ficaaver vantaggio su; <1\)\/ÉXEtV, tono dalla medesima radice. Chi be-sitzt (pos-
premere, opprimere, anche tormentare (tuttavia siede) un terreno, cioè vi sta sopra, lo ha (be-
in Aci. 7,57, letteralmente, tenere insieme, con- sitzt) in proprietà. Il 'posseduto' porta fisica-
tenere; a sé sta pure Act. 18,5, essere ripieno mente in sé un elemento estraneo ed è al tem-
di), <1\)VOXYJ,pressione, oppressione; Ù1tEP€XEW, po stesso in potere di quest'altra forza, senza
avere forza e sopra/fare, ÌJmpoxTJ forza e supe- volontà, non padrone di se stesso.
riorità. È significativo che si sia cosl spesso 5 Nelle espressioni yvvai:xa lXEW e éivopa
sviluppato il significato di attenersi fermamen- EJ<:EW il verbo lxEw non dev'essere considera-
te alla parola: Phil. 2, 16; I Tim. 4, 16 (bd- to espressione di un rapporto di proprietà giu-
xnv); 2 Petr. J,l9 (1tpoa-Éx,m1); -)>Coli. r_351s. ridicamente definibile, e in genere neppure
su Tit. 1,9 (à:v,Ex61.1Evov) e ➔ col. 1356 su xa- quale espressione di una comunione personale,
-r{xuv. bensl quale termine tecnico per designare l'u-
2 Vocabolo paleoindogcrmanico, che significa nione sessuale; si può 'avere' una donna o un
tener fermo, all'aor. (IIJerrare,avere in potere. uomo anche a! di fuori del matrimonio {Ari-
In greco si afferma assai presto il signifìcato <lì stot., ca!. r 5 p. r 5 h 28- ,o = O'\Jvo~xEi:v
); dr.
avere. Dalla medesima radice viene il tedesco soprarnmo Ex. 2,1 [codd. A F]: 5 volte rn:i
Sieg (vittoria) [Dehrunner]. LXX; nel N. T.: Mt. 14,4; 22,28 = Mc. 6,18;
3 In questo passo vengono menzionati: avere 12,23 = Le. 20,1.8.33; lo. 4,17 s.: 1 Cor. 5,1; 7,
proprietà, misura, <!vere(fisicamente) attomn 2.29; Gal. 4,27 (citaz.).
iixw (H. Hansc}

pio del lamento di Zeus rimasto solo, stato inserito a senso, secondo lo spiri-
al momento della fine del mondo, in to della lingua greca; non rappresenta
Epict., diss. 3,13,4): -.cH.aç Éyw, otl-tE la traduzione costante di un dato voca-
't'rJV "Hpa.v EXWou-.E Tf)V 'Afrnviiv ou-.E bolo ebraico; si tratta per lo più di pas-
'tÒV Arr.oÀÀwvcx,OU'tE oÀ.wç rì ét.oEÀ<pÒV si in cui non si ha un termine ebraico
ii utòv ii Eyyovov 'fl cruyyEVfj, «me infe- corrispondente, o in cui il T.M. non pre•
lice! Non ho più né Hera, né Atena, né senta alcuna locuzione di cui EXELV costi-
Apollo, né alcun fratello, o figlio, o di- tuirebbe la traduzione. Hatch- Redpath
scendente, o congiunto!». Cfr. pure due trovano un equivalente ebraico solo in
espressioni che appaiono in lettere pri- 164 casi, valendosi allo scopo di non me-
vate 6 : où8éva exwµE-rc:t-ròv frEÒVd IJ,T) no di 78 schede diverse. Questa piccola
<rÉ (P. Gicss. I 69,9, [sec. II d. C.]), e osservazione statistica mostra in modo
l' espressione analoga: t..tE'tc:t-ròv lkòv netto che i traduttori non sono affatto
a,À,À,ovà.oEÀ.rpÒvoùx EXW(P. Lond. III costanti né uniformi nell'usare il voc,1-
1244,5 [sec. IV d.C.]). bolo EXEtV.
I significati con i quali EXHV viene
Dalle forze e dalle qualità spirituali
usato corrispondono abbastanza bene al-
lo sguardo si allarga su un orizzonte
l'area semantica che si riscontra nel gre-
più vasto, investendo il problema del
co classico ed ellenistico. Parecchi degli
rapporto fra l'uomo e Dio (r Cor. 4,7! );
usi e delle locuzioni frequenti nel N.T.
l'avere una comunione personale può
appaiono già in rilievo nei LXX, ad es.
dir rapporto non solo con uomini, ma
Ét,ouofav, '!tVEuµa., È)...r.l8a., xpd.a.v E·
anche con dèi o demoni; per i cristiani,
xnv. Si parla frequentemente di avere
col loro Signore Gesù Cristo, con Dio
doti spirituali, virtù, disposizioni inte-
stesso. Entreremo nei particolari esami-
riori, e di EXEtVcomunione con persone
nando l'uso del termine nel N.T.
e talora - specie nelle parti più recen-
B. EXEWNEI LXX ti - anche con Dio (~C4).
Come altre lingue semitiche, l'ebrai- Straordinariamente alto, ma di poca
co non possiede un termine indicante importanza per noi, è il numero dei
'avere'; per esprimere il vincolo della passi in cui è usato il medio EXErri}cx.i
prossimità fìsica o il rapporto di pro- (86 volte, più 2 volte in Dan. [Teo-
prietà vi sono altre locuzioni 7 , ma man- doz.] ), per lo più con il significato di
ca un equivalente al termine greco !:1- unir si (detto di Iuogo e di tempo), op-
XEW. Ciò risulta chiaro nei LXX, nei qua• pure di aderire o ancora di dva.t 8; in
li, rxnv è decisamente raro, a paragone 77 di questi casi si trova il participio,
della frequenza con cui ricorre nel gte• in genere quale tradu:done di varie pre-
co extrabiblico e anche nel N.T.; com• posizioni ebraiche. Infìne ricordiamo
plessivamente vi si trova poco più di che talvolta exnv senza oggetto signi-
500 volte. In tutti questi passi esso è fica possedere, non esser senza mezzi.

6 Cfr. PRF.ISIGKE, \Vorf., s.v. Odç. 8 Cfr. HELBING, Ka.<tll'S\'ntax, 129s. t'xuv e
È:XEoi}msi differenziano per i Greci quasi co-
7 Soprattutto l'espressione 'a me è', che si tro- me se fossero due voc:1holi dd tutto distinti
va pure in greco (e in latino). rDebrunner].
I,.Z'j (11,X1;) i!xw (IL Hanse) (rr,818) r 316

La locuzione, frequente nel greco pro- stiche sue particolari. Dalla teologia,
fano, secondo cui una situazione 'ha' dalla conce,ione dell'evangclo, propria
(cioè domina, assorbe) l'uomo, appare a Giovanni o alla sua scuola, dipende
di rado, e quasi esclusivamente nel li- se la situazione cristiana è considerata
bro <li Giobbe. Non è dato riscontrare prevalentemente come un avere, un pos-
sensibili particolarità a paragone dell'u- sedere la salvezza. Dovremo esaminare
so neotestamentario. a parte questo particolare aspetto.
Per il resto, possiamo soltanto desu-
C. EXELVNEL NUOVO TESTAMENTO mere dalla massa dei passi e raggrup-
pare alcuni aspetti particolari, poiché
1. Cominciamo con alcune constata- non è questa la sede per presentare un
zioni statistiche e comparative circa la elenco completo di tutti i possibili si-
presenza del vocabolo nel N.T. Esso è gnificati e di tutte le locuzioni che in-
frequente, ma non è distribuito in mo- contriamo nel N.T. Vi riscontriamo in-
do ·uniforme in tutte le parti. Manca fatti tutto ciò che troviamo in genere
completamente nei due primi capitoli nella lingua greca e, a parte natural-
di Le., il che è senz'altro conforme alla mente la frequenza percentuale, nel N.
colorazione semitica di questi brani. T. non vi è nulla che non si riscontri
Colpisce meno il fatto che esso manchi nell'uso linguistico generale.
pure nella redazione lucana del discorso
del monte, dato che neppure Mt. se ne 2. Possesso spirituale
serve nel testo parallelo 9 • Fra i sinotti-
ci solo Mc. supera la media e lo usa so- In greco, 'avere' il ➔ vouc; e il ➔
vente, mentre Le. tende ad evitarlo 10; Àoyoc;è locuzione che più d'ogni altra
in questi casi per lo più Mt. segue Mc., rimanda all'ambito della spiritualità e
ma Mc. lo usa assai più spesso di Mt. della religione. Il possesso dell'anima
Nelle lettere i!xew, che è corrente nello (➔ t!iux1i)accomuna l'uomo ad altri es-
stile narrativo, è assai più raro. Il quo- seri viventi 11, il possesso dello spirito lo
ziente più alto si trova negli scritti gio- distingue da tutti gli altri. \)JuxrivEXELV
vannei, soprattutto nell'Apocalisse e all'origine significa soltanto avere in sé
nella I Io. (quest'ultima ha la percen- la vita, essere vivo; ["t'Òv] vouv o )..6-
tuale più alta). Nell'Apocalisse ciò di- yov exnv significa in primo luogo ave-
pende in parte dal fatto che le visioni re intelligenza, capacità d'intendere, es-
sono descritte in modo un poco impac- sere ragionevole ( ad es. Isoc. ➔ I, col.
ciato e uniforme: tutte le figure con- ro3r ). Tuttavia quest'uso si riduce a mi-
template in visione 'hanno' qualche co- sura che si elabora un concetto filosofico
sa, non 'portano' nulla, non sono 'ri- di spirito 12, secondo il quale un unico
vestite', 'adorne', ecc.; semplicemente, spirito universale pervade il tutto, sl che
'hanno'. Ma anche a parte questo, e te- l'intelligenza del singolo uomo ne è par-
nendo soprattutto presente la più am- te o emanazione o manifestazione. Allo-
pia delle tre lettere, si può parlare di ra non si dice più che l'uomo 'ha' vovç o
un 'avere giovanneo', che ha caratteri- À.oyo<;,bensì che ne 'partecipa' (➔ µE•

9 Eccezione: Mt. 5,46, cfr. Le. 6,32. del concetto di ,J.,vxlJe la sua estensione po-
steriore in E. Ro110E, Psyche'·' 0 (1925).
t0A<l es. 2,19 = Le. 5,34; 3,1 = Le. 6,6; 5,3 12 Su ciò che segue v. M. HETNZE, Die Lehre
=Le. 8,27. vom Logos (1872); A. AALL, De, Logos I
11 V. indic~zioni più precise circa lo ~l'iluppo (r896). 11 (r89<1).
1327 (11,818) fxw (H. Hanse) (II,819} I 328

-rÉXELV). )Si sviluppa pure la distinzione stica, nei suoi scritti EXEW è spesso sino-
fra spirito individuale e spirito univer- nimo di Etvc:u.
sale 13: si ha il primo, si partecipa del
secondo. Un gruppo di filosofi chia- Se ora confronLiamo con quanto ab-
ma À6yoç lo spirito universale e usa biamo detto il N. T., troviamo somi-
per lo più v o ii ç per designare lo spiri- glianze e diversità. \VVX'YJV EXELV si tro-
to dell'uomo; un altro gruppo inverte
invece i termini. Del primo gruppo fan- va una volta (Apoc. 8, 9) riferito agli
no parte Eraclito, Aristotele 14, gli stoi- esseri che abitano il m'.lre; vovv EXELV
ci 15.Filone 16 e - sotto l'influsso del- ha il significato fondamentale <li avere
1'evangelo giovanneo (➔ Myoc;) - i intelligenza, in Apoc.13,18 (che va spie-
teologi cristiani, compresi i grandi Ales-
sandrini 17; del secondo Anassagora 18, gato in base all'espressione parallela di
Platone 19, Epittcto 20, Plutarco 21, gli 17,9); cfr. vouvExwc;,Mc. 12,34.
scrittori ermetici 22 e i neoplatonici, so-
prattutto Plotino 23. In questi ultimi due L'antropologia del cristianesimo pri-
casi, però, accanto a 'partecipare' riaf- mitivo è tricotomica 14 e si raffigura l'uo-
fiora un puro 'avere', che ha gu i i I si- mo come costituito di corpo, anima e
gnificato di comunione mistica, risol- spirito; purtroppo spesso per indicare
vendo cosl in modo originale il proble- lo spirito si usa il termine it\lEVJ..L<.t,il
ma del rapporto fra spirito individuale che determina equivoci e fraintendi-
e spirito universale. Per Plotino, poi, menti. Il 1tVEiiµa.,in realtà, non è dato
al di sopra del possesso del vovc; v'è un a tutti gli uomini, bensl agli 'ispirati'
possesso - totalmente mistico - dcl- dell'antico patto 25 e ai cristiani, che lo
i' Uno primordiale, designato Ev, ov, ricevono come caparra della salvezza
nàv, <iya.06v, e anche SWTJ. Quale ter- eterna. Pur mutando i termini, la situa-
mine tecnico per designare l'unione mi- zione è simile a quella che riscontriamo

Il xoLV6ç, in dorico ~vvòç Myoç in Hcracl., lo in: Judaica, Festschrift zu II. Cobens 70.
/r. 2 (1, 77,12 ss. ed. D1ELS); id. in Sext. Emp. Geburtstagc ( 1912) 303 ss. Notare soprattutto
(math. 8, 127. 131), Aristo!. (ad es. an. 2, 3 i passi in cui troviamo òpl)òv Myov lXEL\Io
p. 414 b 23) e negli stoici, il <:ontratio è rn~oç µn·txELv.
À.6yoç; i}Ei:oço ilEÒç Myoç in Filone e ne- 17 Tusr., apol. 46,1 ss.; 53,5 s.; Clern.AI., paed.
gli scrittori cristiani; pure xo~\IÒç voiiç è fre- 3,7,39,4; Orig., hom. in Ier. 9, r p. 63 s. ecc.
quente: Epict., diss. 3,6,8; Plotino; sovcn~c si 18 fr. 12 (1, 404,6 ss., ed. DIELS).
trova pure voiiç senza articolo. 19 Accanto a EXEtv e a µE-rfxtw, pure uµ~xpov,
14 A quanto dice Aristotele (eth. m. 1, 1 p. ppaxv -.~ EXEW,ccc.; ➔ però n. r4.
1182 a 23 ss.), anche Platone, che in realtà co- 20 diss. 1,16,15; 2,22,27.
ryosceentrambi gli usi; cfr. pure poi. 71 1 3 p. 11 ls. et Os. t (11, 35r d).
r332 b 3 ss.; suo contrario è di solito èO.oyoç. 22
Vedi però ➔ n. 19. Corp. Hcrm. xu, 6 e 7 1 ecc., oltre a molte
espressioni parallele(➔ 1, col. 137).
JS Cfcante, cit. da Plut., de sol/ertia a11i111alium 23 enn. 1,1,8; ,,8,8; .5,r,12; .5,2,2; 6,7,20, ecc.
u (Il, 967 e); Ar. Did., epitome, cii. <ln Eus., 24 Dossc11i.iTZ,Th. a I Thess. 5,23; cfr. :inche
praep.ev.15,15,5 (MPG 21,r.344ab); Epici.,
Hebr. 4,12.
diss. 1,3,3; Scn., ep. 76,9; si nori la dottrina
stoica dei À.oyo~0-7tEpµa·nxol. 25 "1tVEuµrx.[lkoii, &:yLOv]Év Èau-ri;ilxELv: Cen.
41,38; Num. 27, 18; Dan. (Thco<l.) 4, 5; 4 1 6
16 Cfr. L. Co11N. lur Li•hre vom Logos bei Phi- (cod. A); cfr. trst. S. 4.
EXW(I!. I lans\')

nell'ermetismo; come in quest'ultimo 111azioncetica: l'opposto è il cppovl)µcx.


tutti gli uomini hanno il À.6yoc;,ma so- -rfjc; crtxpx6c;; lo 'Spirito' ùi Cristo po-
lo alcuni sono in comunione con il
voùc;, cosl nel linguaggio del N.T. tutti
trebbe quasi essere sostituito da i 'sen-
gli uomini hanno il voùc;, ma solo i cri- timenti' di Cristo 26, e al v. r I lo Spiri-
stiani hanno il 1tvEùµi:x. 1 o più precisa- to appare come caparra della redenzio-
mente partecipano del medesimo '!t\lEÙµcx. ne del corpo, come anticipazione escato-
di Dio e cli Cristo. Questo possesso del-
lo Spirito t: ancora parzialmente conce- logica (dr. Rom.8,23: 't'T}\Ia.1ttxp)(TJV -roù
pito in senso estatico, come nell' A. T.: 'lt\lEvµa.-coc;~XOV'tEç, C anche 2 Cor. I,
lo Spirito 'scende' in certi momenti sul 27
22; 5,5) . Non altrimenti in ICor. 6,
credente e lo ispira, fino ali' entusia-
smo; si afferma, però, anche un'altra t9: la metafora del tempio è talvolta
concezione, rappresentata da Paolo e usata in senso mistico, ad es. da Filo-
ulteriormente approfondita da Giovan- ne; ma neppure in questo caso il pos-
ni, secondo la quale lo Spirito entra sesso dello Spirito è concepito mistica-
una volta per tutte nel cristiano, lo rin-
nova, lo pervade ormai in modo costan- mente, poiché tutto il contesto è net-
te; il rapporto fra '!t\lEÙµcx.e vovc; viene tamente etico. Quanto all'avere lo spi-
allora concepì to diversamente. rito di fede (2 Cor. 4,13), ciò non ha
Se si pensa aJla straordinaria frequen- nulla Ji mistico; l'interesse è anche qui
za del termine r.vEvµcx. e del concerto concentratO sull'attesa escatologica. La
di possesso dello Spirito, salta agi i oc- frase vefacamentc ironica: «credo di
chi quanto sia rara l'espressione 'ltVEV- avere anch'io lo Spirico di Dio» (I Cor.
µcx.E)(EW.La cosa si spiega sicuramente 7,40 ), non pone a questo proposito al-
in quanto in realtà non avviene che cun problema particolare: colui che ha
ognuno riceva un proprio 'ltVEÙµtx perso- lo Spirito sa qual è il volere di Dio e
nale, come ha un proprio voùc;, ma par- che cosa è conveniente al suo cospetto.
tecipa del!'unico Spirito di Dio ( trovia-
mo infatti nella Lettera agli Ebrei il ter- Questa frase viene intesa, in genere,
come una giustificazione di fronte ad al-
mine µhoxoc; ~ coll. 1362 ss.). in Rom. tre opinioni. Ma se consideriamo 1 Co,.
8, 9 l'espressione ÉXEW 1tVEvµtx Xpi- 7,10.12.25, è chiaro che anche qui Pao-
cr.où si trova tra formule che hanno lo si pone a fianco di Cristo come chi
persino risonanze mistico-entusiastiche possiede lo Spirito xcx.,' ÈçoxTJv. Non
che egli voglia in tal modo giustificare
( olxEL\I Èv... Xpw-ròc; Èv ... ); ma, se si un punto di vista discordante da Cri-
considera il contesto, è evidente l'accen- sto 23; vuol dire, piuttosto, questo: an-

26 r Cor. 6, 17: «chi si unisce a Cristo è un so- Apostels Pa11l11s( 1910). Paolo è 'mistico' solo
lo spiri10 con lui>,, ha una movenza mis1it:,1, nel modo di esprimersi, non nella realtà. Cfr.
eppure esprime un pensiero del tulto etk:o. I I. E. WEBER, «l:schatolof!.ic» und «Afysll:C»
pratico. ( 1930),
27 È dìscu1ibilt: porlarc di 'mistica cscntologi- ?8 Se il signifìcatCl fosst: quello, c.:itroveremmo
c::.', come fo A. Sc11wEIT7.FK, Die Mystik des di fronte a una presunzione in~opportahilc.
J}JI (11,819) EX<,J
(H. Hanse)

che se non ho alcuna parola del Signore nd N.T. À6yo; siguilica sempre 'paro-
che appoggi il consiglio che ho dato (al la' (o comunque questo è il significato
v. 40"), tuttavia il parere di uno che ha
lo Spirito quale io sono deve avere il fondamentale), mai ratio. Pure il con-
suo peso. cetto di Logos nel prologo giovanneo
dev'essere esaminato in questa luce. In
Oltre che nell'epistolario paolino,
Act. 19,38 Myov ÉXEW significa aver
-:cvtuµa EXEW si trova ancora in Iudae
qualcosa da dire (contro qualcuno; in
19, dove si sente l'eco della distinzione
ebraico diibiir vale spesso fatto, que-
fra psichici e pneumatici: distinzione
stione, occasione). In Act. 20,24 À.cyov
di sapore gnostico, anche se la contrap-
EXW non è sicuramente la lezione cor-
posizione ha un tono nettamente paoli-
retta. In Col. 2 ,2 3 significa aver / ama
no. Forse l'autore combatteva gli avver-
di. In 2 Petr. 1,19 l'accento cade inte-
sari gnostici, valendosi della loro ter-
ramente su ~E~ai6,Epov: tener tanto
minologia.
più salda la parola profetica (~ II, col.
Ai passi nei quali exnv ha come og- 2 3 2 ). Troviamo un significato partico-
getto 1tvtuµa va accostato r Cor. 2,16: bre, tutt'al più, in Io. 5,38: «la sua (di
ma noi abbiamo il voùc;di Cristo. Que- Dio) parola non l'avete dimorante in
sta frase conclude una sezione in cui si voi 30, perché non credete in colui che
è sempre parlato di 1tvEu1,1.a., termine egli ha mandato». Se questa frase deve
che ci si aspetterebbe di trovare qui. condurre innanzi il discorso l'ispetto a
Ma Paolo scrive vouc; sotto l' influs- ciò che è stato detto appena prima (ou-
so della citazione di Isaia, immediata- 'tE q>wvriv aù,ou 1tW1tO,Eà.xrpc6a.'t'E),
mente precedente, identificando il xu- ciò può avvenire solo secondo le linee
p~oc;con Cristo. Qui - come altrove tracciate nel prologo: Gesù non soltan-
e alla pari di 'Tt\lEuµa- vouc; indica i to dice la parola di Dio (cfr. 6,68), ma
'sentiménti'; non vi è, comunque, alcu- è la parola di Dio egli stesso; non si
na traccia del concetto greco di 'llouc;, tratta solo di ascoltare e di accettare la
che in ultima analisi è ermetico - mi- sua parola (come nella parabola del se-
stico 29 • minatore o in r T hess. 2 ,13 ), bensì di
. À.oyov EXH'II è raro nel N. T. e ha credere che la sua persona costituisce la
significati svariati; l'uso si differenzia rivelazione personale di Dio; 'avere' il
nettamente da quello profano. Infatti Logos di Dio significa possedere un

29 Contro l'opinione del RErTZENSTEIN, F-lell. re' (dr. ~lOVTJ, 'b dimora'). Vien fatto di pen-
Myst. 338. sare a Col. 3,16: «la parola di Cristo ahiti in
voi doviziosamente»; si 1:soliti intcrpreu1re fv
30 Qui come in I Io. 3,15 µivwv serve a raffor• uµi:v nel senso di 'fra voi', intendendo la frase
zare ~XE!.V. L'accento non poggia affatto sul 'ri- così: dev'essere fra voi annunciat;t. f:tvorita,
manere', ma esprime piuttosto l'idea di 'abita- vivente.
J >3.3(11,820) (H,821) 13_,4

s.1ggio di lui 1ìl'I ~u,1 !7iglio. Non è pe- 1i111a analisi, lutto Sl riJ:icc in g.:'nerc

rò possibile istituir: alcun rapporto ki 11cll''avere', cioè nel conoscere, il no-


me o i nomi, e nel poter quindi c.ostrin-
quesLa fede e il )..6-y:ivaxm1 della filo- gcre e scongiurare quest'essere 36. T~le
sofia greca. concezione e prassi sopravvivono in va-
rie correnti gnostiche 37 .
3. Possesso clcm(J!liaco
Pure questo 'possesso' demoniaco h3
Accanto all'idea di un possesso spiri- il suo corrispettivo nel N.T. Qui, come
tuale, di cui abbiam parlato, nella reli-
gione e nella filosofia greca corre un'al- nel paganesimo, esso si basa sulla con-
tra linea che cerca di spi::ga;:c il mistero cezione polidemonistica dd mondo, qua-
dell'uomo in base all'id~..i che opera in le risulta ad es. dai sinottici. In senso
lui un demone, cioè un esse-re persona-
buono, in Apoc. 3,1 è detto che Gesù
le sovrumano. Si tratta di un'estensio-
ne dell'idea di pos;;essione, di inva~a- ha i se::te spiriti di Dio (cfr. 1,4; 4,5;
mento 31• A noi interessa l'aspetto lin- 5,6). Questi sette spiriti sono concepiti
guistico deJla questione. Ci troviamo ài come esseri a sé (d'altro lato l'Apoca-
fronte a una distinzione significativa: se
si tratta di demoni b<!aigni, chi pm,s1e- lisse conosce pure l'unico -;,;vevµcx.)e
de è l'uomo 32, mentre egli si sente pas- sembra che siano da identificare con i
sivo di fronte a spiriti malvagi e iiffer- sette angeli che stanno davanti a Dio
ma che questi lo posseggono 33. Questo
'possesso' demoniaco ha forte rilievo (cap. 8ss., anche 15ss.), come in Filo-
nei papiri magici. Poggiando ancora, in ne, che identifica i Myot e gli liyyE-
parte, sull'idea primitiva che nel fetic- À.ot; pure in 5,6 essi sono definiti mes-
cio si possiede la divinità con ie !>ue saggeri inviati in missione. Che cosa
benedizioni 34, questi testi comunicano
ausili e pratiche per ottenere il favore vuol dire, dunque, l'affermazione che
di demoni buoni e protettori 35• In ul- Gt!sÙ li ha? Evidentemente, che ha po-

31 II. U s EN E R, Gotternamen ( 1896) 294 ,;s., 33 Theocr., id_vll.4,40. TGF, fr. 17 e 92. Cfr.
parla di 'dèi dell'attimo'. Per spiegare azioni anche (fUVÉXnv, PREJSENDANZ, Zaub. v 126.
straordinarie, Omero ricorre alla temporanea 34 Cfr. la frase, in scrittura cuneiforme, in
possessione da parte di una divinità: Il. 5,185; A.0.T. p. 287 riga 21; si tratta, in questo ca-
9,49; Od.15,530; qui però non troviamo EY.WJ. so, forst: del portare un amuleto. 'Avere' nel
1 due significati sono riferiti al demone della senso di possedere un'immagine divina, anche
vita in Plat., resp. 10,617 e 620 d (➔ 11, coli. in apoc. Abr. 2,6; ep. Icr. 72.
740 ss.); tuttavia in polit. 27.l b il possessore Ji PREJSi::NDANZ, Za11b.1 88.190; JV r9~8 ss.
(xEX'tT]µEvoc,) è il demone. Plotino parla del
Accanto a i:xuv si trovano pure verbi che
'possesso' del demone (enn. 1,2,6; 2,3,13; 3,4, esprimono il ricevere, l'alietrare: PREISENDANZ,
3, ccc.), e dice che il demone ci 'redime' (3,4,
Zaub. I 54; 1v 2436.2999; v 4r9 s.; xm 345 s.
3; si noti il titolo di c1111.3,4!). In certi passi il nume viene addirittura chia•
mato ikoç.
31 Dio Crys., or. 69,4: -ruyxcivnv. Qui s'inse-
36 PREISENDANZ, Z1111b. 1v 216 s.; x111 790, ecc.;
risce l'etimologia di EÙoa.l1u..iv:Plat., Tim. 90
e; lambl., protr. 5; Clcm.Al., slrom.2,22,131,4; inoltre REITZENSTElN, Poim. 17 n. 6; più c.s:it-
cfr. anche Aristot., eth. E11d.4 (TJ) '-!- p. 1247:1 tarnentc in i\filhr. Liturg. u2.
2 5 ss. -17 Vedi I rcn., , , 1 ,, , , sullo gnostico Marrn.
1335 {11,821)

tere su di loro e che può dar loro ordi- si addotti vi è .Mc. 3,22: -4BEEÀSE~oùÀ.
ni, così come regge la spada ( 2, r2) e EXE~.Con i suoi atti straordinari Gesù
ha il 'potere' delle chiavi (3,7). supera talmente gli altri uomini, che
In tutti gli altri casi 38 si parla di qualcuno lo considera come posseduto
'possesso' demoniaco in senso cattivo; dal 'principe dei demoni'. Vediamo dun-
in tal caso, naturalmente, iixnv non si- que estendersi l' iixnv demoniaco. Tut-
gnifica 'avere in propr.io possesso', 'pos- tavia Beelzebul è pur sempre soltanto
sedere' 39 , ma esprime soltanto un rap- il 'demone supremo'; non è ancora l'an-
porto fisico: portare in sé. Quando in tagonista di Dio o del Messia. Veramen-
Mt. II, 18 par.; Le. 7, 33, e al plurale te rilevante sarebbe soltanto un i::xuv
in Le. 8,27 si parla di avere un demo- 'tÒv crcna.vfiv oppure 'tÒV civ'tlxpuJ''tov;
ne:, 6a~µ6vwv ha perso del tutto I 'ac- in qucst,l direzione troviamo però I Cor.
cezione positiva che ha in Socr,1te ed ::'.'r 2: -i}µEiç OÈ où 'tÒ 1tVEvµa. 'tOV x6cr-
è diventato lo spirito malvagio, avver- µou EÀ.a.~OJ.lEV.
sario di Dio. Alla luce del monoteismo
tutta la religiosità pagana viene svalu- 4. Avere Dio
tata. In Giovanni il significato di oa~- Come abbiamo visto, sia il 'posses-
phv~ov EXEW è indebolito, ridotto a es-
so' spirituale che quello demoniaco in-
ser fuori di sé (lo. 7,:20; 8,48 s. 52} e
dicano qualcosa che va al di là del pu-
in 10,20 si accoppia a µa.i'.vEcrì}a.~. Non
ro fatto. L~ due linee s'incontrano nel-
vi è qui la minima idea di possessione l'idea di avere Dio. Quest'espressione,
(Io. non riferisce neppure un esorci- rara nel N.T., dev'essere definita cristia-
smo!). Analogo senso si ha quando si
na, anche se, naturalmente, ha una
afferma il possesso di spiriti demoniaci preistoria.
o di ma!attic d'ogni genere, che Gesù
e i suoi apostoli affrontano vittoriosa- Non è usuale nelJa grecità, per defi-
nire la comunione con le divinità mag-
mente Mc. 3,22.30; 5,15; 7,25; 9,17: giori, usare il verbo 'avere' all'attivo 40 ;
Le. 4,33; [3, 11; Act. 8,7; 16, 16; 19, se mai, si dirà 'essere posseduti' (➔ xa.-
13. In senso lato, si dovrebbe parlare 'tÉXEcrirm) o 'essere partecipi' (➔ µE'tÉ-
XE~v), ovvero si ricorrerà ad ogni sorta
q\JÌ anche del!'' avere' malattie e soffe-
di espressioni entusiastiche. Si potrebbe
renze di ogni tipo, quando è avvertito citare - del resto già in epoca cristia-
come possessione demoniaca. Fra i pas- na - il solo caso di Epitteto, il quale

3s L' 'avere' lo Spiriro Santo. di cui si è par- sività dell'uomo (ad es. Le. 9,39).
lato al n. 2, non rientra in questi casi. 40 In Plut., ls. et Os. 25 (n, 360 e) -rò ilri:ov
39 Del resto, se si volessero menzionare anche non significa 'la divinità', bcnsl 'la natura',
espressioni sinonime (ad es. À.aµ{3<ivuv) del- 'l'essenza divina' ( =l>EO'tl]c;). In Aristor., mc-
l'i<lea neotestamentaria di possessione, si tro- taph. 11,7 p. 1072 b 23, ilEi:ovè aggettivo(==
ver~bbero pure locuzioni che esprimono la p:1s- divino).
f';,:.r,;(i I. Hanse)

usa -.òv itEòv EXELVcome 1111aformula za, LXX: xa,a.crxEcnc,) e, generalizzan-


fiss,1 (diss. 2,8, 17). Egli pensa che si do, Ecclus 4 5 ,1..1.. In epoca più recente
'ha' Dio nelle realtà na111rali.poiché se-
sia l'uno che l'altro aspetto viene ap-
urndv lui Dio è in tuuo. Si vedano an-
cora i passi 1,9,7; 1,1 3,3; 4,1,q5 (~ plicato al cn.:denrc, e soprattutto nel
coli. 1339 s.). Vale peri'i la pena nota- Salterio si trovano innumerevoli passi
re che non soltanto in testi guidaici e di questo I ipo. li 'mio' Dio, Dio quale
cristiani, ma anche in testi greci classi-
ci ìixnv collega sovente nomi o designa- parte di credi rà, roccia, rifugio, conso-
zioni divine con un termine predicati- lazione, luce, salvezza, aiuto, liberatore,
vo 41. L'espressione che s'incontra più allegrezza e giubilo: tutte questeespres-
fret1uentementc è /Jl)t:re la divinità co-
sioni vanno tenute presenti in questo
me alleata, e (particolare degno di nota)
avere la divinità beniina 42 ovvero ostile, e.intesto. Sottolineiamo 4J15 e 72,25 s.,
adirata H_ Risulta evidente dov'è rivolto, dove Lutero ha tradotto in modo insu-
essenzialmente, l'interesse religioso. Ab- perabile l'espressione 'con te' ('imm'ka):
biamo già parlato del possesso mistico-
panteistico dell'Ente unico primordiale, ~,wenn ich nur <lich habe» (solo che 10
secondo Plotino; ma per parlare di que- abbia te).
st'Ente egli non dice mai 1k6c;, né tro-
viamo in lui l'espressione itE6v EXELV. Un passo ancora, e troviamo l'espres-
sione 'avere Dio' nelle opere giudeo-
Assai più interessante è dare uno greche 44:
sguardo alla letteratura giudaica. Nel- Aggiunta dei LXX a Esth. 4, 17 (C.
]' A.T. vi è un rapporto di possesso fra 14 [ 14,3) ). Esther prega: xuptÉ µou, ò
B(l(1LÀEvc;t]µwv, crv t! µ6voc;· (3ol}ìh-t0'6V
Dio e il popolo (il 'tuo', il 'vostro' Dio;
µoL "t"TI µ6v11 xaì. f.LlJ Éx;oua-n (3oT]ì)òv El
v. il primo comandamento!); Dio è il ~n'1o-É, «Signore mio, nostro re, tu sei
possesso <li Israele (41 32, 12; 143, 15, l'unico; soccorri mc che son sola e non
ecc.; ler. ro,r6; incerti Iudith 9,12; Ec- ho aiuto se non in te». Più avanti torna
la medesima preghiera, ma senza (3oT)·
clus 2 3, 12 ). Dio è poi il 'possesso eredi- it6v. 2 Mach. 8,36: ÙTCÉpµa.x;ov
itxnv "t"ÒV
tario' dei Leviti, i quali non possiedo- ì)Eov, e II' IO: "t"ÒV a.TC'ovpavov 0-U(.Lµcx-
no terra: Dcut.10,9; 18,2 (na~iilii, LXX: xov itxov,Ec;. Si notino i concetti, già
rilevati prima, di ausilio e di alleato. 3
xÀ.f\poc;); Num. 18,20 (helcq w"11ahala,
Mach. 7,16: CXV"t"OÌ.oè ot µÉXPLihva.,ov
LXX: µf:pÌ.::; xat xÀ.T]povopfo.); fa:. 44, ,òv ikòv ÉCTX'Y}Xo,Eç (mantennero [fede
28 (nahal!t, LXX: xÀ.T]povoµla, e 'lil_mz- a] Dio fino alla morte). Pure nei Testa-

,,, Come sì può avere un amico (Le. Il,5), un 4~ D..Ew o EÙµEvij htw: soprattutto in iscri-
compagno (Pbilm. 17), un padre e un pedago- zioni, con coloritura kueraria in Platone, Lu-
go (1 Cor. 4,r5; Hebr. r2,9) o una sposa (Io. ciano, Filone, Giuseppe.
3,29), si può pure avere in Dio un padre, un 43 6vcrµEviì o xqoÀ.w~1Évov,soprattutto in
genitore. 11na guida, un amico, un difensore,
scongiuri funerari.
un mallevadore (del resto, lo stesso vale per il
)l.6yo<;, il vov<; o per un demone; sì può parla- 44 Cfr. però 'r)YOUIJ,€\10\1[oùx] exnv: Abac. I,
r~ anche di una pluralità di divinità; accanto 14; 2 Par. 18, 16 (codd. Aa B) e EXEO'l)a:~
't"OV
:d avere si trova pure o/tenere e usare). lttou (Deut. 30,20).
~Xlù (H. Hansc} ( I 1,8.23) l 340

menti dei Xl 1 Patriarchi, ad e~. test. txov·n:c, x.aì. ,cpÒç "tÒ ÈY.E~'VOVVEuiux. xcx.L
D. 5: xlv'fl!J..a.~,:;iv,Eç, «coloro il cui signore
EXOV,EC, -tÒ') {)Eò'J -:rie, dpT]v'f)<;,e
test. lss. 7: ixov·nç 1id)' Éav,:w,J ì}Eòv è grande::e che sono pronti al suo cen-
~ou cùpavov. Flav. Tos., ant. ro,250, de- no» (diss ..p,r45 ➔ col. 1337).
finisce Daniele come EXW'J ,ò ìki:ov ( =
la divinità), mentre in a111. 8,227 -rÒ\J Soltanto in I lo. 2. :3 e in 2 Io. 9
i)Eò,JEXnV non è riferito a un uomo, ma EXEL'J esprime veramente un preciso
alla località di cui H:t parlando (nello
stesso senso con cui !o usa Eoittcto ➔ rapporto con Dio. I.e due frasi sono
coll. r 336 s. ). Filone, rifacend~si ai pas- quasi identiche e filologicamente dipen-
si che parlano dei Leviti(➔ col. 1337), dono ccrrnmentc l'una dall'altra; Cil-
ha creato la formula ,òv ì}Eòv xÀ.fJpov trnmbe fanno dipendere l'avere Dio, il
EXHV (avere Dio in sorte), che ricorre
sicuramente cinque volte (inoltre due Padre, dalla confessione! che Gesù Cri-
volte con ottenere) e di cui ritroviamo sto è il Figlio di Dio. il Messia venuto
sovente un'eco. nella carne. Avere il Pndrc include quin-
Nel N.T. i passi che ci si presentano di anche l'avere il Figlio, Ji cui si parla
sono pochi. pure in r lo. 5 ,12. EY.H'V ha qui un si-
gnificato ben preciso: si può credere in
In lo. 8, 41 i Giudei dicono di se Dio, parlare di lui, illudersi di cono-
stessi: «abbiamo un solo padre (spiri-
scerlo, eppure 'non averlo', in quanto
tuale), Dio» (quanto alla forma, cfr. 19,
1 5); l' accento cade però su tutta l' e- non lo si raggiunge nella preghiera, non
spressione «avere un padre»; EXELVda si ha parte alle sue benedizioni, al suo
solo non esprime in questo caso un par- perdono, alla sua eterna grazia, non si
ticolare rapporto con Dio. In Rom. 1,
28 EXELVè comunque collegato a Èv Èm-
ba una comunione vitale e personale
yvwO'u •5, non a 1:òv itE6v. Si tratta di con lui 4<',_
un'accentuazione del yv6nEc, ,òv ilE6v
Soltanto il cristiano comprende e am-
(v. 21), equivalente all' ÈmyLVWO'XEW
(v. 32, ➔ n, coll. 508 s.): non si preoc- mette che la comunione con Dio può
cuparono affatto di conoscere realmen- essere raggiunta solo attraverso la co-
te Dio, di rag6riungerlo con la loro co- munione con Cristo. Ma che cosa signi-
noscenza. Col. 4,r ci porta già più avan-
ti, quando dice: «sapendo che avete un fica avere il Figlio? Ciò risulta, oltre
Signore nei cieli». Neppure qui, tutta- che da vmi altri paralleli (➔ µE-T:ÉXEW,
vja, viene accentuato l' itxnv; si dice XEpòa.i.vuv,[xa,a-]À.aµ~a.'JELV, XOLV(J.)-
soltanto: dovete sapere che là vi è un
vCa), specialmente dall'espressione 1ta-
Signore. A paragone si può ricordare il
testo in cui Epitteto definisce cosl i pcixÀ.-ri-rov ÉXELVdi I lo. 2,1, e ùa quel-
suoi discepoli: ot -ròv xvptO\J ,òv µÉyciv la, sinonima, CÌ.PXLEPÉa EX,EW, di Hebr.

45 I commentati riportano espressioni parallt:!e. Halle e altri ciarlatani mi hanno insegnato dn-
46 W. FLEX, in Zwéilf Birmarks, riferisce que- que prove dell'esistenza di Dio; è colpa mia
sto lamento del campione di Federico il Gran- se non ho alcun Dio?».
de, rivolto al fr:11elloreologo: «Il WolfE in
ixr,i (II. I 1:insc)

4,14s.; 8.1; 10.u (il sommo sacerdote sl:dci-c». Non ci sono pervenuti docu-
della Lettera agli Ebrei è anzitutto in- menti originali dell.o gnostici5mo primi-
tivo; dai saggi conservati nei Padri ri-
tercessore) . .Paolo ha ricevuto la pro- sulta che EXUV era termine corrente del
pria fot;:a Jalla comunione co~ il Signo- linguaggio gnostico per esprimere la co-
re glorificato 47 , la quale traspare da munione metafisica. Ciò si accorda rnn
il fatto che 'avere' Dio e Cristo è locu-
ogni sua parola. Non a caso noi trovia- zione particolarmente freg:.ic,1~e(in sen-
mo proprio in Giovanni l'espressione so del tutto mistico, com'è conformato
'avere Dio'; questo facto è in relazione da molte locuzioni sinonime} in Cle-
a ciò che chiamiamo il 'possedere gio- mente Alessandrino e in Origene, non-
ché in tutti gli 1\tti apostolici apocrifi.
vanneo'. Ma accenniamo nncora a un Più tardi l 'esprcssione diverrà parte in-
altro aspetto. Le affermazioni giovannee tegrante ed elemento costante del lin-
si trovano in sezioni polemiche; perciò guaggio della mistica cristiana, sebbene
nel N.T. non abbia sicuramente alcun
è quanto meno probabile che l'autore significato mistico.
abbia desunto la formula dai suoi av-
versari gnostici e, rivolgendola contro 5. 'Avere' in speranza
di loro, dica che parlano volentieri di L'importanza che assume, nelle affer-
'possesso', ma, a suo giudizio, lo fanno mazioni soteriologiche neotestamentarie,
senza ragione. l'avere in speranza, getta una viva lu-
Pure 2 Clem. 2, 3 (rifacendosi a Is. ce sull'atteggiamento di fondo del N.T.
54, I) contrappone i cristiani, apparente- I pensieri dei primi cristiani sono sem-
mente «abbandonati da Dio», a coloro pre rivolti alla fine, all'eternità. Verifi-
che «si illudono di avere Dio (-rwv 80-
xouv-.wv EXHV i>e:ov) 48
. Plotino, nella
chiamo questo fatto a proposito di al-
sezione contro gli gnostici (enn. 2,9,9 }, cune espressioni in cui si esprime que-
parla di «coloro che sanno di non ave- sto 'possesso'.
re, eppure affermano di avere; che si il-
ludono di avere, mentre non hanno; che Anzitutto soffermiamoci sul frequen-
pretendono di essere i soli a possedere, te D...1tloa.
EXWJ, 'avere speranza' (Act.
mentre sono appunto i soli :1 non pos- 24,I5; Rom. 15,4; 2 Cor. 3,12; Eph. 2,

47 Cfr. M. Drnurns, Glaube und M.ystik bei 48 Avere Dio o Cristo si trova spesso nei Pa-
Pa11lus: N. Jrbch. Wiss. u. Jugendbildung 7 dri Apostolici: I Clem.46,6; 2 Clem.16,1; Ign.,
[ r 93 t] 68.3ss.) 696. Mt. i.6,u =Mc.14,7 = Io. Mg. r2, r; Rom. 6, 3; Herm., mand. 12, 4, 3.
12,8 (anche Mc.2,19) negano un 'possesso' per• Si <leve pure tener presente il confronto con
mnnente di Gesù da parte dei discepoli: «Ma 'ottenere (-.vyxa.vEw, Èm'tvyxétvE~v) Dio' o
qwmto a me, non mi avrrte sempre». In que- 'Cristo' di lgn., Eph. 10, 1; 12, 2; Mg. 1, 2;
sto passo si tratta di un avere con sé (~td)'fo.v- 14; Tr. 12,2.3; 13.3; S111.9,2; II,T; Rom. 1,2;
-.ov) concreto, fisico; in verità non si può un- 2,1; 4,1; .5,3; 8,3; Pol. 2,3; 7,r. Per Ignazio la
gere il Signore glorificato e asceso, anche se in frase è un'espressione della comunione celeste
un altro senso lo si può avere con sé (Mt. 28, con Dio e con Cristo, da ottenere attraverso la
20). La frase, che è di origine sinottica, non morte, specialmente il martirio, quindi è una
fa difficoltà neppure nella cornice degli scritti espressione escatologico-martirolor,ic~.
giovannei.
13-H (11,8.2.;) i:xw (H. Hanse)

12; 1Thess. 4,13; r lo. 3,3) 49. I cristia- anche a proposito della salvezza eterna
ni hanno una speranza salda, mentre i si parla di un avere e in ciò si esprime la
pagani sono senza speranza. È una spe-
ranza fondata sull'atto redentore com- fondatezza assoluta di tale speranza.
piuto da Cristo. Quest'atto rende pos- Nel medesimo ordine di idee rientra
sibile una fiducia in Dio del tutto nuo- l'espressione µLO"Ì)ovEXELV,'avere una
va. I cristiani hanno buona coscienza
ricompensa' (Mt. 5,46; 6,1; Hebr. 10,
(àyaì)11v [ecc.], cruvd6T)ow EXELV):
Hebr. 10,2; 1 Petr. 3,16 (dal punto di 35, µLO"i)a1to6011lav,che P:iolo spoglia
vista piuttosto dell'uomo: Act. 24,16; nuovamente del suo valore escatologi-
1 Tim. 1,19; Hebr. 13,18). Essi hanno co: 1 Cor. 9,r7}, come pure l'altra:
ardire (mxppTJ<1la:vEXEw): Eph. 3, 12;
•avere un tesoro (i>T)cra.upov)nei cicli'
Hebr. rn,r9; 1 lo. 2,28; 4,17 (diversa-
mente in Philm. 8; r Io. 3,21; 5, 14); (M. 19,21 par.), o XÀl')povoµla.v (eredi-
hanno consolazione (1tapcixÀ.TJO"L v EXEL v ), tà) EXELV(Eph. 5,5; xpd<10"ova xcxì.p.É-
cioè sono consolati (Hebr. 6,18), men-
voua-a.v u-n:ap!;w t:xnv: Hebr. ro,34). Il
tre i ricchi 'hanno già' la loro consola-
zione ( Le. 6, 24 ➔ àntxnv ). Infatti i cristiano gode fin d'ora di questo pos-
cristiani hanno il loro difensore o con- sesso, che rimane suo fin nella vita
solatore ( ➔ coli. 1340 s.); per mezzo suo eterna.
essi banno la redenzione ( à-n:oÀv'tpwow
EXELV):Col. 1,14 par.; Epb. 1,7, e in Tuttavia il concetto veramente fon-
tal modo hanno accesso a Dio (1tpoo-a.- damentale, a questo proposito, è [-r:T)v1
ywyiiv EXELV):Eph. 2,18; 3,12 (Rom.
½WrJv [ c:tLù)VLOV] EXWJ (➔ anche x.ÀTJ·
5,2).
povoµt:~v), 'avere la vita (eterna)': Mt.
In tutte queste formule possiamo 19,16; lo. 3,15.16.36; 5,24.39.40; 6,
constatare che Paolo (quanto a Giovan-
40.47.53.54; J0,10; 20,31; I Jo. 3,t5;
ni ➔ 6) considera la condizione del cri-
5,12.13. In Rom. 6,22 Paolo la defini-
stiano quale grande bene soteriologico
sce 'frutto' della vita che Cristo ha libe-
per se stessa; per lui non è più tutto fu-
rato dal peccato.
turo; m:t al tempo stesso il possesso dei
cristiani ( ad es. quello del ➔ 1tVEÙµcx: 'Vita eterna' non significa immortali-
Rom.8,23; 2Cor. 1,22; 5,5; Eph. 1,13} tà - quest'ultima Dio solo la 'possie-
è un anticipo della salvezza eterna 1n_ de', 1 Tim. 6,16 - bensl superamento
della morte mediante la risurrezione. A
Poiché ciò che i cristiani posseggo- questo in Io. si affianca pure un altro
no è in primo luogo speranza e fiducia, significato: per lui la 'vita eterna' è già

49 2 Cor. 10,15 parla di realtà umane. Nel con- so Quest'irrompere dell 'eonc avvenire nella vi-
testo di Rom. r.5A non è facile comprendere ta dei cristiani è stato descritto assai bene da
che cosa significhi la speranza. Anche: M af- A. Sc11wEITZER, punroppo so110 il titolo di
ferma che essa è determinata dall'V1toµollTJ.Il «mistica paolina»; anche da 11. E. WEBER, /oc.
vincolo intimo sta certamente in questo: sol- cit., con una formulazione più esatta. Cfr. inol-
tanto colui che ha questa speranza porterà l'of- tre M. DrnEuus, op. cit., 688,696.
ferta richiesta.
1345 (11,825) ixr,) ( 11. I L111,,.;J

presente e avvl'nihilc anche al di qua si era inserita ed era avvertibile la 'vi-


della morte, è in qualche modo già 1;1 eterna', non è assolutamente poss1-
sbocciata, come se il cristiano fosse già hile pensare altrimenti.
entrato nel cielo: cosl, sicuramente, Io.
5,24; 6,53 (tv Éa.u-rQ); I lo. 3,15; 5,12.
Cfr., quale corrispettivo negativo, Apoc. 6. 'Avere' giovanneo
3,1: <<lfoinome di essere ,·i\'o, ma sci
morto». Dio 'ha' in sé questa vita 'eter- Per ciò che concerne l'impostazione
na', cioè divina; il Figlio la riceve dal- giovannea è signifìcaLivo ciò che possia-
la sua mano, e per mezzo suo 1a rice-
vono pure i suoi (Io. 5,26). Ai passi mo constatare a proposito ciel concetto
ora esaminati si ricollega pure r Tim. che ha della \'Ìta eterna; concetto che
4,8: «La pietà ha (Exovcro.)la promessa egli spoglia del suo carattere escatologi•
della vita presente e <liquella futura».
<:o per farne un 'espressione della ric-
Infine, a proposito Jell' \n·crc in spe-
chcaa della vita cristiana 51 . Per Gio-
ranza', ricordiamo 2 Cor. 5 .I: «Se que-
vanni la vita cristiana non è tanto una
sta tenda, che è la nostra dimo:·a terre-
vita nella speranzn, quanro un pieno
na, viene distrutta, abbia'."11·)(i:1-0,1.c:v)
possesso della salvezza, un 'avere'. Egli
una casa falla da Dio».
si vale dei concetti soteriologici mutua-
Questo presente è anch'esso espres- ti dal linguaggio religioso e li applica
sione della fondatezza assoluta della
speranza: la casa è in qualche misura alla vita cristiana; e mentre gli altri
già pronta, per un'ora che non si cono- apostoli attendono nell'eternità queste
sce. Effettivamente ci troviamo qui di realtà soteriologiche, o le invocano in-
fronte a una trasformazione della spe-
ranza della risurrezione, nel senso che cessantemente sulle loro comunità, egli
coloro che hanno ricevuto lo Spirito (v. invece insiste volutamente sul suo mo•
5) nell'attimo stesso della morte ven- notono 'avere': -nìv a:ycbtT)V,ov ~Eov
gono rivestiti del loro corpo spirituale,
e non dormono fino al momento della EXELV( 5 ,42) s!, -div dpTJVT)\IEXEL
v ( 1 6,
risurrezione. Se già nella loro esistenza 33 f3, -t'Ì'Jvxapàv EXEtv( 17,13 )54,-tò q>wc;

51 Cfr. anche i passi in cui si trova -;,;a.p/YiJ'1't!I genere si dà la preferenza alla lectio dìfli.cilior,
(➔ ocl. r3.13). che sarebbe i::xwµtv; ma che cosa vorrebbe di-
51 ciya.1tl')VEXEL\I~i trova anche in altri passi: re il congiuntivo? Dovremmo allora ammelte-
Io. 13,35; 15,T3; I Cor.13,1-3; 2 Cor.2.4; Phil. rc un altro significato particolare <li EtpiJVTJ\I
2,2; Philm. 5; 1 Petr. 4,8; I Io. 4,16. In questi
i:'x~w.È probabile che per mala sorte la lezio-
casi significa sempre dimostrare amore ( quale ne erronea con w sia entrata presto nel testo.
virtì1), nutrire amore; in Io. 'godere l'amore [ pensieri paralleli dei vv. 9-to (oixmwl>iv·n:ç,
di Dio'. in entrambi i casi, tlpTJVTJ"~xoµE\I =xa.,11À.·
À.a.y1u1tv)sono nettamente a favore dell'in-
53 Quest'espressione si trova anche in Jlct. 9,
dicativo.
3J, a proposito della pace umana. Jo. vuoi pitr-
lare di una p~ce superiore (dr. lo. I..f,27), Li 5l xapÙ.\I ~XEW è detto in genere di singole
pace dell'anima. Non è possibile, sulla base dei gioie determinate da occasioni particolari: :i
mss. a nostra disposizione, decidere se in Rom. Cor. 1,15 (cod. B); Philm. 7; J Io. 4. Nello sti-
5,1 si debba kggcrc EXOµE\I oppure EXWiLEv.fn k 11invanneo: 'la mia allegrezza'.
i'xw (H. Hanse)

55
EXEW (8,12; 12,35.36) . Sopra(➔ col. 7. il cristianesimo come 'avere'
I 344) abbiamo già esaminato l'espres- Se ora diamo uno sguardo d'insieme
sione 1:lJV SWTJV EXEW. Nello stesso sen- al N.T., il cristianesimo ci appare una
so va la contrapposizione fra Ignazio, religione dell' 'avere', di fronte alla qua-
che spera di raggiungere Dio, e Giovan- le le altre rimangono religioni di ricer-
ni, il quale afferma che i cristiani han- ca e di attesa. Anche la ricchezza della
no Dio (➔ col. 1340); allo stesso modo religiosità veterotestamentaria rimane di
egli dichiara che si ha comunione con molto distanziata. I Giudei hanno la
Dio (I Io. r,6), mentre Paolo dice sol- loro legge, della quale si fanno forti
tanto che siamo chiamati ad avere co- (Io. 19,7 ), e in tal modo hanno appa-
munione con Cristo (I Cor. 1,9) e che rentemente 56 la conoscenza della veri-
Dio è fedele, cioè che egli realizzerà tà (Rom. 2,20); questo possesso li pone
questa vocazione. in vantaggio sui pagani (Rom. 2,14: -ra
Possiamo considerare questi beni so• µÌ] voµo'\I EXO'll'ta,; dr. pure 3 ,2: è·m-
teriologici giovannei, nel loro insieme, (PtEVi)'Y}<W.V x,:À..); essi hanno 'zelo per

ancora da un altro punto di vista. In Dio' (Rom. 10,2) 57. Ma i cristiani han-
tutti i passi è esplicito il riferimento no una giustizia migliore, per la fede
caratteristico a Cristo, sia che egli ven- (Phil. 3,9 ); in quanto hanno fede 58, es-
ga identificato con il concetto di volta si hanno comunione con Cristo (ibid. ),
in volta in questione, o che risulti il partecipano alla redenzione che egli ha
mediatore della realtà che quel concet• operato (➔ col. 1343), alla sua risurre-
to esprime. In Cristo si ha la parola di zione (➔ col. 1345), hanno lo Spirito
Dio (5,38), l'amore, la pace, l'allegrez- Santo (➔ coll. 1329s.) e altri doni della
za, la luce, la vita di Dio, la comunio- grazia (ICor.7,7; 14,26): pace, alle-
ne con Pio, insomma: Dio stesso. Ta- grezza, salda speranza e fiducia in Dio
le è l' 'avere' giovanneo. (~ coll. 1342 ss.), e ancora, comunione

55 A parte questi casi, la formula non si tro- 58 1tlcr·n\l EXEL\I:4 Mach. 16,2.2; Mt. 17,20 par.
va mai. In 8,12 si può parafrasare cosl: trove- Le. 17,6; Mt. 21,21 par. Mc. n,22; Act. 14,9;
rà la via che conduce alla vita. In 1:i,35 s. Rom. 14,:12; I Cor.13,2; 1 Tim. 1,19 (dr. pure
fxEw, come al v. 8, significa averefisicamente 3,9); Philm.5; Iac. 2,1.14.18. Malgrado le mol-
vicino, avere accessibile.Il vincolo con la te ipotesi avanzate, l'ultimo versetto citato ri-
persona di Cristo risulta qui con chiarezza par- mane di difficile interpretazione nel suo tenore
ticolare. attuale, e sarà diflicile spiegarlo se non si am-
mette che ci troviamo di fronte a un testo cor-
56 µ6pq>waw ~XEW si trova anche in 2 'fim. 3,
rotto. È chiaro che Iac. polemizza contro qual•
J, dove ba pure il significato di possederel'ap- cuno che si vanta del possesso della fede au-
parenza di qualcosa,possederequalcosasollan- tentica.
10 in apparenza.
59 Nei LXX yvwaw ilEOU ~XELV si trova soltan-
57 Troviamo in Iac. 3,r4 l'espressione opposta to in Sap.2,13, detto a proposito del giusto,
l;i\Ào\l exm. con intenzione maligna, <lai suoi 11\'vcrsari.
ìixw(1:1.ll;111~d

con Dio (~01l.1 qo) e vera gnosi (r EXELV aver da presentare un me-
Cor. 8,1.10; contrario in 15,34)' 9. Com- ri10: Apoc. 2,6, ed anche in 2,25 e 3,
1 1. Che cos'è che le due comunità han-
prendiamo che l\10!0 possa giungere al- no e devono tenere ben saldo? eviden-
L1ftetmazionc c11tu~ias[ica che in vcri- tcmcme, i meriti menzionati in 2,19 e
l,Ì i poveri poH0110 ancora arricchire in 3, ro. I riconoscimenti, espressi qui
come nelle altre lettere alle chiese, si
molti w <: che ill verità coloro che 1101t
comprendono nell'atmosfera di lotta in
possc7,go110nulla hanno in mano tutto mi si formano questi testi, e sono del
(2 Cor. 6,co). resto controbilanciati da parole anche
pii:1forti di biasimo e di ammonimento.
Qucst0 senso di ricchezza domina an- Alcuni pensano che il detto sinottico:
che altrove la cristianità primitiva: Iac. «a chi ha, sarà dato», ecc. (Mt. 13,12=
2,5 ecc. (~ -;,;Ì.ov-roç); colpisce la nota- Mc. 4,25 = Le. 8,18; Mt. 25,29 = Le.
zione, in inciso, cli Apoc. 2,9. Formal- 19,26), esprima l'idea che l'uomo debba
mence la frase di Paolo ha un preceden- in qualche misura appropriarsi la sal.
te in Prov. l3,7; ma quale diversità! Qui vezza, che debba presentare in via pre-
il povero si dà per ricco, per poter as- ventiva una sua determinata disposizio-
sumere un certo ruolo od ottenere un ne; ma la congettura è senza fondamen-
credito; in Paolo, invece, troviamo una to. Questa frase proverbiale esprime
svalutazione di tutti i valori: ogni pos- una realtà constatabile nell' esistenza
sesso umano impallidisce di fronte alla quotidiana; trattandosi di un proverbio,
ricchezza che si ha in Dio. Ciò non si- Gesù può anche essersene servito più
gnifica, natura.lmente, che tutto scom- volte, in contesti diversi e con diverse
pare di fronte all'unione mistica 61 ; al accezioni. In Mt. 13, rn è detto che fì.
contrario, per dirla con Clem. Alex., nora soltanto pochi hanno compreso
paed. 3,6,36,3: «Non ha forse molto, Gesù, hanno avuto 'orecchio' per lui
anzi, tutto, colui che ha il Bene eterno, (v. 9); ora, mediante l'insegnamento in
colui che ha Dio? :E:detto che viene da- parabole, la loro intelligenza viene ulte-
to a chi chiede, che viene aperto a chi riormente approfondita 62, mentre per
picchia. Se Dio non rifiuta nulla, allora gli altri tutto si fa completamente oscu-
il credente ha tutto» (cfr. I Tim. 6,17, ro. Non v'è il minimo accenno a una
anche il v. 7). precedente disposizione umana di base.
In Mc. 4,25 par.; Le. 8,18: la parola è
Ogni possesso cristiano, tuttavia, non
pronunciatà affinché sia divulgata (vv.
è merito o guadagno di cui ci si possa 2 r ss.); se i discepoli 1'hanno compresa
vantare; è puro dono (I Cor. 4,7 ); an. in modo tale da saperla diffondere lar-
che la fede, l'amore, la forza di santifi- gamente, 'hanno' realmente ricevuto e
riceveranno ancor più; se invece ciò che
cazione vengono incessantemente richie. hanno ascoltato perde valore, diviene
ste a Dio e da lui donate. un 'possesso apparente' (Le.) 63.Il signi-

ro Cfr. Act. 3,6: ciò che bo, te lo clo. Pietro 62 ➔ 1tEpunrEvEw, che Mt. in entrambi i passi
è povero, eppure con la forza Jella sua fede us:i con senso analogo a mpurc,òv ~XEIV(lo.
può arricchire altri. 10,10 ).

ot Ad es. SEB. fRANK, P11radoxa,Trait. 9.r [ed. 63 St1l possesso immagin3rio ➔ col. 1341, inol-
11. ZIEGLER 1909]. tre Herm., mand. n,12.
ci:-:ixv)(II. llanse) ( ll,828) l jj2

!ìcaro originario è forse questo, nel con- dere a cuore I Li predicazione, con fede-
testo del di scorso in parabole ( riallac- le conformitù alla Jott:rina tramandata 1 ,
ciandosi cioè alla parabola del seme che
porta frutlO, soprattutto al v. 20); Mt. ovvero tener saldo.
avrebbe poi spostato il versetto po:::u
felicemente. Si accorda con questa in-
terpretazione l'uso che del detto è fatto Nel linguaggio classico: a) tener lo11-
nella parabola dei talenti ( e delle mine), tano, proteggere; b) ricevere qualcosa
in Mt. 25,29 par.; Le. 19,26: a mcti è (come dovuto); e) essere lontano; al me-
dato il medesimo dono, ma non tutti dio: tenersi lontano, astenersi. Nei LXX
l'hanno fatto rendere, non in tutti la il significato a) manca del tutto; b) ri-
parola ha portato frutto. corre due volte; e) è frequente al medio.

t <iv,ixw (-op.a.t) Nel N. T. riscontriamo la medesima


situazione presente nei LXX. Il signifi-
Nel greco profano è frequente l'atti-
vo: tener davanti o contro; al medio te- cato a) manca Jel tutto; h) si ha cin-
ner davanti a sé nel proprio interesse, t1 que volte; c) sei volte; sci al meJio.
propria difesa, quindi: tenersi, attenersi ln Philm. 15 il srnso di ricevere indie-
a. Nei LXX si trova sempre al medio, tro, riavere, è una forma particolare del
per lo più con il genitivo; ivi accanto al
significato suddetto ha pure quello di signilìcato b ), corrente nella vita quoti-
interessarsi a, darsi da fare per e soprat- diana per inJicare ricevute, quietanze
tutto tener fermo. (Phil. 4, 18 ). Nd contesto escatologico
L'uso linguistico del N.T. si accosta del discorso del monte (Mt. 6,2.5.16;
a quello dei LXX; anche qui il verbo Le. 6,24) il verbo 'aver già', ha un si-
appare solo al medio, con un piì1 mar- gnificato teologico particolare; viene a
cato spostamento d'accento dal proprio dire che i discepoli di Gesù attendono
interesse a quello altrui: I Thess. 5,14. un possesso celeste (~exnv, coli. 1343
Nel descrivere il rapporto fra il servo s. ), senza confronto superiore a quello
e il padrone (Mt. 6,24 par.; Le. r6,13), terreno(--+ EXELV, col. 1349 ). Del tutto a
esso esprime pure il rapporto di fiducia sé sta il passo di Mc. 14,41, per il quale
e di dipendenza che li lega, quale risul- non possiamo che formulare delle ipo-
ta da molte parabole di Gesù (accanto tesi, poiché mancano paralleli. La glossa
ad aya.miv). In Tit. x,9, con oggetto occidentale (-rò -rÉÀ.oc:;)non offre alcun
di cosa, significa darsi da fare per, pren- chiarimento, e neppure Ja traduzione

2 7tLO',Òç
À6yo; è frequente nelle P<1stornli, ma
civ-clxEoi>r.u
non scmpn.: <:un lo stesso significato.
Oltre ai vocabolari, cfr. la rarcolr:i di p:issi fat-
ta da W. LOCK in ICC 38 (1924), a Tit. 1,9;
cfr. pure HEl.BING, Kasussyntax 130. 6.r:i::xw.1
1 Cfr. 1 Tim. 5,17: xomwv-cEç;2 Tim. 4,2: xii• HELBtNG, , 79; DElSSMANN,
K.fls11SJy11tax LO.
pu!;ov, ecc. 88 s~.

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