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Il suffisso di pater, mater e simm.

e la
fitnzione primitiva glenerale del suffisso
indo-europeo -tero_,

(Søggío sul valore ipocoristico di alcuni suffissi indeuropei)

. S- l. Ritengo che il Trombetti (l) sia stato il primo ad affermare


che il suffisso ter- dei nomi di parentera indoeúropei fosse
in àri-
gine un suffisso alterativo e ipocoristico. Le voci indo_europee,
ad
esempio : palër, n7.fir (lat, pater, mater ecc.), avrebbero signifiËato
in Babbino, Mammina. A tal pensiero egli era c-ondotto
-origine
dal fatto che ner basco serve a formarê i diminutivi ir
suffisso
-llo-, -to-, onde ad esempio amalto vale Mammina, dä øna Ma-
dre. secondo il Trombetti ra forma originaria crer suffisso
era, anche
nell'i. e., la forma senza ,F, quella forma che si i¡rcontra
gue orientali nel nominativo singolare (es. ;ind. pilã.,
n.il" lin-
sl. mati,-lil.
moft)1,1'r sarebbe appartenuto in origine ai casi obliqui.
Gli índoeuropeisti per note ragioni (che ir tromuàtt¡ senza ar-
cun dubbio conosceva: nessuno certo poteva dubitare
dell,am-
piezza e solidità anche deile sue informaiicni
bibriografíche r¡ nàn
sarebbero disposti ad accogriere tare analisi morfoîog¡".
,- ír" ¡t
Trombetti avrebbe pure potutb ribattere, che il suffËso _ro_
in
-lero- era una rideterminazione di -te-, come il
-to-
tivi italici in -ke-to' era una ridetermínazione del suffisso dei diminu-
o poteva ribattere anche altro. -åe-;
. Comunque sia delle deduzioni da concetti largamente compa_
rativi, fermandomi alle voci indoeuropee, dirò
cheîa gi"n-t"nio
ero inclinato a ritenere per una nria idea
alterativo o in senso rargo- ipocoristico generare sul varore
di suffis-si indo-europei--
che il suffisso *rer- dei nomi di parentera
tale funzione ipãcori-
stica avesse, che dunque in origine
Ie voci paÍer e mãtër signiricas-
sero Babbino, Mammina, e chl poi
il significato alterãtivo s¡
(l) Elenentí di Gtottotogiø, p. | 18.
216 P. G. GOIDANICH ]L SUFFISSO DI ( PATER, I{ATER > E SIMM. ECC. 217

obliterasse, come è avvenuto nei nomi fralello, sorella, Jigliuolo, Lingaø Løtina, in Enciclopediø Ilø1., p. 585); ociter l: Ocius,,
diminutivi di Íra.ter, soror, Jilius. E lo stesso dico delle forme i. e. [Ben]prestamente; comparativi arii e greci in -førø-, -cepo- cla
da cui frd.ter, }v^¡thng. apocoristici (Ascoli, v. sotto).
c) Verbi : Verbi lituani in -terç-li (-lelç-ti) che il Kurschat
$ 2. Fatti del genere sono fra i più comuni' Oltre ai ricordati chiama <puntivi> e vengono a corrispondere a frequentativi di
italìani si possonó, dalle nostre lirtgue, citare lo slavo abulg' otíci tipo saltellare, canlerellare, ca.nticchiaFe, ecc.; es. hiVsle-rç-ti Ein
Padrq- (russo olecù. ecc.) che è I'ipocoristico corrispondente al lat. wenig zuhauen, Hin- u. herhauen (ki4s-ti Hauen).
attø, ind, ølla. Madre, voce del linguaggio infantile come sarebbero Oncle, per il complesso di tutti questi fatti, l'antichità delle
stati gli antichissimi pa e mA. per Paclre e Madre, Il russo dice funzioni ipocoristiche del suffisso -lero-, per usare parole dell'A-
ancora ipocoristicamenle naluËþa, il serbo e bulgaro maikø, il scoli anche nel suo articolo sul suffisso -tero (Arch. Olotl., Suppl.'l)
greco ?.u-i,a"; e nel lituano molyna Madre (come i nostri frøtello e ripetute, risulta, in questo caso da ciò n che si attestino da mag-
sorellø) à sostituito del tutto il termine primitivo, Ianto che molê gior numero di linguaggi > p. 54.
è passato al senso di Donna. E nota anche abulg, synäkú, e serbo
voc. sinko Figlio, r, pasynohít. Figliastro, aruss. otení. $ 4. Fu grande merito dell'Ascoli di aver riconosciuto in.tal
articolo che le forme celtiche airl. -ithir non sono di comparativi,
$ 3. Ma il valore ipocoristico o alterativo sul suffisso -lero- ma di apocoristici, o come dice egli di elativi, che le forme celtiche
è garantito per la più antica età i. e. da lorme nominali, aggetti' dell'aequølís da una parte e quelle greche e arie di comparativo
vali e verbali. in -lero- dall'altra sono un'evoluzione dell'elativo, che il cornple-
a) Voci nominali, di persone, animali, ¡:iante, oggetti : l. lat. mento delle forme celtiche in -íthir sta sempre all'accusativo.
malerlera [: Madrina] Zia (Sorella della madre) 1 cell: "øvenlro- o Ma nell'interpretazione semantica delle funzioni elative io dis-
*avent¿r
[: Nonnino] Zio (Fratello della madre) [analisi semantica sento dall'Ascoli e in altro modo m'immagino avvenuto il passag-
confermata dal latino avu.nculus, con suffisso =ke-lo- dei diminutivil, gio dall'elativo alla u funzione di ragguaglio, (tanto-quanto, cosí-
corn. ewythr ecc. Zio; lat. ctttløster Vitr., Giovanotto; rapister Lucil. come) e di comparativo. Q,iporto pertanto per chiarire il punto di
[Lacirone] : 2. ind. açvalørrí-s [Cavallastro] Mulo ; ind. uhçatarrÍ-s dissenso, le parole dell'Ascoli talquali : (1. c., p. 55) : u Funzione
Toretto o Torotto ; |nd. valsøtard-s Yitellino, Torello, Capretto, e I a t i v a del suffisso -tero- d'ordine assoluto (¡r. es. 'tanto nuovo',
generic. Nato di bestia svezzato o adulto, denuçlari [Vaccaccia o t così nuovo t, t ben nuovo', senza che occorra I'espressione di un

Vaccastra] Vacca secca (di latte : The application of the suffix is confronto ; persona o cosa superiormente buona, comtè manifesto,
peculiar and obscure [nb!] (tù(lhitney, A sanscrit Oratnmar, $ 1242); come è notorio) ; dalla quale funzione possono ugualmente ram-
lat. vlg. [certo anticol pollitro- Poledro, cfr. gr. rôjloç Puledro; pollare le seguenti, essenzialmente relative: Funzione livella.
lat. porcetra Gell. [Porchetta] Troia di primo parto; lat. pullastra trice o di ragguaglio (p. es. 'altrettanto buono', ,che
[Pollastra] Gallina giovane ; lal. passer [credo da pøt-ter Uccellino emerge così da ¡aggiunger I'altro'); Funzione prelativa (p.
cfr. il mio articolo Neolinguistica o linguislic(r senza øggetlivo ?, es.'più buono','che emerge così da oltrepassare l'altro')r.
P. ll, in llaliødial,, vol. VII (68)l; 3. rapísfuum Col. [Rapastra] Rapa
selvatica, ital. merid. rapestø o rapistø Ramolaccio, Raphanus sati- $ 5. Ora è ben facile osservare che fra 'Tanto buono' o , Così
vus ; ital. [Tomm.] rapastrello, rapaslrone Senape selvatica, olea- buonot, e 'Ben buono' c'è una clifferenza essenziale, il Bene es.
ster Cic. f [Oleastro] Olivo selvatico ; 4. lat. seliquastrun [Sediac- sendo sinonimo di Molto, e invece Così, Tanto avendo già funzione
cia] Sedile d'antica specie (Festo) ; ind. kãs-utari. lLancettal Lancia livellatrice e di ragguaglio ; ecl è chiaro che la interpretazione
corta kLsú Sorta di lancia (Pãnini), gÕn'i.lari. Sacchetto (id). semantica che I'Aòcoli fa della fase elativa con ( tanto nuovo,,,
b) Aggettivi : zendo naotara Giovanile o Giovanissimo ; airl. ocosì nuovo, (p. 55), e con (ben nuovoo è un espediente i mma-.
dennithir Certissimo ; omer. y.s).4vregov ('àine ríoot-) Nerastro (come ginato per spiegare la fase di ragguaglio (< altrettanto nuovo,).,
pece); lat. surdaster Cic, Sordastro; lat. avv. in -iter (ublandi ela" Nè penso .che una tale confusione tra concetti ben diversi, co,me
tivi,, Ascoli, Arch. Suppl., I. v, s.) credo da -ilris, v. il mio articolo u così grande , e n molto grande r, sia affatto necessaria per giu-
218 P. G. COIDANICH IL SUFFISSO DI c P¡18¡, MATER ) E SIMM. Ecc, 219

"stilicare la fase celtica del ragguaglio: si pensi che, attraverso $ 8. In conclusione, il suifisso -ter(o)- nelle sue varie fasi di
del tutto diversi processi semantici, forme quali berrò, ich werd.e ragguaglio e prelativa (comparativa) si dimostra risalire ad una
trinken, serb. ja éu pisati o pisaóu e simm. sono venute ad espri- fase originaria con funzione elatiVa e questa si dimostra corri-
mere quanto lat. biban. spondente ¡rer significazione a espressioni che in nostra lingua si
indicano per suffissi alterativi o ipocoristicí, quali si ànno per
S 6. E per stare al celtico,io penso che un sonartaidir slebe esempio nelle forme Grandino, Grandotto, Nerastro, Grandissimo,
valesse in origine uon < Forti al par dei monti , (ib., p. 63) ma For- e non corrispondente al tipo Così grande (come), Tanto grande
tiores [fase elativa] ad montes, con un accusativo di relazione ; in (quanto).
tal fase immaginaria il concetto elativo fortiores venne, penso,
concepito indipendentemente (quasi: Fortotti) e poi limitato con $ 9. Per la sua interpretazione semantica clell'elativo I'Ascoli,
un termine di paragone (cfr. omer. ¡reìcivrepor i¡i:ne æíooa); solo ritengo non bene, è stato indotto a considerare come forme di rag-
poi, una tal fase enfatica valse per I'espressione del ragguaglio. E guaglio alcune delle alterative (nag. 59). Dice: u Il sanscr. vøtsa-
si può anche pensare che del valore elativo della forma si avesse, lørd fTorello ; e simm., v. sopra $ 3] per quanto possa parere
almeno da una parte dei parlanti, coscienza : infatti nel mirl. que- [come ?] di sentirvi I'influsso della funzione prelativa, punto ,non è
ste stesse forme in -ithir valgono anche per il comparativo; e ,
¡:iù-che-vitello', ma è ben piuttosto un ,simile- a -vitello , i. Ma
non si può negare che sia ben agevole il trapasso semantico da è facile osservare che un vitellolto, un torolto o lorello non sono
Ben forti rispetto ai monti a Più forti dei monti, e non facile csimili¿ a vitelli, a tori, ma che sono proprio vitelli,
quello da Co¡ì forti come i monti:chè anzi Più forteècontradit- tori. È ben chiaro, credo, ciò. o açvatard mulo, da açvø cavallo
torio a Ugualmente forte; e il rapporto cli relazione fra aggettivo u non è già un ' più- di -cavallo'
[certo che no], ¡na è un quidsi-
in -ithir e il suo complemento è chiaramente espresso nel medio u mile del cavallo' [neppure], con una tintura tra il meno e il peggio,
irlandese con fri Adversus. Il quale /ri corrisponde, per etimolo- <: QUâsi a dire
'cavalluccio o cavallaccio, , [proprio questo ! ]. Il lat,
gia anche, a versus (vedi Pedersen, I(elt, Aramm., l, p. 44). pulløstra non sarà la-quasi-gallina gíovane, ma la Gallinetta gio-
varre, la Pollastra ; nè materterø la Quasi-madre, ma (Ascoli) u la
$ 7. Ma anche in un altro clei pochi passi antico-irlandesi con Mammuccia ,.
forme in -ilhir, la parola demnithir non vale (così certo),
ma (molto certo >. Il passo è: ciaso dennithir so forcom- S 10. Il -tero- nei nomi d'agente e d'istrumento.
nucuír bíeid ainser nad creitfider 7 dosluinfider. Lo Zeuss tradu- Come è noto, il suffisso -los- che è il primo suffisso che servì
ceva (senza dubbio non bene) il demnithir per Certius ; ma lo agli Indoeuropei per formare un comparativo, ebbe pur esso in
Stokes, Cel tutto obiettivamente, e ritengo bene, per Most certain origine non ufficio prelativo, ma elativo : es. ved. (nabhøs) tørlygs
(u though it is most certain that hìs happened, there will be a time. Die \Molke leicht duchdringend ecc. (V. Delbrück, I. F., 5,188 sgg.,
when it will be disbelieved and deniecl >) e dichiarava espressa- VgL Syntax, p. 412 e 4ló). Inoltre uno dei suffissi formanti nomi
mente : o I take the comparaliv dennithir to be here used for the d'agente e d'istrumento è il suffisso diminutivo -lo- (lat. figutus,
superlative , (!). L'Ascoli (pag. ó4) osservava : < Ma in realtà questa aat. tregil Portatore, lat. caelun (*caedlom) Scalpello. Anche in ita-
voce irlandese non dice, nè ( certius ) nè ( certissimum r, dice liano abbiamo for,nazioni deverbali d'agente e istrumento formate
semplicemente < ita certum r, così certo u : ( comunque sia b e n
<< col diminutivo : spazzino, ørrolino, lostino, røschino, erbivend.olo,
c e r t o (spaziegg. da me), questo (sia [ben] sicurarnente codesto) panicuocolo, pungolo e simm. Ciò tutto considerato, sarà proprio
che gli è avvenuto r. Ora non so spiegarmi come I'Ascoli non av- un inaccettabile ardimento il ritenere cheil -ler- o il -lro- dei nomi
vertisse che < ben certo , e ( most certain > vengono a dire la di agente o d'istrumento i.-e. sia lo stesso suffisso alterativo che
stessa cosa, e c ita certum > una cosa ben diversa. Dimostra dun- abbiamo riscontrato negli elativi ed applicabile ad altre formazioni?
que anche il passo in questione che ancora nell,irlandese era con- Tra il semplice ca.n che troviamo in tibícen, tubicen e can-tor non
serveta la funzione elativa o alterativa del suffisso -tero-. potè essere la stessa differenza morfologico-semantica che lra can-
tante e canleríno P Perchè se rêk-s vateva Reggitore si venne a
220 P, G, GOIDANICH
IL SUFFISSO DI ( PATER, MATER > E SIMM. ECC. 221
creare una lorma rek-tor ? O, per fare un quesito.generico, se la
base verbale per se stessa valeva a significare l'agente ctera proprio Questo per filo e per segno il pensiero dell'Ascoli. È da chie-
bisogno di un suffisso -tero- che tale valore le conferisse ? E che dere: c'è tra questa funzione assegnativa o discerni-
dire se più altri suffissi convengano e concorrano alla stessa fun- taria del suffisso -lero e I'altra che geneticamente si comprende
zione? nella funzione elativa (alterativa) un rapporto genetico ? L'Ascoli
non si fa questa domanda. I[ Brugmann invece riteneva la fase
comparativa come derivata da espressioni opposte come exleros -
$ 11. Dalla funzione alterativa del suffisso -le¡o- fiuora nei enteros.
suoi varî aspetti considerata appaion nella realtà storica ben cli-
stinte altre che I'Ascoli (ib., p. 54 sgg.) cletermina e comprende in
Si saltava così la fase elativa (alterativa) che coll'Ascoli io
una categoria cli < funzioni assegnative o discernitive di ritengo precedente alla comparativa.
( varia maniera (tra le quali maniere una si esemplifica per ;górepoç
< 'ltindividuo in cui si rileva la condizione espressa dal r,oót) ,.. S l2.Valore originario e sviluppi del suffisso.
o Nel primo stadio, (riferirò abbreviatamente le parole dell'A- a) Io ritengo che nelle due serie fondamentali dell'Ascoli e in altre
o scoli, p. 55); quello cioè in cui la funzione prelativa [compara- che siamo venuti stabilendo (nomi d'agente, diminutivi da nomi)
u tiva] non si è mai sviluppata ... . . altra primamente non è la il suffisso -lero- qualuuque sia la sua funzione nelle forme storiche,
o lunzione di -tero- se non quella di derivare un nome da una sia da condurre ad una funzione originaria unica, in vario senso
( particola. Così, ¡:er qui limitarci ad esempî lalini, citer non è alterativa : penso che -lero- equivalesse ad Alquanto, [Jn po', e,
<'punto un 'più, in qua', ma è 'quello che è di qua' ; exter non secondo I'enfasi o il gesto, anche Assai o Molto, come il nostro
u è punto un 'più in fuori', rna è 'quello che è di fuori ' . ... Così, a seconda del gesto, indica Poco o Molto, o come un nostro
o Molto antica è pur I'aggiunzione di -tero a veri temi comparativi, grøndollo può essere Più grande di un piccolo o Minore di un
u coll'intento cli ricavare sostantivi da aggettivi .... Così nei lat. grande con cui .venga ad essere nella mente dei parlanti messo a
o minisler e magister 'quel di minore e quel di maggiore [uffi- confronto. Il suffisso poi aveva un diverso sviluppo a seconda che
,, cio] ' . . . . Applicato a pronomi diversi *tero assume ufficio cli venisse applicato a basi verbali o aggettivali, o¡rpure a ¡:articelle
( conf ronto (spazieggiato da me) in quanto distacca, cliscerne, di signíficato locale. E in ognuno di tali stadî si poterono avere
n distingue. Dalla base pronominale z, quegli, così avremo il sscr.
delle obliterazioni del valore del suffisso, onde il derivato venisse
o ifarø, altro, cliverso, lat. ilerum untaltra volta, Ia seconda volta
ad avere la significazione della parola primitiva.
u (c|r. ølter, in quanto viene a.dir ' secondo') che storicamente
b) Applicato il suffisso a basi verbali o aggettivali potè dar
luogo a formazioni alterative o ipocoristiche nel senso più vario.
o [ossia geneticamente ?] è un ' colui che è considerato a parte '.
Poniamo, a mero titolo di un'approssimativa esemplificazione, questi
u Dal pronome interrogativo avremo il
sscr.. halørri, gr. ;(':e,go.:
casi: z) a¡:plicato a basi d'agente o. dtistrumento, ad es. ø.;erl4rrig
i
n ecc. 'quale peculiar¡nente [tra due] '. Dalle quali clistinzioni tra
Minacciatore, Millantatore potè corrispondere circa, per le ragioni
u un individuo ed un altro, viene al nostro esponente quasi un
îormali e semantiche, a un nostro Spaccone, e viceversa un y.vr-
o carattere di dualità ....; ;
così nel lat. alter dove è,da ricordare
6¡'i,p a un nostro Vagheggino, äuocpóv a Raschino, gópecPov, <póptpov
l'ordinale ,\eúlepoç 'secondo t.
o
- S¡ arriva a -lero in quanto
u esprime collocazione o a¡rpartenenza, concetti che implicano cli
a Portantina, ìíorpov a Zappone; p) applicato a basi aggettivali :
( continuo un confronto od una contrapposizione. Qui imprinta lo lal, longilero- Lunghetto, ¡:oi Lungo ; lat. surda.slro- Sordastro ;
celt. demnith¿? Molto certo, Certissimo ; y) applicato a nomi con-
n zendo u\østara (schietta derivazione di aggettivo da scstantivo)
u ',orientale t cioè 'verso aurora' ; e il gr. ò-eärcepóç (all. a ò'aäró;),
cret!, dopo che la funzione ipocoristica s'era già sviluppata: 9úpetpov
circa Sportello; plosl¡um circa Pancone, Carrettone ; mã.hër Mammina
o lat. dextcr;. che non dicono già ,più destro', ma si equivalgono,
Madre i ndtertera Màmmina Zia; açvalaras Cavallastro.
u istoricamente a dexlrorsøs. Poi Ia determinazione che si esem-
u plifica. per òpéore:oç. e z"¡póre,ooç ¡ quel dei campi.,, , rustico,, an-
c) L'altra serie (quella delle o funzioni assegnative o discerni-
( cora due schiette derivazioni di aggettivo da sostantivo. E si: tive > come le chiama I'Ascoli, v. sopra $ tl) può avere benissimo
avuto origine e sviluppo da derivati alterativi di preposizioni locali
( arr¡va, a 'ìt,¿.*qoç noster ecc, , che stattiene. a noi '.
c)t, en, pro, post ecc. Poniamo ac-lero-s, potè significare in ori.
222 P. G. GOID.AN¡CH
IL SUFFISSO DI ( PATER, MATER ) E SIMM. ECC. 223
gine, secondo il mio modo di vedere,
I,Alquanto ín fuori, euincli,
per obliterazione del varore arterativó ralø); ginocchío (italico? genoc, lo, lo stesso che genu); coslolø (lo
ste pagine un gran.. numero di esempî), lfattà di cui oiamo ii-qu.- stesso che rat. costa); mammeilø (ro stesso che møtìmta
potè ridursi , ,ignifi"rr"
ven. o-nbolo (lumbus), ital. capezzolo ; tosc. cont.
L'r*i*il"ìl ,
semplicemente euello infuori, frlu poí.te e lucch. betti-
coppie di ;;;";;,r. coro (lo stesso che umbilicus)1, itar. ant. belriconcio, berticonch¡o.
exteros-enteros si presentavano aila
mente del pairante Àpri- .Funicolo_ombelicale
menti un rapporto e un'opposizione fra "or.
due, iali ."ppi;;;i;;no ; unghia (lo stesso che unguis,. in lat. dim,
promuovere la serie rappresentat a ungulus Plaut, unguiculus plaul.; ungula, ungclla,iegl;
da
.í1¡t
hepoç_,:¡rérrio.r,'-."1lî'non
in lat. lesticutus (lo stesso che tesül) e',ruirutui; p:aputa
,;l*;ô;;;;
esprimono nulla di più di quanto non airebbero
úr''óc, r le serie di tipo quotiros
espresso *.ì¡1.ó: -
'åu. forrne antiche come mo.stra l,ind. píppa_la_ka. ;;;iñ",
" ,-fo._
uï';ö.o;u me slave : abulg. srìidíce Cuore, slov._serb._c r.
s Câpåzzolo,'.
e le stesse lorme enteros, ex,leros, "rp.ir"nti
in quanto ."rpti..r.nt" li ì."-, serce ecc. ; ceco,
sentavano come I'aggettivo del pol., bulg. lopøtk.a Scapola (lo stesso che
locale ei¡:resso da ,*',' ,u .russ., slov. topala); ,ì;".
clavan luogo a formazioni aggèttivali "on".ito pôpak,. papak Ombelico (lo stesso che abulg. '
ai con"oìi"-;;;;;;"^;r,":i , .t".-b.- "r. ttã.pä\;
,, go ç,, o ãp rrrr, t, g,"r9o ; ";;;;;;:'
tempo, isolato, ind, divãlørø_s Diurno.
;*,#::ii liïnflii*äÍï; slov. s kliz énka, aruss. se leze n ha, r.rb._"r., trrrr-üi,Wl;iì"r'riä"
che abulg. slêzena, russ. selezenø ecc.) picc.
; russ. zelezka .Gl.an-
dola (lo stesso che slov. zleza); serb._cr.' ,rr;ro
che resa); serb.-cr. sljepoðice Tempie (lo
Uga;li; ä;"
-- s l3'Per compiutezza dera critica devo uscire data serie stesso che slov. slepe oka,
del b_u.lg. stepete oðí); abulg. myðikø i
suffisso - tero- dacchè l'Ascori
ricorda anche forme *yiiro Braccio ¡vfrr.oîo ....
-.tamy a sostçgno della sua analisi. Dice: u gôtømøcor suffisso Ed altri ancora. "
dire il massimo bue,.ma dirà tal_quale un non vorrà Al lume di tali serie semantiche anche altre
bue r. _ per intendere apparire in un più esatto aspetto e nello
forme possono
ìl gOtama ci aiuta il greco þo{r;),,ç Giovinetto adulto, stesso tempo ar.-iuãgo
latto; gõtama varrà invece, penso io, quasi Giovane a larghe prospettive sull'ufficio di taluni suffissi.
un Torello, Torotto. Si consideri ad es. il lat. umbilÍcus di contro
o Ir sscr' ringìrastamc¿
è ben tradottã, nel ressico petroporitamo,
questo e le forme germaniche aal. nøbal_o
a ö¡tga).óç; e
per maxime angelicus; tna coclesto aggettivo, di contro a le!t, naba
riferito f. avest. nabã.o, e poi ind. nábhi_s. f. nãblú f.
viene poi tradotto engelgleich (uguale-ãgli "il,Àu.orr,
angeli) ,. E perchè non b) Nomi di animali in italiano: venez. poløstro
< Angelicissima o, con attenuazìoãe,
Ang-elica ? (per pollo),
E valore puramente di cuniculus ital. tosc. contglio_.t1(acc. a conigtio),
iggettivale, con¡e in latino apicula n'å1. p[rrin,
finitimus maritimus, penso abbia-d-erivatore lr' abeire, rat. vitelrus (praut.) ìt*. ,tttuolagnerlo
ir suffisiã -tamø- jn indrarømø-s uccello, ocn, (cazzo [l,ocazzo!l), monello,
(agnettus praut.),
e in marultøna-s (quasi Indresco, Marutesco). ven. srlrgàti u"". rraiìgo,
nusato zanzara, itar. tosc. ticherino (ven. tugar'o¡, ^
tooiìiii-lñ.^1.
mer. canario), ital. anguitla (pesce), ven.
S I4. Ricostruzioni di questo genere si possono fare anche per bísø"to 1ri loir.irtiã¡.nn_
altri suffissi i-e. La somma de'e f-ormazioni ipocoristiche guilla,_ ven. angusigota,.. Aguglia,
íor". aguglia,' u.n.r. ougidrto,
varia età e poi offuscate nel loro senso sorte in angue-la Aterina, sardella, sardellino,
arterato, fattane una rac. ,or-dorc ed altri.
colta sistematica per-suffissi o categorie Consiclerando siffatte serie, ad es.
semantiche, apparirebbe Esich. risp. a ind. vamrd-, ,o*ri, VpWi:e, 6i,p*"t, þoly.*C
ben considerevoie e forme singole j )nrav¡f, airl. noirb
mostrerebbero in luce inso- appariranno come formazioni ipocoris-tiche ecc.
"Uufg.
spettata. e
nell'interpretazione dall'aind. vamra_no_i-Formicula,si sarà sostenuti
Do qualche esempio. i;-;.*äo
èþdtkd-s un insetto (dai sanhilar,
- a) Assaiipocoristiche,
formazioni
frequenti. sono in lingue romanze
e ih lingue slave bildung, p. t3l).
t-inai"., Arindísche Nominal-
poi obliterate, di parti del corpo. Limi_
tandomi all'italiano, noto- : jtal. orecchiø, _o Nomi comunque attinenti alla volta celeste :
che au-ris); cerve,o (cereberum, ro stesso
(auricola, lo stesso ^.^ ") che I'indiano star-);
stesso lat, stetla (lo
che ierebru*1, *iriiìr" c,r. soreír lat. volg. soricru *ar. sorec-
(maxillø,lo stesso che mãla
fmak_s_lall-;ìupof. scella, calabr. scilla
(øxilla, lo stesso che ala
[øg]s-tal ; ,ií"iito (to stesso che diat. ¿o. (1) Con s lene.
224 P. G. GOIDANICH

chio lritengo : luce di sole attenuatal; abulg. slú.níce (lo stesso


che lat. sÕl) ; osco zicolo- (lo stesso che dies); lat. diecula (circa
come noi gíornatinø, oretla\; ital. nuvola (lo stesso che nubes).
Non sarà, pertanto, ardito il considerare nebula., vegél¡ germ..
ted. Nebel aat. nebul (< masch. nebalo), airl. nél Nuvola (1 nebh-
lo-), corn. niwl, nifwl (1 nebholo-) come un apocoristico della Ittecessità della ricerca epigrafica
base da cui ind. nabhas Nebbia, Nuvolaglia, Vapore ecc., vóooç
Nuvola. per l'ermeneutica etrusca
**r,

Questo processo semantico si può rintracciare in vari suf- Che sia vana la pretesa di studiar I'Etrusco sênza
trtta pro:
fissi. In ogni caso l'alterazione del significato fondamentale della fonda pre-parazione, ottenuta mediante la conoscenza adeguata
parola o, che è lo stesso, dell'ufficio del suffisso ha luogo prima il controllo severo del materiale epigrafico, è provato da*r fattoe
nell'aggettivo (qualificativo o d,agente); in un secondo tempo su che talvolta si è esercitata l, indagine ermeneutica sopra testi
ine.
cotesto modello si formano alterazioni da temi sostantivali, pro- sattamente letti, e si sono costruite ipotesi compricate e molteprici
nominali e di espressioni locali (v. $ 12); infine avvengono le su parole che, ¡roi, sono risultate diverse dalle precedenti letture;
obliterazioni, del signiiícato alterativo. E può anche avvenire e si è attribuito a certe voci un significato arbitrario, senza
tener
che un suffisso riacquisti il valore alterativo per influsso d,altra conto di epigrafi appartenenti al medesimo gruppo o sepolcreto,
lingua più conservativa. in cui figurava la medesima parola, in altra funzione casuale.
ci-
tiamo intanto qualche esempio, che dimostrerà la necessità
P. C. Gor¡À¡¡rcn del
controllo del materiale epigrafico, propedeutica indispensabile
ad
ogni tentativo di decifrazione.
Nell'epigrafe del Cippo di S. Martino alla palma,
CIE. n. 16,
il Lattes, dopo il pauli che però cambiò in seguito opinione _
sosteneva Ia lettura nønø- d,eila seconda parola,
sfãrzandåsi di con-
fermarla con confronti più o *"no oppoituni (l) giustificava
: pure
la lettura ørn\ar della parola ..gu"r,t". Tutti'poi,
dal Deecke al
Pauli, mantenevano Ia rettura pri\*- delra quarta,
fondandosi so-
pra una illustrazione dell,opera del Dempster.
Nessuno però aveva
l'epþrafe, quantunque non fosse molto difficile ritrovarta,
I:it:
trno a che Ia potei scoprire e studiare neila
villa di castagnoro
srsnar per gentile concessione del Marchese ouglielmo
Pr:sso-
taringhi Della Stufa. La lettura riuscì pertanto Lot.
sicurissima :
mi: cana : arn\al: prøslnai : løycisla
e c.osì cadeva tutto quanto si era fantasticato
da oltre un secolo
sulle pretese voci.arn\ar e prøTm_
(2).

(1) Correzíoni, Gìunte p.ostítte at CIE, Firenze,


(2) Vedi BuoxeMrcr, It _e Seeber, 1904, p. 4.
^
Palmø presso Firenze;
cippo scolpito eâ ìnscritto dí s. Mørtino alrø
stuat i:irasc:nr,'uor.iv,-is¡0, p. 26g_2gó, con 2 tav.
l4

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