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Il verso, composto di sole tre parole, celebre per il suo scandito ritmo di metrica, che gli d il tono di
un'invocazione a Satana (l'unica parola riconoscibile). Secondo alcuni critici si tratta di un'espressione
inventata, ma secondo altri ha elementi etimologicamente riconoscibili.
Dalle scarne informazioni di Dante sappiamo che:
1.
2.
3.
4.
La parola Satn ripetuta ben due volte e la parola Pape che assomiglia ad un imperativo latino (sebbene non
esista alcun verbo riconducibile) fa pensare a una preghiera o a un'invocazione del maligno contro gli
intrusi (tanto che Virgilio ripete, leggermente variata, l'espressione "vuolsi cos col..." ).
Dante probabilmente intendeva dare un senso, seppure oscuro, alle parole demoniache mettendo almeno
qualcosa di riconoscibile (Satn), ma lasciando quell'indeterminatezza minacciosa, dove chiunque potesse
immaginarvi il significato che pi lo spaventasse.
(Tripoli, 1930 - 1933), il quale interpret questi versi come una traslazione fonetica di una parlata
araba, traducendoli in arabo come Bb al-shaytn. Bb al-shaytn. Ahlibu ("La porta di Satana. La porta di
Satana. Proseguite nella discesa"). Gi precedentemente, alla met del secolo XX, Armando Troni aveva
supposto una probabile origine araba delle parole in questione facendo risalire per aleppe
all'imperativo da labba, fermarsi, interpretazione questa che risulta essere la pi coerente con il
contesto in quanto il senso sarebbe ("La porta di Satana. La porta di Satana. Fermati"). Si osserva che,
secondo alcuni studiosi della cultura araba, Dante avrebbe tratto alcune ispirazioni da fonti arabe.
Egli infatti non disprezzava il mondo musulmano a priori: se relegava Maometto tra i dannati, egli
nomin per ben tre musulmani tra gli Spiriti magni del Limbo: Saladino, Avicenna e Averro. I
dubbi di questa interpretazione nascono per dal significato accondiscendente che non in linea con
quanto suggerito nella narrazione circostante. Si osserva che comunque Dante non conosceva l'arabo e
forse voleva solo ricreare la suggestione di quella lingua ascoltata; si d'altra parte ipotizzato anche
che Brunetto Latini, suo amico, possa averlo avvicinato ad elementi della cultura islamica, da lui
conosciuta durante gli anni vissuti ad Oviedo nelle Asturie.
Esiste anche una teoria, senz'altro interessante per capire la variet di suggestioni che queste parole
hanno suscitato negli studiosi, che interpreta le parole come una traslitterazione dal francese: "Pas
paix Satan, pas paix Satan, l'pe" ("Niente pace Satana, niente pace Satana, alla spada"). Un'altra
interpretazione dal francese "Paix, paix, Satan, paix, paix, Satan, allez, paix" ("Pace, pace, Satana, pace,
pace, Satana, andiamo, pace"), oppure "Pape Satan allez en paix" (Papa Satana andate in pace). Una
traslitterazione dal francese proposta anche da Benvenuto Cellini nella sua Vita (1558-1562), dove
dichiara di aver sentito dire quella frase ("Phe phe Satan phe phe Satan al phe") durante una lite a
Parigi e che traduce come: "Sta' cheto, sta' cheto, Satanasso, levati di cost, e sta' cheto!" (2, XXVII).
Traduzioni [modifica]
Il problema del senso di questa frase particolarmente cruciale per ogni traduttore del poema dantesco, che
ovviamente messo in difficolt dalla apparente mancanza di senso di ci che viene detto.
Particolarmente brillante la soluzione adottata da Carlo Porta per la sua traduzione di questo passo in
milanese. Infatti egli adott una celebre filastrocca dal significato anch'esso oscuro:
"Ara bell'Ara discesa Cornara"
el sclam in ton de raffreddor Pluton
ch'el fava un rabadan del trenta para.
Ma Vergili, sapient e gainon,
per confortamm el dis: "lassa magara
ch'el te diga 'bus negher, gajoffon!'
te specci ai trii pessitt e ona mazzoeura
a ved chi de nun restar foeura"
Le parti in corsivo sono pezzi della filastrocca: essa era usata per una conta, allo scopo di decidere chi
restava in gioco e chi no: qui il Porta se ne serve per mostrate a Pluto che il poeta e Virgilio potranno
proseguire, ma Pluto non potr seguirli.
Note [modifica]
1. ^ Vittorio Sermonti, Inferno, Rizzoli 2001, pag. 134
2. ^ Domenico Guerri, Di alcuni versi dotti nella "Divina Commedia", Citt di Castello, 1908
3. ^ Daniela Amaldi Pap Satn e Raphl ma nelle traduzioni arabe dell'Inferno, Egitto e Vicino Oriente, Vol.
XXVII, (2004), pp. 209-215
4. ^ Armando Troni Un verso arabo nella Divina Commedia, Annali della Accademia del Mediterraneo,
Vol. 2, (1954), pp. 97-100
5. ^ Philip K. Hitti, Recent Publications in Arabic or Dealing with the Arabic World, Journal of the American
Oriental Society, Vol. 54, No. 4 (Dec., 1934), pp. 435-438, che riporta la nota teoria di Miguel Asn
Palacios.
Bibliografia [modifica]
Vittorio Sermonti, Inferno, Rizzoli 2001.
Umberto Bosco e Giovanni Reggio, La Divina Commedia - Inferno, Le Monnier 1988.