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La green

dell'Eden

economy?

Non

la

valle

di David J. Rothkopf
Rendere pi verde il pianeta sicuramente eliminer alcuni dei rischi pi gravi che ci
troviamo a fronteggiare, ma ne creer anche di nuovi. Il passaggio alle automobili
elettriche, ad esempio, potrebbe scatenare una competizione per il litio, un'altra
risorsa naturale disponibile in quantit limitata e concentrata in alcune zone. Le
quantit d'acqua necessarie per produrre certi tipi di energia alternativa potrebbero
prosciugare alcune regioni, facendo crescere le possibilit di conflitti per il controllo
delle risorse naturali. E con il crescere nel mondo del numero di centrali nucleari a
emissioni zero, cresce anche il rischio che i terroristi possano mettere le mani su
materiali atomici pericolosi, o che gli stati scelgano di lanciare programmi nucleari
militari.Le pluridecennali guerre per il petrolio potrebbero giungere a termine quando
l'oro nero pronuncer il suo lungo, lungo addio, ma ci aspettano conflitti, controversie
e sorprese sgradite di diverso genere (compresa, forse, un'ultima ondata di guerre per
il petrolio, mano a mano che alcune delle petrocrazie pi fragili imboccheranno la via
del declino). Se mai, provando a guardare in prospettiva, la sensazione che
l'instabilit prodotta da questa indispensabile transizione energetica su larga scala ci
costringer a fare i conti con forme di conflitto nuove.Abbandonare i vecchi e
inquinanti combustibili fossili la sola strada per contenere alcune delle minacce pi
importanti per la sicurezza a livello planetario, ma dobbiamo muoverci con cautela e
non lasciarci trascinare dall'ottimismo. Riconoscendo il fatto che un mondo pi verde
non vorr dire la fine dei problemi geopolitici, e preparandoci di conseguenza,
possiamo trovare una strada per disinnescare le minacce odierne e
contemporaneamente evitare, in gran parte, gli inconvenienti non voluti di
un'innovazione di cui c' una disperata necessit. possibile tracciare una guida ad
alcune delle potenziali tensioni geopolitiche "verdi" che ci attendono. Vediamola.
1 - Guerre commerciali "verdi" Molte delle nuove tecnologie sbandierate come la
prossima grande novit forse non figureranno nel nostro futuro energetico, ma quasi
sicuramente un elemento che non mancher saranno gli attriti internazionali.
Pensiamo al nuovo approccio americano, incarnato dalla legge sull'energia e sul clima
recentemente approvata dalla Camera dei rappresentanti, che prevede fra le altre
cose di erigere barriere commerciali contro quei paesi che non adottano misure per
limitare le emissioni. I fautori della legge dicono che queste misure sono necessarie
per limitare il rischio che le aziende delocalizzino la produzione in Paesi con parametri
pi permissivi, ottenendo in questo modo un vantaggio competitivo scorretto. Regimi
tariffari di questo genere sono visti anche come un modo per impedire alle grandi
aziende di delocalizzare in posti dove le leggi sulla protezione del clima sono meno
rigide, come la Cina.Il protezionismo verde gi un business in crescita. Quando
l'Unione europea ha preso in considerazione di limitare l'ingresso dei biocombustibili
sulla base di una serie di parametri ambientali, otto paesi in via di sviluppo di tre
continenti diversi hanno minacciato un'azione legale, nell'autunno del 2008. Queste
dispute in realt hanno una lunga tradizione (ricordate le polemiche sui delfini uccisi
per pescare il tonno?), ma la comunit imprenditoriale teme che il protezionismo verde
diventi un aspetto caratterizzante dei mercati internazionali nei decenni a venire. E
naturalmente la prospettiva di guerre commerciali "verdi", o anche semplicemente di
manipolazioni opportunistiche delle leggi che regolano gli scambi per "proteggere" i
posti di lavoro locali, lascia pensare a un periodo di tensioni internazionali in questo
senso, specialmente fra paesi sviluppati e paesi emergenti.
2 - Ascesa e caduta delle potenze petrolifere Un altro fenomeno a cui

assisteremo, dalle complesse conseguenze, sar la simultanea ascesa e declino dei


"petro-stati". In un primo momento l'impennata del prezzo del petrolio - che potrebbe
schizzare fino a 250 dollari al barile, secondo alcune stime recenti di Wall Street riempir i loro forzieri. I fondi sovrani torneranno a ingrassare e con il dollaro che
probabilmente rester debole ancora per anni i magnati del petrolio compreranno a
buon mercato attivit Usa, facendo fremere di sdegno i nazionalisti americani.Questi
nababbi hanno ancora pochi decenni davanti a s. Fra vent'anni, almeno tre quarti
dell'energia mondiale verranno ancora dal petrolio, dal carbone e dal gas naturale.
L'infrastruttura energetica odierna ha impiegato anni a svilupparsi, e anche in
presenza a cambiamenti tecnologici rivoluzionari il mix energetico sul breve termine
potr mutare solo marginalmente. E dunque, anche se l'Occidente smania per ridurre
la sua dipendenza da strutture come l'Opec - perch non bene dipendere da
nessuno, perch il petrolio sporco e uccide l'ambiente, perch la provvidenza ha
pensato bene di segnalare le regioni pi pericolose del mondo mettendoci le riserve di
petrolio e perch il petrolio una droga che corrompe lo spirito di molte delle nazioni
che lo producono - questi Paesi avranno un potere considerevole nel prossimo futuro.
Ma anche nel momento in cui questi Stati raggiungono l'apoteosi del loro potere grazie
al prezzo e alla scarsit di petrolio, il loro destino segnato. Quando alla fine il picco
dell'offerta sar raggiunto il petrolio avr imboccato una via senza ritorno, ed
probabile che il picco della domanda arrivi ancora prima. Bruciare petrolio ai ritmi
attuali semplicemente non una strada sostenibile, a meno di non vivere ben lontani
dal mare o nell'estremo nord, o a meno di non avere una societ che produce stivali
da pesca a tuttacoscia.E dunque gli stati petroliferi saranno ricchi e influenti e,
paradossalmente, in declino. I pi lungimiranti fra loro forse useranno il tempo che
hanno a disposizione per pianificare, coprirsi le spalle. Ma la morte lenta dell'economia
petrolifera condurr indubbiamente a esplosioni di tensione, quando le pressioni
sociali si tradurranno in fratture politiche e politici opportunisti cercheranno di
preservare la ricchezza nazionale ricorrendo al vecchio e collaudato metodo di rubarla
ai Paesi vicini.Prevedere dove si verificheranno queste fratture difficile. Ma non serve
molta immaginazione per giungere alla conclusione che una Russia dipendente dalle
esportazioni petrolifere ma alle prese con un calo della domanda, con
l'assottigliamento delle riserve e con un disastro demografico senza precedenti si
sentirebbe sminuita, e probabilmente diventerebbe un pericolo per i suoi vicini.
Oppure pensiamo all'impatto che produrrebbe l'inevitabile declino del petrolio sulla
lotta per la successione in Arabia Saudita, sempre che la struttura attuale non sia gi
crollata sotto il peso del malgoverno e del disinteresse verso la popolazione della
famiglia regnante. Le potenze economiche con una condanna a morte geologica che
incombe su di loro probabilmente diventeranno imprevedibili. In un modo o nell'altro,
le loro sofferenze ricadranno anche su di noi.
3 - Effetti collaterali dell'imminente boom del nucleare semplicemente
impossibile invertire gli effetti dei cambiamenti climatici senza incrementare in modo
consistente il ricorso all'energia nucleare. Non solo una fonte energetica
praticamente a emissioni zero, scalabile e comparativamente efficiente, ma con
appena una tonnellata di uranio si produce la stessa quantit di energia che si produce
con circa 3.600 tonnellate di petrolio (pi o meno 80mila barili). una tecnologia
molto pi sofisticata e sperimentata di quasi tutte le altre alternative emergenti. Fatti
che hanno gi portato a una rinascita molto concreta dell'energia nucleare,
concentrata nei paesi emergenti affamati di energia (quasi due terzi dei progetti
annunciati sono relativi a paesi in via di sviluppo).Sfortunatamente, l'energia nucleare
si porta dietro anche rischi reali e percepiti. Se si guarda alla storia, i rischi di incidenti
nelle centrali sono veramente minimi, ma incombono due problemi molto concreti: uno
come smaltire il combustibile esausto, un dilemma ancora oggetto di acceso
dibattito fra gli ambientalisti. E un altro come garantire la sicurezza del combustibile
in ogni fase del suo ciclo vitale, specialmente in paesi emergenti a corto di liquidit,
che spesso sorgono in aree flagellate dall'instabilit, dove operano organizzazioni

terroristiche con ambizioni nucleari.A ogni nuovo progetto le possibilit di una falla
nella sicurezza aumentano. E il rischio che qualcuno usi il combustibile per produrre
una bomba atomica non l'unico incubo nucleare che dobbiamo fronteggiare. Le
scorie radioattive potrebbero essere usate per realizzare una bomba "sporca", con
impatti devastanti. E forse il rischio maggiore per la sicurezza quello di chi si gingilla
con programmi nucleari a porte chiuse.Robert Gallucci, l'esperto di armi nucleari, una
volta mi ha detto che un catastrofico evento terroristico nucleare, considerando il
costante incremento dei rischi, "quasi certo". Un evento del genere avrebbe vaste
ripercussioni globali, negli ambiti pi vari, dalle libert civili al commercio.
Immaginate, il giorno dopo il disastro, un'azienda che voglia provare a spedire via
nave una merce in una qualunque parte del mondo. Per fare solo un esempio, oggi
negli Stati Uniti solo il 5% dei container viene sottoposto a ispezione visiva. Le
pressioni per estendere le ispezioni al 100% delle merci dopo l'incidente nucleare
bloccherebbe probabilmente milioni di prodotti nei porti americani, facendo schizzare
in alto i prezzi dei beni di consumo e facendo assottigliare le scorte.Un nuovo trattato
di non proliferazione nucleare gi in progettazione, ma anche se il presidente
americano Barack Obama sta lavorando per realizzare il suo sogno di un mondo libero
dalle armi nucleari, gi evidente che i rischi rappresentati dai vecchi arsenali
nucleari nazionali impallidiscono di fronte a quelli legati a piccoli gruppi che sfruttano i
punti deboli di un'infrastruttura nucleare mondiale sempre pi complessa.
4 - Tensioni per l'acqua e anche peggio Oggi sono un miliardo e cento milioni gli
esseri umani che hanno difficolt ad accedere all'acqua pulita, e le stime suggeriscono
che nel giro di vent'anni i due terzi della popolazione terrestre vivranno in regioni
sottoposte a stress idrico. una banalit ormai dire che l'acqua diventer "il nuovo
petrolio", come ha detto l'amministratore delegato della Dow Chemical Andrew Liveris,
sia per il valore che acquisir sia per i conflitti che provocher.Per ironia della sorte, la
caccia alle energie alternative per sostituire il petrolio potrebbe aggravare
enormemente il problema dell'acqua. Alcuni biocombustibili richiedono grandi quantit
d'acqua, anche i pi efficienti, quelli ricavati dalla canna da zucchero (a differenza del
colosso dell'etanolo, il Brasile, con le sue abbondantissime precipitazioni, la maggior
parte dei produttori di canna da zucchero deve irrigare i campi). Anche le varie
tecnologie considerate essenziali per un impiego "pulito" del carbone sono avide di
acqua, e le macchine elettriche ibride aumentano il consumo idrico perch sono
alimentate ad elettricit e la maggior parte delle centrali elettriche usa l'acqua come
liquido di raffreddamento.Molti Paesi potrebbero cominciare ad affrontare il problema
elaborando schemi per far pagare per l'uso dell'acqua, il modo migliore per gestire il
problema. In alternativa, potrebbero costruire impianti nucleari di desalinizzazione,
che rendano potabile l'acqua di mare. Come hanno scoperto i Paesi che hanno
applicato queste tecnologie, come l'India, il Giappone e il Kazakistan, gli impianti di
desalinizzazione sono terribilmente costosi, nell'ordine di centinaia di milioni di dollari
a botta.
5 - Il grande gioco del litio In Asia, in Europa e negli Stati Uniti, tutti si
entusiasmano per l'auto elettrica, e giustamente: le macchine elettriche consentiranno
una maggiore indipendenza dal petrolio e potrebbero contribuire enormemente a
ridurre le emissioni di anidride carbonica. Ma l'inconveniente pi serio dell'auto
elettrica la batteria.Si stanno prendendo in considerazione molte soluzioni, tra cui le
batterie "ad aria", che producono elettricit tramite una reazione diretta del litio con
l'ossigeno. Per il momento, per, l'opzione pi probabile la batteria agli ioni di litio, il
metodo usato per le macchine fotografiche, i computer e i cellulari. Le batterie agli ioni
di litio garantiscono un maggiore stoccaggio e una vita pi lunga rispetto ai vecchi
modelli a idruro di nichel-metallo, e queste caratteristiche ne fanno la soluzione ideale
per un veicolo di lunga percorrenza, con uno spazio limitato.Tutto questo significa che
probabilmente il litio, negli anni immediatamente a venire, diventer una delle materie
prime pi importanti. Si d il caso che circa i tre quarti delle riserve di litio conosciute

siano concentrate nel cono meridionale dell'America Latina, per essere precisi nel
deserto di Atacama, diviso fra due paesi, il Cile e la Bolivia. Oltre alle riserve di litio e
alla lingua spagnola, l'unica altra cosa che queste due nazioni hanno in comune
un'animosit storica, cementata dalla guerra del Pacifico, alla fine del XIX secolo,
quando il Cile riusc a tagliare l'accesso al mare della Bolivia, un raggiro che dalle parti
di La Paz ancora brucia.La Cina e la Russia, che detengono anche loro riserve
importanti, inevitabilmente finirebbero per approfittare di un conflitto in America
Latina, che avrebbe anche l'effetto di dare una spinta alle batterie ricavate da materie
prime meno efficienti, come quelle usate nelle batterie a idruro di nichel-metallo,
oppure di incoraggiare altre tecnologie che usano sostanze diverse, con i loro lati
negativi. E in ogni caso la possibilit di una corsa al litio nella regione ci ricorda che, a
prescindere dalle tecnologie che si affermeranno, emerger una domanda di quelle
materie prime su cui tali tecnologie sono basate... e sappiamo bene dove porta tutto
ci.Quelli illustrati sono solo pochi, piccoli squarci effimeri sui possibili scenari futuri,
ma molte ramificazioni geopolitiche del passaggio all'energia verde sono gi ora pi
che presenti. In India, parte del mondo delle imprese sempre pi in ansia vedendo
cinesi e americani che si riuniscono in segreto e nemmeno tanto per cercare
faticosamente di arrivare a un accordo sui cambiamenti climatici. Il Brasile ha idee
molto diverse sulla direzione che dovrebbero prendere questi colloqui, perch vuole
vedersi riconosciuto il ruolo di maggiore assorbitore di emissioni. Anche la Russia ha
una sua posizione specifica, quella di un fornitore di energia, e da quelle parti, come
negli altri Paesi dal clima freddo, il riscaldamento globale potrebbe far crescere i
proventi del turismo, potenziare la produzione agricola e produrre altri benefici
economici.Se aggiungiamo le tensioni legate alla diversit di idee riguardo al
protezionismo verde, alla forma delle istituzioni internazionali rilevanti e alla
concorrenza per le risorse, abbastanza evidente che questo conflittuale dialogo sul
clima trasformer sempre di pi il pianeta. E nessuno sa quali tecnologie nuove
emergeranno dal dibattito teorico attualmente in corso.David J. Rothkopf, blogger di
Foreign Policy, presidente e ad della Garten Rothkopf, societ di consulenza di
Washington specializzata in rischi globali. Ha scritto il saggio Superclass (Mondadori
2008)(Traduzione di Gaia Seller)
30 Agosto 2009

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