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Il canto politico
Il canto VI del Purgatorio, cosi come quello delle altre cantiche (Ciacco e
Giustiniano rispettivamente nell'Inferno e nel Paradiso), tratta il tema
politico che è incentrato sull'Italia.
Non si può parlare in questo momento storico dell’Italia come nazione;
eppure questa è un’idea che proprio nelle parole di Dante sembra
profilarsi per la prima volta.
Nei versi di Purgatorio VI si avverte qualcosa di più di una concezione
meramente geografica e linguistica dell’Italia. Se il VI canto dell’Inferno
era incentrato sulla situazione di Firenze, il VI del Purgatorio allarga lo
sguardo alla situazione italiana nel suo complesso, chiamando anche in
causa le due autorità che Dante ritiene, per motivi diversi, direttamente
responsabili del degrado della situazione politica e civile: l’Impero e il
Papato.
Il poeta qui denuncia il disinteresse degli imperatori della casata
d’Asburgo, Alberto I d’Austria e il padre Rodolfo, per l’Italia, «giardino
dell’impero» abbandonato a se stesso e all’inevitabile deriva cui va
incontro la «nave sanza nocchiere».
Un'Italia straziata da guerre interne, dalle ingiustizie, dal disinteresse
dell'Impero che hanno portato al temporalismo della Chiesa
(un’eccessiva attenzione da parte degli ecclesiastici verso il campo
politico, non a loro competente). Condanna tutto ciò e alla società
contemporanea auspica una punizione divina o da parte dell'imperatore
(sempre tramite Dio). Quindi Dante ribadisce che il potere spirituale
della Chiesa e quello temporale dell'Impero non devono andare in
contrasto o sovrapporsi perché altrimenti come in questo caso danno
origine a tutti i mali del mondo.
Sordello da Goito
La presenza del personaggio di Sordello da Goito sembra un'espediente
di Dante per introdurre il motivo dell'amor di patria e in seguito l'invettiva
politica. Invece la sua figura è più importante di quel che sembra.
Sordello da Goito fu un trovatore provenzale di origine italiana, nato a
Goito, presso Mantova, da una famiglia della piccola nobiltà, attorno al
1200. In seguito allo scandalo in cui sedusse, rapì ed in seguito
abbandonò la moglie del conte di San Bonifacio, Sordello scappò dal
Veneto per cercare salvezza in Provenza. Qui acquisì grande fama
presso i nobili della regione, ricevendo onori e benefici prima da Carlo I
d'Angiò. Nel 1266 seguì il conte di Provenza nella sua discesa in Italia e
qui gli furono donati alcuni feudi in Abruzzo, dove trovò la morte poco
dopo.
Nel canto viene descritto come un uomo dignitoso e inflessibile; quando
Virgilio nomina Mantua, Sordello perde quell'atteggiamento severo e
distaccato e si rende conto di avere di fronte un concittadino di Mantova:
si abbracciano per la commozione.
Dal corpo suo = anastrofe (v. 20). Cioè: "dal suo corpo".
O luce mia = perifrasi (v. 29). Per indicare la sua guida, il suo maestro
Virgilio.
Se quella nol ti dice che lume fia tra ‘l vero e lo ‘ntelletto = perifrasi
(vv. 44-45). Cioè: "finché non te lo chiarirà colei che sarà luce tra la
verità e il tuo intelletto". Per indicare Beatrice.
Di quei ch’un muro e una fossa serra = perifrasi (v. 84). Cioè: "quelli
che abitano rinchiusi da un unico muro e un unico fossato", per indicare
gli abitanti di una stessa città.
Da le prode le tue marine= enjambement (vv. 85-86).
Ahi gente che dovresti esser devota= apostrofe (v. 91). Riferito alla
gente di Chiesa.
Poi che ponesti mano a la predella= metafora(v. 96). Cioè: "dopo che
tu prendesti le redini".
ANAFORA
Consiste nel ripetere, in principio di verso o di proposizione, una o più parole
con cui ha inizio il verso o la proposizione precedente
(«Per me si va nella città dolente, /Per me si va nell'eterno dolore, /Per me si
va tra la perduta gente»)
ANASTROFE
E' l'inversione dell'ordine abituale di due parole di un gruppo
(tecum, mecum anziché cum te, cum me questa bella d'erbe famiglia e
d'animali -Foscolo).
APOSTROFE
Figura retorica che si ha quando un personaggio o la voce narrante si rivolge
a concetti personificati, a soggetti assenti o scomparsi, o anche al lettore.
(O natura, o natura,/perché non rendi poi/quel che prometti allor? - G.
Leopardi, A Silvia)
ENJAMBEMENT
E' un procedimento stilistico che consiste nello spezzare una breve frase o un
gruppo sintattico a cavallo di due versi consecutivi.
(Si sta come
d’autunno
sugli alberi
le foglie. - Ungaretti)
METAFORA
E' una figura retorica che consiste nel trasferimento di significato tra due
termini che hanno tra loro un rapporto di affinità o somiglianza (più vago e
distante che nella metonimia).
("…e de’ vostri avi illustri il ceppo vecchio…" ceppo vecchio è il capostipite -
Ariosto, Orlando furioso)
METONIMIA
E' una figura retorica che sostituisce una parola, all’interno di una frase, con
un’altra unita da un legame logico qualitativo. Ad esempio si usa l’effetto al
posto della causa, un elemento astratto con uno concreto.
(Talor lasciando le sudate carte…- G. Leopardi, A Silvia) Materia/oggetto
PERIFRASI
Il termine perifrasiviene dal greco, peri (intorno) + phrasis (frase), significa
letteralmente: frase intorno. E' giro di parole che si usa per spiegare meglio
un concetto o per evitare di esprimerlo direttamente.
(“tagliare la corda” per fuggire)
SIMILITUDINE
E' una figura retorica del significato che si basa sul confronto ed il paragone
esplicito fra due realtà, due immagini, due personaggi, due azioni che hanno
tra loro rapporti di affinità e somiglianza.
(…Tu simile a stella nel cielo... - Pascoli)
SINEDDOCHE
E' come la metonimia ma la sostituzione tra due parole avviene attraverso
una relazione quantitativa, ad esempio indico la parte per il tutto, il genere per
la specie.
(La fuga dei cervelli, ho l'occhio stanco)