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CANTO VI PURGATORIO

• Tempo: 10 aprile del 1300,


pomeriggio ,Domenica di Pasqua

• Luogo: secondo balzo dell’ Antipurgatorio

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PECCATORI
Siamo nella terza schiera: quella
degli spiriti negligenti.
Sono coloro che sono morti di
morte violenta e si sono pentiti
nell’ultimo atto della loro vita.
Devono attendere un periodo di
tempo pari alla loro vita prima di
salire a purificarsi sulle cornici del
Purgatorio.
Camminano lentamente,
cantando in coro il Miserere.
IL GIOCO DELLA ZARA
Dante spiega che quando finisce il gioco della zara, il
Quando si parte il gioco de la zara, perdente resta solo e impara a sue spese come
colui che perde si riman dolente, comportarsi nella prossima partita, mentre tutti si
repetendo le volte, e tristo impara; affollano intorno al vincitore, attirando la sua attenzione;
quello non si ferma, ma si difende dalla calca dando retta
a tutti e porgendo la mano all'uno e all'altro.
con l’altro se ne va tutta la gente; Nel canto il gioco assume due significati:
qual va dinanzi, e qual di dietro il prende,
e qual dallato li si reca a mente; 1.Il poeta come il vincitore viene accerchiato da una
schiera di anime che, comprendendo che il poeta
proviene dal mondo dei vivi, chiedono con insistenza
el non s’arresta, e questo e quello intende; preghiere e suffragi dai vivi per poter aver ridotta in
a cui porge la man, più non fa pressa; parte la pena che devono scontare .
e così da la calca si difende.
2.Dante rappresenta il vincitore, visto che attraverso il
Tal era io in quella turba spessa, viaggio di purificazione per raggiungere il paradiso
volgendo a loro, e qua e là, la faccia, terrestre, Dante sarà il vincitore che arriverà alla verità
e promettendo mi sciogliea da essa. divina rispetto a Virgilio ovvero il perdente che sarà
costretto a tornare indietro nel limbo visto che la
ragione non è più sufficiente e si fermerà prima del
paradiso terrestre.
DUBBIO DOTTRINALE
• Dante dopo essersi liberato delle anime, è colto da un
dubbio, dato che Virgilio, suo maestro, aveva
specificato, in un passo dell’Eneide, che in realtà le
preghiere per i morti non avevano valore e non
potevano piegare la volontà di Dio. Dante chiede a
Virgilio spiegazioni su un apparente contraddizione
tra le richieste delle anime e quanto scritto
nell’Eneide.
• Virgilio spiega che le preghiere, possono abbreviare il
tempo della pena ma non cambiano la sentenza di
Dio.Aggiunge, inoltre, che nell'Eneide la preghiera
non aveva valore perché a pronunciare questa era
un'anima pagana, quindi è lontana da Dio. Infine,
esorta Dante a porre questa questione anche a
Beatrice, che incontrerà sulla vetta del monte del
Purgatorio.
INCONTRO CON
SORDELLO DA GOITO
Virgilio indica a Dante un'anima solitaria,
che potrà loro indicare la via più rapida
per salire, si tratta del poeta trovatore e
uomo di corte Sordello da Goito.
L’anima di fronte alla richiesta di
informazioni non risponde ma chiede a
sua volta chi essi siano e da dove vengano.
Non appena il poeta viene a sapere che
anche Virgilio sia mantovano, l’anima si
slancia per abbracciare l'autore
dell’Eneide. Dante sfrutta quest’episodio,
di questo affetto mosso solo dall'essere
concittadini, per pronunciare un’invettiva
contro l’italia.
SORDELLO DA GOITO
“ALTER EGO” DI DANTE
Sordello da Goito è utilizzato da Dante come
tramite per parlare delle sue idee infatti è sfruttato
per denunciare il degrado morale e politico
dell’Italia.
E’ considerato anche il suo alter ego:
•L'incontro con Sordello avviene quando lui è da
solo lontano dalla folla, questa solitudine
rappresenta quella solitudine che Dante ha vissuto
durante l’esilio.
•Pensiero diverso rispetto la “Folla”.
•Simbolo della virtù e dei valori cortensi.
•Il patriottismo di Sordello è il patriottismo di Dante.
INVETTIVA CONTRO L’ITALIA
Ahi serva Italia, di dolore ostello, Dante a questo punto prorompe in una violenta
nave sanza nocchiere in gran tempesta, invettiva contro l’Italia.La causa è rinvenuta
non donna di provincie, ma bordello!
essenzialmente nella mancanza di una guida
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imperiale che sia in grado di assumersi la
Quell’anima gentil fu così presta, responsabilità e di riportarla all’antico splendore;
sol per lo dolce suon de la sua terra, nell'immaginario di Dante.
di fare al cittadin suo quivi festa; Dante chiama in causa diversi interlocutori:
81 •L’Italia (vv. 76-90), L’Italia è definita serva,
e ora in te non stanno sanza guerra schiava, perché lasciata in balìa dei signori
li vivi tuoi, e l’un l’altro si rode
di quei ch’un muro e una fossa serra. locali, che approfittavano della caoticità del
momento per trarne ricchezza e potere.
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Cerca, misera, intorno da le prode •“Donna di bordello", per denunciarne la
le tue marine, e poi ti guarda in seno, bassezza morale e spirituale, e per mettere in
s’alcuna parte in te di pace gode.
luce le infinite lotte interne che sono presenti e
che hanno reso inefficace l'operazione
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Che val perché ti racconciasse il freno legislativa dell’imperatore romano Giustiniano,
Iustinïano, se la sella è vòta? che fece riordinare il diritto romano, ridando
Sanz’esso fora la vergogna meno. alle leggi efficacia e applicabilità.
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Ahi gente che dovresti esser devota, •La "gente" (vv. 91-96) della penisola, che, sia
e lasciar seder Cesare in la sella, dall'ordine ecclesiastico sia da quello signorile,
se bene intendi ciò che Dio ti nota, ha mostrato il più completo disinteresse per il
buon governo e per la pace comune, con il
93 risultato di rendere selvaggia e "fella" cioè
guarda come esta fiera è fatta fella "ribelle" l'Italia, paragonata ad un cavallo che
per non esser corretta da li sproni, non vuol essere domato.
poi che ponesti mano a la predella.
•L'imperatore Alberto I d'Austria (1248-1308)
O Alberto tedesco ch’abbandoni che, nonostante il titolo che porta, non è mai
costei ch’è fatta indomita e selvaggia, sceso in Italia (vv. 97-117), preferendo lasciarla
e dovresti inforcar li suoi arcioni. in completo e totale abbandono, anziché
prenderne le redini e riportarla sulla retta via.
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APOSTROFE A FIRENZE

L’apostrofe all’Italia viene poi


seguita da una a Firenze, in cui
Dante denuncia ironicamente la
corruzione e la falsa partecipazione
civile e politica dei cittadini
interessati solamente al proprio
interesse e la paragona ad un
ammalata , che non riesce a placare
il suo dolore, ma peggiora la sua
situazione.
APOSTROFE ALLA
CHIESA E A CRISTO
Infine Dante critica la chiesa che è a
capo del potere che dovrebbe essere
nelle mani dell’imperatore. Dante si
rivolge a Giove ovvero Cristo, e gli
chiede, se questa situazione di degrado e
corruzione che sembra sovvertire tutte le
regole del mondo, non sia forse un
passaggio doloroso e necessario per un
futuro diverso.

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