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Purgatorio

Canto XI
Sarasso, Silinguelli
Indice

Tempo, luogo e colpa

Personaggi

Riassunti e analisi

Stile e temi
Tempo, luogo e colpa
Tempo: 11 aprile del 1300 (lunedì di Pasqua) tra le dieci del mattino e

mezzogiorno.
Luogo: Purgatorio, nella prima cornice, la parete della cornice è in marmo

scolpito, porta esempi della virtù contraria alla superbia, l'umiltà; invece il

pavimento riporta esempi di superbia punita.


Colpa: la superbia, ovvero il primo peccato capitale: amore del male

altrui.
Dante
Personaggi Virgilio
Omberto Aldobrandeschi
Signore maremmano politicamente ostile ai senesi, che lo

uccisero nel 1529.

Oderisi da Gubbio
Fu un miniatore famoso e lavorò soprattutto a Bologna e si

recò anche a Roma per decorare codici della biblioteca

papale.

Provenzan Salvani
Fu un capo ghibellino senese, decretò la morte di Omberto, fu

ucciso in battaglia convinto però di poterla vincere.

Anime dei superbi


Le anime dei superbi procedono pregando, sono le prime
anime del Purgatorio vero e proprio.
Le anime dei superbi recitano il Padre

nostro, in una versione che sottolinea la

Versi 1-36, v. 37-45 debolezza umana e il bisogno dell'aiuto

divino. Pregano Dio anche per aiutare i

La preghiera dei peccatori e la

vivi e quindi c'è bisogno che anche i vivi

richiesta di Dante
preghino per loro per farli salire al più

presto in Paradiso.
Virgilio augura alle anime una pronta

salvezza e chiede quale sia la salita più

agevole per Dante, dato che ha molte

difficoltà dovute al suo corpo mortale.


La preghiera dei peccatori
Le anime in questa cornice devono meditare sulla propria colpa ovvero la superbia, e su esempi

di virtù contraria al peccato, la preghiera è usata come atto di appartenenza alla comunità della

grazia divina che raffigura la comunità ecclesiale terrena. I peccatori sono tenuti a portare dei

macigni e nel frattempo a recitare il Padre Nostro (vv.1-24) che è l'unica preghiera del purgatorio

riportata per intero. La preghiera non è solo una parafrasi di quella originale ma è anche un suo

ampliamento didascalico. Il piano è spostato da quello dogmatico su quello morale,

incentrandolo sulla carità e sull'umiltà. All'interno della preghiera troviamo molte volte i

pronomi noi e nostro che simboleggiano la fratellanza degli uomini sotto la paternità divina.

Questa è la grande preghiera dell'umiltà che funge da grande contrappasso spirituale. Il clima

della preghiera è francescano e sottolinea il registro umile della preghiera e della limitatezza

creaturale dell'uomo rispetto a Dio.


Un trittico di anime
Nei versi successivi al vv.45, Dante riprende lo schema del trittico, tre infatti sono le anime dei

superbi analizzate in questi versi. Come succede in altri canti, Dante si rivede nei personaggi

incontrati perché associa la superbia di questi al suo passato con senso autocritico. I tre

personaggi assumono un'esemplarità storico-sociale. Essi rappresentano i tre modelli di

superbia: Omberto è la superbia nobiliare, Oderisi è la superbia artistica e Provenzano è la

superbia politica. Dante usa questi tre personaggi per criticare la società del tempo, una società

anti-evangelica dominata dall'individualismo e dalla competizione. La superbia è quindi una

colpa autodistruttiva per chi ne è coinvolto, ciò è testimoniato dalla tragica morte dei

personaggi.
Un'anima risponde alla richiesta di

Dante di avere un passaggio agevole per

continuare il viaggio e poi inizia a

Versi 46-72 parlare di sé: l'anima è quella di

L'arroganza di Omberto
Omberto Aldobrandeschi, signore

Aldobrandeschi
maremmano, figlio di Guiglielmo che, a

causa della superbia dovuta all'antico

lignaggio della sua nobile famiglia, si

scontrò contro Siena e fu ucciso nel

castello di Campagnatico.
L'arroganza di Omberto
Omberto può essere visto come una figura ambigua. Oscilla tra superbia e umiltà, accetta con

rassegnazione la punizione divina (vv.54,70) e sa come la superbia abbia danneggiato la sua vita e

quella sua famiglia(vv.68). E' simbolo di attestazione di umiltà: infatti evidenzia il contrasto fra

suo padre anagrafico, distanziato dal verbo fu e il padre eterno che sta nei cieli(vv.60). Viene

ripetuto molte volte il pronome io; quest'enfasi pronominale che è piegata a una spietata

autoaccusa. Omberto giustifica la sua superbia con l'ereditarietà della colpa, definendola quindi

una questione "genetica", lanciando così una forte accusa a tutta la nobiltà. Dante invece

apprezza la classe di Omberto che appartiene alla nobiltà poichè questa è l'unica classe sociale in

cui sono ancora presenti i valori cortesi; sottolinea nuovamente che la sua condanna è rivolta

solamente all'arroganza.
Una seconda anima si rivolge a Dante. E'

il miniaturista Oderisi da Gubbio che, in

Versi 73-108 un lungo monologo sulla vanità della

La riflessione di Oderisi da
fama terrena, mostra quanto sia effimera

Gubbio la gloria: Cimabue è stato oscurato dal

suo successore Giotto e lo stesso tra

Guinizzelli e Cavalcanti, inoltre afferma

che forse è già nato un poeta che supererà

entrambi, riferendosi a Dante.


La riflessione e l'umiltà di Oderisi
La figura di Oderisi, serve a Dante non per presentare un personaggio storico, ma per creare una

riflessione autocritica sull'inconsistenza della fama terrena, in questo caso l'umiltà sta nella

consapevolezza che ben presto qualcuno caccerà anche lui dal suo primato letterario, quindi

renderà vana la sua gloria. Per Dante il tempo è solo una costruzione illusoria dell'uomo, la

dimensione in cui l'uomo è immortale grazie alla gloria. Oderisi conclude poi con un'apostrofe

(vv.115) contro la vana gloria terrena, questa apostrofe, rivela anche un interessante risvolto

critico-estetico, poiché anche per Dante, Giotto ha superato Cimabue e lo stesso Guinizzelli. Per

Dante però non è importante solo ciò che viene dopo e difatti pone gli artisti citati sullo stesso

piano.
Versi 109-126, versi 127-142
Il gesto di Provenzano
Oderisi indica poi a Dante, come esempio di brevità della gloria mondana, l'anima del

senese Provenzan Salvani, celebre in tutta la Toscana solo poco prima, quando sconfisse
Firenze a Montaperti, e ora a malapena ricordato a Siena.
A Dante - stupito dal fatto che il superbo Provenzano, evidentemente pentitosi in

punto di morte, non sia nell'Antipurgatorio - Oderisi dice che gli è stata concessa

l'ascesa al Purgatorio grazie ad un suo gesto di umiltà: chiese l'elemosina

pubblicamente, per liberare un amico dal carcere. Oderisi aggiunge che entro breve

tempo i concittadini di Dante faranno in modo che egli comprenda l'umiliazione e la

vergogna provate da Provenzano, questa difatti è una profezia dell'esilio.


La riflessione e l'umiltà di Oderisi
Provenzano Salvani è un'anima muta che conclude il discorso di Oderisi sulla fama degli uomini.
Provenzano compie un gesto di umiliazione sociale chiedendo l'elemosina (vv.135) per liberare
un amico dal carcere, è un gesto, quindi, di nobilissima carità. Con questo, Dante vuole
dimostrare la misericordia di Dio, che concede a Provenzano l'accesso in purgatorio, grazie
anche a solo a quest'opera di carità. Dante sarà costretto a subire la stessa umiliazione del sire
senese, come gli era stato predetto da Oderisi nel vv.138. La responsabilità dell'esilio di Dante è
attribuita ai suoi concittadini (vv.140), abitanti di una città oramai disonorata. Grazie a questo
spunto inizia una dura critica verso la città di Firenze (vv.112-114) diventata ormai una corrotta
città di mercanti, comprabile da chiunque per denaro e disposta ad assoggettarsi ai progetti del
Papa che è la causa dell'esilio di Dante.
Stile
La struttura del canto è quasi totalmente dialogica, il tempo della storia
corrisponde al tempo del racconto, che coincide con il lento procedere da parte di
Dante, al fianco delle anime dei superbi.
Temi
Esilio Superbia Vana gloria terrena Preghiera
Anche in questo canto,
Consistente in una Viene sottolineata la
I vivi devono pregare a

Dante, non esita a


considerazione
labilità della fama
vantaggio della

condannare Firenze, da
talmente alta di sé
terrena, specialmente
penitenza dei defunti. Si

cui è stato esiliato,


stessi da giungere al
quella artistica-
trova la necessità

criticandone la
punto di stimarsi
letteraria. Dante non
immancabile della

popolazione e il Papa. come principio e


condanna l'arte ma
Grazia divina, poiché da

fine del proprio


l'autoesaltazione
solo l’uomo è impotente.

essere. dell'artista, che è


Nel testo di questo

un'implicita sfida a Dio. originale Padre Nostro si

coglie allora il senso di

partecipazione delle

anime purganti rispetto

all’umanità.

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