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CANTO VI - PURGATORIO

Ibrahim Francesco, D’Amore Samuele, Lanus Nicolae, Saletta Yuri


INTRODUZIONE
 Ci troviamo nell’Antipurgatorio, dove
le anime cominciano ad espiare le loro
colpe. Siamo nella terza schiera: quella
degli spiriti negligenti, coloro che sono
morti di morte violenta. Sono coloro
che hanno subito l’omicidio e hanno
atteso il momento estremo per pentirsi.
Devono attendere un periodo di tempo
pari alla loro vita prima di salire a
purificarsi sulle cornici del purgatorio.
Camminano lentamente, come in
processione, cantando in coro il
Miserere.
IL VALORE DELLA
PREGHIERA E IL SUFFRAGIO

 Il canto sesto del Purgatorio si sofferma nel


chiarire una questione dottrinaria: Dante
infatti, riferendosi a un passo dell'Eneide da
cui si può capire che le preghiere non
possono piegare un decreto del cielo, chiede
a Virgilio il motivo per cui le anime
chiedono delle preghiere di suffragio. In tale
modo egli dà una spiegazione chiara di Dio
cristiano come essere sensibile alle
preghiere altrui. Si evidenzia dunque una
sorta di "contraddizione" tra l'idea del poeta
e del maestro, legittimata dalla caratteristica
medievale della reinterpretazione dei testi
classici secondo le proprie convinzioni di
fede.
INCONTRO CON
SORDELLO DA GOITO
• Virgilio e Dante scorgono un’anima che
guarda verso di loro, Virgilio gli si rivolge per
conoscere il cammino. Nel presentarsi
pronuncia il nome della città natale, Mantova.
L’ombra allora gli si slancia in un abbraccio
fraterno, rivelando di essere Sordello,
anch’egli mantovano. Fu uno dei maggiori
poeti italiani di lingua provenzale che si
distinse presso la corte di Riccardo di San
Bonifacio, a Verona. Dante, davanti allo
spettacolo così intenso per la comune patria,
prorompe in un apostrofe contro l’Italia, luogo
di corruzione, lacerata da lotte intestine.
• Il personaggio potrebbe sembrare un semplice
strumento per introdurre il motivo dell’amore
per la patria, ma Sordello diventerà
protagonista anche dei canti successivi,
accompagnando i pellegrini fino alla valle dei
principi negligenti,
«Ma vedi là un’anima che, posta «Ma vedi là un’anima che, seduta
sola soletta, inverso noi riguarda: da sola, guarda verso di noi,
quella ne ‘nsegnerà la via più tosta». quella ci indicherà la via piu breve».

Venimmo a lei: o anima lombarda, La raggiungemmo: o anima lombarda,


come ti stavi altera e disdegnosa come staviorgogliosa e fiera
e nel mover de li occhi onesta e tarda! e nel muovere gli occhi dignitosa e serena

Ella non ci dicea alcuna cosa, Lei non ci disse nulla,


ma lasciavane gir, solo sguardando ma ci lasciava proseguire, guardandoci
a guisa di leon quando si posa. come fa il leone quando sta seduto

Pur Virgilio si trasse a lei, pregando Nonostante ciò Virgilio si avvicinò a lei, pregandola di
che ne mostrasse la miglior salita; mostrarci la via più semplice per salire;
e quella non rispuose al suo dimando, quella non rispose alla sua domanda,

ma di nostro paese e de la vita ma ci chiese del nostro paese e della nostra


ci ‘nchiese; e ‘l dolce duca incominciava condizione, e mentre Virgilio stava cominciando a
«Mantua...», e l’ombra, tutta in sé romita, dire «Mantova…» l’anima, tutta raccolta in se stessa

surse ver’ lui del loco ove pria stava, si alzò improvvisamente da dove stava andando
dicendo: «O Mantoano, io son Sordello verso di lui, dicendo «O Mantovano, io sono
de la tua terra!»; e l’un l’altro abbracciava. Sordello, della terra tua!»; e si abbracciarono.

Ahi serva Italia, di dolore ostello, Ahi Italia, schiava, albergo di dolore, nave senza
nave sanza nocchiere in gran tempesta, nocchiere in mezzo a una grande tempesta, non
non donna di province, ma bordello! signora delle provincie, ma bordello

Quell’anima gentil fu così presta, Quell’anima nobile fu cosi pronta, solo per il
sol per lo dolce suon de la sua terra, dolce suono della sua terra, a fare una festa al
di fare al cittadin suo quivi festa; suo concittadino in questo posto;
e ora in te non stanno sanza guerra Mentre ora gli abitanti del tuo territorio non
li vivi tuoi, e l’un l’altro si rode stanno senza guerreggiare e, di quelli che un
di quei ch’un muro e una fossa serra. unico muro e un unico fossato circonda, si
mordono a vicenda.

Cerca, misera, intorno da le prode Guarda, o infelice, lungo le spiagge


le tue marine, e poi ti guarda in seno, delle tue regioni marittime, e poi guardati all’interno,
s’alcuna parte in te di pace gode. se qualche parte di te gode in pace.

Che val perché ti racconciasse il freno A cosa è servito che Giustiniano ti abbia
Iustiniano, se la sella è vota? sistemato il freno se la sella e vuota?
Sanz’esso fora la vergogna meno. senza di quella la vergogna sarebbe minore.

Ahi gente che dovresti esser devota, Ahi uomini che dovreste essere religiosi,
e lasciar seder Cesare in la sella, e lasciare l’imperatore Cesare sulla sua sella,
se bene intendi ciò che Dio ti nota, se bene comprendiate quello che dio vi insegna,

guarda come esta fiera è fatta fella Osserva come questa bestia è diventata ribelle
per non esser corretta da li sproni, perché non correttamente governata dagli sproni,
poi che ponesti mano a la predella. dal momento in cui mettesti mano alle redini

O Alberto tedesco ch’abbandoni O Alberto, di origini tedesche, che abbandoni


costei ch’è fatta indomita e selvaggia, questa bestia diventata litigiosa e selvaggia,
e dovresti inforcar li suoi arcioni, mentre dovresti inforcare i suoi arcioni.

giusto giudicio da le stelle caggia una giusta sentenza dalle stelle cada
sovra ‘l tuo sangue, e sia novo e aperto, sopra la tua discendenza, e sia talmente nuova e inaudita,
tal che ‘l tuo successor temenza n’aggia! che il tuo successo ne abbia timore
Ch’avete tu e ‘l tuo padre sofferto, Infatti tu e tuo padre (Rodolfo I) avete lasciato che il giardino
per cupidigia di costà distretti, dell'Impero (l'Italia) sia abbandonato, rimanendo in Germania
che ‘l giardin de lo ‘mperio sia diserto. per cupidigia.

Vieni a veder Montecchi e Cappelletti, Vieni (o Alberto) a vedere i Montecchi e i Cappelletti, i Monaldi e
Monaldi e Filippeschi, uom sanza cura: i Filippeschi, uomo negligente, i primi già in rovina e gli altri sul
color già tristi, e questi con sospetti! punto di cadervi!

Vien, crudel, vieni, e vedi la pressura Vieni, o crudele, e vedi le oppressioni compiute (o subìte) dai tuoi
d’i tuoi gentili, e cura lor magagne; feudatari, e cura le loro colpe (o danni); e vedrai come è oscura
e vedrai Santafior com’è oscura! Santa Fiora!

Vieni a veder la tua Roma che piagne Vieni a vedere la tua città di Roma che piange, vedova e
vedova e sola, e dì e notte chiama: abbandonata, e giorno e notte invoca: «Cesare mio, perché non
«Cesare mio, perché non m’accompagne?». hai qui la tua sede?»

Vieni a veder la gente quanto s’ama! Vieni a vedere quanto si amano gli Italiani! e se non hai alcuna
e se nulla di noi pietà ti move, pietà di noi, vieni almeno a vergognarti della tua reputazione.
a vergognar ti vien de la tua fama.
E se mi è consentito, o altissimo Giove (Cristo), che fosti
E se licito m’è, o sommo Giove crocifisso per noi in Terra, i tuoi occhi giusti sono forse rivolti
che fosti in terra per noi crucifisso, altrove?
son li giusti occhi tuoi rivolti altrove?
Oppure nell'abisso della tua saggezza stai preparando un bene
O è preparazion che ne l’abisso (per l'Italia) di cui non possiamo renderci conto?
del tuo consiglio fai per alcun bene
in tutto de l’accorger nostro scisso? Infatti tutte le città italiane sono piene
di tiranni, e ogni contadino che si mette
Ché le città d’Italia tutte piene a capo di una fazione politica diventa un Marcello.
son di tiranni, e un Marcel diventa
ogne villan che parteggiando viene.
Fiorenza mia, ben puoi esser contenta Firenze mia, puoi davvero esser contenta del fatto che questa digressione
di questa digression che non ti tocca, mercé del popol non ti tocca, grazie al tuo popolo che si ingegna.
tuo che si argomenta.
Molti hanno la giustizia in cuore, ma questa si esprime tardi con le parole
Molti han giustizia in cuore, e tardi scocca per non per non rischiare di non essere ponderata; ma il tuo popolo se ne riempie
venir sanza consiglio a l’arco; sempre la bocca.
ma il popol tuo l’ha in sommo de la bocca.
Molti rifiutano le cariche pubbliche,
Molti rifiutan lo comune incarco; ma il tuo popolo risponde sollecito
ma il popol tuo solicito risponde senza essere chiamato, e grida: «Me ne incarico io!»
sanza chiamare, e grida: «I’ mi sobbarco!». Ora rallegrati, visto che ne hai motivo:
Or ti fa lieta, ché tu hai ben onde: tu sei ricca, sei in pace, sei assennata!
tu ricca, tu con pace, e tu con senno! Se dico la verità, i fatti non lo nascondono.
S’io dico ‘l ver, l’effetto nol nasconde.
Atene e Sparta, che scrissero
Atene e Lacedemona, che fenno le antiche leggi e furono così civili,
l’antiche leggi e furon sì civili, diedero un piccolo contributo alla giustizia in
fecero al viver bene un picciol cenno confronto a te, che emani provvedimenti tanto sottili (elaborati, ma anche
verso di te, che fai tanto sottili fragili) che quelli emessi a ottobre non arrivano a metà novembre.
provedimenti, ch’a mezzo novembre
non giugne quel che tu d’ottobre fili. Quante volte, a memoria d'uomo, hai tu mutato leggi, moneta e costumi, e
rinnovato la popolazione (grazie agli esili)!
Quante volte, del tempo che rimembre, legge,
moneta, officio e costume E se tu ti ricordi bene e vedi chiaramente,
hai tu mutato e rinovate membre! riconoscerai di esser simile a quell'ammalata
che non può trovare riposo nel letto,
E se ben ti ricordi e vedi lume, ma rigirandosi di continuo cerca di alleviare il dolore.
vedrai te somigliante a quella inferma
che non può trovar posa in su le piume,
ma con dar volta suo dolore scherma.

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