psichiatra e psicoterapeuta, presiede il Gruppo Teosofico di Trieste. Nell’ambito dei lavoro del 97° Congresso Nazionale della
Società Teosofica Italiana ha affrontato l’importante e delicato tema della meditazione in rapporto alle problematiche
psicologiche.
L’argomento che tratterrò non è rivolto direttamente ai singoli teosofi, ma piuttosto al rapporto
che singolarmente ciascuno di noi può avere con il mondo che ci circonda, con altre persone
con le quali veniamo in contatto nella vita di ogni giorno.
Che la meditazione sia indispensabile per chi intraprende la strada della propria evoluzione
spirituale è un dato di fatto, risaputo in Teosofia. I Teosofi sono però anche a conoscenza che
la strada è difficile, che non vi sono scorciatoie che permettano di evitare le indicazioni della
Raja Yoga di Patanjali, per cui la meditazione è il settimo di otto punti di cui l’ultimo è la
contemplazione. Prima vengono altre necessità importanti: dall’autocontrollo alla disciplina, dal
controllo dei sensi alla concentrazione. Sperare che la ripetizione di un mantra o di una frase
qualsiasi, seduti in una particolare posizione ti porti in breve tempo ad uno sviluppo spirituale,
e tantomeno alla soluzione di problemi contingenti nella vita di ogni giorno è una presunzione
che può procurare spesso danni a noi ed ad altri. Il che non vuol dire che dobbiamo essere
perfetti prima di cominciare a meditare, ma semplicemente che dobbiamo aver coscienza del
livello di controllo delle nostre emozioni dei nostri impulsi e prestare molta attenzione a ciò che
la meditazione può liberare in modo da “dosare “ tempo e modo nel dedicarci a questo passo
indispensabile dell’evoluzione spirituale.
Il mio breve intervento di oggi è rivolto solo a dare alcune indicazioni che sono frutto della mia
esperienza e non pretendono sicuramente di essere una verità assoluta.
Ciascuno di noi si è trovato in situazioni dove problemi personali, familiari o di lavoro hanno
creato momenti di malessere esistenziale talora anche pesante. In tali situazioni molte persone
sono portate ad accettare qualsiasi aiuto per uscire prima possibile da quel malessere. Su
queste situazioni campano molti pseudo terapeuti, con proposte diverse che spaziano da
farmaci nuovi ad interventi collegati a tecniche spesso inserite in un contesto di filosofie
orientali, parlando con superficialità ed incompetenza di Chakras, Mantras, meditazioni di ogni
tipo, mescolando il diavolo con l’acqua santa.
Persone con disturbi psicologici lievi o importanti, magari sapendo che siamo teosofi o
semplicemente sentendoci parlare con una certa convinzione dikarma e reincarnazione,
possono chiederci consigli specifici sulla meditazione e sulle diverse tecniche praticate in
questo campo. Sappiamo bene che il teosofo più che con consigli personali può aiutare chi ha
bisogno spingendolo a trovare dentro di sé la propria strada in coerenza con le proprie
convinzioni personali, filosofiche o religiose. Anche un piccolo consiglio, od un semplice
indirizzo ha bisogno però, quando siamo in presenza di problematiche psicologiche, di una
conoscenza, seppur semplice e parziale dei problemi che la persona può presentare in tale
situazione.
E’ questo che cercherò di spiegare in poche parole e concetti il più possibile semplificati,
sperando di non cascare nel semplicistico.
I disturbi psicosomatici, non a caso possono essere chiamati “I dolori del corpo e dello spirito”.
Prima di parlare di meditazione e di rispondere a chiunque su tale argomento, dobbiamo avere
almeno alcune idee chiare: quali sono i disturbi psicologici? come possiamo inquadrarli?
quando la meditazione può essere utile, quando dannosa od almeno sconsigliabile? Prima di
elencare in modo sintetico tali disturbi, bisogna fare un’ovvia sottolineatura. Non si può
considerare nessun disturbo come psicologico o psicosomatico se prima un medico con le
dovute indagini non ha escluso al di là di ogni dubbio, cause organiche. Due esempi: la
“debolezza” può essere dovuta, tra l’altro, ad anemia o ipotensione; fenomeni simil depressivi
sono presenti nell’ipotiroidismo.