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Chiaroveggenza e telepatia nelle fonti greche e latine

Author(s): Sabina Mazzoldi


Source: Quaderni Urbinati di Cultura Classica , 2002, New Series, Vol. 71, No. 2 (2002),
pp. 113-132
Published by: Fabrizio Serra Editore

Stable URL: https://www.jstor.org/stable/20546734

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Chiaroveggenza e telepat?a
nelle fonti greche e latine

Sabina Mazzoldi

Il \i?vxi? ?, per definizione, "colui che conosce presente, futuro e


passato55 (o? f\b\\ x? x' e?vxot x? x3 eao?jieva jcq? x5 e?vxa, Horn. //. 1, 70),
e, attraverso Foracolo, si fa mediatore tra Fonniscienza divina, cui at
tinge grazie alie proprie doti eccezionali, e la limitata conoscenza con
naturata al genere umano. Tale definizione allude ad una forma di on
niscienza mantica sul piano temporale e Foracolo stesso, quindi, pu?
avere per oggetto futuro, passato e presente.
(a) L5oracolo sul futuro e la tipolog?a pi? nota e comune: il ?l?vxic
apprende - per divinazione intuitiva, cio? attraverso Fispirazione di
vina, o deduttiva, cio? attraverso Finterpretazione di segni - ci? che
accadr? in relazione ad un determinato soggetto o argomento \ e co
munica, sollecitato o sponte sua, la sua conoscenza attraverso il mes
saggio profetico. La concezione utilitaristica che gli antichi ebbero
delForacolo li condusse naturalmente ad attribuire maggiore impor
tanza alia profezia sugli eventi futuri. L5utilita implica la possibilit? di
un intervento che modif?chi il futuro stesso, in una equilibrata combi
nazione di destino e polytropia umana, determinismo e arbitrio di
comportamento. In questo senso la divinazione, come predizione del
futuro, rappresenta "un5irruzione delFimmutabilit? e delFonniscienza
divine nel flusso incostante delFesistenza umana55, senza che per que
sto scompaia "quelFignoranza radicale del futuro che definisce la con
dizione umana e la distingue da quella degli dei552.

1 La divinazione greca, infatti, non ha per oggetto ci? che ?, ma ci? che awiene,
cio? non sostanze, ma eventi (cfr. R. Crahay, 'La bocea della verit?', in Divinazione e ra
zionalit?. Iprocedimenti mentali e gli influssi della scienza divinatoria, a cura di J.P. Ver
nant, trad. it. Torino 1982, p. 217).
2 Cfr. J.P. Vernant, 'Parola e segni muti', in Divinazione e razionalit?, cit. p. 21 (e
pp. 20, 14-16); sull'argomento, alquanto complesso per gli antichi come per i moderni,
cfr. E. Dodds, Parapsicolog?a nel mondo antico, trad. it. Roma-Bari 1991; R. Bloch, La di
vination dans l'antiquit?, Paris 1984, p. 11; L. Couloubaritsis, 'L'art divinatoire et la

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114 S. Mazzoldi

(b) L'oracolo sul passato, comunemente chiamato vaticinium ex


eventu, mira a rievocare awenimenti remoti, che si pongono al di fuori
di una normale sfera conoscitiva; la narrazione di essi mira a legitti
mare il (icxvxt? stesso e a costituire la prova delFattendibilit? della sua
profezia3.
Ci? che accomuna i due tipi di oracolo descritti (ed ? t?pico della
profezia in genere) ? che il loro oggetto ? collocato su un piano tem
porale diverso rispetto a quello in cui il (iavit? vive e l'oracolo stesso ?
enunciato: il processo conoscitivo comporta Fannullamento della di
stanza temporale tra oggetto e soggetto, cio? tra gli eventi enunciati
(del futuro o del passato) e il nunc delForacolo.
(?) In che senso allora si puo parlare di un \l?vx^v\la 'sul presente5,
dove coincidano tempo delFevento e tempo delForacolo? Quai ?, in
questo caso, Foggetto della divinazione? L'espressione x? e?vxa impie
gata nella definizione omerica di ptctvxt? allude ad una conoscenza di
carattere gen?rale e totale che ha significativi sviluppi nella tradizione
filos?fica, dove "le cose che son?" rappresentano Foggetto privilegiato
dell'indagine e della conoscenza4. In ?poca arcaica, infatti, il ^t?vxtc
coincide con il aoqp?c5. Ma il referente che l'et??vat x? e?vxa pur pos
siede sul piano filos?fico ? altro rispetto alia dimensione meramente

question de la v?rit?', Kernos 3, 1990, p. 113; cfr. anche S. Conti, Dizionario enciclop?
dico d?lia parapsicolog?a, Milano 1989, p. 149: "la precognizione resta un fen?meno
estremamente disorientante, in quanto investe anche una problem?tica etica nei con
fronti del "libero arbitrio"; an?logamente M. Ryzl, Lapercezione extrasensoriale. ESPnel
mondo moderno, trad. it. Roma 19842, p. 97; M. Pompas, Ipoteri dello spirito. La chiaro
veggenza, Milano 1998, p. 90.
3 Cfr. p.es. Aesch. Prom. 824-845; Pers. 759-787, 800-822; Ag 1194-1197. A que
sta tipologia risponde in particolare la letteratura oracolare del periodo ellenistico/ro
mano: si pensi all''Alessandra di Licofrone o agli Oracula Sibyllina; sul suo scopo poli
tico e sul suo uso come strumento di propaganda cfr. E. Su?rez de la Torre, 'Sibylles,
mantique inspir?e et collections oraculaires', Kernos 7, 1994, p. 201.
4 Cfr. Emped. B 129, 5 D.-K. xcov ovxcov jt?vxcov Xevooeokev exaoxcx; Meliss. B 8 D.
K. ?QCtv, yiv?oxEiv x? ?vxa; Hippocr. C 1, 12 D.-K. ?y?) ?? ot]Xco??) x?)(va? (pave???
?vdQ?mou 7ia$r\\iaow o[ioia? ?ouaa? xo? (pavEpotm xai OKpav?ai. ^lavxixr] xolov?e- xolai \i?v
(pavEQoloi x? ?qpav?a ytvcb?XEL xat xotaiv ?qpav?ai x? cpavep?, xat xo?aiv ?ovoi x? \i?Xkovxa
Kzh; cfr. anche, p.es., Heraclit. B 91 D.-K.; Plat. Phaed. 82e 4; Theaet. 160d 2; Parmen.
127e 2; 135e 6; Arist. De cael. 303a 9; Met. 983b 8; 987b 11; Phys. 184b 23 (cfr. G. Ma
netti, Le teorie del segno nelTantichit? classica, Milano 1987, p. 28). Appare significativo
che nei primi passi citati x? e?vxa siano oggetto di un vedere metaf?rico (Xevooeoxev,
OQ?v) assimilabile al Vedere' del ?l?vxt? che rappresenta lo strumento privilegiato del
suo processo conoscitivo.
5 Per oocpo? attributo di un fx?vxi? cfr. Aesch. Ag. 1295 (Cassandra); Sept. 382
(Anfiarao); Soph. Ai. 783 (Calcante); fr. adesp. 414, 3 N.2 (probabilmente Cassandra);
sull'argomento cfr. D. Del Corno, 'Mantica, magia, astrologia', in II sapere degli antichi, a
cura di M. Vegetti, Torino 1985, p. 280.

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Chiaroveggenza e telepat?a 115

divinatoria dell'espressione6, che, come si ? detto, deve concernere


eventi e non sostanze.
Un esempio di (a?vxeu^a 'sul presente' sembra esserci, a prima vi
sta, in Erodoto (8, 133). Mardonio, infatti, consulta gli oracoli Jte?t x v
jtcxQe?vxoov jtQ?iY^i?xov xat o?>x ???oov ("sulla situazione presente e non
su altro"). Ma, a ben guardare, oggetto delForacolo resta, in definitiva,
il comportamento da tenere nel futuro: x?ya ?5 ?v xat x? xQTloxriQta
xa?x? ot jtQoX?yot, ?Uft?oiAeuovxa ov\i\ia%ov x?v 5Aftr|vatov jtot?eodat
(8, 136, 3), "? probabile che gli oracoli gli avessero parlato in tal
senso, consigliandogli di farsi alleati gli ateniesi" (trad. A. Masarac
chia), e Fesempio finisce per non corrispondere a quanto cerchiamo.
In questo contesto, infatti, l'et??vat x? e?vxa ? in funzione di una cor
retta interpretazione degli eventi present? in vista, pero, di una vera e
propria profezia. Se questo fosse Fu?ico valore del "conoscere il pre
sente" da parte del [t?vxtc, la definizione omerica dovrebbe porre su
piani diversi l'et??vat x? x3 eao?^ieva jtq? x' e?vxa e l'et??vat x? e?vxa:
Fu?o potrebbe esplicitarsi nell'oracolo (sul passato o sul futuro), Fal
tro, invece, varrebbe soltanto in funzione del primo; la conoscenza sul
presente permetterebbe cio? la profezia (o il vaticinium ex eventu), ma
non avrebbe di per s? ricadute divinatorie. La conoscenza dei tre
piani temporali, invece, sembra essere equipollente (xe... xe... xe). Qual
?, allora, il referente a livello oracolare di et??vat x? e?vxa?
In primo luogo ? opportuno chiedersi chi sia, o perlomeno chi
fosse per i Greci, il ?l?vxt?, parola la cui etimolog?a ? ancora discussa.
Secondo Platone, come ? noto, (lavxtxr] deriva etimol?gicamente da
.|iavixT|: Feliminazione di x, impropriamente aggiunto, espliciterebbe il
profondo rapporto che lega la divinazione alia follia . La connes
sione tra ji?vxtc (u,?vxeu?ia/[xavxe?o^at) e ?iavta (^tatvouxxt) fu argomento
di discussione fin dall'antichit? e la derivazione di entrambi i vocaboli
da una medesima radice *men ? ancor oggi Fetimologia maggiormente
accreditata 8. In questa prospettiva il ?a?vxt? ? concepito come un 'fol

6 Cfr. anche Horn. //. 2, 832 o? jteql Jt?vxcov / tj?ee ^lavxoauva?...


7 Cfr. Plat. Phaedr. 244b-c.
8 Per una gen?rale esposizione del problema cfr. C. Ziehen, s.v. ji?vxi?, in RE XIV
2, 1930, coll. 1353-1354. Per la derivazione dalla radice *men cfr. P. Chantraine, Dic
tionnaire ?tymologique de la langue grecque. Histoire des mots, Paris 1968, s.v. ji?vxi? e, da
ultima, C. Milani, 'Note sul lessico d?lia divinazione sul mondo antico', in La profezia
nei mondo antico, a cura di M. Sordi (Contribua dell'Ist. di St. Ant. XIX), Milano 1993,
pp. 32-33; diversamente, M. Casevitz ('Les devins des tragiques', Cah. du groupe interd.
de th??tre ant. Montpellier4, 1988, pp. 115, 129 e 'Mantis: le vrai sens', Rev. et. gr. 105,
1992, pp. 1-18) connette il termine |iavxi? con la radice *ma (presente in ^tjvijco; cfr. gi?
E. Rohde, Psichel-?L, trad. it. Roma-Bari 1982, p. 390 n. 3) e gli attribuisce il significato
gen?rale di "rivelatore", ma si noti che ji?vxi? <[i?v, invece ^irjvixo <\i?v.

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116 S. Mazzoldi

le' preda dell'?vdouotao|io?, il cui stato di estasi ispirata ? l'effetto di


una deta ?lavta. E indubbio tuttavia che, fin da Omero, ^l?vxt? non ?
solo Findovino ispirato dalla divinit?, il veggente (che pratica cio? una
divinazione intuitiva o ?xe/vo?), ma anche l'interpr?te di segni (divi
nazione induttiva o xexvtxfi), e non ? rintracciabile nelle fonti, almeno
fino a Platone, una chiara distinzione terminol?gica. Nell'ambito del
vocabolario t?cnico della divinazione, comunque, la famiglia lessicale
pertinente a ^t?vxt? si situa non tanto sul piano della comunicazione 9,
quanto ad un livello psicol?gico, esprimendo "un moto potente e tu
multuoso dell'animo : |i?vxt? ? un soggetto le cui particolari doti e/o
la cui condizione psicofisica gli permettono la conoscenza di una di
mensione altra rispetto a quella in cui si trova.
Per il ^t?vxt? il senso privilegiato ? quello della vista, che ? fonte
primaria del processo conoscitivo n: se l'interpr?te di segni 'vede' nel
volo degli uccelli o nelle visc?re degli animali, Findovino ispirato si
trova nelle condizioni di 'vedere' al di l? delle limitazioni imposte agli
uomini comuni. Il ji?vxt? quindi 'vede' il futuro e il passato, superando
le barriere temporali per mezzo delle sue doti extrasensoriali e attua
lizzando il 'tempo altro' nel nunc dell'enunciato profetico 12. Ma egli
pu? 'vedere' anche il presente 13, trascendendo in questo caso le coor
dinate spaziali e realizzando F 'altrove' nelYAic del luogo f?sico in cui si
trova, attraverso una percezione simultanea di esso. E questo un et??
vat x? e?vxa che ha come referente divinatorio un vaticinio del tutto
particolare: in questo caso le doti extrasensoriali utilizzate son? del
tutto peculiari e spesso connesse a capacita telepatiche.

Nel mondo moderno tali doti son? l'oggetto di studio della pa


rapsicolog?a e, a questo punto, son? opportune alcune precisazioni
terminologiche. La percezione extrasensoriale (indicata dal parapsi
cologo statunitense J. Banks Rhine con la sigla ESP = Extra Sensory
Perception) comprende proprio i tre fenomeni che entreranno in

9 Come ad esempio jiQO(pr]xri? (jipocpa?vco), jtQoarma?v?) ?eojc?C(o.


10 Cfr. Crahay, art. cit. p. 220.
11 Non contraddice Faffermazione il fatto che numerosi (i?vxEi? siano ciechi (si
pensi, p.es., a Tiresia o a Teoclimeno); anzi, sembra che la cecit? faciliti loro la visione
dell'invisibile.
12 Cfr. M. D?tienne, I maestri di verit? nella Grecia arcaica, trad. it. Trento 1992, p.
41: "la parola m?gico-religiosa si pronuncia al presente; ? immersa nei presente asso
luto, senza passato n? futuro, un presente che, come la memoria, congloba "ci? che ?
stato, ci? che ?, ci? che sar?"".
13 Cfr. N.K. Chadwick, Poetry and Prophecy, Cambridge 1942, p. 41: "among back
ward people perhaps knowledge of the present plays the most important part, espe
cially of the hidden present".

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Chiaroveggenza e telepat?a 117

gioco nelFanalisi delle nostre fonti: la precognizione e retrocogni


zione, la chiaroveggenza e la telepat?a. Al primo fen?meno si ? gi? ac
cennato: si tratta della capacita di visualizzare awenimenti futuri o
passati e pu? coincidere con la profezia e il vaticinium ex eventu14; con
chiaroveggenza si intende "la facolt? di un sensitivo di conoscere og
getti celati da corpi opachi o in luoghi lontani e di percepire aweni
menti che si svolgono in altri posti55; con telepat?a, infine, "la possibi
lit? di ricevere o trasmettere una parola, un5immagine, un pensiero
senza Fuso dei sensi55: essa prevede un agente, cio? colui che ?mette il
messaggio, e un percipiente, cio? colui che lo riceve, e pu? essere con
scia o inconscia da ambedue le parti15. Si tratta, owiamente, di defini
zioni e concetti moderni, per i quali non esistono termini precisi nei
mondo antico; eppure di tali fenomeni esistono testimonianze nelle
fonti greche e latine, ed essi furono in qualche modo riconosciuti e
compresi nella categor?a della fxavxixri16.
Nei perduto Sulle immagini di Democrito sembra vi fosse ac
cenno, se non alla telepat?a vera e propria, perlomeno al potere delle
immagini di veicolare rappresentazioni delle attivit? mentali, dei pen
sieri, delle emozioni di coloro che le hanno prodotte: questa media
zione f?sica starebbe alla base dei sogni intesi corne effetto della pene
trazione, attraverso i pori del corpo di chi sogna, delle immagini
emesse in continuazione da oggetti e persone viventi17. Nei passo,
riassunto sommariamente da Plutarco, sembra che Democrito facesse
riferimento soltanto ai sogni (argomento che, insieme al fen?meno
delFincubazione, tralasceremo), ma pu? essere che la sua teor?a
avesse portata pi? ampia18. Ugualmente attinenti all? stato onirico
sono alcune considerazioni aristoteliche - che peraltro fanno riferi
mento alla teor?a democritea - sulle capacita di alcuni individui di

14 Cfr. Conti, op. cit. s.w. 'precognizione', Yetrocognizione' (pp. 148-149, 177
178); Pompas, op. cit. pp. 82-90. La precognizione ? un concetto assimilabile alia profe
zia, ma in genere con precognizione ci si riferisce a un episodio vicino nel tempo e le
gato a determinad individui, con profezia invece ad awenimenti di vasta portata e lon
tani nel tempo e in essa subentra spesso una dilatazione del significato, che assume li
velli simbolici e permette una pluralit? di interpretazioni (cfr. Conti, op. cit. p. 149);
cfr. anche Ryzl, op. cit. p. 97.
15 Le defmizioni sono tratte da Conti, op. cit. s.w. 'chiaroveggenza', 'telepat?a'
(pp. 51, 221-223). Sulla distinzione tra chiaroveggenza e telepat?a cfr. anche Ryzl, op.
cit. pp. 76, 97.
16 Cfr. Dodds, op. cit. p. 11.
17 Cfr. Democr. A 77 D.-K. (ap. Plut. Quaest. conv. 8, 10, 2) eyytaxafivooovoftai x?
Ei?cotax ?i? tcov jr?QCov ei? x? oojfACXTCx xai, Jtoietv x?? xax? imvov oipei? ?jravaqpeQO
\ieva.
18 Dodds (op. cit. pp. 14-15) la interpreta come una vera e propria teor?a della
telepat?a.

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118 S. Mazzoldi

percepire eventi straordinari e/o distanti, che prescindono comunque


dall'esperienza 19. Di analoghe percezioni da parte di [x?vxet? in stato
di veglia esistono, come ora vedremo, significative testimonianze.
Dei casi di precognizione e retrocognizione, cio? della profezia in
senso lato, non ci occuperemo, dato che si tratta di fenomeni molto
noti e ricorrenti in gran parte della letteratura greca e latina. Per
quanto riguarda invece la chiaroveggenza e la telepat?a, le fonti sono
meno note e pi? rare: ne esistono alcune di carattere 'storieo', e ad
esse fa riferimento gi? Dodds 20, altre che sono meramente letterarie e
nondimeno rappresentano una prova della conoscenza del fen?meno
nel mondo antico.

La prima ? il celebre racconto di Erodoto (1, 46-48) dell'esperi


mento di Creso 21. Egli vuole mettere alla prova gli oracoli22 e manda
messi in vari luoghi della Grecia e in Libia: essi devono contare cento
giorni dalla loro partenza da Sardi e, esattamente al centesimo giorno,
domandare agli oracoli che cosa stia facendo allora il re dei Lidi.
Creso aveva escogitato qualcosa di impossibile da scoprire o anche
solo da immaginare: aveva tagliato a pezzi e messo a cuocere insieme,
in un caldano di bronzo coperto da un coperchio, pure di bronzo, una
testuggine e un agnello. Erodoto riporta l'oracolo esametrico della
Pizia:

oi?a ?5 ?ycb tya^iuxyu x5 aQidu.?v xat [l?xQa daXaoon?


xai xaxpo?) auvinux xat ov (pcove?vxo? ?xo?oo.
??ut) ?a' ?? cpp?va? fjXde XQaxaiQ?voio x^^tbvnc

19 Arist. Div. somn. 463b 1 v lit] ?v auxot? r| aQxr], ?Xk? jieql vcruLiaxLa? xcci xtov
jt?QQO) cruLi?aLvovxcov e?xlv; 464a 1 jieql ?e xcov lit] xoLcnjxa? ex?vxcov ?px?? evdjtvlcov o?a?
ELJIOLIEV, ??X IJJTEQOQ?a? fj XOL? XQOVOL? f| XOL? XOJTOL? f| XO?? LlEy?^EOLV, f| XOTJXCOV LLEV LLT|??V,
LIT] LL?VXOL y? EV OUXOL? EX?VXCOV X?? OQX?? XCOV L?OVXCOV X? eV?JTVLOV, EL LIT) y?VEXai X? JTQOOQ?V
?jio auLticxtuLiaxo?, xolov?5 ?v el?] Li?XXov f) coojieq X?yEL ??)lioxqlxo? el?co^cx xai ?jtoQQOia?
CXLXLCOLIEVOC.

20 Si prescinde dall'attendibilit? storica di queste testimonianze, in quanto la que


stione non ? rilevante in questa sede (cfr. comunque Dodds, op. cit. pp. 21-22, 32), e si
prescinde anche dal problema (che invece int?ressa a Dodds) della realt? dei feno
meni paranormali.
21 H caso ? citato dal parapsicologo tedesco H. Bender (Sesto senso. Chiaroveg
genza, telepat?a, fantasmi, trad. it. Milano 1974, p. 102) come il primo esperimento di
parapsicologia di cui si riferisca nell'antichit?.
22 Cfr. R. Crahay, La litt?rature oraculaire chez H?rodote, Paris 1956, pp. 193-197.
Sul problema dell'attendibilit? storica di questo racconto, che appare una sorta di pro
paganda deifica e presenta particolari apparentemente fittizi, incoerenze e chiare inve
rosimiglianze, cfr. D. Asheri (a cura di), Erodoto, Le Storie, Libro I: La Lidia e la Persia,
Milano 1988, pp. 291-292.

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Chiaroveggenza e telepat?a 119

eijjouevnc ?v xalytCb au.5 ?oveioioi xoee??tv,


f) x?knoc, \iEv i)jt?oxQ?)xai, x?kuov ?' emeoxai .

II distico iniziale ? un'affermazione di onniscienza della jx?vxtc


(ot?a, ouvtrpt), o meglio del dio di cui ella ? medium, e delle sue doti
telepatiche (ov cpooveijvxo? axouco) che le permettono di conoscere il
pensiero altrui24. Segue l'oracolo vero e proprio, reso possibile da una
forma di chiaroveggenza telep?tica unita a una particolare disposi
zione eidetica, la quale permette di vivere la rappresentazione men
tale con un carattere di realt? che si awicina a quello delle percezioni
sensoriali25. La Pizia, infatti, Vede' ci? che sta compiendo Creso; l'e
spressione ??|if) [t3 ?? qpQ?va? rjXOe evidenzia, pero, una percezione di
tipo olfattivo dell'immagine, colta attraverso la chiaroveggenza, e ne
esplicita il processo conoscitivo: F??^r] raggiunge le (pc?vec, che non
son? i sensi, ma la sede delle facolt? mentali ed eventualmente della
facolt? mantica 26; all'olfatto si unisce la vista, come dimostra la descri
zione, espressa in termini di atvtyfia, della pentola di bronzo e del suo
coperchio. La realt? cosi sperimentata coincide temporalmente, ma
non spazialmente, con quella in cui vive il soggetto. E quindi attra
verso la percezione extrasensoriale e la mediazione razionale della
propria qpQT]v, dotata di ?lavxeta, che la |i?vxtc perviene al X?yoc
oracolare.
II secondo caso di cui ci occuperemo ? citato in varie testimo

23 "Conosco il numero della sabbia e le misure del mare. / Capisco anche il muto
e odo chi non parla. / Mi giunse ai sensi l'odore di una testuggine dal duro guscio, /
bollita nei bronzo con carni d'agnello. / Sotto di essa e disteso bronzo e sopra bronzo
la ricopre" (trad. V. Antelami).
24 Sulle capacita telepatiche e chiaroveggenti della Pizia che pu? oracolare senza
aver visto il consultante e prima ancora di aver ricevuto la domanda cfr. Plut. De garrul.
20 (512e) Y] llev yac Tlvft?a xcd tzqo eqcoxtjoecoc cxvdcoQL xq^I^llovc eI'coOe XLv?? ?xcp?QELV ?
yac ftE?c, cp Xcltqevei, 'xod xcocpo? ^uvlt)?l, xod ov tax?iovxo? ?xoiJEL5; Hdt. 1, 65, 2-3; 5, 92, ?
1-2; 7, 140, 1; il fen?meno ? citato anche da Bender, op. cit. p. 102. Analogue capacita
avrebbe avuto l'oracolo di Claro: cfr. Tac. Ann. 2, 54 carminum edit responsa versibus
compositis super rebus quas quis mente concepit.
25 Per il concetto di chiaroveggenza telep?tica come "azione di chiaroveggenza
del percipiente nei confronti dell'agente" cfr. Conti, op. cit. s.v. 'chiaroveggenza telep?
tica' (p. 52); per il concetto di disposizione eidetica cfr. Bender, op. cit. p. 13 (e Conti,
op. cit. s.v. 'eidetiche', p. 68). La componente telep?tica in questo caso di chiaroveg
genza ? determinata dalla consapevolezza e dalla volont?, tanto da parte di Creso
(agente) quanto della Pizia (percipiente), di comunicare reciprocamente.
26 Possono essere dotati di facolt? mantiche gli organi immaginati come sede del
pensiero, come p.es. le qpQEVE? o il {Hjli?c, che sembrano configurarsi come veri e propri
organi della divinazione: l'argomento ? oggetto di una ricerca in corso di svolgi
mento.

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120 S. Mazzoldi

nianze storiche e storico-letterarie27: si tratta della percezione a di


stanza di un evento straordinario, tipolog?a di chiaroveggenza cui
sembra far riferimento Aristotele nel passo cui gi? si ? accennato28.
Mentre a Farsalo, nel 48 a.C, Cesare e Pompeo si scontravano, a Pa
dova Findovino Gaio Cornelio conobbe l'esatto momento e l'esito
della battaglia. La fonte comune deve essere Livio, concittadino e co
noscente di Gaio29. In ?mbito romano la divinatio naturalis (ftavxeta
?xe/vo?) risulta poco praticata e anche Gaio Cornelio non risulta pro
priamente un indovino ispirato (a parte in Gellio), quanto piuttosto un
augur che, attraverso la x?/vri, interpreta i segni divini (il volo degli
uccelli, i fenomeni atmosferici). Le fonti insistono comunque sulla si
multaneit? della battaglia e della sua percezione da parte di Gaio 30, e
sulla comunicazione immediata delForacolo agli astanti. Secondo Plu
tarco egli dapprima apprese dell'inizio della battaglia osservando il
volo degli uccelli31, e comunico Finformazione agli astanti, poi si pose
nuovamente ad osservare il cielo e da orijieta non altrimenti specifi
cati32 dedusse l'andamento dello scontro e lo annunci?: vtxa? ob Kat
aa?. Dal racconto risulta evidente che non si tratta di una vera e pro
pria visione; ? altresi vero, comunque, che nella prassi mantica il rivol
gersi all'oggetto della profezia in seconda persona ? t?pico dei casi di
chiaroveggenza. Nella narrazione di Cassio Dione sembra che gli uc
celli, nel cielo, inscenino la battaglia33, cosicch? Findovino Jt?vxa x?
yev?^teva axQt?ooc xe ?^ a?x v ?xex^triQaxo34. Taie conoscenza detta
gliata delle varie fasi della battaglia ? amplificata nelle fonti latine.
Gellio presenta Gaio Cornelio preda di una improwisa estasi mantica
{mota mente) e la sua divinazione acquista le caratteristiche della co
siddetta chiaroveggenza telestesica 35: il sacerdos, infatti, Vede' una si

27 Plut. Caes. 47; Luc. Phars. 1,192-204; GeU. 15,18,1-3; Dio Cass. 41, 61,4-5.
28 Cfr. n. 17; cfr. anche Hdt. 9, 100-101: la notizia della vittoria di Pausania a Pla
tea arriv? immediatamente a Micale, dove pure stavano per combatiere i Greci che, in
coraggiati, andarono alia battaglia con pi?i ardore.
29 Cfr. Plut. Caes. 47, 7-8 AL?Lou xo? ovyyQayti??, JtoXixri? xo? yvcoqllio?; 47, 9: cb? A?
?ioc cpr|?L.
30 Plut. Caes. 47, 9 exelvt]v xtjv f|Li?Qav; Gell. 15, 18, 1 quo die, 3: pugnae dies... idem
fuit, Dio Cass. 41, 61, 5 ?v onjxf? exelvt] xfj f|LL?QQi.
31 Plut. Caes. 47, 8 ejt' olcovol? xaOf]Li?vo?... x?v xcxlq?v eyvco xfj? Liaxrj?.
32 Plut. Caes. 47,12-13 a?>{H? ?? jtq?? xfj d?cx yEv?\iEvo?, xct^TC* crrjLiEla xaxL?cbv...
33 Dio Cass. 41, 61, 4 oqvlM? xlvcx? ot>x ?xi OLayv^ctt ai>xr]v (se. xrjv \xaxr\v), ?Xk? xcd
?EL^CXL XQ?JtOV XLV?.

34 TEXLiaLQE?daL ? termine t?cnico del lessico oracolare e indica il "congetturare"


umano in base a segni divini.
35 Cfr. Conti, op. cit. s.v. 'telestes?a' (p. 224): "fen?meno di percezione di am
bienti, cose, situazioni lontane, nei quali sia da escludere ogni possibilit? di influenza
telep?tica". Il parapsicologo francese Ren? Sudre classificava la chiaroveggenza in

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Chiaroveggenza e telepat?a 121

tuazione lontana e contempor?nea (conspicere se procuL. pugnam acer


rimam pugnari, coram videre sese) come se vi assistesse (ut si ipse in
proelio versaretur) e ne descrive le alterne vicende (omnes pugnandi re
ciprocae vices et ipsa exercituum duorum conflictatid). Le immagini si sus
seguono Funa all'altra e Gellio sembra voler riprodurre il messaggio
oracolare-visionario attraverso una paratassi che si tramuta presto in
un elenco di sostantivi evocativi dello scontro (a/ios ceder?, a/ios urgere,
caedem, fitgam, tela volantia, instaurationem pugnae, inpressionem, gemi
tus, vulnera)-, infine la visione della vittoria di Cesare (exclamavit Cae
sarem viciss?). Nella Farsalia Lucano ripropone la vicenda in chiave
po?tica. II suo Gaio Cornelio, seduto sul colle Euganeo, "venit summa
dies, geritur res maxima", dixit/ ainpia concurrunt Pompei et Caesaris ar
ma (yv. 195-196). II poeta propone varie ipotesi sull'origine e il ge
nere delForacolo: o Fosservazione di segni divini (seu tonitrus ac tela
Iovis praesaga notavit, v. 197), oppure la visione della battaglia traspo
sta in cielo (aethera seu totum discordi obsistere c?elo /perspexitque polos,
w. 198-199), oppure ancora Foscurarsi del sole (seu numen in aethere
maestum / solis in obscuro pugnam pallore notavit, w. 199-200); in ogni
caso ? presupposta una visione (notaviu v. 197; perspexit, v. 199): se gli
indovini avessero osservato e interpretato i segni nel cielo, spectari toto
potuit Pharsalia mundo (v. 204).
Ugualmente riportata da un paio di fonti ? la telestes?a dell'ucci
sione di Domiziano, awenuta a Roma, da parte di Apollonio di Tiana,
che si trovava a Efeso36. L'accesso visionario37 investe il chiaroveg
gente mentre sta parlando alia folla: egli dapprima abbassa la voce e
parla confusamente loa xot? [texa^? X?yodv ?to?coat xt exepov (Filo
strato), poi tace, e infine grida Jtate x?v x?Qavvov, Jtate (Filostrato);
xaXGy? Ex?qpave, e? ye Zx?qpave- Jta?e x?v ?natqp?vov. ?jt^r)^a?, expooaac,
?jt?xxetva? (Cassio Dione). Il rivolgersi all'oggetto della visione con la
seconda persona, come si ? gi? detto, e Fuso dell'imperativo son? pro
cedimenti tipici del linguaggio oracolare visionario (avx? o? v xat

mantica o visione allucinatoria, cio? tramite mezzi divinatori (ad essa corrisponde il
tipo di chiaroveggenza testimoniata per Gaio Cornelio da Plutarco e Dione Cassio), te
lestesica e mellontonica (che coincide con la precognizione): cfr. Pompas, op. cit. p.
44.
36 Cfr. Philostr. Vit. Apoll. 8, 26 xa?3x5 erccaxxExo llev xax? xrjv ePc?Lir|v, ecoqcxxo ?5
'ArcoMcov?cp xax? xf]v "EcpEcrov... oxe ??| xcd x? ?v xot? ?a?L^ELOLc ey?-YVExo; Dio Cass. 67, 18
EV X? Tfj T|Ll?QCX EXELVT] XCXL Xf\ COQCX at^Xf] EXELVT] EV fj ? ?OLLlXLaVO? EoCp?xXEXO. Il CaSO ? citatO
anche da Bender, op. cit. p. 10.
37 Cfr. Philostr. Vit. Apoll 8, 26 ecoqcxxo; l?cx xol? ?loqcool; ?^eapac; ?qcov; ?aov ol
?LOQCOVXE?; EL?OV.

38 Cfr. J. Fontenrose, The Delphic Oracle, Berkeley - Los Angeles - London 1978,
pp. 13-17, 35-38 (e Appendix B).

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122 S. Mazzoldi

?uM,aji?aveiv ?oxoW x? ?Q(b|i8va, Filostrato). ? Apollonio stesso a sve


lare la simultaneit? tra assassinio e visione ({kxooe?xe, ob av?pe?, ? y?o
xvoavvo? ?jt?oqpaxxai xrpeQov. xi X?yw xr)|ieoov; aoxi, v?] xr]v 'Afrnvav,
?oxi, jt8QL xov xaiQ?v x v QT](i?xa)v, oi? EjiEoi?mr\oa, Filostrato), la cui
correttezza trova poi conferma (f| xoi3 xuQ?vvou oopayi] xai f| xo?xo ?vey
xouaa rpeoa xai f| fAe?Tm?oia xcd 01 xxeivovxe?, jtqo? ovq r\ jtacaxeX,8i30ic,
oik ? 81X8V, Filostrato).
Soltanto Eunapio, invece, racconta la visione di Sosipatra, un'in
tellettuale neoplatonica che forse Fautore conobbe nella sua giovi
nezza39. La vicenda ? an?loga a quella di Apollonio: mentre Sosipatra
stava parlando ad un incontro di filosofi, alFimprowiso tacque, poi
grid? xi xoIjxo; e riferi, fase per fase, un incidente che stava accadendo
ad un suo parente 40. La mediazione letteraria di Eunapio non impedi
sce di cogliere le caratteristiche della chiaroveggenza telestesica, la ti
picit? del linguaggio visionario e Fimmediatezza nella descrizione
della visione stessa da parte della chiaroveggente. E da notare, in
primo luogo, Fuso della Debris am Phantasma ricorrente in contesto
oracolare, corne anche Fuso di formule interrogative, di proposizioni
nominali e in particolare participiali41 (OiXo?j,f)X?)Q qp8QO|i8vo?), della
paratassi (x? X8 6xY][ia... x?xe?vo?... ak\' e^nofixaoi ye... xai xai3x? ye...)
che esplicita il subentrare delle visioni Fu?a alFaltra, del tempo ver
bale presente con valore descrittivo.
Un caso famoso e discusso nei mondo antico era quello di Ermo
timo di Clazomene, del quale si diceva che Fanima si staccasse dal
corpo, che restava in una sorta di stato di trance, e vagasse, riferendo
ci? che vedeva 42. II fen?meno sembra corrispondere a quello definito
in parapsicolog?a chiaroveggenza vagante, in cui "il soggetto ha Fim
pressione di recarsi in posti lontani, visitandoli con la sensazione di
esservi presente... si tratta di una forma di chiaroveggenza assai in

39 Cfr. Dodds, op. cit. pp. 31-32 e n. 65.


40 Cfr. Eunap. Vit. Soph. 6, 9, 12-15 "xi xo?xo;" ave?or\oev ei? [l?oov? "? ovyyevr\?
&iko\iY\i(?Q (pe?o^iEvo? ?V ?xrifxaxo?, x? xe oxi^a xax? xtva bvo%(?Qiav jtEQix?xoajtxai, x?
xelvo? xiv?uvEUei JtEQL x?) ox?by ?Kk' ?^r]Qr|xaoL ye a?xov oi dEp?jtovxE? {jyiaivovxa, JtMjV
?aa JT8QL xo?? ayxcaoL xat xeqoi x?aufiaxa el'Xrjqpe, xat xa?x? yz ?nivbvva' ?m cpoQE?ov ?? qp?
QEXai JtOXVl(0|J,?VO?".

41 Cfr. S. Crippa, 'Un genere oracolare? Ipotesi per un'analisi del linguaggio delle
visioni', in Atti del secondo incontro intemazionale di Ling?istica greca, a cura di E. Banf?,
Trento 1997, pp. 124, 135-136 (e n. 33).
42 Cfr. Plin. Nat. hist. 7, 53 reperimus inter exempla Hermotimi Clazomenii animam
relicto corpore errare solitam vagamque e longiquo multa adnuntiare, quae nisi a praesente
nosci non possent, corpore interim semianimi...; Plut. Gen. Socr. 22 (592c-d) jtoXXot? x?rv
?lax??v X?yo(i?va)v xat JiQaxxo^i?v v ?Vruxo?aa xai jtaQayEvoii?vr].

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Chiaroveggenza e telepat?a 123

tensa e precisa nei particolari visualizzati" 43. Plutarco, accostando il


caso al demone socr?tico, precisa che non era Fanima di Ermodoro (se.
Ermotimo) a staccarsi dal corpo, ma invece il suo demone che jtoM?
ouvoQc?vxa xai xaxaxo?ovxa x v ?xx?? eioayy???eiv. E suggestivo osser
vare che la discussione di Plutarco sembra concernere una differenza
che appare basilare anche nella parapsicolog?a moderna, quella tra
chiaroveggenza viaggiante, che comprende la capacita di spostarsi
istantaneamente da un posto alFaltro e di avere percezioni sensoriali
identiche a quelle normali, senza pero la possibilit? di farsi percepire
dagli altri, e OBE (= Out of Body Experience), sigla con cui si indi
cano le esperienze extracorporee che prevedono una sorta di distacca
mento delFanima dal corpo e la visualizzazione di se stessi dalFe
sterno come altro da s? .

I casi di chiaroveggenza o telepat?a fin qui trattati son? registrad


in testimonianze che hanno la pretesa della storicit?, ma il fen?meno,
che nei mondo greco e romano rappresenta una precisa tipolog?a di
jiavxeia, trova riflesso anche in fonti meramente letterarie. In esse Fa
spetto pi? interessante ? rappresentato dalFutilizzo del fen?meno a
fini narrativi.
Gi? in Omero Eleno, generalmente ^dvxi? xexvixo? 45, sembra di
mostrare doti extrasensoriali e telepatiche. In //. 7, 44-45, infatti, uno
dei dibattuti esempi di [xavxeia ?xexvo? nei poemi omerici46, Faugure,
senza ricorrere ad alcuna pratica divinatoria, percepisce ci? che ac

43 Cfr. Conti, op. cit. s.v. 'chiaroveggenza vagante'; sul fen?meno cfr. anche RyzL,
op. cit. pp. 100-101.
44 Cfr. P. Giovetti, Ifenomeni del paranormale. Conoscere la parapsicolog?a, Milano
1990, pp. 182-184, 186.
45 Cfr. II. 6, 76 IlQia|w?T]? "Etavo?, oicovoji?Xcdv ox' cxqioxo?.
46 La presenza della ^avxE?a ?xExvo? nei poemi omerici (di cui il caso pi? interes
sante ? quello di Teoclimeno in Od. 20, 351-357: cfr. recentemente G. Guidorizzi, 'The
Laughter of the Suitors: A Case of Collective Madness in the Odyssey, in Poet, Public
and Performance in Ancient Greece, ed. by L. Edmunds and R. Wallace, Baltimore - Lon
don 1997, pp. 1-7) ? oggetto di discussione; tra chi la nega decisamente cfr. M.P. Nils
son, Geschichte der griechischen Religion I, M?nchen 19672, p. 166; E. Rohde, op. cit. pp.
390-391, 402 n. 2; E. Townsend Vermeule, G?tterkult (Archaeologia Hom?rica Band
IE, Kapitel V), G?ttingen 1974, pp. 114-117; B.C. Dietrich, 'Oracles and Divine Inspi
ration', Kemos3, 1990, pp. 160-162; altri, pur non riconoscendola, non credono ad una
ignoranza del fen?meno, ma ad un silenzio imputabile a criteri di decoro ?pico: cfr.
E.R. Dodds, / Greci e l?rrazionale, trad. it. Firenze 1959, pp. 86-88; A. Brelich, Gli eroi
greci. Un problema storico-religioso, Roma 1958, p. 110; tra coloro che sono pi? aperti ad
accettare casi di ^avxEia ?xExvo? nei poemi omerici cfr. C. Robert, Die griechische Hel
densage, Frankfurt am Main 19674, pp. 996-997; H.W. Parke, Greek Oracles, London

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124 S. Mazzoldi

cade a distanza. Nei corso di un incontro "presso la quercia" (7, 22),


Apollo ed Atena si accordano per far cessare per quel giorno la batta
glia e la strage:

Tf]v ?5 cx?xe jTQOo?eiJtev ?vaE, Ai?? m?? 'Ak?XK?dv


'TEXXOQO? ?Q?C0L18V XQaXEQOV U8VO? IJUtO?CtLlOlO,
r\v xiv? JTOD ?avacov jtQOxaX?aaexai oi?dev o?o?
avxi?iov uxxx?aaadai ?v alvf\ ?n?oxfixi,
o? ?? K ?yaooajievoi xa?,xoxvr)ux?e? 'Axaioi
oiov ?jcOQoeiav jroXeui?eiv "Exxoqi ?lco.
"Q? ecpax', oi>?' ?mdnae dea ytaxux m? 'Adrjvr].
xcov ?'TEXevo? riQiaLiOLO cpuo? Jial? a?vdexo frULICp
?ovXr\v, y\ q?l deotaiv ?cpf)v?av? ?inxiocooi*
oxr\ ?? JcaQ5e'ExxoQ, icbv xai uiv jiq?? u?dov eeijtev
"Exxoq vie npi?uoio Ali ufjxiv ?xcdavxe
fj g? v? Lioi il jtiOoio, xaoiyvnxoc ?? xoi eiui*
akXov? \i?v x?diaov Tpcoa? xai jtavxa? 'Axaiou?,
a?x?? ?? jtQoxcde?oai 'Axaicov o? xi? a?ioxo?
avxi?iov uax?aaadai ?v alvr\ ?n?oxfjxL
ov y?g Jtcb xol uol?a daveiv xai jtoxux)v ?jrioJie?v
oo? yaQ eytov oji axouoa uecov aieiyevexacov .

Dal passo risulta evidente che Findovino apprende il piano (?ou


?,f|v) nei momento stesso in cui esso viene stabilito dalle due divinit?
(deoloiv |inxi??)oi). Il verbo auvx?de?iai in questo contesto vale "perce
pire": ? il dvuo? di Eleno, inteso come la sede del pensiero, a permet
tergli una conoscenza mantica48 del volere divino, non in senso
astratto, ma in una precisa e concreta circostanza. La chiarudienza (=
ESP in forma auditiva, secondo la terminolog?a moderna)49 delle

1967, pp. 15-16; S. Timpanaro, Cicerone, Della divinazione, Milano 19943, pp. XLV
XLVI n. 35; Su?rez de la Torre, art. cit. pp. 187-189.
47 II. 7, 37-53: "E a lei disse a sua volta Apollo, figlio di Zeus: "Ridestiamo la forza
e il furore di Ettore, domatore di cavalli, perch? lui solo sfidi uno dei Danai a battersi
in duello mortale, e allora gli Achei dalle bronz?e armature, presi da invidia, spingano
uno, uno solo, a combatiere contro Ettore glorioso". Disse cosi, acconsenti la dea dagli
occhi azzurri; ma Eleno, figlio di Priamo, comprese in cuor suo il piano che piaceva agli
dei che stavano decidendo; ando da Ettore e standogli accanto gli disse: "Ettore, figlio di
Priamo, saggio al pari di Zeus, poich? ti sono fratello puoi prestarmi ascolto? Fa' sedere
i Troiani e tutti gli Achei, e tu stesso sfida i migliori fra i Danai perch? si battano con te
in duello mortale; non ? tempo infatti che tu muoia e compia il tuo destino; cosi io
stesso ho udito la parola degli dei che vivono eterni" " (trad. M.G. Ciani; le modifiche,
evidenziate in corsivo, mirano a traduire il testo nel modo pi? letterale).
48 Cfr. Horn. //. 12, 228 ftEOJtQOJto?, o? cr?qpa $v\i(? el?elti xeq?cov.
49 La chiarudienza ? una percezione extrasensoriale sperimentata in forma audi
tiva; il termine compare nella bibliograf?a pi? antica sull'argomento e nella parapsico

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Chiaroveggenza e telepat?a 125

esatte parole degli dei ? esplicitata dall'indovino stesso che afferma


eyobv ojt3 axovoa fte v. Il fatto che Atena e Apollo siano dei non e rile
vante sotto il profilo del fen?meno (essi infatti si incontrano sulla
terra e presentano caratteristiche antropomorfiche), se non nella mi
sura in cui la loro natura divina si concede, di proposito, alia perce
zione del |i?vxtc. II messaggio di Eleno a Ettore rappresenta la comu
nicazione del suo mantico et??vat x? e?vxa, una rielaborazione di
quanto appreso per via telep?tica, e da questo punto di vista son? si
gnificative tanto le variationes (f\v xtv? nov Aavaarv jtQoxa^?oaexat
ot?dev oto? ~ atko? ?? jtQoxcdeaoat 'A/atarv o? xt? ??taxo?) e le ag
giunte (ov y?g jtco xot ^tot?a ftavetv xat Jt?xjiov ?majietv) 50 rispetto a
quanto udito, quanto le riprese ad litteram (avxt?tov ?lax?aaadat ?v
atvfj ?ii?oxfjTi) 51.
In questo contesto il fen?meno di chiaroveggenza (chiarudienza)
telep?tica viene sfruttato, a livello poetico-narrativo, come "advice
pattern" (cfr. 6, 75-76): ? proprio attraverso Eleno che gli dei comuni
cano a Ettore il proprio volere52. La mancata comprensione del passo,
dovuta al mancato riconoscimento del possibile valore mantico deli'?
xoT] ? gi? antica. Aristarco (schol. A 53a) interpretava il passo come una
conoscenza profetica da parte del jiavxt? del piano degli dei (?t? y?g
xfj? ^lavxtxfi? avT&v ovvf\mv, ob? etpr]xat), ma atetizzava il v. 53 in
quanto, non cogliendo il corretto valore di axowa, rilevava una con
traddizione tra fxavxeta e ?xor]; lo scolio bT 53b vuole offrire ulteriori
appigli per l'atetesi aristarchea: xat \ii\v oi?xe xo?xo etQT]xaatv oi?xe txe
jtaQaaxavxe? a?xcp, ma poi avanza anche un'altra possibile interpreta
zione f\ ovv ojta X?yet xr)v [xavxtxf]v xat y?g o xu/ocrv ?xouoa? ?uvaxat X?
yetv, ?va f| xo ?novoa f|oO?|iriv, (b? x? "?icdiaxa ?? x5 ?x?^ov a?xot" (t,
185) 53. Il fraintendimento del passo e l'imbarazzo che provava Ari
starco ad accettare questo tipo di ascolto come una valida forma di di

logia moderna il fen?meno ? compreso nella pi?i gen?rica categor?a della chiaroveg
genza: cfr. Ryzl, op. cit. nota a p. 97.
50 Cfr. Schol. T 53b ?v ?? xco llexcx^? ?cprj ov yac Jtcb xol llolqcx Ocxvelv, jtcxq5 Eomxo? xo
vxo jtqooOel?.
51 Si ? comunque consapevoli che un ru?lo importante gioca la formularit? dello
stile.
52 Sulla scena come esemplificazione del tipico "advice pattern" insiste giusta
mente G.S. Kirk, The Iliad: A CommentaryII: Books 5-8, ed. G.S. K. Cambridge 1990, ad
w. 52-53.
53 Lo scolio si presenta complesso e di non immediata comprensione. Nella prima
parte esso appoggia l'atetesi aristarchea aggiungendo altri due motivi per dubitare del
v. 53 inteso come riferimento ad un ascolto 'f?sico' da parte di Eleno ("gli dei non
hanno detto questo, n? (lo hanno detto) standogli accanto"); nella seconda invece
propone un'ipotesi alternativa: la parola udita da Eleno ? mantica; allora anovoa equi
vale a f|crfrOLir]v, cio? non "udii", ma "percepn ', con signif?cato meno letterale (an?loga

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126 S. Mazzoldi

vinazione sembrano trovare seguito nella critica omerica moderna,


che interpreta F 'ascoltare5 (axouoa) come f?sicamente normale54, op
pure che, qualora ammetta il carattere profetico delFintuizione di
Eleno, rileva la singolarit? di un 'origliare5 profetico senza paralleli in
Omero 55. In realt? F?xor) telep?tica sembra pertinente al mantico ei??
vai x? e?vxa di matrice omerica e si inserisce con coerenza nei quadro
delle attestazioni di percezione extrasensoriale, costituendone signifi
cativamente la prima testimonianza. L'eccezionalit? delF 'ascoltare5 di
Eleno ? garantita, mi pare, dal suo status di [xavxi?, dalla formulazione
del messaggio oracolare e dal lessico impiegato (o?vdexo {ru|i(p ?o
v?,f)v), che suggerisce nella percezione una forma di divina
zione 56.
Un altro esempio letterario di chiaroveggenza telestesica ? nella
Pitica 8 di Pindaro, w. 45-47. Durante la seconda spedizione contro
Tebe, gli Epigoni si recano alYJmphiareion, fuori della citt?; la consul
tazione delPoraeolo sull'esito delFimpresa awiene, come era normale
prassi, mentre infuria la battaglia57:

... X,?yov cp??ei?,


x?v ?VJ18Q jrox5 'O?xX?o? Jtat? ?v ?jtxaJTUXoi? i?cbv
mo?? Brj?atc aivi^axo jraQLx?vovxa? aixu.?,
?ji?x' ?jt'vAQY80? fi^udov
?eux?oav o??v 'Emyovoi.
CO?' 8LJT8 LiaQVaLl?VCOV
"cpu? x? yevva?ov ?mn-Q?jtEi
?x jtax?Qcov jtaiai Xf\[xa. fra?oum aacp??

mente a exXuov del passo citato a sostegno, che vale "sentivano dire di se, avevano
reputazione").
54 Cosi Kirk, op. cit. ad y. 44, il quale ritiene ehe in questo passo non sia attribuito
a Eleno n?s sun particolare atto di divinazione o di comprensione soprannaturale del
volere e della conversazione divina, eppure ammette "yet his suggestion is of a reli
gious kind, and Hektor accepts it from him without question".
55 Cfr. Kirk, op. cit. ad w. 52-53; G.P. Shipp, Studies in the Language of Homer,
Cambridge 19722, pp. 258-259.
56 Diverse le altre attestazioni omeriche di cmvx?$?|?ai ("considerare", "riflettere"
o "percepire" nel senso di "udire"), che suggeriscono inequivocabilmente un contatto
diretto e immediato tra emitiente e destinatario e una percezione f?sica del messaggio:
cfr., p.es., //. 1, 76 xoi yap ?y?bv apear ov ?? o?vOeo xai lioi ?lioooov; 6, 334 xo?WEx? xoi
eo?ar ov ?? ?tjvOeo xat \iev ?xovoov; 19, 84 a?vdEoO' 'Aqye?oi, tr?d?v x5 ev yv&xe ?xaaxo?;
Od. 15, 27 aXko ?? xoi xl ejto? eqe?), ov ?? ovvfteo fruLi?); 1, 328 xoi3 ?5 vjiEQcoLafrEv cpozoi
a?v?texo ft?aiuv ?oL?r]v KOVQ?) 'Ixaoioio; 17, 153 r\ xoi ? y5 ov a?(pa ol?ev, elielo ?? a?v?teo
Li?ftov; 20, 92 xfj? ?5 ?oa xkaiovor\? ojia a?v?texo ??o? 'O?dqoetj?.
57 Cfr. P. Giannini, in Pindaro, Le Pitiche, a cura di B. Gentili, P. Angeli Bernardini,
E. Cingano e P. Giannini, Milano 20003, p. 574.

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Chiaroveggenza e telepat?a 127

?Qaxovxa jtoixiXov atM? 'AXxli?V en aajti?o?


v ^i vxa jtotoxov ?v Ka?uou Jtu?m?.
? ?? xaLicbv jiQox?po; nafro:
v?v ??eiovo? ?v?xexai
oqvixo? ?yyekiq.
'A?paaxo? f\Q(?c x? ?? o?xodev
?vxia jtQ???i. Liovo? y?g ex Aavacov oxqclxov
davovxo? ?ax?a X?^ai? vlov, xv%q fre v
?cpi^exai Xa(o ovv a?Xa?el
'A?avxoc evQ^xOQOu? cr/ma?". xoux?xa u.?v
?cpO?y^ax' 'AfxcptaQao?... .

La profezia di Anfiarao, nume oracolare ctonio, appare divisa in


due parti contrassegnate da diversi t?mpora verbali: la seconda (w.
51-55), incentrata su Adrasto, riguarda il futuro (jto?^ei, ?tpi^exai); la
prima (w. 45-47), invece, consiste nella visione di ci? che sta acca
dendo davanti aile porte di Tebe. La contemporaneit? tra aweni
mento, visione (i?cbv, v. 39; fra?o^iai, v. 45) e comunicazione oracolare
(aivi^axo, v. 40; e?jte, v. 43; ecpfrey^axo, v. 56) ? chiaramente indicata
dal costrutto sintattico {verbum videndi + participio presente; verbum
dicendi + genitivo assoluto con participio presente) 59; il lessico ? t?pi
camente oracolare60, e la condizione di chiaroveggenza appare espli
citata dal nesso da?ojxai cracp?? che descrive il processo conoscitivo
stesso inteso corne visione concreta. Nei V sec?lo, infatti, il verbo
de?o^iai, "guardare, contemplare55 (con meraviglia), ha acquisito Fac

58 Pind. Pyth. 8, 38-56: "e porti il detto / che un giorno il figlio d'?cleo pronun
cio/ vedendo a Tebe dalle sette porte / i figli resistere in battaglia, / quando con la se
conda spedizione / vennero d'Argo gli Epigoni. / Cosi parlo, mentre essi combatte
vano: / "Per natura risplende nei figli / il genuino spirito dei padri. / Vedo chiara
mente Alcmeone / primo aile porte di Cadmo / agitare sul fulgido scudo / un drago
variegato. / Ora l'annuncio di un miglior auspicio / sorprende Adrasto, / l'eroe pro
vato da un infausto evento / nella sua prima impresa. / Ma in casa avr? fortuna awersa.
/ Solo nell'esercito dei Danai, / raccolte le ossa del figlio / morto, tornera per grazia
dei numi / con l'armata indenne / alie ampie vie d'Abante". / Tali cose diceva Anf?ara
o" (trad. B. Gentili).
59 Sul valore del participio jiaovaii?v v di vero e proprio presente, e non cona
tivo, cfr. l'edizione commentata di L. Dis sen (cur. Schneidewin), ad loe.
60 Oltre all'uso insistito di verba videndi, i termini oilviylux, atviooo|iai e qr??YYO?,
(pfr?YYOLiai son? tipici del lessico oracolare (cfr. TrGFH fr. adesp. 649 infr , S. Maz
zoldi, Cassandra, la vergine e Vindovina. Identit? di un personaggio da Omero alVellenismo,
Roma 2001, Appendice: Lessico mantico'; S. Crippa, 'La voce e la visione. II linguaggio
oracolare femminile', in Sibille e linguaggi oracolari. Mito Storia Tradizione. Atti del con
vegno, (Macerata-Norcia sett. 1994), a cura di I. Chirassi Colombo e T. Seppilli, Mace
rata 1998, pp. 168-172).

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128 S. Mazzoldi

cezione specifica di "assistere ad uno spettacolo55 61, e il suo uso, per


tanto, appare significativo in relazione alla concezione della visione
profetica; d'altra parte oaqr?? (aaqp ?) ? awerbio che accompagna di
preferenza verba cognoscendi62.
Nei passo pindarico ? il ^avxi? stesso ad introduire la visione di
Alcmeone aile porte di Tebe, dopo la formulazione di una gnome, di
carattere sapienziale, che lo riguarda (qrua x? ysvvatov ?jtutQ?jrei / ex
jiax?o v jraiai Xfpa, 44-45). Nei contesto letterario della narrazione
mitica, la chiaroveggenza telestesica di Anfiarao mira a saldare Fideale
linea di continuit? tra padre e figlio, tra Fimpresa fallita delFuno e
quella vittoriosa delFaltro. Attraverso la sua divinazione Anfiarao ap
pare partecipe diretto delle gesta di Alcmeone, che in questo modo ri
sulta erede ancor pi?i immediato "dello spirito del padre55.
Le doti chiaroveggenti attribuite alForacolo di Anfiarao sono note
anche ad Erodoto: nei passo, gi? discusso, in cui Creso mette a prova
gli oracoli non ? riportato il responso preciso di Anfiarao, ma si af
ferma che il re lidio xai xo?xov ev?uMoe fi,avxf]iov ?ipeu??? exxf?oom (1,
49).
La chiaroveggenza di tipo telestesico trova il pi? compiuto uti
lizzo in ?mbito teatrale. II famoso testo tr?gico an?nimo restituito,
seppure in maniera frammentaria, dal P. Oxy. 2746 (TrGF?L fr. adesp.
649), ? stato da tempo interpretato come una scena di chiaroveg
genza 63: Cassandra, in preda alFestasi mantica, vede, contempor?nea
mente al suo svolgersi, ci? che accade fuori dalle mura di Troia, nei
campo di battaglia, e cio? il duello tra Ettore e Achille. Il resoconto
omerieo (Hom. //. 22) ha fornito un supporto fondamentale per la ri
costruzione delle varie fasi, che la profetessa descrive una ad una: il
lancio delFasta da parte di Achille (?e?Xnxe ?eivov x??iaxa v. 4) e il suo
fallimento (?Xk5 f|oxox?ioe<v>5 v. 6), il lancio delFasta da parte di Ettore
('Exxcdq ?? ?ctXXei64, v. 7) e il suo fallimento (?ocd? e?voxv%r\GEv, v. 8), la
situazione paritaria (xoiv? ji?xQi vvv vix ^iev, v. 10), Fingannevole pre

61 Cfr. P. Chantraine, op. cit. s.v. ?te?.


62 Cfr. Pind. 01. 13, 45; Pyth. 2, 25; Isthm. 7, 27; Democr. A. 46 D.-K. (ap. Gal. 8,
931 K.); Aesch. Pers. 784; Prom. 817, 840, 967; Ch. 20; Soph. 071065, 1325; El. 660;
OC 359; Eur. Heracl 872; Hipp. 346 (^l?vxi? e?^i? xa(pavfj yv?m*i acupo?c); i?/. 101; HF
1108; i%?. 904; cfr. Chantraine, op. cit. s.v.
63 Cfr. R.A. Coles, A New Fragment of Post-Classical Tragedy from Oxyrhyn
chus', Bull. Inst. Class. Stud. London 15, 1968, p. Ill; B. Gentili, Tnterpretazione di un
nuovo testo tr?gico di et? ellenistica (P. Oxy. 2746)', Mus. Philol. Lond. 2, 1977, pp.
129-130; cfr. anche B. Gentili, 'Lingua e metro in un nuovo testo tr?gico di et? elleni
stica', in Lo spettacolo nel mondo antico, Roma 1977, pp. 63-88.
64 A? ?aMiEi appare la correzione pi? plausibile, tra le numer?se proposte da Co
les, per t?E?E^i^Ett del papiro.

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Chiaroveggenza e telepatia 129

senza di Deifobo - che in realt? ? Atena e che Cassandra vede contem


por?neamente sul campo, accanto ad Ettore (... jtq? jtUQY v..., v. 16; ov
jiaQ8x?[X]eij8?, v. 19), e accanto a s?, allorch? egli compare sulla scena
(?a ?a- it Xe?>o<a>a); v. 13) -, la morte di Ettore (axoi)[o]a^eTExx(OQ
?|oA.Q)?,[, v. 25). Questo frammento, che per le sue particolarit? metri
che e lessicali ? datato alFepoca ellenistica, presenta una Cassandra
assai vicina a quella delFAgamennone di Eschilo 65 proprio per le carat
teristiche della sua divinazione, che si basa sulla chiaroveggenza e
presuppone una disposizione di tipo eidetico, che permette percezioni
extrasensoriali non solo visive, ma anche auditive, olfattive e tattili. II
messaggio oracolare della profetessa eschilea, in stato di estasi e iso
lata rispetto al mondo circostante 66, si fonda sulla concisione, sull'am
biguit? e sulPoscurit? espressiva (ellissi, paratassi, sintassi franta, man
canza di articolazione del periodo), sulle domande e sulle esclama
zioni di sorpresa legate alle visioni incalzanti67, ma Foggetto di tale
messaggio ? costituito da x? x e??ojieva jiq? i' e?vxa della casa di
Atreo (precognizione e retrocognizione); se la sua chiaroveggenza an
nulla ogni distanza temporale, la sua profezia attualizza nella contem
poraneit? passato e futuro e scardina la separazione dei diversi piani
temporali. Ugualmente nel testo ellenistico il messaggio oracolare di
Cassandra si fonda sulla concisione enigm?tica e sulFoscurit? espres
siva68, ma ? basato sulla telestes?a, cio? sulla percezione extrasenso
riale di un altrove contempor?neo: la sua chiaroveggenza non tra
scende coordinate temporali, bensi spaziali. L'espressione H?XQL v^v al
v. 10 rappresenta una spia della contemporaneit? degli awenimenti
che si svolgono sul campo di battaglia, della visione di essi da parte
della ^ictvxt? e della sua trasmissione verbale.
La telestes?a di Cassandra, cio? il suo et??vat x? e?vxa, unita al
Fimmediata comunicazione della visione, ha una significativa ricaduta
sul piano drammaturgico. Essa, infatti, permette una duplice e simulta
nea focalizzazione su due spazi, quello scenico e quello extrascenico.
Quest'ultimo ? una sorta di 'scena allargata' nella quale il pubblico im
magina che agiscano i personaggi del dramma quando non sono sulla

65 Per le analogie tra i due testi in relazione alla struttura m?trica cfr. Gentili, Lo
spettacolo, cit. pp. 130-131.
66 L'estasi ? una condizione di allocoscienza ampiamente studiata in parapsicolo
gia, che comprende la non-reattivit? agli stimoli e alie sollecitazioni del mondo
esterno.
67 Cfr. Mazzoldi, op. cit. pp. 180-218.
68 Cfr. le battute di Deifobo xl? f)x[?]? W&? ?x ?olicov ?v?xkayE; 11; cxlvly[licxxo?] liol
Liei?ov' ecpd?y^c? X?yo[v], 14; [LiefXT]v]a[c] avxi] xai JiaQErik?y%ftr]? cpQ?va[, 17.

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130 S. Mazzoldi

scena visibile69. Si traita di uno spazio tutt'altro che secondario, in


quanto spesso in esso si immagina che si verifichino eventi fondamen
tali per lo sviluppo della vicenda; il compito di evocare ambienti ed
awenimenti preclusi alla vista del pubblico, nonch? di inf?rmame i
personaggi present? sulla scena, ? generalmente riservato alle erj?eic
?yye?ixai cio? ai "discorsi dei messaggeri55, personaggi che non rive
stono un ruolo importante nei dramma, ma hanno precipuamente que
sta funzione di narratori. I loro racconti sono particolareggiati e ricchi
di dettagli in quanto immaginati corne autoptici, ma spesso la parteci
pazione emotiva ? minima perch? essi non sono direttamente coin
volti nella vicenda tr?gica. Talvolta alla funzione di ayY8^?? pu? assol
vere il coro o anche un personaggio importante del dramma. In ogni
caso, pero, i fatti extrascenici narrati si collocano in un tempo passato
rispetto al v?v della scena (uso del tempo verbale passato). Il sincroni
smo tra spazio scenico e spazio extrascenico pu? essere realizzato at
traverso rumori e voci provenienti da quest'ultimo 70; rari sono i casi
di una percezione visiva dello spazio extrascenico da parte di un per
sonaggio che si trova in una posizione privilegiata rispetto agli altri
personaggi (e al pubblico) e che lo descrive71. Rispetto a queste con
venzioni la telestesia di Cassandra nei frammento ellenistico rappre
senta un pi?i sottile artificio drammaturgico. Lo spazio extrascenico
del campo di battaglia, infatti, ? evocato non solo da un personaggio
emotivamente coinvolto, ma che assiste come fosse presente ad una
vera e propria vicenda in s? compiuta. Non si tratta, cio?, delFevoca
zione di un paesaggio o di un ambiente, o di movimenti che hanno
un'immediata influenza sulFazione scenica (Farrivo di un personag
gio, Fayyicinarsi delFesercito nemico), ma di un'azione in s? con
chiusa. E come, in sostanza, se sulla scena si svolgessero contempor?
neamente due azioni drammatiche: sul piano reale (visibile ai perso
naggi e agli spettatori), e cio? alFinterno delle mura del palazzo, il dia
logo tra Priamo, il coro e Cassandra, sul piano mantico, cio? il campo
di battaglia evocatp dalla [x?vxic, il combattimento tra Ettore e Achille,
con la partecipazione di Deifobo. II momento di intersezione tra que
sti due piani coincide con Fentrata in scena (reale e visibile) di Dei
fobo, che proviene da uno spazio extrascenico rimasto del tutto invisi

69 Per il concetto di spazio extrascenico nella tragedia greca cfr. V. Di Benedetto e


E. Medda, La tragedia sulla scena, Torino 1997, pp. 34-48.
70 Cfr. Di Benedetto-Medda, op. cit. pp. 40-44; 54-65.
71 Cfr. p.es. Aesch. Sept. 78-180 (???o?xa 103); Su. 180-190 (?qw, 180; Xevoo ,
183), 710-723 (opeo, 713; l?elv, 720); Soph. El. 1-14 (e^eox? ooi jkxq?vxi Xevooeiv, 2-3);
Eur. Tr. 1256 ss. (Xzvoo , 1257); Or. 1258-1295; Pho. 103-192 (do?oa, 118; Eioi?e?v,
127; l?cbv, 142; oq?), 161). Sull'argomento cfr. anche Di Benedetto-Medda, op. cit. pp.
44-46.

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Chiaroveggenza e telepat?a 131

bile (Finterno del palazzo), e con la sua apparente ubiquit?, un vero


?jToooo?xnxov dal punto di vista drammaturgico.
L5utilizzo della chiaroveggenza telestesica di Cassandra ? testi
monial di nuovo, in ?mbito teatrale, nelYJgamemnon di Seneca. Nei
quinto atto, alia fine di un5ode c?rale, la troiana, che ? personaggio di
primissimo piano nei dramma, ? sola sulla scena, insieme al coro, e an
nuncia lo svolgersi di grandi eventi dentro la reggia. II lessico impie
gato e le convenzioni sceniche escludono che il personaggio si sia af
facciato alFinterno e descriva quanto vede realmente72: Cassandra, in
uno stato di estasi mantica dalle caratteristiche menadiche73, esordi
sce con una domanda sul contenuto della visione stessa {eheu quid hoc
est, v. 868), spia delFinizio di una percezione visiva extrasensoriale74,
e afferma di essere preda di una visione chiara come non mai {tarn
clara numquam providae mentis fiiror / ostendit oculos, w. 872-873). A
differenza delle altre testimonianze letterarie relative alla jx?vxic
troiana e an?logamente al frammento ellenistico, non si tratta di pre
cognizione, ma di telestesia: Foggetto della visione ? la morte di Aga
mennone contempor?neamente al suo reale svolgersi. La vates perce
pisce un5immagine distinta {imago visus dubia nonfallit meos, v. 874),
tanto distinta che vi pu? in qualche modo partecipare con tutta la furia
vendicativa che la caratterizza in questa tragedia (video et intersum,
fruor, v. 873), e descrive dettagliatamente quanto sta accadendo den
tro alia reggia in quel preciso momento: il banchetto regale, le gozzo
viglie dei Greci vittoriosi, Finganno della veste cucita che Clitemestra
fa indossare ad Agamennone, il ferimento del re da parte di Egisto e la
sua successiva uccisione da parte della moglie, Faccanimento dei due
assassini sul cadavere75. Se, come nei frammento ellenistico, Cassan
dra assolve alie funzioni del nuntius76, rendendo Visibile' uno spazio
extrascenico, ed ? nello stesso tempo personaggio emotivamente coin
volto, questi due ruoli77 son? rispecchiati nella tragedia senecana in
due diversi registri verbali: la chiaroveggente-personaggio partecipa
in prima persona agli eventi che Vede5 {video et intersum, frmor, v. 873;

72 Cosi anche R.J. Tarrant, Seneca Agamemnon, ed. with a Commentary, London
New York-Melbourne 1976, pp. 335-336.
73 In molta della tradizione letteraria e iconogr?fica da Euripide in poi Cassandra
appare caratterizzata come una m?nade: sulTargomento cfr. Mazzoldi op. cit. pp.
232-241.
74 Cfr. p.es. Aesch. Ag. 1114; Enn. Alex. 47 Jocelyn; TrGF II fr. adesp. 649,13.
75 Sen. Ag. 875-909.
76 Cfr. F. Amoroso, 'Annunzi e scene d'annunzio nel teatro di L.Anneo Seneca',
Dioniso 51, 1981, p. 336.
77 Cfr. A. Sapio, 'La visione di Cassandra in Eschilo e Seneca', Pan 13, 1995, pp.
10-13.

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132 S. Mazzoldi

h?rreo atque animo tremo, v. 883; tutti verbi alia I sing.), il nuntius sem
bra invece rivolgersi direttamente al pubblico, vero referente della vi
sione, e con Fesortazione ad "assistere alio spettacolo" (spectemus, v.
875; verbo alia I plur.), di valenza metateatrale, introduce il suo reso
conto lucido e obiettivo, con uso costante del presente, che ? t?pico
della visione profetica ma ? anche cifra della contemporaneit?
delFassassinio.
Anche nel dramma senecano, quindi, la visione in tempo reale di
Cassandra permette la simultanea focalizzazione sullo spazio scenico,
dove si svolge la scena di divinazione, e sullo spazio retroscenico,
dove Agamennone viene assassinato. Le eventuali fonti di Seneca tr?
gico, in particolare il teatro ellenistico per noi quasi del tutto perduto,
sono argomento di dibattito78, ma mi pare ipotesi probabile che Fau
tore conoscesse il frammento an?nimo, che rappresenta Fu?ico prece
dente noto per la chiaroveggenza telestesica di Cassandra79. Ancor
pi? pertinente al nostro punto di vista ? la problem?tica relativa alla
destinazione delle trag?die senecane, se la messinscena o la lettura 80.
Sotto questo aspetto, infatti, appare significativo inquadrare e sottoli
neare le valenze drammaturgiche di questo tipo di divinazione, certa
mente pi? rilevanti rispetto a quelle meramente letterarie, pure auto
revolmente testimoniate, corne si ? potuto constatare. D'altra parte YA
gamemnon ? ritenuta una delle trag?die in cui maggiore appare Fatten
zione agli aspetti di messinscena .

Universit? di Verona

78 Sul tema cfr. Tarrant, op. cit. pp. 8-18; W.M. Calder, 'Seneca's Agamemnon,
Class. Philol. 71, 1976, pp. 27-36; S. Marcucci, Modelli tragici e modelli epici nellAga
memnon di Seneca, Milano 1996.
79 II frammento come possibile parallelo ? citato anche da Tarrant (op. cit. p.
336).
80 Sul tema cfr. A.L. Hollingsworth, Recitation and the Stage: the Performance of Se
neca Tragedy, Diss. Brown Univ. 1998; per la prima posizione cfr. D.F. Sutton, Seneca on
the Stage, Leiden 1986; per la seconda posizione cfr. O. Zwierlein, Die Rezitationsdra
men S?necas, Meisenheim am Glan 1966, e lo stesso Tarrant, op. cit. pp. 7-8.
81 Cfr. P. Grimai, 'Le r?le de la mise en sc?ne dans les trag?dies de S?n?que.
Clytemnestra et Cassandre dans Y Agamemnon, in Th??tre et spectacle dans Tantiquit?. Ac
tes du colloque de Strasbourg (5-7novembre 1981), Leiden 1983, pp. 123-139, p. 139: "la
trag?die d'Agamemnon ne prend son sens que si l'on tient compte de la mise en sc?ne.
Elle est, ?videmment, destin?e ? la repr?sentation".

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