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IL TEMPIO E LORACOLO: LA VOCE DEGLI DEI

Daniela Leuzzi
Premessa
La prima sezione del percorso dedicata alla presentazione dei concetti connessi con le radici
i tp e ov con consultazione del vocabolario e costruzione di repertori lessicali da
commentare in classe. Si passa poi alla descrizione della struttura del tempio greco, intesa come
nomenclatura delle parti delledificio e come riflessione sulla funzione di tale luogo nella civilt
greca, con particolare attenzione al santuario di Delfi e alloracolo a esso legato, voce del dio
Apollo.
Inserimento nella programmazione
Il lavoro si colloca in I Liceo classico, in parallelo con lo studio della filosofia antica, in
particolare per quel che concerne la figura di Socrate e linvito delloracolo di Delfi Conosci te
stesso. Si pensa anche al nesso con Storia dellArte, per lapprendimento dei termini connessi
con la struttura delledificio di culto.
Strategie
Si prevede unora di lezione per la presentazione dellargomento, seguita da lezioni partecipate.
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SEQUENZA DIDATTICA
1) La radice itp e il concetto di sacralit: ricerca sul vocabolario
Il punto di partenza una lezione durante la quale gli allievi, con lausilio del vocabolario
1
,
rintracciano i termini connessi con la radice i tp che implica il concetto di sacralit (cfr.
laggettivo ieratico). Tale lavoro utile per ampliare le competenze di lettura del vocabolario e
per far riflettere sulla sua struttura, ripassando anche elementi di morfologia.
itpoooi sono consacrato, sono sacerdote
itpop_io o,, q comando dei riti sacri / gerarchia
sostantivo femminile della 1 declinazione, in o puro (perch preceduto
da i) di quantit lunga, come si evince dalla collocazione dellaccento
acuto sulla penultima sillaba (parola parossitona). Ci si sofferma
sulletimologia [i tpo , o ov sacro + o p_o comando] e sul
passaggio semantico a gerarchia inteso in origine come ordine
legittimato da valori sacrali
itpotuo sono sacerdote
itpoi|o, q ov sacerdotale, di sacerdote / ieratico
aggettivo della 1 classe a tre uscite
avverbio: itpoi|o, alla maniera dei sacerdoti
itptio o,, q sacerdotessa
sostantivo femminile della 1 declinazione, in o puro (perch preceduto
da i) breve, come si evince dalla collocazione dellaccento acuto sulla
terzultima sillaba (parola proparossitona)
itptio o,, q sacrificio, festa solenne / carica sacerdotale
sostantivo femminile della 1 declinazione, in o puro (perch preceduto
da i) lungo, come si evince dalla collocazione dellaccento acuto sulla
penultima sillaba (parola parossitona)
itptiov ou, o vittima
sostantivo neutro della 2 declinazione
itptu, to,, o sacerdote
sostantivo maschile della 3 declinazione con tema in p
itptuo sacrifico, faccio sacrifici
itpo, o ov sacro
aggettivo della 1 classe a tre uscite
aggettivo sostantivato di genere neutro o itpov tempio

1
Si fa riferimento al vocabolario della lingua greca GI, a cura di Franco Montanari, Loescher editore. Si
segnala la possibilit di avvalersi del CD-Rom allegato alla versione cartacea, per eseguire ulteriori
ricerche.
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2) La radice ov tra invasamento e profezia: ricerca sul vocabolario
La lettura del vocabolario procede con lanalisi della radice connessa con il potere profetico,
associato allinvasamento e al contatto con il divino. Si mira anche in questo caso
allarricchimento lessicale, collegato con un ripasso grammaticale.
ovtio o,, q potere profetico, facolt divinatoria, divinazione / profezia, oracolo,
predizione
sostantivo femminile della 1 declinazione, in o puro (perch
preceduto da i) lungo, come si evince dalla collocazione dellaccento
acuto sulla penultima sillaba (parola parossitona)
ovtiov ou, o oracolo, responso, predizione
sostantivo neutro della 2 declinazione
ovtio, o ov oracolare, profetico
aggettivo della 1 classe a tre uscite
ovtuo oo,, o responso di oracolo
sostantivo neutro della 3 declinazione
ovtutov bisogna chiedere un responso alloracolo (sott. toi)
aggettivo verbale neutro con suffisso t ov, che implica idea di
dovere (cfr. gerundivo latino)
ovtuq, ou, o profeta, indovino
sostantivo maschile della 1 declinazione in o lungo impuro (non
preceduto da t i p)
ovtui|o, q ov divinatorio, profetico
aggettivo della 1 classe a tre uscite
cfr. q ovtui|q (sc. t_vq) arte profetica
ovtuo, q ov predetto / prescritto dalloracolo
aggettivo verbale con suffisso o, (1 classe a tre uscite)
ovtuo attivo / frequentemente medio
a) pronuncio responsi oracolari
b) consulto un oracolo, chiedo un responso
c) indovino, arguisco, faccio congetture
passivo
detto/ annunciato dalloracolo
ovi|o, q ov proprio dellindovino, divinatorio, profetico
riferito a persona che possiede doti divinatorie / dotato di arte
profetica
aggettivo della 1 classe a tre uscite
ovi, to,, o / q indovino / profeta o profetessa (il genere chiarito dallarticolo)
[oivooi]
sostantivo della 3 declinazione con tema in p
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ovoouvq q,, q arte divinatoria o profetica
sostantivo della 1 declinazione in o impuro (non preceduto da t
i p), di quantit lunga, come si nota dalla presenza di q nel
nominativo singolare.
Dopo aver esaminato gli elenchi di parole stilati dagli allievi, si osserva che il vocabolario GI, al
lemma ovi, (sacerdote), rimanda al verbo oivooi oivo del quale si riportano i
significati fondamentali:
1) infurio, mi agito, sono pazzo, sono in preda al delirio
2) significato causativo, nellaoristo attivo rendo folle, faccio
impazzire
3) nel perfetto sono infuriato, sono pieno di slancio o di ardore /
tendo a, desidero, ho intenzione di
La forma verbale oivo pu infine essere legata al tvo, ou,, o (forza, vigore) e a ovio
o,, q (follia / passione amorosa / frenesia, invasamento, slancio profetico) che, nella
terza accezione collegata con la profezia, chiude il percorso di ricerca sul vocabolario, unendo il
potere oracolare (radice ov) con linvasamento da parte degli dei (ovio o,, q ):
A conclusione di questa fase nel percorso si propongono la lettura e la traduzione guidata in
classe di un passo tratto dal Fedro di Platone, nel quale emerge il riferimento alla ovi o
associata a potere profetico. Siamo nel momento in cui Socrate, parlando di Eros, segnala che la
ovio non necessariamente un male e cita le diverse tipologie di ovi o: quella profetica,
associata allinvasamento divino, quella telestica, connessa con i riti misterici, quella poetica e
infine quella erotica, peculiare dellinnamorato. Ci si sofferma sulla prima, selezionando un
breve passo:
Platone, Fedro 244 b
[] vuv t o tyioo ov oyoov qiv yiyvtoi io ovio,,
tio tvoi ooti iotvq,. q t yop q tv Ltioi, poqi,
oi t tv Loovq itptioi ovtiooi tv oiio q |oi |oio iio t
|oi qooio qv Eiioo qpyooovo, oopovouooi t po_to q]
outv.
Movi, to,, o, q [oivooi]
=> oivooi v. oivo
=> oivo cfr. ovio o,, q
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[] ora dunque i maggiori tra i beni nascono per noi
dallinvasamento (ovio), che ci viene dato per dono divino. Infatti la
profetessa di Delfi oppure le sacerdotesse di Dodona, in stato di
delirio, hanno dato molti e notevoli apporti di interesse privato e
pubblico per la Grecia, quando erano in s invece poco o nulla.
Si commenta il brano, segnalando agli allievi la scelta di mantenere nel testo italiano, oltre alla
traduzione invasamento, anche il termine greco ovi o, oggetto di riflessione e ricco di
accezioni, che non possono essere ridotte al mero termine follia. La radice ov si ritrova
inoltre nel momento in cui si parla del delirio della Pizia, profetessa di Apollo delfico, e delle
sacerdotesse di Dodona (antico santuario di Zeus in Epiro): linvasamento indicato da
ovtiooi (participio aoristo passivo, nominativo femminile plurale, da oivooi), contrapposto
a oopovou ooi (participio presente attivo, nominativo femminile plurale da oopovt o). Il
contrasto tra le due condizioni, delirio profetico e padronanza delle proprie facolt mentali,
messo in risalto dalle particelle tv e t e dalla diversa diatesi dei participi: il controllo di s
indicato dal participio attivo, mentre linvasamento divino sottolineato da un participio
congiunto passivo, che mette in rilievo la perdita del controllo razionale da parte delle donne e la
dipendenza dal dio.
Il brano di Platone consente eventuali collegamenti interdisciplinari, in particolare con filosofia,
utili per la comprensione del concetto di ovio.
Il passo selezionato conclude le prime due sezioni, dedicate allapprofondimento lessicale, non
isolato dalla comprensione del ruolo dei termini studiati nella civilt greca. Si passa poi
allanalisi dei luoghi associati alla ovio profetica.
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3) Oracolo voce del dio: il tempio di DELFI e il suo ruolo nel mondo greco
In questa fase ci si sofferma ad analizzare il santuario di Delfi, sede delloracolo (ovtiov ou,
o cfr. sopra sezione 2) di Apollo.
Delfi (Ltioi o v, oi pluralia tantum) situata sulle pendici del monte Parnaso, nella
prefettura della Focide. Nellampio sito archeologico sono visibili, tra gli altri, il tempio dedicato
all'Apollo Delfico (Aoiiov Ltiivio,), il teatro e lo stadio, luogo in cui, come vedremo, si
svolgevano i giochi pitici.
Il santuario risale molto probabilmente all'et micenea, ma in origine non era adibito al culto di
Apollo: prima di lui si erano infatti succeduti la Terra, Temi, Febe e il dio serpente, Pitone. Resta
incerta la collocazione cronologica dellattribuzione dell'oracolo ad Apollo. Ad eccezione degli
inni omerici ad Apollo, che assegnano al dio la fondazione dell'oracolo, i mitografi collegano la
conquista delloracolo da parte di Apollo alla lotta con il serpente Pitone (Huov ovo,, o ) che
era il guardiano dell'oracolo, per ottenerne il controllo.
L'antico nome dell'oracolo era Huo ou,, q, derivato dal verbo uo (far imputridire,
marcire). Per scontare l'uccisione del serpente Apollo fu costretto a servire come pastore per
sette anni sotto il re Admeto. Alla fine del periodo di pena, il dio rientr trionfalmente a Delfi
sotto forma di delfino (tii , i vo,, o ), elemento interpretabile come spiegazione
paraetimologica per il nuovo nome dell'oracolo, appunto Delfi (Ltioi ov, oi).
L'amministrazione del santuario era affidata alla citt, ma il controllo sull'area sacra e sui riti era
esercitato dalla cosiddetta anfizionia delfica, associazione di dodici popoli e citt nelle vicinanze
di Delfi e del santuario di Demetra ad Antela, presso le Termopili. Il fatto che l'anfizionia
dovesse proteggere l'oracolo da ingerenze esterne fu tra le cause dello scoppio di numerose
guerre sacre.
Delfi era un santuario panellenico, cio frequentato da tutti i Greci, specialmente nella forma
della topio o,, q , lambasceria sacra inviata dalle o iti, per consultare il dio. Delfi era
incluso tra i santuari della tpioo, ou, q, che organizzavano ogni quattro anni competizioni
conformi allo spirito agonale peculiare dei Greci. Delfi allestiva le gare pitiche, come Olimpia le
Olimpiadi, Nemea le gare nemee, il santuario di Poseidone a Corinto i giochi istmici; tale
elemento spiega la presenza di alcuni edifici sportivi allinterno del recinto sacro del santuario.
La migliore descrizione dell'esterno del santuario quella di Pausania (Periegesi della Grecia, X
14 7): vi era un recinto, detto ttvo, ou,, o , sul quale si aprivano alcune porte, da una si
dipartiva la via sacra, che si snodava tra gli edifici del santuario fino allo spiazzo antistante
l'altare e il tempio, ricostruito due volte, dopo un incendio nel 548 a.C. e dopo un terremoto nel
505 a.C., ma l'ultima ricostruzione fu terminata solo in epoca ellenistica, nel 325 a.C., quando
ormai era iniziato il declino del santuario.
Il tempio (voo, ou, o , in attico: vto ,) di Delfi era un periptero (tpi tpo,, ossia con un
colonnato che circonda tutti e quattro i lati della cella creando un porticato quadrangolare, la
tpioooi,, to,, q), esastilo (toouio, tempio con sei colonne in facciata, cfr. t sei,
ouio, ou, o colonna) con alto crepidoma a tre gradoni (cfr. |pqioo o,, o, cfr.
|pqi, io,, q basamento), dotato di pronao (povoo, ou, o, vestibolo del tempio,
parte antistante al tempio, da po davanti + vo o, tempio) cella e opistodomo
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(oioooo, ou, o, camera posteriore, da oiotv dietro + oo, ou, o casa, edificio,
dimora del dio = tempio).
Molte citt greche e magnogreche hanno lasciato a Delfi offerte monumentali, siano esse statue o
pi frequentemente tesori, ossia piccoli edifici ove conservare offerte ed ex voto, secondo l'uso di
consacrare agli dei la decima parte del bottino delle battaglie.
A Delfi aveva sede l'oracolo pi importante di tutto il mondo greco, per questo il santuario era
chiamato "ombelico del mondo" e una pietra, l'o oio , ou, o (cfr. lat. umbilicus) ne
testimoniava la rilevanza. Riferimenti a tale pietra si ritrovano per esempio nella trilogia di
Eschilo Orestea nella quale emerge anche il ruolo delloracolo come rifugio di supplici,
desiderosi di conoscere il volere degli dei.
Si inserisce perci a questo punto un sintetico riferimento letterario, mirato a anticipare nozioni
che verranno ampliate in II Liceo e a fornire, a titolo esemplificativo unattestazione
dellimportanza delloracolo nel mondo greco. Si tratta della trilogia di Eschilo, Orestea, che
mette in scena il ritorno di Agamennone da Troia e il suo assassinio per mano della moglie
Clitennestra e dellamante Egisto (nella prima tragedia, Agamennone), seguito dalla vendetta
perpetrata dal figlio Oreste, che uccide la madre e lamante (nella seconda tragedia, Coefore).
Il matricida deve poi (nella terza tragedia, Eumenidi) sottrarsi alla persecuzione dei demoni della
vendetta, le Erinni, si rifugia presso Delfi, viene difeso da Apollo che affida la questione ad
Atena: Oreste viene accolto in Atene e le Erinni sono rese Benevole (Eutvit, ov, oi ).
Nella trilogia Orestea, loracolo di Apollo delfico rappresenta un collegamento tra lesodo delle
Coefore e il prologo delle Eumenidi. Nel primo Oreste manifesta lintenzione di recarsi come
supplice presso il santuario di Apollo (cfr. Eschilo Coefore 1035-1036: uv ot oiio |oi
otti pooiooi / toooiov ipuo, /oiou tov con questo ramoscello e
corona andr / al tempio sullombelico del mondo, terra del Lossia lAmbiguo, ossia Apollo, n.
d. T.), nel secondo la Pizia racconta di aver visto il matricida presso l'o oio , (cfr. Eschilo
Eumenidi vv. 39-40: tyo tv tpo po, oiuotq u_ov, / opo t ooio tv
ovpo touoq striscio presso linterno coronato di bende / vedo presso l'ooio, luomo
in odio agli dei). Nei versi selezionati viene menzionato l'ooio,, collegato con linterno del
tempio, luogo nel quale, come vedremo nella prosecuzione del percorso, avveniva la
consultazione del dio da parte della Pizia, invasata da Apollo.
In questa sezione abbiamo illustrato la struttura del santuario di Delfi, mirando a introdurre
alcune parole-chiave e a mettere in rilievo limportanza di questo luogo nella civilt greca, si
tratta, come si visto, di un'area con doppia valenza: da un lato simbolo del sentimento
panellenico, espresso nella donazione del tripode dopo la vittoria a Platea contro i Persiani (479
a.C.), dall'altro del particolarismo orgoglioso delle singole o iti,, rappresentato dai tesori
votivi.
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4) La Pizia e le profezie del dio di Delfi
Focalizzando l'attenzione sull'oracolo di Apollo delfico, voce del dio, si segnala l'importanza
della pratica della divinazione, finalizzata a entrare in contatto con gli dei per conoscerne la
volont. I tipi di divinazione erano sostanzialmente due: quella attraverso i segni (come il volo
degli uccelli o le visceri degli animali sacrificati) e quella orale. Entrambe necessitavano di
un'interpretazione.
In et classica le consultazioni dell'oracolo delfico avvenivano una volta al mese, salvo eventi
straordinari, ma in origine esse dovettero avere cadenza annuale. Nelle richieste al dio ad aver la
precedenza erano i cittadini di Delfi, seguiti dagli altri membri dell'anfizionia delfica, pi in
generale i Greci avevano precedenza sui barbari.
Prima della consultazione venivano offerti alla divinit il tiovo , ou, o (in origine una
libagione liquida, in seguito un tributo in denaro) e la po uoi, to,, q , un sacrificio
preliminare (po davanti, prima + uoi, to,, q sacrificio). La vittima sacrificale, di solito
una capra, veniva aspersa con acqua fredda e il conseguente tremore era interpretato come segno
di assenso. Queste offerte erano destinate agli abitanti di Delfi per le spese del culto, agli addetti
ai riti, chiamati oi ooioi (cfr. ooio, o ov pio, devoto, venerabile) e alla Pizia (Huio o,,
q), la profetessa, scelta tra le donne di Delfi senza particolari requisiti det, ma con il rigido
obbligo di purezza.
Nella parte interna del tempio di Apollo, detta ouov (luogo impenetrabile, sacrario, da o
privativo + uo entrare, immergersi), ardeva un fuoco perenne io ootoo,, fiamma che
non si spegne da o privativo + ot vvui spegnere) e vi era il _o oo oo,, o ,
unapertura nel pavimento dalla quale fuoriuscivano vapori capaci di provocare nella
sacerdotessa una sorta di trance. La Pizia, seduta sul tripode e dominata dalla ovi o,
pronunciava suoni e parole che venivano interpretate e riferite a chi aveva richiesto la
consultazione; talvolta il delirio poteva essere talmente violento da provocare la morte della
sacerdotessa (cfr. Diodoro, Biblioteca storica XVI 26 e Plutarco De defectu oraculorum). Gli
oracoli erano riportati normalmente in esametri, un verso la cui invenzione risalirebbe secondo
leggenda a 1qovoq q,, q, la prima Pizia. Emerge perci il collegamento, gi presentato nel
corso dellapprofondimento lessicale sulla radice ov, tra potere oracolare (radice ov) e
linvasamento da parte degli dei (ovio o,, q ).
Al termine della sintetica descrizione del tempio di Delfi, si riflette sul motto che era riportato
sull'architrave del portale di accesso al santuario e che sar poi fatto proprio da Socrate:
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CONOSCI TE STESSO
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Nella conclusione del percorso si pu perci realizzare un collegamento con lo studio del
pensiero socratico: il filosofo prov infatti a fornire una risposta al grande enigma avanzato dal
motto apollineo: Conosci te stesso, esortando luomo ad aver cura della u_q e ad operare in
vita le giuste decisioni, ricercando la virt (optq q,, q ), ossia la conoscenza del bene. Colui
che conosce il bene, cio sa cosa giusto per s, per la propria anima, un uomo virtuoso. Tali
indicazioni possono rappresentare una breve revisione della riflessione sul pensiero socratico
proposta nel corso dellanno scolastico dal collega di Filosofia.
La comprensione del ruolo delloracolo delfico nella civilt greca pu essere importante per
cogliere meglio il significato del riferimento di Socrate al motto di Apollo: il filosofo cita la
sentenza di un oracolo molto prestigioso e mostra lintento di risolvere lenigma oracolare
tradizionale, proponendo alluomo di concentrarsi su se stesso, per giungere alla propria essenza
razionale, mirando alla virt, cio alla conoscenza del bene.
Il lavoro di approfondimento lessicale appare in tal modo connesso con elementi relativi alla
civilt greca, riguardanti il ruolo dei luoghi sacri e in particolare del santuario di Apollo a Delfi e
del suo celebre oracolo. Il motto delfico Conosci te stesso pu poi costituire uno spunto per
percorsi interdisciplinari.
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Modalit di verifica
Si colloca alla fine del lavoro una verifica di 1 ora, con quesiti a risposta chiusa relativi ai testi
affrontati e domande a risposta aperta connesse con i nodi concettuali focalizzati. prevista poi
1 ora per il chiarimento di eventuali dubbi sorti durante la prova e per considerazioni conclusive.
Recupero e/o potenziamento
In base allandamento della prova in uscita si propone 1 ora di lavoro differenziato, durante il
quale la classe divisa in due gruppi:
Recupero: si riesaminano i lemmi letti, riflettendo ulteriormente sui meccanismi di formazione
delle parole e sul significato.
Potenziamento: si propone l'analisi con commento pi approfondito di alcuni brani citati nel
percorso, relativi al santuario di Delfi e in particolare all'o oio , (per esempio: Eschilo,
Coefore 1035-1036, Eumenidi 39-40).
Bibliografia per la progettazione del percorso e per approfondimenti
Burnet J. Platonis Opera, 5 vol., Scriptorum Classicorum
Bibliotheca Oxoniensis, Oxford 1899-1906.
Cambiano G. Platone e le tecniche, Torino 1971.
Cambiano G. Platone, Dialoghi filosofici, Torino 1970.
Carotenuto G. Letteratura greca. Storia. Testi. Traduzioni, vol. II. Il
periodo attico, Treviso 1989.
Chantraine P. Dictionnaire tymologique de la langue grecque.
Histoire des Mots, 4 voll., Paris 1968-1980.
Dodds E.R. The Greeks and the Irrational, Berkeley-Los Angeles
1951, trad. it. a cura di Virginia Vacca De Bosis, I Greci
e lirrazionale, Firenze 1959.
Duke E.A. Platonis Opera, Oxford 1995.
Eschilo Or es t ea. Traduzione a cura di M. Valgimigli,
introduzione di V. Di Benedetto, Milano 1980.
Frisk H. Griechisches etymologisches Wrterbuch, 3 voll.,
Heidelberg 1960-1972.
Havelock E.A. Preface to Plato, Cambridge Massachusets 1963,
traduzione italiana Cultura orale e civilt della scrittura.
Da Omero a Platone;introduzione di Bruno
Gentili;traduzione di Mario Carpitella.
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Liddell H.G.- Scott R.- Jones H.S. A Greek-English Lexicon, Oxford 1843
1
, 1940
9
,
reprinted 1996 (with a revised supplement).
Mariano B.M. - Pacati C.M. Il canto, la sapienza, la citt. Antologia greca per la
seconda classe del Liceo Classico. Firenze 1989.
Monaco G. - Casertano M. - Nuzzo G. Lattivit letteraria nellantica Grecia. Storia della
letteratura greca, Palermo 1991.
Montanari F. Storia della letteratura greca, Roma-Bari 1998.
Reale G. Platone, Tutti gli scritti, Milano 1991.
Rossi L.E. Letteratura greca, Firenze 1995.

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