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§ 3. Tra viaggio, incorporazione ed epifania: le tipologie della transe.


!Venendo dunque alle tipologie della transe – ed escludendo quindi il
termine estasi per i già esposti motivi – ci imbatteremo in primis con una
delimitazione di campo: quella fra transe sacra e transe profana 1.
Parleremo prima di quest’ultima: solo qualche cenno, essendo
evidentemente estranea all’esperienza, religiosa, degli Anastenaria.
La transe profana, al di là di qualche caso di intenso coinvolgimento
esperibile anche nel nostro vissuto di occidentali, appare coscientemente
pensata e strutturata come tipo solo nel mondo arabo, probabilmente non
solo per una questione di diversa... coscienza collettiva, ma anche perché la
cultura araba ha sulla transe meditato a tal punto da possedere un’ampia
trattatistica.
È detta tarab, da un verbo indicante l’azione di commuovere e, per traslato,
del far musica. Infatti, tecnicamente parlando, può denominarsi transe
emozionale e scaturisce proprio dall’ascolto, anche fortuito, di musica (in
particolare, del canto), con manifestazioni affatto simili a quelli, fino ai più
vistosi, della transe mistica.
Passando alla transe sacra, ci ritroveremo di fronte alla ripartizione tra
quelli che restano, al di là delle diverse denominazioni per essi prescelte dai
vari studiosi, i due grandi settori “classici” dei fenomeni di transe: la transe
sciamanica e la transe di possessione, la prima implicante l’uscita da se
stessi per recarsi nel mondo “superiore” degli spiriti o in quello
“inferiore”dei morti (peculiare ne è infatti l’elemento, anche drammatico-
narrativo, del viaggio) e caratterizzata invece, la seconda, dal ricevimento
degli spiriti, con incorporazione di essi dentro si sé (essendone l’elemento
del viaggio, ovviamente, del tutto escluso).
Questa classificazione – in ragione del fatto che la transe, in quanto mezzo
di comunicazione fra due mondi, implica un movimento – si basa su un
criterio che potremmo dire “direzionale”, di ex-clusione o di in-clusione; di
direzione del movimento di relazione fra le due sfere della realtà, quella
visibile e quella invisibile, fra le quali verticalmente si stabilisce il contatto.
Il discorso tuttavia non può fermarsi qui, esistendo nella vasta famiglia dei
fenomeni di transe mistica più sottili distinzioni e possibilità.
Nel caso, infatti, del movimento dall’interno verso l’esterno della transe
sciamanica (unica tipologia che risponda ad esso) non sembrano possibili
sfumature dalle quali evincere articolazioni ulteriori, entro un’esperienza
che, per come è sul piano simbolico risolta, appare netta ed estrema.

1 Ci avvarremo, nel nostro discorso, della classificazione di Rouget (1986).

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