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Alfredo Gatto
Utopia e apocalisse.
Gioaccino da Fiore e la possibilit del futuro
La vera genesi non allinizio, ma
alla fine.
(E. Bloch, Il principio speranza1)
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chino da Fiore, spesso associata alle svariate rivolte di impronta chiliastica che hanno attraversato il Basso Medioevo e il periodo subito successivo alla Riforma luterana7.
Ecco che soffermarsi nuovamente sulla riflessione apocalittica, e su uno dei suoi pi radicali e autorevoli rappresentanti, significa tornare ad interrogare criticamente
il tempo presente. E con ancor maggiore radicalit della
tradizione del pensiero utopico. In effetti, mentre la riflessione utopica si rivela spesso un pensiero disincarnato, una
riflessione che colloca la realizzazione delle proprie speranze in un alter mundus, lapocalittica sperimenta e pone
sempre nella storia e nella dialettica concreta dei rapporti
che la informano i propri propositi di cambiamento.
Abbiamo perci a che fare con unapocalisse della storia che solamente nella storia pu realizzarsi. I principi che
guidano e indirizzano il nostro universo creaturale la trascendenza di un Dio che d tempo alluomo in uno spazio
destinato a consumarsi , pur non essendo di questo mondo,
solo nella carne di questo stesso mondo possono rivelarsi. La
riflessione apocalittica incarna dunque nella storia il sogno
utopico, conferendo allutopia, come giustamente suggerisce Grard Raulet, la dimensione del tempo8.
note
Per un primo sguardo introduttivo, si tenga presente lo studio ormai
classico di N. Cohn, The Pursuit of the Millennium, Oxford University
Press, Oxford 1970 (3 ed.); tr. it. I fanatici dellapocalisse, a cura di A.
Guadagnin, Edizioni Comunit, Torino 2000. Sulle rivolte dei contadini e sulla figura di Thomas Mntzer, cfr. F. Engels, Der deutsche
Bauernkrieg, Kln 1850; tr. it. La guerra dei contadini in Germania, a
cura di G. De Caria, Editori Riuniti, Roma 1976, passim e E. Bloch,
Thomas Mnzer als Theologe der Revolution, Suhrkamp Verlag, Frankfurt
am Main 1969; tr. it. Thomas Mnzer teologo della rivoluzione, a cura di
S. Krasnovsky e S. Zecchi, Feltrinelli, Milano 2010.
8
Cfr. G. Raulet, Humanisation de la nature naturalisation de lhomme. Ernst
Bloch ou le projet dune autre rationalit, Klincksieck, Paris 1982, in part. p. 50.
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Lapocalittica d corpo e sostanza ai sogni dellutopista, ponendoli di fronte al giudizio della storia. In questo
modo, essa inscrive la possibilit utopica nella trama del
tempo e nella dialettica concreta del momento presente.
Daltra parte, ogni genuino pensiero apocalittico, a differenza del puro utopismo che pu rispecchiare e anzi spesso
rispecchia lideologia espressa dallepoca che pretende di
negare e che finisce invece per eternizzare in utopia, propone una negazione in nome della totalit, contrapponendo
quindi allepoca la questione stessa del senso, linterrogazione ontologica sul presente e del presente9.
Lapocalittica spezza cos quella relazione mimetica
di implicita e necessaria continuit fra modello e copia
presupposta dalla tradizione utopica. Allinterno di una
simile impostazione, infatti, si finisce necessariamente per
costruire il proprio modello ideale per sottrazione o potenziamento nei confronti di quella copia determinata di
cui si parte ed espressione. In tal modo, il paradigma di
una polis sottratta ai vizi e alle imperfezioni della realt
terrena edificato per il tramite di una negazione finita che non pu che presupporre proprio ci che intende
trascendere. La perfezione del modello ideale trae allora
dalla concretezza e deficienza della copia il suo fondamento specifico.
Il pensiero apocalittico non affatto vincolato a questa struttura mimetica, e pu perci liberare con ancor
maggior radicalit le proprie riserve critiche. Lapocalittico, infatti, a dispetto dellutopista, opera nel mondo
nel tentativo di corrispondere allirruzione di una novit
realmente absoluta, sottratta ad ogni pregressa struttura
di riferimento che non faccia capo alle promesse divine.
note
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Limmanentizzazione dellavvenire escatologico10 dunque sempre in relazione ad un resto ontologico che non
trae dalla realt che intende superare, trascendere e rivoluzionare la sua misura intrinseca, essendone invero proprio
la condizione di possibilit.
Lavvenire atteso dallapocalittico, inoltre, non si colloca, come avveniva invece nelle linee guida descritte
dal pensiero utopico, in un altro mondo, ma semmai in
un altro tempo. In un tempo, per, ed importante non
dimenticarlo, che, pur essendo ancora futuro, non potr
che rivelarsi nel tempo e nel mondo che ci sono lasciati
in dote. Come sottolinea giustamente Henri Mottu, nel
plesso storico messo in luce dalla tradizione apocalittica
non si fugge in avanti o nel cielo delle purezze astratte,
ma si contraddice ci che esiste nei termini della realt
esistente. Questa idea operativa e dinamica della trascendenza, pertanto, si esprime nei termini giuridici di
contraddizione, di controtestimonianza, di novit11.
La specificit del regime apocalittico radicata in quella protesta, politica ed ontologica, nei confronti dellegemonia culturale espressa storicamente dallEllenismo.
possibile quindi, senza cedere ad alcun facile schematinote
A questo proposito, si tengano presente i lavori, ormai classici, di K.
Lwith, Meaning in History. The Theological Implications of the Philosophy
of History, University of Chicago Press, Chicago 1949; tr. it. Significato
e fine della storia. I presupposti teologici della filosofia della storia, a cura di F.
Tedeschi Negri, introduzione di P. Rossi, Il Saggiatore, Milano 2004
e di E. Voegelin, The New Science of Politics. An Introduction, University
Chicago Press, Chicago 1952; tr. it. La nuova scienza politica, a cura di
R. Pavetto, Borla, Torino 1968.
11
H. Mottu, La manifestation de lEsprit selon Joachim de Fiore, Delachaux & Niestl S. A., Neuchatel-Paris 1977; tr. it. La manifestazione
dello Spirito secondo Gioacchino da Fiore, a cura di R. Usseglio, Marietti,
Casale Monferrato 1983, pp. 288-289.
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smo, situare lapocalittica nella linea di continuit incarnata da Gerusalemme, al contempo collocando la testimonianza utopica nellalveo della tradizione greca.
Ancora una volta: Atene e Gerusalemme. Alcune differenze essenziali fra questi due paradigmi culturali e ideologici sono state messe bene in luce da Sergej Averincev:
la luce, nella quale tutto pu essere conosciuto, il simbolo costante della cultura greca; il fuoco, nel quale tutto
pu rinascere, il simbolo costante della cultura biblica.
Una diversa concezione delluniverso: ecco cosa c dietro legemonia della narrazione nella tradizione letteraria
biblica e dietro legemonia della descrizione nella letteratura greca. Il mondo greco cosmo, cio, secondo il
significato originale del termine, un ordine che serie
e sistema; in altre parole, una struttura speciale simmetrica e regolata da leggi. Il mondo ebraico antico olam,
cio, secondo il significato originale del termine, eternit; in altre parole un flusso temporale che reca in s tutte
le cose il mondo come storia12.
Il pensiero utopico informato dalla specifica concezione della spazialit greca, mentre la tradizione apocalittica si inserisce nel paradigma della temporalit biblica.
Una simile differenza, come abbiamo gi avuto modo
di sottolineare in precedenza, non affatto secondaria.
Secondo il regime apocalittico, la natura del tempo storico liberamente creata da Dio, da una voluntas che fa
letteralmente spazio al messaggio inaudito della propria
rivelazione. Il contenuto delle promesse divine si inscrive
nella storia, dischiudendo la ciclicit sempiterna di una
physis indifferente. Luomo si ritrova cos ad avere lettenote
S. Averincev, Atene e Gerusalemme. Contrapposizione e incontro di due
principi creativi, a cura di R. Belletti, Donzelli, Roma 2001, p. 37.
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parabili: senza il Verbo fatto carne, la Citt non ha fondamento; ma senza lattesa della venuta di questa, il Verbo
rimane astratto, senza oggetto, senza consistenza storica.
Lapocalittica ha perci lo scopo di manifestare concretamente che il fine dellincarnazione lEschaton nella forma
sensibile dellattesa del Verbo che diventa Citt futura16.
Questo aspetto del pensiero di Gioacchino traspare, in
tutta la sua chiarezza, nel Tractatus super quatuor Evangelia17, lopera forse pi radicale dellintero corpus dellabate
calabrese18. Ora, senza soffermarci sui singoli aspetti di
questa raffinata lectio evangelica, possiamo limitarci a sottolineare il presupposto che guida le analisi del teologo di
Corazzo. Il contenuto dei Vangeli qui riletto alla luce
del terzo status: ecco che la Chiesa stessa, quale custode
e interprete della rivelazione, non pi pensata come il
termine limite di unumanit redenta, ma come unistituzione e un magistero destinati ad essere superati dallimminente e immanente irruzione dello Spirito.
Ad essere importante quindi, nellapocalittica gioachimita, non solamente il luogo da cui si proviene o
lorigine a cui ci si sente legati, bens la direzione ultima
del tempo a venire. Il punto di equilibrio, pertanto, non
garantito dal mondo che la nostra riflessione rispecchia,
ma da unapertura che non si ancora consegnata, nella
note
H. Mottu, La manifestazione dello Spirito secondo Gioacchino da Fiore,
cit., p. 288 (il corsivo nel testo).
17
Ioachim abbas Florensis, Tractatus super quatuor Evangelia, ed. E.
Buonaiuti, Tipografia del Senato, Roma 1930; n. ed. F. Santi, Istituto
Storico Italiano per il Medioevo Fonti per la storia dItalia, Roma
2002; Gioacchino da Fiore, Trattati sui quattro Vangeli, tr. it. a cura di
L. Pellegrini, introduzione di G.L. Potest, Viella, Roma 1999.
18
A questo proposito, cfr. il giudizio di M. Reeves, The Influence of Prophecy in the Late Middle Ages: A Study in Joachimism, Oxford University
Press, Oxford 1969 (n. ed. 2000), p. 27.
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