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MEAD

- INTRODUZIONE -
Mead sviluppa un cambiamento di prospettiva nello studio del rapporto tra individuo e
società, che possono essere comprese come aspetti differenti di un processo attraverso il quale
sono generati il SÉ e la società.
- SÉ: spiegato nel contesto del processo sociale della comunicazione
- INDIVIDUO: è posto in relazione all’interno del processo sociale prima che avvenga
la comunicazione.
“il sé deve essere spiegato nel contesto del processo sociale della comunicazione. Gli
individui devono essere posti in relazione dentro questo processo prima ancora che diventi
possibile la comunicazione. Il corpo non è un “sé”: lo diventa solo quando ha sviluppato una
mente nel contesto dell’esperienza sociale”.

Quando Mead parla di individuo intende ogni aspetto della loro costituzione, per questo vuole
mostrare come dev’essere compreso il carattere organico-sociale delle percezioni e della conoscenza.

“la mente nasce attraverso la comunicazione da una conversazione di gesti in un processo sociale o
contesto di esperienza, e non viceversa”.

La prospettiva di Mead comprende la vita sociale come una realtà che è costruita e questa costruzione
non risulta da accordi o contratti sociali in relazione ai quali gli individui siano vincolati gli uni agli
altri. Mead mostra come già a livello della percezione sia in gioco una realtà dinamica che configura
con un processo l’organico e il sociale.

➔ “l’insieme (la società) precede la parte (l’individuo) e non viceversa”, ovvero la parte
è spiegata in termini dell’insieme.

L' atto sociale si identifica come un'attività in corso e nessuna delle parti che lo compongono
può essere considerata separatamente. Come la mente, anche la coscienza, intensa come
"consapevolezza", non viene considerata da Mead come caratteristica pre-sociale
dell'individuo. L'atto sociale, nelle sue fasi o forme più elementari, è possibile a prescindere
da una forma di coscienza.
Tale affermazione porta a tre conseguenze:
1) la coscienza si genera attraverso la relazione sociale
2) l'atto sociale può svolgersi senza consapevolezza per cui non possiamo ridurre la
società a una sola dimensione cosciente-razionale.
3) Mentre non ci sono prove empiriche di un'esistenza della coscienza preesistente alla
vita sociale, la tesi della circolarità di influenza tra società e individuo è frutto
dell’osservazione dei comportamenti ed è empiricamente verificabile negli studi dei
bambini.
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PRIMA PARTE

- ISTINTO ED EMOZIONI -
L’idea generale di Mead è che qualunque studio degli istinti umani deve considerare il
carattere sociale, ovvero indipendentemente dal gruppo considerato gli istinti umani sono
sempre riferiti ai comportamenti determinanti dai movimenti di altri individui il cui
comportamento è simile al nostro.

Condotta istintuale → si sviluppa in un ambiente sociale. Questo aspetto è molto importante


perché costituisce il punto di interazione di comportamento istintuale e vita sociale.
L’istinto umano è sociale nella sua dinamica, in quanto sorge e si sviluppa in relazione ai
comportamenti del altri per questo la condotta istintuale è fin da subito una condotta
sociale.
Da sottolineare che Mead parla di condotta sociale in quanto mediata dai movimenti di altri.
Il termine movimento per Mead ha un duplice significato:
1. Intendendo il gesto in senso fisico, il movimento del corpo che siano percepibili con i
sensi.
2. Considera movimenti umani come presi in una logica di corrispondenza o reciprocità,
per cui il movimento di una persona suscita in un altro una risposta di adattamento
istintivo.
l’istinto è un movimento organicamente prodotto, strettamente connesso ad un altro
movimento suscitato in un altro individuo e come tale è un insieme organico e sociale.
E’ nell’infanzia che l’istinto compare ed è osservabile (relazione madre-bambino) e ciò
significa che questi gesti hanno carattere sociale essendo istintuali.

- EMOZIONI COME ATTI TRONCATI –


Fondamentale in questi processi istintivi è laro connessione con le emozioni. Mead invece
introduce l’analisi della funzione di queste espressioni delle emozioni nei processi di
mediazione della condotta.

La condotta sociale per il suo essere mediata dai movimenti dei partecipanti, genera una sfera
relazionale- comunicativa-esperimentale che è la conoscenza sociale degli individui.
All’interno della conoscenza sociale sorgono oggetti sociali: SÉ, ME, ALTRI.

Domanda: come i movimenti istintivi delle espressioni delle emozioni vengono dai
movimenti dei partecipanti e dentro la coscienza sociale?  Mead prende spunto dalla teoria
di Dewey e Angell secondo la quale le espressioni delle emozioni vengono ricondotte alle
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attività istintive dell’organismo stesso. La teoria delle emozioni, diffusa nel XIX, nota come
“teoria di James Lange” sostiene che l’emozione sorga come cambiamento fisiologico. Mead
osserva che la tesi di Dewey e Angell da molta importanza alla dimensione non fisiologica,
sostenendo che la coscienza dei processi fisiologici è importanza già nel riconoscimento e
costruzione dell’oggetto come connotato emozionale.

La teoria delle emozioni come atti troncati afferma che l’emozione sorga nel momento in
cui l’azione viene troncata o inibita (es: la rabbia nasce nel movimento in cui lo stimolo alla
lotta viene inibito). Mead introduce l’attenzione alle emozioni per il loro essere gesti
significativi. Quindi Mead sviluppa la teoria delle emozioni come atti troncati indicando il
carattere sociale degli atti troncati come segnali sociale ai quali altri individui
rispondono con altri movimenti.

- LA SITUAZIONE E LA COSTRUZIONE DI OGGETTI SOCIALI -

Si deve riflettere sulla situazione dalla quale nasce l’emozione. Mead osserva che si tratta di
una situazione in cui l’inibizione con gli impulsi contrastanti rende necessario un
raggiustamento; è una situazione sociale.

La coscienza emozionale:

- precede le possibilità del pensiero e dell’azione riflessiva.


- deve essere pensata all’inizio dell’atto riflessivo.
- sorge subito dopo l’inibizione dell’atto.

Il contenuto dei nostri sé è un contenuto affettivo e le stimolazioni sociali in risposta alle quali
si hanno i primi adattamenti devono essere già oggetti sociali nel momento in cui il bambino
si trova esposto ad esse. La dinamica stimolo – adattamento di questa situazione è emotiva
e non cognitiva. L’emozione è particolare, ovvero nel suo essere sentita offre il materiale per
la costruzione del sé che può essere tanto parte del sé individuale che degli altri sé.

Mead considera i movimenti di espressione delle emozioni come segnali di condotta sociale
in relazione ai quali vengono differenziati gli oggetti sociali. Il carattere istintivo di questi
movimenti appare come un atto primordiale.

C’è in tutti noi un fondo di organizzazione sociale inesplorato che ci permette di agire
con più sicurezza in un ambiente sociale che non in quello fisico. Ciò che vediamo nei
volti e negli atteggiamenti degli altri non è il volto o il corpo ma è l’indicazione di tipi di
comportamento e dei sentimenti che il comportamento iniziale implica.

Attraverso l’interazione si può sviluppare un contenuto di coscienza che non è derivato da


una percezione sensibile ma dal sentimento, dall’esperienza emozionale.
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L’atto troncato è importante:

- per il suo essere implicato nei processi fisiologici


- come segnale sociale per stimolare le risposte di adattamento degli altri

Nella costruzione dell’oggetto sociale la distinzione tra il me e gli altri è determinata dalla
natura dell’istinto e il contenuto dell’altro è il contenuto emotivo oggettivato dell’impulso
mentre il me è la coscienza degli sforzi inibiti. In conclusione, Mead sottolinea come gli istinti
sono decisivi perché sono indicazioni di comportamenti socialmente importanti.

PARTE SECONDA

- PERCEZIONE ED ESPERIENZA -
Mead parla di una dinamica della percezione nella quale ha un ruolo fondamentale
l’esperienza passata dell’individuo che percepisce. Così Mead connette l’attività percettiva
alla dimensione dell’esperienza. Ciò comporta che per gli umani l’attività fisiologica della
percezione non sia autonoma dall’esperienza passata, ma che sia influenzata e orientata da
questa.

Per l’uomo la percezione sensibile di una cosa fisica è legata a immagini che provengono
dall’esperienza passata. Gli oggetti fisici sono composti dell’esperienza di uno stimolo
immediato e della capacità immaginativa della risposta a cui porterà questa stimolazione.

- LA PERCEZIONE TRA ANIMALI DELLO STESSO GRUPPO DI FORME VIVENTI -

La percezione sensibile è data da stimoli che sono movimenti che conducono a risposte di
altri che influenzano i partecipanti. Negli animali, lotta, riproduzione, caccia, gioco, cura sono
comportamenti che risultano dall’attivazione della dinamica movimenti-stimolazioni a partire
da impulsi istintivi.

- LA PERCEZIONE COME ATTO –

Con il concetto di ATTO, Mead indica come la relazione tra organismo e ambiente sia
caratterizzata da una circolarità composta dallo stimolo sensibile, dalla risposta
dell’organismo e dagli effetti prodotti dalla risposta.

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Fasi dell’atto:

• Prima Fase: atto istintivo, dell’impulso all’azione, è reso possibile dalla attrezzatura
fisiologica dell’organismo a dare risposta ad uno stimolo sensibile
• Seconda Fase: l’organismo riconosce a distanza un oggetto. La percezione visiva è
coordinata con la selezione dello stimolo attraverso il coinvolgimento
dell’immaginazione sensoriale (impulso ad agire).
• Terza Fase: è quella della manipolazione dell’oggetto. In questa fase avviene
l’esperienza di contatto che permette all’organismo di verificare effettivamente quanto
ha ipotizzato nella seconda fase. Questa fase è importante perché è attraverso la
manipolazione che l’organismo si forma una coscienza percettiva dell’oggetto. È la
più importante perché fornisce all’organismo quell’esperienza del contatto attraverso
la quale gli è possibile verificare le anticipazioni ideo-senso-motorie ipotizzate nella
percezione a distanza.

Mead mostra che la percezione è un atto, un’attività resa possibile dall’apparato organico sia
dal lavoro di manipolazione. Ciò che per noi è l’oggetto è il risultato di un atto cognitivo-
sociale-esperienziale che è generato da un comportamento. (l’oggetto può essere
appropriatamente definito in termini di comportamento).

La percezione è costituita da elementi che sono resi possibili dall’esistenza dell’apparato


organico degli individui, ma che non sono riconducibili al funzionamento degli impulsi lungo
questo apparato. Mead mostra come uno stato soggettivo diviene oggettivo. Secondo Mead
l’immagine è attivamente coinvolta nel processo organico perché offre stimoli alla definizione
delle condizioni di ciò che viene percepito. In “La definizione dello psichico” scrive che
l’immagine è un’interpretazione delle condizioni che agisce in modo simile a come in
una frase il predicato interpreta il soggetto.

- L’ATTO INIBITO E L’ELABORAZIONE DELLE IMMAGINI -

Mead afferma che la percezione degli oggetti fisici comporta un processo di


avvicinamento o allontanamento dallo stimolo a distanza. Per Mead il campo della
percezione è un campo nel quale questo movimento viene momentaneamente bloccato.
Questa inibizione rende possibile un’astrazione che permette il ricorso a immagini e ricordi
di esperienze passate attraverso il quale l’organismo elabora un significato sociale
dell’organismo in quella situazione. Questo processo è evidente nella condotta dei bambini
piccoli nella loro interazione con l’ambiente circostante.

Mead sviluppa la tesi di Dewey riconoscendo un ruolo fondamentale per l’elaborazione dei
significati alla struttura dello spazio circostante l’organismo. Il processo di percezione e di

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elaborazione dei significati consiste nel lavoro organico mentale e logico-cognitivo e
anche dalla relazione dell’organismo con l’ambiente e dalla definizione della situazione.

Nell’elaborazione della coscienza sociale attraverso i significati Mead riconoscere come


l’organismo non agisca per imitazione degli altri, ma ci sono margini di libertà che devono
essere considerati attentamente. L’imitazione è una semplice ripetizione, invece per Mead
la percezione ha già in sé una componente sociale di cooperazione. La cooperazione non
presuppone individui già formati ma è parte costitutiva del loro sviluppo organico e insieme
sociale.

PARTE TERZA

- IL GESTO -

Mead considera il gesto come l’espressione dell’attitudine alla relazione con altri
dell’organismo stesso. Dal gesto traspare la disposizione cooperativa dell’organismo proprio
nella dinamica della selezione di una risposta ad uno stimolo. I gesti possono contenere o no
un’idea di quale sarà l’interpretazione che ne farà chi lo riceve, quando c’è questa idea
significa che si ha un gesto significativo quindi sociale.

Gesti = fasi dell’atto che producono l’aggiustamento della risposta dell’altra forma.

Il gesto è caratterizzato da 2 aspetti:

1. Il comportamento esteriore che si può vedere osservando la situazione


2. L’ipotesi del presupposto di quel comportamento

Il comportamento sarà significativo se la definizione della situazione che il primo pone con il
suo gesto è evocata ugualmente nella risposta del secondo.

Il comportamento sarà significativo se la definizione della situazione che il primo pone con il
suo gesto è evocata ugualmente nella risposta del secondo.

Mead chiama significativo qual gesto in cui l’evocazione nel secondo di un presupposto del
movimento del primo corrisponde all’interazione in relazione alla qual e il primo ha avviato
il movimento. In questa dinamica, la sintonizzazione e resa possibile dell’intervenire nella
dinamica stimolo risposta della mediazione sociale.

Il significato del gesto è dunque quell’atteggiamento che nell’interazione tra due


individui è presente nell’esperienza del primo ed evoca nell’altro un comportamento a
qui questi reagisce in relazione della sua esperienza passata.
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La trasformazione dell’individuo biologico attraverso lo sviluppo di mente e sé passa da un
veicolo fondamentale, ovvero il linguaggio.

Mead sviluppa una concezione complessa del linguaggio. Questo termine lo estende a molti
aspetti dell’esperienza e ciò gli permette di individuare condizioni e processi di
comunicazione anche in situazione dove l’uso delle parole non è ancora possibile. Il
linguaggio sceglie e organizza il contenuto dell’esperienza, è uno strumento destinato a questo
scopo. Il linguaggio è una parte del comportamento sociale.

- IL GESTO VOCALE -

La gran parte degli stimoli sociali si sviluppa nel campo dei gesti, cioè dei movimenti del
corpo che esprimono atti troncati. Il gesto sociale mette in relazione l’individuo con le azioni
degli altri e la risposta sociale dell’individuo comporta un cambiamento per il rispondente
stesso come adattamento allo stimolo ricevuto. In questa prospettiva il linguaggio viene
considerato come una forma speciale del gesto, il gesto vocale. Mead sottolinea quale sia è
l’apporto sociale del linguaggio come gesto vocale. Il suono della voce è l’unico tipo di
stimolo che l’individuo emette e del quale ha la stessa esperienza di colui che gli sta di fronte.
La voce viene sentita nello stesso modo da chi parla e da chi ascolta; tutte le variazioni di tono
di voce sono percepite dal parlante nello stesso modo in cui le percepisce chi ascolta. Mead
sottolinea che il gesto vocale possiede un’importanza superiore a quella di tutti gli altri
tipi di gesti. Un individuo evoca in sé la stessa risposta da lui suscitata in un altro, attribuisce
un peso sempre maggiore a quelle determinate risposte piuttosto che ad altre fino a costruire
una posizione dominate per quel tipo di risposte. Può essere inconscia questa dinamica ma
anche se è inconscia è fondamentale per consentire la possibilità di relazioni sociali. Quindi
il linguaggio è uno strumento molto potente per la produzione e circolazione di
significati. Le parole sono significative perché in relazione ai contenuti suscitano
atteggiamenti socialmente condividi.

Mead scrive “L’individuo partecipa allo stesso modo processo che viene realizzato dall’altra
persona e controlla la propria azione in rapporto a questa sua partecipazione. In ciò risiede il
significato di un oggetto, cioè nella risposta comune all’individuo e all’altra persona, che
diventa a sua volta uno stimolo per l’individuo”.

Il processo sociale è responsabile della comparsa di nuovi oggetti nel campo esperienziale
degli organismi individuali implicati in quel processo. Il processo sociale costituisce gli
oggetti a cui esso risponde, quindi gli oggetti sono costituiti in termini di significati
nell’ambito del processo sociale dell’esperienza e del comportamento. Il meccanismo del
significato è perciò presente nell’atto sociale, prima della comparsa della coscienza. Il
processo sociale mette in relazione le risposte di un individuo coi gesti di un altro e col

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loro significato ed è perciò responsabile della nascita e dell’esistenza di nuovi oggetti nella
situazione sociale.

Quindi:

 Il processo sociale è responsabile della comparsa di tutta una serie di oggetti di natura
nuova che esistono in funzione di esso
 Il gesto di un organismo e la risposta aggiuntiva di un altro organismo a tale gesto
rivelano la relazione che esiste fra il gesto e il compimento dell’atto stesso a cui il
gesto si riferisce

- LA COSTRUZIONE DELL’OGGETTO SOCIALE COME ORGANIZZAZIONE INTERIORE


DELL’ESPERIENZA DELL’INDIVIDUO -

L’oggetto consiste nell’esperienza sensibile della stimolazione ad un atto. Il risveglio


dell’intelligenza sociale del bambino si evidenzia non tanto attraverso le sue risposte pronte
ai gesti degli altri, ma è la sicurezza interiore della propria prontezza ad adattarsi agli
atteggiamenti degli altri. La forma dell’oggetto è data dall’esperienza delle cose, che non
sono il suo sé fisico. Nell’organizzazione dell’esperienza fisica del neonato l’aspetto del suo
corpo come cosa unitaria come oggetto) sarà tardivo e dovrà seguire la struttura degli oggetti
del suo ambiente. La forma dell’oggetto sociale deve essere individuata prima di tutto
nell’esperienza degli altri sé. La prima acquisizione della coscienza sociale sarà la fusione
delle immagini delle prime risposte del bambino e dei loro risultati con le stimolazioni dei
gesti degli altri. Le prime percezioni dei bambini sono percezioni di altri; in seguito, questi
poi si presentano come se o “me”. Il gesto vocale non è l’unica forma che può servire per la
costruzione di un “me”; qualsiasi gesto con il quale l’individuo può essere influenzato come
gli altri sonoinfluenzati servirà come meccanismo per la costruzione di un sé.

➢ Il sé oggettivo della coscienza umana è la fusione delle proprie risposte con la


stimolazione sociale attraverso la quale l’individuo si rivolge emotivamente a sè
stesso.
➢ Il “me” è la risposta dell’uomo al proprio parlare: questo me non è una formazione
primordiale ma è un’importazione dal campo degli oggetti sociale nel disorganizzato
campo di ciò che si chiama esperienza interiore.

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PARTE QUARTA

- LO SVILUPPO SOCIALE DEL SÉ -


Il sé e l’organismo

il sé non esiste alla nascita, ma si sviluppa attraverso l’esperienza del processo sociale cioè
si sviluppa come risultato delle relazioni che l’individuo ha con quel processo nella sua totalità
e con gli alti individui all’interno di esso. Gli animali non sviluppano un sé perché la loro
interazione non è incorniciata all’interno di situazioni sociale delle quale i partecipanti
condividono il presupposto della definizione della situazione. La situazione sociale
dell’interazione umana presuppone una cooperazione tra i partecipanti che non c’è
nell’interazione animale

La mente e intelligenza non devono essere confusi:

▪ l’intelligenza è una capacità di comprensione delle relazioni di causa-effetto


nell’ambiente circostante.
▪ la mente è una specifica capacità di organizzazione e comprensione dell’esperienza
sociale di se stessi e degli altri esseri umani. La caratteristica de sé è l’essere oggetto
a se stesso. il corpo non ha questa capacità.

L’organismo corporeo non ha esperienza di se stesso come una totalità nel senso in cui il sé
ha esperienza del sé stesso. La caratteristica del sé è l’essere oggetto a se stesso. questa
caratteristica è messa in evidenza dalla stessa parola sé (Self): si tratta di un riflessivo e indica
ciò che può essere al contempo soggetto e oggetto.

Il me è lo sviluppo interiore della duplice capacità di considerare se stessi “da fuori”. In


altre parole, possiamo riflettere su di noi assumendo la prospettiva di altri e possiamo
assumere come nostri gli atteggiamenti che gli altri hanno nei nostri confronti. Questa capacità
di essere oggetto a se stesi è il punto di incontro tra comportamento sociale fuori di noi e l
sviluppo di oggetti sociali del sé come strutturazione e organizzazione interiore del
comportamento sociale.

La conversazione di gesti è l’inizio della comunicazione. L’individuo arriva a svolgere una


conversazione di gesti con se stesso.

Nella formazione del sé il linguaggio è una condizione fondamentale perché consente la


formazione di simboli, cioè di collegamenti tra parole e contenuti condivisi socialmente.
Così il linguaggio produce significati che sono sempre più generali della singola esperienza
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concreta e questa generalità consente di avere significati in relazione ai quali possono essere
collegate le singole esperienze concrete. Il linguaggio consente un livello generale,
universale, dei significati che consente di organizzare le esperienze particolari.

Mead apre la strada a considerare linguaggio molte forme comunicative non verbali.
Esiste il linguaggio delle parole e il linguaggio delle mani e può esistere anche il linguaggio
dell’espressione del volto. Il pensiero implica sempre uno stimolo che stimoli in un altro la
stessa risposta che stimola in colui che pensa.

- IL GIOCO E IL GIOCO ORGANIZZATO NELLO SVILUPPO DEL SÉ -

Mead indica nello sviluppo delle capacità umane di gioco due fasi decisive per la formazione
del sé:

1. La prima: è costituita dalle attività del giocare in senso non strutturato: il PLAY il
bambino svolge il ruolo di un altro e agisce come se egli stesso fosse l'altro
2. La seconda: è costituita dalle peculiarità evolutive del gioco organizzato: il GAME forma
più complessa del ruolo del giocatore che interiorizza i ruoli di tutti gli altri individui implicati
nel gioco

➔ Tra i due vi è differenza nella capacità organizzativa

Un bambino giocando alla madre o al poliziotto, assume differenti ruoli. Quando un bambino assume
un ruolo, ha in sé degli stimoli che sollecitano quella particolare risposta o quel gruppo di risposta.

Se poniamo a confronto il giocare puro e semplice (play) con la situazione che si presenta in
un gioco organizzato (game) notiamo una differenza essenziale non so.se il bambino che
prende parte a un gioco organizzato deve essere pronto ad assumere la parte di tutti gli altri
partecipanti a quel gioco. In un gioco al quale partecipa a un determinato numero di individui,
il bambino che ricopre un ruolo deve essere pronto ad assumere il ruolo di qualsiasi altro
bambino.

- IL GIOCO ORGANIZZATO E LO SVILUPPO DELL’ALTRO GENERALIZZATO -

La comunità o il gruppo sociale organizzato che dà all' individuo la sua unità in quanto sé, si può
denominare l'altro generalizzato. L'atteggiamento dell'altro generalizzato e l'atteggiamento
dell'intera comunità.

È sotto la forma dell’altro generalizzato che il processo sociale e influenza il


comportamento degli individui in esso implicati e che a loro volta si sviluppano; In altre,
parole è sotto questa forma che la comunità esercita il suo controllo sulla condotta dei

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singoli membri; perciò è in questo modo che il processo sociale, oh la comunità, si
inseriscono come fattore determinante nel modo di pensare del individuo

Esistono due momenti nel processo di sviluppo integrale del sé:

1. In una prima fase: il se dell’individuo è costituito da un’organizzazione dei


particolati atteggiamenti tipici degli altri individui nei suoi confronti.
2. In una seconda fase: si ha uno sviluppo del sé differente perché è un atto
un’organizzazione degli atteggiamenti sociale dell’altro generalizzato del quale
l’individuo è membro

Queste due fasi sono due fasi della socializzazione primaria e della socializzazione
secondaria.

Il sé emerge dall’organizzazione dell’esperienza sociale nella quale l’individuo è merso fin


dalla sua nascita. Quindi si può dire che senza comunità non c’è sviluppo dell’individuo.
Questa affermazione significa che la socialità umana, la capacità della comunicazione
gestuale e verbali sono tutte caratteristiche che gli esseri umani sviluppano attraverso il loro
essere esposti fin dall’inizio a forme di interazione e comunicazione che sono sociali in senso
meadiano.

- IL SE COME ATTIVITÀ DI IO E ME -
Mead affronta anche la questione di quale sia allora la natura dell’io che prende come oggetto
della coscienza il me sociale. Si domanda: in quale momento della condotta l’io si presenta
in netta contrapposizione al me?  l’io non è mai in prima fila sulla scena del lavoro del sé
ma è un’attività che si genera quando il se li fa propri assimilandoli come me. L’io non diventa
mai oggetto di riflessione, è sempre la parte attiva del lavoro del se. L’io è l’attività che non
può divenire essa stessa oggetto della propria riflessione.

L’io e il me sono separati, ma si compenetrano l’uno nell’altro perché sono parti di una
totalità attiva. Il me è legato alla situazione nella quale la persona si trova ma l’io è sempre
qualcosa di diverso da ciò che la situazione richiede.

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