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4 Testo di Stefano Telve

1. Nozioni di sfondo
Il testo è un atto comunicativo. Nonostante la comunicazione umana sia soprattutto
verbale, le parole non sono l’unico mezzo con cui si realizza un testo. Infatti, un testo si
basa su un codice linguistico orale e scritto che una comunità di individui conosce, si
tramanda e usa per formare una rete di legami grammaticali e semantici che consente di
produrre e ricevere informazioni, e quindi, di realizzare scambi comunicativi. Questa rete
comprende:
 Il cotesto, cioè l’insieme delle parole che precedono o seguono un’altra parola in
uno stesso testo;
 Il contesto, cioè l’insieme delle circostante linguistiche ed extralinguistiche in cui si
verifica l’atto comunicativo.
Perciò il testo è l’esito dell’interazione delle parole in relazione a queste due dimensioni.
Ogni testo si basa su regole elementari di cooperazione che sono dette massime
conversazionali e sono:
i. Massima della qualità: dire cose vere
ii. Massima della relazione: dire cose pertinenti
iii. Massima della quantità: dirle in modo esaustivo
iv. Massima del modo: dirle in modo chiaro.
Tuttavia, queste massime non vengono sempre rispettate. Per questo, il primo requisito di
un testo non è tanto la coesione, ossia il rispetto delle regole grammatica e la capacità di
sapere usare correttamente in un testo, bensì la coerenza, ossia quando l’unione delle
parti di un testo non produce contraddizioni, ambiguità o contrasti di senso

2. Coerenza
Sia quando produciamo un testo, scritto o oralmente, sia quando lo interpretiamo,
leggendo o ascoltando, le informazioni che lo compongono sono concatenate tra loro
attraverso relazioni di senso e di significato ossia attraverso relazioni logico-semantiche
che possono manifestarsi in modo esplicito e in modo implicito. La compresenza di uno
strato esplicito e uno implicito di informazioni è una caratteristica di ogni lingua naturale.
Lo strato implicito è comune nella conversazione di tutti i giorni e in molti testi scritti, ma è
evitato nei linguaggi specialistici e ancor di più in quelli formalizzanti in cui le informazioni
devono essere presentate col minimo di ambiguità e di sottointesi.

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La coerenza del testo è data dalla continuità di senso, ossia dalla corretta e chiara
concatenazione logica degli eventi rappresentati, alla quale contribuisce la continuità
referenziale o tematica ossia l’insieme delle modalità lessicali e grammaticali con cui gli
oggetti del discorso (ossia gli argomenti di cui si parla) sono presentati, disposti e
concatenati e richiamati nel corso del testo. Infatti, la violazione della coerenza può dar
luogo a dubbi o fraintendimenti. Le strutture linguistiche concorrono da più punti di vista
affinché il testo sia coerente, per esempio attraverso: il rapporto tra detto e non detto
(cioè tra le info esplicite e implicite), la deissi, la coesione, la continuità e la progressione
tematica e l’uso dei connettivi.
a. Implicito ed esplicito
Possiamo distinguere due forme di implicito:
1) La presupposizione: l’informazione che risulta indispensabile ai fini del senso
dell’enunciato e che viene presentata come vera (ma può non esserlo); può essere
generata da un tipo di frase, un verbo e altro.
2) L’implicazione: l’informazione non è espressa esplicitamente ma è lasciata
intendere, quindi, è ricavabile per inferenza; è generata dal senso della frase e dalle
sue relazioni logiche mediante l’uso di connettivi e altro.
I presupposti e le implicazioni possono essere usati per fini persuasivi o anche per fini
retorici.
b. Gestione delle informazioni e costruzione del testo
L’enciclopedia, ossia l’insieme di informazioni condivise tra emittente e destinatario,
determina quali informazioni trasmettere in modo esplicito e quali in modo implicito. È il
sapere condiviso, si tratta di conoscenze, credenze e aspettative che chi parla o scrive sa o
presuppone che siano note o condivise con il proprio interlocutore; è la base di conoscenze
e di esperienze comuni fondamentali per iniziare qualsiasi discorso e portarlo avanti. Il
testo si fonda su questa base di conoscenze comuni e procede grazie alle informazioni
fornite in relazione ai cosiddetti domini di referenza che caratterizzano lo scambio
comunicativo. I domini di referenza sono: l’enciclopedia, il contesto, il cotesto e la
situazione comunicativa
Proprio in base a questi domini, l’emittente sceglie e distribuisce le informazioni nel suo
test, distinguendo fra quali omettere (implicitezza) e quali esprimere (esplicitezza),
tenendo sempre conto che le varie informazioni risulteranno presenti nella coscienza e
memoria del destinatario su tre livelli:
i. L’informazione è di dominio comune ed è nota a tutti, o comunque è posta al centro
dell’attenzione nel discorso = informazione nota o data, o noto o dato;

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ii. L’informazione non è data/nota ma è facilmente ricavabile sulla base del cotesto,
contesto e situazione comunicativa;
iii. L’informazione è introdotta per la prima volta nel testo = informazione nuova o nuovo.

3. Deissi
La deissi riguarda l’insieme dei riferimenti spaziali, temporali e personali che
caratterizzano l’atto comunicativo e che possono essere espressi mediante un’ampia
gamma di categorie grammaticali. Ogni atto comunicativo ha un suo centro deittico
chiamato anche origo che solitamente coincide con il parlante. Gli avverbi temporali,
spaziali, i dimostrativi e i pronomi personali segnalano che l’avvenimento di cui si parla è
ancorato al momento e al luogo in cui viene prodotto l’enunciato. Tuttavia, durante gli
scambi comunicativi gli avvenimenti rappresentati possono avere un punto di riferimento
temporale o spaziale diverso rispetto a quello del centro deittico e le espressioni che
vengono utilizzate segnalano che l’avvenimento rappresentato non è ancorato al momento
e al luogo dell’enunciazione ma a un altro momento o luogo individuato all’interno del
testo. Per esemplificare vedi le due modalità del discorso riportato: discorso diretto e
discorso indiretto. Oltre a cambiare le espressioni avverbiali, cambiano anche i verbi sia
nella morfologia che nel lessico: è diverso usare il presente o il futuro e anche usare andare
o venire (che segnalano rispettivamente l’assenza o la presenza del parlante e anche
l’intenzione comunicativa). Possiamo distinguere le diverse dimensioni della deissi in:
a) Deissi temporale. Esistono due tipi di deittici:
 i deittici situazionali: che sono ancorati al centro deittico del parlante e quindi al
contesto situazionale extralinguistico
 i deittici anaforici: che sono correlati a un momenti di riferimento variabile individuato
all’interno del testo.
Oggi in italiano alcuni aggettivi possono prestarsi a più significati, anche fungere da
situazionali o anaforici (altro, questo, questo in forma aferetica, recente e
contemporaneo). Anche i tempi verbali si prestano a impieghi deittico-situazionali o
deittico-anaforici: con i tempi deittici il momento dell’avvenimento MA si pone prima,
dopo o contemporaneamente al momento dell’enunciazione ME, invece, con i tempi
anaforici subentra un terzo momento, ossia il momento di riferimento MR che serve a
collocare sull’asse temporale l’azione espressa dal verbo deittico. Inoltre, il mancato
rispetto dei deittici può creare messaggi spiazzanti o fuorvianti. Quando si scrive un
messaggio bisogna prestare particolare attenzione all’uso dei deittici, soprattutto quelli
temporali, perché sebbene gli scambi telematici tendano alla simultaneità, l’emittente non
può sapere con sicurezza quando il destinatario leggerà il suo messaggio; ciò vale
soprattutto per le e-mail in cui sono necessari quei deittici situazionali che consentono

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all’interlocutore di capire i tempi e la successione degli avvenimenti evitando quelli che
implicano la condivisione temporale simultanea dello scambio.

b) Deissi spaziale
I deittici spaziali segnalano la posizione di un certo referente nello spazio che viene
individuata in relazione a un altro elemento esterno o, più spesso, dallo stesso parlante
con espressioni di vicinanza, distanza o di collocazione spaziale. Usi particolari di codesto,
costui, costei, costoro e su e giù.
c) Deissi personale e sociale
Negli scambi comunicativi, sia orali che scritti, ogni partecipante si rivolge al suo
interlocutore scegliendo un allocutivo, cioè un pronome o un appellativo con cui stabilisce
il primo contatto e imposta il tipo di rapporto interpersonale che ritiene più adeguato alla
situazione. Perciò, sono deittici i pronomi personali usati in riferimento agli interlocutori
ma solo se questi sono presente e coinvolti nello scambio comunicativo. Tuttavia, se tu e io
sono sempre deittici, lui/lei e loro possono essere anche anaforici, quindi, riferirsi a
individui assenti nella situazione comunicativa ma richiamati nel corso dello scambio;
invece, per noi e voi è il contesto che determina il valore deittico o anaforico. (Proprio
riferito al soggetto). Non tutti gli scambi comunicativi avvengono tra interlocutori
compresenti – che condividono lo stesso tempo e luogo, e quando lo condividono si tratta
di sincronia e sintopia – perché gli strumenti di interazione verbale attuali consentono
modalità comunicative molto differenziate, cosicché accanto alla conversazione faccia a
faccia, ossia sincroniche e sintopiche, esistono anche comunicazione asincroniche e
asintopiche e si stanno diffondendo sempre di più mezzi che favoriscono comunicazioni
sincroniche. Questa sincronia ha comportato un aumento della frequenza degli scambi e
ha spostato la comunicazione abituale dallo spazio reale e quello virtuale degli ambienti
digitali, rimodellando i rapporti e spingendoli verso l’informalità e la confidenzialità. Infatti,
soprattutto i giovani si trovano in difficolta nella corretta gestione del registro da utilizzare
di volta in volta in diverse situazioni comunicative. La deissi personale, infatti, è un fatto
soprattutto sociale. Gli usi sociali:
 Tu  scambi informali; lei  scambi formali; Lei, Le e ella, loro e voi; loro; voi
 cambio di allocutivo per segnalare maggiore confidenza o per perdita di rispetto
 scambi comunicativi molto empatici con il noi inclusivo
 riferirsi a sé stesso con la terza o quarta persona.
 gli appellativi (formule di apertura) e i saluti.

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d) Deissi testuale
Tra le forme di rinvio anaforico troviamo anche quelle che rimandano ad una parte del
testo o alla sua interezza, si tratta dei deittici testuali  possono servire a esplicitare
l’organizzazione del discorso richiamando una parte di testo precedente o preannunciando
quanto seguirà, favorendo così la comprensione e la visione armonica delle varie parti. Per
esempio, possono servire a presentare il testo stesso al destinatario.
f) Dimostrativi: un ponte tra deissi e anafora
In relazione al contesto gli aggettivi e pronomi dimostrativi possono avere valori diversi:
 Valore deittico: come questo e quello;
 Valore simbolico e metaforico per segnalare un rilievo deittico all’interno del
discorso;
 Rinviare a un referente espresso in un’altra parte del testo e il loro uso può essere,
oltre che deittico, anche anaforico  quando rinvia ad un referente già menzionato
o cataforico  quando rinvia avanti nel testo e funge talvolta da connettivo tra frasi.

4. Coesione e suoi strumenti: l’anafora


La coesione, insieme alla coerenza, è un requisito testuale indispensabile ed è l’insieme
delle connessioni grammaticali e semantiche che si stabiliscono all’interno di un testo e, in
particolare, tra un certo elemento linguistico (detto punto di attacco, antecedente o
capocatena) e un altro che nel corso del testo lo riprende una o più volte (detto coesivo,
ripresa o proforma). Le connessioni sono di natura morfosintattica, cioè la concordanza di
numero e genere, e interpuntiva, cioè la punteggiatura che evidenzia le relazioni logico-
sintattiche tra le componenti interne della frase, tra le frasi e tra porzioni più ampie di
testo, ma anche di natura lessicale-semantica. Esistono diversi tipi di coesivi e occorre
distinguere tra:
 Coesivi lessicali: che hanno un contenuto semantico ricco e aggiungono
informazioni nuovi predisponendo la progressione tematica del discorso, ossia il
passaggio da un argomento all’altro (es.: agg., sostantivo, verbo, riformulazione);
 Coesivi non lessicali: che hanno un contenuto semantico povero e si limitano a
garantire la coesione grammaticale tra le parti e la continuità tematica (es.:
pronome, ellissi, alcuni avverbi).
E anche tra:
 Coesivo nominale: se l’elemento richiamato è un sostantivo o un sintagma
nominale, pronome, aggettivo, avverbio;

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 Coesivo testuale: se l’elemento al quale il coesivo rinvia è una frase semplice, un
intero periodo o una porzione di testo più ampia.
Infine, a seconda della sua posizione rispetto al punto di attacco, il coesivo può essere:
 Coesivo anaforico: quando viene dopo (molto comune);
 Coesivo cataforico: quando viene prima, precede (raro).
In relazione a questo la successione di più coesivi che fanno capo allo stesso punto di
attacco viene chiamata catena anaforica o cataforica.
a) COESIVI TESTUALI
Forme. Per incapsulatore s’intende l’elemento linguistico che rinvia a una porzione di testo
più o meno ampia, composta da una o più frasi; questo elemento linguistico può essere
lessicale o non lessicale. Un incapsulatore è anaforico quando rinvia all’indietro nel testo,
mentre è cataforico quando rinvia in avanti nel testo.
Funzioni. L’incapsulazione contribuisce alla strutturazione del testo almeno da quattro pdv:
 Informativo: perché l’incapsulatore lessicale condensando un concetto in una nuova
parola introduce nel testo un referente testuale nuovo e semanticamente ricco;
inoltre, può servire a tematizzare il rema della frase precedente per l’ingresso di un
nuovo rema. Questa funzione altrimenti può essere svolta da espressioni che
introducono un tema al riguardo/al proposito.
 Sintattico: perché spesso l’incapsulatore assume nella nuova frase un ruolo
sintattico alto (sogg.) assegnando all’elemento un maggior rilievo sintattico.
 Semantico: perché introduce un nuovo referente testuale portatore di nuovi valori
semantici che possono essere neutri/denotativi, cioè espressi con parole dal
significato generico e dal valore referenziale (vicenda, situazione), o
valutativi/connotativi, cioè espressi da aggettivi e/o sostantivi che esprimono
giudizio o una particolare sfumatura di significato. L’incapsulazione valutativa è
frequente in qualsiasi canale e mezzo, per esempio nella scrittura giornalistica, e sta
al parlante avere una competenza sia grammaticale che testuale e anche la capacità
di comprendere il mondo che lo circonda e le sue rappresentazioni.
 Logico-testuale: all’interno di un testo i connettivi esprimono le connessioni logico
semantiche tra le parti del testo. Tra i connettivi, ci sono anche locuzioni congiuntive
caratterizzate dalla presenza di un incapsulatore lessicale o non lessicale dotato di
particolari valori logico semantici che consentono alla relazione logico-semantica di
emergere in modo più esplicito, servendo a seconda dai contesti alla progressione
tematica e semantica del testo (inoltre possono contribuire alla coesione anche
tramite la loro tematizzazione):
o Causale: per questo, per quello nnl; a causa di less
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o Concessivo: ciò nondimeno, ciò nonostante, nonostante ciò, con tutto ciò nnl
o Conclusivo: con ciò, con questo, per cui, pertanto, perciò nnl
o Condizionale: ammesso ciò/questo, se no nnl; nel caso, nell’ipotesi che, casomai, in
caso contrario less
o Consecutivo: così che, così da nnl; a tal punto che, motivo/ragion per cui less
o Finale: al fine di, affinchè, allo scopo di, con il proposito di, con l’intenzione di less.
b) COESIVI NOMINALI

Forme. se l’elemento richiamato è un sostantivo o un sintagma nominale, pronome,


aggettivo, avverbio. Tra i coesivi nominali lessicali abbiamo: ripetizione, iperonimo,
iponimo, sinonimo, riformulazione, oppure parole metonimiche, antonimiche e
meronimiche, verbi, aggettivi, sostantivi (in questi casi si parla di anafora associativa
perché i termini richiamano all’antecedente grazie ad un rapporto di associazione.
Tra i coesivi nominali non lessicali abbiamo: pronome (personale atono o tonico,
dimostrativo, possessivo, indefinito, relativo), aggettivo (possessivo) e ellissi (perlopiù
omissione del sogg.).
Tra gli usi particolari si evidenzia: nei testi burocratici  coesivi anaforici testuali o
metalinguistici (es. sopraindicato, summenzionato, suddetto, sottoscritto); nella scrittura
accademica  per i riferimenti bibliografici si usano espressioni abbreviate (es. infra, ivi,
ibidem, vd., cfr.). I coesivi lessicali e non lessicali si alternano fra di loro nel corso del testo
a seconda delle diverse funzioni informative, sintattiche, semantiche e tesuali
Funzioni. Anche i coesivi nominali contribuiscono alla strutturazione del testo almeno da
quattro pdv:
 Informativo: perché è utile per tematizzare il rema precedente per esempio con
un’espressione connotata;
 Sintattico: perché la sua scelta è indotta da ragioni sintattiche;
 Semantico: perché le relazioni semantiche all’interno del testo costituiscono una
rete molto fitta che si tiene insieme da forze di natura diversa.
Quindi, sia per i coesivi testuali che per quelli nominali si distinguono coesivi grammaticali
e lessicali, anaforici (prima il referente e poi il coesivo) e cataforici (prima il coesivo che
anticipa il referente). [slide di esempi n. 10, 12-14].

In un testo abbiamo diverse catene foriche, cioè diversi gruppi di primi referenti e relativi
coesivi, che si intrecciano nel testo e realizzano quella rete che è la tessitura testuale. Uno
dei criteri con cui scegliamo i dispositivi coesivi è la distanza dal primo referente.
Dobbiamo immaginare i dispositivi coesivi come lungo una scala di forza. Ci sono dei
coesivi deboli, e poi dei coesivi via via più forti. Il coesivo più debole di tutti è l’ellissi, cioè

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l’assenza concreta di un coesivo. Il coesivo più forte è invece la ripetizione. Stando a questa
scala di forza, la scelta del coesivo dipende dalla distanza dal primo referente. Nei linguaggi
specialistici il coesivo nominale più frequente è la ripetizione, coesivo molto forte, perché il
messaggio specialistico non deve essere ambiguo o soggetto ad interpretazione. In qualche
caso ciò avviene anche a scapito della forma: si può percepire una ridondanza (parole
ripetute sempre nello stesso modo). Un’altra funzione dei dispositivi coesivi è distribuire il
carico informativo, soprattutto attraverso la riformulazione, con la quale – a differenza che
con le ripetizioni e i sinonimi – aggiungiamo nuove informazioni sul primo referente.

c) Coesivi e relazioni semantiche


I coesivi stabiliscono tra le parole e le frasi all'interno del testo importanti relazioni
semantiche. Queste contribuiscono in modo molto importante a determinare il senso di un
singolo passo o anche dell'intero testo e agiscono almeno in quattro modi diversi:
 Le relazioni logico-semantiche possono agire non tanto a livello lessicale, cioè era
parole, quanto a livello frasale: in questo caso le relazioni possono forse risultare
meno "visibili", ma il loro effetto sui rapporti semantici del testo rimane comunque
attivo e importante.
 Un altro aspetto molto importante del testo è nel valore denotativo (o Denotazione
neutro o referenziale) o connotativo (o valutativo) delle parole e dei coesivi e
connotazione usati. Mentre i coesivi non lessicali sono di norma solo denotativi
(legame solo grammaticale, e non anche semantico, hanno un valore meramente
referenziale; i coesivi lessicali possono essere, invece, sia denotativi, sia connotativi
e introdurre dunque, in quest'ultimo caso, una sfumatura particolare (affettiva,
emotiva, stilisticamente marca-ta), che nei vocabolari dell'uso troviamo tipicamente
segnalata come valore antico, colloquiale, enfatico, eufemistico, da evitare, gergale,
ironico, letterario, peggiorativo, poetico, popolare, regionale, scherzoso, scientifico,
vezzeggiativo, volgare ecc.
 La costatazione che coesivi lessicali perfettamente intercambiabili l'uno all'altro non
esistano (o siano perlomeno rarissimi) conduce anche a un'altra Considerazione,
relativa ancora alla sovrapponibilità tra antecedente e ripresa. Coreferenza:
elementi che condividono lo stesso referente, e oltre alla coreferenza e alla non
coreferenza è anche possibile la coreferenza parziale, che si ha quando l'elemento
linguistico di ripresa rinvia a una parte dell'insieme che l'antecedente esprime.
 Contiguità semantica. Effettivamente, ciò che porta avanti il testo, cioè che conduce
da un tema a un altro, sono i legami non coreferenti, come i coesivi lessicali in
semantica generale e le anafore associative in particolare.

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d) Coesivi forti e coesivi deboli
Ciò che suggerisce di volta in volta la scelta del coesivo migliore sono le particolare
condizioni sintattiche, testuali, semantiche e informative che caratterizzano il contesto che
ospiterà il coesivo. Il coesivo è debole, cioè semanticamente povero, quando l’antecedente
ha un ruolo alto dal pdv semantico (umano, animato), sintattico (sogg.) e informativo (info
data); quindi più ci si allontana da queste condizioni e ci si avvicina a quelle opposto e più
si tenderà a preferire coesivi forti, cioè semanticamente ricchi (compl. Indiretto, inanimato,
nuovo).
 Ellissi  quando il sogg. della frase subordinata è coreferente con il soggetto della
frase reggente l’ellissi è obbligata se la frase è subordinata implicita e facoltativa se
la frase è subordinata esplicita. Però, alcuni verbi introducono verbi impliciti con
soggetto ellittico ma non coreferente, altri possono avere una doppia accezione e
hanno sogg. coreferente o non coreferente.
 Anche i pronomi relativi e personali complemento hanno la funzione di semplici
marche grammaticali.
 In sostituzione ai pronomi personali tonici si possono avere i dimostrativi costui,
costei, costoro in funzione di sogg. e di complemento mentre questo, ecc.
sostituiscono referenti non umani. Quest’ultimo si usa per ragioni sintattiche o per
disambiguare;
 Egli, lui, esso sono le tre modalità di ripresa del referente umano; dal pdv testuale
egli ha un valore anaforico ed è possibile anche con un antecedente
astratto/indefinito;
 Lui/lei si usano per i soggetti marcati da focalizzazione e ne distinguiamo tre tipi:
tematica (quanto a lui), semantica (proprio lui, persino lui), sintattica (posposto al
verbo essere).
 Esso/essa sono poco usate per riferirsi a persone al contrario di essi
I sintagmi nominali possono corredarsi di aggettivi (dimostrativi, possessivi, qualificativi) e
comparire con valore di sinonimo, iperonimo, riformulazione, ecc. La scelta del vocabolo o
dell’espressione sostitutiva dipende dalla variatio, ossia dal desiderio di trovare soluzioni
espressive diversificate per esprimere lo stesso referente o di offrire un’interpretazione,
lettura di quanto enunciato. Invece, la ripetizione è la soluzione adatta e necessaria nel
caso di termini tecnico-specialistici per la loro natura monosemica.
COSTRUTTI MARCATI
Alla struttura del testo e allo sviluppo del discorso contribuiscono sia i costrutti marcati sia
tipi di frase che presentano un ordine non lineare dei costituenti (i costituenti sono
soggetto, verbo, complemento oggetto e complementi indiretti all'interno della frase
semplice; frase principale e frase subordinata all'interno della frase complessa).
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Esaminiamo i ruolo svolto da questi due insiemi di costrutti nella concatenazione delle
informazioni attraverso alcuni passi esemplificativi (i primi tre costrutti i guardano l'insieme
del primo tipo; i successivi l'insieme del secondo tipo).
 Dislocazione a sinistra: Il campo gravitazionale (...) è Lo spazio stesso, anzi, lo
spazio-tempo, quindi, quando il calore si diffonde al campo gravitazionale, devono
essere spazio e tempo stessi a vibrare... ma questo non lo sappiamo descrivere
ancora bene.
L'incapsulatore questo si riferisce alla frase immediatamente precedente (devono essere
spazio e tempo a vibrare): la frase, rematica, è così ripresa sotto forma di tema, a cui segue
un nuovo rema (non lo sappiamo descrivere ancora bene).
 Frase scissa: I turchi l'avrebbero sempre negato; ma era proprio il governo turco nel
tg1s a dare l'ordine di uccidere tutti i maschi armeni dai 12 anni in su.
La frase scissa garantisce tra una frase e l'altra continuità del tema, sotto forma di soggetto
(i turchi [...] il governo turco, con l'avverbio focalizzatore proprio, a marcare il
rovesciamento di una presupposizione), mentre il rema, anticipato con il pronome
incapsulatore cataforico /' nella frase iniziale (l'avrebbero), viene esplicitato nella seconda
parte della frase scissa (dare l'ordine di uccidere). Lo stesso effetto può essere raggiunto
invertendo le due parti che compongono la frase scissa: Durante la fuga i banditi hanno
lasciato cadere a terra la borsa con il denaro: alcuni milioni in banconote da centomila
sono volati fuori volteggiando tra la gente stupita. A fermare e ferire i rapinatori sono stati
due vigili urbani, finiti in ospedale: Angelo Santangelo, di 32 anni, e Stefano Crupi di 31. Il
primo è ancora in prognosi riservata. Il primo periodo ruota attorno al tema banditi, il
secondo a vigili urbani: il cambio tematico avviene con la frase scissa, in cui banditi (dato)
passa da soggetto a complemento oggetto (rapinatori) di una frase subordinata (A fermare
e ferire) e vigili urbani (nuovo) è inserito nella frase principale come elemento focalizzato
postverbale (sono stati due vigili urbani).
 Passivo: Il risultato di questa costruzione è una teoria intricata (...) che porta il nome
poco araldico di "modello standard delle particelle elementari". Il "modello
standard", messo a punto negli anni Settanta, è stato confermato da una lunga serie
di esperimenti […]. Ma nonostante la lunga serie di successi sperimentali, il modello
standard non è mai stato preso completamente sul serio dai fisici.
L'informazione modello standard, dopo essere stata introdotta alla fine del primo periodo,
è tematizzata (come soggetto) in due frasi, entrambe al passivo: questo consente di tenere
fermo lo stesso tema (dato) e aggiungere di volta in volta un rema diverso (nuovo). Le
rispettive frasi in forma attiva avrebbero creato un disallineamento forte tra il tema (che
avrebbe contenuto l'elemento nuovo in entrambe le frasi) e il rema (che avrebbe, invece,
conte. nuto il dato, cioè modello standard): Una lunga serie di esperimenti ha confer. mato
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il modello standard (o meglio: questo modello), messo a punto negli anni Settanta /...). Ma
nonostante la lunga serie di successi sperimentali, i fisici non hanno mai preso
completamente sul serio questo modello (oppure: non lo hanno mai preso completamente
sul serio).
 Anteposizione anaforica: È una conferma del carattere debole e indeciso del
governo Aquino, hanno osservato gli ambienti politici ed economici di Manila,
secondo quanto riferisce "Le Monde". Forse Lo stesso ragionamento hanno fatto i
militari e i loro ispiratori quando hanno deciso che era il momento buono per
provare nuovamente a conquistare il potere.
La sequenza invertita formata da complemento oggetto (lo stesso ragionamento), verbo
(hanno fatto) e soggetto (i militari), cioè dall'anteposizione del complemento oggetto, è
dovuta a ragioni di progressione tematica, cioè dal passaggio dal tema-dato (lo stesso
ragionamento) - che viene collocato in apertura per riagganciarsi a quanto precede (lo
stesso ragionamento è, infatti, un incapsulatore di È una conferma del carattere debole e
indeciso del governo Aquino) - al rema-nuovo (i militari) che viene dunque postici-pato. In
alternativa, questa stessa funzione sarebbe stata garantita anche dalla dislocazione a
sinistra (lo stesso ragionamento l'hanno fatto i militari) e dalla frase al passivo (lo stesso
ragionamento è stato fatto dai militari: in questo caso, la sequenza sarebbe stata soggetto-
verbo-complemento indiretto, cioè complemento d'agente).
 Frase subordinata + verbo + soggetto: Ad accelerare le decisioni dei sovrani italiani
avevano contribuito certamente le notizie della rivoluzione parigina del febbraio.
Anche in questo caso l'ordine non lineare è motivato da ragioni di progressione tematica: i
tre elementi che compongono la frase subordinata d'inizio si richiamano, infatti, a
informazioni fornite nella porzione di testo precedente - Sotto la pressione dell'opinione
pubblica questi ultimi Li sovrani italiani] dovettero a loro volta ben presto [accelerare]
allinearsi […] e costituzioni o statuti furono concessi [le decisioni] a Firenze, a Torino e nella
stessa Roma - e può considerarsi dunque data, a cui segue perciò il verbo e il soggetto
rematico-nuovo.
 Frasi copulative (con soggetto nuovo postverbale): Tutti [le famiglie Hohenzollern,
Asburgo, Romanov] naturalmente scrivevano e parlavano il francese, l'idioma per
eccellenza, quasi una sorta di esperanto, usato dai diplomatici di ogni paese.
Comune era anche la cultura di base che aveva allevato al senso del dovere.
Il soggetto, rematico e nuovo (la cultura di base), è postverbale e segue un elemento
tematico e dato (comune). Sono invece sintagmi nominali indefiniti elementi nuovi
introdotti nel corso del testo, eventualmente ripresi da anafore successive.

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La scelta di un coesivo inadatto può avere ripercussioni importanti su testo determinando
cadute di stile e anche incertezze di comprensione. Alcuni esempi sono le sviste nell’uso
dell’ellissi, pronome atono, sintagma nominale (incapsulatore)

e) Continuità e progressione tematica


Ogni testo è una concatenazione di informazioni e di concetti che si combinano tra di loro
e si susseguono l'uno all'altro introducendone via via di nuovi, pur mantenendo sempre
intatte e forti la coesione e la coerenza d'insieme del testo. Il testo è dunque un intreccio
formato da temi che si ripetono e ritornano – continuità – e da temi che cambiano e si
rinnovano – progressione – in una sorta di staffetta, dall'inizio fino alla fine. La scelta tra
forme di ripresa lessicali e forme di ripresa non lessicali per esprimere di volta in volta lo
stesso referente dipende dalle esigenze della scrittura.

5. Coesione e suoi strumenti: i connettivi


I connettivi sono avverbi, congiunzioni, preposizioni e alcuni verbi (eventualmente tutti
sotto forma di locuzione) che esprimono le relazioni tra una frase e l'altra (si parla di
"connettivi frasali") oppure tra un periodo e l'altro o tra segmenti testuali ancora più ampi
(come capoversi o blocchi più estesi: "connettivi testuali"). In particolare, i connettivi
esprimono principalmente tre relazioni o funzioni, correlate ad altrettanti aspetti del testo:
logico-semantica, retorico-testuale e pragmatica.
Logico-semantica, relativa al tipo di rapporto logico-semantico tra segmenti del testo:
temporale, causale, concessivo, condizionale, finale ecc. (vale a dire i rapporti di
coordinazione o subordinazione)
Quanto alla categoria dei connettivi logico-semantici, possiamo notare che questa funzione
può essere svolta da avverbi, congiunzioni e preposizioni ma anche da locuzioni avverbiali,
congiuntive o preposizionali. In questo caso il sostantivo funge da coesivo lessicale rispetto
all'elemento introdotto (nominale o testuale) e rende lessicalmente esplicito il tipo di
relazioni logico-semantiche tra i due elementi che esso connette; alcuni esempi:
 agente/strumento/mezzo: per opera di, da parte di, per mano di, per mezzo di,
tramite;
 causa/effetto: a causa di, per via di, grazie a, per merito di, per colpa di, in ragione
di, per il fatto che;
 conseguenza: in seguito a, per effetto di, in conseguenza di, a forza di;
 fine: a(Ilo) scopo di, a(1) fine di;
 relazione: a seconda di, in relazione a, nei riguardi di;
 vantaggio/svantaggio: a beneficio di, a vantaggio di, a scapito di.
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Una prova del pieno valore semantico di questi connettivi e dunque del loro contenuto
interpretativo (e quindi, potremmo dire, metadiscorsivo) è nella frase Le proteste sfociano
nella mozione di sfiducia approvata martedi per colpa/grazie a uno scivolone del PDL, in cui
il giornalista autore dell'articolo, per non mostrare il suo punto di vista nei confronti della
notizia riportata (l'approvazione della mozione di sfiducia), decide di non scegliere tra l'uno
e l'altro connettivo e perciò di inserirli entrambi.
Retorico-testuale, riguardante la partizione interna del discorso, con la segnalazione
dell'avvio di un tema (quanto a, a proposito di, per quel che riguarda ecc.), di passaggi
argomentativi (ora, dunque, qui, a questo punto, potremmo ora chiederci ecc.), di
bilanciamenti interni (non solo... ma anche, intanto... e poi, da una parte.. dall'altra, in
primo luogo... in secondo luogo). della conclusione (insomma, per concludere, pertanto, ne
consegue che ecc.) e di eventuali richiami interni da una parte all'altra del discorso (come
abbiamo già visto, come dirò tra poco ecc.);
Tra i connettivi retorico-testuali possiamo ricordare qui in particolare alcuni avverbi
temporali che fungono da deittici testuali. Violaine resuscita la bambina. Mara, però,
gelosa ora della santità della sorella, tenta di ucciderla (ora 'a questo punto'), Potrebbe
essere interrotta, questa situazione, anche da uno qualsiasi dei partiti laici; ma è chiaro che
anche qui si patta di pura teoria (qui 'in questo caso", "'in queste circostanze'). Ora e qui
non sono deittici situazionali, ma appunto deittici testuali e contribuiscono alla
strutturazione logica degli eventi rappresentati.
Pragmatica, relativa all'atteggiamento assunto dal locutore nei riguardi dell'interlocutore,
sia in modo diretto – cioè nella gestione dello scambio interazionale – sia n modo indiretto
attraverso quanto viene detto nel testo cioè il contenuto proposizionale -, da almeno tre
punti di vista: la fonte (ossia la posizione epistemica del parlante, vale a dire il suo punto di
vista), il contenuto medesimo (con considerazioni metadiscorsive e glosse meta-
linguistiche) e, infine, sé stesso, con il grado di impegno/coinvolgimento/ responsabilità
personale (modalizzazione).
Per quel che riguarda la categoria dei connettivi pragmatici (detti anche "segnali
discorsivi"), potremmo individuare quattro funzioni, ognuna delle pragmatici quali
presenta una gamma ampia di espressioni. Le riprendiamo nello stesso ordine con cui sono
state presentate precedentemente:
 funzione interazionale: presa del turno di parola (ma, allora, scusa, guarda, ascolta,
sai, be(ne) ecc.), controllo della comprensione (capisco, capisci?, infatti, appunto,
giusto?, già ecc.), segnali di accordo o disaccordo (certamente, mah, si, chissà,
figurati ecc.), di sorpresa (davvero?, ma dai!, ma come? ecc.), richiesta di riscontro e
di attenzione (no?, vero? ecc.);

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 funzione epistemica: specificazione della fonte delle informazioni (secondo, a detta
di, stando a quel che sostiene ecc.);
 funzione metalinguistica: consente a ogni lingua di descrivere sé stessa;
raccogliamo, dunque, sotto questa denominazione connettivi che introducono sia
glosse metalinguistiche, mirate a spiegare quanto appena detto (cioè, ossia, vale a
dire, in altre parole ecc.), sia considerazioni con diverse sfumature logico-
semantiche (confermativo-avversativa: d'altronde/del resto/d'altra parte;
confermativo-aggiuntiva: peraltro/ tra l'altro/ per giunta; correttivo-avversativa:
veramente/ a dire il vero/in realtà; correttivo-accrescitiva: anzi; conclusiva: come si
vede/ dunque/ quindi; avversativo-conclusiva: tutto sommato, dopo tutto ecc.);
 funzione modalizzatrice: ne fanno parte le espressioni di "mitigazione"(cioè di
attenuazione della forza dell'enunciato: diciamo/ per cosi dire, praticamente,
abbastanza/ piuttosto, più o meno, magari ecc.), espressioni che, vice-versa,
accentuano un elemento, come focalizzatori e intensificatori (davvero, proprio,
addirittura, persino, ben ecc.) ed espressioni che esprimono partecipazione emotiva
(purtroppo, fortunatamente ecc.).

Le espressioni ricordate qui per ciascuna funzione sono solo alcune tra quelle possibili.
Infatti, anche se i connettivi compaiono in buona parte lemmatizzati e descritti nei dizionari
di una lingua, la varietà e l'ampiezza delle loro funzioni fanno si che essi siano una "serie
aperta", cioè appartengano a categorie grammaticali differenti (avverbi, congiunzioni, verbi
ecc.) e siano composti da un numero non precisabile di risorse espressive che, essendo in
larga parte dipendenti dal particolare contesto sociocomunicativo. variano in relazione alle
peculiarità dei rapporti intersoggettivi, personali e sociali, che si creano tra i parlanti. Una
stessa funzione può avere valori differenti a seconda del contesto, si tratta di
polifunzionalità; infatti, spesso i connettivi assumono più funzioni.
Ancora a proposito dei connettivi pragmatici questi sono solo una delle risorse espressive
del più ampio fenomeno della mitigazione e della modalizzazione, cioè di quelle forme di
attenuazione o di enfasi che spesso accompagnano le affermazioni o le domande e che si
manifestano anche tramite mezzi morfosintattici (si pensi al futuro suppositivo o
epistemico, ai diversi valori modali dell'imperfetto, all'uso dei verbi modali potere, dovere,
volere) sintattici, lessicali, retoriche.
Come già evidenziato per i coesivi, anche una gestione insicura dei connettivi può dar
luogo a esiti poco felici e a incertezze di interpretazione (es.: infatti, ma, e per colpa di).

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6. Testi, generi, tipologie
Coerenza e coesione, infatti, sono parti di un solo requisito, noto come intenzionalità, che
riguarda l'atteggiamento del parlante e il fine ultimo che egli intende realizzare. Il testo,
tuttavia, non è solo il prodotto di un parlante, ma è un atto comunicativo che, in quanto
tale, coinvolge anche un destinatario, al quale sono correlati altri requisiti:
 L'accettabilità: è la buona disposizione del destinatario a ricevere il testo, cioè a
considerarlo utile e a volerlo comprendere, indipendentemente da come esso si
presenti, se esaustivo e chiaro oppure lacunoso e oscuro. Intenzionalità e
accettabilità sono due aspetti speculari e complementari necessari alla
cooperazione tra parlante e destinatario. Altri requisiti rappresentano, invece, un
punto d'incontro tra questi due estremi.
 L'informatività: riguarda la buona distribuzione all'interno del testo delle
informazioni nuove e di quelle note al lettore-ascoltatore. È evidente che questo
requisito dipende dalle conoscenze che il parlante presume essere più o meno note
al suo interlocutore: ma che si tratti di un pubblico esperto e competente o no, ogni
buon testo deve comunque trovare il giusto equilibrio tra noto e nuovo, per non
risultare scontato o, viceversa, inaccessibile.
 La situazionalità: consiste nella rilevanza che il testo assume in relazione alla
situazione comunicativa, risultando più o meno opportuno e più o meno adeguato
al contesto.
 L'intertestualità: riguarda l'insieme dei rapporti che il testo inevitabilmente
intrattiene con altri testi dello stesso ambito o di ambiti affini o anche differenti e
distanti ma comunque appartenenti a una certa tradizione culturale.
Ogni testo, infatti, si inserisce in un quadro di relazioni e di prassi comunicative ben
consolidate all'interno di determinati generi discorsivi e tipologie testuali.
Con genere discorsivo s'intende una pratica sociocomunicativa tradizionalmente
consolidata e retoricamente definita, e dunque ben riconoscibile, all'interno di una
determinata cultura: si parla, dunque, di genere in relazione al contenuto (filosofico,
giornalistico, giuridico, letterario - narrativo e poetico -, medico, militare, politico,

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pubblicitario, religioso ecc.), al mezzo (cinematografico, epistolare, radiofonico, teatrale,
televisivo), allo stile (comico, epistolare, encomiastico, tragico ecc.), individuando via via
sottogeneri all'interno di ciascuno di questi (tipicamente, in letteratura, si distingue tra
romanzo, romanzo gotico, romanzo giallo, romanzo rosa ecc. e poesia lirica, poesia
didascalica, poesia giocosa ecc.).
Da altra angolazione, questa vasta produzione testuale può essere osservata in relazione
alla finalità comunicativa dell'emittente, secondo l'ottica caratteristica della retorica antica.
Questo criterio produce una suddivisione di tutti i testi possibili in una tipologia testuale
formata da cinque gruppi principali:
 descrittivi (descrivono qualcosa attraverso i dettagli e i particolari che lo
caratterizzano, spesso nella loro disposizione nello spazio): guide turistiche, guide
all'uso, alcune parti di opere letterarie ecc.;
 narrativi (sono il racconto di un fatto o di una serie di fatti, in cui prende risalto la
dimensione temporale): articoli di cronaca, biografie, relazioni di viaggio, romanzi,
racconti, fiabe ecc.;
 informativi (o espositivi: trasmettono informazioni attraverso l'analisi ordinata delle
varie parti che la compongono, disposte l'una accanto all'altra secondo una chiara
gerarchia di importanza): manuali scolastici, enciclopedie, telegiornali e
radiogiornali, meteo, messaggi alla segreteria telefonica, messaggistica ecc.;
 prescrittivi (o regolativi, istruttivi, cioè testi finalizzati a fornire regole o comandi e
che danno indicazioni, perlopiù rigide, su come comportarsi): testi giuridici,
regolamenti, statuti, istruzioni per l'uso, ricette di cucina, testi di propaganda politica
ecc.;
 argomentativi (cioè testi pensati per persuadere, i quali prevedono l'esposizione del
proprio personale punto di vista e l'esposizione degli argomenti, ossia tutti i
ragionamenti che servono a sostenere quel particolare punto di vista): arringhe di
avvocati, discorsi di uomini politici, articoli di fondo del giornale, alcuni temi
scolastici, alcuni testi pubblicitari, dialoghi filosofici ecc.
A questo modello classico, incentrato sulle intenzioni comunicative del parlante, è stato
affiancato in tempi recenti un modello che guarda al testo dal punto di vista del
destinatario, sulla base della considerazione che la consapevolezza del suo ruolo e della
sua identità eserciti un condizionamento sulle caratteristiche del testo. Al criterio della
finalità comunicativa subentra, dunque, quello dell'interpreta-zione, che produce un'altra
tipologia testuale: non ci si chiede cosa voglia fare l’emittente con quel testo, ma quale
effetto il testo provochi sul destinatario e quale impegno e quale margine di libertà di
interpretazione esso richieda. L'impegno e la libertà interpretativi richiesti al destinatario
sono in buona parte correlati al grado di esplicitezza del testo stesso: un testo è esplicito

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quando l'autore si preoccupa di fornire tutte le informazioni necessarie alla comprensione,
senza dare troppo per scontato e quasi conducendo per mano il lettore. In questo caso
l'interpretazione sarà relativamente semplice e persino inequivocabile. Potremmo dire che
un testo molto esplicito imporrà un vincolo interpretativo molto alto e che, viceversa, un
testo poco esplicito avrà un vincolo interpretativo molto basso. Applicando questo criterio
avremo questa ripartizione:
 testi molto vincolanti: scientifici (descrizioni tecniche e scientifiche con "linguaggio
molto formalizzato), giuridici (leggi, decreti, regolamenti ecc.) e tecnici (istruzioni
per l'uso);
 testi mediamente vincolanti: espositivi (trattati e manuali di studio, enciclopedie,
saggistica sociale, storica, politica ecc.), divulgativi (libri dal taglio non specialistico,
articoli di giornali e riviste per il largo pubblico), informativi (guide turistiche,
articoli di giornale, testi descrittivi);
 testi poco vincolanti: letterari (in prosa e in poesia: narrativa, diaristica, favolistica,
opere teatrali e soprattutto poesia).
Nessun modello è migliore di un altro. Trattandosi di strumenti di interpretazione della
realtà linguistica e comunicativa, sarà il fine della ricerca a suggerire il modello più adatto.
In ogni caso, c'è da tener presente che le categorie qui individuate non sono quasi mai
rappresentate in modo esclusivo all'interno di uno stesso testo. La funzione tipica di una
certa tipologia testuale, così come d'altra parte il genere, è dunque essenzialmente una
caratteristica predominante del testo, e quasi mai esclusiva. Spesso, anzi, è proprio la
commistione a produrre interesse e originalità.

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