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SCIENZE BIOLOGICHE

CITOLOGIA &
ISTOLOGIA

ANNO ACCADEMICO 2023/2024


Giulia Nardozza
2022/2023

CITOLOGIA
La citologia studia la cellula eucariotica animale, mentre l’istologia studia i tessuti, quindi come le cellule si
organizzano per svolgere particolari funzioni. Sono i livelli di organizzazione più semplice del corpo umano, e in
generale di qualsiasi organismo.

LE MOLECOLE NEI VIVENTI

La cellula è l’unità vivente più piccola che consociamo. È in grado di riprodursi e di


interagire con l’ambiente interno ed esterno, rispondendo a segnali esterni alla
stessa. È in grado di svolgere delle reazioni chimiche, di crescere ed adattarsi
all’ambiente circostante. La cellula eucariotica è fortemente compartimentalizzata,
al suo interno possiamo riconoscere degli organuli che svolgono ognuno una diversa
funzione. Abbiamo il nucleo (contiene informazione genetica), i mitocondri (centrale
energetica), i lisosomi (digestione di macromolecole), ribosomi (traduzione RNA). La
cellula è formata da organuli, a loro volta formati da strutture sovramolecolari (es
cromosoma), da macromolecole (es DNA), e da molecole organiche (es acidi
nucleici).

 Il potere di risoluzione dell’occhio umano è di 0,2 millimetri, tutto ciò che è più piccolo non si riesce a vedere.
L’unica singola cellula che possiamo vedere a occhio nudo sono le uova. Abbiamo bisogno di strumenti che
aumentino il potere di risoluzione del nostro occhio per poter osservare complessi più piccoli. Per questo
usiamo il microscopio ottico, che arriva ad avere un potere risolutivo di 200 nm. Con questo strumento
possiamo vedere gli organuli di maggior dimensioni all’interno della
cellula. Per vedere gli organuli più piccoli invece serve il microscopio
elettronico, con cui si può vedere fino al singolo atomo (potere
risolutivo di 0,1 nm).

I viventi sono costituiti solo una decina degli elementi della tavola periodica,
principalmente H, C, O, N (elementi compatibili con la vita perché non radioattivi
e capaci di attuare reazioni chimiche). Tramite la membrana cellulare si è
selezionato cosa concentrare all’interno della cellula e cosa invece no, per
questo motivo ci si rende subito conto che gli elementi maggiormente presenti
nella cellula non sono anche gli elementi maggiormente presenti sulla crosta
terrestre.

L’acqua è la sostanza più importante nell’organismo per la sua capacità di solvente, che garantisce lo svolgimento
delle reazioni chimiche degli ioni disciolti in essa (altrimenti indisponibili a dar luogo a reazioni chimiche perché in
forma neutra, solida, cristallizzata).

Tutte le molecole sono formate da atomi, formati da un nucleo e da orbitali (livelli di energia). L’orbitale rappresenta
la regione dello spazio in cui si ha alta probabilità di trovare gli elettroni.

Gli atomi raggiungono la stabilità quando gli orbitali più esterni sono occupati. Si parla di regola dell’ottetto. Per
raggiungere l’ottetto gli atomi creano dei legami chimici con gli altri atomi circostanti. I legami possono essere di
diverso tipo:

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- Legame covalente: due atomi mettono ciascuno un elettrone in compartecipazione, è il legame più forte che
esiste. Può essere singolo doppio o triplo. Il
legame covalente può essere polare o non polare.
o Polare: quando un elemento è molto più
elettronegativo dell’altro attrae più
facilmente i due elettroni di legame,
creando una parziale carica poiché gli
elettroni si troveranno concentrati su
uno dei due elementi.
o Apolare: quando i due elementi hanno
poca differenza di elettronegatività e
quindi gli elettroni saranno sparsi su tutti
e due gli atomi indifferentemente.
- Legame ionico: un atomo strappa un elettrone all’altro. In questo caso si formano degli ioni.
- Legame idrogeno: si instaura tra atomo di idrogeno, legato in una molecola, e un altro gruppo chimico molto
più elettronegativo. È un’interazione di tipo debole, ma è molto importante in biologia perché determina la
formazione delle strutture tridimensionali come nelle catene polipeptidiche e nell’accoppiamento delle due
basi nel DNA. Le sostanze polari e ioniche inoltre si sciolgono in acqua formando legami a idrogeno con essa.
- Forza di Wan Der Waals: si instaura tra due atomi grazie alla fluttuazione di carica casuale che hanno gli
atomi, dipende molto dalla distanza tra gli atomi. Se gli atomi sono troppo vicini si respingono, ed è il
principale fattore limitante nelle conformazioni delle macromolecole.
- Forze idrofobiche: porta le molecole apolari a unirsi nella configurazione più stabile ossia quella con minore
superficie a contatto con l’acqua, solitamente la micella. Non è un legame vero e proprio, ma viene sfruttata
dalle barriere biologiche per separare diversi compartimenti.

Il pH rappresenta la concentrazione di ioni idrogeno presenti all’interno della soluzione, espressa come logaritmo
negativo in base 10. Esistono delle soluzioni tampone per mantenere il pH in un determinato intervallo, nonostante
l’aggiunta di acidi o basi. Il nostro corpo fa uso delle soluzioni tampone poiché pH troppo acidi o troppo basici
danneggerebbero le cellule e i tessuti, e va quindi mantenuto in uno stretto range.

MOLECOLE ORGANICHE

Tutte le molecole organiche sono basate sul carbonio. Sono divise in


proteine, lipidi, carboidrati e acidi nucleici. Queste le possiamo
trovare sotto forma di monomeri, ossia la molecola unitaria per
ciascuna di queste classi, o di polimeri, catene formate da più
monomeri uniti tra loro con reazioni di condensazione, ossia la formazione di H2O data
dall’eliminazione di un idrogeno e un gruppo ossidrilico. Le macromolecole (polimeri) si
uniscono tra loro tramite forze deboli per formare i complessi sovramolecolari, come i ribosomi
(formati da due subunità proteiche).

- ZUCCHERI: Gli zuccheri sono divisi in aldosi, catene che presentano un gruppo aldeidico (doppio legame C1 e
O), e chetosi, catene che presentano un gruppo chetonico (doppio legame C2 e O). Si classificano anche in
base al numero di atomi di carbonio (triosi, pentosi, esosi). Il glucosio è uno zucchero esoso, il ribosio invece
pentoso. Lo zucchero in natura si presenta sotto forma ciclica, il che significa ci sono due isomeri alfa e beta.
La differenza sta nella posizione del gruppo -OH rispetto al C1. Questa differenza chimica fa si che le due
molecole svolgano due funzioni biologicamente diverse: l’alfa forma l’amido (zucchero di riserva che si
accumula in fegato e tessuto muscolare), mentre il beta la cellulosa (strutturale). Esistono anche zuccheri
complessi in cui il gruppo -OH è sostituito da altri gruppi, ad esempio la glucosamina ha un gruppo amminico
(-NH2) che aumenta la sua idrofilicità. Le glucosamine infatti sono gli zuccheri presenti in maggior quantità nel
tessuto connettivo, che è uno dei più ricchi d’acqua.

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 Disaccaridi sono l’unione tra due monosaccaridi. Avviene una reazione di condensazione tra due
gruppi ossidrilici, formando un legame glicosidico (ponte O). Ricordiamo il maltosio (glu+glu),
saccarosio (glu+fru), lattosio (glu+gal).
 Polisaccaridi. Il glicogeno è la macromolecola di riserva del nostro
organismo. È una catena molto ramificata perché forma legami 1-4
alfaglicosidici e 1-6 betaglicosidici. Questo perché il glucosio richiama
molta acqua (essendo una molecola polare crea tanti legami idrogeno con
le molecole d’acqua circostanti), e essere molto ramificato permette di
avere una struttura con meno spazio per creare legami con l’acqua. La
conformazione riduce il più possibile la superficie a contatto con l’acqua, e
infatti ci appare in forma sferica. La cellulosa al contrario è un polimero
lineare con legami 1-4 betaglicosidici, che quindi permette di avere una
grande rigidità e compattezza tra le catene, formando dei filamenti.
- LIPIDI: I lipidi sono catene di idrocarburi che possono essere divisi in saturi e insaturi. Un grasso si dice
insaturo se sono presenti doppi legami. Questo fa si che la molecola abbia una curvatura, abbia un maggior
ingombro sterico, e rende le membrane poco fluide perché i grassi insaturi non possono
muoversi liberamente in membrana. I lipidi possono instaurare legami con il glicerolo, e
in base al numero di idrocarburi legati alla molecola di glicerolo si dicono mono-, di- o
tri-gliceridi. Il legame tra glicerolo e acidi grassi avviene tramite esterificazione, liberando
una molecola d’acqua. Il colesterolo è un acido grasso formato da una serie di anelli
aromatici e un gruppo ossidrilico (unica zona polare). È una molecola con scarsa
idrofilicità, quindi si immerge nella membrana cellulare lasciando fuori l’unico gruppo
ossidrilico. A causa dell’ingombro degli anelli anche il colesterolo diminuisce la fluidità
della membrana. Lipidi complessi sono quelli in cui sono presenti altri gruppi chimici che la rendono più
solubile in acqua. Questi prendono il nome di molecole anfipatiche perché hanno due zone con diversa
solubilità. I fosfolipidi appartengono a questa categoria. La conformazione più stabile per i lipidi è la micella,
che prevede tutte le code idrofobe all’interno e le teste idrofile all’esterno, ma si può formare anche il doppio
strato. Questo ha fondamentale importanza nella creazione di barriere come le membrane cellulari. I
glicolipidi invece sono lipidi legati a una componente zuccherina. Nella cellula si trovano in membrana e
formano all’esterno il glicocalice, importante per il riconoscimento della cellula da altre cellule.
- PROTEINE: Le proteine si formano dall’unione di 20 amminoacidi che
differiscono di un gruppo R che è specifico per ogni amminoacido.
Possiamo dividere gli amminoacidi a seconda delle proprietà della catena
R in apolari, polari ma non cariche, acide e basiche. Presentano il gruppo
amminico e carbossilico, che permettono la formazione di legami peptidici. Si possono comportare sia da
base sia da acido, a seconda dell’ambiente in cui sono posti. Ogni amminoacido ha un pH isoelettrico, ossia
quello in cui coesistono sia la forma basica sia la forma acida. È importante per capire quali classi di
amminoacidi formano quella proteina, poiché ogni amminoacido ha uno specifico pH isoelettrico. Per
analizzare una proteina si idrolizza, usando un ambiente molto acido e temperature alte. Questo rompe i
legami peptidici, così che rimanga un pool di amminoacidi di cui si possa misurare il pH isoelettrico. Tra gli
amminoacidi ci sono l’arginina, lisina e istidina che sono importanti per modifiche post trasduzionali. Alcuni
amminoacidi sono essenziali, ossia vanno assunti con l’alimentazione. Nel tempo si è passato da una
nomenclatura di tre lettere a una più difficile ma singola lettera, che aiuta a identificare più semplicemente le
triplette di basi nel DNA. Questo è stato importante per sequenziare il genoma umano, sia in termini di
durata sia di spazio informatico utilizzato. Gli amminoacidi si legano tra loro tramite legame peptidico, che si
forma tra gruppo carbossilico e amminico. Le proteine che ne derivano sono catene polarizzate, perché nei
gruppi terminali si hanno delle cariche, e per convenzione si rappresentano da N terminale a C terminale.
 La struttura primaria indica la sequenza amminoacidica.
 La struttura secondaria indica come è disposta nello spazio: ad alfa elica o foglietti beta. Sono
conformazioni date dai legami idrogeno.

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 La struttura terziaria descrive come si ripiega nello spazio, dando origine a strutture di gomitolo.
Sono stabilizzati con legami idrogeno, interazioni idrofobiche ecc. Ci sono anche legami disolfuro
che si instaurano tra le cisteine, sono molto stabili quindi sono coinvolte nello stabilizzare la
struttura. Hanno bisogno per formarsi un ambiente ossilante, mentre per dividerli un ambiente
riducente. Le immunoglobuline sono legate con legami disolfuro.
 La struttura quaternaria è l’unione di più polipeptidi. Ad esempio l’emoglobina è formata da 4
catene.
Le proteine possono essere strutturali, di trasporto, recettori, di accumulo, motrici, regolazione
dell’espressione genica.
- ACIDI NUCLEICI: Gli acidi nucleici sono il DNA e il RNA. La differenza è data
dagli zuccheri che formano i nucleotidi con la base azotata e un gruppo fosfato.
Il nucleoside è base azotata più zucchero. Sono divise in due classi: le pirimidine
(CTU) hanno un solo anello aromatico mentre le purine ne hanno due (AG). Si
appaiano sempre una pirimidina con una purina per mantenere la stessa
distanza tra i filamenti di DNA. I nucleotidi si uniscono con un legame
fosfodiesterico tra il gruppo ossidrilico con il gruppo fosfato, è una reazione
di condensazione. La catena è polarizzata in direzione 5’-3’. Sono
importanti perché sono il luogo dove vengono depositate le informazioni
necessarie alla produzione del nostro organismo. L’informazione genetica è
contenuta all’interno del DNA. Questo perché ha un doppio filamento, e
quindi la trasmissione dell’informazione genetica è più accurata. Inoltre il
DNA è molto più stabile dell’RNA, e con il meccanismo semiconservativo è
molto affidabile. Nel DNA i filamenti sono antiparallele e una purina si
appaia con una pirimidina per essere sempre ugualmente distanti. Con la
duplicazione semiconservativa un filamento madre funge da stampo e
l’altro viene ricreato. Si creano diverse bolle replicative dove i
filamenti si distaccano per permettere la duplicazione. La DNA
polimerasi legge il filamento 3’-5’ e ne crea uno da 5’ a 3’. Questi
enzimi sono in grado di leggere solo il filamento principale che va
da 3’ a 5’ man mano che la forca replicativa si apre. L’altro
filamento invece viene sintetizzato a piccole parti, creando i
frammenti di Okazaki che verranno poi uniti dalla DNA ligasi. La DNA polimerasi per replicare ha bisogno di un
RNA innesto, sintetizzato dalla primasi, che poi viene sostituito dalla DNA polimerasi quando li incontra. La
DNA polimerasi ha anche attività esonucleasica in direzione 3’-5’ (opposta), utile per correggere subito gli
errori di appaiamento e rendendo quindi il processo molto più fedele. Il DNA è organizzato in cromatina e
spiralizzato, quindi per aprirlo per replicare servono degli enzimi appositi che lo espongano come la
topoisomerasi e la DNA elicasi. Il DNA è organizzato in cromosomi, di cui 44 autosomici (sono in versione
doppia) e 2 sessuali. Il DNA può avere mutazioni:
 DEPURINAZIONE: manca una base, quindi la DNA polimerasi può metterne una casuale nel nuovo
filamento, portando a mutazioni pericolose.
 DEAMMINAZIONE: converte la timina in uracile anche nel DNA.
 UV: le radiazioni possono formare dei legami covalenti tra le basi di timina, che si accoppiano in
dimeri. Quando si replica il DNA, vengono saltati questi dimeri di timina, portando a delezione di due
basi. Fortunatamente ci sono dei meccanismi riparatori che riparano questa mutazione.
I nucleotidi svolgono anche azione energetica: ATP. Il legame fosfoanidrinico è molto energetico, e spezzarlo
libera molta energia. È importante anche la GTP, coinvolta nei processi di maturazione dell’mRNA. L’attacco
della guanosina stabilizza l’mRNA che poi può essere portato in giro per la cellula. Inoltre i microtubuli sono
formati da dimeri di tubulina, che sono legati dall’energia che libera la GTP quando viene scissa in GDP.
Inoltre regola le proteine G, coinvolte nella trasduzione del segnale. È il meccanismo per cui il segnale induce
modifiche nella cellula, in particolare attiva la trascrizione di solito.

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TRASCRIZIONE E TRADUZIONE

La trascrizione consiste nell’estrarre RNA da DNA, mentre la traduzione è un processo più complesso che porta alla
sintesi di proteine.

L’RNA è formato da un singolo filamento, anche se per RNA molto lunghi possono esserci
interazioni tra le basi dell’RNA stesso e si può appaiare in alcuni punti, creando delle
sovrastrutture. La trascrizione viene svolta dalle RNA polimerasi, che anche loro creano un
filamento 5’-3’. Si trascrive solo uno dei due filamenti. Esistono 4 classi di RNA:

- MESSAGGERI: ottenuto dalla trascrizione di un gene. Contiene le informazioni per la sintesi di una proteina.
- RIBOSOMIALI: formano i ribosomi. I ribosomi sono organuli che hanno ruolo fondamentale per la
traduzione. Sono gli unici organuli che troviamo nelle cellule procariotiche. Sono formati da una subunità
maggiore e una minore. S (Svedberg) è l’unità di misura: è il rapporto tra la velocità di sedimentazione
dell’oggetto ideale con quello sperimentale.

- TRANSFER: portano gli amminoacidi nei ribosomi in forma attiva. Sono in grado
di riconoscere il codice genetico. Presenta una struttura tridimensionale, in
particolare l’ansa anticodone riconosce la tripletta che codifica per un
determinato amminoacido. Ci sono 20 tipi di tRNA, uno per ogni amminoacido.
Nel sito accettore ci sono le basi che legano l’amminoacido corrispondente.

Sono tutti coinvolti nel processo di traduzione.

- RNA NON CODIFICANTE: si credeva fossero dei prodotti di scarto. In realtà agiscono nel regolare
l’espressione genica. Alcuni agiscono direttamente sulla trascrizione (long RNA), altri invece sulla traduzione
(small RNA).

L’mRNA viene ottenuto dalla trascrizione dei geni, frammenti di DNA che contengono l’informazione per la sintesi
della proteina. Il gene è sempre formato da un promotore che indica dove iniziare la trascrizione alla RNA polimerasi.
Alla fine del gene ci sono sequenze stop per farla staccare. Non tutta la sequenza viene tradotta, ci sono esoni ed
introni. Gli introni vengono eliminati tramite lo splicing nella
maturazione dell’mRNA. La presenza di introni ha il vantaggio di
avere un meccanismo di regolazione molto più preciso e di poter
attuare lo splicing alternativo. Durante la maturazione viene
aggiunto un cappuccio 7-metilguanosina all’estremità 5’ e delle
adenine all’estremità 3. Questi cambiamenti permettono all’RNA di
essere più stabile e degradarsi meno facilmente. Gli esoni sono più conservati dal punto di vista evolutivo. Durante lo
splicing alternativo possono essere combinati gli esoni in modo diverso oppure alcuni esoni possono essere deleti
come introni.

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Il primo RNA è definito immaturo: devono essere aggiunti il cappuccio e la coda. Poi gli introni trascritti vengono
eliminati. Alla fine ottengo un RNA maturo più corto. Per lo splicing alternativo un singolo gene può generare diversi
RNA maturi che codificano per più proteine.

Il dogma centrale della biologia è che l’informazione genetica passa in direzione unidirezionale: DNA -> RNA ->
proteina. La trascrizione e traduzione sono dei processi che nei procarioti possono avvenire in modo contemporaneo:
l’RNA viene prodotto e può essere subito tradotto dai ribosomi che gli si attaccano. Negli eucarioti questo non accade
perché l’RNA è trascritto e maturato nel nucleo, mentre la traduzione avviene solo nel citoplasma.

Ogni amminoacido è codificato da un codone, una tripletta di basi. Per ogni


amminoacido abbiamo più triplette, che generalmente variano nell’ultima
base. Questa proprietà del codice genetico si dice degenerazione.
Permette al nostro genoma di resistere meglio alle mutazioni,
sintetizzando lo stesso un determinato amminoacido anche se cambia una
base della tripletta. AUG è il codone di inizio e codifica per la metionina,
mentre lo stop è dato da 3 codoni. Il punto in cui si inizia la traduzione è
molto importante per non avere la lettura shiftata di una base. Si chiamano
fremi di lettura, sono 3.

Il ribosoma si lega all’estremità 5’ con la subunità minore. Si ancora anche


la subunità maggiore, che presenta un sito P e un sito A. nel sito P si
attacca il tRNA con il primo amminoacido. A questo punto nel sito A si
attacca il secondo tRNA e si forma il legame peptidico tra i due
amminoacidi. A questo punto il ribosoma si muove di tre basi: lasciando
libero il sito A. si va avanti così fino a che non trova il codone di fine e il
ribosoma si stacca dall’RNA.

Un RNA può essere tradotto da più ribosomi e codificare per diverse proteine. Prende
il nome di poliribosomi. Estremità 3’ dove ho la proteina più lunga che esce dal
ribosoma, perché è già verso la fine.

La sintesi proteica avviene nel RER, che contiene numerosi ribosomi, e traduce le
proteine che devono essere secrete.

Le proteine tradotte possono avere delle modifiche post-traduzionali. Le più


importanti sono la proteolisi (divisione della catena in più parti), la glicosilazione
(aggiunta di zuccheri alla catena), la fosforilazione (aggiunta di gruppi fosfati alla
catena).

 Istoni. Sono le proteine che vanno a formare il nucleosoma, una struttura che permette al DNA di
compattarsi. Sono 5 tipi. Gli H2A, H2B, H3, H4 formano un ottano istonico (core) su cui il DNA si avvolge,
mentre gli H1 agganciano gli ottani istonici tra loro. Gli istoni sono proteine altamente basiche perché il DNA
è acido. Il linker va ad agganciare i due nucleosomi contigui. Queste proteine sono importanti perché
regolano la trascrizione. Questo perché il DNA per essere trascritto deve essere libero dai nucleosomi. Gli
istoni subiscono delle modificazioni che permettono alla cromatina di passare da uno stato chiuso ad uno
aperto. Sono modificazioni epigenetica: modulano la trascrizione di un gene senza modificarne la
composizione nucleotidica. Gli istoni possono essere acetilati, metilati, fosforilati, ubiquitinati, oppure subire
l’ADP-ribosilazione.
o Acetilazione: attacco di un gruppo acetilico alla lisina, amminoacido basico. Quando si lega il gruppo
acetilico la carica viene persa. Gli istoni diventano quindi meno basici e si legano più debolmente al
DNA e quindi lo allentano. Rende la cromatina più accessibile e richiama la DNA polimerasi. La
reazione opposta rende la cromatina più chiusa e quindi inattiva la trascrizione.

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o Metilazione: aggiunta di un gruppo metilico alla lisina o arginina. Può sia promuovere che reprimere
la trascrizione a seconda dalla posizione della lisina metilata lungo la struttura proteica. Ogni tipo di
metilazione della lisina permette l’attacco di proteine che possono attivare o bloccare la
trascrizione. Le metilazioni avvengono nella parte iniziale (n-terminale) degli istoni perché sono
delle code che fuoriescono dalla struttura compatta e quindi possono essere modificate facilmente.
nell’acetilazione abbiamo gli enzimi histon-acetiltransferasi, mentre nella metilazione gli histon-
metiltransferasi.

LA CELLULA

Per vedere le cellule ci serve il microscopio ottico: con questo possiamo vedere il nucleo e i grandi organuli. Per i
piccoli organuli serve il microscopio elettronico. La cellula è così piccola per avere il massimo rapporto di
superficie/volume per effettuare gli scambi che gli consentono di mantenersi in vita. per la legge di Hertwig la cellula
ha sempre il rapporto tra volume del nucleo e volume del citoplasma costante. Quando la cellula si ingrandisce per
replicare, poi va incontro anche alla replicazione del materiale nucleare.

L’Albero della filogenesi descrive come si sono originate le cellule. Una cellula ancestrale era anaerobica. Da qui si
originano 3 rami evolutivi:

- Archebatteri
- Eubatteri
- Eucariote ancestrale anaerobo

A un certo punto si sono formati degli eubatteri che hanno


sviluppato una respirazione aerobia, che permetteva di
creare molta più energia dalla degradazione dei
carboidrati, e hanno instaurato un rapporto di simbiosi con
una cellula eucariote ancestrale (mitocondri). Dagli
eubatteri invece si staccano i plastidi, batteri fotosintetici,
che hanno instaurato una relazione simbiontica con la
cellula eucariotica ancestrale, dando origine alla cellula vegetale.

La cellula procariotica è caratterizzata da assenza di nucleo. Il materiale non è delimitato da involucro nucleare. Nella
maggior parte dei batteri la maggior parte delle informazioni sono in una molecola di DNA circolare ancorata alla
membrana che prende il nome di nucleoide. Il DNA è molto più corto, non ci sono gli introni ma un gene è tutto
codificante (1 gene=1 proteina), e non c’è DNA che non viene mai trascritto.

La cellula eucariotica è altamente compartimentalizzata. Permette di dare origine a strutture estremamente


specializzati in diverse funzioni.

Da studiare bene differenze procarioti e eucarioti.

CARATTERISTICA PROCARIOTI EUCARIOTI


Dimensione Piccola (micrometri) Grande (10-50 micrometri)
Nucleo avvolto da membrana no si
Organuli no si
Microtubuli, microfilamenti e No Si
filamenti intermedi
Esocitosi ed endocitosi no Si
Divisione cellulare scissione Mitosi o meiosi

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Informazione genetica DNA con poche proteine DNA con istoni in cromosomi
Maturazione RNA Scarsa (tutto il DNA è codificante) Elevata (splicing e modifiche post
traduzionali)
ribosomi 70S, piccoli, 3 DNA e 55 proteine 80S, grandi, 4 DNA e 78 proteine
Le cellule sono circondate da una MEMBRANA SELETTIVA: fa entrare alcune molecole e ne fa uscire delle altre. La
composizione della cellula è diversa da quella dell’ambiente attorno, ci sono alcuni elementi concentrati. All’interno è
compartimentalizzata. Presenta ribosomi per la sintesi proteica. Ha un DNA a doppia elica.

CITOMEMBRANE

Le citomembrane hanno diverse funzioni: sono in grado di ricevere informazioni dall’ambiente esterno, possono
portare le sostanze dentro o fuori dalla cellula, sono coinvolte nel movimento della cellula. Fa si che il vivente possa
muoversi e stabilire connessioni con l’esterno, oltre che organizzare le attività metaboliche. Ci sono spesso sulla
membrana delle zone specializzate che possono mettere in comunicazione o ancorare due cellule vicine.

La membrana è semipermeabile e di natura lipoproteica. Delimita la cellula e i compartimenti. Mantengono


l’omeostasi cellulare. Sono coinvolti nei meccanismi di comunicazione e trasduzione del segnale.

La membrana è formata da un doppio strato di fosfolipidi.

 Esperimento: si usano globuli rossi (non hanno nucleo o organelli). Si misura la superficie di questi. Poi si
isolano i fosfolipidi usando un detergente come triton o sds. A questo punto si distribuiscono i fosfolipidi sulla
superficie dell’acqua e se ne misura la superficie. Confrontando le due misure, l’una risulta il doppio dell’altra,
facendo presupporre che nella cellula i fosfolipidi si dispongano creando un doppio strato. Confermato con
l’uso del microscopio elettronico.

Colorando la membrana con OsO4 si può definire che la membrana sia unitaria, ossia che è
una struttura fondamentale comune di tutte le cellule. Inoltre possiamo ben notare che sia
una struttura continua, senza interruzioni, che avvolge completamente la cellula.

La membrana non è formata solo da fosfolipidi ma anche da proteine. Viene proposto un modello a mosaico fluido:
40% lipidi, 50% proteine, 10%zuccheri. In base a come sono legate ai fosfolipidi si parla di proteine intrinseche
(attraversa il doppio strato) e proteine estrinseche (ancorate o all’esterno o all’interno). È spessa 5-10 nm.

La membrana è una struttura:

- Discontinua perché il doppio strato è interrotto dalle proteine intrinseca


- Fluida perché i lipidi sono delle molecole dinamiche in grado di muoversi.
Possono avere movimenti di diffusione laterale, di flessione, di rotazione
su se stessi e di capovolgimento (flip-flop).
- Asimmetrica perché lo strato esterno è diverso da quello interno nella
composizione di fosfolipidi e per le proteine.

Gli elementi che rendono la membrana meno fluida sono i grassi insaturi, che
hanno un ingombro sterico maggiore rispetto ai saturi, e il colesterolo per la stessa
ragione. Questi infatti limitano i movimenti che i fosfolipidi possono fare.

L’asimmetria della membrana è dovuta alla diversa composizione lipidica e proteica nei due strati. I tipi di fosfolipidi
che troviamo sulla membrana ci indicano se la cellula è in apoptosi o meno, in particolare durante l’apoptosi la
fosfatidilserina viene esposta sul foglietto esterno (segnale per la fagocitosi).

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Le proteine permettono alla membrana di svolgere la sua funzione. Possono essere dei vettori trasportatori, la cui
composizione amminoacidica varia a seconda di ciò che sta a contatto con le code e cosa con l’acqua. Ci sono poi i
connettori, i recettori che percepiscono gli stimoli esterni e attivano eventi all’interno della cellula per far si che la
cellula dia una risposta allo stimolo. L’ormone raggiunge la cellula bersaglio, e si attacca a un recettore. Ci sono anche
enzimi che agiscono vicino alla membrana cellulare.

La membrana è una struttura poco permeabile. C’è bisogno di trasportatori:

- Canali: proteine che formano un foro nel doppio strato. Sono selettivi, fanno passare solo
alcune molecole. Fanno passare le molecole seguendo il gradiente di concentrazione. I canali
fanno un trasporto passivo, non hanno bisogno di energia. Generalmente hanno struttura
complessa: sono alfa eliche che creano il lume del canale, ma possono anche essere foglietti
beta.
- Pompe: sono dei trasportatori attivi, sono in grado di trasportare una molecola contro gradiente. Avviene
perché utilizzano l’ATP. La più famosa è la pompa sodio-potassio, che sono responsabili di un potenziale di
membrana negativo.
- Trasportatori: avviene secondo gradiente.
 Uniporto: ha una tasca su un lato della membrana che quando si lega allo ione cambia
conformazione e apre dal lato opposto.
- Cotrasportatori: complesso in grado di trasportare una molecola contro gradiente sfruttando il trasporto di
un'altra molecola secondo gradiente. Sfruttano l’energia del gradiente elettrochimico, non quella sotto forma
di ATP.
 Simporto: sia la trasportata che il
cotrasportatore si muovono nella
stessa direzione.
 Antiporto: la trasportata e il
cotrasportatore si muovono in
direzione opposta.

I connettori invece spesso presentano un orientamento che dipende dalla funzione della membrana nelle regioni.

Nella membrana troviamo anche i glicolipidi: lipidi con legata una molecola zuccherina. Sono presenti solo nello strato
esterno della membrana. Sono responsabili dei gruppi sanguigni: ogni tipo ha degli zuccheri diversi attaccati. Inoltre
vanno a formare il glicocalice, una struttura di glicolipidi che avvolge la membrana esternamente. interviene nel
riconoscimento cellula-cellula e nell’inibizione da contatto (blocco della crescita una volta che le cellule entrano a
contatto tra loro). Quando si ha un tumore le cellule crescono in modo incontrollato, viene persa l’inibizione per
contatto. Ogni tipo di cellula espone un certo glicocalice: ogni cellula riconosce quelle vicine, capiscono che sono lo
stesso tessuto. Nelle neoplasie sono espressi set di glicoproteine diversi in modo tale da evadere il riconoscimento
delle cellule tissutali e invadere tessuti diversi.

Quando si ha infiammazione i neutrofili vengono chiamati al


tessuto perché vengono prodotte delle citochine, che dicono
alle cellule endoteliali di esprimere la lectina, proteina che si
attacca al glicocalice dei neutrofili e gli permette di passare nel
tessuto.

Per lo studio delle membrane si sfruttano gli eritrociti perché


non hanno nucleo né organuli. Bisogna separare la membrana
dall’emoglobina: si mette la cellula in una soluzione ipotonica,
in modo tale da gonfiare la cellula fino alla lisi. Poi con la
centrifugazione possiamo separare gli elementi interni alla cellula dalla membrana. Poi bisogna separare i componenti
della membrana usando il triton o il sodio-dodicilsolfato (detergenti). Poi si isola la proteina oggetto di studio e si
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Giulia Nardozza
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ricrea una membrana artificiale su cui è presente solo il tipo di proteina che voglio prendere in esame. Western block:
tecnica per separare le proteine in base al loro peso molecolare. Sul globulo rosso troviamo la spettrina, che si avvolge
a elica e forma sotto la membrana dei globuli una struttura chiamata cortex: una rete di filamenti che ha lo scopo di
rendere la membrana elastica. Questo è importante per consentire ai globuli rossi di assottigliarsi per passare in
capillari molto piccoli, una mutazione di questa rende anemici per la sferocitosi ereditaria.

CITOSCHELETRO

È l’insieme di filamenti proteici che va a formare il sostegno della cellula.

È formato da microtubuli, microfilamenti, e i filamenti intermedi.


Molti non hanno solo ruolo strutturale, ma agiscono nella
regolazione cellulare. Si è potuto vedere la loro organizzazione con
la tecnica dell’immunofluorescenza. Questa è una tecnica che
permette di vedere all’interno di una cellula dove una proteina si
localizza sfruttando l’uso di anticorpi che sono in grado di
riconoscere in modo specifico la proteina oggetto di studio. Gli
anticorpi vengono marcati con un gruppo fluorescente, ossia una
sostanza che, quando eccitata con gli UV, emette energia nello
spettro del visibile. Queste strutture sono visibili al microscopio
elettronico, da cui si può vedere come sono fatti e organizzati.

MICROTUBULI. Sono di lunghezza molto variabile. Hanno un diametro di 25 nm e parete di 5nm. Hanno una cavità
vuota di diametro 15nm. I microtubuli si trovano a formare lo scheletro della cellula e alcune strutture come ciglia e
flagelli. Durante la divisione mitotica formano il fuso mitotico, che permette la separazione dei cromosomi. Nelle
cellule nervose formano gli assoni. Sulla sezione longitudinale si possono vedere 13
cerchi, i protofilamenti. Sono dei filamenti formati da dimeri di tubulina alfa e beta.
I protofilamenti si associano tra loro dando origine a un foglietto, che quando
raggiunge i 13 si piega e dà origine ai microtubuli. I geni che codificano per alfa e
beta sono altamente conservati in tutte le specie, durante il corso dell’evoluzione
non sono mai stati modificati. L’assemblaggio dei dimeri è mediata dalla GTP. La
GTP si lega alla subunità beta, così che si può legare all’altro dimero. La GTP di
idrolizza a GDP. A questo punto l’ultimo dimero della catena si stacca. È una
struttura dinamica: l’estremità + (rimasta con GDP) è quella che si allunga, mentre
l’estremità – è quella che si accorcia. I microtubuli si allungano perché la velocità
con cui si allunga è maggiore della velocità con cui si accorcia. Alla estremità +
vengono attaccati più velocemente i dimeri. Es nell’estremità + vengono attaccati 2 o 3 dimeri, e poi si stacca solo 1
(l’ultimo). Una volta idrolizzata GTP in GDP nell’altra estremità i dimeri si staccano, e accade più velocemente rispetto
a nuovi dimeri che si attaccano. Le estremità + sono sempre quelle verso la membrana.

Ci sono delle proteine cappuccio che si legano all’estremità + per bloccare il processo di polimerizzazione. I primi
farmaci antitumorali sono di queste proteine perché bloccano la formazione del fuso mitotico e quindi della divisione
cellulare. Sono ad esempio colchicina e vinblastina. Si usano ancora per sincronizzare le cellule bloccandole tutte in
mitosi in laboratorio.

Il centrosoma organizza i microtubuli nella cellula. È una struttura priva di membrana che si
trova vicino al nucleo. Al suo interno ci sono i centrioli, che sono formati da 9 triplette di
microtubuli. Questi sono indicati come A B e C, di cui A è il più interno. Il microtubulo A è
quello completo perché unico formato da 13 protofilamenti suoi, mentre gli altri sono
definiti incompleti perché formati da 10 protofilamenti propri e 3 che prendono dal
microtubulo adiacente. Dal centrosoma originano anche i microtubuli astrali che daranno
origine al citoscheletro delle nuove cellule figlie.
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Giulia Nardozza
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Sui microtubuli troviamo diverse proteine accessorie che li stabilizzano, li connettono con i filamenti intermedi e
hanno ruolo nel trasporto cellulare. I microtubuli fanno da binari per la chinesina e dineina: la prima va verso
l’estremità + e l’altra verso la -.

FILAMENTI INTERMEDI. Hanno dimensione intermedia. Ne esistono diversi tipi: cheratina, vimentina, lamina,
neurofilamenti. Alcuni si trovano nel citoplasma in alcuni tipi di cellule. Le lamine si trovano all’interno del nucleo. La
cheratina si trova sulla pelle sotto forma di strato corneo, è una molecola idrofobica che impedisce la disidratazione.
La vimentina si trova in tutte le cellule e ha funzione di reggere gli organuli nel citoplasma. Si avvolge al nucleo in
particolar modo perché caratterizzato da elevata densità. Le lamine sono proteine nucleari legate alla membrana
interna dell’involucro nucleare. Sono importanti perché formano la struttura del nucleo e regolano la trascrizione,
questo perché instaurano un rapporto fisico con la cromatina. Sono proteine fibrose, esistono due tipi: la B1 e B2 e le
lamine A e C che vengono codificate dallo stesso gene tramite splicing alternativo. la cromatina per essere trascritta
deve essere aperta, e le lamine possono chiudere la cromatina. Le staminali hanno cromatina aperta, mentre quando
la cellula è differenziata la cromatina che non appartiene al differenziamento si deve chiudere in modo permanente. Si
forma così l’eterocromatina, che viene mantenuta tale dalle lamine. Le mutazioni di questa proteina causano le
progerie, ossia invecchiamento precoce. La lamina può essere disgregata dalle cdc2 durante la mitosi tramite
fosforilazione. È una modifica post traduzionale per disgregare l’involucro nucleare.

MICROFILAMENTI. Hanno diametro molto piccolo. Sono fatti da actina, che è in grado di polimerizzare dando
origine a dei microfilamenti. Anche in questo caso c’è l’estremità + e -. In questo caso si legano con l’ATP, ma il
meccanismo di crescita e accorciamento è lo stesso dei microtubuli. Il polimero si avvolge ad alfa elica per
formare i filamenti.

Studiare bene tabella differenze.

L’actina, e quindi i microfilamenti, è importante perché alla base dei movimenti cellulari propulsivi e retrattivi. I
propulsivi sono caratterizzati dalla creazione di filopodi e lamellopodi sulla membrana. I filamenti di actina
solitamente non si allungano, non sono dinamici, perché hanno delle proteine cappuccio che coprono le estremità.
Una volta tolte le proteine cappuccio il filamento cresce e
spinge la membrana verso l’esterno. Si formano delle
estroflessioni chiamate filopodi e lamellopodi, tra cui le
ultime più grandi. I movimenti retrattivi invece servono a
spostare tutto il citoplasma avanti. La miosina sarcomerica è
formata da 6 catene peptidiche, di cui due pesanti e quattro
leggere. Le miosine pesanti si legano ad elica per gran parte
della proteina a parte la regione n terminale dove rimangono
separate in delle teste, a cui si legano le leggere. Le miosine
citoplasmatiche invece sono 2 pesanti e 2 leggere. La miosina

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Giulia Nardozza
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è attaccata all’actina, e quindi al citoscheletro. Normalmente la miosina ha la testa inclinata di 45°. Durante la
contrazione si lega una molecola di ATP alla testa della miosina. Questo legame stacca la miosina dall’actina. A questo
punto l’ATP viene idrolizzata e fa ruotare di 45° la testa di miosina per essere tangenziale al corpo della miosina stessa.
Quando si stacca il gruppo ADP, la testa si rilega alla molecola di miosina, e quindi la testa torna al punto di partenza.
Questo permette al citoplasma di seguire i movimenti propulsivi, spostando tutto il corpo cellulare.

COMPARTIMENTI INTRACELLULARI

La cellula è organizzata.
Osservando una cellula al
microscopio posso dire che non
è specializzata per la presenza
di organuli in proporzioni che
ricordano le immagini dei libri,
e perché nel nucleo si vede la
cromatina poco densa, con
poche regioni scure. Una
cellula altamente specializzata
come la plasmacellula (linfocita B specializzato a produrre anticorpi) presenta regioni di eterocromatina molto vaste, si
dice che dà al nucleo una forma a ruota di carro. Inoltre presenta un RER molto sviluppato.

Nella cellula c’è il SISTEMA ENDOMEMBRANOSO, che forma le varie


cavità delimitate da membrane. Questo sistema si è formato nei
procarioti per invaginazione della membrana, che è andata a racchiudere
il nucleo e ha attaccato i ribosomi. Il lume del RER, tra l’involucro
nucleare, ecc è un ambiente extracellulare che è andata a specializzarsi e
modificarsi nel tempo.

Il RETICOLO ENDOPLASMATICO LISCIO è una serie di cisterne dove non troviamo ribosomi che ha diverse funzioni:
sintesi dei lipidi di membrana, deposito del calcio nel tessuto muscolare striato scheletrico, detossificazione negli
epatociti, degradazione del glicogeno.

Il RETICOLO ENDOPLASMATICO RUGOSO è una serie di cisterne che hanno ancorate dei ribosomi. La funzione è di
produrre proteine che devono essere secrete o destinate ad altri organuli cellulari come Golgi o lisosomi. Una volta
che il ribosoma ha prodotto la proteina e questa entra nel lume del RER, viene glicosilata per definire il destino della
proteina. Inoltre ci sono le ciaperonine che definiscono se la proteina acquisisce un ripiegamento tridimensionale
corretto. Se è corretto può seguire il suo destino, se no viene rimandata indietro.

GOLGI è una serie di cisterne in cui abbiamo una faccia cis verso il nucleo e trans verso la
membrana. Le proteine che arrivano dal RER subiscono ulteriori cambiamenti qui. Le
proteine passano da una cisterna all’altra attraverso delle vescicole, oppure più
verosimilmente le cisterne maturano e si muovono da cis a trans. Sono le cisterne
stesse che subiscono delle modificazioni dei glicolipidi di membrana e cambiano enzimi
al loro interno, in modo da cambiare il loro stato da cis a trans.

I LISOSOMI sono delle vescicole con all’interno un pH acido. Hanno il compito di idrolizzare i polimeri in monomeri,
quindi si trovano le proteasi, lipasi, nucleasi. L’ambiente acido favorisce questo tipo di reazioni. L’ambiente è arricchito
di protoni grazie a pompe protoniche che portano i protoni nella vescicola. Nei neutrofili i batteri ingeriti muoiono
perché il fagosoma si fonde con i lisosomi.

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Giulia Nardozza
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I mitocondri si riconoscono perché delimitati da due membrane e presentano una forma ovale e all’interno si trova la
cresta mitocondriale. Si possono vedere male le creste perché la sezione è uscita male o perché il mitocondrio è
inattivo.

I PEROSSISOMI sono delle strutture vescicolari simili ai lisosomi ma svolgono funzione di detossificazione.
Contengono delle catalasi che sono degli enzimi che riducono il perossido di idrogeno, un agente mutageno. Non
fanno parte del sistema endomembranoso, ma si formano mediante segmentazione (come i mitocondri). Il RER è in
grado di formare delle proteine e lipidi dei perossisomi, che si fondono con i perossisomi per maturarli.

Nel citoplasma possiamo trovare anche GLICOGENO, è molto elettrodenso. Le goccioline lipidiche vengono trovate
sotto forma di LIPOSOMI negli adipociti. Posso trovare dei PIGMENTI o dei cristalli.

Il citoplasma è una soluzione acquosa che contiene Sali e zuccheri e tutte le molecole essenziali per la funzione
cellulare. Ci sono anche gli enzimi della glicolisi. Comunica con il nucleo attraverso i pori nucleari.

NUCLEO

Struttura all’interno della cellula che contiene il patrimonio genetico. È delimitato da due membrane che formano
l’involucro. Comunica con l’esterno tramite i pori nucleari. Normalmente è uno per cellula ed è centrale. Le cellule
epiteliali si riconoscono perché le cellule sono le une attaccate alle altre.

Esistono delle cellule che hanno un nucleo polilobato e non sferico. Soprattutto sono le
cellule del sangue come neutrofili eosinofili e basofili. Al microscopio ottico si colora con
ematossilina eosina, che evidenzia nucleo e citoplasma. Con questa tecnica le cellule
sembrano polinucleate perché non si vedono i lembi che uniscono i vari lobi del nucleo. Al
microscopio ottico invece si vede meglio. C’è sempre un limite, il potere di risoluzione per
l’ottico e il taglio molto sottile per il microscopio elettronico. Al microscopio elettronico si
vede solo un piano di sezione quindi posso avere artefatti legati alla sezione. Dalle varie
sezioni bisogna cercare di ricostruire l’immagine 3D.

Ci sono anche cellule polinucleate. Queste sono gli osteoclasti e le fibre muscolari striate. Si parla di sincizi muscolari,
ossia una cellula che deriva dall’unione di più cellule muscolari.

La membrana nucleare interna è a contatto con la lamina nucleare. La


membrana esterna invece è in continuità con il RER. A questa si attaccano i
filamenti intermedi per dare sostegno al nucleo. L’involucro nucleare non è una
struttura continua, ma presenta dei pori nucleari che servono a comunicare con il
citoplasma. Hanno diametro di 100nm.

Il PORO NUCLEARE è un complesso proteico molto grande, formato da


nucleoporine. Queste si associano dando origine a un poro che presenta la
struttura di un canestro.

All’interno del nucleo troviamo il nucleoplasma con la cromatina. La CROMATINA è un complesso nucleo-proteico
formato da DNA, proteine istoniche e non e RNA. La cromatina condensa il DNA, ed è importante negli eucarioti per
le dimensioni del DNA stesso. Ha ruolo fondamentale nella regolazione della trascrizione. Un gene per essere
trascritto dalle RNA polimerasi deve essere in una cromatina aperta. La cromatina si distingue quindi in
eterocromatina ed eucromatina.

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Giulia Nardozza
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Il nucleosoma è un complesso dell’ottamero istonico su cui si avvolge il DNA. Gli istoni si compattano e vengono
avvolti dal DNA. Le code istoniche fuoriescono dal nucleosoma, il che favorisce delle modificazioni di queste ultime in
modo da aprire o chiudere la cromatina stessa. Il DNA legato agli istoni
prende il nome di DNA core. Gli istoni sono estremamente conservati
durante tutta l’evoluzione. Tra i due nucleosomi c’è un DNA linker. La
lunghezza di questo è molto variabile, nell’eterocromatina è cortissimo,
mentre nell’eucromatina è molto più lungo. È una struttura molto
dinamica. I promotori dei geni si devono trovare nel DNA linker per poter
far partire la trascrizione: il nucleosoma è una struttura che può impedire la
trascrizione, un soppressore. L’avvolgimento è favorito quando ogni 10 paia
di basi ci sono dei dimeri AT. L’istone linker serve a stabilizzare la struttura e
tenere vicini i nucleosomi.

Il modello a fibra 10 nm (collana di perle) non si vede mai nel nucleo, è cromatina molto rilassata. Nel nucleo della
cellula eucariotica c’è sempre più condensazione: c’è la fibra 30nm come base. Ci sono due modelli: solenoide (i
nucleosomi si spiralizzano ulteriormente) o a zig-zag (uno sopra e uno sotto-> due filamenti che si avvolgono poi tra di
loro). La fibra di cromatina è sensibile alla concentrazione ionica (deve esserci una certa concentrazione ionica, se no
si disgrega in una 10nm), mentre l’istone H1 ha minore importanza (rimane lo stesso, stabilizza e basta). Ci sono dei
tratti di DNA nudo che permettono il link con proteine di trascrizione.

Ci sono ulteriori livelli di organizzazione.

L’’eucromatina e l’eterocromatina si vedono colorando il DNA con una sostanza fluorescente che si interpone tra le
basi. Ad esempio il DAPI. Il nucleo si presenta come regioni più intense, eterocromatina, e regioni più chiare,
eucromatina. In mitosi tutto il DNA è condensato quindi si possono vedere i cromosomi. Le regioni eucromatiche sono
ricche di geni, vengono trascritte spesso, mentre le eterocromatiche sono povere di geni.

L’eterocromatina può essere costitutiva o facoltativa. La costitutiva la troviamo in tutte le cellule del nostro
organismo, mentre la facoltativa dipende dalla differenziazione della cellula. L’eterocromatina costitutiva sono le
regioni telomeriche e centromeriche dei cromosomi, il cromosoma Y per il maschio e il corpo di Barr (X disattivato, è
casuale per ogni cellula) per le donne. L’eterocromatina facoltativa invece rimane eterocromatina solo in determinati
tipi cellulari, vengono bloccati i geni che non devono essere espresse in quel tipo di cellula.

Abbiamo cromosomi sessuali e autosomi (in coppie). Il numero di coppie viene definito ploidia.

Il cromosoma ha delle estremità chiamate telomeri, che definiscono la vita della cellula: quando la cellula invecchia i
telomeri si accorciano finché la cellula non è più in grado di replicare. Poi ci sono i bracci e il centromero, che viene a
contatto con il fuso mitotico. Possiamo dividere i cromosomi per la posizione del centromero:

- Acrocentrico: all’estremità del cromosoma


- Telocentrico: appena sotto la fine del cromosoma
- Sub-metacentrico: appena sopra al centro
- Metacentrico: esattamente a metà

I cromosomi presentano delle bandeggiature che permettono di definire il tipo di cromosoma. Si può bloccare la
cellula in metafase (con farmaci come colchicina) e si riconoscono i vari cromosomi formati.

Il NUCLEOPLASMA è tutto ciò che si trova all’interno del nucleo oltre la cromatina. C’è un nucleoscheletro, acqua in
cui si trovano le proteine per trascrizione e replicazione del DNA.

C’è il NUCLEOLO, una struttura localizzata nel nucleo in cui vengono sintetizzati gli rRNA e i tRNA. Nelle cellule con
grande sintesi proteica ci sono anche più nucleoli. Nel nucleolo di trova il DNA che contiene i geni che codificano per
gli rRNA. I ribosomi sono formati da rRNA e proteine, il cui assemblaggio avviene nel nucleolo. L’rRNA è già lì, mentre

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Giulia Nardozza
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le proteine sono prodotte nel citoplasma, quindi devono essere ritrasportate a livello del nucleo per poter essere
assemblate. Una volta che sono assemblate si formano le subunità che vengono trasportate fuori attraverso i pori.

MITOCONDRI

Sono le centrali energetiche della cellula. Sono organuli addetti alla produzione di ATP. Il mitocondrio ha una doppia
membrana, e quella interna presenta invaginazioni che prendono il nome di creste mitocondriali. Ciò che c’è tra le
creste prende il nome di matrice mitocondriale. Sono in grado di fare respirazione cellulare. La membrana interna è
ricca di cardiolipina, presente solo nelle cellule procariotiche (teoria endosimbiontica). Il cuore ha tanti mitocondri
perché ha bisogno di un costante apporto di energia. Il numero di mitocondri in una cellula dipende dall’attività
metabolica della cellula stessa, riflette il fabbisogno energetico. I mitocondri hanno la
distribuzione che rispetta il luogo della cellula che ha bisogno di ATP, perché l’ATP è molto
instabile e quindi deve essere già in loco per essere usata. Se il fabbisogno di una cellula cambia,
cambia anche il numero di mitocondri: si chiama plasticità mitocondriale. Nel corso
dell’invecchiamento i mitocondri perdono la loro funzione perché c’è usura che stimola le
cellule ad aumentare la glicolisi. C’è uno squilibrio che porta ad ipossia e muoiono i mitocondri.

All’interno della MATRICE c’è DNA mitocondriale che è come il plasmide procariote. Nella
matrice ci sono anche ribosomi con coefficienti procarioti che producono le proteine che
servono al mitocondrio. Alcune proteine mitocondriale sono codificate dal genoma della cellula
ospite.

I mitocondri sono in grado di dividersi per scissione. In corrispondenza della parte centrale si forma una strozzatura
che poi verifica la scissione in due. Le creste mitocondriali riflettono l’attività funzionale del mitocondrio.

La funzione è di produrre ATP tramite ciclo di Krebs e fosforilazione ossidativa. Il ciclo di Krebs è quel processo che
dal piruvato, prodotto tramite glicolisi, trasformato in Acetil-CoA viene ulteriormente ossidato ad anidride carbonica.
Ruolo fondamentale nella produzione di ATP sono il NAD e FADH, che hanno potere riducente. Questi nella
fosforilazione vengono riossidati tramite la catena respiratoria. Le proteine sulla cresta mitocondriale pompano i
protoni dall’ossidazione all’interno dello spazio intermebrana. Così
facendo si crea un gradiente elettrochimico, che poi viene sfruttato
dall’ATP sintetasi (come una turbina) per produrre ATP. Il mitocondrio
che fa tanta respirazione ha le due membrane più separate. L’ATP
sintetasi è formata da due subunità unite tra loro da un peduncolo. La
subunità attraversata dagli ioni idrogeno è in grado di modificare la forma
dell’altra subunità che a questo punto è in grado di produrre ATP da ADP
e P.

L’energia non viene ottenuta solo dall’ossidazione degli zuccheri ma anche degli idrocarburi. In questo caso prende il
nome di beta ossidazione. Gli acidi grassi vengono ossidati per dare origine a energia. Le catene di idrocarburi
vengono convertiti in acil-CoA nel citoplasma. È poi traslato nei mitocondri in cui viene trasformato in acetil-CoA e
segue il ciclo di Krebs.

La produzione di energia avviene attraverso vie cataboliche (ossidazione di molecole organiche) e questa energia
viene riusata dalla cellula per le sue funzioni (via anabolica). Quando zuccheri e acidi grassi sono finiti e c’è bisogno di
energia, allora la cellula va a intaccare le proteine.

La respirazione è legata al processo di fotosintesi tramite il ciclo del carbonio. È il processo attraverso cui il carbonio
inorganico passa ad organico tramite fotosintesi, e così può entrare negli organismi per essere utilizzato per la
respirazione.

I mitocondri si trovano anche nel grasso bruno, che serve a produrre calore. I mitocondri di questo tipo di cellule non
producono ATP ma calore. Al posto dell’ATP sintetasi hanno la termogenina, una proteina simile in quanto presenta
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Giulia Nardozza
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la subunità F0 ma manca della subunità F1, quindi non c’è la subunità che catalizza la reazione che porta ad ATP. È in
grado di convertire quindi il gradiente elettrochimico sotto forma di calore.

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Giulia Nardozza
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SORTING DELLE PROTEINE

Sono i meccanismi attraverso cui le proteine prodotte nel citoplasma sono destinate ai vari compartimenti cellulari. I
compartimenti possono essere divisi in organuli appartenenti al sistema endomembranoso ed organuli che non vi
appartengono. Tutti i compartimenti cellulari svolgono funzioni specifiche perché hanno al loro interno proteine
diverse.

Nel sorting delle proteine gioca un ruolo importante la SEQUENZA


SEGNALE. La sequenza segnale è una sequenza di amminoacidi che
è capace di dire alla proteina in quale organulo deve andare.
Togliendo la sequenza, la proteina non è più in grado di entrare nel
RE ma rimane nel citoplasma. Se tolgo a una
proteina la sequenza segnale e la attacco a una
proteina che di solito rimane nel citoplasma,
allora quella proteina entrerà nel RE. A volte la
sequenza segnale è una fila di amminoacidi in successione. È più complesso quando i vari
amminoacidi segnali sono sparsi sulla molecola lineare e si avvicinano solo quando la proteina
prende la forma tridimensionale.

ENTRARE NEL NUCLEO

L’esistenza di una sequenza nucleare è stata scoperta con un esperimento sulla nucleoplasmina. Questa è un
tetramero. Ogni catena peptidica ha una testa e una coda. Si fa un esperimento con modelli sperimentali su uova di
rana (grandi e facili da manipolare). Si prende la nucleoplasmina, viene marcata con una sostanza elettrodensa e si va
a vedere quando viene iniettata nel citoplasma. Questa proteina entra nel
nucleo. Tagliando la nucleoplasmina in modo da dividere testa e coda,
iniettano solo parte della proteina nel citoplasma. La testa da sola non
entra nel nucleo. Se invece metto la coda questa entra nel nucleo. La coda
della proteina contiene l’informazione per far entrare la proteina nel
nucleo. Abbiamo la prova inconfutabile che questa è una sequenza segnale
perché se aggiungo a particelle d’oro le code, queste sono in grado di
portale nel nucleo, quindi è in grado di trasportare anche molecole
inorganiche nel nucleo. l’involucro nucleare presenta molti pori per
permettere una comunicazione efficiente con il citoplasma. Le molecole
piccole passano per diffusione mentre per le molecole grandi per trasporto
attivo.

Il TRASPORTO ATTIVO si attiva tramite l’intervento di importina ed esportina. L’importina porta dentro le proteine
dal citoplasma al nucleo. è in grado di riconoscere la sequenza di localizzazione nucleare e attaccare la proteina,
portandola all’interno del poro nucleare. L’esportina funziona all’opposto.

L’importina si lega alla proteina, entra nel nucleo dove trova la RAN-GTP. Questa
si lega all’importina facendo si che la proteina legata ad essa si stacchi. A questo
punto il complesso importina-RAN-GTP viene riportato all’esterno. Quando arriva
a livello del citoplasma la GTP viene idrolizzata, staccandosi dall’importina. In
questo modo l’importina è libera di legare nuove proteine. La concentrazione
delle importine all’interno non è elevata perché viene sempre portata fuori
sfruttando la GTP.

Per l’esportina è uguale. L’esportina si lega alla proteina che deve essere portata fuori e a RAN-GTP. Questo
complesso esce con l’idrolisi della GTP. A questo punto stacca proteina e RAN-GDP e ora può tornare nel nucleo per
gradiente.
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Giulia Nardozza
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Nel nucleo entrano i fattori di trascrizione, gli istoni, e le proteine ribosomiali. Le sostanze che vengono portate
all’esterno sono rRNA, tRNA e mRNA.

Solo in caso del nucleo, le proteine mantengono la sequenza segnale perché quando la cellula replica e viene tutto
riversato nel citoplasma, poi le proteine devono essere in grado di tornare all’interno dei neonuclei.

ENTRARE IN MITOCONDRIO

C’è una composizione di 18 amminoacidi per le proteine che devono entrare nei mitocondri. Questo trasporto
avviene grazie alla presenza di proteine che formano canali nelle membrane: TIM e TOM. Inoltre ci sono le HSP70,
proteine che le cellule producono quando sottoposte a shock termico. Queste proteine legano la sequenza segnale
portano la proteina a livello del complesso TOM. A questo punto TOM e TIM si allineano a fare un canale per fare
passare la proteina nella matrice senza passare dallo spazio intermembrana. Una volta che la proteina entra la
sequenza segnale si stacca perché la proteina rimarrà li. Le
proteine della catena respiratoria raggiungono la membrana
perché presentano un'altra sequenza che dice loro di uscire
nello spazio intermembrana (dopo essere entrata nella matrice),
e le dice di arrestarsi nel momento in cui il corpo attraversa il
doppio strato di fosfolipidi.

ENTRARE IN PEROSSISOMI

Permette agli enzimi di entrare nei perossisomi, come le catalasi che scindono l’acqua ossigenata. La
SKL è la sequenza amminoacidica che dice agli enzimi di entrare nei perossisomi. I perossisomi
derivano da parte del RER specializzata (con già dentro alcune proteine perossisomiali), ma all’inizio
non contengono le catalasi che vengono prodotte invece nel citoplasma.

La catalasi è un tetramero, e ciascuna subunità presenta la sequenza segnale per i perossisomi. La


PTS1R si attaca alla catalasi e viene ancorato a una proteina canale del perossisoma. Una volta che
la catalasi è all’interno la sequenza segnale viene tolta perché il complesso rimane solo nei
perossisomi.

RER

Le proteine che entrano nel RER non sono destinate solo all’interno, ma anche alla
secrezione all’esterno della cellula o destinati ad altri organuli come lisosomi o RE
stesso. Presentano una sequenza di localizzazione che viene riconosciuta da un
complesso SRP. L’RSP è un rRNA legato a sei proteine, si lega alla sequenza
segnale. Una volta che si lega blocca la traduzione della proteina. Il legame viene
riconosciuto da un recettore di membrana del RER (SR). Una volta che si lega l’SRP
si stacca e la traduzione della proteina può continuare. La proteina può entrare nel
lume del RER tramite il traslocone, un canale.

Una volta che entra alla proteina vengono legati degli oligosaccaridi, modifica post-traduzionale formati da 14
monosaccaridi: 2 acetilglucosamina, 9 mannosio, 3 glucosio. Questa modificazione post-traduzionale è fondamentale
perché definisce il destino della proteina e controlla la qualità della proteina (3D). man mano che la proteina si
allunga inizia a ripiegarsi e perde due glucosio, quindi modifica l’oligosaccaride. A questo punto le ciaperonine
possono valutare la qualità del ripiegamento. Se è corretto la proteina può continuare il suo processo, se invece non
è corretto vengono ri-aggiunti gli zuccheri per tornare alla situazione di partenza. Questo avviene finchè non è piegato
bene. Per formare i legami disolfuro è necessario un ambiente ossidante che è il lume del RE, quindi questo tipo di
legame si forma solo nel RE.

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Vengono prodotte qui anche le PROTEINE


INTEGRALI DI MEMBRANA, ossia quelle
che attraversano la membrana cellulare.
Queste proteine posseggono una sequenza
di stop che quando si trova nel doppio
strato blocca il movimento della proteina
nella membrana. Ci sono delle proteine
integrali che possono avere le estremità C
ed N terminale che guardano entrambe l’interno o l’esterno della cellula. In questi tipi di proteine entrambe le
sequenze sono messe in posizione centrale così che viene spostata dal centro e non dalle estremità.

Dal RE le proteine raggiungono il Golgi. Da qui possono andare nei lisosomi, essere secreti o tornare al RER. Tutti
questi passaggi avvengono attraverso TRASPORTO VESCICOLARE. Il processo di maturazione ci dice che la proteina
all’interno del Golgi subisce altre modifiche:

- Glicosilazione N: indicato il processo secondo cui è modificata la catena zuccherina attaccata nel RER.
L’oligosaccaride viene modificato nel Golgi.
- Glicosilazione O: indicato il processo attraverso cui vengono aggiunti degli zuccheri alle serine e trionine.

Le cisterne del Golgi maturano, acquisiscono enzimi per reazioni legate alla glicosilazione delle proteine. Una volta
glicosilate si decide il destino della proteina.

Le vescicole che originano dalle cisterne intermedie tornano indietro, mentre la faccia trans manda proteine solo
fuori. Le proteine integrali di membrana vengono poste attraverso la membrana del RER, e poi tramite formazione di
una vescicola del RER si fonderà alla membrana.

il sistema vescicolare è coinvolto nella formazione dei lisosomi. I lisosomi contengono enzimi digestivi. Queste
vescicole si formano nel Golgi e sono importanti per endocitosi e fagocitosi. I lisosomi hanno pH acido (5.3) perché
hanno le pompe protoniche. Per fare entrare le proteine nei lisosomi viene aggiunto un mannosio 6-fosfato.

ESOCITOSI

Meccanismo tramite cui le vescicole che si staccano dalla faccia trans del Golgi liberano i loro contenuti all’esterno
fondendosi con la membrana cellulare. Le vescicole sono delimitate da una membrana simile alla cellulare. All’interno
ci sono le sostanze che devono essere secrete. Quando le vescicole entrano in contatto con la membrana si fondono
con essa e liberano i loro contenuti all’esterno.

Distinguiamo due tipi di esocitosi:

- SECREZIONE COSTITUTIVA: avviene in tutte le cellule, sempre e senza intervento di stimoli esterni. Es:
secrezione di collagene dai fibroblasti.
- SECREZIONE REGOLATA: avviene solo in seguito a uno stimolo specifico, come un segnale ormonale. Sulla
membrana cellulare troviamo un recettore che riconosce un ligando. Causa una serie di segnali (trasduzione
del segnale) che dicono alla cellula di portare all’esterno il contenuto delle vescicole tramite la secrezione.
Es: le cellule beta del pancreas rilasciano insulina quando i livelli di glucosio sono alti.

ENDOCITOSI

Porta all’interno molecole all’esterno della cellula. La membrana cellulare va incontro a invaginazione, che permette
alle vescicole di incorporare quello che c’è all’esterno e portarlo dentro.

L’endocitosi può essere mediata da recettori, che devono essere attivati. Ad esempio l’assorbimento del ferro. Il ferro
è associato alla transferina, e il complesso viene riconosciuto dalle cellule. La membrana si invagina per accogliere il
ferro. Poi la vescicola di solito si fonde con i lisosomi per far distaccare il ferro dalla trasferina. Questo ora può essere
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liberato nel citoplasma, mentre la vescicola torna sulla membrana, buttando la trasferina all’esterno della cellula. È
un modo per riciclare la trasferina. L’EGF invece si lega al recettore di membrana. Il legame induce la cellula alla
duplicazione. È un messaggio importante perché controlla la divisione. Una volta attivato il recettore, questo viene
eliminato mediante endocitosi, per essere degradato dai lisosomi. Molti tumori sono dovuti a un’alterazione del
funzionamento di queste proteine, quindi si accumulano sulla membrana i recettori.

Può essere COSTITUTIVA ad esempio in caso di LDL. Troviamo trigliceridi, colesterolo esterificato e proteine. Il
colesterolo esterificato è altamente idrofobico quindi si trova dentro la micella. L’LDL è assorbito con endocitosi dai
recettori. I recettori che slegati sono lontani, quando si legano i recettori si
avvicinano e quindi si origina il processo di endocitosi. Nella zona che forma
la vescicola si trovano delle proteine, che rivestono la membrana. Il tipo di
rivestimento della vescicola ne definisce il loro destino. La vescicola si stacca
dalla membrana tramite una proteina, la dinamina, che unisce i lembi
rimanenti per staccare la vescicola.

Le vescicole sono rivestite da specifiche proteine che determinano la destinazione della vescicola. Abbiamo:

- Clatrina: dà struttura sferica alle vescicole, forma una struttura a nido d’ape. Ricopre quasi tutte le vescicole
e regola il traffico verso i lisosomi.
- COP I: traffico tra Golgi e RE
- COP II: traffico tra RE e Golgi.

Ci sono lisosomi primari e secondari. I primari contengono enzimi digestivi. I secondari invece sono primari che si
sono fusi con altre vescicole derivanti da endocitosi.

La fagocitosi ed autofagia sono processi che portano nella cellula


oggetti molto grandi. È un’endocitosi diversa perché la vescicola si
forma tramite estroflessione di fillopodi che avvolgono il batterio
all’esterno. L’autofagia avviene quando un organello non svolge
più la sua funzione. Può digerire un organulo. È fondamentale
perché definisce lo stato di invecchiamento del nostro corpo:
quando invecchiamo c’è meno autofagia e quindi le cellule non
riescono a rinnovarsi in modo efficiente. La pinocitosi invece è una
particolare endocitosi che si riferisce a una fase acquosa.

Le proteine SNAREv e SNAREt si trovano le prime intorno alle vescicole, le altre sulla struttura target. La vescicola si
sposta solo dove riconosce le proteine in modo specifico.

MITOSI

Durante il ciclo cellulare la cellula si accresce, duplica il suo materiale genetico e si divide in due cellule figlie che
contengono lo stesso materiale genetico. Possiamo dividere il ciclo cellulare in più fasi:

- G0: la cellula decide cosa fare. È una fase di arresto momentaneo o permanente. È molto breve. La decisione
di arrestarsi o meno dipende dalla presenza di nutrienti adeguati e ossigeno. Inoltre è una fase definitiva
nelle cellule terminalmente differenziate come i neuroni o le fibre muscolari.
- G1: la cellula cresce di dimensioni e produce ciò di cui ha bisogno per poter replicare in modo corretto il
proprio genoma, quindi abbiamo intensa attività traduzionale. Al termine di questa fase c’è il primo
checkpoint in cui la cellula si assicura di avere tutto il necessario per iniziare la sintesi.
- S: duplicazione del DNA. Raddoppiano i centrosomi, così come i centrioli e il materiale genetico. Il DNA
replica con modalità semiconservativa. È la fase più lunga del ciclo perché la cellula deve assicurarsi di
replicare fedelmente il DNA. Esistono dei farmaci che possono essere usati in laboratorio per bloccare le DNA
polimerasi e arrestare la cellula in fase S.
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- G2: è relativamente corta, ha lo scopo di preparare la cellula a svolgere la mitosi. In questa fase vengono
sintetizzate gran parte dei microtubuli per il fuso mitotico. In questa fase troviamo il secondo checkpoint in
cui si verifica che il materiale genetico sia stato duplicato correttamente. Se ci sono errori la cellula si arresta
e tenta di ripararli, se irreparabili la cellula va in apoptosi.
- M: una serie di fasi che permette divisione equa e corretta del patrimonio genetico. Termina con la
formazione di due cellule figlie identiche. La mitosi è la divisione nucleare, mentre la citodieresi la divisione
citoplasmatica. Alla fine della mitosi abbiamo un ulteriore checkpoint per verificare che i cromosomi si siano
attaccati correttamente al fuso e vengano quindi divisi equamente i cromatidi.

Con il termine interfase si dicono le fasi G1, S e G2, ossia tra una mitosi e l’altra. la durata di queste fasi non è
costante ma dipende dal tipo di cellule, in particolare la fase G1: è molto corta nelle cellule embrionali (devono
replicare in continuazione per formare subito un individuo dotato di molte strutture anatomiche), mentre è molto
lunga ad esempio nei fibroblasti (10h).

La divisione consiste nella fase mitotica e citodieresi. La mitosi per poterla descrivere la dividiamo in fase:

- PROFASE: si deve formare il fuso mitotico. I centrioli che si sono replicati si devono spostare ai poli opposti.
A questo punto danno origine ai microtubuli del fuso mitotico e astrali. Gli astrali sono quelli che vanno
verso la membrana cellulare e formeranno il citoscheletro delle cellule figlie. I microtubuli del fuso mitotico
sono distinti in interpolari (stanno ai due poli e non hanno legami con i cromosomi) e cinetocori (sono
direttamente coinvolti nel separare i cromatidi fratelli). La cromatina si inizia a condensare per formare i
cromosomi. Questo avviene perché c’è un complesso ciclochinasico, complesso proteico in grado di avere
attività chinasica (possono fosforilare le proteine), che è un messaggio per dire alla cromatina di condensare.
- PROMETAFASE: si dissolve l’involucro nucleare. Avviene grazie a una chinasi CDC2 che va a fosforilare le
lamine. Questo è il messaggio per dire all’involucro nucleare di disgregarsi e formare vescicole da mandare
nel citoplasma. A questo punto i cromosomi instaurano legame con i microtubuli cinetocorici a livello del
centrosoma. L’aggancio può avvenire all’estremità + o lungo il microtubulo (in questo caso scivolano lungo la
struttura a raggiungere l’estremità +).
- METAFASE: i cromosomi raggiungono il massimo grado di condensazione lungo il piano equatoriale della
cellula. Vanno a livello del piano equatoriale perché il centrosoma è in grado di legarsi ai microtubuli sia
provenienti dal centriolo dx sia sx. così si dispongono sul piano equatoriale. Si forma la piastra metafasica.
- ANAFASE: vengono separati i cromatidi fratelli per avvicinarsi ai due poli. L’anafase è regolata dal
complesso APC, che è in grado di fosforilare una proteina che prende il nome di sicurina, che ha la funzione
di bloccare le separasi (enzima capace di separare i cromosomi fratelli). Fosforilandola perde la sua funzione,
quindi permette di esprimere la separasi.
 A: fase iniziale quando i cromosomi iniziano a migrare ai poli opposti
 B: quando i microtubuli interpolari iniziano ad allungarsi, quindi i due poli si separano sempre più
permettendo migliore separazione
I microtubuli cinetocori invece si accorciano, facendo si che i cromosomi vengano tirati dai poli opposti. Per
accorciarsi il microtubulo perde i dimeri di tubulina.
- TELOFASE: si formano i due nuclei. Per far ciò si deve riformare l’involucro nucleare e la cromatina inizia a
decondensarsi.

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Nei vetrini si vedono le fasi. Sono colorati con l’ematossilina-eosina, e va a colorare il DNA di viola (ematossilina è
basica), e il citoplasma di rosa (eosina è acido). Con il microscopio a fluorescenza invece si colora con il DAPI il DNA
(azzurro), mentre i tubuli con il verde.

La citodieresi avviene a livello del piano equatoriale. Si forma un anello di actina che crea una costrizione del
citoplasma e determina la separazione delle due cellule. I mitocondri si dispongono in modo uniforme nelle due
cellule, non si sa perché.

MEIOSI

RIPRODUZIONE SESSUATA. Crea variabilità genetica perché il nuovo individuo deriva dall’unione di due gameti:
spermatozoo e cellula uovo. Queste cellule hanno patrimonio diverso da quello delle cellule madri. Questa
riproduzione è stata avvantaggiata perché si crea variabilità genetica, dovuta a un processo di rimescolamento di
informazione genetica. È meglio perché per l’evoluzione della specie gli individui che si adattano meglio all’ambiente
sono favoriti. Il fenotipo può essere modificato dall’ambiente ma non può essere trasmesso alla prole. Con il
riassortimento genetico è più probabile che si avrà un individuo più adattabile all’ambiente e che sarà promosso a
riprodursi, quindi verrà selezionato.

La meiosi è il processo che produce i gameti. Avviene a livello delle gonadi, dove abbiamo delle cellule staminali
(ovogoni e spermatogoni) in grado di andare in contro al processo di meiosi. Quando spermatozoo e uovo si
incontrano danno origine a un nuovo individuo.

La meiosi consiste in due divisioni meiotiche che avvengono una dietro l’altra (senza interfase). Le modifiche
importanti avvengono durante la profase della meiosi 1. Viene divisa in sottofasi:

- Leptotene: la cromatina si condensa in cromosomi. gli omologhi vanno a legarsi con l’involucro nucleare
grazie ai telomeri.
- Zigotene: gli omologhi si appaiano e si forma una struttura che prende il nome di complesso sinaptonemale,
come una cerniera che unisce gli omologhi (si sono delle zone elettrodense visibili al microscopio). Questo è
indispensabile per il crossing over, il rimescolamento dei cromosomi omologhi.
- Pachitene: avviene il crossing over. C’è scambio fisico di materiale genetico. Alla fine del processo il prodotto
è un cromosoma materno che porta parte del patrimonio paterno e viceversa.
- Diplotene: scompare il complesso sinaptonemale. Si vedono i chiasmi, i punti in cui avviene lo scambio
genetico.
- Diacinesi: si frammenta l’involucro nucleare e si prepara la metafase. La tetrade di cromosomi
si pone in piastra metafasica, i cromosomi materni e paterni si distribuiscono quindi in modo
casuale da un lato piuttosto che dall’altro.

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La meiosi 2 è una mitosi normale, che serve a separare i cromatidi fratelli. La meiosi è un processo che non è
infallibile, può capitare che i cromatidi fratelli non si separino.

La meiosi è responsabile di spermatogenesi e ovogenesi.

SPERMATOGENESI. Inizia da cellule staminali che sono gli spermatogoni. Sono cellule diploidi. Quando iniziano la
meiosi diventano spermatocita primario. Dopo la meiosi 1 le cellule hanno cellule diploidi in cui è avvenuto crossing
over e riassortimento casuale, e prendono il nome di spermatocita secondario. Dopo la meiosi due abbiamo gli
spermatidi, cellule di spermatozoi ma tondeggianti, devono maturare e dare origine alla morfologia corretta degli
spermatozoi. La struttura degli spermatozoi è specializzata per la sua funzione: nella testa abbiamo un grande
lisosoma che è l’acrosoma contenente enzimi per la fecondazione. Deve superare la zona pellucida della cellula
uovo, un glicocalice altamente specializzato che riconosce lo spermatozoo della stessa specie. Quando gli enzimi
escono la zona pellucida viene degradata e permette allo spermatozoo di entrare e liberare il patrimonio genetico.
Sempre nella testa abbiamo il nucleo che è in una forma molto condensata, più dell’eterocromatina, dovuta alla
presenza di protoammine, proteine altamente basiche in grado di compattare il DNA. Nello spermatozoo c’è un
flagello che lo fa muovere e permette di arrivare all’uovo.

Il flagello è formato da microtubuli che danno origine all’assonema. È formato da 9 coppie di microtubuli più una
coppia centrale. Anche in questo caso abbiamo microtubulo A interno e microtubulo B esterno. Lungo il flagello
abbiamo una regione centrale definita guaina mitocondriale. Abbiamo tanti mitocondri qui per fornire ATP per
compiere i movimenti del flagello.

OVOGENESI. Quando l’ovocita decide di andare in meiosi diventa primario. La meiosi 1 dà origine a una cellula più
grossa con corpo globulare. In questo caso la citodieresi non avviene in modo equilibrato, quindi arrivano due cellule
una grande e una piccola. Uno è la cellula uovo, gli altri globuli polari, cellule di piccole dimensioni che vanno in
contro a morte. A seguito della meiosi 2 si ottiene una cellula uovo e 3 globuli polari. La morfologia è molto diversa
dallo spermatozoo, assomiglia a una cellula non specializzata. ha una specializzazione particolare: contiene tutte le
sostanze nutritive per lo sviluppo dell’embrione, detto vitello. La divisione del citoplasma avviene in modo
asimmetrico. Dall’ovogenesi possono derivare tre tipi di cellule uovo:

- Microlecitica: contiene poco vitello. È tipico del mammifero che avendo già la placenta che dà nutrimento
non ha bisogno di grandi quantità di vitello.
- Mesolecitica: contiene più vitello rispetto la microlecitica. È tipica degli anfibi.
- Macrolecitica: tanto vitello, tipico di uccelli e rettili.

La maturazione degli ovociti non avviene in maniera continua. Nell’embrione femminile l’ovocita va incontro a
maturazioni arrivando ad essere un ovocita primario, poi si arresta e non se ne produrranno più. La maturazione si

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arresta in diplotene per diversi anni, e il DNA forma i cromosomi a spazzola che sono parzialmente decondensati e
possono essere trascritti. Questi servono perché nella cellula uovo va prodotte sostanze per l’accrescimento
dell’embrione, e si chiama vitello. La maturazione si conclude quando la femmina raggiunge la maturità sessuale,
quando un ovocita al mese riprende il processo meiotico.

FECONDAZIONE. Intorno la cellula uovo è presente una zona pellucida, un glicocalice specializzato. Quando arriva lo
spermatozoo questo viene a contatto con il glicocalice, se è della stessa specie stimola lo spermatozoo a rilasciare
l’acrosoma. Il contenuto sono una serie di enzimi che degradano le molecole della zona pellucida che permette alla
testa dello spermatozoo di entrare. L’attacco tangenziale della testa alla cellula uovo stimola la reazione acrosomale,
ossia la reazione per cui lo spermatozoo fa uscire ioni calcio che rendono la cellula uovo impermeabile ad altri
spermatozoi, così da evitare la polispermia. Lo spermatozoo porta solo il proprio patrimonio genetico, quindi tutto il
resto deriva dalla madre. La cellula uovo durante il periodo di ovogenesi può essere facilmente mutata.

Dopo la fecondazione l’unione tra spermatozoo e cellula uovo lo chiamiamo zigote. Da qui inizia lo sviluppo
embrionale che porterà all’origine di un individuo capace di vita autonoma. Lo sviluppo embrionale si può dividere in
diverse fasi:

- SEGMENTAZIONE: studiamo quella dell’uovo microlecitico (con quantità di vitello minore possibile), che è
la più semplice. Lo zigote si divide tramite prima mitosi, ma la citodieresi non è equa, quindi distinguiamo il
polo animale (regione contenente il nucleo) e il polo vegetativo (contenente nucleo e il vitello). Dalla prima
segmentazione tra i due poli otteniamo due blastomeri. Questi si dividono ulteriormente con un piano
perpendicolare rispetto alla prima segmentazione, dando origine a 4 spicchi di mela. Da qui si ottengono 4
blastomeri, cellule staminali totipotenti che si differenzieranno in ogni tipo di tessuto. Successivamente i 4
blastomeri si dividono in due sul piano equatoriale, dando origine a un ammasso di 8 blastomeri chiamato
blastula. La blastula è formata da una cavità interna chiamata blastocele, circondata da blastomeri. Se si
formano due blastoceli allora si avranno due gemelli omozigoti.
- GASTRULAZIONE: si intende il processo dove dalla blastula si ottiene la gastrula, una struttura embrionale
formata da tre foglietti chiamati ectoderma (esterno), mesoderma, endoderma (più interno). Nell’uovo
microlecitico avviene tramite invaginazione della blastula. In una regione tra polo animale e vegetativo
chiamata blastoporo, la blastula si spinge all’interno. La parte di blastomeri che si spingono all’interno sono
dell’endoderma, mentre le altre sono esoderma. Durante l’invaginazione a livello del blastoporo si staccano
alcune cellule e si interpongono tra i due foglietti, e daranno origine al mesoderma. Nel corso dello sviluppo
embrionale gli strati danno origine a diversi tipi di tessuti. Il nervoso dall’ectoderma, i connettivi e muscolari
dal mesoderma, mentre gli epiteliali di rivestimento e ghiandolari da tutti e tre.
- Neurulazione
- Organogenesi

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