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FEDRO

Il merito di Fedro è l’essere stato il primo favolista latino, egli ha scritto solo favole, prima di lui anche nel mondo latino
ci sono stati esempi di favole, ma una tantum cioè all’interno di una grande produzione come ad esempio quella di
Ennio, possiamo trovare una favola, oppure abbiamo Orazio che scrisse la favola del topo di campagna e del topo di
città, molto lunga a differenza di quelle di Fedro, caratterizzate dalla brevitas. Nella favola di Orazio i topi pian paino
diventano magicamente umani, simboleggiano l’abitante della città e l'abitante della campagna, quindi vengono
contrapposti due mondi.
In Fedro abbiamo la brevitas perché la sua composizione era volta all’insegnamento, infatti poche parole si imprimono
di più nella mente di chi ascolta, un discorso più ampio rischierebbe invece di far perdere l’attenzione. Il suo modello
è stato Esopo, ma egli utilizzò la prosa, invece Fedro ha utilizzato la poesia, e precisamente il senario giambico, verso
usato dalla commedia; la favola aveva qualcosa in comune con la commedia, cioè situazioni spiritose che fanno
sorridere.
Quindi Fedro non è stato l’inventore della favola, perché l’inventore è Esopo, ma è stato un suo grande erede nel
mondo latino, non è stato il primo della letteratura latina, ma è stato l’unico a scrivere solo favole, ha composto 5 libri,
per un totale di 100 favole.
Fedro è stato uno schiavo, come Esopo, avevano lo stesso pensiero, il loro pessimismo era uguale, ma come avviene
per tutta la letteratura latina, Fedro non lo ha imitato ma lo ha emulato, allora troveremo delle differenze come la
varietas.
Fedro si trova tra l’impero di Ottaviano e quello di Tiberio, nacque in Macedonia e venne a Roma da schiavo, ne fu
riconosciuta la sua cultura e grazie ad essa fu liberato da Ottaviano, cominciò a insegnare ai fanciulli, ed ecco perché
si è dato alla favola, utilizzava un linguaggio semplice, con prevalenza della paratassi però comunque non rinuncia
all’elaborazione stilistica perché è un uomo di cultura.
Viene anche perseguitato da Seiano, perché fu urtato dal carattere satirico di alcuni componimenti, lo fece processare
e condannare.
Sia Esopo che Fedro hanno denunciato le cose che ai loro tempi non andavano bene, ma con la consapevolezza di non
poter cambiare la situazione e che al debole resta solo la rassegnazione, perché essendo due schiavi l’hanno provato
sulla loro pelle, erano considerati strumenti parlanti, la loro sembra la poetica della rassegnazione.
Le favole hanno delle morali, si possono trovare esempi negativi e positivi, i protagonisti spesso sono animali, simboli
degli atteggiamenti umani. Fedro unisce l’utile al dolce, perché fa sorridere e allo stesso tempo da un insegnamento,
mette insieme il carattere ludico e il carattere realistico.
Varietas e brevitas sono i capisaldi della sua poesia, ma la brevitas era anche di Esopo, la varitas è solo sua. La varietà ha
l’intento di superare gli schemi ripetitivi della favola animalesca e la troviamo in alcuni suoi libri, dove oltre agli animali compaiono
altri personaggi come Esopo, Socrate, divinità come Giove, Giunone, personaggi mitologici; troviamo storie realistiche, come la
storia della vedova e del soldato, un soldato, invaghitosi di una vedova che da giorni vegliava nel sepolcro la salma del marito,
viene meno ai suoi compiti e si vede sottrarre le spoglie di uno dei tre ladri a cui doveva fare la guardia. per non farlo incorrere in
una punizione la donna, conquistate dalle attenzioni di lui, gli suggerisce di sostituire la salma rapita con quella del marito. Poi il
peccato successe alla virtù conclude Fedro. Questo tipo di favola è un esempio negativo.
Come già detto l’emulazione non si esercita solo nell’ampliamento dei contenuti ma anche nella scelta di utilizzare uno stile
semplice ma allo stesso tempo elaborato artisticamente.
Altro esempio dell’applicazione della brevitas è l’illustrazione dei detti proverbiali.
Come in Esopo, la visione della vita coincide con quelli esclusi dal potere. Fedro dice che le sue favole sono esopiche ma non sono
di Esopo, cioè le ha rielaborate e ci ha lavorato.
Le loro favole hanno carattere satirico e più che colpire il vizioso colpiscono il vizio perciò Seiano si è infuriato, perché
probabilmente si è ritrovato in quel vizio. Fedro è consapevole della carica di protesta sociale insita nel genere, egli
precisa di non aver mai avuto intenzione di attaccare personalmente qualcuno.
La morale è spesso pessimistica e amara con la constatazione che vale la legge del più forte e che i deboli devono
imparare a stare a loro poto cercando con astuzia e prudenza di difendersi dalla prepotenza e dall’ingiustizia.
Di grande importanza è anche la favola dell’asino, che rappresenta la povera gente, e qui vediamo che la morale è
rinunciataria con la consapevolezza che non è possibile porre rimedio al male e contrastare i potenti, ma vale la legge
del taglione, che prescrive di rendere male per male.

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