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Appunti (generali)

• IV secolo: declino teatro classico (Sofocle-Euripide — tragedia) e avvento del genere della commedia
(Aristofane commedia “antica”- Menandro commedia “di mezzo” , secondo i grammatici
alessandrini). Nel passaggio dalla prima alla seconda si veri cano una serie di mutamenti
drammaturgici e contenutistici:

1. Viene introdotto il prologo informativo (per far cogliere al pubblico la trama)


2. Il coro perde la sua centralità
3. La parabasi scompare (momento che il poeta si riservava per parlare di temi di attualità; essendo
cambiate le condizioni politico-sociali, non è sentita la necessità di un riferimento alla vita della
poleis)
4. Si de nisce questo tipo di composizione “commedia borghese” (rappresentazione di scenari
“ordinari”)
5. Vengono meno commenti satirici di natura politica
6. Le trame sono legate a tematiche introspettive
7. Interesse per la caratterizzazione etica dei personaggi

Aristofane Menandro (commedia nuova)

Primato della parola (scenogra a verbale) Primato alle peripezie e agli intrecci delle vicende

Riferimenti alla realtà attuale politica La Polis è crollata sotto la potenza macedone in ascesa, si
apre così il momento delle "cosmopolis" e l'uomo si ritrae
dalla vita politica rifugiandosi in sé e nella sfera domestica
e sentimentale
Commedia politica (satira grottesca) Commedia borghese alimentata da un senso di lantropia
e solidarietà umana
Personaggi sempre diversi (policromia stilistica e Schemi ssi, convenzioni sceniche e linguaggi verosimili
linguistica)

• Teatro ad Atene nel V secolo:


- politico (legato alla vita politica della Polis)
- pedagogico (non è pura evasione ma occasione di insegnamento)
1. Commedia : caricatura della realtà; valenze ideologiche immediate; focus sull'uomo comune; risata
come elemento che invita a ri ettere sui valori dell’esistenza
2. Tragedia : vincolata alle tematiche mitologiche; riferimento alla realtà legato ad un linguaggio
simbolico mediato dal riferimento al mito; celebra l'epopea degli eroi

“Aiace”
(Sofocle 445 a.c)

Trama: Achille morto; Agamennone e Menelao (capi esercito greco) af dano le armi ad Ulisse. Aiace,
amico di Achille e re di Salamina, pensa che la guida gli spetti di diritto. Il dramma si apre con la furia
di Aiace accecato da Atena. Credendo di in erire sui suoi compagni, Aiace massacra i buoi e i montoni
degli Achei. La dea esorta Ulisse ad appro ttare della situazione per consumare la sua vendetta, ma
Ulisse ri uta, non volendo in erire, e appro ttandone per dar voce al pensiero sofocleo riguardo alla
condizione dell'uomo e alla sua sorte ef mera. ornato in sé, e pieno di vergogna, Aiace decide di
riscattare il suo onore e la reputazione con il suicidio, che gli avrebbe garantito il κλέος (kléos, la gloria
imperitura dopo la morte). Tecmessa, la sua compagna, tenta di dissuaderlo. L'eroe nge di acconsentire
e si ritira in un bosco presso la riva del mare. Teucro, fratello di Aiace, lontano dall'accampamento per
una missione di guerra, tenta di impedire la sua morte: ha saputo da un oracolo che se il fratello fosse
rimasto chiuso nella sua casa sarebbe scampato alla collera degli dei. Tuttavia il messaggero da lui
inviato arriva troppo tardi: Aiace, in solitudine, si dà la morte.
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Paduano:
1. “Fou rire” come rappresentazione indiretta della follia
2. Si dice che la sua follia sia il risultato dell’empietà commessa un tempo contro Atena
3. Diffusa opinione che Atena rappresenti l’incarnazione e la metafora dei fantasmi interiori del
personaggio, come l’orgoglio

“Eracle"
(Euripide 420 a.c)
Trama: Eracle (eroe e semidio, corrispondente alla gura di Ercole nella mitologia romana; glio di Zeus
e Alcmena) è impegnato nella sua ultima fatica contro Cerbero, uno dei mostri a guard degli inferi su
cui regnava il Dio Ade. Eracle è assente da Tebe e Lico, appro ttando del vuoto di potere, si
impadronisce del trono e si appresta a fare strage della famiglia di Eracle. A nulla servono le lamentele
dei tebani (interpretati dal coro) contro la minaccia di Lico di togliere la vita a Megara (moglie di
Eracle), i suoi gli ed il padre di Eracle An trione (quest’ultimo inoltre rivendica la paternità sull’eroe) .
Quando ogni speranza sembra perduta giunge Eracle che ha portato Teseo fuori dagli inferi nel corso
della lotta contro Cerbero. Accecato dall'ira uccide Lico. Era (dea del matrimonio e fedeltà coniugale),
nemica di Eracle, invia la sua messaggera Iris e Lyssa (personi cazione della follia e della rabbia) per far
impazzire l'eroe ed indurlo ad uccidere i suoi stessi gli; Eracle stermina la moglie ed i suoi gli
credendogli la famiglia del suo stesso nemico Eurìsteo (che gli aveva imposto le fatiche). Atena giunge in
tempo per salvare an trione e ferma Eracle lanciandogli un masso sul petto, per poi legarlo alle colonne
del suo palazzo.l'eroi si sveglia in catene in preda all'amnesia ed an trione gli mostra i cadaveri
svelandogli che lui stesso era stato arte ce del massacro. Rinsavito, Eracle medita il suicidio ma alla ne
si lascia persuadere ad accettare l'esistenza e seguire ad Atene l'amico Teseo (accetta la puri cazione di
Teseo convincendosi che la sua più grande prova sia proprio la sopportazione della vita con la
cognizione del misfatto compiuto).

Paduano: Maggiore attenzione di Euripide per i sintomi e la manifestazione della follia (occhi stravolti,
silenzio improvviso, bava alla bocca, folle risata) =/ Aiace di Sofocle si prospettava come conseguenza
della violenza e dell’odio. In Euripide sono i gesti nel vuoto dell'eroe che suscitano il riso dei servi e
quindi il riso diventa la reazione speci ca all'alterità del pazzo.i segnali della sanità mentale ritrovata
sono il suo approccio affettuoso nei confronti del padre An trione e le sue domande che rivelano la
totale ignoranza e straniamento rispetto all’accaduto.

“Teodicea”
(Euripide)

Sofocle (Aiace) Eracle (Euripide)


Atena : intervento nei confronti dei suoi protetti senza Era: non presente sulla scena ma rappresentata dalla sua
momenti etici messaggera; ha una diretta nalità distruttiva nei
confronti del protagonista
Aiace: gli eccessi del protagonista si radicano nel suo Eracle: la follia assume un carattere autonomo poiché è
comportamento e nel suo carattere indotta da Era (le colpe sono ridotte rispetto ai meriti di
civilizzatore)

• La tragedia si compone in due parti:


1. Persecuzione subita dalla famiglia di Eracle ed il racconto di tutte le sue fatiche per il bene
dell’umanità —> la prima parte alla funzione di creare il mito di Eracle facendo emergere il
carattere bene co delle sue fatiche nei confronti dell'umanità; Eracle vanta i meriti del civilizzatore.

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2. Coinvolgimento più diretto dell'eroe (volontà di suicidio; rappresentazione del rapporto
problematico con le divinità e la scelta in favore di An trione rispetto alla paternità divina di Zeus.
Eracle compie la sua scelta tra la paternità divina e quella umana)

- Importanza decisiva di Teseo : oppone al proposito suicida di Eracle l'osservazione che anche gli dei
hanno commesso colpe paragonabili a quelle involontarie di Eracle
- Il bisogno di un mondo puri cato arriva a minacciare le fondamenta della stessa tragedia—> si
afferma, a riempire il vuoto valoriale, l'importanza delle relazioni umane (nella rievocazione della sua
vita, Eracle sceglie di riconoscere la paternità di an trione)
- Contrapposizione tra la positività di Eracle e la negatività di Era (problema della Teodicea)

Conclusione: la sventura di Eracle è dovuta al fatto che la personalità forte o diversa crea tornasse
dif denza che porta a riconoscere in queste personalità una sorta di devianza o follia—> il protagonista
non è folle ma è stato indotto alla follia dalla divinità che teme la sua personalità.

“Hercules Furens”
(Seneca)
riscrittura della tragedia di Euripide
Seneca Euripide
Giunone: motiva la sua azione persecutoria nei confronti Era
dell'eroe; manifesta la sua frustrazione per le infedeltà di
Giove (Zeus) e per questo non si dichiara sua sposa,
rivolgendo la sua rabbia contro Ercole—> sceglie di
ricorrere allo strumento della pazzia che convoglierà la
forza dell'eroe ai suoi stessi danni.
Lico: avanzò la proposta di matrimonio alla moglie di Lico: vuole semplicemente uccidere la famiglia di Eracle
Ercole poiché considera morto l'eroe e, visto il ri uto di
Megara, scon na nella rabbia
Ercole: si af da al protagonista la percezione Eracle: —> intervento della divinità Atena —>
dell'insorgere della follia (dopo aver ucciso Lico, prepara rinsavimentoe —>puri cazione di Teseo . Eracle è inoltre
un sacri cio a Giove ma a seguito della preghiera incosciente della propria alienazione mentale e follia.
percepisce l'improvvisa alienazione). La follia del
protagonista ha un carattere allucinatorio ed il
rinsavimento è laicizzato
RIBADITO IL CARATTERE ESTRINSECO DELLA PURIFICAZIONE + SOVRAVVIVE CON LA
FOLLIA CONSAPEVOLEZZA

“Baccanti”
( Euripide 406 a.c)
Trama: Dioniso (Dio del piacere sico, mentale, del teatro) nato dall’unione tra Zeus e Semele (donna
mortale). Le sorelle di Semele e Penteo, suo nipote ( glio di Agave), diffusero la voce che Dioniso non era
glio di Zeus —> negazione della natura divina di Dioniso
Nel prologo della tragedia la divinità afferma di essere scesa tra gli uomini per convincere debiti e la sua
reale natura; insinua il germe della follia in tutte le donne della città le quali fuggono sul monte Citerone
a celebrare riti in su onore, diventando così baccanti (devote a Bacco). Penteo ri uta il culto E nel corso
della tragedia lo contrasterà attivamente.

- tematica della follia pervasiva e osmotica, viene declinata in diversi modi:


1. Follia di Penteo: si oppone a Dioniso —> follia= opposizione alla divinità . Penteo viene aggredito
da Tiresia , un indovino cieco, che gli annuncia la sua follia e sviluppa una disamina della ragione
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umana e del suo ruolo sociale non che presenta il culto come tradizione nonostante sia
effettivamente nuovo. Penteo non si lascia persuadere ad abbracciare il culto e fa imprigionare lo
stesso Dioniso, che si lascia prendere, ma poi scatena un terremoto che gli permette di liberarsi. Per
vendicarsi, scatena contro di lui l'ira delle baccanti ritirate sul monte e rese folli. Dioniso lo convince
ad andare sul monte con lui e a traversarsi da donna per non essere riconosciuto ma in questa
circostanza si trova sopraffatto da uno Stato allucinatorio durante il quale viene consegnato alla furia
delle baccanti. Agave si scaglia contro il glio Penteo e nel culmine della follia estasica dionisiaca
mozza la testa a suo glio, che lei porta come un trofeo vedendola come una testa di leone. Cadmo si
accerta della ritrovata autocoscienza della donna, che nota la testa del glio senza sapere di averlo
ucciso lei, a questo punto l'esperienza dionisiaca è cancellata dalla sua mente.
2. Follia indotta da Dioniso nelle baccanti: all'inizio le donne sono in grado di far sgorgare vino, latte e
miele dalla roccia ma poi vengono colpite da momenti di furore dionisiaco in cui si scagliano
aggressivamente su bambini di villaggi circostanti.
3. Follia dionisiaca: oltre alla follia intesa come opposizione agli dei c'è anche la follia istituzionalizzata
data dall'esaltazione collettiva promossa dal culto dionisiaco stesso —> ambivalenza rituale

Secondo Paduano, il dionisismo è esso stesso sede di “coincidentia oppositorum” (es. pace - violenza /
uomo-animale / maschio-femmina). Uno degli architravi semantici della tragedia è la convergenza tra
punizione e conversione intrinseca al culto; l'iniziazione degli adepti, proprio in virtù dell'ambiguità del
culto, si confonde con la loro punizione a causa di un comportamento colpevole (ad esempio il fatto
stesso di rinnegare il culto).c'è quindi una convergenza strutturale tra conversione e punizione.

“La commedia greca”

Nella commedia viene meno la concezione della follia come sopraffazione violenta del Dio sull'uomo,
giusti cata o meno da una sua colpa.

• L'eroe comico di Aristofane si fa Dio lui stesso (ad esempio in "pace" e "uccelli") perché segnato da un
desiderio di ogni potenza
• La follia dei personaggi di Aristofane sta nel voler attuare cose inattuabili (come l'abolizione della
guerra, il governo delle donne —> follia - utopia )

Aristofane: nasce ad Atene nel 445 a.C., vive durante la guerra del Peloponneso (431-404 a.C. - ha 14
anni quando scoppia) e debutta in teatro a 18 anni. La guerra si conclude con la disfatta di Atene,
Sparta detta condizioni rigidissime di pace e la democrazia viene affossata dai "30 tiranni" nché degli
esiliati lottano contro il regime. Dal 404 continua ad esistere come Polis ma la sua centralità politica
inizia tramontare e dal 400 al 371 a.C. vigile egemonia spartana no alla svolta segnata dall'avvento
macedone.

“Le vespe”
(422) :
- Filocleone: colui che ama Cleone —> si tratta di un nome evocativo poiché per Aristofane
rappresenta un politico ingiusto
- Bdelicleone : colui che odia Cleone
Trama: Filocleone ha una passione per i processi di tribunale e passa le sue giornate come giudice alle
giurie popolari. Il glio lo relega alla sfera domestica (l’atteggiamento del protagonista è una sorta di
rivalsa contro la marginalizzazione subita nella sfera familiare dal glio, che appro tta della vecchiaia
del padre per assumere la guida della famiglia) e tutti i tentativi di fuga falliscono, nonostante gli
interventi degli amici detti "le vespe" (simbolo dell'irascibilità del popolo ateniese e dei giurati).il glio
cerca di mostrare al padre la sordità del suo comportamento e organizza una sorta di tribunale
domestico ergendosi a medico di suo padre e cercando di educarlo ad atteggiamenti più composti ed
ordinati.

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• Aristofane mette in scena la sua antipatia per i tribunali
• La mania del protagonista rientra nel desiderio di ogni potenza che è la cifra poetica e teatrale di
Aristofane
• La de nizione clinica della pazzia del protagonista è data dei rimedi usati per curarla (falliti i quali il
vecchio viene chiuso in casa ed il piacere di cui viene privato è quello di esercitare il potere)

“Dyskolos”
(“Il misantropo” - Menandro
317 a.C)
Trama: commedia messa in moto dal Dio pan (divinità non olimpica legata alla natura e glio di
Hermès) che fa innamorare Sostrato, un giovane ricco di città, di una giovane di campagna glia del
misantropo Cnemone (la cui moglie stanca di lui si è trasferita a casa del glio di primo letto Gorgia).
Sostrato decide di sposare la ragazza e dice a Gorgia di voler lavorare per il padre per avvicinarsi a lui.
La madre di Sostrato prepara un sacri cio al Dio pan ma ad un certo punto si viene a conoscenza del
fatto che il padre della fanciulla è caduto in un pozzo. Dopo il pericolo corso decide di donare tutti i suoi
beni, compresa la glia, a Gorgia che tuttavia decide di concedere all'amico l'amata ragazza, mentre a
lui spetterà la sorella di Sostrato. Si chiude la narrazione con un doppio banchetto nuziale.

Le vespe Dyskolos

Ostilità verso i propri simili : in Filocleone è Si limita a difendersi dall'immaginaria minaccia


declinata in maniera diversa rispetto a Cnemone dell'alterità
Pazzia: consiste nella sua misantropia (di cui si
informa lo stesso Dio can); la folla è oggetto della
sua fobia, si rifugia nella solitudine che è per lui un
valore supremo. Il saluto non è una comprensione
intersoggettiva ma una pratica potenzialmente
pericolosa, per questo ha sempre bisogno di una
giusti cazione
Scon tta De nitiva perchè deve rinunciare alla podestà sulla
glia

“Don Chisciotte”

Romanzo di Cervantes pubblicato in due versioni nel 1605 e nel 1615. L'opera è considerata tra le più
in uenti del “siglo de oro", ossia il periodo di massimo splendore militare, culturale spagnolo
(convenzionalmente ssato tra il 1492 e il 1681) nonché dell'intero canone. Si incontrano nel romanzo
elementi del genere picaresco (narrazione apparentemente autobiogra ca) e dei romanzi epico,-
cavallereschi. Viene esaltato il ruolo della letteratura nella vita umana come valore di verità esistenziale
piuttosto che fattuale nonché esaltato il valore della narrazione come linguaggio e stile. Per il
protagonista il rapporto che si instaura con la letteratura va contro il senso comune che guarda alla
scrittura come vagheggiamento e impossibilità di applicazione alla realtà quotidiana. Al contrario il
protagonista utilizza e concepisce la letteratura come una classicità normativa che richiede di essere
attuata e ciò lo porta in una realtà parallela nella quale l'immaginazione creatrice si impone sul dato
reale. L'autore accompagna al mondo in reale del protagonista quello reale rappresentato da Sancio

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Panza e Aldonza. I romanzi da cui è sedotto D. Chisciotte creano un disallineamento con la storia e la
società a lui contemporanea —> follia del protagonista.

Trama: La trama ruota attorno a un nobile spagnolo di nome Alonso Quixano, che impazzisce leggendo
troppi libri di cavalleria e decide di diventare un cavaliere errante chiamandosi Don Chisciotte. Indossa
un'armatura vecchia, battezza un rozzo contadino come suo scudiero Sancho Panza e parte alla ricerca
di avventure per restaurare l'onore e fare del bene al mondo. Don Chisciotte vede la realtà attraverso
l'ottica distorta dei romanzi di cavalleria e interpreta situazioni normali come prove eroiche. Questo
porta a situazioni comiche e a con itti con coloro che lo considerano pazzo. Oltre a simboleggiare ideali
passati come l'onore, la lealtà, la pace e la difesa dei deboli, il protagonista rappresenta anche i contrasti
tra la realtà e la nzione poiché il suo rapporto con il reale risulta essere viziato dai canoni di
comportamento della cavalleria (in realtà non si comporta da pazzo ma la sua cieca applicazione di quei
modelli cavallereschi ed obsoleti di comportamento gli attribuiscono tale quali ca). Il rapporto tra Don
Chisciotte e Sancho Panza è un elemento chiave della trama. Sancho è il suo fedele scudiero e lo segue
nelle sue avventure, cercando spesso di rimettere in sesto le sue fantasie. Nonostante le differenze e le
stravaganze di Don Chisciotte, Sancho dimostra una lealtà e un attaccamento profondo al suo padrone
(il contadino era stato nominato dal protagonista come sue scudiere; all'inizio non crede alle sue
fandonie ma poi si lascia convincere credendo di potersi arricchire poiché il protagonista gli promette di
renderlo governatore di un’isola). Inoltre, il romanzo mette in luce la tensione tra le idealistiche
aspirazioni cavalleresche di Don Chisciotte e le realtà spesso crudeli e banali del mondo che lo circonda.
La trama si sviluppa attraverso una serie di episodi, in cui Don Chisciotte incontra diversi personaggi e
affronta situazioni che mettono in discussione la sua visione del mondo, ad esempio:

1. La battaglia contro i mulini a vento: Uno dei momenti più iconici del romanzo è quando Don
Chisciotte crede che dei mulini a vento siano giganti malvagi. La sua fervida immaginazione lo porta
a credere che sta combattendo un nemico temibile, ma in realtà sta solo attaccando dei mulini.
Questo episodio evidenzia la discrepanza tra la sua visione eroica e la realtà.
2. Incontro con i mercanti di arazzi: Don Chisciotte si scontra con dei mercanti che portano arazzi. Li
scambia per un gruppo di streghe e cerca di salvarsi combattendoli. Questo episodio mette in luce il
divario tra la sua percezione di storie fantastiche e il mondo reale, dove spesso le situazioni sono più
banali e meno epiche di quanto lui creda.

• Imitazione creativa: avviene un rispecchiamento tra testo (che si rifà ad un modello di romanzo
cavalleresco del 1200) e protagonista (il quale si rispecchia nel modello di Amadigi di Gaula. È
possibile che Miguel de Cervantes abbia avuto familiarità con il personaggio di Amadigi di Gaula, così
come con altri romanzi di cavalleria, e che abbia in uenzato la creazione del personaggio di Don
Chisciotte. Don Chisciotte, però, si distingue da Amadigi in quanto è un personaggio più complesso e
profondo. La follia di Don Chisciotte e il suo confronto con la realtà aggiungono una dimensione
psicologica e satirica al personaggio, mentre Amadigi è spesso ritratto in un contesto più tradizionale e
idealizzato tipico dei romanzi di cavalleria).
• Dolori del cavaliere errante: le scon tte non scal scono mai la convinzione del protagonista di
continuare nelle sue imprese cavalleresche poiché le giusti ca come facenti parte dell'ordine di cose
cavalleresco (

- il “secondo Don Chisciotte” : nella seconda parte del romanzo non è più lui a condurre le avventure
ma sono gli altri personaggi a farlo rinsavire per guarire il personaggio delle sue stravaganze (ad
esempio Sansone Carrasco nge di essere il "cavaliere della luna bianca" suo antagonista. Il primo
duello e vinto dal protagonista mentre il secondo dal suo rivale che deve ssare le condizioni per la
resa e impone di ritirarsi dalla vita cavalleresca per almeno un anno -lui morirà però prima). Le
principali differenze tra la prima parte del romanzo e la seconda sono:

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PRIMA PARTE SECONDA PARTE

idealismo e folle eroismo il comportamento del protagonista è eterodiretto e si


(Don Chisciotte è estremamente entusiasta di assiste ad un af evolimento dell’iniziativa privata
intraprendere avventure per restaurare l'onore e fare
del bene al mondo. La sua dedizione a questi ideali è
inizialmente inossidabile, e non si lascia scoraggiare
dai fallimenti o dalle situazioni comiche).

maggiore confronto con stimoli e circostanze


manipolatorie
( distinte in quelle pensate per trarre divertimento
dal cavaliere e quelle dei suoi intimi per raggiungere
i propri ni)
ri essione e autocoscienza
(comincia a mettere in discussione la sua stessa
identità e ad affrontare momenti di lucidità in cui
riconosce i suoi errori); Coscienza dei limiti (Don
Chisciotte diventa gradualmente consapevole dei
limiti delle sue avventure e del divario tra le sue
aspirazioni idealistiche e la realtà)

- Pazzia circoscritta: all'inizio della seconda parte del romanzo Sancho ed il barbiere tengono la
conversazione con il protagonista sul mare dello Stato e le riforme necessarie per vedere se sia
rinsavito dalla sua smania immaginatrice. Coloro che gli sono vicini sono colpiti dal contrasto tra
ragionevolezza e aderenza al buon senso ed ai valori condivisi ed il delirio.si può pensare alla sua follia
come un'eccezione rispetto ad una complessiva sanità mentale ( =/ Paduano : si deve rintracciare
un'operazione di autodifesa dei personaggi contro gli aspetti inquietanti dell'assoluto psichico che,
secondo l'autore, si presentano con compattezza nella narrazione)
- Sancho (chisciotizzazione del personaggio ): all'inizio della narrazione la solidarietà tra i personaggi è
data dal fatto che il protagonista aveva bisogno di essere assistito e Sancho a sua volta era mosso dal
desiderio di uscire dal proprio status di contadino povero.tali fattori però non spiegano la duratura
lealtà visti i numerosi insuccessi.Sancho sposterà il suo interesse progressivamente sulla gloria
personale diversamente dall'arricchimento avviando così un processo di assimilazione servo-
padrone.si può dire però che la principale causa della solidarietà incrollabile nei confronti del
protagonista sia essenzialmente l’affetto.

Massenet (approccio romantico): opera rappresentata nel 1910 è caratterizzata per una ride nizione
della comicità, il risalto della gura di Dulcinea che diventa protagonista, il risalto della vocazione
cristiana del protagonista e ed il congedo nale (in Cervantes coincide con il rinsavimento ed il ritorno al
conformismo mentre qui risulta essere il riepilogo della vita del protagonista).

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“Re Lear”
(1605)

Trama: tratta la storia dell'anziano re di Britannia Lear il quale decide di abdicare e lasciare il regno
diviso tra le sue tre glie in proporzione all'amore che loro gli avrebbero dimostrato attraverso un “love
test”. Goneril e Regan I giurano un immenso affetto mentendo, a differenza di Cordelia la glia minore
la quale si ri uta di partecipare alla gara e si giusti ca dicendo di non trovare parole adeguate per
esprimere l'amore che prova.il re, furioso, disconosce la glia dividendo il regno tra le due glie
maggiori. Cordelia sposa il re di Francia seguendolo senza la benedizione paterna ma subito il re Lear
riconosce di aver preso la scelta sbagliata perché le due glie maggiori minano la poca autorità che gli
resta e litigano tra loro. Il conte di Kent (che aveva preso le parti di Cordelia) nel frattempo fa il suo
ritorno nelle vesti di Caio, un vecchio servo che vuole proteggere il re. Incapace di credere al tradimento
delle sue due glie, Lear cade nella follia e scappa (accompagnato dal conte del Kent in incognito) per
vagare in una landa desolata. Nel frattempo Goneril e Regan, le sue glie maggiori, si rivoltano l'una
contro l'altra e cominciano a competere per il potere. Regan sposa il duca di Cornovaglia, e insieme
cospirano per eliminare Goneril e assicurarsi il controllo. Edmund, il glio illegittimo del conte di
Gloucester, si allea con Cornovaglia e Regan, cercando di ottenere potere e ricchezza. Nel corso della
trama, Lear è af ancato da Cordelia, sua glia minore, e dal re di Francia, che aveva sposato Cordelia.
Le forze di Francia decidono di intervenire a favore di Cordelia e Lear per contrastare il potere crescente
di Cornovaglia e Regan.

Trama secondaria: tratta di un nobiluomo, conte di Gloucester, che deve affrontare una serie di insidie
familiari. Il glio illegittimo Edmund, lo spinge a credere che Edgar- glio legittimo-voglia eliminarlo. Per
sfuggire al padre convinto della sua malafede, Edgar si traveste da mendicante e assume l'identità di
Tom (pazzo di bedlam). Quando Gloucester realizza che le glie di re Lear si sono rivelate al padre,
decide di soccorrerlo e condurlo a Dover (dove giungono anche le truppe dell’esercito francese). Lear e
Cordelia si riappaci cano prima della battaglia tra Britannia e Francia. La vicenda culmina nella cattura
di Lear e Cordelia e con la loro morte.

• Re Lear = Don Chisciotte : Mette in scena uno snodo antropologico: il principio di anteriorità che
fonda la società patriarcale, sia nulla e si ritorce a danno delle persone che lo incarnano e che vengono
sostituite nel ruolo di potere dalla generazione successiva. La vecchiaia rivela la sua inutilità
• = Le vespe: padre esautorato in famiglia cerca riscatto nella funzione pubblica e quando questa fallisce
lo cerca nel ringiovanimento trasgressivo (re Lear trova il suo riscatto nel calvario della sofferenza della
follia).

- Autorevolezza: con il pretesto dell'infantilismo senile le tue glie maggiori del re ribaltano la sua
autorità e avviano un processo di nulli cazione del padre tramite umiliazioni e disconoscimento del
bene cio da lui ottenuto
- Follia: viene percepita in maniera vigile dal protagonista (già le prime contestazioni da parte delle
glie provocano in lui una crisi identitaria poiché l'incomprensibilità dell'altro si trasforma in quella in
sé). Si può parlare di "due pazzie”:
1. Abdicazione e cacciata di Cordelia vengono de nite follia (da Kent)
2. Organizzazione del discorso e del potere regale nei termini di un solipsismo che trova riscontro nella
patologia mentale.
Le tue follie sono strutturalmente connesse ma la prima si con gura come cecità mentre la seconda
come illuminazione (a re Lear si spalanca la porta che dal delirio egocentrico conduce alla conoscenza
che acquisisce degli altri come entità autonomi, una conquista che rimane anche dopo il rinsavimento e
lo colloca ad un più elevato livello di comprensione dell’umanità)

• Re Lear = Nabucco (Verdi, 1841) : sovrano dispotico e megalomani impazzisce per punizione divina e,
ridotta la soggezione nei confronti di una glia malvagia, passa dall'ossessivo investimento nel potere
personale ad una preoccupazione umile per l'altra glia (perseguitata dalla sorella per gelosia).

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“Pazzia simulata”
Simulare la follia è una strategia difensiva perché se l'inganno ha successo esso corrisponde alla pazzia
reale (es. Ulisse per sottrarsi alla guerra di Troia) .

“Amleto”
(Shakespeare, 1600-1608)
Trama: ambientato ad Elsinor in Danimarca; ad Amleto appare il fantasma del suo defunto padre che
gli chiede di essere vendicato poiché ad ucciderlo è stato il fratello del re Claudio, che si è appropriato
del trono ed ha sposato la vedova del re Gertrude. Il principe assicura al padre di tener fede alla
promessa fatta ma rinvia il momento della vendetta per assicurarsi della colpevolezza dello zio Claudio.
Amleto comincia a simulare la follia per nascondere le sue vere intenzioni. Nel frattempo, Claudio e la
regina Gertrude mandano degli amici di Amleto, Rosencrantz e Guildenstern, a scoprire la causa della
sua strana condotta del giovane. La certezza circa la colpevolezza di Claudio gli giunge quando,
durante uno spettacolo teatrale, mette in scena l'omicidio del defunto re per constatare la reazione
dell’usurpatore il quale, indignato e spaventato, se ne va. Nel frattempo, Polonio, padre di Ophelia, spia
Amleto e viene ucciso quando Amleto crede che sia Claudio. Ophelia, devastata dalla morte di suo
padre e dall'atteggiamento strano di Amleto, cade nella follia. Claudio decide di inviare Amleto in
Inghilterra con Rosencrantz e Guildenstern, con un ordine segreto di ucciderlo. Nel frattempo, Laertes,
il fratello di Ophelia, torna a corte e cerca vendetta per la morte di suo padre e la follia di sua sorella.
Claudio e Laertes complottano insieme per uccidere Amleto. Amleto torna in Danimarca, dove scopre
che Ophelia è morta annegata. Amleto s da Laertes a un duello, ignaro che la spada di Laertes è
avvelenata. Durante il duello, la regina beve accidentalmente dal calice avvelenato preparato per Amleto
e muore. Amleto uccide Claudio e rivela a Laertes che sono entrambi vittime del tradimento di Claudio.
Nel duello nale, Amleto, Laertes, la regina e Claudio muoiono a causa dell’avvelenamento.

-Follia: la recita della follia permette ad Amleto di esprimere il suo giudizio la condanna rivolti al mondo,
protetto dalla garanzia che esenta i pazzi dal rispetto del patto sociale di non aggressione, ce lando al
contempo il suo disegno di vendetta.

“Enrico IV”
(Pirandello, 1922)
Trama: un nobile del primo novecento prende parte ad una cavalcata in costume in cui in personi ca la
gura di Enrico IV di Franconia. Alla Messi in scena partecipano anche Matilde Spina, di cui egli è
innamorato, che in personi ca Matilde di Canossa ed il suo rivale in amore Belcredi. Quest'ultimo
disarcionata Enrico-il cui vero nome è ignoto-che cade da cavallo sbattendo il capo e credendo di essere
realmente Enrico IV. L'illusione di Enrico IV lo ha tenuto in una sorta di realtà alternativa per anni, e il
suo ruolo e la sua identità sono diventati confusi. L'episodio mette anche in luce le maschere sociali che i
personaggi indossano e come queste maschere possano in uenzare il modo in cui percepiamo la realtà e
gli altri. La follia dell'uomo viene assecondata dai suoi servitori, no a quando circa dodici anni dopo
l’incidente, rinsavisce comprendendo l’intenzionalità del rivale e optando per il mantenimento della
condizione folle al ne di alleviare la consapevolezza di una verità dolorosa. Dopo 20 anni dalla caduta
da cavallo Matilde, Frida e Belcredi si recano in visita da Enrico insieme ad uno psichiatra il quale
suggerisce di ricreare la scena del trauma che lo ha portato alla condizione attuale per sanarla
de nitivamente. Questa volta è Frida ad interpretare Matilde di Canossa ma, essendo simile alla madre
(di cui Enrico era innamorato), lui si spinge verso di lei per abbracciarla e, vedendosi contrastato da
Belcredi, ferisce quest’ultimo. Per sfuggire alle conseguenze del suo gesto quindi non può far altro che
continuare a ngersi pazzo.

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“Nina e gli altri pazzi per amore”
Il melodramma è un mondo che ha l’eros come chiave interpretativa e prevalente. Il modello essenziale
dell’azione drammatica è il recupero nel delirio immaginativo dell’amore perduto nella realtà.

“Nina”
(1789 Paisiello, su libretto di Giuseppe Carpai)

Trama: la protagonista impazzisce per la perdita del suo innamorato Lindoro che crede ucciso in un
duello. Causa del dramma è il padre della protagonista che ha preferito un altro pretendente, inducendo
così Lindoro a s dare quest’ultimo. Dopo aver roteato gli occhi (sintomo anche presente nell’Eracle di
Euripide) Nina è piombata nel delirio e da allora passa le sue giornate in attesa dell’amato, sempre nello
stesso punto della campagna. In realtà Lindoro è solo ferito, e quando si ripresenta Nina non lo
riconosce ed è costretto a ngersi amico di Lindoro giunto a portare notizie di lui. Questo dà avvio ad
un lento processo terapeutico fatto di progressi e ricadute e quando Lindoro la bacia, Nina recupera a
poco a poco la memoria (tranne il lieto ne, il nale ricorda le Baccanti). Ad un felice risultato si giunge
anche nel “Sigismondo” di Rossini (1814) e nel “Furioso dell’isola di San Domingo” di Donizetti (1833) .

“Sigismondo”
(1814, Rossini)
Trama: Sigismondo re di Polonia ha sposato Aldimira, glia di Ulderico re di Boemia e Ungheria.
Ladislao, primo ministro di Sigismondo, s’invaghisce della donna, ma vedendosi respinto progetta
un’atroce vendetta: forte della cieca ducia che il re nutre in lui, gli fa credere che l’uomo che ha
accompagnato Aldimira dalla Boemia è il segreto amante della regina. Per provarlo, Ladislao architetta
un piano: facendo leva sulla bramosia di denaro di tale accompagnatore, lo assolda per recuperare
segretamente un gioiello della regina; l’incauto accetta, ssando la notte dell’azione, cosa che permette a
Ladislao di appostarsi con Sigismondo per osservare l’uomo entrare furtivamente nelle stanze di
Aldimira. Accecato dalla gelosia, il re ordina di tra ggere il presunto traditore e di condurre a morte
Aldimira. La donna si salva segretamente, pur restando innamorata del marito. Quest’ultimo però,
credendola morta, perde la ragione. La follia genera non il monologo, ovvero il dialogo con l’io scisso,
ma un rapporto dialogico in apparenza coerente con un'entità immaginaria da lui intesa come il
fantasma della (presunta) uccisa.

“Il furioso dell’isola di San Domingo”


(1833, Donizetti)

Rappresentato al teatro Valle di Roma nel 1833, ricavato dal Don Chisciotte e nella fattispecie del
personaggio di Cardenio, protagonista di una delle novelle digressivi gialli pazzo per amore per il
tradimento della sposa che qui prende il nome di Eleonora, sposata contro il volere del padre (il quale
morendo la maledetto), ma poco dopo lei la abbandonato per seguire un seduttore. Per questo motivo il
protagonista è riparato all'isola San Domingo.

“I puritani”
(Bellini, 1835)

Trama: il trauma della follia si veri ca alla ne del primo atto con una particolare focalizzazione
sull'esperienza scenica. Mentre si celebrano le nozze di Elvira e Arturo-cavaliere partigiano degli Stuart -
lo sposo è colpito dalla vista di una dama che deve essere portata a giudizio del parlamento e che gli si
rivela essere la vedova del re Carlo I, Enrichetta di Francia. Le offre la sua devozione e un modo
arrischiato di salvezza; fuggirà insieme a lui indossando il velo nuziale che la sposa gli ha fatto provare
per caso.i due troveranno la complicità di Riccardo, innamorato infelice di Elvira, puritano a sua volta.
Insieme al velo, simbolo tangibile dell'investimento affettivo e della speranza di felicità, Elvira perde la
certezza del sé, che le si presenta esteriorizzato e alienato.

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“Lucia di Lammermoor”
(Donizetti, 1835)
Opera in tre atti di Gaetano Donizetti sul libretto di Cammarano, tratto da “The bridge of
Lammermoor " di Walter Scott.
Trama: l'azione si svolge in Scozia alla ne del XVI secolo nel castello di Ravenswood. La protagonista
Lucia si innamora di Edgardo, un giovane appartenente ad una famiglia nemica la sua, con il quale
scambia una promessa nuziale. Viene tuttavia costretta ad un matrimonio di convenienza oltre che
convinta dell'infedeltà dell’innamorato. Quest'ultimo irrompe durante la cerimonia di nozze per imporre
la restituzione del pegno d’amore. Lucia mostra sintomi dell’insania, ma la follia esplode durante la
prima notte di nozze quando si impadronisce della spada del marito uccidendolo. Nell'opera di
Donizetti Lucia intraprende una ricostruzione immaginativa e mitopoietica dell'amore perduto.

- Lucia restaura la sacra mentalità del matrimonio riscattandolo dalla misti cazione che fa passare per
riconoscimento della volontà personale da parte dell'istituzioni sociali ciò che invece è una brutale
prevaricazione di queste sull’individuo
- L’ amore diventa consolatorio attraverso la credenza che la preghiera possa suffragare la salvezza dei
vivi e il topos ricongiungimento in cielo

“Dinorah”
(Meyerbeer su libretto di Barbier e Carré, 1859)

Trama: L'opera, ambientata in Bretagna, si apre con un'ouverture accompagnata dal coro, che narra
l'antefatto: il giorno delle nozze tra Hoël e Dinorah è stato rovinato da un temporale che ha distrutto la
casa della ragazza. Hoël, per aiutarla, decide di andare in traccia di un favoloso tesoro che potrebbe
restituirle l'agiatezza; ma prima deve vagare per un anno lontano dal paese per poi tornarci. Ma
Dinorah è convinta che l'amato l'abbia abbandonata e impazzita vaga per il paese e nei boschi adiacenti
in cerca dell'adorata capretta Bellah.
Hoël ritorna nel paese e viene a sapere che il tesoro degli gnomi è maledetto: chi lo toccherà per primo
morirà. Allora, ossessionato più dall'oro che dall'amore per Dinorah, cerca di convincere il giovane e
ingenuo Corentin a seguirlo nell'impresa e a prendere il tesoro. I due vanno nella valle, dove si trova
anche Dinorah perché Bellah si trova proprio lì. Lì Hoël rivede la sua Dinorah, e dopo che ella ha
rischiato quasi la vita, sopraffatto dal rimorso e dalla vergogna decide di abbandonare il progetto e di
soccorrere l'amata. Quando Dinorah si risveglia, nalmente libera dal suo delirio, con l'amato e la
capretta al suo anco, Hoël dice che tutto quello che è avvenuto è stato solo un sogno: le nozze possono
avere nalmente luogo, come se nulla fosse successo.

“L’altra Ophelia”
Il trattamento della pazzia di Ofelia nell'Amleto di Thomas, E si inserisce a pieno titolo nella tradizione
operistica. Deve tuttavia fare i conti con l'ipoteca del modello shakespeariano da cui deriva innanzitutto
la possibilità stessa di de nire quella di Ofelia una follia amorosa. La descrizione iniziale, fatta da un
gentiluomo, sembra rapportarla in via esclusiva alla morte del padre di cui Ofelia parla molto. Il canto di
Ofelia tuttavia è un insieme di immagini di morte e di ne dell'amore e progressivamente si ssa sul
valore erotico della festa di San Valentino e sul trauma della donna sedotta e abbandonata.

“Achab”
(Melville,1851 )
La presentazione di Achab (capitano della baleniera “Pequod” sulla quale si imbarca il narratore di
Moby Dick, Ismaele, si volge all’insegna dell’idealizzazione.
Trama: La trama di "Moby Dick" ruota attorno alle avventure del narratore, Ishmael, che si unisce
all'equipaggio della baleniera Pequod comandata dal temibile capitano Achab. La nave è in una
missione di caccia alla balena bianca leggendaria conosciuta come Moby Dick, che aveva

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precedentemente distrutto la nave di Achab e gli aveva strappato una gamba. Quest'evento traumatico
ha generato nell'animo di Achab una profonda ossessione per la vendetta contro la creatura.
Il carattere di Achab è dominato dalla sua ossessione di vendicarsi di Moby Dick. Egli è descritto come
un uomo carismatico ma allo stesso tempo follemente determinato a catturare la balena bianca a ogni
costo, anche se ciò signi ca mettere a repentaglio la vita dell'intero equipaggio. Achab si ritrae spesso in
solitudine nella sua cabina, dove costruisce e raf gura in maniera sinistra il suo nemico, Moby Dick, e
piani ca i suoi piani di caccia. Achab presenta tutte le caratteristiche dell'eroe tragico che trascende la
propria condizione deciso a perseguire il suo scopo no all'estremo, condannando se stesso e i marinai
alla all’ annichilimento della ragione e alla morte. Nella balena vede una forza oltraggiosa ed una
malvagità imperscrutabile che suscita e giusti ca il suo odio. La sua follia è de nita "follia impazzita" che
offusca la sua coscienza al punto da non soccorrere un suo amico capitano il cui glio disperso in mare
perché rallenterebbe l'inseguimento di Moby Dick (È oggetto di un gigantesco e consapevole
investimento psichico, un irriducibile desiderio di vendetta che prende il nome di monomania) .
- Achab è capace di organizzare strategicamente la sua follia (come la Medea di Euripide - confronta
Paduano), esamina le opzioni per poi scartarle e concludere come aveva stabilito sin dall'inizio, che il
sacri cio dei gli è inevitabile —> il capitano imputa al fato o ad un in essibile divinità quella che è
la sua aprioristica volontà di autodistruzione.
- È un individuo socialmente inaccessibile per via della trama di angosce e frustrazioni che ha
sviluppato
- Il più saldo riferimento ad un’umanità positiva è dato dal rapporto tra i due maniaci, i “Daft ones”,
(Achab e Pip, ragazzo nero che con lui condivide la follia). Nell'ultima parte del romanzo si consolida
la presenza di Pip, il ragazzo della cabina unito il protagonista della speci cità della follia,
contrapposto a lui per la qualità delle manifestazioni-la sua pazzia è "estranea gentile" e per la
collocazione simmetrica nella scacchiera delle relazioni di potere (età, funzioni e colore della pelle che
collocano il personaggio al fondo della scala sociale). Pip attraversa una prima esperienza traumatica
quando di fronte all'assalto di una balena si tuffa dalla lancia tirandosi dietro la lenza, che lo
imprigiona tendendosi al successivo movimento : diventa necessario tagliarla perdendo così il frutto
della caccia, danno che fatica il vilipendio di Pip per il suo gesto vigliacco.
- Il ritmo narrativo teso e serrato si alterna a descrizioni ed analisi scienti che e che lo approfondiscono
(la ragione di questo prodigioso equilibrio sta, a parere di Paduano, nel fatto che il tecnicismo
didascalico di Ismaele non si disperde in notazioni autosuf cienti, ma si organizza in un'ideologia che
riporta l'interesse e l'amore per la caccia all'interesse e amore per l'animale cacciato, che è del tutto
omogeneo all’odio di Achab nel comune presupposto della piena dignità dell'avversario e del suo
ruolo soggettuale. È un antropomor smo estremo che investe le facoltà intellettuali e le più preziose
idealizzazione dell'autocoscienza umana, quello che usa Ismaele a riscontro della vita e dell'esperienza
animale).

“L’idiota e Parsifal”
( Dostoevskij, 1868)
Trama: La storia ruota attorno al personaggio principale, il principe Lev Nikolaevič Myskin, un giovane
nobiluomo russo. Myskin è soprannominato "l'idiota" a causa della sua apparente ingenuità, gentilezza e
sincerità in un mondo pieno di ipocrisia e meschinità. Dopo essere stato in Svizzera per curare una la
sua epilessia, Myskin ritorna in Russia per cercare di reintegrarsi nella società. Il romanzo esplora il
contrasto tra la purezza d'animo di Myskin e la corruzione della società aristocratica russa dell'epoca.
Durante il suo ritorno, Myskin fa amicizia con vari personaggi, tra cui il ricco Parfën Rogožin, un uomo
tormentato e passionale, e Nastas'ja Filippovna, una donna di grande bellezza e altrettanta complessità
emotiva. Myskin si innamora di Nastas'ja, ma il suo affetto la porta a uno stato di confusione e
ambivalenza nei confronti dei suoi sentimenti. La trama si sviluppa attraverso una serie di eventi e
intrighi, esplorando i legami amorosi, i con itti interiori e le dinamiche sociali tra i personaggi. Myskin
cerca di mediare e di portare luce nelle vite di coloro che lo circondano, ma spesso si scontra con
l'oscurità delle loro passioni e dei loro tormenti interiori.

- L'epilessia di Myskin è un elemento chiave nella sua caratterizzazione e in uenza profondamente il


suo comportamento, le sue reazioni e le sue relazioni con gli altri personaggi. La sua epilessia sembra
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fungere da canale attraverso il quale può vedere al di là delle convenzioni sociali e comprendere le
motivazioni più oscure delle persone. L'epilessia di Myskin è anche simbolica in quanto rappresenta
una sorta di connessione con la dimensione spirituale e meta sica. Nei momenti di crisi epilettica,
Myskin è spesso descritto come avvicinato alla comprensione di verità profonde e universali, pur nella
sua fragilità sica. Questa dualità tra la sua vulnerabilità sica e la sua profonda comprensione
interiore crea un personaggio altamente complesso e contrastante. L'epilessia di Myskin può essere
considerata una metafora della fragilità umana, dell'interconnessione tra il corpo e la mente, e della
tensione tra il mondo sico e il mondo spirituale.
- La follia del personaggio si può considerare tale solo in senso distorto poiché ciò che lo caratterizza è
un’estrema aspirazione all’armonia totale, che persegue con bontà e innocenza. Un tratto che lo
avvicina al Don Chisciotte : nonostante quest’ultimo sia la più alta realizzazione dell'umanità, non
può incarnare la bontà assoluta-che il suo ne dichiarato-perché è un personaggio comico di cui gli
altri personaggi ridono (come tradizionalmente dei pazzi). Il tema del riso a spese del protagonista è
tutt'altro che assente nell'idiota e rappresenta un tratto tematico essenziale. Lo stesso dubbio lo si ha
per la follia di Parsifal di Wagner, che si folle ha solo l’eroica volontà di ri utare tutti gli allettamenti
della vita mondana e dell’erotismo. *****

“Maupassant”

Con de Maupassant si delinea come preponderante l’alienazione mentale intesa quale deprivazione e
annullamento della persona umana, ridotta ad oggetto di un potere estraneo e ostile, che la indirizza su
percorsi estranei o opposti alla volontà. Stessa situazione si è vista nella tragedia greca, nei confronti
della quale lo scrittore opera un’inversione: mentre Aiace o Eracle erano inconsapevoli del proprio stato
e, solo dopo esserne usciti, potevano riacquisire dignità di soggetto contrapponendo alla possessione la
libertà dei propri valori e giudizi, il personaggio di Maupassant vive dall’interno la coscienza di una
possessione che gli resta comunque inspiegabile e la sottopone alla veri ca della ragione. Si ha cosi il
paradosso logico di una soggettualità che ha come unica funzione quella di certi care la propria ne.

“Le Horla”
(1887)
La versione del 1887 è strutturalmente differente rispetto alla precedente del 1886 per le modalità
narrative- in entrambi i casi il racconto è pronunciato in prima persona, ma nella prima versione si
tratta di un’anamnesi del paziente da parte di un illustre medico, mentre nell’opera successiva si
concretizza in un diario intimo che presenta i dati in maniera progressiva. Il punto di partenza del diario
è una condizione soggettiva di benessere e di integrazione con l’ambiente naturale e sociale. In questo
contesto armonico si inserisce un elemento solo apparentemente “paci co” (apparizione sulla Senna di
un “magni co tre alberi brasiliano, bianco, pulito e lucente) che in realtà è primo momento di
transizione dal pieno benessere ai sintomi del male. Dalle prime annotazioni si desume che il
protagonista soffre di febbre, per poi peggiorare con la sopraggiunta dell’insonnia, che in seguito troverà
la sua motivazione in un incubo ricorrente. Questo, equipara l’attesa del sonno all’attesa di un carne ce.
Fallite le cure tradizionali, si ricorre ad un breve viaggio come mezzo di distrazione. Si veri ca una
normalizzazione al rientro nell'ambiente domestico, quando il narratore trova il cocchiere affetto dagli
stessi suoi sintomi (pallore, febbre e insonnia) i quali escono dalla possibile e riduzione ad un'anomalia
dell'immaginario personale, imponendo l’ontologia del riconoscimento sociale. Il giorno successivo la
vicenda essere una volta per tutte balle e regimi onirico in maniera vigile (una caraffa d'acqua piena
viene trovata vuota). Il protagonista si rivela sonnambulo; ma la categoria del terzo viene inseguito
superata da quella della schiavitù ad un potere estraneo e soverchiante. Ma neppure l'ipotesi del corpo
prigioniero risulta pertinente alla situazione del narratore, dove c'è alterità anche sica tra il dominante e
il dominato. Segue un altro tentativo di distrazione a felici il cui scopo era quello di ridimensionare le
allucinazioni ma che tuttavia ricevono un avallo scienti co dall'esperienza della cugina (un medico che
studia fenomeni della successione la ipnotizza con l’intento di dimostrare il potere assoluto ovvero il
plagio che mi serie se tecniche sono in grado di esercitare sull’uomo). Alla ne del racconto (19 agosto
del diario) si veri ca l'accesso dell’horla ai dati sensoriali (“l’ho visto” —> espressione iperbolica per

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indicare che l’ ogetto ha interferito con il campo della visione). La subalternità nei confronti di questo
dominio misterioso aperta e chiusa con Insta ad attaccare il fuoco alla casa di cui ha perduto il possesso.

“Lettre d’un fou”


(1885)
Studio preparatorio incentrata su temi portanti quali la dottoressa dei sensi e la sottrazione del ri esso

“Lui”
(1883)
Imposta lo schema narrativo della casa occupata da una presenza inspiegabile: il protagonista-narratore,
entrando dalla porta che aveva chiuso a doppia mandata, vede all’interno un uomo seduto sulla sua
poltrona. Tuttavia, il piacevolissimo non è sconvolto tanto dall'apparizione che questa gura-pensi che
possa essere un amico venuto a trovarlo-ma dalla successiva scomparsa. L’antifrasi E si completa con il
ritrovamento di un rimedio che viene paradossalmente individuato nell'istituzione del matrimonio,
inteso come rimedio alla solitudine.

“Qui sait”
(1890)
Una straordinaria fantasia che prende le mosse dall'affetto intenso che un uomo solitario e misantropo
ha per la propria casa. Una sera, immobili disertano tutti insieme chiama il gente nella loro fuga surreale
e acquisendo lo status di soggetti.

L'equiparazione delle potenze sconosciuti ad un principio divino, ostile come quello che opera nella
tragedia greca, è una cifra consapevole della narrazione dell’autore;

“Moiron”
Un maestro insospettabile e buono uccide cinque dei suoi scolari avvelenandoli con frammenti di vetro
nei dolci che prepara. Moiron in seguito confessa di aver perso uno dopo l’altro i suoi gli—> l’estrema
reazione non è altro che la manifestazione della sua paternità frustrata e gli studenti non sono altro che
oggetti sostitutivi a tale condizione. La follia investe una dimensione teologica poiché i bambini uccisi
sono la premessa di una spaventosa vendetta con cui ha “reso pariglia“ a Dio. Quell’ultima non si
esaurisce negli omicidi: come Dio, l’uomo che si è posto al suo livello usa l’inganno oltre alla violenza. E
come il Dio massacratore si traveste da padre benevolo, l’assassino si traveste da innocente. Dio tuttavia
non viene mai nominato ma è implicitamente chiamato in causa dall’equivalenza tra creazione e
distruzione. Questo tema è centrale di “Un fou” (1885), diario di un magistrato scoperto dopo la sua
morte. La mania omicida di questo si manifesta all’inizio come osservazione e curiosità su cosa possa
provare un uomo ad uccidere i suoi gli (la risposta è “il piacere dell’atto”).

Il bestiario di Maupassant
(Principium individuationis)

“Il dottor Heraclius Gross”


(1875)
Il protagonista è un appassionato di loso a che trova da un rigattiere un manoscritto che racconta le
successive metempsicosi di un individuo dal II secolo d.C alla metà del settecento. Da allora in poi
guarda gli animali con occhi simpatetici; attratto da una scimmia e credendola l’ultima incarnazione
dell’autore del manoscritto - pronto a diventare nuovamente uomo - la compra e la porta a casa. Per
affettare la transizione è tentato di ucciderla ma in ne desiste, nché si crede lui stesso l’autore del
manoscritto. Procede così per un climax di stravaganze no a trovarsi ricoverato in una clinica. Qui si
imbatte nell’immagine speculare di sé, un altro credente nella metempsicosi che mostra di avere maggior
titolo nel reclamare la paternità del manoscritto. Questo produce in lui una profonda mutazione per cui,
uscito dalla clinica, da sfogo ad un feroce odio verso gli animali.

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“Follia e genio”
“Il monaco nero”
(Anton Cechov, 1894)

Si colloca nel “ n du siècle” e ricalca la tematica della follia, presentando un nuovo elogio della follia e
trasportando su un piano tecnico l’equivalenza tra alienazione mentale e attività intellettuale. Dieci anni
prima della redazione dello scritto viene pubblicato da Edgar Allan Poe “Eleonora” in cui, tra le altre, si
afferma la questione se la follia possa o meno essere considerata una suprema forma di intelligenza.
Il protagonista di “il monaco nero”, Andrey Kovrin, è un docente di psicologia e loso a e, a seguito di
un periodo di forte stress, accetta l’invito in campagna del suo ex tutore Pessotski. Questo’ultimo,
oricoltore e orticoltore, vive con la paura che il suo lavoro possa perdersi a seguito della sua morte. Per
tale motivo, dandosi di poche persone e specialmente del protagonista, spera che questo possa sposare
con la propria glia Tania. Nel rapporto tra i due personaggi è centrale la tematica del “Monaco nero” ,
il quale nella mente di Kovrin e nelle storie da cui quest’ultimo ha appreso la storia del monaco, si
manifesta come un’alta colonna nera elevata da terra. Si manifesta a Kovrin con il quale ha un dialogo;
“ se esito nella tua immaginazione e la tua immaginazione è una parte della natura, dunque io esisto
anche in natura”. Risulta evidente come il dialogo verta sulla sanità mentale di Kovrin. Proprio su
questo viene rassicurato dal monaco, il quale non esclude che Kovrin sia malato ma accentua il fatto che
tale condizione caratterizzi gli uomini di genio (“amico mio, sani e normali sono soltanto gli uomini
ordinari, quelli del gregge”).
A seguito di questa esperienza Kovrin cova il dubbio circa l’af dabilità del proprio pensiero ma tale
incertezza viene superata dalle parole che il monaco nuovamente gli rivolge, affermando che la capacità
intellettuale che lo caratterizza lo colloca nella categoria degli uomini “ ai quali tutto il mondo crede”.
In sintesi, questo nuovo dialogo tra i due si fonda sul compiacimento che Kovrin trae dal dialogo con il
monaco. Per tale motivo, il suo intento è quello di veri care la veridicità ed il fondamento delle parole
lusinghiere del monaco ( differenza: i personaggi di Maupassant cercano di razionalizzare la presenza
distruttiva dell’ “Altro”, Kovrin cerca di rintracciare il fondamento e la veridicità delle parole che lo
hanno lusingato). Con quest’investitura da parte del monaco, il protagonista vive una svolta nella propria
esistenza, con nuovi impulsi nelle sue storie d’amore e al suo lavoro intellettuale. Segue un altro dialogo -
che si fonda sulla leggenda greca di Policrate - senza ne, poiché interrotto dalle preoccupazioni della
famiglia, in quanto l’interlocutore è invisibile. Il percorso di guarigione imposto dalla famiglia al
protagonista, si delinea altresì come l’inizio dell’irreparabile deterioramento della sua personalità
(passaggio dalla mitomania alla presa di coscienza in merito alla propria mediocrità—> imputa
all’intervento della famiglia e dei dottori il depotenziamento del proprio genio). Al termine del racconto,
rincontrando in punto di morte il monaco, il protagonista giunge ad edi care un’ immagine glori cata di
sé.

“Lenz”
(Buchner)
Racconta il soggiorno dell’autore di Soldaten( ****) sui Vosgi, ospite del pastore Oberlin. Il tema
portante della narrazione è il senso di solitudine del protagonista che scon na nello spettro della follia.
Int uesto contesto, i paesaggi richiamati nel testo, sono ripetutamente descritti in tinte di grigio, (—>
limbo). Lenz è af itto da tormenti religiosi e, nel generale vuoto della sua psiche, sente inaridita e
morente la fede e chiede a Dio un segno. Per rintracciarlo, si reca a Fouday, visita la ragazza morta e si
immedesima nel sentimento di solitudine della sua morte ( “la ragazzina gli parve cosi abbandonata e lui
stesso cosi solo e isolato”). Mette alla prova la sua fede pronunciando davanti alla morta “alzati e
cammina” e, non vedendo alcuna risposta, si insinua in lui l’ateismo. Più tardi, maturerà in lui la
sensazione di essere l’ebreo errante o addirittura satana. Cosicché Oberlin lo invita a rivolgersi a Dio ma
tale consiglio scatena nel protagonista una violenta rabbia, che rivolge a Oberlin.
Il rapporto tra i due costituisce il cuore pulsante della socialità di Lenz, connotata dai tratti
dell’idealizzazione e della dipendenza (al pastore Oberlin viene attribuita una paternità surrogatoria che
si promette come riparatrice delle ferite edipiche).
L’attività pastorale di Oberlin fornisce a Lenz un modello dotato di ef cacia transitiva: chiede al pastore
di poter tenere un sermone al suo posto e l’af damento di questo compito fornisce quiete al

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protagonista. Un senso di quiete che è generato dall’ìattività comunicativa, af datagli da Oberlin, che
rappresenta ai suoi occhi la condivisione della propria sofferenza.
Nell’assenza di Oberlin Lenz entra in contatto con una famiglia bizzarra , composta da una sorda, una
ragazza malata e un uomo che aveva fama di santo.
Il rapporto con io —> il rapporto con il proprio io costituisce l’essenza del suo tormento derivato dalla
perdita dell’unità del sé (schizofrenia - di cui il racconto ci fornisce un resoconto pionieristico ancora
prima dell’introduzione della de nizione clinica della psicopatologia).—> Lenz cade in un abisso di
irrimediabile follia provato dal fatto che non si veri ca più l’alternanza tra luce / buio e sanità/
sofferenza mentale (si ritorna al grigio iniziale) e in questo modo anche il giorno, oramai, rappresenta
sofferenza per Lenz.

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