Sei sulla pagina 1di 4

ANTROPOLOGIA SOCIALE – 23 novembre ’22

Dal paradigma molto marcatamente geografico (si studiava la popolazione illudendosi ci fosse
corrispondenza tra territorio e umanità -> globalizzazione ci ha fatto capire che è illusione con confini).

Henry Grossman propone identità del singolo come qualcosa che ci si gioca -> ognuno di noi ha diverse
identità che si gioca giocando diverse partite per avere massima resa e minimo sforzo, durante la giornata
io mi posso giocare innumerevoli partire in base alla compagnia in cui mi trovo e con cui sto interagendo.

Il panorama umano è caratterizzato dalla molteplicità (diversi volti e comportamenti, e anche diversi volti e
comportamenti della persona in diversi setting). Sotto a questa molteplicità (data dalle varie forme di
umanità -> chiaro che se esistono stereotipi, qualche punta di verità nella storia dell’italiano medio c’è stata
=> ci sono caratteristiche di gruppo nelle quali più o meno la maggioranza delle persone che si vedono
appartenenti a quel gruppo concordano nel tratto.

+ al di là di questa varie forme (relative al comportamento del singol, ma anche il gruppo in quanto tale), ci
sono anche delle caratteristiche “universali” degli esseri umani -> dato di natura e dato di cultura
(attenzione a non fare equazione naturale = universale, perché è in realtà culturale e di naturale è insieme
di caratteristiche biologiche e biochimiche.

N.B. -> madre e figlio: dato di natura, che però il mondo moderno ci dice che può essere superato (=>
bambino non accudito dalla mamma, ma infermiere, incubatrice…) Anche questo che sembrerebbe dato di
natura primario non è effettivamente universale.

Se è vero che a fronte di una natura comune esistono diverse modalità di espressione della specie umana,
allora è dato di natura anche il fatto di darsi una forma/regole -> dall’assumere delle fogge estetiche (come
curo capelli, vesto, tatuaggio)

Due dati di natura fondamentali: creare relazioni per sopravvivere e darsi una forma per riconoscersi in un
gruppo. Alla base delle forme ci sono dei modelli specifici, l’indagine antropologica va verso la direzione di
comprendere elementi costitutivi di una forma particolare di gruppo umano (gruppo etnico-linguistico e
gruppo sociale)

Quali sono gli aspetti dell’essere umano che concorrono a dare ai gruppi umani queste forme particolari
(che stanno alla base degli stereotipi -> si vedono da lontano)?

- Lingua > vestito che mettiamo sul mondo, ci permette di conoscerlo e avere una visione sul mondo
(ogni lingua consiste in una visione sul mondo)
- Intellettuale > culturale, religiosa
- Emotivo > sentimenti, passioni (non si possono dominare (naturali) -> immediate, gioia
momentanea, disgusto, paura + serie di emozioni che sono mediate dallo specchio della cultura e
del contesto in cui vive ex. Bimbi maschi che non possono piangere -> culturalmente molto
marcate)
- Morale o estetico > valore, regole e modelli di comportamento (base di ciò che poco tempo fa
veniva denominata antropologia culturale)
- Estetico > piano esteriore (criteri di bellezza)

Queste piccole sotto discipline hanno mostrato di non essere una strada percorribile se non in
corrispondenza con le altre -> antropologia applicata // antropologia teorica (in paragone opere scritte su
un determinato argomento)
Per darsi una forma l’essere umano (prima) e gruppo (dopo) l’essere umano fa una antropopoiesi*->
costruzione dell’uomo da parte degli uomini, non nasce come elemento dato (così solo in una società spinta
sull’individualità, non all’interno di tessuto più grande con relazioni in cui la tua natura ha dei limiti e viene
modellata, molte volte più comodo adeguarsi al modello proposto per avere vita semplice, non percepito
come diverso).

 Talvolta questo valore viene percepito come disvalore, muovendosi sempre di più verso una società
individualista
 Esempio giornalista donna in paesi arabi (=> senza velo: minaccia), mentre strada della diplomazia
ed entrando in comunicazione (mettersi velo, riconoscimento del contesto differente per rispetto +
creare dialogo) Tanto più si è adattabile, tanto più si possono cambiare le cose (non cambiate
dall’alto)

*uomini stessi sentono bisogno di darsi una forma -> creare elementi base che permettono inclusione dei
nuovi arrivati, è allo stesso tempo un’operazione di distacco verso persone che scelgono di non adeguarsi
(spirito/mozione interiore talmente forte che non vogliono aderire a ciò, così che si creano le sacche di
marginalità in cui abbiamo persone che si comportano in maniera diversa, manifesta apertamente
disaccordo nei confronti dell’autorità). Tanto più un individuo si discosta dai modelli dato
dall’antropopoiesi, tanto più viene messa ai confini (posizione di estraneità) -> sistema a maglie
strette/società fragile, deve esserci totale fiducia
Ex. Donne bruciate sul rogo con etichetta di streghe per percorso differente

*creare spazio ristretto + spazio per emarginazione

Un altro tratto universale -> chi non si adegua nel gruppo in cui nasce, è passibile di emarginazione. Ciò
avviene dalle comunità più piccole, fino a quelli maggiori

Nell’incontro con l’altro riconosco anche ma mia incompletezza e la necessità di completare il mio quadro
con idee e azioni di chi mi sta intorno -> nel gruppo umano devono esserci per forza assegnazione di ruoli

- Società naturali > per caratteristiche fisiche (uomo più forte, donna deve occuparsi della prole e
gravidanza, protetta). Distinzioni di ruoli ha germe di dato biologico alla sua origine, tanto vero che
ultimamente viene visto come pretesto per escludere la donna, nella società contemporanea
necessità di correre rischi/andare a caccia non esiste più presupposto di natura.

Tanto più si arriva ad avere gruppi umani che si allargano in numero, fanno vedere che varie forme di
umanità sono interdipendenti le une dalle altre e si riconoscono come incomplete

In occidente il fatto di nascere monolingui è un fatto legato al contesto occidentale -> ultimamente il
fatto che ora l’occidente negli ultimi anni ci sia questo centro che occidente centro di attrazione di altri
popoli che vengono a convivere ci fa capire che siamo incapaci di trovarlo (limite della nostra pienezza),
cercare di cambiare, operazione dispendiosa che deve avere visione a lungo termine e che fa paura,
dunque ostilità che porta in automatico alla creazione di muri (=> nazionalismo come forma di difesa, di
fronte a elemento che non si fermerà nonostante innalzamento muri).

Come fare per avvicinarsi alla complessità in maniera costruttiva, paradigma in cui antropologo studia
popoli lontani

1. proprio per caratteristica di percepire naturale qualcosa di no, essere umano è facilitato quando si
confronta con essere umano molto diverso da lui, poiché vede fin da subito i costrutti del suo
contesto => affinare antenne, nelle pieghe di ogni vita quotidiana si nasconde un tratto diverso
 RISCHIO: finire nell’esotismo, costante paragone con noi e loro (pensando non possibilità di
dialogo, considerare primitivi gli altri che fanno cose diversamente)
2. Vantaggio: non dare nulla per scontato
3. Rischio: non comprendere presupposti del non detto, grande parte in comunità è fatta di non detti,
cose non verbalizzate (espresse tramite fogge); ma non dichiarate apertamente
Ex. Bambino impara da solo per immersione chi sono persone della famiglia e quali non lo sono
(comportamenti)
4. Vantaggio: cercare posizione fuori sistema > mito dell’antropologo distaccato, che sa dare
descrizione oggettiva relativamente alla esperienza (illusione: esprimiamo giudizio di valore o a
volte nemmeno vediamo)

Oggi il paradigma del lontano è abbandonato, soprattutto nelle fasi avanzate della vita dell’antropologo di
professione (prima va su ciò che è più lontano, dopo analizza società complesse del mondo
contemporaneo)

La metodologia dell’antropologo sta a cavallo tra dominio della scienza e della sensibilità umana -> il
metodo tende/prova a darsi degli strumenti scientifici, ma riconoscendo il grosso limite che la lettura dei
dati (anche utilizzando metodo scientifico) è affidata alla tua posizione (vizi di forma). Necessario
nell’antropologia moderna dichiarare questa posizione.

Le fonti

1. Orali: patrimonio maggio su cui si basa l’antropologo, incontro faccia a faccia implica il dialogo e
rapportarsi in maniera verbale senza mediazione => registrare tutto ciò che avviene a livello verbale
e capire il non detto che sta dietro (ex. Presa di parola)
2. Scritte: per lungo tempo non considerato (mandato di andare a studiare i popoli primitivi, lontani ->
senza fonti scritte); oggi sempre più necessarie ad un approccio olistico alla disciplina nel suo
avvicinarsi alla storia (scritti che vengono prodotte da attivisti, quaderni periodo coloniale)
3. Iconiche: tutto ciò è dipinto, disegnato, plasmato che esiste in quella cultura -> dati artistici intesi
come elementi ornamentali per casa, luoghi di culto e incontro + ciò che riguarda la cura del corpo,
make-up, tatuaggi (appartenenza)
4. Materiali: per lungo tempo solo dominio dell’archeologia (+ anche strada che ha fatto per arrivarci)

+ tutto ciò non basta, sono dati esteriori, mentre per una comprensione profonda delle dinamiche che
tengono unito un gruppo umano, anche dominio delle emozioni e percezioni fisiche -> centrale ESSERE
UMANO

Gli oggetti di studio tradizionali (fine 800 – anni ’70):

1. Sistemi di parentela -> adesso ancora più difficili


2. Sistemi economici -> uno dei primi elementi sui quali si costruiscono rapporti interpersonali
3. Stratificazione sociale
4. Linguaggio e CNV (comunicazione non verbale)
5. Religione e magia
6. Etnoscienza -> scienze tradizionali
7. Espressione estetica
8. (mutamento culturale) -> prende questi dati come episodici, caratterizzati come in un momento
della storia, considerando che non c’è nulla di stabile nell’evoluzione dell’essere umano (essere
umano NO statico)
 Ancora alla base di molti manuali, Dei nella direzione opposta
Nuovi problemi e nuovi orizzonti -> proposto da Dei, nuovo sguardo su orizzonti diventati famigliari, capire
la complessità e mondo di relazioni per capire la semplicità

Il mondo è caratterizzato da tipo di orizzonti => villaggio sta a 2km dalla megalopoli di Nairobi, pare essere
realtà che appartiene a un mondo passato (quella complessità non propria, noi cerchiamo di capire perché
e possibile). Questo ha portato ad abbandonare sguardo che crede che loro vivano nell’antichità,
semplicemente si giocano (e benissimo) in contesti diverso.

+ stratificazione sociali fortissimi secondo genere, età, appartenenza identitaria -> lavoro di antropopoiesi
continuo e costante

+ diritti umani -> cos’è e quali sono i limiti del diritto umano universale, occidente radici nel contesto storico
e culturale in un contesto/basi nel cristianesimo => non viene percepita universale in altri luoghi
(avviamento a ruolo di adulto in alcuni luoghi inizia a 10 anni, quando è adulto? Dibattito acceso)

+ processo educativo

+ cultura di massa, cos’è il privilegio, status symbol

+ cyberspazio -> quando si parla di diritti umani in opere di cyberspazio, tutela di diritti di chi non c’è più,
ma ha lasciato traccia di sé sui social

Quindi, è necessario integrare la comprensione dei microcosmi con i macrocontesti e la complessità che si
nasconde sotto questo. Obiettivo: portare ad aprire sguardo alla complessità, non dare niente per scontato,
avere a che fare con essere umano e la propria sensibilità, (ridurre il noise dato anche dalle abitudini
interculturali).

Oggi l’antropologia serve per capire l’atro e dunque capire me stesso (conoscenze); e attraverso questa
comprensione attivarsi per passare ad una società più inclusiva, creare spazio di dialogo (inclusione) =>
imparare a rispettare emittente e destinatario, adeguare il messaggio al destinatario (mediazione) e poi
proporre soluzioni comuni che tengano conto delle necessità specifiche di emittente, destinatario e chi
convive in un determinato contesto (cooperazione).

Come lavora l’antropologo?

1. Ospiti in casa d’altri -> fatto stesso che ci atteggiamo a elemento di osservazione esterno ci fa
percepire il fatto di essere un ospite, qualcosa di estraneo
2. La lingua dell’interazione
3. La comunicazione non verbale
4. Il contesto ci insegna

Cosa si intende per approccio emico =/ etico?

Geertz -> l’antropologo deve immergersi con i suoi 5 sensi nell’esperienza deve vivere in compagnia
dell’altro. Chiaro che se vado a studiare comportamento di società di Bali (grado di calore, culinario: frutti
tropicali mai assaggiati); questo lo posso fare anche studiando la complessità di casa mia [vita dei
senzatetto, stratificazione sociale a casa tua posso fare tante esperienze mai fatte]

Però anche cose che vanno contro il mio giudizio preventivo, importante anche capire il limite verso il quale
qualcuno di nuovi si deve e si può spingere -> etica mi impedisce di adeguarsi a tutte le situazioni [quartieri
spagnoli più spinti di Napoli]

Potrebbero piacerti anche