L’ambiente esterno può essere studiato sulla base di due dimensioni:
- Il grado di complessitànumero ed eterogeneità degli elementi che lo compongono; - Il grado di stabilità/instabilitàtasso e velocità di cambiamento degli elementi. Quando crescono queste due dimensioni, la complessità e l’instabilità, abbiamo una crescente incertezza ambientale. L’incertezza ambientale, quando cresce, pone delle sfide molto importanti alle organizzazioni poiché diventa sempre più difficile ottenere ed elaborare informazioni informazioni a velocità crescente per prendere decisioni corrette e diventa anche sempre più difficile poter prevedere l’evoluzione dell’ambiente esterno. Quindi le decisioni e le previsioni diventano sempre più difficili al crescere dell’incertezza ambientale. È molto rilevante capire come le organizzazioni possono ad affrontare l’incertezza ambientale.
COME FRONTEGGIARE L’INCERTEZZA AMBIENTALE?
Sono molteplici i modi in cui le organizzazioni cercano soluzioni per affrontare l’incertezza ambientale: - processi di management organici e meccanici; - differenziazione e integrazione; - aggiunta di posizioni e unità organizzative; - costruzione di relazioni; - pianificazione e previsioni. Per quanto riguarda i processi di management organici e meccanici, si tratta delle diverse modalità di configurare la struttura organizzativa in relazione al grado crescente di incertezza ambientale. In particolare, fra i primi studi sulla relazione tra incertezza e struttura organizzativa ricordiamo quelli di Burns e Stalker che individuarono, attraverso una serie di studi su aziende britanniche, forme diverse di organizzazione che chiamarono, appunto, processi di management organici e meccanici. Questi due studiosi scoprirono che all’interno del campione di aziende analizzate vi erano delle aziende che adottavano un approccio alla progettazione organizzativa che loro chiamarono approccio del modello organico: si tratta di una forma organizzativa con delle caratteristiche peculiari. Allo stesso tempo altre organizzazioni adottavano un altro approccio alla progettazione che loro chiamarono modello meccanico. Questi due diversi approcci/modalità con le quali si può progettare la struttura organizzativa rappresentano due poli opposti con caratteristiche speculari: il modello meccanico o meccanicistico può essere rappresentato con la forma di una piramide perché è un modello organizzativo che ricorda un po’ l’approccio burocratico della piramide burocratica. Si tratta di organizzazioni dove nel progettare forme della divisione del lavoro si va nella direzione di una forte specializzazione dei compiti, delle mansioni, degli organi, delle funzioni/unità organizzative. Allo stesso modo si enfatizza la dimensione della formalizzazione, si privilegia la codifica in forma scritta di norme, regole, processi, procedure e quindi molti aspetti della vita organizzativa sono fortemente regolamentati e codificati per iscritto. Allo stesso modo è un tipo di organizzazione dove si va a sviluppare la configurazione della scala gerarchica, quindi si articolano diversi livelli della gerarchia. La gerarchia ha un forte peso all’interno di questo tipo di approccio e la comunicazione, i flussi informativi, scorrono prevalentemente lungo l’asse verticale quindi attraverso un meccanismo di riporto gerarchico. Si tratta di comunicazioni che assumono prevalentemente la forma scritta. Sono strutture organizzative che hanno caratteristiche di elevata centralizzazione, ovvero i processi decisionali tendono essere accentrati e si tende a delegare il meno possibile verso il basso, a diffondere il meno possibile le decisioni e quindi limitando l’autonomia decisionale dei livelli via via sempre più bassi. L’approccio del modello organico è invece speculare e opposto a quello meccanico. Si tratta di organizzazioni nelle quali si predilige limitare la specializzazione dei compiti, si preferisce che le persone abbiano ruoli piuttosto allargati, mansioni ampie, svolgano molte diversi tipi di attività e anche si lascia una certa flessibilità nell’essere intercambiabili. Sono organizzazioni che privilegiano la dimensione dell’informalità, dove il coordinamento delle persone viene più in forma diretta, per adattamento reciproco, e meno almeno attraverso la formalizzazione, la rigida codifica di norme, regole e processi. Rimangono meno formalizzati e più elastiche, più flessibili. Rispetto alla dimensione verticale della gerarchia è piuttosto enfatizzata la dimensione orizzontale, si tende a configurare pochissimi livelli gerarchici, il meno possibile, si parla di organizzazioni piatte o comunque meno verticalizzate possibile. È invece la dimensione del lavoro di squadra che è enfatizzata e quindi si privilegia lo scambio orizzontale, trasversale, tra le persone che lavorano in team collaborativi, tra le diverse unità organizzative, tra diversi organi, e quindi la comunicazione, lo scambio di idee, di informazioni, avviene in logica più orizzontale. Sono organizzazioni dove si tende ad avere invece una centralizzazione decisionale scarsa, quindi vuol dire che sono decentralizzate, si tende a diffondere le decisioni, l’autonomia, la responsabilità, delegare verso il basso più possibile. Sono due tipi ideali di organizzazione, opposti tra di loro. Tra gli esempi, possiamo confrontare: - Amazon, che ha un modello molto più meccanicistico soprattutto all’interno del suo cuore logistico, con Netflix, che è stata individuata come una bossless organisation, con una struttura molto piatta, molto flessibile, focalizzata sul lavoro in team; - Unicredit/intesa San Paolo con Soisy, startup di peer-to-peer lending e organizzazione che, proprio per le sue caratteristiche di flessibilità, e di lavoro in team collaborativo presenta un modello organico; - sul settore della produzione di abbigliamento invece paragoniamo l’azienda di Brunello Cuccinelli (modello organico, azienda di nicchia con una scarsa formalizzazione e un forte adattamento reciproco all’interno) con Uniqlo, un’azienda che lavora con un modello più meccanicistico, una produzione di grandi volumi di beni standardizzati, dove la standardizzazione del lavoro è più spinta e la formalizzazione e la gerarchia non hanno peso maggiore. Burns e Stalker non solo hanno individuato questi due diversi approcci ma li hanno anche collegati a diversi gradi di incertezza ambientale. Nessuno di questi due approcci è in assoluto un approccio migliore o più efficace di un altro.
QUANDO OCCORRE ADOTTARE L’UNO PIUTTOSTO CHE L’ALTRO?
Dipende da fattori contingenti e in primo luogo dal fattore ambiente. In particolare i due autori notano che l’approccio del modello organico è più presente quando le aziende fronteggiano un ambiente dove il grado di incertezza è molto elevato quindi un ambiente instabile e incerto. In questi casi sembra essere più frequente e quindi più adatto un approccio alla progettazione organica proprio perché è un approccio che consente all’organizzazione di mantenere una forte flessibilità, una forte capacità di adattamento, una forte capacità di condividere al proprio interno informazioni e quindi apprendere continuamente, innovare, adattarsi molto velocemente. Si tratta quindi di un’organizzazione che può essere definita una learning organisation, un’organizzazione in grado di apprendere continuamente e adattarsi con flessibilità. Quindi un’organizzazione che ha una cultura molto adattiva. Viceversa sembra essere molto più frequente un approccio meccanicistico quando si fronteggia un ambiente con un grado di incertezza inferiore, un ambiente stabile, meno incerto in cui è possibile fare previsioni più facilmente e focalizzarsi sulla produzione di beni e servizi più standardizzati per i quali si prevede una domanda più stabile. Quindi ci si può focalizzare maggiormente sull’efficienza operativa, sulla ricerca, creando una macchina che lavora molto sulla ricerca di economie di specializzazione ed economie di scala, una macchina che diventa più efficiente e certamente più rigida ma, fronteggiando un ambiente più stabile con un grado minore di incertezza, risulta essere adeguata. Quindi non esiste un livello organizzativo migliore di un altro ma, in una logica contingente, sono diversamente efficaci nell’affrontare gradi diversi di incertezza ambientale.
UN CONTINUUM DI FORME ORGANIZZATIVE
Infine bisogna considerare che se noi osserviamo questi due diversi approcci, li dobbiamo immaginare come due estremi di un continuum di forme organizzative. Alcune organizzazioni Potranno avere una forma assolutamente organica o completamente meccanicistica mente alcune aziende si collocano in punti diversi di questo continuum assumendo magari alcuni caratteri più tipici del modello organico e anche alcuni del modello meccanico. Quindi le forme organizzative reali spesso hanno delle caratteristiche che le collocano anche all’interno di questo continuum con diverse sfumature rispetto ai due estremi opposti. Dobbiamo anche considerare che le organizzazioni cambiano e modificano la loro struttura organizzativa nel tempo. Per esempio un’azienda in fase di startup può adottare un modello completamente organico ma poi crescendo, anche solo da un punto di vista dimensionale, può sentire la necessità di specializzare maggiormente il lavoro o di formalizzare maggiormente una serie di processi e di regole: nasce completamente organica ma con il tempo modifica i suoi tratti assumendo alcune caratteristiche che l’avvicinano al modello meccanico. Questo cambiamento organizzativo può andare anche nella direzione opposta. Vi sono organizzazioni di grandi dimensioni, con un modello molto meccanicistico, che, per ragioni contingenti legate per esempio a sfide dell’ambiente esterno, possono avere la necessità di riconfigurare la loro struttura riuscendo a conseguire un approccio più organico pur dentro una struttura molto meccanicistica e quindi andare a recuperare (attraverso una serie di soluzioni) flessibilità e capacità di adattamento. Bisogna tenere anche in considerazione che all’aumentare della complessità della struttura organizzativa di un’azienda, possono anche coesistere questi due approcci alla progettazione. Possiamo avere organizzazioni dove, all’interno di alcune unità organizzative o di alcune componenti dell’organizzazione vi è un approccio molto meccanicistico mentre in altre unità organizzative ci può essere un approccio molto più organico. Pensiamo a un’azienda in cui nell’unità di produzione i processi possono essere molto standardizzati e i compiti molto specializzati nell’unità di ricerca e sviluppo può essere adottato un approccio di tipo completamente diverso, anche organico.