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ANDREA GRATTERI
del colpo di Stato, alla Presidenza della Repubblica per sette anni in
virtù di una specifica norma transitoria annessa alla Costituzione.
La Costituzione del 1982 rinnega il generico spirito di apertura
verso la democrazia e i diritti civili che caratterizzava il precedente te-
sto costituzionale del 1962. L’impronta dei militari si risolve nel tenta-
tivo di instaurare un regime di democrazia controllata, dove i diritti di
partecipazione politica sono fortemente compressi: è fatto divieto di
iscriversi ai partiti per studenti, insegnanti e funzionari statali; i partiti
non possono avere legami con gruppi di interesse, è vietata l’apertura
di sezioni giovanili e femminili (Nocera 2011, 71). Inoltre, i partiti si
configurano come un elemento essenziale per il funzionamento dello
Stato e sono «l’unica, esclusiva sede di elaborazione delle “idee diret-
trici” dello Stato» che, nell’evoluzione delle istituzioni turche non so-
no mai mutate a partire dalla rivoluzione kemalista: identità laica, se-
colarizzazione, nazionalismo. Si giustifica così il controllo sui partiti
politici affidato alla Corte costituzionale e che, ai sensi dell’art. 68,
comma 4, della Costituzione, consiste nella verifica della compatibili-
tà degli statuti, dei programmi e delle attività dei partiti con i principi
di indipendenza dello Stato, di indivisibilità, di rispetto dei diritti, di
laicità e democraticità (Carducci, Bernardini d’Arnesano 2008, 102,
103).
I tratti prevalenti del disegno costituzionale originario sono quin-
di, da un lato, la rifondazione della democrazia turca nella prospettiva
della prevenzione di un ritorno delle polarizzazioni politiche, delle
contrapposizioni violente e delle situazioni di paralisi degli anni Set-
tanta, dall’altro, l’assegnazione del compito di guardiano del sistema
politico all’esercito, principalmente attraverso la Presidenza della Re-
pubblica e il Consiglio di sicurezza nazionale (Özbundun, Gençkaya
2009, 20, 21).
Il forte controllo sui partiti politici si è inverato in una sorta di
conventio ad excludendum diretta a preservare il carattere laico delle
istituzioni e l’omogeneità della nazione turca, e con essi il ruolo di ga-
rante dell’esercito, a discapito dei partiti politici di matrice islamica e
curda. La dissoluzione del Refah Partisi, partito islamico tradizionali-
sta, da parte della Corte costituzionale nel 1998 è il momento culmi-
nante del tentativo di proteggere, ad ogni costo, uno status quo desti-
nato, tuttavia, ad essere progressivamente modificato in seguito alla
affermazione elettorale del più moderno e moderato AKP (Adalet ve
Kalkınma Partisi, Partito della giustizia e dello sviluppo) nel 2002 e
tuttora al governo del Paese.
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delle donne e alla parità di genere, grazie alla approvazione della leg-
ge sulla protezione della famiglia e per la prevenzione della violenza
contro le donne (legge n. 6248 del 2012), in particolare grazie a effi-
caci misure per gli interventi d’urgenza. La legge, tuttavia, richiederà
un notevole sforzo per essere concretamente attuata in campo politico,
economico e sociale.
Manca invece una normativa legislativa finalizzata a proteggere
dalle discriminazioni in generale e, in particolare, sulla base dell’ap-
partenenza di genere e dell’orientamento sessuale. Sul punto la legi-
slazione turca non appare adeguata agli standard dell’acquis dell’U-
nione Europea.
Le prospettive di una maggiore integrazione della Turchia nell’U-
nione europea sono oggi difficili da valutare: da un lato, il Governo
turco sostiene che l’obiettivo è l’adesione all’UE ma le critiche del
Progress Report del 2012 sono state ostentatamente cestinate;
dall’altro, lo scetticismo europeo nei confronti di un’adesione turca
sembra essersi consolidato (Göksel 2012; si rinvia in proposito alla re-
lazione di A. Rizzo in questo volume).
Il superamento degli ostacoli che impediscono oggi un effettivo
consolidamento democratico in Turchia sembrano passare attraverso
due questioni centrali: la stabilizzazione di un sistema politico capace
di garantire l’alternanza e il completamento delle riforme costituzio-
nali.
Entrambe le questioni non sembrano di facile soluzione e sono il
logico presupposto delle riforme legislative necessarie e della loro
concreta attuazione.
La mancanza di una valida alternativa politica all’AKP capace di
promuovere l’alternanza al governo è da alcuni considerata il vero tal-
lone d’Achille della Turchia (Turanb 2012) e il lungo percorso di ri-
forma costituzionale intrapreso negli anni del governo di Erdoğan po-
trebbe essere giunto a un punto di stallo.
Il Progress Report del 2013 pubblicato il 16 ottobre del 2013 è
fortemente influenzato dalle proteste di piazza Taksim e dalla loro re-
pressione e pone al centro della sua analisi proprio il carattere di fondo
del sistema democratico turco, che è giudicato carente sotto il profilo
della partecipazione e del superamento di un’eccessiva polarizzazione.
Al punto che le molteplici riforme legislative presentate rischiano di
essere vanificate per mancanza di condivisione fra le forze politiche,
da un lato, e fra i decisori politici e gli attori sociali, dall’altro. Secon-
do gli osservatori dell’Unione Europea, le relazioni fra il Governo e il
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pressi, per essere poi salvati dall’avvento dell’AKP. Poco conta che
l’elettorato non sia propenso a seguire questa logica, in ogni caso la
polarizzazione fra laici e religiosi continua a alimentare le profonde
fratture del sistema politico turco (Turan 2013).
righe del recente comunicato urgente pubblicato sul sito del PKK il 5
luglio 2013 con cui si chiede un miglioramento dell’assistenza sanita-
ria prestata a Ocalan in carcere nel momento in cui si ribadisce l’in-
tenzione di giungere a un accordo: «Il nostro leader Ocalan ha avviato
un processo pacifico e democratico che prefigura l’unione, libera e
eguale, dei popoli turco e curdo; a questo scopo, la tutela della salute e
della sicurezza del nostro leader è un imperativo per il futuro pacifico
e democratico dei nostri popoli».
Negli ultimi mesi si sono susseguiti una serie di eventi che po-
trebbero rappresentare una svolta: Ocalan è stato trasferito in una cella
più ampia; i ribelli curdi hanno sospeso ufficialmente il ritiro dalla
Turchia in seguito a uno scambio di accuse reciproche con il Governo;
infine, il 30 settembre 2013, il Primo Ministro Erdoğan ha annunciato
un nutrito pacchetto di riforme che potrebbero effettivamente soddi-
sfare alcune delle esigenze manifestate dalla minoranza curda e prelu-
dere a un’effettiva pacificazione attraverso un negoziato che non sem-
bra essersi mai interrotto.
Le riforme illustrate da Erdoğan, che nei prossimi mesi dovranno
per la gran parte essere tradotte in concreti provvedimenti legislativi,
incidono su alcuni dei temi più sensibili nell’evoluzione della demo-
crazia turca e contengono alcuni provvedimenti diretti a soddisfare le
indicazioni del Progress Report del 2012 dell’Unione Europea. Sono
anche previsti alcuni cambiamenti simbolici come l’abolizione del-
l’inno quotidiano degli alunni delle scuole elementari il cui incipit at-
tuale, «Io sono turco», è uno degli emblemi dello spirito nazionalistico
della maggioranza; o il cambio del nome di un’università dell’A-
natolia centrale per compiacere la minoranza alevita; è poi prevista la
restituzione dei territori del monastero siriaco di Mor Gabriel alla co-
munità siriaca e l’istituzione di centri di cultura per la tutela dei rom.
Su un piano più generale le riforme annunciate consistono: nella
possibilità di indossare il velo islamico all’interno delle istituzioni
pubbliche con l’esclusione della magistratura, delle forze di polizia e
dell’esercito; nell’abolizione del bando dell’alfabeto curdo; nel ripri-
stino dei nomi delle località non turche e nella possibilità di insegnare
le lingue locali diverse dal turco nelle scuole private; nell’innalzamen-
to da uno a tre anni di reclusione della sanzione per i reati discrimina-
zione razziale, etnica o religiosa; nell’estensione del diritto di riunione
in luoghi pubblici alla mezzanotte, mentre il limite attuale coincide
con il tramonto del sole; nella revisione della soglia di sbarramento
del dieci per cento prevista dalla legge elettorale vigente.
94 QUADERNI “LA COMUNITÀ INTERNAZIONALE”
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