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1) Con il termine Imperialismo, viene indicata la politica di potenza e supremazia di un preciso stato,

avente lo scopo di creare una situazione di predominio su altre nazioni attraverso conquiste di tipo
militare, annessione territoriale, e attraverso lo sfruttamento economico. Il termine si collega al
colonialismo moderno, anche chiamato Imperialismo, cioè quel periodo caratterizzato dalla
spartizione dell’Africa principalmente subsahariana, e dalla diminuzione del commercio degli
schiavi.

2) Quando nel 1890 Guglielmo 2° riuscì a mettere Bismarck da parte, ebbe inizio l’età Guglielmina,
avente come obiettivo l’affermazione delle potenza tedesca, la quale, però, essendo arrivata in
ritardo nella corsa coloniale, il cosiddetto “The scramble for Africa”, dovette accontentarsi di
occupare semplici colonie sparse per il territorio, divenendo così una colonia più debole rispetto
alle altre. Lo sforzo economico e militare effettuato dalla Germania, le permise di guadagnarsi
territori sparsi in Camerun, Togo, Africa del sud-ovest, Tanganica e Lamu. La penetrazione tedesca
in Africa suscitò le preoccupazioni inglesi, in quanto, l’Inghilterra, insieme alla Francia,
rappresentava una delle potenze più importanti e potenti allo stesso tempo e l’ obiettivo che aveva
l’Inghilterra era rappresentato dalla colonizzazione di una linea continua che potesse collegare il
sud con il nord, quindi, in grado di collegare Sudafrica ed Egitto. Rispetto agli inglesi, i tedeschi,
essendo arrivati in ritardo nella corsa per l’Africa, dovettero accontentarsi di colonie sparpagliate in
tutto il continente, in quanto il loro scopo era quello di stabilire il proprio dominio su tutte quelle
aree non colonizzate dalle altre potenze europee. Le preoccupazioni inglesi sorsero quando i
Tedeschi, tra i territori conquistati aggiunsero la Tanzania, territorio che si trovava sul segmento
sud-nord stabilito dall’Inghilterra, la quale era preoccupata dal fatto che questa linea potesse
essere interrotta, e dal fatto che in quel periodo la Germania conobbe l’apice della sua forza, in
quanto, in breve tempo riuscì ad accrescere il suo potere a livello industriale, crescita dovuta
all’importazione di materie prime, le quali, provenendo dalla colonie non furono pagate da coloro
che le sfruttavano. L’ultima preoccupazione inglese riguardava l’ambito navale, precisamente la
flotta navale d’alto mare della Germania, avente la propria base marina nel Mare del Nord, dunque,
praticamente attaccata ai territori in cui l’Inghilterra aveva instaurato il proprio dominio.

3) L’Italia, pur trovandosi in una situazione abbastanza scomoda, nel 1882 decise di prendere parte
alla Triplice Alleanza, al fianco dei suoi principali nemici. Ovviamente, non fu una decisione casuale
quella presa dall’Italia, in quanto, con l’entrata nella triplice, e a seguito dell’occupazione di Tunisi
da parte della Francia, vi fu un deterioramento dei rapporti tra Francia e Italia, perciò, Depretis, che
in quel momento si trovava a capo del governo Italiano, decise di abbandonare l’equilibrio
mantenuto fino a quel momento e rompere ogni legame presente tra Italia e Francia.
Nonostante l’entrata dell’Italia nella Triplice non fosse accettata dal popolo per via della questioni
territoriali legate a Trentino e Friuli, territori in mano all’Austro-Ungheria, l’Italia riuscì ad uscire dal
contesto dell’isolamento democratico che fino ad allora aveva caratterizzato la nazione, diventando
un paese abbastanza stabile. Inoltre, con l’entrata nella triplice, fu garantito l’aiuto a favore
dell’Italia nel caso che questa fosse stata attaccata dalla Francia, medesima garanzia
nell’eventualità di un attacco francese alla Germania.

4) Il trattato di controassicurazione rappresenta una sorta di alleanza difensiva stipulata tra Russia e
Germania nel 1881. Tale trattato prevedeva tra i due stati una reciproca neutralità, inoltre, permise
a Bismarck di eliminare eventuali accordi tra Francia e Russia, ed evitò che il confronto aperto tra
Russia e Austria riguardo la questione dei Balcani potesse degenerare, trasformandosi in un vero e
proprio conflitto armato.
5) Durante la 2° Rivoluzione Industriale la proprietà industriale assume una nuova immagine, infatti,
dal capitalismo concorrenziale, caratterizzato dai contrasti tra piccoli e medi imprenditori dovuti
alle vivaci concorrenze presenti tra queste due categorie imprenditoriali, si passa ad un capitalismo
basato su monopoli ed oligopoli, grazie ai quali il capitalismo viene definito monopolistico, il quale
consisteva nell’unire più imprese in un unico gruppo, dove tale gruppo gestiva il mercato dettando
diverse regole, le quali venivano stabilite dopo che un gruppo di imprese riusciva ad accordarsi con
un altro gruppo. All’interno di questi gruppi, rispetto al capitalismo concorrenziale, il capitale si
concentrava nelle mani di un numero ristretto di imprenditori. Con il capitalismo concorrenziale
assistiamo anche alla nascita delle banche, le quali svolgevano un ruolo fondamentale nel contesto
industriale, in quanto le industrie avevano lo scopo di innalzare i ricavi bancari, e le banche, invece,
avevano come obiettivo quello di offrire somme di denaro alle industrie per consentire il loro
sviluppo.

6) Il dumping rappresenta una strategia economica adottata da numerose imprese e consiste nel
vendere i propri prodotti all’estero a prezzi molto bassi, nella maggior parte dei casi inferiori a
quelli di produzione, in modo tale da riuscire a conquistare nuove aree di mercato, ed eliminare
ogni tipo di concorrenza. Prettamente diffuso a partire dalla 2° Rivoluzione Industriale, incontrò
diverse resistenze, fino a provocare l’istituzione di dazi compensativi.

7) H

8) Quando nel 1903 Giolitti tornò a capo del governo italiano, considerò necessaria la
nazionalizzazione delle ferrovie. Questo perché le tre concessionarie non erano interessate ad
investire nel settore, non pagavano adeguatamente il personale, non effettuavano nessuna
manutenzione e non volevano introdurre miglioramenti tecnici. Inoltre, gli industriali
metalmeccanici si lamentavano del fatto che le concessionarie acquistassero materiali provenienti
dall’estero, andando così a sfavorire l’economia nazionale, oltre a quella locale. Giolitti era a favore
della nazionalizzazione delle ferrovie, poiché, così facendo, avrebbe evitato un eventuale sciopero
da parte dei ferrovieri, i quali, allo stesso tempo, divennero pubblici funzionari e gli furono garantiti
sia il miglioramento delle condizioni in cui lavoravano che l’aumento dei salari.

9) Il patto Gentiloni fu un accordo stipulato nel 1913 tra i liberali di Giolitti e l’Unione Elettorale
Cattolica Italiana, presieduta da Vincenzo Gentiloni in vista delle elezioni del 1913. Tale accordo
segnò ufficialmente l’ingresso da parte dei cattolici nella vita politica italiana, e Giolitti dovette
abbandonare le politiche anticlericali, istituendo anche l’insegnamento della religione nelle scuole.

10) Nonostante il fatto che la politica Giolittiana non seguisse una chiara ideologia, possiamo definirla
come politica liberale illuminata, avente gli stessi scopi dei socialisti riformisti. Altrettanto non si
può dire riguardo la cultura di quel periodo, in quanto, fu considerata prettamente anti-giolittiana
poiché contraria ai socialisti riformisti di cui ho parlato precedentemente. La definizione della
cultura di questo periodo, intesa come anti-giolittiana, deriva dal fatto che il mondo rappresentato
da Giolitti, presenti una pessima presa culturale, esempio può essere l’industria, la quale non
definisce il mondo riguardante l’economia attraverso una chiara ideologia o attraverso una precisa
mentalità. Inoltre, l’attenzione che Giolitti presta agli intellettuali è quasi pari a zero, tanto che non
si preoccupa del fatto che la sua politica non avesse una direzione culturale. Queste decisioni prese
da Giolitti, fanno si che la situazione presente in Italia, possa conferire alla stessa l’immagine di un
paese provinciale basato su atteggiamenti opportunisti, grazie ai quali, Giolitti approfitta delle
condizioni in cui si trovava la popolazione meridionale per ottenere i loro consensi, creare disguidi e
usufruire della parte italiana meridionale che si basava sulla malavita.

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