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Officine Meccaniche Reggiane

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Le Officine Meccaniche Italiane S.A., meglio note come


Officine Meccaniche Reggiane
Officine Meccaniche Reggiane, o più semplicemente
Reggiane, oppure Reggiane OMI, erano un'azienda italiana Fantuzzi - Reggiane
nata all'inizio del Novecento per produzione ferroviaria e di Reggiane Cranes and Plants
proiettili d'artiglieria, e divenuta famosa sul finire degli anni
trenta, per la famiglia di aerei da caccia.

Indice
Storia
Gli esordi
La prima guerra mondiale
Fra le due guerre
Lo sviluppo aeronautico
L'eccidio del 28 luglio, la resistenza, il primo
dopoguerra L'ingresso alla sede storica delle
Il dopoguerra e la ricostruzione Reggiane.
Il presente
Stato Italia
Produzione Forma società anonima
Aerei
societaria
Aerei su licenza
Fondazione 1901 a Reggio Emilia
Aerei originali
Fondata da Romano Righi
Motori
Motori su licenza Chiusura 1992
Motori originali Sede Reggio Emilia
Locomotive e rotabili ferroviari principale
Locomotive a vapore Gruppo Caproni
Locomotive elettriche Settore Aeronautico
Locomotive diesel
Prodotti aerei civili e militari
Automotrici
componenti
Tram
aeronautiche
Innovazioni
locomotive
Opere dedicate
automotrici
Note ferroviarie
Bibliografia tram
Altri progetti gru
Collegamenti esterni
Storia

Gli esordi

Fondata a Reggio Emilia nell'agosto del 1901 ad opera dell'Ingegner Romano Righi sotto il nome di
Officina Meccanica e Fonderia Ing. Romano Righi e C. Nel dicembre del 1904 il nome della ditta muta in
Società Anonima Officine Meccaniche Reggiane (OMR) con Giuseppe Menada azionista e presidente.
Essendo Menada prima direttore e poi presidente della SAFRE (Società Anonima delle Ferrovie di Reggio
Emilia), si preoccupò di garantire commesse all'azienda della quale era azionista ordinando dapprincipio 20
carri chiusi per trasporto di merci e bestiame e 7 carri aperti.

«Le Officine Reggiane hanno modestamente iniziato con la costruzione dei carri
scoperti semplici, ....poi sono passate ai carri merci, ai bagagliai,...sono giunte alla
costruzione di splendidi vagoni di terza classe e stanno per tentare quelli di seconda
classe, per poi procedere, attraverso vagoni di prima classe, alla costruzione delle più
perfette vetture.»

(Giuseppe Menada, 1906)

Nel 1908 l'azienda si espande nel settore ferroviario assorbendo la ditta Clemente Nobili di Bologna ed
acquisendo quote della Società Anonima Metallurgica Ossolana e della Anonima Celeste Longoni di
Reggio Emilia. Nel 1912 continua l'espansione mediante l'acquisizione della Società Officine Ferroviarie
Italiane Anonima, inoltre, lo stesso anno, la ditta diventa Reggiane Officine Meccaniche Italiane S. A.

La prima guerra mondiale

La prima guerra mondiale favorì il ramo d'attività militare, le Reggiane, oltre ad espandere l'attività, nel
1918 assorbì il Proiettilificio di Modena. All'inizio del 1918 la Reggiane entra in contatto con il mondo
aeronautico e con la Caproni, che successivamente rileverà la ditta negli anni trenta. Le Officine
Meccaniche Reggiane, erano infatti tra le ditte impegnate nel massiccio ordine per i biplani trimotori da
bombardamento della famiglia dei Caproni Ca.44, Ca.45 e Ca.46 (Ca.5 con la designazione del Regio
Esercito). Di questa massiccia commessa di 300 esemplari ne venne solo avviata la produzione, e forse
soltanto un esemplare venne assemblato negli stabilimenti di Reggio Emilia, con parti provenienti da altri
stabilimenti.

Fra le due guerre

Nel 1920 la crisi non risparmia neanche le Reggiane che vedono i propri stabilimenti subire una
occupazione operaia. Per diversificare l'attività, con i profitti di guerra, viene assorbita la Società Anonima
Meccanica Lombarda (SAML) di Monza che opera nel settore dei mulini, pastifici e laterizi. Le difficoltà
economiche si aggravano. Nel 1928 la ristrutturazione passa attraverso l'ulteriore diversificazione con
l'ingresso nel settore cerealicolo (costruzione di silo) e con la cessione degli stabilimenti di Modena e di
Monza.

La crisi economica mondiale del 1930 mette definitivamente fine agli sforzi di salvare l'azienda (che intanto
aveva giocato la carta delle macchine agricole). Nel 1933 l'Istituto per la Ricostruzione Industriale (I.R.I.)
acquisisce la maggioranza azionaria consentendo il salvataggio almeno degli impianti di Reggio Emilia.
Nel 1935, intuendo il buon momento per il riarmo fascista, il conte Giovanni Caproni acquisisce dall'IRI il
pacchetto azionario di maggioranza delle Reggiane.

Lo sviluppo aeronautico

Primo prototipo dell'aereo da caccia


Re.2001. Dietro l'aereo, proclama di
Benito Mussolini alle Officine
Meccaniche Reggiane, 1940.

Nel 1936 viene costituita a Reggio Emilia la Società Studi e


Brevetti Gruppo Caproni guidata dall'Ingegner Giovanni
Pegna (già progettista alla Piaggio) al fine di concepire e
sviluppare velivoli sperimentali e soluzioni tecnologiche da
applicare al Settore Avio Reggiane. La prima realizzazione
della Società Studi e Brevetti Gruppo Caproni è il Immagine pubblicitaria per cartoline o riviste
bombardiere bimotore Piaggio P.32bis, evoluzione del specializzate di un Re.2000
Piaggio P.32.

Inoltre le Reggiane costituiscono il settore Motori Avio con la riproduzione in serie, su licenza Piaggio, del
radiale P.VII C.16. Sempre su licenza Piaggio verranno successivamente prodotti le versioni C 35 e C 45
del P.VII, il P.VI bis, il P.XI bis, il P.XV mentre su licenza Fiat sarà prodotto l'A.74. Il successo del settore
aeronautico sarà marcato dal fatto che a fine 1936 fattura il 60% del totale.

Nel 1937, su licenza SIAI-Marchetti, viene avviata la linea di produzione del trimotore da bombardamento
S.79 Sparviero e a causa del rallentamento delle commesse (a fine anno il settore aeronautico scende al
45% del fatturato totale) viene ristrutturata l'azienda mediante l'incorporazione della Società Studi e Brevetti
Gruppo Caproni.

Il 23 febbraio 1937 vola per la prima volta il prototipo del P.32 bis pilotato dal com. Mario Gamna. Il 19
maggio vola il suo derivato sportivo: il primo prototipo del Caproni Ca.405. Nell'intenzione dell'azienda
due Ca.405 avrebbero devono partecipare alla gara del "Nastro Azzurro" che si sarebbe tenuta tra il 20 ed il
21 agosto 1937 ma, per diversi motivi, nessuno dei due prototipi poté partecipare.

Il fatturato del settore aeronautico riprende quota il 1938 e 1939 si chiudono rispettivamente con il 55% e
l'80% del fatturato totale.

Il 24 maggio vola il primo prototipo del Re.2000 (MM 408), pilotato dal Comandante Mario de Bernardi,
nel novembre viene allestita la linea intercettori Re.2000 serie 1 per la Regia Aeronautica, ma i pochi
esemplari realizzati diverranno effettivamente operativi solo nel 1941.
L'aereo raccoglie un discreto successo anche internazionale tanto che una commissione britannica,
incaricata di acquisire materiale militare, tratta con Reggiane per la fornitura di circa 300 esemplari di
Re.2000 (ovviamente per l'ingresso in guerra dell'Italia a fianco della Germania l'ordine non verrà mai
formalizzato). Al contempo manifestazioni d'interesse arrivano da Svezia, Jugoslavia, Spagna, Finlandia,
Svizzera ed Unione Sovietica (anche in questo caso, per le stesse motivazioni di sopra, l'interesse non poté
tradursi in una commessa). Solo con l'Ungheria l'interessamento poté essere concluso con un ordine. Infatti,
il 27 dicembre, viene stipulato un contratto per la fornitura di 70 Re.2000[1] alla Magyar Királyi Honvéd
Légierő (MKHL) l'allora denominazione dell'aeronautica militare ungherese. Inoltre, nel marzo del 1940,
viene accordata la licenza di produzione alla ditta MÁVAG di Budapest.

Sempre nel maggio del 1940, viene avviata la produzione degli intercettori Re.2000 Heja per la MKHL
ungherese.

In giugno e ottobre volano rispettivamente i primi prototipi del Re.2001 (MM 409) e del Re.2002 (MM
454), pilotati dal Comandante de Bernardi.

Il 28 novembre 1940 viene stipulato un accordo per la fornitura alla Svenska Flygvapnet (KSF),
l'Aeronautica svedese, per la fornitura di 60 Re.2000. I velivoli localmente denominati J20 verranno
consegnati tra il 1941 ed il 1942.

Il 18 dicembre vola il secondo prototipo del Re.2001 (MM 468), pilotato dal Comandante Pietro Scapinelli
di Leguigno e l'anno si conclude per il settore aeronautico con una quota dell'80% rispetto al fatturato
totale.

Nel marzo del 1941 viene avviata la produzione degli intercettori Re.2000 per la KSF svedese ma il mese è
infausto in quanto il 14, il secondo prototipo del Re.2001 (MM 468) pilotato dal Comandante Scapinelli,
precipita causando la morte del collaudatore a causa di un'avaria al motore occorsa nella fase di atterraggio.

Il 22 marzo il primo Re.2000 operativo viene consegnato alla Regia Aeronautica, ma solo pochi altri
esemplari, nelle diverse versioni, verranno impiegati dalla Regia Aeronautica e dalla Regia Marina.

Nell'aprile del 1941 vengono avviate la produzione della versione Grande Autonomia Re.2000 serie 2 per
la Regia Aeronautica e la produzione in serie del Re.2001 per la Regia Aeronautica.

Il 27 giugno vola il primo esemplare della versione catapultabile Re.2000Cat. per la Regia Marina.

Nel luglio del 1941 la Reale Aeronautica Svedese (KSF)


esprime il suo interesse per una consistente fornitura di
Re.2001; ma, a causa dello stato di guerra e delle prioritarie
esigenze della Regia Aeronautica, l'operazione non verrà
finalizzata. Il 1º luglio e il 29 volano per la prima volta il
Re.2001bis, e il primo prototipo del Reggiane Re.2003
pilotati dal Comandante Francesco Agello. Vengono seguiti,
l'8 novembre dal primo esemplare della versione Grande
Autonomia Re.2000GA (MM 8059).

Il 1942 inizia con il progetto del motore in linea Re.105 RC Un Re.2000 Catapultabile mentre decolla
100 e con il prototipo del motore in linea Re.103 RC 50. dalla catapulta posta sulla nave da battaglia
Nessuno dei due vedrà mai la produzione in serie. Vittorio Veneto.

Nel febbraio viene realizzato il primo (dei pochi esemplari)


della versione anti-nave Re.2001 GV (MM 7226), mentre in maggio il 9 e il 18 volano rispettivamente il
primo prototipo del Re.2005 (MM 494) e il secondo prototipo del Re.2002 (MM 7309), pilotati dal
Comandante Tullio De Prato (quest'ultimo fungerà da testa di serie per l'avviamento produttivo). La
MAVAG inizia le consegne all'Aeronautica ungherese del Re.2000 prodotto localmente (meglio noto come
Héja II). In settembre e ottobre, in rapida successione, volano lo sperimentale RE 2001 Delta (MM 9920),
pilotato dal Comandante Alessandro Beretta, il secondo prototipo del Re.2005 (MM 495), il primo (dei
pochi) Re.2001OR realizzati in vista dell'impiego a bordo delle poi mai costruite portaerei, l'unico Re.2003
di serie (MM 12415), pilotato dal Comandante Alfonso Caracciolo.

In novembre viene avviata la produzione in serie del Re.2002 e il


20 presentato lo studio del RE 2005 R (un aereo sperimentale a
propulsione mista che non venne mai realizzato).

In dicembre il Re.2005 inizia ad essere prodotto in serie e il 23


vola per la prima volta il prototipo di caccia-silurante Re.2001 G,
pilotato dal com. Caracciolo.
Il Re.2001.

Ancora una volta l'anno si chiude con il fatturato aeronautico


all'80% del totale.

Il 27 gennaio del 1943 il motore dello sperimentale Re.2001 Delta


(MM 9920), pilotato dal Comandante Beretta, s'incendia durante
un volo di prova e l'aereo precipita (senza conseguenze per il pilota
che riesce a lanciarsi).

Il 23 febbraio vola il primo caccia notturno Re.2001CN (MM


08075)[2] che costituirà la testa di serie della versione CN.
Il prototipo del Re.2002.
In marzo e luglio il primo prototipo Re.2005 diventa operativo con
la Regia Aeronautica (ad esso seguiranno gli esemplari della Serie
0) e viene realizzato lo sperimentale Re.2002bis (MM 7327).

L'autunno del 1943 costituisce un punto di svolta negativo della Reggiane in quanto le autorità
d'occupazione tedesche fermano, di fatto, l'attività legata al settore aeronautico.

Il 7 e 8 gennaio 1944 gli stabilimenti di Reggio Emilia vengono rasi al suolo nel corso di due
bombardamenti alleati. I macchinari salvatisi dal disastro sono immagazzinati nelle vicinanze di Reggio
Emilia ed in altre località del nord Italia. Inoltre per sfuggire ai bombardamenti alleati che si intensificano
viepiù la produzione viene decentrata in numerose località del nord Italia: Vicenza, Torbole, Gavirate,
Cocquio, Besozzo, Gemonio.

Data l'occupazione nazista e il blocco della progettazione e dello sviluppo dei velivoli, le Reggiane cercano
di prepararsi al dopoguerra ipotizzando la riconversione dell'apparato produttivo verso l'aviazione civile:
viene avviato, ma mai realizzato, il progetto dell'idrovolante per voli transatlantici Ca.8000.

Intanto in marzo, presso le officine decentrate, riprendono, seppur con difficoltà, le attività produttive. Si
tratta ora di subforniture per ditte tedesche (Messerschmitt AG, BMW e altre), motori P.VII e P.XI bis e
Daimler-Benz DB 605 (quest'ultimo in collaborazione con Piaggio, Isotta Fraschini ed Alfa Romeo).
Inoltre, per conto della Luftwaffe, viene ripresa la produzione di alcuni Re.2002 oltre all'attività di revisione
e riparazione velivoli.

Nell'agosto del 1944 le Reggiane subiscono le requisizioni di macchinari e materiali dei tedeschi
accompagnata dal "trasferimento" di una trentina di tecnici in Germania con il compito di fornire assistenza
ai Re.2002 incorporati nella Luftwaffe.

Nell'autunno viene completato il prototipo del Re.2006 (MM 540) che non prenderà mai il volo.
L'anno si chiude con il fatturato del settore aeronautico precipitato al 40% del totale.

Nel 1945, in seguito alle distruzioni di guerra e alle condizioni di pace imposte dagli alleati, la divisione
aeronautica delle Reggiane cessa di esistere.

L'eccidio del 28 luglio, la resistenza, il primo dopoguerra

Nonostante l'azienda fosse sottoposta ad un rigido controllo da parte del regime fascista, in quanto azienda
strategica sul piano militare, nell'azienda erano presenti molti elementi antifascisti.

Fino al 25 luglio l'opposizione al regime si limitava a far girare alcuni radi volantini, e al disegno di falci e
martello su macchinari, a fini di propaganda.

Il 28 luglio 1943 è il giorno dell'Eccidio delle Reggiane. Nove operai, fra i quali una donna incinta,
rimasero uccisi (Antonio Artioli, Vincenzo Bellocchi, Eugenio Fava, Nello Ferretti, Armando Grisendi,
Gino Menozzi, Osvaldo Notari, Domenica Secchi e Angelo Tanzi). Gli operai avevano dato vita, sfidando
le disposizioni estremamente ferree del momento firmate da Badoglio - che proibivano assembramenti oltre
le tre persone - ad una manifestazione per chiedere la fine della guerra. Stavano uscendo in diverse migliaia
dai cancelli dello stabilimento quando un distaccamento di bersaglieri aprì il fuoco contro di loro. La
dinamica è tutt'oggi dubbia: pare che l'ufficiale abbia udito spari (forse delle guardie private della fabbrica)
ed abbia perso il controllo della situazione. Certi, invece, i nove caduti, che procedevano pacificamente e
disarmati.[3]

L'8 settembre 1943 alcuni operai delle reggiane aiutarono i soldati presenti nella limitrofa stazione
ferroviaria a scappare; per far questo aprirono gli armadi dei colleghi per fornire tute da operaio da sostituire
alle divise militari.

Successivamente diversi esponenti dell'azienda, contribuirono alla costituzione del Comitato di Liberazione
Nazionale, con la partecipazione sia di operai, che di dirigenti, come l'ingegnere Toniolo, a casa del quale si
tennero alcune riunioni del locale CLN.

Il 31 agosto del 1945, il direttore delle Officine Reggiane Ing. Arnaldo Vischi, pur avendo avuto il
benestare sul proseguimento del suo incarico da parte del Comitato di Liberazione Nazionale, fu ucciso da
un commando di ex partigiani comunisti già dipendenti delle stesse Reggiane. L'inchiesta sull'efferato
omicidio coinvolse il segretario della Federazione comunista Arrigo Nizzoli e del segretario dell'ANPI
Didimo Ferrari (già Commissario generale delle formazioni partigiane reggiane).

Il dopoguerra e la ricostruzione

Nel 1950 alla Reggiane - a fronte di un piano di 2100 licenziamenti - inizia la più lunga occupazione di una
fabbrica da parte degli operai della storia italiana: iniziata nell'ottobre del '50, terminerà nell'ottobre del '51
quando si procederà per liquidazione coatta dell'azienda. Durante il periodo dell'occupazione una parte
consistente dei dipendenti si recò al lavoro secondo i normali orari lavorativi pur non ricevendo alcuno
stipendio. Nel corso dell'occupazione fu progettato e prodotto un trattore cingolato chiamato R60; l'intento
degli occupanti era quello di dimostrare che l'azienda aveva la potenzialità per riconvertire la propria
produzione da bellica a macchinari per l'agricoltura. La situazione economica degli occupanti, privi di
stipendio per oltre un anno, provocò una rete di solidarietà tra agricoltori e commercianti disposti a donare
viveri per sostenere lo sciopero. L'occupazione si concluse l'8 ottobre 1951 con un corteo degli occupanti
preceduta dai trattori R60. L'obiettivo dello sciopero non fu raggiunto se si considera la liquidazione coatta
dell'azienda e la riassunzione di soli 700 operai.
Dagli anni sessanta la produzione si concentrò sulla realizzazione di locomotive, treni e impianti per
zuccherifici. Il vero rilancio dell'Azienda avvenne con la realizzazione di Gru portuali. Tra questa anche la
Nave-gru Saipem 7000 (7.000 sta per la portata, in tonnellate di ciascuna delle due gru che la
compongono), che misura 200 x 87 metri, con bracci delle gru lunghi 140 m e larghi 27, per un peso di
1450 tonnellate; Nave-gru utilizzata in tutto il mondo per la installazione di piattaforme petrolifere.

Il presente

Nel 1992 l'azienda fu rilevata dal Gruppo Fantuzzi dall' EFIM diventando Fantuzzi-Reggiane. Nel 2008
fu a sua volta acquistata dalla multinazionale statunitense Terex assumendo la denominazione di Reggiane
Cranes and Plants S.p.A. ed in seguito nel 2017 viene ceduta alla Konecranes. L'attuale denominazione
è: MHPS ITALIA S.R.L.[4]. La sede è stata trasferita a Lentigione e la produzione si è specializzata in gru
e carrelli per il sollevamento dei container. La sede produttiva e amministrativa storica (attiva dal 1904 al
2008), adiacente alla stazione ferroviaria, è stata abbandonata. Comprende una ventina di capannoni e tre
palazzine ex-uffici. Il Comune di Reggio Emilia ha iniziato un processo di recupero dell'area acquistando e
ristrutturando uno dei capannoni in cui è in fase di realizzazione il Tecnopolo, destinato all'innovazione
tecnologica. Questi interventi urbanistici si rendono necessari in quanto l'area versa in condizioni di
degrado[5].

Produzione

Aerei

Aerei su licenza
Piaggio P.32bis: 2 esemplari (su licenza Piaggio)
Caproni Ca.405: 2 esemplari
Savoia-Marchetti S.M.79: 405 esemplari (su licenza Savoia-Marchetti)

Aerei originali
Re.2000: 349 esemplari

Re.2000: 60 esemplari per l'Aeronautica Svedese


Re.2000: 60 esemplari per l'Aeronautica Ungherese

Re.2001: 237 esemplari


Re.2002: 225 esemplari
Re.2003: 2 esemplari
Re.2005: 37 esemplari
Re.2006: 1 esemplare

Motori

Motori su licenza
Piaggio P.VII C.16, C.35, C.45, 1 231 unità complessive
Fiat A.74 RC.38, 1 722 unità
Piaggio P.XI bis RC.40, 1 121 unità

Motori originali
RE 102 RC.50 I
RE 103 RC.50 I e RC.40 I
RE 105 RC.100 I studio per motore da alta quota
Studio di motore RE 104 RC.48 1 100 hp al decollo
Studio di motore 18 cilindri in linea 1 500 hp al decollo

Piaggio P.XI bis RC.40


Locomotive e rotabili ferroviari
esposto presso il museo
Caproni di Trento
Locomotive a vapore
Locomotiva FVS 1-3 n. 1, 2 e 3 per la FVS (per
l'esercizio sulla ferrovia Castel Bolognese-Riolo Bagni)
Locomotiva FS R.402
Locomotiva FS R.440
Locomotiva FDS 400
Locomotiva FS 940
Il RE 103 RC.50 I.

Locomotive elettriche
Locomotiva FS E.620
Locomotiva FG L.80
Locomotiva FS E.621
Locomotiva FS E.424
Locomotiva FS E.428
Locomotiva FS E.636
Locomotiva FS E.656 Locomotiva FS R.402 costruita dalla
Locomotiva FS E.444[6] Reggiane in esposizione presso il
Museo nazionale della scienza e
della tecnologia Leonardo da Vinci di
Locomotive diesel Milano

Locomotiva FSE BB.150


Locomotiva SNFT Cne
Locomotiva FS D.141
Locomotiva CCFR 920
Locomotiva FS D.341.5001 Locomotiva prototipo che montava invece un motore
Reggiane/MAN a 12 cilindri a "V" ed aveva prestazioni analoghe a tutto il resto delle
locomotive D.341 di serie; non ebbe seguito e rimase esemplare unico in servizio.
Locomotiva FG L.80 compartecipazione alla commessa di costruzione
Locomotiva FS D.341 compartecipazione alla commessa di costruzione
Locomotiva FS 245 commessa di costruzione di un lotto
Automotrici
Automotrice SIFT M 51-54
Automotrice CCFR ALn 9000
Automotrice M2 serie 100
Automotrice M2 serie 75
Automotrice FSE Ad 01-10

Tram Locomotiva a vapore FdS 400 in


sosta nella piattaforma girevole della
Tram a vapore per numerose tranvie fra cui la rete Stazione di Mandas. La stazione è
SNFT di Parma uno dei principali impianti per quanto
Elettromotrici per numerose tranvie fra cui le reti riguarda il turismo ferroviario
tranviarie di Vicenza e di Napoli (2 serie del 1914 e del nell'isola
1922),
Elettromotrice tranviaria "Reggio Emilia" per la STEL di
Milano
Tram ATM serie 1500 (vetture dalla matricola 1723 alla
1772)

Innovazioni
Costruzione di velivoli a guscio con ali stagne
Impiego di ALCLAD
Radiatori intubati nell'ala Locomotiva Cne 517 costruita dalla
Progettazione di aerei con propulsione a getto Reggiane e tuttora in uso presso
Trenord a scopo turistico
Progettazione di velivoli commerciali per il trasporto su
rotte atlantiche
Utilizzo di maschere rotanti nel processo produttivo

Opere dedicate
Nel 2014 il cantante Luciano Ligabue ha prodotto
presso l'area delle Officine Reggiane le riprese esterne
del video del singolo Il muro del suono. Luciano
Ligabue riprende l'area delle Officine Reggiane anche
in alcune scene del film Made in Italy, in cui il
protagonista Riko (Stefano Accorsi) racconta L'elettromotrice tramviaria ATM
brevemente la storia di questa industria reggiana. "Reggio Emilia" 92 (funzionante e
Alla storia della fabbrica è dedicato lo spettacolo restaurata) ferma all'ingresso del
teatrale Officine Reggiane - il sogno di volare scritto da Deposito di Varedo
Marco Di Stefano e diretto da Angela Ruozzi per la
produzione della Fondazione I Teatri e del Centro
Teatrale MaMiMò, andato in scena nel gennaio 2020 al Teatro Cavallerizza di Reggio
Emilia.[7][8]

Note
1. ^ I velivoli, localmente denominati Héja verranno effettivamente consegnati tra il 1940 ed il
1942.
2. ^ In pratica è una elaborazione di un intercettore della pre-serie produttiva.
3. ^ istoreco-re.it (http://www.istoreco-re.it/isto/default.asp?id=475&lang=ITA) Archiviato (https://
web.archive.org/web/20060507165231/http://www.istoreco-re.it/isto/default.asp?id=475&lan
g=ITA) il 7 maggio 2006 in Internet Archive..
4. ^ . www.terex.com (http://www.terex.com/cranes/it/aboutus/locationinformation/Italy/Lentigion
e/index.htm) Archiviato (https://web.archive.org/web/20131107214415/http://www.terex.com/
cranes/it/aboutus/locationinformation/Italy/Lentigione/index.htm) il 7 novembre 2013 in
Internet Archive..
5. ^ Ex Reggiane, tanti progetti ma resta sempre il degrado - Foto e video - Gazzetta di Reggio,
su Gazzetta di Reggio. URL consultato l'11 dicembre 2015.
6. ^ 18 unità, in collaborazione con Marelli, Italtrafo e Asgen (Sergio Pautasso, Locomotive
elettriche E 444, Edizioni Elledi, Torino, 1982, p. 80).
7. ^ ‘Officine Reggiane – Il sogno di Volare’: una fabbrica, una città, uno spettacolo, su
24Emilia, 28 gennaio 2020. URL consultato il 14 luglio 2020.
8. ^ Il sogno di volare: le Officine Reggiane rivivono a teatro. VIDEO, su Reggionline -
Quotidianionline - Telereggio - Trc - TRM, 23 gennaio 2020. URL consultato il 14 luglio 2020.

Bibliografia
Sandro Spreafico, Un'industria, una città: cinquant'anni alle Officine Reggiane, in Studi e
ricerche, Bologna, Il mulino, 1968.

Altri progetti
Wikimedia Commons (https://commons.wikimedia.org/wiki/?uselang=it) contiene
immagini o altri file su Officine Meccaniche Reggiane (https://commons.wikimedia.org/w
iki/Category:Reggiane?uselang=it)

Collegamenti esterni

Sito ufficiale (http://www.officinemeccanichereggiane.it), dedicato alla salvaguardia e alla


divulgazione della storia dell'azienda
Reggiane! Reggiane!, su geocities.com. URL consultato il 23 settembre 2006 (archiviato dall'url
originale il 16 giugno 2006; seconda copia archiviata).
Officine Meccaniche Reggiane - Ingegno tutto italiano, su aerostoria.blogspot.it. URL
consultato il 3 maggio 2019 (archiviato dall'url originale il 12 febbraio 2018; seconda copia archiviata).
https://www.archivioreggiane.it/ sito dell'archivio ufficiale del materiale storico
RES Derelictae. La fabbrica produce ancora? (https://www.res-derelictae.com) sito web
dedicato al progetto di recupero fotografico di elementi dell'ex archivio della fabbrica rimasti
all'interno dello storico stabilimento.
VIAF (EN ) 8775148451589815970005 (https://viaf.org/viaf/8775148451589815970
Controllo di 005) · LCCN (EN ) no2016167045 (http://id.loc.gov/authorities/names/no201616704
autorità 5) · WorldCat Identities (EN ) lccn-no2016167045 (https://www.worldcat.org/identitie
s/lccn-no2016167045)

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