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Indice
Biografia
Infanzia e adolescenza
Gli anni dell'università
La morte della madre e l'incontro con Nora
L'esilio dall'Irlanda
Trieste
Parigi e Zurigo
Joyce e la religione
Opere maggiori
Gente di Dublino
Ritratto dell'artista da giovane
Esuli e la poesia
Ulisse
Finnegans Wake
Eredità
Opere
Romanzi
Racconti
Raccolte di racconti
Racconti non antologizzati
Raccolte di poesie
Drammaturgie
Opere non narrative
Curiosità
Note
Bibliografia
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Biografia
Infanzia e adolescenza
James Joyce nacque a Rathgar, un elegante sobborgo di Dublino (nell'allora Irlanda britannica), il 2
febbraio del 1882 in una famiglia medioborghese profondamente cattolica, primogenito dei dieci figli
sopravvissuti (due dei suoi fratelli perirono infatti in età tenerissima per via della febbre tifoidea) di John
Stanislaus Joyce e di Mary Jane Murray. Nel 1887, suo padre, dopo aver lasciato il lavoro di doganiere,
venne nominato esattore delle tasse dalla Dublin Corporation e perciò la famiglia si trasferí in pianta stabile
a Bray, una cittadina distante una ventina di chilometri a sud di Dublino. Qui Joyce venne morso da un
cane, episodio all'origine della sua cinofobia; aveva anche una paura spropositata per i temporali perché una
zia molto religiosa gli disse che erano un segno dell'ira di Dio. Le paure avrebbero sempre fatto parte
dell'identità di Joyce e, sebbene avesse il potere di superarle, non lo fece mai.[1]
Nel 1891, a 9 anni, scrisse la sua prima opera, un pamphlet accusatorio nei confronti di Timothy Healy (un
irlandese nazionalista, politico, giornalista, tra i più controversi membri del Parlamento nella Camera dei
Comuni del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda), reo di aver abbandonato nel mezzo di uno scandalo
il leader del partito autonomista Charles Stewart Parnell, che morì nel 1891. Con la morte di Parnell
l'autonomia irlandese era più lontana e John Joyce, autonomista convinto, era infuriato per questa vicenda,
tanto da far stampare alcune copie dell'opera prima del figlio e spedirne una addirittura alla Biblioteca
Vaticana. Tutte le copie sono andate perdute.
Nel novembre dello stesso anno James Joyce venne sospeso dal lavoro e non riuscì più a pagare la retta del
prestigioso Clongowes Wood College, che James frequentava dal 1888. James studiò per qualche tempo a
casa, poi brevemente alla scuola dei Fratelli Cristiani, fino a quando, grazie agli ottimi voti, venne accolto
gratuitamente al Belvedere College, un collegio gesuita, anche con la speranza di una vocazione. A sedici
anni Joyce aveva già sviluppato il carattere anticonformista e ribelle che lo contraddistinguerà anche in
futuro e rifiutava il Cristianesimo, anche se la filosofia di San Tommaso d'Aquino avrà una forte influenza
sulla sua vita.[2] Al Belvedere College ottenne ottimi risultati e vinse più di una competizione accademica.
Nel 1893 la situazione economica familiare, già precaria, si aggravò e il padre per pagare un debito fu
costretto a vendere le sue proprietà a Cork (città d'origine della sua famiglia). L'alcolismo di John e la
cattiva gestione delle finanze porteranno al declino della famiglia.[3]
Joyce si iscrisse allo University College di Dublino nel 1898, dove studiò lingue moderne, in particolare
inglese, francese e italiano. Manifestò ben presto il suo carattere anticonformista rifiutando di sottoscrivere
una protesta contro La contessa Cathleen, un dramma di William Butler Yeats, per alcuni tratti diffamatorio
nei confronti dell'Irlanda. In risposta ad alcune provocazioni contro Ibsen (un autore al tempo considerato
immorale), in una delle riunioni del Literaly and Historical Society, un circolo storico-letterario di cui Joyce
faceva parte, il 20 gennaio 1900 tenne un discorso pubblico sul tema Teatro e vita, proponendo proprio
Ibsen come modello di riferimento, un autore che per Joyce fu una vera scoperta. Dello stesso autore
pubblicherà poco dopo sulla rivista Fortinghly Review una recensione di Quando noi morti ci destiamo per
la quale ricevette una lettera di ringraziamento dal drammaturgo norvegese.
Col compenso per la recensione si recò brevemente a Londra con suo padre e, ritornato in Irlanda, si trasferì
a Mullingar, dove cominciò la traduzione di alcune opere del drammaturgo tedesco Gerhart Hauptmann,
con la speranza che l'Irish Theatre accettasse di rappresentarle, ma la proposta venne declinata perché
Hauptmann non era un autore irlandese. Da questa esperienza Joyce trasse spunto per scrivere il pamphlet
Il giorno del Volgo, denuncia del provincialismo della cultura irlandese.
Il 31 ottobre 1902 conseguì la laurea. Durante il periodo all'università scrisse anche altri articoli e almeno
due commedie che sono andate perdute. Furono anche gli anni delle sperimentazioni letterarie, cui Joyce
stesso diede il nome di epifanie, che ritroveremo poi in Gente di Dublino.
Un mese dopo si trasferì a Parigi. L'idea era quella di diventare medico e si iscrisse alla Sorbona ma,
nonostante fosse aiutato dalla famiglia e scrivesse recensioni per il Daily Express, visse in povertà. Dopo
quattro mesi la madre si ammalò di tumore[4] e Joyce fu costretto a far ritorno in Irlanda. Il breve periodo
passato a Parigi terminò qui, ma nonostante le apparenze non fu un completo fallimento. In una stazione
ferroviaria fece un'importante scoperta: il romanzo Les Lauriers sont coupés di Édouard Dujardin, in cui
l'autore fa uso della tecnica del flusso di coscienza, ampiamente usata nei romanzi più importanti di Joyce.
Nel letto di morte la madre, Mary Jane, preoccupata per l'empietà del figlio, cercò di convincerlo a fare la
comunione e a confessarsi, ma Joyce si rifiutò. Quando la madre morì il 13 agosto, dopo essere entrata in
coma, Joyce si rifiutò di inginocchiarsi per pregare al suo capezzale con gli altri membri della famiglia.[5]
Dopo la morte della madre la situazione familiare peggiorò ulteriormente, nonostante Joyce riuscisse a
racimolare qualcosa scrivendo recensioni per il Daily Express, insegnando privatamente e cantando.
L'abilità del canto, ereditata dal padre, gli valse la medaglia di bronzo al Feis Ceoil del 1904.[6] Era un
apprezzato tenore, tanto che pensò di dedicarsi al canto come attività principale della sua vita.
Il 1904 fu l'anno decisivo per la vita di Joyce. Il 7 gennaio la rivista Dana rifiutò la prima versione del
Ritratto dell'artista da giovane,[7] che Joyce trasformerà in un romanzo dal titolo Stefano eroe, completando
così il nucleo del Ritratto dell'artista da giovane che verrà pubblicato nel 1916. Lo stesso anno in Nassau
Street incontrò Nora Barnacle, una cameriera di Galway che diventerà sua compagna per tutta la vita. La
data del loro primo appuntamento, il 16 giugno 1904, è la medesima in cui si svolge l'Ulisse. Lo stesso
anno uscì The Holy Office, una raccolta di poesie. A metà estate scrisse i versi che faranno parte di Musica
da camera e la rivista The Irish Homestead pubblicò Le sorelle, un racconto che farà poi parte di Gente di
Dublino, e nei mesi successivi anche Eveline e Dopo la gara.
L'esilio dall'Irlanda
Oliver St John Gogarty era un amico di Joyce, uno studente di medicina e fu il prototipo di Buck Mulligan,
un altro personaggio del romanzo che alloggia in una torre Martello, proprio come Gogarty a Sandycove.
Gogarty era scettico sulle capacità affettive di Joyce, e probabilmente non dette molta importanza all'
ìncontro tra Joyce e Nora avvenuto il 16 Giugno 1904. Scrive in Intimations: "Ho sempre percepito James
fuori posto quando si trattava di confrontarsi con l'amore. C'era un qualcosa di affettato, tollerante e
artificiale sulle poche canzoni d'amore che aveva cantato."[10]
Joyce soggiornò nella torre Martello di Gogarty per alcuni giorni, a partire dal 9 Settembre 1904, sinché
non avvenne l'incidente degli spari. Dopo che un altro ospite, Samuel G. Trench, si era svegliato nella notte
sparando al buio, gridando a un'immaginaria pantera, Gogarty sparò a sua volta colpendo diversi oggetti
appesi intorno a loro, tra cui delle pentole sopra il letto di Joyce,[11] il quale raggiunse la notte stessa la
famiglia a Dublino. L'8 ottobre 1904 Joyce e Nora partirono per l'esilio auto-imposto che li tenne lontani
dall'Irlanda per la maggior parte della loro vita.
Trieste
Joyce riuscì ad ottenere un posto come insegnante alla Berlitz School di Zurigo attraverso alcune sue
conoscenze, ma una volta a Zurigo scoprì di essere stato ingannato e il direttore lo mandò a Trieste, allora
facente parte dell'impero austro-ungarico. Neanche a Trieste però Joyce riuscì a trovare un posto disponibile
e, con l'aiuto del direttore della Berlitz di Trieste Almidano Artifoni, si assicurò un posto alla Berlitz di Pola.
Vi insegnò fino al marzo 1905, quando il vicedirettore della Berlitz riuscì nuovamente a farlo trasferire a
Trieste. Nonostante il periodo travagliato, Joyce portò a termine alcuni racconti che faranno poi parte di
Gente di Dublino e la seconda stesura di Musica da camera.
Dopo la nascita di Giorgio, il primogenito di Joyce e Nora, la famiglia ebbe bisogno di più soldi e, con la
scusa della nostalgia e l'offerta di un posto come insegnante, Joyce invitò a Trieste suo fratello Stanislaus, il
quale accettò.[12] La loro convivenza però non fu semplice perché la frivolezza con cui Joyce spendeva i
soldi e le sue abitudini di alcolizzato non piacevano a Stanislaus.[13]
Nel 1906 il desiderio di viaggiare portò Nora e Joyce a Roma, con il figlio Giorgio. Vi trovò un posto da
impiegato alla Nast, Kolb & Schumacher Bank. Soggiornarono in via Frattina 52 da agosto a dicembre
dello stesso anno, ma ben presto, delusi dalla città, ritornarono a Trieste. Comunque, nel poco tempo libero
dal lavoro bancario, Joyce scrisse l'ultimo racconto di Gente di Dublino, I morti.
Nel 1907 scrisse qualche articolo per Il piccolo della sera e si offrì come inviato in Irlanda per il Corriere
della Sera, un'offerta che venne declinata. Nei primi di maggio dello stesso anno venne pubblicato Musica
da camera. Subito dopo la pubblicazione, la salute di Joyce subì un colpo. Oltre ai problemi di cuore, agli
incubi e all'irite, contrasse una forma di febbre reumatica che lo debilitò per molti mesi, riducendolo
inizialmente quasi alla paralisi. Il 27 luglio nacque Lucia, la seconda figlia di Joyce e Nora.
A Trieste Joyce tenne spesso lezioni private, durante le quali frequentò i figli della nobiltà del luogo e
conobbe Italo Svevo, un altro prototipo di Leopold Bloom, tanto che molti dettagli sull'ebraismo inclusi in
Ulisse gli furono riferiti proprio da Svevo.
Nell'agosto del 1908 persero il terzo figlio in seguito ad un aborto. Nello stesso periodo Joyce prese lezioni
di canto al Conservatorio di Musica di Trieste e l'anno successivo prese parte all'opera I maestri cantori di
Norimberga di Richard Wagner.
Nel 1909 Joyce ritornò brevemente a Dublino per far conoscere Giorgio alla famiglia, lavorare alla
pubblicazione di Gente di Dublino e conoscere la famiglia di Nora. Il mese dopo era nuovamente a
Dublino per conto di un proprietario di sale cinematografiche con lo scopo di aprire un cinema in città, di
nome Volta. Riuscirà nell'intento, ma quello che all'inizio fu un successo si rivelerà un fallimento[14].
Ritornò a Trieste con la sorella Eileen, che passerà il resto della vita fuori dall'Irlanda.
Nell'aprile del 1912 si recò a Padova per sostenere gli esami di abilitazione all'insegnamento nelle scuole
italiane, ma nonostante il buon esito il suo titolo di studio non gli venne riconosciuto in Italia. Nell'estate
dello stesso anno ritornò a Dublino ancora una volta per la pubblicazione di Gente di Dublino, ma non
ottenne i risultati sperati. Nonostante i ripetuti inviti di William Butler Yeats, non rimetterà più piede in
Irlanda.
L'anno successivo conobbe nella città adriatica Ezra Pound, grazie al quale pubblicò a puntate Ritratto
dell'artista da giovane sulla rivista The Egoist. Nel 1914 uscirono in volume i racconti di Gente di Dublino
e iniziò a lavorare ad Ulisse (compose a Trieste i primi tre capitoli), ad Esuli, l'unico dramma di Joyce (che
vedrà la luce nel 1918) ed al poemetto in prosa Giacomo Joyce (l'unica sua opera interamente ambientata a
Trieste).
In quel periodo, Joyce iniziò a frequentare assiduamente gli ambienti culturali della città: fra l'altro, divenne
ospite fisso del Caffè San Marco, allora ritrovo degli intellettuali triestini, dove talvolta si recava a lavorare
alle sue opere.
Dopo lo scoppio della prima guerra mondiale alcuni amici della borghesia triestina lo aiutarono a fuggire a
Zurigo, dove conobbe Frank Budgen, che diventò un consulente nella stesura di Ulisse e Finnegans Wake,
e, ancora grazie a Pound, dell'editore Harriet Shaw Weaver, che gli permise negli anni successivi di
dedicarsi solamente alla scrittura, abbandonando quindi l'insegnamento.
Nel 1918 la rivista statunitense Little Review pubblicò alcuni capitoli dell'Ulisse. Nel 1920 Ezra Pound lo
invitò a Parigi. Joyce era ritornato l'anno prima a Trieste, ma aveva trovato la città molto cambiata e i
rapporti con suo fratello erano ancora molto tesi; quindi non esitò a recarsi a Parigi. Inizialmente doveva
rimanerci una settimana, ma poi ci rimase vent'anni.
"... la mia anima è a
Trieste ...",
James Joyce, lettera
a Nora,
27 ottobre 1909
Parigi e Zurigo
Nel 1921 terminò la stesura di Ulisse, che venne pubblicato dall'editore Sylvia Beach il 2 febbraio 1922,
giorno del quarantesimo compleanno di Joyce. L'anno successivo iniziò la stesura di Work in progress, che
occupò i sedici anni successivi ed uscì nel 1939 col titolo Finnegans Wake. Nel 1927 pubblicò la raccolta
Poesie da un soldo e l'anno successivo si sottopose ad un'operazione agli occhi. Nel 1931 morì il padre di
Joyce che, per ragioni testamentarie,[15] sposò Nora.
In questi anni Lucia manifestò i primi sintomi di schizofrenia. Lucia divenne la musa di Joyce nella stesura
di Finnegans Wake, e Joyce stesso cercherà di tenerla con sé il più possibile.
Dopo l'uscita di Finnegans Wake, sia per le dure critiche al romanzo che per l'invasione nazista di Parigi, la
depressione di cui già soffriva Joyce si accentuò. Dovette inoltre sottoporsi ad ulteriori interventi oculistici
per l'insorgenza di cataratta e glaucoma. Alla fine del 1940 si trasferì a Zurigo, dove l'11 gennaio 1941
venne operato per un'ulcera duodenale.
Il giorno successivo entrò in coma e morì alle due del mattino del 13 gennaio 1941. Il suo corpo venne
cremato e le sue ceneri si trovano al cimitero di Fluntern, come quelle di Nora e di suo figlio George. Lucia
morì nel 1982 al St. Andrews Hospital a Northampton, in Inghilterra, dove aveva trascorso gran parte della
sua vita.
Joyce e la religione
L.A.G. Strong, William T. Noon e altri hanno sostenuto che Joyce,
da adulto, si sia riconciliato con la fede che aveva ripudiato da Statua di James Joyce in Earl Street
giovane, che questa sua separazione dalla fede sia stata seguita da a Dublino
una non tanto scontata riconciliazione, e che Ulisse e Finnegans
Wake siano essenzialmente espressioni del cattolicesimo del loro
autore.
Allo stesso modo, Hugh Kenner e T.S. Eliot videro tra le righe dell'opera di Joyce la manifestazione di un
autentico spirito cristiano e sotto l'apparenza delle posizioni dei suoi lavori la sopravvivenza di un credo e di
un atteggiamento cattolico. Kevin Sullivan sostiene che, anziché riconciliarsi con la fede, Joyce in realtà
non l'abbandonò mai. I critici che caldeggiano questa tesi insistono che Stephen, il protagonista del semi-
autobiografico Ritratto dell'artista da giovane e di Ulisse, non rappresenta Joyce.
In maniera alquanto criptica, in un'intervista concessa dopo aver completato Ulisse, in risposta alla
domanda "Quando ha abbandonato la Chiesa cattolica", Joyce rispose: "Sta alla Chiesa dirlo". Eamonn
Hughes osserva che Joyce mantenne un approccio dialettico, sia assentendo sia negando, dicendo che il
detto famoso di Stephen "non serviam" è precisato con "Io non mi renderò servo di ciò in cui non credo", e
che il "non serviam" è sempre bilanciato dal detto di Stephen "io sono un servo..." e dal "sì" di Molly.
Umberto Eco paragona Joyce agli antichi "episcopi vagantes" del Medioevo. Essi ci hanno lasciato una
disciplina, non un'eredità culturale o un modo di pensare. Come loro, lo scrittore pensa che nella blasfemia
sia contenuto il senso di un rituale liturgico. In ogni caso, abbiamo testimonianze di prima mano che
provengono dal più giovane dei Joyce, suo fratello Stanislao, e da sua moglie:
«La mia mente rifiuta l'intero ordine sociale esistente e il Cristianesimo-patria, le virtù
riconosciute, gli stili di vita, le dottrine religiose [...] Sei anni fa io abbandonai la Chiesa
Cattolica, detestandola molto fervidamente. Ho compreso che era impossibile per me
rimanere nel suo ambito, in considerazione degli impulsi della mia natura. Ho
combattuto una guerra segreta contro di lei quando ero uno studente e mi sono rifiutato
di accettare le posizioni che essa mi proponeva. Nel fare ciò sono diventato un furfante,
ma ho conservato il mio amor proprio. Adesso combatto una battaglia aperta contro di
essa attraverso quello che scrivo, dico e faccio.»
«La separazione di mio fratello dal cattolicesimo fu dovuta a diversi motivi. Egli sentì
che era imperativo per lui salvare la sua autentica vita spirituale dal pericolo di vederla
schiacciata e mascherata da una falsa spiritualità che egli aveva perduto. Egli pensava
che i poeti, in virtù del loro talento e della loro personalità, fossero i depositari
dell'autentica vita spirituale della loro razza e che i preti fossero degli usurpatori. Egli
detestava la falsità e credeva nella libertà individuale molto più integralmente di
qualsiasi altro uomo che io abbia mai conosciuto [...]. L'interesse che mio fratello ha
sempre mantenuto nei confronti della filosofia della Chiesa cattolica deriva dal fatto che
egli riteneva che la filosofia cattolica costituisse il più coerente attentato contro la
fondazione di una stabilità intellettuale e materiale»
Quando si stavano facendo i preparativi per il funerale di Joyce, un prete cattolico si offrì per celebrare un
rito religioso, che la moglie di Joyce, Nora, rifiutò, dicendo: "Non posso fargli questo". Comunque, diversi
critici e biografi hanno condiviso la loro opinione con queste parole di Andrew Gibson:
«Il moderno James Joyce può avere resistito vigorosamente contro il potere oppressivo
della tradizione cattolica. Ma c'era un altro Joyce, dietro di lui, che rivendicava la sua
fedeltà a quella tradizione, e non l'abbandonò mai, né volle abbandonarla»
Opere maggiori
Gente di Dublino
Esuli e la poesia
Nonostante fosse inizialmente interessato al teatro Joyce pubblicò un solo dramma, Esuli, nel 1917. La
vicenda ruota attorno alla relazione tra marito e moglie e trae ispirazione da I morti, l'ultimo racconto di
Gente di Dublino, ma anche dal corteggiamento che un amico di infanzia di James, Vincent Cosgrave,
stava tentando nei confronti di Nora.
La prima raccolta di poesia pubblicata da Joyce è The Holy Office, un duro attacco ai suoi contemporanei,
incluso Yeats, dal quale traspare l'orgoglio della propria diversità. La seconda raccolta di poesie è Musica
da camera (1907), composta da 36 poesie, nel 1912 pubblicò Gas From a Burner e nel 1927 le celebri
Poesie da un soldo. Nel 1932 scrisse, in ricordo del padre e per celebrare la nascita del nipote, Ecce Puer.
Ulisse
Ulisse doveva inizialmente essere un racconto di Gente di Dublino, ma l'idea venne abbandonata. Nel 1914
Joyce inizia un romanzo che terminerà sette anni dopo, nell'ottobre 1921. Dopo altri tre mesi dedicati alla
revisione Ulisse esce il 2 febbraio 1922.
Il romanzo si articola in diciotto capitoli, ognuno dei quali ha delle caratteristiche peculiari nello stile,
occupa una particolare ora della giornata ed è un parallelo con l'Odissea, come i personaggi stessi, che
restano comunque delle parodie. Ad ogni capitolo sono associati anche un colore, un'arte o una scienza e
una parte del corpo. Joyce userà anche la tecnica del flusso di coscienza (tecnica utilizzata nella narrativa;
consiste nella libera rappresentazione dei pensieri di una persona così come compaiono nella mente, prima
di essere riorganizzati logicamente in frasi) e si servirà di molte allusioni e
citazioni storiche e letterarie, combinando così la scrittura caleidoscopica
con l'estrema formalità della trama.
Finnegans Wake
Il romanzo è un'estremizzazione stilistica di Ulisse, anche qui troviamo il flusso di coscienza e le allusioni
letterarie, ma l'utilizzo di ben quaranta lingue, la creazione di neologismi tramite la fusione di termini di
lingue differenti e l'abbandono delle convenzioni della costruzione di una trama e dei personaggi (in un
approccio simile a quello usato da Lewis Carroll in Jabberwocky) ne rendono difficile sia la lettura che la
traduzione. Le critiche al romanzo furono aspre, anche da parte di Ezra Pound, che fino ad allora aveva
sempre sostenuto il lavoro di Joyce.
Sotto un certo punto di vista può essere considerato una prosecuzione di Ulisse. Ulisse, infatti, tratta del
giorno e della vita di una città, mentre Finnegans Wake è la notte e la partecipazione alla logica del sogno.
Da un punto di vista linguistico, invece, lo studioso joyciano Giulio De Angelis ha sottolineato come il
germe dello stravolgimento operato in Finnegans Wake sia già presente e coltivato nella mini-epopea della
lingua inglese portata in scena nel capitolo quattordicesimo di Ulisse: «Il poeta artefice deve cominciare col
foggiarsi un nuovo strumento, la propria lingua, per esprimere il nuovo mondo che porta in sé, il suo
individuale messaggio che deve e può esser detto solo con determinate parole. Non solo nuovi vocaboli, ma
una nuova grammatica, una nuova sintassi. Insomma, la Veglia di Finnegan.[19]»
La frase "Three quarks for Muster Mark" presente nel romanzo è all'origine del termine dato dal Fisico
Murray Gell-Mann ai quark, un tipo di particella subatomica. La parola "quarks" è una crasi dei termini
componenti l'espressione "question marks" ("punti interrogativi").
Eredità
Le opere hanno avuto un'importante influenza su scrittori e studiosi come Samuel Beckett,[20][21] Flann
O'Brien,[22] Máirtín Ó Cadhain, Salman Rushdie,[23] Robert Anton Wilson,[24] e Joseph Campbell.[25]
Alcuni scrittori hanno avuto opinioni contrastanti sulle opere di Joyce. Secondo Nabokov[26] e Borges[27]
Ulisse era brillante e Finnegans Wake orribile. Il filosofo francese Jacques Derrida, che scrisse anche un
libro sull'Ulisse, raccontò di un turista che gli chiese in una libreria a Tokyo quale tra tutti quei libri fosse
quello definitivo e gli rispose che erano Ulisse e Finnegans Wake.[28]
Secondo Oliver St John Gogarty, l’eterno amico-nemico, Finnegans Wake era solo “un colossale
sgambetto”.[29]
L'influenza di Joyce esce dal campo della letteratura. La frase “three quarks for muster mark” in Finnegans
Wake è spesso considerata all'origine della parola “quark”, il nome di una particella elementare scoperta dal
fisico Murray Gell-Mann.[30] Lo psicoanalista francese Jacques Lacan, secondo il quale la scrittura ha
tenuto Joyce lontano dalla psicosi, usa la scrittura di Joyce per spiegare il suo concetto di sintomo. [31][32]
Nel 1992 Umberto Eco, mentre sta lavorando sul Finnegans Wake, conia i finneghismi, delle invenzioni
linguistiche che consistono nell'unione ironica di termini diversi (come oromogio = orologio che suona solo
le ore tristi).
Significativo dello stile di Joyce è un aneddoto riportato da Stephen King: "Un giorno, andandolo a trovare,
un amico lo avrebbe trovato riverso sullo scrittoio in un atteggiamento di profonda disperazione. «James,
cos'è che non va?» avrebbe chiesto l'amico. «È il lavoro?». Joyce avrebbe assentito senza nemmeno
sollevare la testa e guardare l'amico. Era naturalmente il lavoro; non lo era sempre? «Quante parole hai
scritto oggi?» avrebbe domandato l'amico. E Joyce (sempre in preda alla disperazione, sempre con la faccia
posata sulla scrivania): «Sette». «Sette? Ma, James, è ottimo per te!» «Sì» avrebbe risposto Joyce alzando
finalmente la testa «Suppongo di sì, ma non so in che ordine vanno!».[33]
La vita e le opere di Joyce vengono celebrate nel Bloomsday (il 16 giugno) sia a Dublino che in un numero
sempre crescente di città nel mondo, e a Dedham, in Massachusetts, in cui si svolge una gara di dieci miglia
in cui ogni miglio è dedicato a un'opera di Joyce.
Non tutti sono ansiosi di espandere gli studi su Joyce. Il nipote dello scrittore, l'unico beneficiario
dell'eredità, ha distrutto gran parte della corrispondenza di suo nonno[34] e minacciò di citare in giudizio chi
tenesse letture pubbliche delle opere del nonno nel Bloomsday[35] e bloccò l'adattamento delle opere
bollandolo come inappropriato.[36] Il 12 giugno 2006 Carol Shloss, professoressa della Stanford University,
chiamò in giudizio Stephen per avere il permesso di usare materiale su Joyce e sua figlia nel suo sito.
Opere
Romanzi
Ritratto dell'artista da giovane (A Portrait of the Artist as a Young Man, 1916)
Ulisse (Ulysses, 1922)
Finnegans Wake (1939)
Stephen Hero (1944), postumo, a cura di Theodore Spencer, n. ed. 1963
Racconti
Raccolte di racconti
Joyce pubblicò una sola raccolta di racconti, Gente di Dublino (Dubliners, 1914), comprendente i seguenti
16 racconti:
Raccolte di poesie
Musica da camera (Chamber Music, 1907)
Giacomo Joyce (1914), pubblicato postumo nel 1968
Poesie da un soldo (Pomes Penyeach, 1927)
Collected Poems (1936)
Drammaturgie
Esuli (Exiles), 1918, n. ed. 1951
Curiosità
Nel film del 2011 di Martin Scorsese Hugo Cabret, James Joyce è uno degli avventori del
bar della stazione in cui si svolge il film.
Note
1. ^ Ellmann, Richard. James Joyce. p. 514
2. ^ Ellmann, p. 530 e 55
3. ^ Ellmann, p. 132
4. ^ Inizialmente la diagnosi era di cirrosi epatica, ma si rivelò incorretta e le venne
diagnosticato il cancro nell'aprile del 1903
5. ^ Ellmann, p. 129, 136.
6. ^ Storia del Feis Ceoil Association
7. ^ La motivazione era "Non stampo quello che non capisco", Erlington, Irish Literaly Portraits,
136
8. ^ James Joyce, la memoria del genio, Claudio Segantini.
9. ^ Ellmann, 210
10. ^ James Joyce, la memoria del genio, Claudio Segantini
11. ^ Ellmann, p 175
12. ^ Secondo Ellmann, Stanislaus permise a Joyce di usufruire della sua parte "per
semplificare le cose".
13. ^ Il diverbio peggiore fu nel luglio 1910 (Ellmann, pp 311-313)
14. ^ Non è questa l'unica attività imprenditoriale di Joyce, che tentò anche, senza successo, di
importare tweed irlandese a Trieste.
15. ^ Joyce, James. Gente di Dublino, Mondadori, p VI
16. ^ A questo proposito Joyce disse: "Voglio dare un'immagine di Dublino così completa che
se la città dovesse un giorno scomparire improvvisamente dalla faccia della terra sarà
possibile ricostruirla dal mio libro".
17. ^ Sherry, Vincent B. James Joyce's Ulysses
18. ^ Bulson, Eric. The Cambridge Introduction to James Joyce. Cambridge University Press,
2006, p. 14
19. ^ Giulio De Angelis in Ulisse - Guida alla lettura, pag. 205; Mondadori, 2000
20. ^ Friedman, Malvin J. Una rassegna di Beckett and Joyce: Friendship and Fiction, Bucknell
University Press (giugno 1979), ISBN 0-8387-2060-9
21. ^ Williamson, pp. 123-124, 179, 218
22. ^ Ad esempio, Hopper, p75: "In tutti i lavori di O'Brien la figura di Joyce volteggia
all'orizzonte".
23. ^ Intervista a Salmon Rushdie di Margot Dijgraaf per il giornale tedesco NRC Handelsblad.
24. ^ Intervista a Anton Wilson di David A. Branton, trasmessa su HFJC, 87.7 FM, Los Altos
Hills, California
25. ^ "About Joseph Campbell", Joseph Campbell Foundation.
26. ^ Quando voglio leggere un buon libro leggo Alla ricerca del tempo perduto di Marcel Proust
o Ulisse di Joyce (da una lettera di Nabokov a Elena Sirosky, 3 agosto 1950, riportata in
Nabokov's Butterflies: Unbublished and Incollected Writings, pp. 464-465
27. ^ Borges, p. 195
28. ^ Derrida, Ulysses Gramophone: Hear Say Yes in Joyce (in Acts of Literature, ed Derek
Attridge, pp. 253-309), p 265
29. ^ Examination for Junior Observer, in Bulletin of the American Meteorological Society,
vol. 20, n. 2, 1º febbraio 1939, pp. 84–84, DOI:10.1175/1520-0477-20.2.84. URL consultato il 10
agosto 2021.
30. ^ "quark", An american Heritage Dictionary of the english Language, Fourth Edition 2000
31. ^ Muriel Drazien, (2016) Lacan lettore di Joyce, Portaparole, ISBN 978-8897539612
32. ^ Evans, Dylan, An Introductory Dictionary of Lacanian Psychoanalysis, Routledge, 1996, p
189.
33. ^ King, Stephen. On Writing. Sperling & Kupfer, 2001. ISBN 8820031019
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