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SPORT
STRADALI
ATTUALITÁ
T
Moto di Torino
come se piovesse
Oggi si sa, un po’ vagamente, che la capitale piemontese nella prima metà
del secolo scorso era un grosso centro produttivo. Ma volendo approfondire,
si fatica a sapere quante e quali erano le aziende in attività “sotto la mole”,
cosa facevano di preciso e perché siano poi scomparse, come vittime di un
misterioso contagio. In questo numero, che celebra la più bella
500 uscita (nel 1934) dall’allora floridissimo vivaio piemontese,
tentiamo di spiegare in breve cosa è successo.
Le origini del fenomeno sono lontanissime, tra fine 800 e primi
900, citiamo per esempio la storicissima Rosselli, che nel 1902
vince la Sassi-Superga e resterà in scena fino al 1910. Nel
periodo eroico antecedente la prima guerra mondiale spuntano
molti nomi che assegnano a Torino il ruolo d’avanguardia e
predominio: Lux, Invicta, Quagliotti, Primus, Storero, Borgo,
Giretti, SIAMT, Della Ferrera, Rigat, Perfecta, Gardini, Capello,
Passoni, ecc, ecc.
Ma è nel ventennio dopo la Grande Guerra che scoppia il boom,
non solo di quantità ma anche di qualità e progresso tecnico:
Garabello quattro cilindri 1000 del 1922, Fongri 500 a due
cilindri contrapposti e freno a disco del 1925, Ollearo di tutte le
cilindrate a trasmissione cardanica dal 1928, Augusta 125 del
1925 con distribuzione in testa a doppia camma facciale (attenti
alla U per non confonderla con la MV Agusta), ecc, ecc. Mentre
le facilitazioni governative per le 175 e le caratteristiche del
mercato fanno scendere in campo decine e decine di Costruttori.
Da segnalare anche il primo germe scooteristico italiano,
addirittura in casa FIAT!
Tutto questo fervore era però minato da due pesanti handicap,
Il castello del Valentino e la Borgo le dimensioni artigianali dei protagonisti, più la loro riluttanza ad unire
500 bicilindrica, due entità
profondamente torinesi. Le origini le forze per far fronte comune contro le grandi industrie che frattanto si
della Borgo risalgono al 1911 e le erano sviluppate in Lombardia. Casi emblematici: il torinese Adalberto
sue moto recavano di fusione il Garelli viene a Sesto San Giovanni (MI) per impiantare la fabbrica delle
simbolo torinese del toro, perché
all’epoca dei romani la città si sue famose due tempi; l’Augusta trasloca a Bologna; il Cucciolo, nato nel
chiamava Augusta Taurinorum. 1945 sulle rive del Po, se diventerà grande, grandissimo, lo deve alla Ducati
La Borgo bicilindrica viene di Bologna, che lo adotta e lo perfeziona. Alcuni progetti torinesi anni
presentata nel 1921, ha le valvole in
testa ma il cambio a due sole Quaranta come la Major e la STILMA (premiate quest’anno a Villa d’Este),
marce. Nella foto, la Sport 2AA la “motina” Patriarca e il boxer Moretti non giungeranno invece alla fase
del 1923. Verrà costruita fino al produttiva ma dimostrano che ai torinesi non mancavano fantasia e capacità.
1926, quando la fabbrica
abbandonerà le moto per dedicarsi Oggi si stenta a credere che il passato di Torino fosse così ricco. Basta
unicamente alla produzione di dire che è stato occupato, nello spazio di 70 anni, dalla bellezza di 198
pistoni. Costruttori! E se poi mettiamo nel conto tutto il Piemonte, il totale arriva a
248! Ci sarebbe materia da ricavarne un’enciclopedia
(in più volumi). Ma chi se la sente di affrontare
l’immane compito?
MOTOCICLISMO D’EPOCA 11-2018 1
Anno 24 - numero
11 - mensile -
Novembre 2018
- € 7,20 in Italia
p.i.13/10/2018
ISSN 1123-4571
E
via Don Luigi Sturzo 7, 20016 Pero
(MI), tel. 02-380851, fax 02-38010393
E-mail: motoepoca@edisport.it Internet:
www.motociclismo.it
Sommario Anno 24 - numero 11 - Novembre 2018
8
SPORT
STRADALI
ATTUALITÁ
T
DIRETTORE RESPONSABILE
Carlo Perelli 4 LA FOTO
DIRETTORE
Alberto Pasi
6 LETTERE
Virtù e vizi eellla
10 NEWS Commando de llla
la
85500 MMKK
REDAZIONE COPERTINA.indd
1
IIII
II
II
Gualtiero Repossi
HANNO COLLABORATO
14 C’ERA UNA VOLTA
Beniamino Caiazzo, Mario Colombo,
Luigi Corbetta, Vittorio Crippa,
16 ATTUALITÁ: IL MUSEO SUZUKI
Benito Magazzini, Benedetta Marazzi di Gualtiero Repossi
FOTOGRAFIE
Gianluca Bucci, BMW Group Classic, Beniamino
24 SIMPLEX ALA D’ORO 24
Caiazzo, Nicolò Codognola, Vittorio Crippa, Carlo
Perelli, Enrico Schiavi, Archivio Suzuki, Archivio SUPER VT SPORT 500
Edisport/Motociclismo di Carlo Perelli
DIRETTORE DI PRODUZIONE
Paolo Cionti
38 GUAZZONI MATTA 50
di Alberto Pasi
COORDINAMENTO TECNICO
Alberto Origgi, Lorenzo Pucci 50 BMW K1 1000
SERVIZIO GRAFICO di Luigi Corbetta e Alberto Pasii
Patrizia Civati,
Sabrina Brambilla, Maria Celico,
Vincenzo Palmieri, Tamara Viganò,
66 ELENCO PROVE & RIEVOCAZIONI
Barbara Zaltieri
72 RISPONDE IL TECNICO
Stampa: TIBER Spa - Via della Volta, n. 179 - 25124
Brescia
Distributore: SO.DI.P. Spa - Via Bettola 18 , 20092
76 GUIDA ALL’ACQUISTO: NORTON
Cinisello Balsamo (MI) - Tel 02/660301 COMMANDO 850 MK III ROADSTER ES
Distributore per l’estero: SO.DI.P. Spa, di Beniamino Caiazzo e Gualtiero Repossi
ssi
Via Bettola 18, 20092 Cinisello Balsamo (MI) Tel
+3902/66030400, Fax +3902/66030269
e-mail: sies@sodip.it, www.siesnet.it
88 BULTACO TSS 125-250 GP
Sped. in abb. post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. di Gualtiero Repossi
27/02/2004 n.46) art.1 comma 1, LO/MI.
PRESIDENTE
Piero Bacchetti
140 BRUNO TAGLIORETTI
di Carlo Perelli
Hiro-Miller, Trial
4 MOTOCICLISMO D’EPOCA 11-2018
sconosciuta MOTOCICLISMO D’EPOCA 11-2018 5
L
LETTERE
LE PRESTAZIONI AL BANCO
DELLA MOTO GUZZI V 50
Ho appena completato il restauro di
una Moto Guzzi V 50 del 1977 (I° tipo)
della quale mi sono documentato on
line e su pubblicazioni di Motociclismo
d’Epoca (a mio avviso siete sempre la
miglior rivista del genere); quello che
non sono riuscito a reperire sono le cur-
ve di potenza, coppia e consumo spe-
cifico misurati al banco (possibilmente
non dati pubblicitari) come quelli pub-
blicati a suo tempo da Motociclismo per
la V 35 provata assieme alla Moto Mo- che. Lo confermano anche le prestazioni miei amici “stornellisti” con i modelli
rini 350. Siete in possesso di tali dati? effettive (0-400 m in 14,636 per la V 50 degli anni Sessanta (un 125 Turismo del
Grazie per l’attenzione. II contro 14,786 per la V 50 e, rispettiva- 1960 e un 125 Sport del 1962, entrambi
LETTERA FIRMATA - TRIESTE mente, 164,0 km/h contro 160,28 km/h). a 4 marce), ma posso dire che in media
35 km/l si facevano anche senza guida-
All’epoca della prova su strada, Mo- re ossessivamente al risparmio. Succes-
tociclismo non disponeva ancora di un BEVE POCO LO STORNELLO sivamente al gruppo si aggiunsero uno
banco dinamometrico, pertanto vennero Sul numero di ottobre ho avuto il pia- Stornello 125 bianco e un 160 rosso del
pubblicate le curve di potenza e coppia cere di rivedere una delle moto che ho 1972/1973 assieme a un 160 gemello del
dichiarate dalla Moto Guzzi. Due anni avuto da ragazzo, uno Stornello 160 mio, anche nel colore, acquistato da un
dopo, precisamente sul fascicolo 5-1979, Moto Guzzi del 1974, con serbatoio e mio fraterno amico che in questi mesi
la rivista provò la V 50 II, e questa volta, fianchetti blu e marmitta “chiusa”, e ne ha cominciato il restauro. Ma questa
disponendo della strumentazione, pubbli- fra i tanti ricordi che sono affiorati alla è un’altra storia...
cò i grafici con le tre curve. Le prestazioni memoria ci sono alcune considerazioni Vorrei anche precisare che «due i ru-
ottenute sono analoghe a quelle della V che mi fa piacere condividere con voi e binetti con quello di sinistra che serve
50 primo tipo, in quanto il motore, a par- con gli altri lettori. per la riserva» è corretto secondo il
te i condotti di ammissione raccordati e Quando ho letto la frase «… una sicura manuale di uso e manutenzione, ma in
lucidati, nonché i cilindri al Nickasil anzi- autonomia prima di fare rifornimento realtà era un modo sicuro per rimane-
ché cromati, non subì significative modifi- (almeno 250 km)» non ho potuto trat- re a piedi. Appena acquistato lo Stor-
tenere un sorriso: quando usavo lo Stor- nello (lo comprai di seconda mano a
nello in genere l’autonomia con un pie- Voghera nel 1978, dalla concessionaria
no era intorno ai 400 km; la massima Gilera della ditta Bandirola, fondata
percorrenza chilometrica che ho rile- dall’indimenticato campione Carlo),
vato, con l’empirico metodo del “pieno feci il pieno, annotai il chilometraggio
per pieno”, è stata di poco superiore a e cominciai ad andarci in giro. Dopo
38 km/l e onestamente non saprei pro- qualche giorno, mentre prudentemente
prio immaginare con quale genere di stavo girellando in città senza allonta-
guida sarebbe stato possibile scendere narmi troppo da casa, a 452 km percor-
a 20 km/l. L’unica occasione in cui sce- si il motore cominciò a singhiozzare per
si (e di pochissimo) sotto i 30 km/l fu mancanza di benzina, al che aprii il se-
nell’imminenza di un grippaggio (colpa condo rubinetto... e dopo un solo chilo-
mia, ero giovane e avevo esaurito l’olio, metro mi fermai definitivamente, senza
ma bastò un pistone nuovo e una retti- neppure più una goccia di “super” nel
fica al cilindro e il motore tornò come serbatoio. Il motivo era semplice: con
nuovo). Non riuscii mai ad arrivare ai gli sballottamenti durante la marcia
fatidici 40 km/l a cui ero abituato con la la benzina si travasava liberamente da
moto precedente (Motom Delfino 160 una all’altra “tasca” inferiore del ser-
del 1955, ereditata da mio padre) e che batoio, venendo aspirata dal rubinetto
invece riuscivano a raggiungere altri aperto, per cui al momento del bisogno
Gadget d’epoca
Buongiorno, nel
dossier Italjet
pubblicato qualche
numero fa avete
menzionato il Club RIGATO
Bielle Roventi; fra
i gadget inviati agli
iscritti c’era anche
il copri fanale di
SCOLPITO
cui vi invio imma-
gine. Credo che
ormai sia una rari-
tà… Fate sempre
CORD
un ottimo lavoro!
LUCA (E-MAIL)
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e Moto Epoca Petritoli dell’Autodromo Ugento Storico Ferrara Registro Autobianchi Torino Ruote del Passato Pordenone
Topolino Club Livorno Veteran Car Club Viterbo Lazio Zagato Car Club Padova
N
NEWS
a cura di Alberto Pasi
tembre scorso, con particolare risalto nostre pagine e invitato i due maestri
alla Cardani 500 tre cilindri, ampia- della tecnica da GP autori della rinasci-
mente illustrata sul nostro precedente ta nel 1989, Ruggero Mazza (a destra) e
numero di ottobre nel cinquantenario Gianfranco Bursi che hanno illustrato ai
della sua nascita. Il proprietario Ren- numerosi visitatori incuriositi dall’uni-
zo Bruini (al centro della foto), oltre a cità del mezzo i vari interventi eseguiti
“spogliare” la GP milanese, aveva ap- per riportarlo in vita dopo un sonno di
peso alle pareti gli ingrandimenti delle vent’anni.
La Suzuki mostra
▲ La Suzuki inizia ad interessarsi al settore della motorizzazione alla vigilia della Seconda guerra mondiale, ma solo al termine del conflitto
verrà fondata la Suzuki Motor Company. Prima il business aziendale è la progettazione, la costruzione, la vendita e la manutenzione di telai
tessili industriali. Michio Suzuki costruisce il suo primo telaio nel 1909, anno al quale viene fatta risalire la nascita dell’azienda, anche se la
Suzuki Looms Works viene registrata l’anno seguente. La replica del primo telaio a pedale verticale del 1909 (a sinistra), esposto al Suzuki
Plaza, funziona e viene avviato ogni martedì e mercoledì mattina.
▲ Con i motori ausiliari Power Free (30 cc) e Diamond Free (60 cc) la Suzuki Motor fa il suo debutto nel campo delle due ruote motorizzate
all’inizio degli anni Cinquanta. Il sistema che permette l’inserimento ed il disinserimento rapido dei pedali dal motore ausiliario verrà visionato
dall’Ufficio Brevetti giapponese e frutterà all’azienda nel 1952 un finanziamento statale di 200.000 yen da investire in nuovi progetti.
▲ Dalla fine degli anni Cinquanta i ciclomotori Suzuki con avviamento a pedali vengono chiamati Suzumoped. Il primo è lo SM-1
del 1958 (qui a sinistra), che è anche il primo ad avere i carter motore marchiati con la grossa S, logo dell’azienda. Per
dimostrare l’affidabilità del precedente Diamond Free, nel marzo del 1956 i fratelli Shoji e Yuji Takahashi partirono da Kobe per
raggiungere Parigi, dove arrivarono due anni più tardi dopo aver percorso 47.000 km ed attraversato 32 nazioni!
▲ La produzione automobilistica della Suzuki inizia il 25 agosto del 1964 con il prototipo di una micro-car biposto chiamata Suzulight, con
motore bicilindrico a due tempi di 360 cc. Questo motore, ma anche il pianale della vettura, le sospensioni ed i freni, verranno poi impiegati
per quasi dieci anni nei più svariati modi, come nel caso del Carry L20 del 1965, un mini pick-up. Nel 1965 arriva poi la 360 SS LC10 a
quattro posti, con motore tre cilindri a due tempi sempre di 360 cc. Nel 1968 due esemplari di 360 SS vengono spediti in Italia dove
percorrono l’Autostrada del Sole da Milano a Napoli tenendo per 750 km una media di ben 122,4 km/h.
▲ All’inizio degli anni Settanta le Suzuki di grossa cilindrata si distinguono per le soluzioni tecniche controcorrente: la GT750 tre cilindri (a
sinistra) è la prima maxi con raffreddamento a liquido, mentre la fallimentare RE-5 è equipaggiata con il motore rotativo brevettato da Felix
Wankel. Il suo flop tecnico e commerciale determinò per le casse della Suzuki un “buco” di svariati milioni di yen dell’epoca.
▼
Carrellata di
modelli off-road a
due tempi di
piccola cilindrata,
che negli anni
Settanta
costituiscono la
colonna portante
delle vendite nel
mercato USA.
Qui a fianco una
curiosità: nel
1974 la Suzuki
decide di investire
nel mercato delle sedie a rotelle motorizzate
presentando la Z600 a motore elettrico,
sostituita l’anno seguente dalla più potente
Z602, con motore alimentato da due batterie.
Peso totale di 32 kg ed autonomia fra le due e le
quattro ore, in funzione della velocità.
▼
Una pietra miliare nella produzione
Suzuki: la GSX-R 750 presentata nel 1984,
capostipite di una famiglia di supersportive
che continua ancora oggi. Sopra invece il
suo quattro cilindri in linea a raffreddamento
misto aria-olio con sistema SACS (acronimo
di Suzuki Advanced Cooling System).
▼
Dall’alto: una foto della sezione del museo dedicata alle auto, con alcuni modelli di piccola cilindrata realizzati negli anni Settanta/Ottanta; la
riproduzione di una moderna catena di montaggio e un pannello fotografico con le tappe dell’evoluzione dei vari modelli a quattro ruote.
Miss
Europa
Nel 1924 Pellini diventa responsabile unico dell’azienda in seguito alle dimissioni di
Ferraris. E la gestione continuerà così mononominale sino alla chiusura. Primo passo del
nuovo corso è rappresentato da questa bicicletta a motore, dotata di un 125 cc a due
tempi che ripete caratteristiche e prestazioni del precedente modello. Elegante
nell’insieme, notare la forcella molleggiata a semi-balestra tipo Indian. Altezza sella ridotta
per miglior guidabilità e confort. Singolare il testo pubblicitario che vanta l’ultimo posto in
classifica di un concorrente con la Simplex ad una gara piemontese del 1924. Intanto la
sede si trasferisce in via Vigone 29, mentre un terzo ed ultimo trasloco avrà luogo nel
1937 in via Cumiana 53, sempre a Torino.
Nel 1931 arriva l’Ala d’Oro, “una delle più belle macchine prodotte dalla Simplex e certamente
una delle migliori di quel periodo”, così si esprimeva cinquant’anni dopo il famoso storico
Giovanni Luraschi nella sua autorevolissima Storia della Moto. Giudizio pienamente condivisibile
anche oggi. Ancora a sinistra il comando distribuzione, con le aste racchiuse però in una sola
custodia tubolare e lo scarico bitubo come vuole la moda del tempo. Dal 1932 disponibile
anche a quattro marce. Potenza 8 CV a 4.500 giri, velocità 90 km/h.
29
SIMPLEX ALA D’ORO SUPER VT SPORT 500
Simplex,
p i migliori
g anni
Non si può trascurare che fin dal 1935 la Simplex intraprende anche la
costruzione di motocarri 250 e 500, perché allora i mezzi di trasporto
a quattro ruote erano solo quelli pesanti, poco adatti per certi servizi.
Che venivano svolti meglio dai più
economici tre ruote. Dal 1937 si
rende disponibile per le moto il
telaio elastico, cominciando dalla
nuova 250 che vede il ritorno del
comando distribuzione sulla
destra. Il molleggio al retrotreno
viene assicurato da un robusto
forcellone scatolato che agisce
su due molle sistemate sotto il
motore in custodie cilindriche e
stranamente lubrificate a
glicerina. Prestazioni, 12 CV a
5.000 giri e 115 km/h.
chiarate) emozionanti. E poi nonostante sia co- lire), per finire alla tromba elettrica (80 lire) e
struita “a mano”, in piccola serie, si presenta con alle ginocchiere in gomma (20 lire). Tuttavia
un prezzo ancora abbordabile, 5.800 lire contro anche così la quotazione dell’Ala d’Oro non
Di solito, all’epoca il le 5.500 della Bianchi Freccia Azzurra che si sfigura, mentre la Casa assicura il pagamento
clacson veniva sistemato presta al confronto perché ha parecchie affinità rateale “alle migliori condizioni”.
in posizione antiestetica con la torinese. Le Benelli Gran Turismo e Sport Stabilito dunque che la Simplex può essere con-
e vulnerabile. Sull’Ala
d’Oro è invece in zona costano 6.600 e 7.200 lire, la Gilera Super Sport siderata la più importante Casa torinese, passia-
protetta e quasi invisibile 6.000, la Moto Guzzi V 6.250, la Taurus C27 mo finalmente a quella che è stata la sua realiz-
sotto la sella, poco 5.900 e, se vogliamo… andare all’estero, ecco zazione più prestigiosa, cioè l’Ala d’Oro 500,
avanti la bobina AT,
alloggiata anch’essa che la Norton Model 18 – ampiamente trattata che veniva proposta in due versioni, la Super
razionalmente. A destra, sul numero scorso – svetta a 7.900. Ma facendo VT (valvole in testa) a scarichi bassi e la Super
l’astina-spia graduata bene i conti, evidentemente alla Simplex scopro- VT Sport a scarichi rialzati, con lievi differenze
per il livello olio, nelle
vicinanze del tappo di no che così “non ci stanno” e la cifra lieviterà di prezzo e di prestazioni. Fino al 1939 a telaio
rifornimento, di maggior non di poco, arrivando a 6.200 anche perché gli rigido, dal 1937 anche con quello elastico.
diametro e provvisto di extra conteggiati sono parecchi, dall’impianto Il titolare della Simplex Luigi Pellini, perfezio-
alette per facilitarne
apertura e chiusura. luce Bosch (400 lire) al tachimetro nel faro (300 nista all’eccesso (tanto da aggiornare continua-
fusione, così Pellini aveva pensato a un dispo- zona termicamente più sollecitata, estesa anche
sitivo per toglierli dall’imbarazzo. Solo che la alle guida valvole.
segnalazione compariva sul serbatoio con un - Canna del cilindro molto incassata nel carter
sistema un po’ laborioso e poco visibile, infatti per un collegamento più stabile.
verrà poi spostata sul manubrio. - Asse di accoppiamento su doppia fila di rulli.
Tornando al motore, bisogna dire che è lar- - Albero motore su cuscinetti a rulli, più uno
gamente convenzionale, avvalorato però da a sfere reggispinta lato trasmissione primaria.
alcune caratteristiche che tutte assieme come - Pompa olio a ingranaggi di mandata e ricu-
in questo caso non era facile riscontrare a quei pero a forte circolazione.
tempi. Eccole, in ordine sparso: - Prolungamento in avanti del carter, tra i tubi
- Valvole generosamente dimensionate, con del telaio (a doppia culla chiusa), per costitui-
molle a spillo e di conseguenza a stelo breve, re un capiente serbatoio olio, con alettatura di
più leggere. rinforzo e raffreddamento (il Costruttore affer-
- Molla di trazione tra i bilancieri, che lavorano mava che anche nelle peggiori condizioni d’uso
su lunghe boccole rettificate di bronzo. la temperatura non avrebbe superato i 60° C).
- Estesa alettatura al centro degli scarichi, nella - Cambio ispezionabile ed estraibile con i due
Caratteristiche tecniche
Motore: a quattro tempi, cilindro in ghisa inclinato in avanti di Dimensioni (in mm) e peso verificati: lunghezza 2.135, interasse
20°, testa in ghisa a doppio scarico, basamento in alluminio, 1.415, altezza e larghezza manubrio alle manopole 880x740,
alesaggio per corsa 84x90 mm, cilindrata 498,5 cc, rapporto altezza sella 760, altezza pedane 260, altezza minima dal suolo
di compressione 6-7:1 secondo versioni, distribuzione a valvole 115, peso 176,85 kg (90,5 ant + 83,05 post).
in testa inclinate a 80° (40°+40°) e comandate da aste e bilan- Prestazioni: Super VT, velocità 135 km/h, Super VT Sport, veloci-
cieri con molle di richiamo a spillo, diametro utile e alzata per tà 140 km/h, autonomia “oltre” 300 km per entrambe le versioni.
entrambe 42 mm - 9 mm, diagramma simmetrico: aspirazione
20° - 50°, scarico 50° - 20°.
Alimentazione: carburatore Amal in bronzo con diffusore da 28
mm e vaschetta separata, capacità serbatoio 12 litri.
Lubrificazione: olio nel carter, capacità 2,7 litri, doppia pompa
ad ingranaggi di mandata e ricupero tutto all’interno.
Accensione: dinamo-spinterogeno Bosch e bobina AT esterna,
candela inclinata a 45° sul lato destro della testa, grado termico
175-225 scala Bosch.
Trasmissioni: primaria a catena duplex sulla destra con giunto
elastico sul pignone motore, secondaria a catena sulla sinistra.
Rapporti totali 12,5 in prima, 8,2 in seconda, 6,1 in terza e 4,6
in quarta.
Frizione: a dischi multipli (4+4) in bagno d’olio sul lato destro.
Cambio: in blocco a quattro rapporti con comando a bilanciere
sulla destra, dispositivo di segnalazione marcia innestata e le-
vetta di messa in folle comandata dal manubrio.
Telaio: rigido in tubi, a doppia culla continua, con cinque punti
di attacco per il blocco motore. Dal 1937 disponibile anche in
versione elastica a forcellone oscillante con molle sotto il motore.
Forcella: a parallelogramma, in tubi con molla centrale in com-
pressione, ammortizzatori a frizione e frenasterzo.
Ruote: da 19 a raggi, in acciaio, gomme Pirelli 3.50-19.
Freni: a tamburo laterale con misure utili di 180x25 mm.
Un caloroso ringraziamento a Edris Orlandini che ci ha messo a disposizione la sua Ala d’Oro 500 appena terminato il non facile restauro. Grazie
anche a Angelo e Antonio Collacchi di Roma, commissari ASI e specialisti Simplex, per la documentazione fornitaci e la notizia che le sopravvissute
sono 14. E noi ci congediamo dagli amici lettori con quest’ultima visione dell’ammiraglia torinese che è veramente una festa per gli occhi e il cuore.
Il giocattolo
più bello
Quando nel 1965 Aldo Guazzoni decide di entrare
nel florido settore dei ciclomotori lo fa nella maniera
più originale creando la Matta. Un modello super
sportivo che si distingue per il raffinato motore a
disco rotante capace di grandi prestazioni. Con 6 CV
alla ruota e 100 km/h è il cinquantino più desiderato
di Alberto Pasi, foto di Gianluca Bucci e Archivio Motociclismo
La Matta del 1969-1970. della clientela, di qualsiasi età. Si guidano sen- poca cosa e che molti utenti evadono anche
In quegli anni la
concorrenza non è ancora
za targa e patente (a partire da soli 14 anni), perchè i controlli sono assai rari.
in grado di produrre un costano poco e sono facili da mantenere, non Aldo Guazzoni non è il tipo che si getta nella
modello sportivo di hanno nemmeno l’obbligo dell’assicurazione. mischia con prodotti tradizionali, confondibili
aspetto così
motociclistico e racing.
Il solo “balzello” è la tassa di circolazione, con tanti altri. È un uomo che ama le com-
petizioni e la tecnica e i suoi ciclomotori non
devono avere nulla da spartire con la concor-
renza. Lo dimostra subito con i suoi motori,
derivati da quelli da kart, che adottano, caso
unico, l’ammissione a disco rotante, soluzione
“prelibata” e fatta propria dopo aver ammirato
le moto da gran premio, MZ in particolare.
Due tempi così raffinati e performanti vanno
ovviamente montati su modelli sportivi e di
carattere ed è per questo che Guazzoni non
proporrà mai nulla di diverso, orgoglioso delle
sue scelte e del fatto che i motori li progetta
in casa (con l’aiuto anche di validi tecnici)
e costruisce, senza rivolgersi - come sarebbe
più facile e anche più economico - ad aziende
esterne, come Minarelli o Franco Morini.
In un mercato dunque che va a gonfie vele
- in pochi anni la produzione nazionale di ci-
clomotori raddoppia, passando dalle 205.000
unità del 1962 alle 425.000 nel 1967 - c’è spa-
zio vitale anche per una ditta come la Guazzo-
ni che pur senza avere ambizioni numeriche
Sopra, i motori della prima serie, che vanno ad equipaggiare anche il Matacross, con carburatore da 18 mm, cambio in blocco a quattro marce e leva
d’avviamento fissa. I carter sono fusi in conchiglia (in terra solo quelli dell’Ingranaggino da competizione). Sui primi esemplari il condotto di scarico era
di tipo flessibile e trafilava olio bruciato, così è stato rapidamente sostituito da uno in lamiera opportunamente sagomato.
Dal 1967 il motore viene rivisto e dotato di un nuovo gruppo termico. Così sezionato veniva mostrato ai Saloni della moto, in modo da far apprezzare
la tecnica raffinata rispetto ai due tempi tradizionali. Si vedono bene la primaria a catena simplex, il cilindro scanalato di comando e i due alberi del
cambio. Caso unico nel panorama fine anni Sessanta la possibilità di avere sei rapporti (Minarelli ci arriverà alla fine del 1969 con il P6). La biella
gira su rullini ingabbiati alla testa e su bronzina al piede, l’albero motore ha tre cuscinetti a sfere.
45
GUAZZONI MATTA 50
da fuoristrada Matacross). I depliant della Guazzoni granaggino coevo. Il lungo serbatoio è in fibra
Nel 1967 il telaio riceve tubi di maggior dia- sono sempre da prendere di vetro ed è ben raccordato con la sella, do-
con le “molle”, nel senso
metro (da 20 a 22 mm), in relazione al fatto che foto e dati tecnici non tata di codino. Sono riposizionate le pedane,
che sulla fuoristrada si verificano rotture a sempre corrispondono alla naturalmente arretrate, rivisti i leveraggi per
livello del cannotto di sterzo e delle pedane. realtà. Da sinistra, oltre la i comandi del cambio e del freno posteriore.
“matta”, la versione del
Il motore beneficia invece di un nuovo gruppo 1969-1970, però con Decisamente più voluminosa è la marmitta
termico, con una maggior alettatura di raf- differente forcella Ceriani di stile automobilistico che viene montata a
freddamento per il cilindro e, in anticipo sui a steli nudi, la versione richiesta al posto della CBA cromata a “si-
Cadetti 60 (non è
concorrenti nazionali, di testata radiale, cioè l’Ingranaggino) sei marce garo” di serie. Il peso dichiarato scende da
con alettatura a ventaglio. Inoltre è possibile con marmitta a “spillo” e 60 a 50 kg.
richiedere il cambio a sei marce, altra unici- una versione “ibrida” Quell’anno la Matta resta sulla cresta dell’on-
nell’estetica nella cui
tà per la Guazzoni (supplemento di prezzo scheda è riportato un da, è il modello sportivo di riferimento, spesso
40.000 lire). improbabile rapporto di quello più sognato e anche il più difficile da
Per il 1969 la Matta è sottoposta a un ampio compressione di 17:1. acquistare perché i punti vendita Guazzoni
restyling e acquista uno stile corsaiolo più sono ancora pochi.
moderno e filante, analogo a quello dell’In- Ma il 1969, con il Salone di Milano atteso a
● All’inizio degli anni Ottanta, la BMW volta Le imponenti forme della un cavallo di battaglia. A parte gli appassiona-
K1 sono frutto di un
pagina e lancia sul mercato la serie K, ovvero grande lavoro in galleria
ti più intransigenti, che restano fedeli al boxer
i nuovi modelli dotati di motore a “sogliola” a del vento. L’efficienza raffreddato ad aria, gli altri accettano di buon
quattro cilindri, seguiti, poco dopo, da quelli a aerodinamica ha grado questa novità e le vendite fanno registrare
sacrificato però lo stile
tre cilindri, alimentati da iniezione elettronica. sobrio ed elegante che
numeri interessanti. Merito anche del fatto che
Una rivoluzione per una Casa che ha fatto del- fino ad allora aveva le nuove K, nelle varie versioni che vengono pro-
la tradizione e dei cambiamenti lenti e mirati contraddistinto le BMW. gressivamente prodotte, si dimostrano da subito
zionare la ciclistica, con telai perimetrali, anche Quindi, giusto per rinfrescarci la memoria, le
in alluminio, freni sempre più “aggressivi”, so- BMW “sport” erano la R 69 S, la R 90 S... e
spensioni pluriregolabili, pneumatici evoluti con ora la K 100 RS. Nulla di più... mentre le altre
struttura radiale. Case europee consideravano i modelli sportivi
La BMW accetta la sfida, ma a modo suo, esat- veramente come tali, non solo nei motori, ma
tamente come sta facendo anche in campo auto- proprio nell’impostazione come dimostrano le
mobilistico. Tecnologia d’avanguardia in tutti i Moto Guzzi V7 Sport/Le Mans, Norton Com-
campi (è la prima azienda a introdurre il sistema mando PR, Laverda SFC...
di antibloccaggio dei freni ABS) con soluzioni La seconda è quella di evitare di correre dietro
spesso di spiccata originalità, design che esce ai giapponesi, di copiarne i concetti tecnici e, di
dai canoni e si contrappone a quanto proposto conseguenza, di accettare il frenetico sviluppo
dai rivali. La serie K, come ben si sa, non è solo e la conseguente lotta commerciale.
un passo avanti rispetto alle tradizionali boxer: è La Casa tedesca segue dunque una strada tutta
qualcosa di più rispetto a chiunque altro perché sua sviluppando concetti inediti. Già nel dicem-
non c’è un modello analogo sul mercato. bre del 1980 Motociclismo titola “Il futuro della
Come con le sue automobili, anche in campo BMW è già cominciato” e pubblica alcune fo-
motociclistico la Casa tedesca si conferma nella tografie della concept Futuro 800 (che abbiamo
sua unicità e lo ribadisce quando decide di scen- trattato sul fascicolo 5-2018). Di impostazione
dere in campo con un modello spiccatamente sportiva, questa moto è caratterizzata dalla care-
sportivo come la K1. Del resto in BMW questa natura che la veste completamente, nascondendo
filosofia è ormai radicata e sarà portata avanti la meccanica e la ciclistica, dalla linea bassa,
nei decenni con una coerenza assoluta, come studiata “… per guadagnare in penetrazione e
dimostreranno in futuro con la custom R 1200 resistenza all’aria in velocità, con ovvio incre-
C o lo scooter C1. mento della velocità massima senza aumenti di
Quando a Monaco iniziano ad elaborare il pro- potenza massima e consumo”, e dall’avere, nel-
getto K1 hanno ben chiare due idee. La prima è la zona posteriore, delle piccole borse integrate
di cambiare il proprio concetto di moto sportiva nella carenatura stessa.
che fino ad allora si era espresso esclusivamen- La Futuro monta il bicilindrico boxer di 800 cc
te rendendo più “frizzanti” i modelli turistici. sovralimentato con un turbocompressore, solu-
Si parte da qui
Nico Cereghini, all’epoca una delle colonne di alla sobrietà della linea e delle soluzioni cro-
Motociclismo scriverà in occasione della prova matiche, al concetto turistico condito con borse
su strada: “La BMW sposta il tiro, e con la nuova rigide e no. La nuova K1 va oltre: è la prima
K 1 va ad esplorare il piccolo settore delle spor- BMW caratterizzata da uno styling aggressivo
tive di grandi amobizioni. Un’operazione corag- e da audaci accostamenti cromatici; è la prima
giosa: l’immagine della Casa tedesca è quella BMW sprovvista della tradizionale coppia di
di una assai precisa vocazione al granturismo, borse rigide ed impossibilitata ad ospitarle. E
un concetto sviluppato nel corso dei decenni questa precisa caratterizzazione formale è con-
attraverso modelli più o meno carenati, ricchi dita da scelte tecniche assai innovative per la
nell’equipaggiamento o più spartani, ma sempre Casa: la distribuzione a 16 valvole per il quattro
tesi ad accontentare le ambizioni di motociclisti cilindri a sogliola, i cerchi di larga sezione ed
generalmente “posati”, lontani dalle esaspera- i pneumatici radiali per le due ruote (e i dischi
zioni formali e dalle superprestazioni. Persino flottanti con superpinze per quella anteriore);
la K 100 RS, nonostante una sigla che per esteso e ancora il forcellone monobraccio Paralever,
deve leggersi “Renn Sport”, cioè destinata allo derivato da quello delle recenti GS 80 e 100,
sport delle corse, in realtà rimane ben legata con doppio giunto cardanico. Insomma, motore
alle potenze contenute, all’erogazione turistica, più ‘cattivo’ e soluzioni ciclistiche più adatte
Honda CBR1000F Kawasaki ZX-10 Suzuki GSX-R 1100 Yamaha FZR 1000 Ex-Up
non è perché la BMW sia incapace di fare di gno datato della strumentazione e dei comandi Il telaio a traliccio in tubi
più: i 100 CV, la carenatura così sviluppata, elettrici, soprattutto i trascurati accoppiamenti tondi di acciaio è quello
delle altre K 100, ma è
le sospensioni morbide, l’ABS in optional sono delle plastiche.” irrobustito aumentando lo
lì per sottolineare che la K1 è comunque una Se la carrozzeria lascia sconcertati, anche le mi- spessore da 3 a 6,5 mm
vera BMW. Con il comfort BMW, per il piacere sure della ciclistica sollevano un po’ di dubbi. Ad del cannotto di sterzo.
Cambia anche
di guidare secondo BMW. La filosofia merita esempio, l’interasse, causa il nuovo forcellone, è l’inclinazione della
il massimo rispetto, ma la presentazione della di ben 1.565 mm (1.511 la K 100!) e la lunghezza forcella (da 27°5’ a
moto ci fa sollevare le sopracciglia con perples- è di 2.230 mm (quando la Suzuki GSX-R 1100 26°5’) e così si riduce
l’avancorsa di 11 mm.
sità. L’accostamento rosso-giallo, che sembra misura 2.065 mm) nonostante si sia ridotta l’in- L’adozione del nuovo
tanto gradito ai motociclisti tedeschi, a noi non clinazione della forcella di un grado (da 27°5’ a forcellone monobraccio
piace: è violento, manca di gusto. L’importato- 26°5’) e di conseguenza risulti minore l’avancor- Paralever comporta però
un sensibile incremento
re si è affrettato a promettere tinte più sobrie sa (da 101 a 90 mm). Il peso è un altro elemento dell’interasse (+54 mm)
per i saloni autunnali, ma questo non risolverà di discussione: la K1 sulla bilancia fa segnare che così arriva a ben
tutti i problemi, perché molte scelte stilistiche 253 kg (senza benzina), una quarantina di kg in 1.565 mm.
ci sembrano altrettanto discutibili. Non ci piace più della K 100 “base” e una decina in più della
il grosso parafango a cuneo (scelto tuttavia per RS. Ci sono alcune giapponesi che pesano in
motivi aerodinamici), non ci convincono la co- modo simile, tuttavia i modelli più performanti
pertura sintetica del serbatoio, la sella bicolore, come la Suzuki GSX-R 1100 e la Yamaha FZR
il codone con il grande cuscino (regolabile sulla 1000 Ex-Up fanno segnare 225 kg.
statura del pilota), le plastiche sotto la sella. E Dal punto di vista tecnico, la BMW mette in
per una moto da oltre 20 milioni, dunque una campo tutte le sue grandi conoscenze, maturate
1000 di gran classe, paiono miseri gli specchi soprattutto in campo automobilistico, non solo di
retrovisori, il manubrio in tubo piegato, il dise- produzione ma anche da competizione (i moto-
Sopra, la testata a 16
valvole (angolo 44°30’)
debutta sulla K1.
A sinistra, le bobine e la
presa di corrente
(indicata dalla mano).
A fianco, la centralina
elettronica Bosch
Motronic che controlla
accensione e
alimentazione e parte
dell’impianto elettrico,
molto curato e ordinato.
Dall’altra parte del mondo, Erik Buell estremizza l’aerodinamica progettando la RR1000 mossa dal motore Harley-Davidson XR1000
opportunamente preparato (arriva a 77 CV). La moto, prodotta in 50 esemplari tra il 1986 e il 1988, ha il telaio a traliccio con motore
portante e pesa appena 170 kg. Nel 1989 viene evoluta con il bicilindrico 1200 della Sportster. Questa è ovviamente una sportiva pura
rispetto alla K1, probabilmente più efficace su certi percorsi, ma quanto a design e grafiche è degna del... museo degli orrori.
anno su 4.000 esemplari. Il prezzo è altissimo: pigro nel prendere i giri (anche se poi ripaga con
19.100.000 lire che salgono a 21.500.000 lire per un buon allungo). E non è nemmeno una sport-
la versione con ABS. tourer perché già il montaggio delle borse rende
Nonostante una spiccata personalità e una ver- la moto monoposto. Dopo una breve apparizione
satilità d’uso sconosciuta a tante sportive, la K1 nel 1992 della versione Club, di color antracite e
si vende con grande fatica. È lontana dai gusti priva di fregi, la K1 esce di scena definitivamen-
di chi ha sempre acquistato un prodotto BMW, te nel 1993 totalizzando appena 6.921 esemplari,
viene ignorata da quanti utilizzano prodotti il peggior risultato commerciale di tutta la serie
La K1 posa accanto alla
giapponesi. K (best sellers è la K 100 RS del 1983-1989 con spider Z1 (6 cilindri,
Un tentativo di rendere più attraente la moto vie- 34.804 unità), molti dei quali resteranno inven- 2.500 cc, 170 CV) che la
ne fatto introducendo colorazioni più classiche duti per anni nelle concessionarie. BMW presenta al Salone
di Francoforte nel 1987.
come il blu, il blu chiaro ed il nero, abbinate a La K1 finisce così nel dimenticatoio, ma ha do- La grande particolarità di
scritte grigie ed al gruppo trasmissione non più nato il suo “cuore” multivalvole alla K 100 RS quest’auto è la futuristica
giallo ma color alluminio. del 1990 che avrà buon successo. ritrazione degli sportelli
laterali verso il basso, i
Tutto ciò, ovviamente, non basta a dare nuova Oggi qualche piccola rivincita la sta comunque quali, tramite motori
linfa visto che nel 1990 gli esemplari venduti in ottenendo, perché inizia ad interessare quei col- elettrici, scendono
tutto sono poco più di 2.000, che diventano un lezionisti in cerca delle moto più stravaganti. E verticalmente
scomparendo nella
terzo l’anno successivo. da questo punto di vista la K1 è sicuramente una carrozzeria. Il Cx a vettura
I motivi? Come accennato, superato il primo delle migliori! chiusa è di 0,36.
breve momento in cui il facoltoso
acquirente vede nell’investimento il
portarsi a casa un mezzo esclusivo,
ora ci si rende conto che la K1 ha sì
caratteristiche interessanti, ma non
svetta da nessun punto di vista. Non
è una vera sportiva perché è molto
lunga, quindi stabile sul veloce, ma
poco maneggevole, ha sospensio-
ni morbide e un raggio di sterzata
elevato mentre il motore, anche per
via dei rapporti del cambio lunghi, è
Caratteristiche tecniche
Motore: quattro cilindri in Accensione: elettronica seconda 8,137, terza 6,337, diametro e 5 mm di spesso-
linea longitudinale disposti digitale Motronic. quarta 5,169, quinta 4,430. re; pinza con due pistoncini
paralleli al terreno (“soglio- Impianto elettrico: a 12 Volt, Capacità coppia conica 0,27 opposti.
la”), distribuzione bialbero in alimentato da alternatore da litri di olio SAE 80/90. Ruote: cerchi in lega leggera
testa con quattro valvole per 460W. Batteria 12V-25Ah. Telaio: a traliccio superiore da 3.50-17” MT H2 ant.
cilindro e comando a catena. Avviamento elettrico con in tubi di acciaio a sezio- e 4.50-18” MT H2 post.
Testa, blocco cilindri e basa- motorino ed elettromagnete ne rotonda, con il gruppo Pneumatici radiali: 120/70-
mento in lega leggera. Ale- comandato da pulsante sulla motore-cambio in funzione ZR 17” ant, 160/60-ZR 18”
saggio per corsa 67x70 mm, destra del manubrio. portante. Cannotto di sterzo post. Pressione di gonfiaggio,
cilindrata 987 cc; rapporto di Frizione: monodisco a secco, inclinato di 26,5°, avancorsa 2,2 atm ant, 2,5 atm post
compressione 11:1. Diametro con comando meccanico, 90 mm. (2,4 e 2,9 con passeggero).
valvole aspirazione 26,4 mm, diametro disco 180 mm. Sospensioni: anteriore Dimensioni (in mm) e
scarico 22,9 mm. Diagramma Cambio: a cinque rapporti forcella telescopica con steli peso: lunghezza max 2.230,
di distruzione, aspirazione 2°- con ingranaggi sempre in pre- da 41,7 mm, corsa 135 mm; interasse 1.565, larghezza
26°, scarico 30°-2°. Raffred- sa. Valori rapporti nelle sin- posteriore forcellone mono- manubrio 670, altezza sella
damento a liquido, capacità gole marce: in prima 4,50, in braccio sistema Paralever. 780, altezza minima da terra
impianto 3,2 litri. seconda 2,96, in terza 2,30, Monoammortizzatore idrau- 135. Peso a vuoto 234 kg; in
Lubrificazione: a carter in quarta 1,88, in quinta lico regolabile nel precarico assetto di marcia 259 kg.
umido con pompa meccanica 1,61. Lubrificazione con 0,8 della molla su 4 posizioni, Prestazioni: potenza max
trocoidale. Capacità coppa litri di olio SAE 80/90. escursione ruota 140 mm. 100 CV a 8.000 giri; coppia
3,5 litri di SAE 10W50. Trasmissione: primaria ad Freni: Brembo, anteriore due max 10,2 kgm a 6.750 giri;
Alimentazione: capacità ser- ingranaggi dritti, rapporto dischi flottanti da 305 mm di velocità max in posizione ab-
batoio benzina 22 litri di cui 1:1; secondaria ad albero diametro e 5 mm di spesso- bassata 240 km/h; con due
5 di riserva. Iniezione elet- cardanico rapporto 2,75 re; pinze a doppio pistoncino persone 225 km/h. Consu-
tronica Bosch Motronic con (33/12). Valori totali di differenziato. Posteriore mo: 23 km/l a 90 km/h; 20
pompa carburante elettrica. trasmissione: prima 12,365, disco singolo da 285 mm di km/l a 120 km/h.
Guida all’acquisto
AERMACCHI H-D
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6-2012 6-2005
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APRILIA 11-2012
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BMW
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BENELLI CROSS 50
Conservo da tanti anni una Benelli
Cross 50 5 marce del 1973 che ora
vorrei rimettere in strada. Avrei per-
tanto bisogno delle caratteristiche tec-
niche anche legate alla sua messa a
punto e sapere dove posso acquistare
il libretto di uso e manutenzione.
ROBERTO STRADA (E-MAIL)
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Motociclistica Automotoclub
Italiana Storico
Italiano
C.M.A.E.
Club Milanese Con i l pa t r oc i ni o di
Autoveicoli
d’Epoca
GUIDA ALL’ACQUISTO / NORTON COMMANDO 850 MK III ROADSTER ES
L’ultima vera
Commando
La 850 MK III chiude la storia di un
modello leggendario del motociclismo
britannico. Prodotta nel 1975 fino alla
liquidazione del gruppo NVT - ma assemblata
con i ricambi disponibili per altri due anni -
è stata la prima (ed unica) Norton, capitolo
Wankel a parte, dotata di avviamento
elettrico ed impianto frenante interamente
a disco. Ha meno grinta delle altre
Commando, ma è decisamente più affidabile
di Beniamino Caiazzo e Gualtiero Repossi,
foto di Beniamino Caiazzo e Archivio Motociclismo
Pregi...
● Nel settembre del 1967 poi di nuovo al fallimento cui
all’Earls Court Show di seguono numerosi tentativi di
Londra viene presentata la rinascita, inclusa l’avventura
Commando 750, un modello del motore Wankel. Il tutto
progettato e realizzato in bre- ... e difetti “condito” da modelli entrati
vissimo tempo - appena nove nella leggenda (la Fastback),
i mesi trascorsi dalla nomi- tonfi tecnici (il motore Com-
na del capo progetto Stefan
bat), trasferimenti in nuovi
Bauer il 1° gennaio 1967 al stabilimenti (da Woolwich
lancio autunnale in occasione ad Andover), acquisizioni di
del Salone londinese - diventato il simbolo della altri marchi (il BSA Group), nuovi assetti so-
ripresa Norton sotto la guida di Dennis Poore, cietari (il gruppo NVT), finanziamenti statali,
l’imprenditore che ha rilevato l’azienda l’anno scioperi e licenziamenti e persino un roboante
prima quando era ad un passo dal fallimento. ritorno alle corse nella Formula 750 con i colori
La parabola della Commando in tutte le sue John Player della British Imperial Tobacco.
versioni dura dieci anni e in questo lasso di Serbatoio profilato e codone rastremato - en-
Grande eleganza estetica tempo compreso fra l’aprile del 1968 - data di trambi in fibra di vetro - vistosa sella arancione,
per la Commando MK III
Roadster, disponibile, inizio vendite della prima 750 - e l’agosto del motore con i cilindri leggermente inclinati in
oltre che in bianco con 1978 - mese in cui nella fabbrica di Andover avanti e un nuovo telaio tubolare doppia cul-
banda blu e filetti in vengono assemblati gli ultimi trenta esemplari la dotato di sistema Isolastic per smorzare le
rosso (Navy strip on
wihite), anche in nero di 850 cc utilizzando i ricambi a magazzino - la vibrazioni: la Norton Commando nel 1968 si
con filetti in oro (Black Norton vive sulle “montagne russe”, passando offre in effetti come prodotto esclusivo non solo
with gold striping), e in dalla quasi liquidazione del 1966 alla ripresa ed per i motociclisti amanti del Made in England,
rosso con filetti argento
(Candy apple red with ai bilanci in attivo del quadriennio 1970-1973, perché ancora i giapponesi non scesi in campo
silver striping). Il
serbatoio contiene
appena 11,3 litri e
considerando che il
consumo medio si aggira
sui 18-20 km/litro va da
sè che l’autonomia è
scarsa. Per quanto
riguarda la Interstate (il
serbatoio ha quasi il
doppio della capienza) ha
i seguenti colori: argento
con filetti rosso e nero
(Manx silver), nero e
rosso come la Roadster.
nelle grosse cilindrate. E, per quei tempi, rap- ga, manovellismo a 360° - in pratica ad ogni
presenta una sorta di rivoluzione nel mondo giro dell’albero motore uno dei pistoni è in fa-
delle maxi moto, praticamente tutto inglese se attiva e ciò spiega la prontezza a prendere
perché le sole rivali sono la BMW e l’Harley- giri, con una coppia che si avverte vigorosa
Davidson. sin dai bassi regimi - potenza e prestazioni
Il suo bicilindrico 750 non è una novità asso- al top grazie ai 60 CV a 6.500 giri raggiunti
luta, bensì un’evoluzione dei precedenti motori con la versione del 1969, prima del disastroso
Norton con caratteristiche sportive: corsa lun- segue a pag. 84
Caratteristiche tecniche
Motore: bicilindrico parallelo di contatti comandato da ca- 2,56 in prima, 1,70 in su tre posizioni di molla.
fronte marcia a 4 tempi, incli- tena sulla destra del motore seconda, 1,22 in terza, 1,00 Freni: anteriore a disco
nato in avanti di 20°, teste in e bobina singola per ogni in quarta. Lockheed ø 271 mm, co-
lega leggera, cilindri in ghisa candela. Anticipo accensione Trasmissioni: primaria a mando idraulico e pinza a
fusi in blocco con canna 28°. Candele Champion N9Y catena triplex da 3/8” singolo pistoncino montata
riportata, raffreddamento o NGK BP7ES. sulla sinistra, rapporto 2,192 nella parte anteriore del
ad aria. Alesaggio per corsa Avviamento: elettrico, con (26/57), lubrificazione con fodero sinistro, posteriore a
77x89 mm, cilindrata 828 motorino Prestolite e a kick- 180 grammi di olio SAE 40. disco Lockheed ø 271 mm,
cc, rapporto di compressione starter. Secondaria con catena da comando idraulico e pinza a
8,5:1. Distribuzione con as- Impianto elettrico: alternato- 5/8”x3/8” sulla sinistra, singolo pistoncino.
se a camme nel basamento, re Lucas, montato a sinistra rapporto 1,909 (pignone 22, Ruote: a raggi con cerchi da
aste e bilancieri. Due valvole dell’albero motore, batteria corona 42). Rapporti totali di 19” in acciaio WM 2. Pneu-
per cilindro con gioco di 12V-8Ah. trasmissione: 10,7 in prima, matici: anteriore e posterio-
funzionamento (a freddo) di Lubrificazione: a carter sec- 6,8 in seconda, 5,1 in terza, re 4.10- 19. Pressione di
0,15 mm aspirazione e 0,20 co con serbatoio separato da 4,2 in quarta. gonfiaggio 1,85 atm (2 atm
mm scarico, manovelle a 2,84 litri di olio SAE 20W50, Telaio: a doppia culla chiusa il posteriore in coppia).
360°. Diagramma di distribu- doppia pompa di mandata e in tubi di acciaio Renold, Dimensioni (in mm) e peso:
zione: aspirazione 50°-74°, recupero. Lubrificazione con motore montato su lunghezza 2.235, interasse
scarico 82°-42°. cambio con 426 cc di olio silentbloc (sistema Isola- 1.448, larghezza manubrio
Alimentazione: due carbu- SAE 50. stic). Inclinazione cannotto 660, altezza sella 830,
ratori Amal Concentric 932 Frizione: multidisco a secco, di sterzo 28°. altezza pedane 300, luce
con diffusore da 32 mm e con dischi in acciaio e bronzo Sospensioni: anteriore a terra 150, peso a vuoto
vaschetta incorporata, filtro sinterizzato. Comando a forcella Norton teleidraulica 211,5 kg.
aria in spugna umidificata cavo. con steli da 35 mm, 180 cc Prestazioni: potenza max
d’olio. Capacità serbatoio Cambio: separato a quattro di olio SAE 10W30 per stelo, 52 CV a 5.900 giri alla ruota
11,3 litri. marce con comando a leva posteriore forcellone oscil- (58 all’albero), velocità max
Accensione: a spinterogeno singola sulla sinistra e prima lante con due ammortizzato- 182 km/h (74 in prima, 112
12V con ruttore a due coppie in basso Valore rapporti: ri Girling idraulici regolabili in seconda, 157 in terza).
MOTORE
Esteriormente molto simili, i motori
750 e 850 presentano al loro
interno molte differenze. Per
aumentare la cilindrata (quella
esatta è 828 cc) i cilindri della
Commando vengono rialesati dagli
inziali 73 a 77 mm, sono installate
nuove camme e differenti
prigionieri. Quelli della 850 hanno
la testa incassata che non
consente più come prima di
smontare assieme testa e cilindro.
Le teste sono in lega leggera, i
cilindri invece sono in ghisa, fusi in
blocco e con canne riportate del
medesimo materiale. Le bielle sono
il lega di alluminio (BS.L83, oppure
BS.2L65 o BS.L77), con interasse
da foro a foro di 129,276/129,274
mm). I pistoni sono stampati in
lega d’alluminio (BS.1490-
LM..13WP) con due segmenti di
tenuta e un raschiaolio. Gli spinotti
sono lunghi 65 mm e hanno un
diametro 17,44 mm).
RUOTE AVVIAMENTO
A raggi con cerchi da 19” in acciaio WM 2. Il motorino d’avviamento a due spazzole e
Mettendo la moto sul cavalletto centrale e doppio avvolgimento ed il relativo solenoide
sollevando alternativamente le ruote, bisogna erano forniti dalla Prestolite Electric. Questo
controllare che queste non abbiano giochi dispositivo (mod. MGD.4111 per il motorino
trasversali, perché in tal caso significa che i e SAZ 420IN per il solenoide) si è rivelato
cuscinetti devono essere sostituiti. Controllare inaffidabile, non tanto per la scarsa qualità
anche che il canale dei cerchi non presenti del componente (che comunque era uno dei più economici della Prestolite), quanto per il
delle deformazioni dovute ad urti. I pneumatici mancato “affiatamento” con l’impianto elettrico dotato di alternatore da 180W che, caricando
sono identici sia all’anteriore e sia al male la batteria da 8 Ah ad un valore inferiore a quello nominale, lo costringeva a lavorare con
posteriore: 4.10- 19. Pressione di gonfiaggio poco spunto, sollecitandolo in modo anomalo e facendolo usurare precocemente. Una soluzione
1,85 atm (2 atm il posteriore se si usa la efficace è offerta oggi dalle batterie al litio da 12 Ah, piccole e leggere (il vano del resto è
Commando in coppia). angusto) che assicurano uno spunto di avviamento notevole risolvendo il problema. La Oldbritts
(www.oldbritts.com) ricostruisce i Prestolite, dotati però di quattro spazzole e quattro
avvolgimenti. L’avviamento a pedale richiede solo un po’ di forza, ma è agevole.
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La primaria è a catena tripl
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MK III Electric Start di un tenditore idraulico automatico a doppio pattino che consente il
recupero del gioco sia in trazione (con ramo lento superiore) e sia in rilascio (con ramo lento o
inferiore). La tensione va verificata ogni 4.000 km la quantità di olio nel carter è di 200 cc. S Su
motori con elevati chilometraggi la triplex e gli ingranaggi potrebbero essere eccessivamente e
usurati al punto da dover essere sostituiti. In commercio, oltre ai componenti originali, replic
replicati
oggi, esistono anche kit di trasformazione per installare una primaria a cinghia dentata in gomma
e relative pulegge senza dover modificare o sostituire il coperchio del carter. Il kit, prodotto dalla
Norvil (www.norvilmotorcycle.co.uk) costa circa 290 sterline e comprende anche una modifica alla frizione per avere un
comando più morbido e una trazione più progressiva. Il coperchio è dotato di un “giro” di viti esterno per limitare le perdite
d’olio che si verificavano sui modelli precedenti, dotati di un solo vitone centrale di serraggio.
SOSPENSIONI
La forcella teleidraulica è di
fabbricazione Norton, con steli da
35 mm e contiene 150 cc di olio
SAE 10W30 per stelo. In presenza
di un eccessivo affondamento in
frenata e di un certo ritardo nella
fase di estensione, verificare lo
stato delle molle (lunghezza a
riposo 47,46 cm e 75 spire) e
quello dell’olio (nonché il
quantitativo effettivo contenuto).
Verificare anche la tenuta dei
paraolio e che gli steli non
presentino rigature o punti di
ruggine che possono rovinare i
paraolio appena sostituiti e
provocare trafilaggi. Gli
ammortizzatori posteriori sono
invece dei tradizionali Girling
idraulici, regolabili su tre posizioni
di molla. La lunghezza delle loro
molle a riposo è di 222,25 mm. Gli
ammortizzatori possono essere
revisionati o rigenerati. In
alternativa esistono in commercio
delle repliche o delle efficaci
alternative aftermarket proposte
dall’inglese Hagon (www.
hagon-shocks.co.uk) o l’australiana
Ikon (www.ikonsuspension.com).
FRENI
Dal febbraio 1975 debutta il freno a
disco posteriore, già adottato
all’anteriore a partire dal 1972 (la
Norton è il primo Marchio britannico ad
offrirlo, seppure come optional).
L’impianto è della Lockheed e si
compone di un disco anteriore da 271
mm, spesso 6,35 mm, con pinza
monoblocco in alluminio lucidato fissata
al fodero sinistro della forcella (prima
invece era fissata a quello destro) e di
uno posteriore del medesimo diametro e
spessore e con lo stesso tipo di pinza.
Verificare al momento dell’acquisto che
la superficie dei dischi non presenti
solchi e rigature anomale e che il loro
spessore non sia inferiore ai 4 mm. Se le
pinze o le pompe freno non funzionano
correttamente, la Andover Norton (www.
andover-norton.co.uk) dispone delle
repliche identiche, marchiate però
Andover-Norton. In alternativa ha anche
a catalogo tutti i componenti (pistoncini,
guarnizioni di tenuta, raccordi) per
revisionare quelle originali.
CARBURATORI
Tutte le Commando montano di serie due carburatori Amal Concentric
con vaschetta incorporata: dal 1968 fino al 1972 il tipo 930 con
diffusore da 30 mm, sostituito poi dal tipo 932 con diffusore da 32
mm a partire dalla versione Combat del 1972 fino alla fine della
produzione. Entrambi hanno i collettori uniti da un tubetto di compensazione in gomma e il
condotto di aspirazione conico. Tutti trasudano regolarmente e sono soggetti ad usura
causando minimo instabile, spegnimenti a caldo ed incertezze nell’erogazione. Prima di
procedere alla loro revisione - con la sostituzione dei getti usurati, dello spillo conico e delle
guarnizioni delle vaschette - o addirittura alla sostituzione, ricordarsi che la taratura dei
Concentric variava in funzione dei mercati (quelli montati sulle moto destinate agli USA ne
avevano di diverse rispetto a quelle per l’Europa). Di seguito riportiamo i dati relativi ai
Concentric 932 montati sulla MK III: getto massimo 240, getto minimo 25, ghigliottina tipo
3½, spillo conico alla 1ª tacca. Il filtro dell’aria è in spugna umidificata d’olio.
Spendere il giusto
In Italia la MK III è stata importata da Luigi Ghezzi
(già importatore BSA) in pochi esemplari, proba-
bilmente una ventina e una manciata nella colo-
razione bianco/blu. Nel corso degli anni, tuttavia,
ne sono arrivate altre, in particolare quando anche
in Italia si è ampliato l’interesse verso le moto
inglesi d’epoca, allargando ovviamente la platea
di appassionati. Così diverse Commando, anche
nella versione Interstate con serbatoio da 4,5 gal-
loni (20,5 litri), sono state importate nel nostro
Paese successivamente, arrivando in prevalenza
dagli Stati Uniti e dalla Gran Bretagna. La ricerca di
questa affascinante bicilindrica non è certamente
facile, ma indirizzandosi verso gli specialisti del
settore o andando a “caccia” per conto vostro, pri-
ma o poi una di queste Commando salta fuori. Le
quotazioni per esemplari non restaurati di fresco
sono leggermente inferiori a quelle delle Comman-
do 750, si attestano attorno a 8.500-9.000 euro
(in Gran Bretagna si trovano sulle 7-8.000 sterli-
ne). In ogni caso, oltre a verificare la provenienza,
controllate bene originalità e salute meccanica.
850
Roadster-Interstate-Hi-Rider MK I: da aprile a dicembre 1973
Roadster-Interstate MK IA: da settembre 1973 a febbraio 1975
John Player 850: da aprile 1974 a dicembre 1975
Roadster-Interstate-Hi-Rider MK IIA: da gennaio 1974 a febbraio
1975
Roadster-Interstate-Hi-Rider MK III: da febbraio 1975 a settem-
bre 1977
Conquistadores
88 MOTOCICLISMO D’EPOCA 11-2018
Prima di Derbi e Ossa è la Bultaco a raccogliere importanti risultati nel Mondiale GP
per la Spagna grazie alle monocilindriche della serie TSS. Costruite per i privati, semplici
ed affidabili, hanno vinto nella 250 con il neozelandese Molloy e in 125 con Cañellas.
Quest ultimo è stato anche il primo spagnolo ad imporsi in un GP, al Montjuich nel 1968
di Gualtiero Repossi, foto di Enrico Schiavi e Archivio Motociclismo
L
L’ordine d’arrivo del GP di Spagna del 1961 corso al Montjuich che
segna l’esordio iridato della Bultaco TSS 125: l’inglese Grace e lo
spagnolo Quintanilla chiudono in quinta e sesta posizione la gara
vinta da Tom Phillis con la Honda. Lo stesso anno la TSS 125
viene messa in vendita per i privati, ma sfruttando la parentela fra
la TSS e la Tralla Sport c’è chi - come Luciano Garagnani, sopra a
Modena nel 1964 - la usa anche nelle gare Juniores. Garagnani
aveva partecipato alla prima prova dell’Italiano Juniores,
abbassando di un secondo il record sul giro, ma ritirandosi
mentre era in testa a poche centinaia di metri dal traguardo. “La
sua Bultaco però è molto più vicina ad una moto da GP che a una
della categoria Sport”, si legge nel resoconto di Motociclismo.
●N Nell 1968 la
l classe
l 125 è un affare
ff privato
i fra dischi rotanti, i due piloti inglesi si impongono
Phil Read ed il Campione del mondo in carica in tutti i GP in calendario meno uno: quello di
Bill Ivy. Compagni di squadra nel team Yamaha Spagna, disputato sabato 4 maggio sul circuito
e dominatori della ottavo di litro in sella alle stradale del Montjuich, a Barcellona.
sofisticate RA31, quattro cilindri a due tempi Quel giorno a vincere è la Bultaco TSS 125 mo-
raffreddate a liquido con ammissione regolata da nocilindrica di Salvador Cañellas che, approfit-
prima Bultaco da competizione derivata dalla liquido con impianto munito di radiatore a termosifone, privo cioè
Tralla 101. Telaio di serie e motore con piccoli interventi migliorativi, della pompa dell’acqua. Entra in produzione un anno dopo il debutto
utilizzata in Spagna nelle gare della categoria Sport. nel Campionato spagnolo del primo prototipo, sviluppato sul motore
TSS 250 ad aria. Ha il cambio a sei marce, mentre il telaio viene
prototipo che secondo le intenzioni di Don Paco Bultò modificato e diventa a doppia culla per consentire il montaggio del
dovrebbe partecipare al GP di Spagna del 1960, ma che in realtà radiatore. La 125 è disponibile nel 1965, mentre per la 250 bisogna
non scenderà mai in pista. Il motore è sempre il monocilindrico attendere l’anno seguente. Su entrambe le versioni dal 1966 viene
due tempi della Tralla 101, mentre telaio, freni e sospensioni sono montata l’accensione elettronica della FEMSA.
da vera moto da GP. Una versione maggiorata a 175 cc e dotata
di carenatura a campana batte nel luglio del 1960 cinque record ultima versione
mondiali sulle 12 e 24 ore a Monthléry, in Francia. della TSS, in vendita fino al 1970. Rispetto alla precedente cam-
biano il telaio, ora più piccolo e leggero, le sospensioni, i carter del
prodotta dal 1960, sfrutta sempre come ba- motore e le sovrastrutture in vetroresina.
se il monocilindrico con ammissione regolata dal pistone e cambio
a quattro marce della Tralla Sport. La ciclistica deriva da quella del sfruttando il nuovo monocilindrico
prototipo G.P., ma con telaio modificato. Nel 1962 riceve il cambio a raffreddato ad aria della El Montadero Mk1 360 da fuoristrada e
cinque marce e nello stesso anno viene affiancata nel listino prezzi la ciclistica TSS 250 ultima serie, viene allestita anche questa
della Casa anche dalle versioni maggiorate: TSS 175 e TSS 200 versione di 350, che debutta con Ginger Molloy nel Mondiale del
(che corrispondono rispettivamente alle sigle di listino 6-1B e 6-1C, 1968 e viene messa in vendita per i privati nel biennio 1968-1970.
mentre la 125 è la 6-1A), identiche nella ciclistica. Per rientrare nei limiti di cilindrata della categoria l’alesaggio del
motore viene ridotto a 83,2 mm, lasciando immutata la corsa a 64
conosciuta mm. La TSS 350 ha 48 CV a 8.500 giri ed è stata utilizzata anche
anche come TSS “Agua” è la versione dotata di raffreddamento a in una versione dotata di doppia accensione.
La piastra superiore di sterzo monta di serie un desueto ammortizzatore a frizione. Anziché i moderni attacchi a bracciale, i semimanubri, non
regolabili, integrano direttamente gli attacchi per le leve del freno e della frizione. Il comando rapido dell’acceleratore, le manopole e le leve erano
prodotte dall’inglese Doherty. Il contagiri, non di serie e di fabbricazione francese, ha un ottimistico fondo scala a 16.000 giri!
Tutte le Bultaco TSS 125 e 250 costruite fra il 1961 ed il 1969 hanno i numeri di telaio e motore corrispondenti. Quelli del motore sono impressi
sul basamento; quelli del telaio invece sono bulinati nelle vicinanze dell’ammortizzatore poteriore sinistro. A destra, la punzonatura sul telaio è un
reperto storico: è stata riportata sulla moto oggetto del servizio fotografico per la sua ultima gara di Campionato spagnolo, disputata nel 1968.
speciali per la Derbi 75 che usa in gara ma poi nel 1965, visti las, Ginger Molloy, Tommy Robb e all’altro spagnolo Pedro Alvarez.
i buoni risultati ottenuti, arriva una moto ufficiale. Cañellas si Tutti riescono ad arrivare in zona punti, con Cañellas primo, Molloy
distingue subito per essere un pilota polivalente, veloce sia nelle secondo, Robb quinto ed Avarez sesto, in quello che passerà alla
corse su strada che in quelle di fuoristrada, dove invece ha un storia come il miglior GP disputato dalla Bultaco nella classe 125.
accordo con la Montesa. Salvador va a punti ancora una volta con un quarto posto ad Assen
Nel 1965 debutta con la Derbi 50 nel Mondiale al GP di Spagna, e termina il Campionato in quinta posizione. Quello stesso anno
ovviamente al Montjuich. Si qualifica in seconda fila con il settimo disputa anche la 24 Ore del Montjuich con Carlos Rocamora, in
tempo a fianco di Angel Nieto, altro giovane pupillo della Derbi, ma sella ad una Bultaco 360. I due dominano la gara per 18 ore, ma
in gara è costretto al ritiro. Nel biennio 1966-1967 continua ad poi sono costretti al ritiro da una caduta di Rocamora. Si rifanno
alternarsi alla guida di Derbi e Montesa, ma inizia a concentrare i l’anno dopo con la stessa moto, andando in testa fin dalla prima
suoi impegni nella Velocità. Con la Derbi corre nella 50 e in 125, ora e stabilendo il nuovo record sulla distanza, per quella che sarà
ma molto spesso le sue gare si chiudono anzitempo per problemi l’ultimo successo di Cañellas con la Bultaco, anche perché le loro
meccanici, come nel GP di Spagna del 1967, quando Cañellas si strade si erano già separate alla fine del 1968 e la carriera del
qualifica con il terzo tempo nella 50 dietro alle velocissime Suzuki pilota di Santa Oliva lo stava portando verso le maxi e la Ducati.
di Anscheidt e Katayama, ma il suo GP dura appena due giri. L’era “Ducati-Cañellas-Grau”, la triade infallibile del Montjuich,
Quello stesso anno viene contattato dalla Bultaco, che gli offre inizia nel 1973 e porta ad altri due successi nella 24 Ore.
per il 1968 una delle nuove TSS 125, garantendogli l’assistenza Cañellas continua a partecipare alla maratonda di durata nel ce-
ufficiale ed un ricco programma di gare nazionali ed internazionali lebre Parco di Barcellona fino agli anni Ottanta, anche quando ha
a cui partecipare, comprese quelle del Mondiale, mentre lui dovrà ormai interrotto la sua carriera motociclistica ed è passato alle
farsi carico di tutto il resto. Rispetto alla Derbi 125 bicilindrica auto. L’epilogo, drammatico, avviene nelle prove della 24 Ore del
usata fino alla stagione precedente, la Bultaco ha meno CV ma è 1981, che ovviamente deve correre con una Ducati in coppia con
decisamente più affidabile e Cañellas si trova subito a suo agio. l’inseparabile Benjaim Grau. Salvador cade violentemente e si
Il momento di gloria per entrambi arriva al Montjuich il 5 maggio frattura, rinunciando alla gara. A quasi 37 anni dà l’addio definitivo
del 1968, seconda prova del Mondiale di quell’anno. al motociclismo e si dedica esclusivamente ai rally diventando
La Bultaco schiera ufficialmente quattro moto, affidandole a Cañel- anche pilota ufficiale della SEAT e partecipando alla Parigi-Dakar.
Ginger Molloy (Bultaco oltre a differenti serbatoio e carenatura in fibra di impegnato e “consistente” fra i piloti che corro-
TSS 125 n° 11) insegue il vetro. Parallelamente a queste due nuove versio- no con le TSS seguiti con un occhio di riguardo
tedesco Dieter Braun
(MZ) durante l’Ulster GP ni viene allestita anche una TSS 350 che sfrutta dalla Casa, dato che il neozelandese gareggia in
del 1968, disputato il 17 la ciclistica delle “sorelle” di minor cilindrata, tre categorie. I risultati migliori li ottiene nel-
agosto. All’arrivo il pilota nella quale viene però inserito il monocilindrico la 125, dove è terzo in Campionato alle spalle
neozelandese precederà
Braun di una manciata di raffreddato ad aria della El Montadero MK1 dell’imbattibile coppia Yamaha formata da Read
secondi, concludendo la 360 da fuoristrada, opportunamente modificato ed Ivy grazie a due secondi posti (Spagna ed
gara in quarta posizione, e ridotto di cilindrata. Olanda) ed un quarto (Ulster GP). Nella 250
ma entrambi verranno
doppiati dalla coppia Nel Mondiale del 1968 Ginger Molloy è il più il neozelandese chiude invece il Mondiale in
Yamaha formata da Ivy e
Read, che quel giorno
doppiarono tutti gli altri
piloti in pista. A destra,
ancora Molloy con la TSS
500, ovvero una 250
equipaggiata con il
motore 360 della El
Montadero MK1 da
fuoristrada, al GP di
Spagna disputato il 4
maggio al Jarama. Appena
tredici i piloti al via, con
Agostini e la MV Agusta
primi al traguardo, davanti
a Bergamonti (Paton)
doppiato di un giro e
Molloy che di giri dal
vincitore ne incassa due.
Da questa moto viene
sviluppata anche una
versione da Endurance,
che debutta alla 24 del
Montjuich del 1968 con
Cañellas/Rocamora,
vincendo poi l’edizione
dell’anno seguente con
Grau/Cañellas.
Ne parleremo
prossimamente.
1965 1970
20 marzo, GP USA, Daytona, Gehring (USA) 6° 12 giugno, Tourist Trophy, Isola di Man, Launchbury (GB) 5°,
25 aprile, GP Germania, Nürburgring, Torras (E) 3° 27 settembre, GP di Spagna, Montjuich, Medrano (E) 7°, Grau (E)
7 agosto, GP Ulster, Dundrod, Robb (IRL) 6° 10°
5 settembre, GP Nazioni, Monza, Molloy (NZ) 6° Miglior pilota classificato in campionato: Launchbury (GB) 25°
Classifica Costruttori: Bultaco 12°
1971
26 settembre, GP Spagna, Jarama, Grau (E) 8°, Gali (E) 10°
Miglior pilota classificato in campionato: Grau (E) 29°
Classifica Costruttori: Bultaco 12°
TSS 250
1962
6 maggio, GP Spagna, Montjuich, Shorey (GB) 4°
13 maggio, GP Francia, Clermont-Ferrand, Shorey (GB) 4°
4 giugno, Tourist Trophy, Isola di Man, Shorey (GB) 6°
19 agosto, GP Germania Democratica, Sachsenring, Shorey (GB) 6°
Miglior pilota classificato in campionato: Shorey (GB) 10°
Classifica Costruttori: Bultaco 5°
1964
2 febbraio, GP USA, Daytona, Gehring (USA) 3°
Miglior pilota classificato in campionato: Gehring (USA) 14°
Classifica Costruttori: Bultaco 10°
1965
25 aprile, GP Germania, Nürburgring, Torras (E) 3°
Ramon Torras con la TSS 125 raffreddata ad aria precede Tommy Robb 9 maggio, GP Spagna, Montjuich, Torras (E) 3°
a Cesenatico nel 1964, una delle gare della “temporada romagnola”. 15 maggio, GP Francia, Rouen, Beale (RHO) 2°, Smith (AUS) 3°,
Avery (GB) 5°
7 agosto, GP Ulster, Dundrod, Molloy (NZ) 6°
1971
26 settembre, GP Spagna, Jarama, Bordons (E) 8°, Gonzalez (E)
5 settembre, GP Nazioni, Monza, Molloy (NZ) 4°, Beer (WGER) 6° 9°, Gali (E) 10°
Miglior pilota classificato in campionato: Torras (E) 8° Miglior pilota classificato in campionato: Bordons (E) 39°
Classifica Costruttori: Bultaco 4° Classifica Costruttori: Bultaco 8°
1966
8 maggio, GP Spagna, Montjuich, Findlay (AUS) 4°
TSS 350
25 giugno, GP Olanda, Assen, Robb (IRL) 6°
24 luglio, GP Cecoslovacchia, Brno, Marsovszky (CH) 5°
1966
20 agosto, GP Ulster, Dundrod, Robb (IRL) 3°
7 agosto, GP Finlandia, Imatra, Findlay (AUS) 4° Miglior pilota classificato in campionato: Robb (IRL) 15°
20 agosto, GP Ulster, Dundrod, Molloy (NZ) 1°, Marsovszky (CH) Classifica Costruttori: Bultaco 5°
2°, Cass (AUS) 3°
28 agosto, Tourist Trophy, Isola di Man, Findlay (AUS) 4°, Smith
(AUS) 5°
1968
21 aprile, GP Germania, Nürburgring, Molloy (NZ) 4°
11 settembre, GP Nazioni, Monza, Findlay (AUS) 4° 29 giugno, GP Olanda, Assen, Molloy (NZ) 2°
16 ottobre, GP Giappone, Fisco, Findlay (AUS) 4°, Robb (IRL) 5° 14 luglio, GP Germania Democratica, Sachsenring, Molloy (NZ) 4°
Miglior pilota classificato in campionato: Findlay (AUS) 7° Miglior pilota classificato in campionato: Molloy (NZ) 5°
Classifica Costruttori: Bultaco 4° Classifica Costruttori: Bultaco 5°
1967
30 aprile, GP Spagna, Montjuich, Medrano (E) 3°, Molloy (NZ) 4°,
1969
4 maggio, GP Spagna, Jarama, Molloy (NZ) 4°
Robb (IRL) 5° 20 luglio, GP Cecoslovacchia, Brno, Molloy (NZ) 10°
7 maggio, GP Germania, Hockenheim, Findlay (AUS) 4°, Marsovszky 7 settembre, GP Nazioni, Monza, Molloy (NZ) 8°
(CH) 5°, Schmid (WGER) 6° Miglior pilota classificato in campionato: Molloy (NZ) 16°
24 giugno, GP Olanda, Assen, Molloy (NZ) 6° Classifica Costruttori: Bultaco 5°
2 luglio, GP Belgio, Spa-Francorchamps, Molloy (NZ) 5°, Marsovszky
(CH) 6° TSS 500 (motore 360 El Montadero)
16 luglio, GP Germania Democratica, Sachsenring, Molloy (NZ) 5°,
Marsovszky (CH) 6°
6 agosto, GP Finlandia, Imatra, Marsovszky (CH) 4°
1969
4 maggio, GP Spagna, Jarama, Molloy (NZ) 3°
19 agosto, GP Ulster, Dundrod, Marsovszky (CH) 6° Miglior pilota classificato in campionato: Molloy (NZ) 26°
3 settembre, GP Nazioni, Monza, Molloy (NZ) 6° Classifica Costruttori: Bultaco 15°
15 ottobre, GP Giappone, Fisco, Robb (IRL) 4°
Miglior pilota classificato in campionato: Molloy (NZ) 7°
Classifica Costruttori: Bultaco 4°
1970
3 maggio, GP Germania, Nürburgring, Molloy (NZ) 5°
24 maggio GP Yugoslavia, Opatija, Molloy (NZ) 7°
1968 Miglior pilota classificato in campionato: Molloy (NZ) 2° (due GP
21 aprile, GP Germania, Nürburgring, Molloy (NZ) 2°, disputati con la Bultaco, il resto con Kawasaki H1R)
5 maggio, GP Spagna, Montjuich, Molloy (NZ) 3°, Rocamora (E) 5° Classifica Costruttori: Bultaco 10°
14 luglio, GP Germania Democratica, Sachsenring, Molloy (NZ) 5°,
Findlay (AUS) 6°
21 luglio, GP Cecoslovacchia, Brno, Molloy (NZ) 6°
1971
11 luglio, GP Germania Democratica, Sachsenring, Brüngger (CH) 4°
4 agosto, GP Finlandia, Imatra, Molloy (NZ) 4°, Marsovszky (CH) 6° 26 settembre, GP Spagna, Jarama, Grau (E) 4°, Bordons (E) 8°
17 agosto, GP Ulster, Dundrod, Molloy (NZ) 4° Miglior pilota classificato in campionato: Brüngger (CH) e Grau
Miglior pilota classificato in campionato: Molloy (NZ) 5° (E) 18°
Classifica Costruttori: Bultaco 3° Classifica Costruttori: Bultaco 6°
Il Leone
Silvio Grassetti è stato uno dei più forti e longevi piloti italiani di
Velocità. Nella sua lunga carriera - durata dal 1958 al 1974 - ha
corso da ufficiale per Bianchi, Moto Morini, MV Agusta, Benelli e per
le “orientali” MZ e Jawa, vincendo tre Campionati italiani e numerosi
GP, ma senza conquistare quel titolo iridato alla sua portata, spesso
vittima dalla sua stessa irruenza ed alle prese con moto non sempre
competitive. È venuto a mancare lo scorso 9 settembre
di Gualtiero Repossi, foto Archivio Motociclismo
per lo stesso motivo, si ferma lo sviluppo conda posizione prima di essere rallentato da
delle moto. Prova ne sia il fatto che Grassetti un vistoso calo del motore. A Monza invece
corre tutte le prove dell’italiano 500 con la le cose funzionano per il verso giusto e Gras-
350 e solo per l’ultima prova di Ospedaletti setti conquista due splendidi terzi posti (in
riceve la “maggiorata” a 386 cc preparata 350 e 500) guadagnandosi l’attenzione della
esclusivamente per le gare della mezzo litro. MV Agusta che lo ingaggia per l’italiano 500
Il pilota marchigiano non si perde d’animo del 1963 n sella alle moto con marchio Privat.
nel corso della stagione e cerca di dare il Ma la vera impresa del 1962 Silvio Grassetti
massimo. Ad Assen, nell’unico GP del Mon- la compie con la Benelli 250 quattro cilindri
diale a cui partecipa ad eccezione del Nazio- - una moto decisamente veloce, ma ancora
ni, occupa per buona parte della gara la se- piuttosto acerba - il 1° maggio a Cesenatico,
Nel 1967 Silvio Grassetti a correre - dopo aver acquistato nell’inver- disputare gli ultimi tre GP del Mondiale.
conquista con la Benelli il no due Yamaha (una TD2 250 ed una TR3 Silvio, che sta attraversando un periodo di
titolo nazionale della 350,
piazzandosi al secondo 350). Le bicilindriche giapponesi sono più ottima forma ed è ormai arrivato a trentatré
posto in quello della 250. affidabili delle Benelli ed arrivano dei bei anni, accetta la sfida e raccoglie un terzo
Sopra lo vediamo proprio risultati, compresi due terzi posti con la 350 posto a Brno, un secondo al GP delle Nazioni
con la quarto di litro
precedere Mike Hailwood nel Mondiale. e la prima vittoria iridata ad Abbazia, nel
a Rimini nella prima Pochi giorni dopo la morte di Bill Ivy, scom- GP di Jugoslavia. Grazie a questi risultati ed
edizione del circuito parso in prova al Sachsenring a luglio, c’è a quelli ottenuti con la sua Yamaha privata
cittadino (quell’anno non
valido per il Campionato però un nuovo colpo di scena, quando Gras- ad inizio stagione, il pilota marchigiano si
Italiano ma solo come setti viene contattato dalla Jawa che gli offre ritrova vicecampione del mondo della 350
gara internazionale). la difficile quattro cilindri cecoslovacca per alle spalle di Giacomo Agostini.
Al traguardo i due
arriveranno a posizioni
invertite. In alto a destra,
Grassetti a Cesenatico si
infila nelle balle di paglia
alla staccata dopo il
rettilineo del traguardo
cercando di tenere il
passo di Agostini e
Pasolini durante la gara
della 350. A destra,
Grassetti precede il
compagno di squadra
Pasolini a Zingonia (BG) il
9 luglio, nella gara che
vede al via 350 e 500
(ecco spiegate le tabelle
porta numero gialle con
numeri neri sulle Benelli
350).
I risultati ottenuti e la fedeltà alla Casa ceco- il neozelandese Molloy, che nel 1969 ha modo
slovacca, con cui firma anche nella stagione di provare la quattro cilindri che fu di Ivy, ma
seguente, consentono a Grassetti di correre poi gli viene preferito l’italiano, forse in segno
per un altro glorioso Marchio dell’Est euro- di gratitudine per la vittoria ad Abbazia.
peo: la tedesca MZ di Zschopau. Il bottino finale di una stagione ricca di ap-
Il 1970 del pilota italiano lo vede così im- puntamenti, ma sotto certi aspetti deludente,
pegnato su più fronti, perché con la sua Ya- parla di un nuovo titolo italiano (questa volta
maha partecipa al Campionato italiano della in 250) e di due soli podi nel Mondiale: quello
250, mentre con la MZ si iscrive al Mondiale di Abbazia, in Jugoslavia, dove è terzo in 350
della 250 e con la Jawa a quello della 350. in sella alla Jawa, ma soprattutto quello del
Inizialmente quest’ultima sembra preferirgli Sachsenring, dove è invece secondo con la
Chiamato dalla Jawa a
sostituire Bill Ivy dopo il
mortale incidente di cui è
vittima il pilota inglese al
Sachsenring nel luglio
1969, Silvio Grassetti è
portagonista di una
notevole progressione di
risultati nei GP rimanenti:
terzo in Cecoslovacchia,
secondo al GP delle
Nazioni (disputato
quell’anno per la prima
volta ad Imola) e primo in
Jugoslavia.
A sinistra, Grassetti con
la Jawa precede Read
(Yamaha) alle Acque
Minerali di Imola, proprio
durante il GP delle Nazioni
1969. Alle loro spalle,
doppiato, l’inglese Johnny
Lexis (Aermacchi).
quando ha rispolverato la sua Grassetti due “La carriera di Silvio Grassetti per quanto
cilindri e ha iniziato a frequentare le prin- osteggiata dalla sfortuna, non è stata avara
cipali rievocazioni dedicate alle motociclette di soddisfazioni, ma sempre aspramente du-
d’epoca. ra, talvolta con dei brevi momenti di sban-
La sintesi migliore di quella che è stata la car- damento quando il demone della collera gli
riera di Silvio Grassetti l’aveva già scritta De era entrato nel sangue, ed era assillato dal
Deo Ceccarelli nella sua intervista del 1966, desidero di stravincere per dimostrare la sua
prima ancora che il pilota italiano raccogliesse classe anche con dei mezzi tecnici inferiori
le sue tre vittorie iridate: a disposizione.”
1960
17 aprile, Cesenatico, Italiano Seniores (Benelli 250) 4°
25 aprile, Imola, Coppa d’Oro Shell, Italiano Seniores (Benelli 250)
4°
1 maggio, Salisburgo (A) Liefering internazionale, (Benelli 250) 3°,
(con Benelli 251 nella 350) 7°
11 giugno, Abbazia (YU), internaz. (Benelli 250) 3°, (Benelli 350) 4°
3 luglio, GP Belgio, Spa-Francorchamps (Benelli 250) R
11 settembre, GP Nazioni, Monza Benelli 250) R
13 novembre, Cordoba (Cile), internazionale (Benelli 175) R
27 novembre, Buenos Aires (RA), internazionale (Benelli 175) 1°
Campionato Italiano Seniores, classifica finale ( Benelli 250) 4°
1961
3 aprile, Cesenatico, Italiano Seniores (Benelli 250) R
16 aprile, Imola, Coppa d’Oro Shell, Italiano Seniores (Benelli 250) Pochi i risultati conseguiti in sella alla Moto Morini 250, ma anche poche
2 le gare disputate da Grassetti con la Casa bolognese fra il 1964 e il
23 aprile, GP Spagna, Montjuich (Benelli 250) 3° 1965. In alto invece, il pilota marchigiano agli esordi con l’ultima
14 maggio, GP Germania, Hockenheim (Benelli 250) 7° versione della Beneii 250 monocilindrica.
25 marzo, Sebring (USA), Internazionale (Morini 250) 1° Grassetti con la Benelli 250,
11 aprile, Cervia, Milano Marittima, Italiano Seniores (Morini 250) secondo al circuito di Ospedaletti-
R, (Bianchi 500) 3° Sanremo del 1967, quell’anno valido
19 aprile, Imola, Coppa d’Oro Shell, Italiano Seniores (Morini 250) come gara internazionale e non
R, (Bianchi 500) R come prova dell’Italiano. In alto, sul
podio a Monza, assieme ad Agostini
2 maggio, Cesenatico, Italiano Seniores (Morini 250) 2°, (Bianchi e Provini, dopo il secondo posto al
500) R GP delle Nazioni 1965.
23 maggio, Ospedaletti, Italiano Seniores (Bianchi 500) R
30 maggio, Skofia Loka (YU), internazionale (Bianchi 350) R
26 giugno, GP Olanda, Assen (Bianchi 350) R
5 settembre, GP Nazioni, Monza (Bianchi 350) 2°
12 settembre, Vallelunga, Italiano Seniores (Bianchi 500) 3°
26 settembre, Monza, Meeting Italia-Russia, prima prova, Bianchi
350) 2°, seconda prova 2°
Campionato Italiano Seniores, classifica finale (Bianchi 500) 8°
Campionato del Mondo, classifica finale (Bianchi 350) 6°
1966
20 marzo, Modena, Italiano Seniores (MV Agusta 500) 3°
3 aprile, Riccione, Italiano Seniores (MV Agusta 500) 2°
17 aprile, Imola, Coppa d’Oro Shell, internaz. (Bianchi 500) 11°
24 aprile , Cesenatico, Italiano Seniores (Bianchi 500) 4°
15 maggio, Ospedaletti, Italiano Seniores (Bianchi 500) R
29 maggio, Skofia Loka (YU), internazionale (Bianchi 500) 1°
18-19 giugno, Abbazia-Preluka (YU), internazionale (Bianchi 350) R
1971
14 marzo, Modena, Italiano Seniores (Yamaha 250) 5°, (Yamaha
350) 4°
4 aprile, Riccione, Italiano Seniores (Yamaha 250) R, (Yamaha
350) R
12 aprile, Imola, Conchiglia d’Oro Shell, Italiano Seniores (MZ 250)
3°, (Yamaha 350) 2°
18 aprile, Cesenatico, internazionale (MZ 250) R
9 maggio, GP Austria, Salisburgo (MZ 250) 1°, (MZ 350) R
16 maggio, GP Germania Ovest, Hockenheim (MZ 250) R, (MZ
350) R
30 maggio, Skofia Loka (YU), internazionale (Yamaha 250) R,
(Yamaha 350) 1°
26 giugno, GP Olanda, Assen (MZ 250) R, (MZ 350) R
4 luglio, GP Belgio, Spa-Francorchamps (MZ 250) 1°
18 luglio, GP Cecoslovacchia, Brno (MZ 250) R
24 luglio, GP Svezia, Anderstorp (MZ 350) R
20 luglio 1969, SIlvio Grassetti debutta sulla Jawa 350 al GP di 25 luglio, GP Svezia, Anderstorp (MZ) R
Cecoslovacchia sullo stradale di Brno, dove chiude la gara sul gradino più 1 agosto, GP Finlandia, Imatra (Yamaha 250) 19°
basso del podio (foto in alto). 29 agosto, Villa Fastiggi, Pesaro, Italiano Seniores (Morbidelli 125)
1972
19 marzo, Modena, Italiano Seniores (MZ 250) R,
(MZ 350) 5°
8 aprile, Modena, internazionale (Yamaha 350) 8°
30 aprile, GP Germania Ovest, Nürburgring (MZ 250)
R
14 maggio, GP Austria, Salisburgo (MZ 250) R
21 maggio, GP Nazioni, Imola (MZ 250) 5°, (MZ 350)
R
4 giugno, Zeltweg (A), internazionale (Yamaha 250) 2°
11 giugno, Skofia Loka (YU), internazionale (Yamaha
250) 2°
18 giugno, GP Jugoslavia, Abbazia (MZ 250) R, (MZ 350) R
24 giugno, GP Olanda, Assen (MZ 250) 7°
2 luglio, GP Belgio, Spa-Francorchamps (MZ 250) 15°
1973
1 aprile, Misano Adriatico, Italiano Seniores (Yamaha 350) R
8 luglio, GP di Germania Est, Sachsenring (MZ 350) 4° 8 aprile, Modena, internazionale (Yamaha 350) 8°
16 luglio, GP Cecoslovacchia, Brno (MZ 250) 5°, (MZ 350) 8° 19 marzo, Modena, Italiano Seniores (Yamaha 250) 8°, (Yamaha
23 luglio, GP Svezia, Anderstorp (MZ 250) 9°, (MZ 350) R 350) 10°
30 luglio, GP Finlandia, Imatra (MZ 250) 2°, (MZ 350) R 22 aprile, GP Francia, Paul Ricard (MZ 250) R, (MZ 350) 18°
13 agosto, Misano Adriatico, nazionale, (Morbidelli 125) 3°, 1 maggio, Vallelunga, Italiano Seniores (Yamaha 250) 4°, (Yamaha
(Yamaha 250) R, (Yamaha 350) 3° 350) 3°
20 agosto, Villa Fastiggi, Italiano Seniores (Morbidelli 125) 4°, 6 maggio, GP Austria, Salisburgo (MZ 250) R, (MZ 350) R
(Yamaha 250) R 13 maggio, Germania Ovest, Hockenheim (MZ 250) 6°, (Yamaha
Campionato Italiano Seniores, classifica finale (Morbidelli 125) 350) R
7°, (MZ 350) 9° 20 maggio, GP Nazioni, Monza (Yamaha 350) R
Campionato del Mondo, classifica finale (MZ 250) 9°, (MZ 350) 27 maggio, Misano Adriatico, Trofeo Pasolini (Yamaha 250) R, (Ya-
13° maha 350) R
11 giugno, Skofia Loka (YU), internazionale (Ya-
maha 250) 2°
17 giugno, GP Jugoslavia, Abbazia (MZ 250)
2°, (MZ 350) 9
23 giugno, GP Olanda, Assen (MZ 250) 7°
1 luglio, GP Belgio, Spa-Francorchamps (MZ
250) R
15 luglio, GP Cecoslovacchia, Brno (MZ 250) R,
(Yamaha 350) R
22 luglio, GP Svezia, Anderstorp (MZ 350) R
26 agosto, Misano Adriatico, Pesaro Mobili, in-
ternazionale (Yamaha 250) 6°
Campionato Italiano Seniores, classifica finale
(Yamaha 250) 10°, (Yamaha 350) 9°
Campionato del Mondo, classifica finale (MZ
250) 10°, (MZ 350) 37°
1974
17 marzo, Modena, Italiano Seniores (Grassetti
250) 13°
15 aprile, Imola, Conchiglia Shell, Italiano Se-
niores (Grassetti 250) R
12 maggio, Misano Adriatico, GP Perla Verde
In alto, Grassetti con la MZ 250 in una gara del 1973. Qui sopra, in
sella alla Morbidelli 125 n° 49 precede Buscherini (n° 58), Pileri (n° (Yamaha 250) 5°
112) e Rinaudo (n° 31) il 20 agosto 1972 a Pesaro al Circuito di Villa 16 giugno, Misano Adriatico, Italiano Seniores (Grassetti 250) R
Fastiggi, prova valida per l’Italiano Seniores. 29 giugno, GP Olanda, Assen (Grassetti 250) R
La sfida
Alla Parigi-Dakar del 19888
125
si presentano in forma
ufficiale due Gilera.
Derivate dalla nuova
125 R1, e preparate nel
Reparto corse di Arcore
con pezzi sottratti a due
Peugeot allestite in Franciaa per
quella gara. Il Team francesese che Nella foto grande, Gilles
Valade avvia nuovamente
le iscrive si chiama Le Defi 125 (La la R1 che ha pilotato alla
Parigi-Dakar di trent’anni
Sfida della 125), a sottolineare la fa come dimostra la foto
sopra, in azione con la
piccola cilindrata in rapporto alle sua Gilera che porta il n°
2. Sotto il titolo alcune
enormi difficoltà da affrontare. Dai immagini dell’epoca dove
si vede anche l’altro
protagonisti di allora il racconto di come è pilota, Christian Grelaud
(al bivacco sul sacco a
andata pelo) e la sua Gilera (n°
3) ferma nel deserto e
parzialmente smontata
di Vittorio Crippa nel tentativo di rimediare
alla rottura degli
attacchi della scocca
posteriore che conteneva
il secondo serbatoio.
● Il ritrovamento dell’unico esemplare so- Gilles Valade, ed al suo meccanico Michel
pravvissuto delle due Gilera 125 R1 che parte- Duhalde, arrivati il primo addirittura dalla
ciparono alla 10ª edizione della Parigi-Dakar Nuova Caledonia (che è dall’altra parte del
che si corse nel gennaio del 1988, ci ha dato lo mondo, sopra l’Australia), e il secondo dalla
spunto per raccontare una storia dimenticata. Francia, era presente anche la parte italiana
Una vicenda che è tanto più importante se della vicenda, gli storici meccanici che negli
consideriamo che con questa partecipazione anni 80 e 90 costituivano il nerbo del Reparto
la Gilera scrisse per la prima volta il suo nome corse Gilera, Emilio Locati e Romolo Cian-
nell’albo della massacrante maratona africana, camerla. Mancava Silvano Galbusera, altra
iniziando di fatto una presenza che l’avrebbe figura fondamentale nell’allestimento delle
vista tra i maggiori protagonisti negli anni a moto, ma purtroppo impossibilitato a parteci-
venire. Ringraziamo di questa opportunità il pare. Furono infatti questi uomini a costruire
Moto Club Carate Brianza, nelle persone del le moto ad Arcore, insieme a Marco Riva,
suo presidente, Guido Fumagalli e del colle- presente all’evento, in quegli anni al Reparto
zionista Mauro Gibellini, proprietario della progetti della Casa di Arcore, che si occupò
moto, che per celebrare l’importante ritrova- della livrea e della grafica delle due R1 che
mento, nel luglio scorso hanno organizzato presero il via alla Parigi-Dakar. Presentati
una piccola festa che ha visto riunirsi i princi- brevemente così i protagonisti, lasciamo il
pali artefici di quell’avventura. Oltre al pilota ricordo di quell’avventura al pilota Valade e
che ai tempi guidò la moto n. 2, il francese al suo meccanico Duhalde.
Gilles Valade
“Affascinato come molti piloti di fuori- dei Pirenei e le spiagge di Narbonne,
strada dalla Parigi-Dakar, nel gennaio che offrono molteplici tipi di terreno
1987, subito dopo la conclusione e difficoltà simili a quelle africane.
della 9ª edizione della gara, prendo Le prove vanno bene, le moto ci con-
contatto con Jean Marc Lambinon di vincono. Un pilota francese, occasio-
Peugeot Cycles a Parigi. Ho un proget- nale spettatore delle nostre prove, e
to ambizioso da presentargli: parteci- già concorrente al Campionato Peu-
pare alla prossima Parigi-Dakar, con geot di Enduro, ci chiede informazio-
quattro Peugeot XL 125 LC, moto di ni e offre la sua esperienza per even-
serie che utilizzano motori Gilera, e tuali consigli. Tra le altre cose, gli
che ben conosco perché ne utilizzo dico che abbiamo intenzione di mo-
una da due anni per partecipare al dificare le dimensioni di catena, co-
Trofeo Peugeot di Enduro. La piccola Valade (sulla destra) e Grelaud alla partenza. Il primo aveva già rona e pignone, ma che non sappia-
cilindrata, in rapporto alla durezza del- corso la “Dakar” da privato con una Suzuki. Sotto, le moto al mo ancora cosa adottare tra 420,
la gara, rappresenta di per sé una Reparto corse Gilera: da sinistra il meccanico francese 428 o 520. L’esperto endurista
sfida, e per questo il Team che ho Duhalde, Silvano Galbusera e Romolo Ciancamerla. sconsiglia vivamente questo inter-
fondato si chiama Le Defi 125 (La vento, perché ha visto troppe rotture
Sfida della 125). Il Team conta già i quattro piloti, un meccanico, di carter motore causate dai rapporti e dalla catena maggiorata
un preparatore, un semplice ma efficace piano di comunicazione, che, andando a sfregare sul carter, lo usura e lo rompe rapidamen-
e qualche piccolo sponsor. Manager, pilota e ‘pr’ sono io; Christian te. Per non parlare del maggior assorbimento di potenza, sensibile
Grelaud è il pilota della seconda moto che ci porta in dote lo spon- in motori come i nostri 125 che già non ne hanno tanta. Vista la
sor Aurora Confection; Marcel Meriguet e Chirstian Izaire, pilota e serietà e la competenza della persona, decidiamo allora di sopras-
giornalista sportivo di Sud Radio, sono il terzo e quarto pilota. Michel sedere a questa modifica, mantenendo la trasmissione originale.
Duhalde è il meccanico. Mi rendo conto che partecipare al raid con Frattanto le quattro scocche speciali in carbonio sono finite e arri-
una 125 è un azzardo, il sogno è di concludere l’avventura a Dakar, vano all’officina di Doumencq, dove si svolge la preparazione tec-
ma sarebbe già un successo arrivare ad Agadir, il traguardo di nica. Non resta che montarle e dare gli ultimi ritocchi, dopo di che
metà gara. La dirigenza della Peugeot si convince che La Sfida 125 organizzo una prima presentazione del Team Le Defi 125 in TV, sul
può essere un buon veicolo pubblicitario, richiamando interesse canale France 3. Altra fondamentale presentazione, con esposizio-
verso le sue moto; non passa molto ne di una moto, allo stand Peugeot
tempo infatti che Lambinon mi chiama del Salone di Parigi, che si tiene dal
per annunciare che hanno accettato 14 al 23 novembre 1987, dove in-
di affidarmi quattro moto, dieci moto- contro anche il noto giornalista Guy
ri di scorta e molti ricambi. Per me è Coulon, che mi assicura un ampio
un ottimo inizio e, con il sostegno del- servizio sulle maggiori testate della
la Peugeot, mi rivolgo alla Michelin per stampa specializzata e su VSD (dif-
ottenere i pneumatici Desert con fusa rivista francese). Nella stessa
mousse Bib. Se le quattro Peugeot, occasione contatto ed ottengo sup-
nel loro allestimento base, possono porto da altri importanti sponsor:
andar bene per le gare di Enduro in Segura per l’abbigliamento, Answer
Francia, non sono certo adeguate per per i caschi e Carrera per gli occhia-
affrontare una Dakar. Un po’ di espe- li. Manca ancora tuttavia uno spon-
rienza infatti ce l’ho perché ho corso sor che possa coprire le spese di
l’edizione del 1986 da privato con una trasferimento di moto e ricambi, per
Suzuki. Serve anzitutto aumentare mezzo dei camion di Georges Groine,
l’autonomia, che è ridotta dal serbatoio da 10,2 litri. A quell’epoca all’epoca il più introdotto nei servizi della Parigi-Dakar. Sempre a
l’Acerbis realizza kit di mega-serbatoi in materiale plastico, più un quel Salone, Lambinon, ospite allo stand Gilera, dove anch’io mi
serbatoio supplementare da piazzare sotto la sella, per moto di trovo incuriosito dalla nuova R1 da Enduro, ed in particolare dal suo
Marche diverse, ma tutte di grossa cilindrata, quindi non adattabili potente motore, decisamente più performante di quello delle Peu-
alle Peugeot. La soluzione mi arriva da un annuncio pubblicato su geot, mi presenta ad alcuni dirigenti della Casa italiana. Ne segue
Moto Journal da Michel Assis che offre un monoscocca in carbonio una riunione in cui spiego il mio progetto e accenno ai problemi
da 45 litri, con all’interno due serbatoi aeronautici indistruttibili, ancora da risolvere inerenti al costoso trasferimento. Ma soprattut-
sistemati uno nella posizione tradizionale e l’altro dietro la sella, to chiedo se è possibile ottenere il motore della R1 per montarlo
nella coda della moto. Contatto Assis e gli chiedo se è possibile sulle quattro moto. Il 14 dicembre ricevo una telefonata dall’Italia
adattare questo kit alle mie moto. La risposta è positiva, quindi gli con cui mi si invita ad Arcore: la mia richiesta è accettata, e in più
spedisco una moto perché possa lavorarci con calma e precisione la Gilera parteciperà tramite il mio Team alla Parigi-Dakar in forma
nella sua officina. Ma anche la ciclistica delle Peugeot non è all’al- ufficiale! Per questo mi chiedono di mandare ad Arcore due moto
tezza. In particolare la forcella, che dovrà sostenere il sovrappeso su cui verranno installati i nuovi motori R1. Prima di accettare però,
di oltre 45 litri di carburante e dei vari accessori necessari alla mi sembra corretto informare e chiedere l’autorizzazione alla Peu-
navigazione nel deserto. Stock Express, ricambista specializzato in geot, che sportivamente non pone vincoli sul fatto che le moto
forcelle, forse sedotto dal mio entusiasmo (e dai miei sponsor...), portino anche il marchio Gilera. La cosa non passa inosservata
accetta di procurarmi quattro Marzocchi maggiorate, irrobustite e alla stampa specializzata, e un nuovo articolo compare sulle pagine
‘up-side-down’. Presso l’officina Doumencq Motos, a Saverdun in della rivista L’Equipe. Ma anche i contatti con l’organizzazione del-
Ariege, dove si stanno già modificando le Peugeot, le forcelle ven- la Parigi-Dakar, nella persona di Renè Metge, vanno bene: visto il
gono montate sui telai senza nessun problema, ed a breve le quat- valore degli sponsor, Peugeot, Michelin, Gilera, ecc., chiedo ed ot-
tro Peugeot sono pronte per le prime esperienze sulle montagne tengo che le mie moto abbiano i numeri di gara da 1 a 4. Un bel
Gilles Valade
solo il carter rotto? Il regolamento prevede che ogni moto abbia due Parigi-Dakar non è una passeggiata nel deserto! Il nuovo motore
motori di scorta, il primo da usare, nell’eventuale caso di una rot- parte subito, posso riprendere la marcia. Mi mancano 350 km per
tura, nella prima parte della gara, cioè fino ad Agadez, il secondo arrivare al traguardo di tappa. La pista è resa quasi impraticabile
in seguito. Alla fine decidiamo di cambiare solo il carter risparmian- dal passaggio di oltre cinquecento veicoli, ed è ormai sera, con la
do così il primo motore di scorta, e Michel lavora tutta la notte per notte incombente. Accendo tutte le luci e proseguo con cautela.
completare l’operazione. Al mattino la moto gira perfettamente e Improvvisamente, dopo una duna, trovo un assembramento di vei-
prendo il via speranzoso. Anzi la Gilera, piccola e leggera rispetto coli: moto, auto e camion sono fermi con i fari accesi in una sorta
alle altre moto, grosse e pesanti, naviga benissimo sulle dune. La di accampamento dove rosseggiano già i primi falò. Mi fermo
gioia però è destinata a durare poco: dopo tre ore il motore si am- anch’io, nonostante non abbia nulla per passare la notte, ma spe-
mutolisce. Guardo il carter di sinistra e vedo che si è nuovamente rimento la famosa fratellanza dei Dakariani: mi offrono da bere, da
rotto, con la sabbia che è penetrata all’interno ed ha bloccato mangiare e per ripararmi durante la notte. Al mattino partiamo
l’accensione. Non mi perdo d’animo, e con gli attrezzi che ho smon- tutti. Mi manca la benzina, ed una Land Rover ormai fuori combat-
to il motore dal telaio, fiducioso che il camion assistenza sarà da timento, mi regala la sua riserva. Così arrivo al traguardo di tappa
me a breve. Invece dovrò aspettare 11 ore nel deserto prima che di Hassi Messaud con ben 10 ore di ritardo. Qui vengo a sapere
arrivi. Il camion mi lascia il motore nuovo ancora imballato e riparte che le due Peugeot, che montavano i motori più vecchi col pignone
subito, d’altronde è in gara anche lui! Nessuno mi aiuta, nessuno e la catena più piccoli (da 428 anziché da 520), avevano superato
si ferma a vedere cosa non va. Siamo in una prova speciale, e la questa prova, ma si erano comunque ritirate perché avevano finito
Dalla Sassi-Superga Due fratelli specialisti delle gare in salita anni 60-70.
D
Quando hanno compilato un albo d’oro con oltre 80
vittorie
vit e 5 titoli nazionali. Sempre con moto preparate
in casa e stile di guida alla Nuvolari. Protagonisti
ultimamente di un’impresa un po’ folle, la
partecipazione alla settimana dei record sul famoso
L Salato negli USA. Con la loro nuova Kreidler 50
Lago
dimostratasi capace di sfiorare i 150 km/h
di C
Carlo Perelli, foto di Gianluca Chiesa, Carlo Perelli e Archivio Motociclismo
In queste pagine,
Vincenzo alla partenza
della Sassi-Superga 1960
con la Ceccato 75 che
porterà al terzo posto.
I fratelli nella loro officina
di Chivasso e
nell’immensità del Lago
Salato con la moto e il
nipote Gianluca Chiesa.
La candida superficie è
bollente e accecante.
Il certificato delle
verifiche tecniche e dei
risultati conseguiti.
Vincenzo e Pier Carlo con
la Moto Morini Rebello
175 al termine del
restauro nel 2001.
MOTOCICLISMO D’EPOCA 11-2018 133
PERSONAGGI / VINCENZO E PIER CARLO BORRI
Albo d’oro
8 luglio, Vinci-San Baronto (FI), Italiano Montagna (Ceccato 100) 1°
22 luglio, Trento-Bondone (TN), Italiano Montagna (Ceccato 100) 1°
I fratelli in età giovanile, 5 agosto, Fasano-Selva (BR), Italiano Montagna (Ceccato 100) 1°
all’inizio della carriera;
Vincenzo sull’Aermacchi
Campionato Italiano della Montagna (Ceccato 100) 1°
Ala d’Oro 175 (n° 49), Pier
Carlo sulla DEMM 50. 1963
21 aprile, Doria-Creto GE), Italiano Montagna (Ceccato 100) 1°
13 giugno Ponte Marreri-Monte Ortobene (NU), Italiano Montagna
(Ceccato 100) 1°
23 giugno, Bologna-San Luca (BO), nazionale (Ceccato 100) 1°
29 giugno, Ballabio-Piani Resinelli (LC), Italiano Montagna
(Ceccato 100) 1°
7 luglio, Cernobbio-Bisbino (CO), Italiano Montagna (Ceccato 100) 1°
14 luglio, Vinci-San Baronto (FI), Italiano Montagna (Ceccato 100) 1°
21 luglio, Fornaci di Barga-Barga (LU), Italiano Montagna
(Ceccato 100) 1°
28 luglio, Trento-Bondone (TN), Italiano Montagna (Ceccato 100) 1°
4 agosto, Fasano-Selva (BR), Italiano Montagna (Ceccato 100) 1°
11 agosto, Aosta-Peroulaz (AO), Italiano Montagna (Ceccato 100) 1°
29 settembre, Chivasso-Castagneto Po (TO), Nazionale (Ceccato 100)
1°, categoria Sport (Aermacchi 175) 1° assoluto
Campionato Italiano della Montagna (Ceccato 100) 1°
1964
Campionato Italiano della Montagna (Aermacchi 175) 3°
1965
27 maggio, Sondrio-Gualtieri (SO), nazionale (Aermacchi 175)
VINCENZO BORRI 1° assoluto
Nato a Chivasso (TO) il 3 agosto 1939. Debutta nel 1958 alla Rocco- 3 ottobre, Recco-Uscio (GE), nazionale (Aermacchi 250) 1°
Cocconato, arriva terzo nella classe 125 cc con una Moto Morini due Campionato Italiano della Montagna (Aermacchi 175) 3°
tempi. Dal 1959 al 1963 corre con la Ceccato 100, conquistando 27
vittorie di classe e due titoli tricolore della Montagna nella Formula
Due. Dal 1964, esclusa la Formula Due dalle gare in salita, Vincenzo
1966
9 giugno, Vergato-Sorgente Cerelia (BO). Italiano Montagna (Aermacchi
si alterna alla guida di Moto Morini 175 Settebello, Aermacchi 175, 250) 1°
Aermacchi 250 Ala d’Oro, Ceccato 175 e infine Italjet-Yamaha 125, Campionato Italiano della Montagna (Aermacchi 250) 2°
con la quale chiude la sua lunga attività sportiva nel 1975 con il se-
condo gradino del podio nella gara Juniores del Mugello e la vittoria
nella Forno Canavese-Milani. Nel suo albo d’oro sono citate solo le
1969
31 agosto, Campomorone-Passo della Bocchetta (GE), nazionale
40 vittorie e i piazzamenti finali nel Campionato Italiano. (Ceccato 175) 1°
1960
26 giugno, Trento-Bondone (TN), Italiano Montagna (Ceccato 100) 1°
1971
16 maggio, Ballabio-Piani Resinelli (LC), nazionale (Morini 175) 1°
3 luglio, Garessio-San Bernardo (CN), Italiano Montagna (Ceccato 10 giugno, Cernobbio-Bisbino (CO), Italiano Montagna (Morini 175) 1°
100) 1°
10 Luglio, Cernobbio-Bisbino (CO), Italiano Montagna (Ceccato 100) 1°
24 luglio, Aosta-Peroulaz (AO), nazionale (Ceccato 100) 1°
1972
28 agosto, Cuorgnè-Alpette (TO), Italiano Montagna (Morini 175) 1°
Campionato Italiano della Montagna (Ceccato 100) 2° 3 settembre, Chivasso-Castagneto Po (TO), nazionale (Morini 175)
1° assoluto
1961
3 aprile, Doria-Creto (GE), Italiano Montagna (Ceccato 100) 1° 1973
14 maggio, Pegazzano-Biassa (SP), Italiano Montagna 6 maggio, Ballabio-Piani Resinelli (LC), nazionale (Morini 175) 1°
(Ceccato 100) 1° 2 settembre, Chivasso-Castagneto Po (TO), nazionale (Morini 175) 1°
2 giugno, Sassi-Superga (TO), nazionale (Ceccato 100) 1° 14 ottobre, Casalborgone-Berzano San Pietro (AT), nazionale
9 luglio, Cernobbio-Bisbino (CO), Italiano Montagna (Ceccato 100) 1° (Morini 175) 1°
20 agosto, Fornaci di Barga-Barga (LU), Italiano Montagna (Ceccato
100) 1°
Campionato Italiano della Montagna (Ceccato 100) 2°
1975
8 giugno, Forno Canavese-Milani (TO), nazionale
(Italjet-Yamaha 125) 1°
1962
23 aprile, Doria-Creto (GE), Italiano Montagna (Ceccato 100) 1° PIER CARLO BORRI
3 giugno, Sassi-Superga (TO), Italiano Montagna (Ceccato 100) 1° Nato a Chivasso (TO) il 17 aprile 1944. Debutta alla Doria-Creto del
29 giugno, Ballabio-Piani Resinelli (LC), Italiano Montagna 1963 con il secondo posto nella classe 50 cc Sport su Demm. Con sei
(Ceccato 100) 1° vittorie e altri piazzamenti da podio conquista il titolo italiano al primo
1 luglio, Cernobbio-Bisbino (CO), Italiano Montagna (Ceccato 100) 1° anno di gare. Dal 1964, il Campionato della Montagna è riservato alle
sole macchine Sport. La classe 50 cc viene sostituita con la 75. Pier (Minarelli 75) 1°
Carlo si affida alla Ceccato, a fine stagione è secondo nel Campionato Campionato Italiano della Montagna (Ceccato 75) 2°
a un solo punto dal romano Pietro Mencaglia. Nel 1965, ancora con
la Ceccato riesce a imporsi con un buon margine sui i temibili Ravagli
(Laverda) e Bongiovanni (Itom). Nel 1966, il Campionato si articola
1973
8 luglio, Forno Canavese-Milani (TO), nazionale (Morini 175) 1°
in sole cinque gare. La lotta per il titolo si fa subito incandescente
fra Borri (Ceccato) e Bongiovanni (Itom). Alla vigilia dell’ultima decisi-
va prova, Aosta-Peroulaz, contano 66 punti ciascuno. Bongiovanni si
1976
27 maggio, Sant’Anna-Terme di Valdieri (CN), nazionale (FBK 50) 1°
ritira poco dopo la partenza e prende un solo punto. Pier Carlo, per 29 giugno, Fornaci di Vico-La Morra (CN), nazionale (FBK 50) 1°
la prima volta alla guida di una Minarelli ufficiale si piazza secondo 18 luglio, Cuorgnè-Alpette (TO), Italiano Montagna (FBK 50) 1°
preceduto da Tenconi con l’altra Minarelli. Con i 18 punti del secondo 29 agosto, Chivasso-Castagneto Po (TO), nazionale (FBK 50) 1°
posto il titolo sembra assicurato. Ma nei mesi successivi arriva la 5 settembre, Forno Canavese-Milani (TO), nazionale (FBK 50) 1°
squalifica della FMI, perché la moto all’epoca di quella gara non era
ancora omologata (ma nessuno l’aveva avvisato). Il titolo viene così
assegnato a Bongiovanni e Borri termina secondo a un solo punto.
1977
24 aprile, Ballabio-Piani Resinelli (LC), nazionale (FBK 50) 1°
Negli anni successivi, causa la lunga malattia del padre Antonio, i 22 maggio, Biella-Oropa (BI), nazionale (FBK 50) 1°
due fratelli rallentano molto l’attività sportiva. Nella loro officina di 29 maggio, Sant’Anna-Terme di Valdieri (CN), Italiano Montagna
Chivasso preparano però una special dotata di motore Kreidler e (FBK 50) 1°
chiamata FBK (F.lli Borri Kreidler). Pier Carlo riprende l’attività nel 19 giugno, Cuorgnè-Alpette (TO), Italiano Montagna (FBK 50) 1°
1976 con ottimi risultati. L’anno successivo conquista 11 vittorie, 10 luglio, Fornaci di Vico-La Morra (CN), nazionale (FBK 50) 1°
ma ancora una volta gli sfugge il titolo per un solo punto di distacco 17 luglio, Forno Canavese-Milani (TO), nazionale (FBK 50) 1°
da Mario Regaiolli su Faccioli. La stagione 1978, oltre a riconquistare 24 luglio, Casteldelpiano-Pian delle Macinaie (GR), Italiano Montagna
il titolo italiano, risulta tra le sue annate più vittoriose, Pier Carlo e (FBK 50) 1°
la FBK dimostrano anche ottime doti di velocistiche in pista con due 7 agosto, Adrara San Rocco-San Fermo (BG), Italiano Montagna
terzi posti a Monza nelle gare selettive del Campionato Italiano Junior (FBK 50) 1°
1977-78. Nel 1979 chiude la carriera sportiva con 44 vittorie e 3 titoli 28 agosto, Chivasso-Castagneto Po (TO), nazionale (FBK 50) 1°
tricolore. Nel suo albo d’oro sono citate solo le vittorie e i piazzamenti 11 settembre, Casalborgone-Tettiloranza (TO), nazionale (FBK 50) 1°
finali nel campionato. 18 settembre, Fornaci di Vico-La Morra (CN), nazionale (FBK 50) 1°
Campionato Italiano della Montagna (FBK 50) 2°
1963
13 giugno, Ponte Marreri-Monte Ortobene (NU), Italiano Montagna 1978
(Demm 50) 1° 30 aprile, Fontepetri-Montalcino (SI), Italiano Montagna (FBK 50) 1°
16 giugno, Coppa della Consuma (FI), Italiano Montagna (Demm 50) 14 maggio, Ballabio-Piani Resinelli (LC), Italiano Montagna (FBK 50) 1°
1° 28 maggio, Biella-Oropa (BI), Italiano Montagna (FBK 50) 1°
29 giugno, Ballabio-Piani Resinelli (LC), Italiano Montagna (Demm 18 giugno, La Moglia-La Morra (CN), Italiano Montagna (FBK 50) 1°
50) 1° 16 luglio, Chivasso-Castagneto Po (TO), nazionale (FBK 50) 1°
14 luglio, Vinci-San Baronto (FI), Italiano Montagna (Demm 50) 1° Campionato Italiano della Montagna (FBK 50) 1°
21 luglio, Fornaci di Barga-Barga (LU), Italiano Montagna (Demm 50) 1°
4 agosto, Fasano-Selva (BR), Italiano Montagna (Demm 50) 1°
Campionato Italiano della Montagna (Demm 50) 1°
1979
27 maggio, Torrazzo-Mongardino ( AT), nazionale (FBK 50) 1°
1964
7 maggio, Sondrio-Gualtieri (SO), Italiano Montagna (Ceccato 75) 1° Vincenzo ha corso cinque
14 giugno, Trento-Bondone (TN), Italiano Montagna (Ceccato 75) 1° anni con Ceccato, poi
Aermacchi e Moto Morini.
5 luglio, Cernobbio-Bisbino (CO), Italiano Montagna (Ceccato 75) 1° Qui è impegnato alla
15 agosto, Fornaci di Barga-Barga (LU), Italiano Montagna (Ceccato) 1° Squarciarelli-Rocca di
20 settembre, Pontedecimo-Passo dei Giovi (GE), nazionale (Ceccato Papa nel 1964.
75) 1°
11 ottobre, Sassi-Superga (TO), Italiano Montagna (Ceccato 75) 1°
Campionato Italiano della Montagna (Ceccato 75) 2°
1965
25 aprile, Doria-Creto (GE), Italiano Montagna (Ceccato 75) 1°
27 maggio, Sondrio-Gualtieri (SO), nazionale (Ceccato 75) 1°
20 giugno, Trento-Bondone (TN), Italiano Montagna (Ceccato 75) 1°
27 giugno, Fasano-Selva (BR), Italiano Montagna (Ceccato 75) 1°
29 giugno, Ballabio-Piani Resinelli (LC), nazionale (Ceccato 75) 1°
26 settembre, Aosta-Peroulaz (AO), Italiano Montagna (Ceccato 75) 1°
3 ottobre, Recco-Uscio (GE), nazionale (Ceccato 75) 1°
Campionato Italiano della Montagna (Ceccato 75) 1°
1966
3 aprile, Doria-Creto (GE), Italiano Montagna (Ceccato 75) 1°
1 maggio, Sondrio-Gualtieri (SO), nazionale (Ceccato 75) 1°
25 settembre, Castelnuovo Don Bosco-Albugnano (AT), nazionale
Le gomme omologate
per la 50 sono prodotte
dalla tedesca Heidenau.
I Borri le hanno scelte
nella misura di 2.25-18
e hanno calcolato che
l’attrito del sale riduceva
del 20% la velocità
massima della loro
special. Un altro 20%
si perdeva quando la
temperatura superava
i 50° C. Notare in basso
reticella e gomma-piuma
a protezione del
radiatore e del motore.
In attesa
del tipo giusto
Gincana, Salita e Cross le sue specialità negli anni
50-70. Poi collezionista di numerosi esemplari DOC.
Che ora intende cedere, senza però ricorrere alle
●
“ Da ragazzo andavo a Monza in bi-
cicletta, da solo, per il GP delle Nazioni a
settembre - comincia così il suo amarcord il
nostro uomo - più di cento chilometri da casa
mia a pedalare su una vecchia Bianchi. E non
aste o farne soltanto una questione commerciale. mi perdevo neppure le prove, tentando anche
Vorrebbe infatti contattare appassionati di quel di intrufolarmi nei box per vedere le moto da
vicino. Le mie preferite erano le Mondial, le
periodo come è lui. Vediamo intanto i più bei pezzi mangiavo con gli occhi, anche se quelle com-
pletamente carenate mi lasciavano bene poco
della sua raccolta e sentiamo come si racconta da vedere. Ma forse era proprio per questo
che mi appassionavano tanto, e mi facevano
di Carlo Perelli
scattare l’immaginazione.
“
Sullo sfondo di varie sofferenza anche qui, perché se c’era un mo-
“corsaiole” anni 60-70
(MotoBi, Morini, dello particolarmente richiesto, a due o quat- È stato proprio con il sidecar che ho mes-
Aermacchi, ecc) la tro ruote, i costruttori o gli importatori te lo so fine alla mia carriera nel 1980. Infatti du-
poderosa MV S 750 davano soltanto se assieme prendevi anche rante una prova del campionato a Ponte Egola
quattro cilindri del ‘73
personalizzata dal mitico quelli che non voleva nessuno. E per riuscire ho perso per strada il “passeggero”, il mezzo è
Primo Felotti, già al a vendere certi bidoni, ovviamente dovevi fa- subito diventato inguidabile, si è ribaltato e io
Reparto corse MV, dove si re… miracoli, anche in perdita. non ce l’ho fatta… a scansarmi. Ci sono voluti
era dimostrato capace di
“
realizzare in una notte da due anni di cure per rientrare in attività. Ma
“battilastra” la carenatura Intanto, nel 1978 mi ero appassionato senza più occuparmi di vendite auto e moto,
di una pluricilindrica GP. al sidecar-cross. Procurandomi una special che non mi avevano dato una gran soddisfa-
Poi era diventato anche
specialista di scarichi, con telaio Diemme (lo facevano a Bologna) zione professionale. Infatti mi sono messo a
che troviamo infatti e motore Kawasaki 900, un attrezzo da due importare muletti direttamente dal Giappone.
montati su questa moto. quintali e mezzo, che diventavano quattro Ed è stato un successo, che mi ha consentito
In seguito passerà alla
Cagiva, dove nuovamente con l’equipaggio. Richiedeva la massima col- di ampliare la mia collezione di mezzi storici,
avrà pane per i suoi denti. laborazione del partner non solo per i salti e arrivata al centinaio e iniziata già nel 1970, con
senza esclusione di colpi verso le 12.30, Aldo Lavezzini, segretario del Registro
quando fortunatamente la maggior par- Storico TGM, a sinistra, e Oscar Manfrè,
te dei partecipanti si era già saziata di...
Campione italiano 1979 Regolarità Cadetti
su TGM 100.
RADUNO AERMACCHI
Il Registro Storico Aermacchi ha archi-
o hanno iniziato la loro carriera con una viato con successo la 24ª edizione del
TGM come Marco Stefanini, Giampaolo raduno internazionale riservato alle moto
Bozzetti, Giuseppe Giansoldati, Gigi Laz- costruite fra il 1951 e il 1978 alla Schi-
zari. New entry al raduno di quest’anno ranna. E il cancello della fabbrica ora MV
invece il pilota di Enduro Oscar Manfrè Agusta si è ancora una volta aperto agli
(nipote di Ermanno Zampolli, forte re- appassionati della Casa varesina grazie
golarista degli anni Cinquanta/Sessan- alla disponibilità e generosità di Giovan-
ta), uno dei pochissimi che negli anni ni Castiglioni, presidente e azionista di
Settanta/Ottanta tenne alto il nome della maggioranza della MV.
TGM in una specialità che non fosse il La giornata Aermacchi ha visto arrivare
Cross. Manfrè infatti si laureò nel 1979 appassionati italiani, francesi, svizzeri,
Campione Italiano Regolarità Cadetti tedeschi, belgi e austriaci. Per la verità
classe 100, titolo ottenuto con una TGM arrivare al … traguardo della MV Agusta
appositamente preparata. Come sempre il in riva al lago non è stato semplice per la
raduno ha visto un bel numero di moto: concomitanza della Gran Fondo mondiale
“fettucciato all’erba e fango”, allestito 110 censite, ma altre erano su carrelli o di ciclismo: la provinciale che conduce
subito sotto l’argine maestro del grande in esposizione, e, come tradizione, porta alla Schiranna è stata infatti chiusa al traf-
fiume, come lo chiamano da queste par- aperta non solo alle TGM, ma pure alle fico da metà mattina. Soprattutto chi si è
ti in omaggio allo scrittore Giovannino amiche-rivali degli anni d’oro della Casa presentato in auto è stato mandato altro-
Guareschi. Un bel fettucciato, semplice e parmense. Un momento finale di grande ve dalla Polizia Locale e in tanti si sono
lineare, senza eccessi pericolosi, disegna- commozione si è vissuto quando Gian lamentati per la mancanza di indicazioni
to tenendo conto dell’età dei partecipanti Marco Terzi (la T del Marchio TGM), di percorsi alternativi che li ha costretti a
e del loro grado di preparazione tecnica
e fisica. Lo spettacolo non è infatti man-
cato, con gran divertimento di tutti, piloti
compresi, che hanno appunto interrotto le
loro performance solo quando dal cielo
ha cominciato a cadere acqua a secchia-
te. Come tutti gli anni non sono mancati
personaggi che hanno fatto la storia della
TGM: i meccanici-restauratori Silvano
Bigna, sempre in ottima forma nonostante
le oltre settanta primavere, Umberto Gua-
reschi ed Alberto Tellini, che esponevano
meravigliose 50 e 125 cc, e che non si
sono risparmiati nel dispensare la loro
preziosa assistenza per rimettere in sesto
qualche moto che ne sentiva il bisogno.
Numerosi anche i piloti che hanno corso,
ne aperta la possibilità di pre-iscriversi 01, passando per la prima motocicletta cucina italiana. La musica più gradita è
anche online sul sito Moto Guzzi. Mol- di produzione del 1921, la Normale 500. stata quella offerta dai bicilindrici a V
to apprezzata e fotografata è stata anche Al centro del Moto Guzzi Village, nel della flotta di 50 moto messe a disposi-
l’altra novità mostrata per la prima volta: cuore dello stabilimento, la musica si è zione, per un totale di oltre 800 test ride
la V9 Bobber Sport, versione più cattiva alternata ai momenti di intrattenimento, effettuati in sella ai modelli dell’attuale
e rifinita della custom di Mandello, arric- come il talk show in cui i responsabili del gamma Moto Guzzi.
chita da numerosi particolari di pregiata progetto della V85 TT ne hanno spiegato i Il senso di appartenenza che la grande
fattura, che sarà in vendita da fine ottobre. dettagli della genesi. In esposizione anche famiglia Moto Guzzi sa originare è testi-
L’edizione 2018 di Open House è stata alcune delle special realizzate da Filippo moniato dalla community ufficiale The
la più ricca di attività dedicate esclusi- Barbacane di Officine Rossopuro. Clan, che ha superato la soglia dei 30.000
vamente al pubblico, prime tra tutte le Anche quest’anno il ristoro è stato assicu- iscritti, ai quali la Moto Guzzi ha riser-
visite alle linee produttive. Non da meno rato dallo Street Food, grazie alla presen- vato un trattamento speciale ed esclusivo
il Museo Moto Guzzi che accoglie oltre za di cinque mini truck capaci di realiz- in occasione di Open House. È sempre
150 motociclette, dalla prototipo 500 zare piatti di qualità gourmet con ampia possibile iscriversi attraverso le pagine
G.P. del 1919 alla super sportiva MGS- scelta legata alla migliore tradizione della online www.theclan.motoguzzi.com
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con esposizione dei modelli più
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toclub@gmail.com - Internet: Scienze Militari Aeronautiche
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so l’ISMA, con accesso da viale
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9novembre Mostra Scambio Novegro
9-11 Novegro (MI)
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ciclo, ricambi ed accessori d’e-
poca presso il Parco Esposizioni
di Novegro, che si trova nella zo- Sora (FR)
na dell’aeroporto milanese di Li-
Mostra Scambio Sora Ì"18
17novembre
nate. Si tratta di uno degli avve-
nimenti cardine del settore. Orari
d’apertura al pubblico: 12-18
F
C
(venerdì), 8-18 (sabato) ed 8-17
(domenica). Per esporre è con-
sigliata la prenotazione. La su- (
perficie espositiva è di 15.000 m²
al coperto e di 60.000 all’aperto;
gli espositori sono oltre 600 ed
i visitatori previsti oltre 30.000.
Organizzazione curata da Comis,
con il patrocinio della Regione
MICROMOTORI
Modello Anni Valore Modello Anni Valore Modello Anni Valore Modello Anni Valore Modello Anni Valore
ALPINO CECCATO 48 G.S. Motori 50-54 400 39 “Diesel” 53-54 1700 PIROTTA
48 Magnete 44-46 2500 38 Romeo 49-51 500 GIAMAS MARCHITELLI 43 Attacco inf. 50-54 400
48 Volano M. 46-48 700 48 Romeo 51-54 450 48 Sotto sella 52-54 1700 38 Attacco ruota 50-53 900 POLENGHI
48 Centr. rullo 49-54 300 49 Attacco inf. 52-55 250 GLORIA MASCHERONI 38 50-52 600
48 Centr. catena 49-54 300 CICALA 48 Focesi 49-54 400 49 4 tempi 50-54 2600 48 Puledrino 51-53 500
48 2 carb. 49-54 800 48 Taurea 50-54 500 GRILLO MGM - OKEY PONI
48 Piuma 49-54 700 COCKER 44 Attacco sella 50-54 450
49 53-55 350 49 52-54 400
AQUILMOTOR - BIANCHI 48 50-54 500 PULEDRO
38 “Diesel” 54-55 1700 MINIMOTOR
45 Aquilmotor 52-54 500 COMET 50 Pavanelli ant. 50-54 450
GRIM 48 Sella 48-52 500
45 Aquilotto 52-54 500 48 Gioiello 50-53 500 RAPID
48 Aquilotto 52-54 250 CUCCIOLO DUCATI 50 Laterale 46-50 700 50 Centrale 48-52 900
49 monom. 52-56 450
ARIZ - RIZZETTO 48 Siata 46-47 900 GZM MOSQUITO - GARELLI
49 ZM 52-56 700
48 Rizzetto 50-55 500 48 T1 47-48 600 48 52-54 1800 38 46-53 300
REMONDINI
ASPI 48 T2 49-50 500 IMEX 38B Targa Rossa 53-55 300
38 Catena 52-54 600
50 Centrale 52-55 900 48 TO 50-51 400 50 S. Giorgio-GE 50-55 900 38B Targa Blu 53-55 300
SAMP
ASSO - CABI CATTANEO 48 T2S/T3/T50 52-54 500 ITOM MOTO FLASH
48 54-56 350
45 Asso 50-55 400 DARDO 48 Attacco inf. 48-50 300 48 54-56 400
SCUGNIZZO
ASTRO 50 posteriore 49-51 600 48 Attacco sella 48-50 400 M.S.A.
49 Laterale 46-47 1600
47 50-55 1700 DIK DIK MOTOR 48 Ruota ant. 48-50 500 50 Amadei 50-53 1700
SIRIO - BENOTTO
ATALA - RIZZATO 43 Dik Dik 55-58 600 JOLLY - MAV 50 S. Giov. 50-53 1700 58 48-50 700
48 111 52-55 400 EOLO - ICEM 45 49-56 450 NASSETTI TAUMA
48 2000 56-60 450 49 Eolo 50-52 400 LAMONE 49 Pellegrino 52-54 300 48 Bensi 50-55 700
BENOTTO FOLLETTO
50 50-53 1200 49 Brunetta 52-54 350 TAURUS
58 Sirio 50-55 900 48 catena 50-54 600
LEONE 49 Alba 52-54 350 48 Cocker 50-55 500
BMG GAIO
50 Mab 46-52 1400 49 Aurora 52-54 400 VELOSOLEX
49 Mosquito N. 50-54 250 48 4 tempi 50-54 2500
LINCE NEDALINI 45 Solex 46-51 500
CAB - OMC GALL MOTOR
50 Cab 45-50 350 42 “Diesel” 55-58 1600 48 Arra 50-54 1000 50 Centrale 46-48 1700 45 Solex 51-53 450
CAPRONI GAZZELLA LOHMANN OLLEARO 49 Solex 54-59 400
43 Catena lat. 50-53 700 48 Gazzella 46-50 2200 15-18 “Diesel” 49-53 900 45 48-52 2000 49 Solex 60-88 300
CARDA GIOIELLO LUPETTO OLMO ZANZI
43 Laterale 47-50 700 38 G.S. Motori 50-52 700 39 Silma 52-54 700 49 54-58 400 48 Piviere 50-54 400