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La Laverda M 60
Capostipite delle mietitrebbie italiane
 La M 60 al lavoro in un campo
di frumento

N
ell’evoluzione della meccanizza- mietitrebbiatrici. In Italia la presenza delle
zione agricola nelle nazioni più più moderne e prestanti mietitrebbiatrici
sviluppate, il caso italiano presenta resta praticamente confinata, fino al se-
delle specificità legate da un lato alla con- condo Dopoguerra, a poche grandi azien-
formazione del territorio e alla dimensio- de cerealicole. Il prof. Antonio Carena a ta-
ne delle aziende, dall’altro alle vicende le proposito scriveva nel 1942 nel suo Tec-
politico-economiche. In particolare, nel nologia delle macchine agricole: «Questa ca-
periodo precedente il secondo conflitto tegoria di apparecchi (n.d.r.: le mietitreb-
mondiale, mentre nel Nord America e nel bie) non presenta un reale e concreto inte-
Centro Europa si assistette a un’accelera- resse dal punto di vista di una possibile
zione del processo di meccanizzazione, estesa applicazione pratica in Italia».
l’Italia restò lontana dal vento di moder- È solo con la ripresa economica che ini-
nizzazione dell’agricoltura. ziano a essere importate e a diffondersi
La causa principale di questo scollamento in Italia le mietitrebbie, prima di tipo
 Riproduzione del depliant M 60
dell’ultima serie (1963) era dovuta alla politica autarchica imposta trainato e successivamente semoventi
dal regime fascista dopo la guerra d’Etio- prodotte nel Nord America, in Inghilter-
pia e alle conseguenti sanzioni economi- ra e in Germania; tra le prime marche
che internazionali. Nello specifico delle importate ricordiamo Massey Harris,
macchine da raccolto il gap tecnologico McCormick, Claas, Deere, International,
appare oltremodo evidente. Si pensi che Claeys. Nel nostro Paese è la ditta Bubba
mietilegatrici di produzione nazionale, co- ad affrontare, negli anni di guerra, la
me la Laverda ML6, iniziano ad essere progettazione di una originale macchina
prodotte solo alla fine degli anni Trenta trainata, la 1500, che verrà poi prodotta
mentre all’estero erano già assai diffuse le per alcuni anni senza molto successo.
Laverda M 60 203

Una scelta di innovazione La prima mietitrebbia  A sinistra, una tipica


Nella lunga storia della ditta Pietro La- semovente italiana mietitrebbiatrice trainata
nordamericana degli anni Trenta,
verda, fondata nel 1873, l’avvio della co- Nell’incertezza di progettare una macchi- la McCormick.
struzione di mietitrebbie rappresenta la na trainata o una semovente si optò per A destra, una rara immagine
seconda grande svolta tecnologica dopo questa seconda soluzione, sia per la scarsa del primo esemplare sperimentale
di M 60 ripreso nel cortile
quella verificatasi all’inizio degli anni diffusione nelle nostre campagne di tratto- del vecchio stabilimento
Trenta con la realizzazione della prima ri gommati di potenza adatta al traino, sia di Breganze.
falciatrice trainata e, poco dopo, della per l’opportunità di affrontare l’arrivo sul
mietilegatrice. Fu verso la fine degli anni mercato di macchine tecnologicamente
Quaranta, in un momento di crisi del set- avanzate come la Massey Harris 630.
tore, che i fratelli Laverda iniziarono a Gli studi preliminari, avviati nel 1954, si
pensare a una gamma di prodotti diversa concretizzarono in un prototipo che lavo-
da quella con cui erano usciti dal periodo rò nella campagna di raccolta del 1955. Si
bellico. L’azienda aveva ormai raggiunto trattava di una macchina azionata da un
dimensioni da media industria, con oltre motore Fiat a benzina derivato dall’auto-
500 dipendenti e una dotazione tecnolo- mobile 1.400, un apparato trebbiante con-
gica di buon livello. cettualmente simile a quello delle treb-
La produzione spaziava dalle piccole at- biatrici fisse con battitore largo 600 mm,
trezzature da fattoria alle falciatrici, dalle
macchine enologiche alle nuove motofal- CARATTERISTICHE
ciatrici, dalle apparecchiature da fienagio- TECNICHE*
ne alle mietilegatrici. Larghezza di taglio (m) 1,98
Il solido rapporto commerciale di esclusi- Altezza di taglio (cm) da 5 a 65
va con la Federazione dei consorzi agrari Motore Fiat (diesel) 36 CV (26 kW)
le garantiva una distribuzione capillare in Velocità di avanzamento da 1,5 a 14
(km/ora)
tutto il Paese e già erano in corso i primi
Ruote motrici 9.00 - 24
contatti per iniziare l’esportazione della Ruote post. direttrici 5.00 - 15
produzione. Aspo articolato a 5 spranghe con
Vista l’esperienza e la fama acquisite con le sollevamento idraulico
mietilegatrici, a Breganze (VI) si pensò su- Battitore a 8 spranghe; Ø 540
mm; largh. 600 mm
bito alla produzione di una mietitrebbia. Controbattitore a 10 spranghe
Questa tipologia di macchine, come si è Scuotipaglia (n.) 3
visto, era ancora poco presente in Italia e Piattaforma di insaccaggio a 4 bocche
solo con modelli stranieri. Larghezza macchina (m) 2,34
L’agricoltura del nostro Paese stava ini- Altezza macchina (m) 2,57
Lunghezza macchina (m) 5,90
ziando il suo cammino di modernizzazio-
Peso complessivo (kg) 2.420
ne e si ritenne che una macchina di di- *Riferite all’ultima versione commercializzata. Principali accessori
mensioni e di costi contenuti avrebbe po- forniti su richiesta: pressapaglia portata, alzaspighe, brillatore a
spranghe, apparecchiatura per mais a due file, cesto per stocchi a
tuto rappresentare una scelta idonea per scarico intermittente, raccoglitore pick-up anteriore, serie accesso-
ri per la trebbiatura dei semi minuti.
la media azienda cerealicola.
204 Trattori storici

barra falciante di quasi 2 metri con solle- ora e in grado di operare anche su appez-
vamento meccanico a cricco e aspo rigido zamenti piccoli e irregolari.
a spranghe in legno, seconda ventilazio- Il progetto prevedeva l’utilizzo del moto-
ne e 3 scuotipaglia. re Fiat diesel 1.900 cc derivato dalla Cam-
Da questo primo esemplare derivò un pagnola, collocato in basso tra le ruote
modello definitivo, presentato alla Fiera motrici, un apparato falciante da 1,98 me-
di Verona del 1956 e al Salone di Parigi tri che fa corpo unico con la macchina,
dello stesso anno, che venne costruito in con sollevamento meccanico a cricco e
preserie nella successiva campagna. Nac- dotato di aspo articolato, un battitore a
que così la M 60, capostipite delle mieti- spranghe con controbattitore regolabile
trebbie italiane. anche in lavoro. Per una migliore pulizia
Per la messa in produzione della macchi- del prodotto fu adottata la seconda venti-
na fu necessario approntare, presso lo lazione con selezionatore a 4 vagli, solu-
stabilimento di Breganze, un nuovo re- zione successivamente utilizzata, di serie
parto e ci si dotò di nuove macchine uten- o come optional, in molte mietitrebbie
sili soprattutto per la lavorazione dei la- Laverda.
mierati, in precedenza poco utilizzati nel- Originale fu la soluzione adottata per il
le altre produzioni Laverda. brillatore, ottenuto costruendo la coclea
La maggiore complessità della mietitreb- di trasporto del grano al cassone con un
bia spronò il miglioramento delle capaci- robusto ferro a elica cha lavorava contro il
tà tecniche delle maestranze; fase che canale convogliatore, realizzato in rete
coincise con il programma di formazione pesante.
dei dipendenti Laverda promosso dal Co- La trasmissione del moto avveniva a cate-
mitato nazionale per la produttività (CNP) na con cambio a due marce e retromarcia.
e inserito nel Piano Marshall. I riduttori, a catena doppia, erano protet-
Questo fu possibile perché l’azienda di ti in un carter in lamiera.
Breganze fu scelta come industria pilota a Il posto di guida era sistemato sul lato si-
livello nazionale. nistro della macchina, con un sedile in la-
miera e i comandi completamente mec-
Una tecnica d’avanguardia canici, cosa che rendeva la guida dell’M
La mietitrebbia Laverda M 60 è una mac- 60 piuttosto impegnativa.
china di peso e ingombro limitati, ma- La macchina montava di serie una coppia
 La presentazione della nuova
macchina al salone Sima di Parigi neggevole e con basso costo di esercizio. di ruote motrici gemellate, successiva-
del 1956 Era capace di una produzione di 10-15 q/ mente sostituite da ruote singole.
Tra gli optional era previsto un pressapa-
glia a bassa densità da applicare sulla cuf-
fia posteriore e, nelle ultime serie, il grup-
po di sollevamento idraulico della barra e
un serbatoio per la granella con scarico
dal basso in sostituzione dell’insaccatore.
Vista la domanda del mercato italiano fu
rapidamente approntata anche una ver-
sione per la raccolta del risone con cingo-
latura sulle ruote motrici e battitore a
denti.
Anche per la mietisgranatura del mais fu
realizzato un modello con testata a due fi-
le e un cestone posteriore per lo scarico
intermittente degli stocchi.
Il successo della Laverda M 60 fu tale che
nel 1958 si rese necessaria la costruzione
di un nuovo stabilimento, a poca distanza
Laverda M 60 205

dalla sede storica, dove venne allestita


una linea di montaggio specificamente
dedicata alle mietitrebbie. A
La Laverda M 60 fu prodotta per 8 anni,
dal 1956 al 1963, in 974 esemplari vendu-
ti in Italia ma anche in vari altri Paesi eu-
ropei, Francia in particolare.
Il prezzo della versione base da grano era,
nel 1958, di 2.630.000 lire (per confronto
una mietilegatrice ML 7 costava 779.000
lire e l’automobile Fiat 1400, 1.400.000 li-
re) rimasto sostanzialmente invariato fino
all’uscita di produzione.

Una gamma completa


di mietitrebbie
L’immediato successo conseguito dalla M
60 spinse i fratelli Laverda a studiare e a
mettere in produzione, già nel 1959, un B
modello di maggiore capacità lavorativa, la
M 90. Nella “grande” il battitore era da 920
mm di diametro e la barra di taglio venne
allargata fino a 3,60 m. La M 90 era una
macchina idonea per le grandi aziende e i
contoterzisti. Si impose subito per la note-
vole produttività e l’affidabilità meccanica.
Nel 1960 venne presentato il modello in-
termedio M 75 con battitore da 750 mm e
barra da 2,45 metri, particolarmente ap- C
prezzato per l’impiego in risaia.
Si completava così la serie M, prima gam-
ma di mietitrebbie Laverda che avrebbe
imposto una presenza importante
dell’azienda nel settore della meccanizza-
zione agricola nazionale proiettandola
verso il mercato mondiale.

Il collezionismo
La mietitrebbia M 60 rappresenta sicura-
mente un modello di grande interesse per
il collezionismo in quanto testimonianza Un esemplare ben conservato è presente  Differenti versioni della M 60:
di una importante svolta tecnologica nella nel museo aziendale Laverda allestito quella base per la raccolta del
grano con pressapaglia posteriore
meccanizzazione agricola in Italia. Alcune presso lo stabilimento di Breganze. La (A); versione con una innovativa
soluzioni tecniche in essa adottate erano messa in efficienza della macchina pre- testata da mais a due file e
innovative a tal punto da fare scuola. senta certamente aspetti impegnativi, da- cestone di raccolta degli stocchi (B);
versione con semicingolo
Dato il numero consistente di esemplari ta anche la difficoltà di reperire sul mer- per la raccolta del riso (C),
prodotti e l’ingombro limitato, che ne ha cato i ricambi necessari, ma può essere un espressamente realizzata
favorito la conservazione, è ancora possi- contributo importante per la conservazio- per il mercato italiano.
bile rintracciare qualche esemplare in ne di una memoria storica della tecnolo-
buone condizioni, specie nel Centro e gia agricola italiana (per informazioni e
Sud Italia dove queste macchine hanno documentazione tecnica consultare il sito
lavorato anche per 25-30 anni. www.laverdastoria.com).

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