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ARTE GRECA

L’arte greca, iniziò il suo autonomo percorso agli inizi del 1000-1100 a.C., quando il
Peloponneso fu invaso dai Dori. I Dori, popolo di origine rurale esente da
raffinatezze estetizzanti, portò inizialmente ad un apparente decadimento della
produzione artistica. In realtà, in questa fase si affermò una nuova visione del
manufatto artistico, in cui prevaleva la volontà di affidarsi alla matematica e alla
geometria. Lo spirito matematico, pur quando si esaurì la fase detta «periodo
geometrico», rimase una costante della visione artistica greca, anche nei periodi
successivi. L’artista greco, invece, vuole rappresentare l’uomo, ossia il limite
perfetto a cui può giungere la forma umana. Può modificare il proprio aspetto in
base alla posa, all’espressione del viso, ai gesti che compie. Il classico è tale
perché ricerca il momento di maggior armonia formale. Quell’istante, che prende il
nome di momento pregnante, di grande concentrazione interiore, o di assenza di
emozioni, che rendono eterno un singolo istante. Fin dall’8 secolo a.C., la struttura
architettonica che più di ogni altra caratterizza e riassume lo spirito greco è il
tempio. Era la dimora terrena degli dei. La religione greca era politeista, credevano
in molte divinità, che avevano caratteristiche fisiche e sentimenti uguali a quelli
umani, ma con qualche dote superiore. Di conseguenza, vi era un rapporto diretto e
confidenziale tra l’uomo e la divinità. Il tempio greco nasce e si sviluppa
parallelamente alla casa e ne assume la tipologia. La disposizione degli spazi
interni può variare in relazione al periodo o alle dimensioni e luogo di costruzione
del Tempio. Ma alcuni elementi sono sempre presenti: il naos (cella) e il
pronao(pro= davanti, naos= cella) spazio porticato antistante la cella. Nel naos
viene esclusivamente custodito il simulacro del dio a cui il tempio è dedicato,
mentre tutte le celebrazioni e i sacrifici si svolgono fuori, su are= altari all’aperto. La
cella presenta una pianta rettangolare e vi si accede attraverso un’unica porta
aperta sul lato minore, orientato ad Oriente. Lo spazio porticato del pronao ha la
funzione di filtro simbolico tra esterno (realtà umana) e l’interno della cella (realtà
divina). In base al numero e alla disposizione delle colonna del pronao, il tempio
assume diverse denominazioni.

-Tempio in antis: prende il nome dai due pilastri quadrangolari (ante) costruiti al
termine del prolungamento murario dei due lati maggiori del naos. Tra le ante
vengono in genere edificate due colonne.

-Tempio doppiamente in antis: presenta anche sul retro della cella un secondo
pronao, detto opistodomo (opistha= dietro, domos= casa), che a volte aveva ragioni
funzionali, di deposito, ma piùspesso ragioni estetiche per conferire al tempio
maggiore simmetria.

-Il tempio prostilo: ha la stessa pianta di quello in antis, ma davanti alle ante e al
naos si ergono 4 colonne (pro= davanti, stylos= colonna). Tra le colonne e le ante
si viene a creare un porticato che amplifica la funzione di filtro simbolico tra esterno
ed interno. Il numero delle colonne varia in base alle dimensioni del tempio
(tetrastilo 4, esastilo 6, eptastilo 7…).

-Il tempio anfiprostilo: è il raddoppiamento di quello prostilo, con due colonnati, uno
anteriore ed uno sul retro. Anche in questo caso vi è una ragione estetica legata
alla simmetria.

-Il tempio periptero: e circondato da colonne lungo tutto il perimetro (peri=intorno,


ptheros= alato, leggiadro). Si crea così un porticato continuo chiamato peristasi.

-Il tempio psedudoperiptero: il colonnato sembra corcondare la cella, in realtà si


hanno solo delle mezze colonne addossate alle pareti della cella (pseudes= falso).

-Il tempio diptero: consiste in un doppio colonnato che circonda l’intero perimetro
(dis= doppio).

-Il tempio pseudodiptero: è un edificio diptero semplificato, l’unico colonnato che lo


circonda ha una distanza doppia dalla cella, potrebbe ospitare un secondo
colonnato interno.

-Il tempio a tholos: è circolare, così chiamato per similitudine con la pseduocupola
micenea. Il naos assume una forma cilindrica e la peristasi è un porticato circolare.

 Stilobate: parte superiore del crepidoma, piano orizzontale su cui poggiano le


colonne.
 Metopa: lastre poste a chiusura di spazi rettangolari creati tra le travi lignee
(origine). Vengono successivamente decorate a rilievo.
 Triglifi: tavolette in terracotta che originariamente proteggevano le teste delle
travi. Presentano 4 scanalature profonde per far defluire l’acqua.
 Lo stilobate è leggermente convesso, per sembrare perfettamente
orizzontale.Le colonne non sono mai perfettamente verticali, ma inclinate
verso l’interno, per controbilanciare il senso di oppressione. A circa metà
altezza la colonna presenta un rigonfiamento: l’entasi. Tale rigonfiamento
corregge la perfezione ottica di sottigliezza che si avrebbe altrimenti.
 Timpano: elemento triangolare contenuto tra la copertura e l’architrave.Il
timpano, insieme alle cornici che lo contornano, costituisce il frontone. Ai lati
del frontone si trovano talvolta statue in marmo e terracotta. (acroteri).
Realizzate un tempo in legno, furono poi sostituite da colonne in pietra o marmo. Il
fusto non era monolitico (con un solo blocco di pietra), ma composto in più pezzi,
rocchi (rotulus= rotoli) sovrapposti e fissati da un perno centrale in bronzo.

-Il fusto era stremato verso l’alto (si stringe verso l’alto) ma in modo non uniforme,
poiché ad un terzo dell’altezza presenta un leggero rigonfiamento, entasi (entasis=
gonfiore), che serve a correggere la percezione ottica della colonna, che vista da
lontano sembrerebbe innaturalmente sottile. Il fusto dorico è scanalato, cioè
percorso verticalmente da scanalaturea spigoli vivi (in genere 20), realizzate dopo
aver sovrapposto i rocchi. Esse creano un netto contrasto di luce ed ombra che
contribuisce a dare senso di compattezza e solidità alla colonna.

-Il capitello è il coronamento della colonna ed è formato da abaco(inferiore) ed


echino(superiore).

1)L’echino(riccio di mare) ha forma di catino circolare convesso.

2)L’abaco (tavola, basamento) ha forma di parallelepipedo molto basso.

-Trabeazione (trabea= trave) l’insieme degli elementi strutturali e decorativi che si


appoggiano sui capitelli. E’ composta da tre elementi: architrave, fregio, cornice.
L’architrave collega orizzontalmente le colonne e serve da appoggio per le travi del
tetto. L’architrave è sormontata da un fregio che si sviluppa lungo l’intero perimetro
del tempio, con un ordinato alternarsi ritmico di metope e triglifi. Le metope (metà=
fra, opè= apertura, foro) in epoca classica venivano dipinte o decorate a
bassorilievo con scene tratte dalla mitologia. I triglifi (treis= tre, glyphe= incavo,
scanalatura) sono decorate con 4 scanalature verticali, le due centrali uguali, le due
laterali larghe la metà delle altre. La cornice (geison) aggetta sul fregio sottostante
al fine di proteggerne i bassorilievi dalla pioggia. Le due falde del tetto a capanna
del tempio formano, nei lati minori, due spazi a forma di triangolo isoscele, il
timpano(con riferimento allo strumento musicale). L’insieme del timpano e delle
cornici costituiscono il frontone (frons= fronte). Alla sommità del frontone e ai suoi
due vertici laterali cono collocati piedistalli e statue che prendono il nome di acroteri
(akroterion= sommità). In origine tutti gli elementi architettonici erano vivacemente
colorati.

TEMPIO DORICO

è il più antico e il più maestoso e i primi esempi risalgono al VII sec. a.C. La
colonna poggia direttamente sul basamento. Il fusto è scanalato (20 scanalature a
spigolo vivo) e si assottiglia verso l’alto. Il capitello ha forma semplice ed è
costituito dall’echino, a forma tronco conica, e dall’abacoa forma di parallelepipedo.
La trabeazione è costituita da tre parti: l’architrave, elemento strutturale; Il fregio,
elemento decorativo formato dall’alternanza tra metopa e triglifo; la cornice, il cui
scopo è quello di proteggere dall’acqua gli elementi decorativi.

TEMPIO IONICO

Si sviluppò a partire dal VI secolo a.C. nelle isole dell’EgeoE’ caratterizzato da


forme elegantie agili.La colonnapoggia su una base, costituita dal toroe dal
trochile.Il fusto presenta da 20 a 24 scanalature a spigolo smussato.Il capitello è
elaborato; l’echino ha due volutee ovoli, mentre l’abacoè schiacciato. L’architrave
risulta tripartita e il fregio continuo.

TEMPIO CORINZIO

• Base presente

• Fusto scanalato come nell'ordine ionico

• Capitello corinzio

• Architrave come nell'ordine ionico

• Fregio continuo come nell'ordine ionico

• Cornice come nell'ordine ionico.

I soggetti rappresentati nelle sculture arcaiche sono riconducibili al kouros. E’ un


giovane uomo nudo, in posizione stante (statica), raffigurato con la testaeretta, le
braccia stese lungo i fianchi, i pugni serrati e la gambasinistra leggermente
avanzata, ad accennare un passo.Il termine kourosidentifica un giovane nel pieno e
vigoroso splendore del suo sviluppo fisico e morale (per i Greci alla bellezza
esteriore corrisponde quella interiore).

La kore una giovane donna vestita con il chitone(tunica) e himation (mantello),


anch’essa in posizione stante (statica), con la testa eretta, i piedi uniti, un braccio
steso lungo un fianco a reggere la veste e l’altro (solitamente il destro) ripiegato in
atto di recare un vaso o un piatto delle offerte.

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