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Il sacrificio
Tramite quelle viscere e, in particolare, tramite il fegato, era possibile leggere il responso
degli dei, circa l’opportunità di intraprendere una battaglia o di costruire un nuovo edificio o
di avviare scambi commerciali e così via.
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Il tempio all’origine
Il tempio, simbolo della città-stato, era collocato in cima all’acropoli, quale testimone della
grandezza della città e quale custode della stessa.
Originariamente il tempio greco era fabbricato in legno, con una struttura che ricordava
una semplice abitazione con tetto spiovente.
A lungo andare il legno deperiva, senza lasciare traccia del tempio. Così fu sostituito da un
modello in muratura, mantenendo l’alto basamento che un tempo serviva a separare le
colonne lignee dall’umida terra.
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Le colonne
Le colonne erano composte da più elementi chiamati fusti o rocchi e alla sommità
presentavano un capitello di ordini architettonici diversi a seconda della popolazione che li
aveva creati (ordine dorico dalla popolazione dei Dori, popolo di allevatori-guerrieri nomadi;
ordine ionico dalla popolazione degli Ioni, dediti al commercio e alle arti; ordine corinzio
dalla popolazione dei Corinzi, dediti alla marineria e alla produzione di notevoli ceramiche).
Il fusto era caratterizzato dalla presenza di scanalature unite a spigolo vivo per
suggerire l’idea della verticalità e del volume attraverso l’effetto del chiaroscuro.
L’ispirazione deriva quasi certamente dall’osservazione della natura e dalla replica di un
ambiente ricco di alberi dal grande fusto.
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I capitelli
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Il capitello dorico
era formato da due semplici elementi, chiamati echino (sorta di “cuscinetto rigonfio” a
forma di guscio di riccio di mare o di recipiente) e abaco (elemento a forma di un
parallelepipedo a base quadrata).
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Il capitello ionico era caratterizzato dagli stessi elementi ma più complessi e raffinati
rispetto a quelli dorici: l’echino, infatti, presentava delle originali volute e degli ovuli,
mentre l’abaco consisteva in una sottilissima piattaforma circolare.
Il capitello corinzio, poco usato dai Greci e assimilato successivamente dai Romani, era
composto da un piccolo echino e un grande abaco somigliante a una grande cesta (un tronco
di cono) con decorazioni in foglie d’acanto (otto in tutto).
La trabeazione
I capitelli erano sormontati dalla trabeazione, una superficie piatta e lineare divisa in due
parti:
Il frontone
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La statua
della divinità era collocata all’interno del tempio, in una sala chiamata naos o cella,
invisibile dall’esterno.
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Come si può notare dal disegno soprastante, una ricostruzione ipotetica del tempio greco
originale, il tempio presentava delle sgargianti colorazioni in ogni sua parte, per la ricerca
di un maggiore realismo naturalistico e di un maggior effetto scenografico.
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