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Realizzato da Licia Pia Bitritto, 4^BL

Alla fine del XI° secolo, la città di


Modena, faceva parte dei domini di
Matilde di Canossa ; aveva bisogno di
una nuova chiesa. La decisione di
ricostruire il tempio per custodire la
tomba del Santo Patrono fu presa dal
popolo, in piena indipendenza rispetto
ai poteri imperiali ed ecclesiastici.
Capolavoro dello stile romanico, la
cattedrale è stata edificata
dall'architetto Lanfranco (Wiligelmo si
occuperà dell’intero complesso
decorativo) nel sito del sepolcro di san
Geminiano, patrono di Modena.
Nella cripta del duomo si trovano
le reliquie del santo, conservate in una
semplice urna del IV secolo ricoperta
da una lastra di pietra e sorretta da
colonne di spoglio.
All'esterno l'articolazione dello spazio La facciata è a salienti che riflettono la
riflette quella interna, una teoria forma interna delle navate, con tetti
di loggette ad altezza di spioventi ad altezze diverse. Due
"matroneo", cinge tutto il poderose paraste dividono la facciata in
perimetro del Duomo, racchiuse tre campiture.
da arcate cieche. Questo motivo Il centro è dominato dal portale
dà ritmo all'edificio scandendo maggiore, sovrastato da un protiro a due
l'articolazione dello spazio con un piani con un'edicola dalla volta a botte. Il
gioco di chiaroscuri. protiro è retto da due leoni stilofori di
epoca verosimilmente antica. Viene qui
ripresa l'allegoria tipicamente greca che
faceva della colonna un simbolo
dell'uomo: la colonna è posta infatti sopra
il leone e sormontata a sua volta dal
protiro tridimensionale, che rappresenta
la Trinità. Ciò voleva significare che
l'uomo è un essere intermedio, a metà
strada tra Dio e l'animale.
Il grande rosone venne aggiunto nel XIII
secolo assieme ai due portali laterali.
La chiesa è a tre navate prive di transetto e con un presbiterio in posizione
sopraelevata, che suggerisce la presenza della cripta. A ciascuna navata
corrisponde un'abside.
La copertura era anticamente a capriate lignee e venne sostituita con volte a
crociera a sesto acuto soltanto durante il XV secolo.
Presenza anche di un finto matroneo che ha la funzione di alleggerire la
struttura, il quale riprende il motivo della loggia percorribile all'esterno. Sopra
il matroneo vi è un cleristorio molto alto per rinforzare le volte a crociera.
Infine il presbiterio è rialzato rispetto la cripta creando un pontile. La navata
centrale presenta quattro grandi campate, di lunghezza doppia rispetto a
quelle nelle navate laterali (che sono quindi otto).

L'Ambone
L'ambone, opera di Anselmo, consta di un
pontile sorretto da colonne che a loro volta
poggiano su telamoni seduti e curvi (simbolo di
uomini di fede che sorreggono la chiesa) e da
leoni stilofori che sono accucciati sulle loro prede
ribelli (quelli più esterni simbolo del Cristo
giudice che punisce i peccatori impenitenti) o su
cavallo e cavaliere mansueti (quelli più interni
simbolo del Cristo giudice che protegge le anime
che cercano la sua protezione.
I capitelli di tre delle 10 colonne a sostegno
del pontile si rifanno ideologicamente
all'aspettativa di salvezza con il
sacrificio di Abramo, il martirio di San
Lorenzo e Daniele nella fossa dei leoni.
Altri due capitelli indicano aquile
pronte a spiccare il volo, simbolo di
Cristo che salva le anime. Gli altri
cinque capitelli recano motivi vegetali.

Possiamo considerare il Duomo di Modena molto


importante, per il suo porsi in continuità simbolica con
l’antichità classica e tardoantica: è emblema di fatica
e di lavoro come riscatto per tutta la comunità che
partecipa alla costruzione, quindi rappresenta una
condizione umana legata, nella concezione
medievale, all’idea di peccato e di sofferenza.
Il Duomo fiorentino di Santa Maria del
Fiore presenta alcuni elementi gotici ed è
stato realizzato da Arnolfo di Cambio.
Vedremo in seguito come verrà ultimato
con l’erezione della grande Cupola del
Brunelleschi.
Il progetto Arnolfiano prevede l’edificazione
di un edificio a tre navate, coperte da
volte a crociera su pilastri a fascio. Sul
corpo longitudinale s’innesta una vasta
zona trilobata. L’incrocio tra navate e
coro determina appunto, una tribuna
ottagonale cupolata. Nonostante la
pianta e alcuni elementi appartengano
all’architettura gotica, la traduzione che
ne offre Arnolfo, va letta in chiave
classica.
Nel 1418 fu bandito un concorso per completare il Duomo di Firenze. Esso fu
vinto da Brunelleschi, in collaborazione con Ghiberti. Il suo progetto
riusciva a risolvere il problema della copertura di un’ampiezza così
notevole, ma anche quelle delle impalcature che si innestavano a mano
a mano nella cupola stessa.

La cupola del
Brunelleschi è il vero e
proprio emblema del
Rinascimento: le sue
dimensioni e l’impatto
visivo hanno contribuito
a renderla il simbolo di
Firenze.
La struttura è divisa in otto
vele da otto costoloni esterni
che si rastremano verso l’alto
accentuando la parte finale.
Per evitare il compito
strutturale dei costoloni,
Brunelleschi decide di mettere
in contrasto il bianco con il
rosso delle tegole. Inoltre fa uso
delle nervature, per rendere
l’insieme dinamico e quindi si
discosta dalla solita ogiva
gotica.
La cupola è realizzata da un
doppio involucro, costituito da
due calotte separate da
un’intercapedine più larga.
Nel progetto dell'artista l'interno della
Cupola avrebbe dovuto essere
rivestito da un grande mosaico, ma
nel 1568 il Granduca Cosimo I de'
Medici decise di far decorare il suo
immenso intradosso dal pittore di
corte Giorgio Vasari. Quando nel
1574 vennero a mancare sia il Vasari
che il suo committente, il nuovo
Granduca Francesco I affidò tale
incarico al pittore marchigiano
Federico Zuccari. L'impresa venne
completata in brevi tempi e la
Cupola venne presentata in tutto il
suo splendore al popolo fiorentino il
19 agosto del 1579.
Nonostante il Duomo di Modena e la Cupola del Brunelleschi siano
completamente diverse tra loro, in ognuna di loro vi troviamo qualche
elemento comune.
Difatti, la cupola stessa è sovrastata da una lanterna caratterizzata da
un’alternarsi di elementi gotici e romanici. Contemporaneamente, nel
Duomo di Modena, i Campionesi cercarono d’introdurre elementi gotici
che si accordavano con quelli romanici di Lanfranco e Wiligelmo.
Entrambe, seppur in maniera differente, esaltano quella componente
classica che conferisce semplicità e soprattutto armonia ai due edifici.
Ovviamente, ciò che le contraddistingue necessariamente è il periodo: se
il Duomo di Modena riprende le basiliche paleocristiane, legandosi alla
concezione medievale di Dio, dall’altro canto la cupola del Brunelleschi,
non fa altro che mettere in evidenza la genialità dell’uomo, la sua
grandiosità e imponenza, caratteristiche tipiche del Rinascimento.

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