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27
1 DICEMBRE
2009
CORAGGIO/1
Falcone e Borsellino Due giudici contro
CONTRO
LA VIOLENZA
IL COLPO PIÙ DURO
A COSA NOSTRA
Nicola Tranfaglia
STORICO
Vite parallele
Il gioco delle parti
di due magistrati d’onore
in lotta contro la mafia
Si erano messi in testa che con Cosa nostra non doveva essere cercata
alcuna forma di convivenza. Così scardinarono il mondo segreto dei boss
I processi
Sono ancora senza nome
i mandanti delle due stragi
Lungo e travagliato l'iter dei
processi per le stragi di Capa-
ci e Via D'Amelio che hanno definito
le responsabilità di molti esecutori
materiali, ma non dei cosiddetti
mandanti esterni.
Strage di Capaci
furono accusati di protagonismo? ci preme dare una testimonianza so- Il processo, dopo varie vicissitudini,
Di essere star dell’antimafia? Di con- lo di dettaglio di quanto siano state
Il libro cepire il lavoro del giudice come parallele le loro vite. Noi cronisti, è
giunge in Cassazione il 19 aprile
2003, dove viene parzialmente rin-
Perché Falcone? Sintesi quello dello sceriffo? O dovremmo proverbiale, andiamo sempre in gi- viato e appunto unificato al Borselli-
ragionata del processo dimenticare che entrambi furono ro a far domande per poi scrivere no ter. 13 boss accusati di essere tra i
messi sotto accusa dal Csm, cucinati quello che si trova (più o meno). Co- mandanti della strage dovranno es-
a fuoco lento da certi media dell’epo- minciamo col dire che, se per caso, sere nuovamente giudicati.
ca, visti dai Palazzi romani, nella andavi nel loro ufficio un’ora prima
più benevola delle ipotesi, come fa- che fossero sul punto di scatenare Processo unificato
stidiosi guastatori che agivano alla una micidiale offensiva giudiziaria, Inizia il 15 maggio del 2003 e termi-
provincia dell’ impero? O, per fini- di questo clima di vigilia non trape- na in Cassazione il 19 settembre del
re, che il club degli «amici di Giovan- lava assolutamente nulla. Nel loro 2008 con 13 condanne all'ergasto-
ni e Paolo» registrò un boom di iscri- accampamento non percepivi alcun lo.
zioni - oggi si direbbe di «contatti» - , segnale di mobilitazione, di fibrilla-
ma purtroppo solo dopo il loro estre- zione. Il che, come si può ben capi- La novità Spatuzza
mo sacrificio? re, mandava in bestia gli avvocati pe- Negli ultimi mesi le dichiarazioni del
Ci accorgiamo che sin qui, ma è nalisti che speravano, annusando pentito Spatuzza hanno rimesso in
troppo tardi per rimediare, non ab- l’aria, di captare invece segnali che discussione la versione di Scaranti-
PERCHÈ FU UCCISO GIOVANNI FALCONE biamo fatto altro che scrivere: ma- potessero tornare utili ai loro clienti no facendo riaprire le indagini sulla
DI LUCA TESCAROLI fia e mafiosi; pur sapendo benissi- mafiosi. Se il cronista si faceva più strage di via d’Amelio. Hanno forni-
EDIZIONI RUBETTINO mo che quelle definizioni, se ai tem- audace, Falcone, che magari non toinoltrenuovielementi chepotreb-
pi di Falcone e Borsellino in qualche aveva intenzione di rispondere, elar- bero portare all'identificazione dei
«Perché fu ucciso Giovanni Fal- modo delimitavano il problema, og- giva un bel sorriso e un invito laconi- mandanti esterni.
cone?» di Luca Tescaroli, Ed. Rubetti- gi è diverso. Già a quei tempi, la ma- co: «chiedilo a Paolo». Se il cronista
no. È la sintesi ragionata del percorso fia era una mafia politica. Falcone e accettava il suggerimento, altro sor- Agenda Rossa
di indagine intrapreso dal giudice Lu- Borsellino lo intuirono, ma non po- riso, ma in questo caso sotto i baffi, Si èchiusa conuna sentenza definiti-
ca Tescaroli, che sioccupò del proces- terono andare oltre. Ci sarebbero vo- e altro consiglio laconico: «lo chieda va di non luogo a procedere, molto
so per la stragi di Capaci nei primi due luti anni e anni per svelare l’esisten- a Giovanni». Uno dava del tu, l’altro contestata, la vicenda della agenda
gradidi giudizio, alla ricerca della veri- za di altre facce nascoste, la faccia dava del lei. Magistrale gioco delle rossa di Paolo Borsellino, in cui an-
tà. Fondamentale anche per com- istituzionale, la faccia politica quel- parti, magistrale interpretazione, notava le sue considerazioni più de-
prendere il contesto storico in cui ma- la economica. E ancora non ci sia- fin nei minimi dettagli, di due vite licate, scomparsa negli attimi suc-
turò il delitto. mo. Avendoli conosciuti entrambi, parallele. ❖ cessivi allo scoppio della bomba
MERCOLEDÌ
35
2 DICEMBRE
2009
ORRORE/2
Giovanni Brusca Più di centocinquanta omicidi
Assassino e «pentito»
I MODERNI
STRUMENTI
DI MORTE
LA FEROCIA
E COSA NOSTRA
Nicola Tranfaglia
STORICO
N
ella storia della mafia siciliana
(ma in questo non ci sono grandi
differenze con le altre mafie, italia-
ne e straniere) la ferocia sembra
crescere in modo proporzionale all’esten-
dersi dei traffici e alla sete di guadagno.
Questo è quanto ci suggerisce la conoscen-
za sempre più precisa di alcune delle azioni
recenti di Cosa Nostra. Vicende efferate co-
me l’uccisione del piccolo Giuseppe Di Mat-
teo, il cui cadavere fu sciolto nell’acido, o
come le stragi compiute con l’uso di esplosi-
vi.
Ma va detto che non possiamo essere cer-
ti che, in passato, non si praticasse, con stru-
menti magari diversi, la stessa sanguinaria
ferocia. Questo, d’altra parte, è un genere di
dubbio che condiziona sempre il lavoro del-
lo storico quando le fonti di cui dispone non
sono sufficienti.
Ma forse la differenza tra il passato e il
presente, la più profonda, sta proprio nel
tempo. Perché è quando alla disponibilità
di strumenti per uccidere più facilmente si
aggiunge la fretta, l’urgenza di agire (maga-
ri per arrestare l’effetto valanga di certi pen-
timenti) che la ferocia, e l’orrore, non han-
no più argine. E tra le vittime della mafia
cominciano a esserci le donne e i bambini.
Anche se, alla fine, non tutti sono in gra-
do di compiere certe azioni. Non è un caso
che a mettere in atto i crimini più feroci tra
quelle compiuti da Cosa Nostra siano stati
uomini come Salvatore Riina e Giovanni
L’omicidio di Giuseppe Di Matteo Brusca, cioè uomini di campagna, abituati a
IL KILLER DI UN BAMBINO È stato il killer più feroce di Cosa Nostra. Ha confessato più di 150 un certo rapporto con gli animali. Non han-
omicidi. Ha anche il primato dell’orrore. Perché Giovanni Brusca (San Giuseppe Jato, 1957) non solo fu no fatto altro che trattare alla stregua di ani-
l’uomo che azionò la bomba della strage di Capaci, ma ordinò il sequestro e l’omicidio di Giuseppe Di mali gli uomini (le donne, i bambini) che
Matteo, 13 anni, la cui unica colpa era quella d’essere il figlio di un pentito. Ruolo che nel 1996, dopo avevano individuato come nemici o anche
l’arresto, è stato assunto dallo stesso Brusca che oggi è uno dei principali «collaboratori di giustizia». solo come ostacoli al loro potere.❖
36 MERCOLEDÌ
2 DICEMBRE
2009
Un magistrato d’onore
Assassinare un bambino
Quando Brusca mi disse
«Ho strangolato e sciolto
cadaveri nell’acido»
Il codice della tortura. Con eroina e pentiti la mafia cambiò le regole. Centinaia
di delitti: «Bisognava colpire tutti quelli che volevano spartire la torta»
P
arliamo di macelleria ma- tra violenza, quella che si manife- va corrispondere ad ogni omicidio
fiosa, con una premessa. stava, ad esempio, a colpi di lupara un «segno» che serviva da monito
Uno degli stereotipi più nelle campagne, prima che venisse- per l'intera comunità di un paese o
diffusi e difficili da sradi- ro alla ribalta le calibro 38, spiega di un quartiere, e che, in ultima Giuseppe Di Matteo); sarà introdot-
care, consiste nella convinzione solo che la mafia non è un'istituzio- istanza, mandava persino a dire al- to l'uso dell'interrogatorio sotto tor-
che i mafiosi siano naturalmente ne con finalità benefiche e che, ordi- la locale caserma dei carabinieri tura (pensiamo alle camere della
violenti, predisposti cioè, per una nariamente, mette in conto di ricor- che quello tutto era tranne che un morte, valga per tutte il sinistro ca-
diversità innata, alle efferatezze rere al delitto. Se gli «atti parlamen- delitto «gratuito». Nel 1948 fu enor- solare di San'Erasmo lungo la stata-
nei confronti dei loro nemici, sia- tari» della mafia - è un'iperbole- fos- me lo sdegno per l'uccisione del pa- le Palermo - Messina) fatte trovare
no essi rappresentanti dello Stato, sero noti, si scoprirebbe quanti pro- storello Giuseppe Letizia, che a 13 dai collaboratori di giustizia; l'uso
siano mafiosi come loro i quali, cessi a porte chiuse si susseguirono anni assistette, fra i dirupi di Corleo- dei cimiteri di mafia; dell'incapret-
per una qualche ragione, si trova- negli anni '60 nel tentativo di scopri- ne, all'esecuzione del sindacalista tamento, con la morte che soprag-
no, in un momento della vita, dal- re chi c'era dietro le Giuliette Alfa Placido Rizzotto. Letizia fu ucciso giunge dopo lenta agonia; o, varian-
la parte sbagliata. Le cose stanno in quanto «testimone» che poteva te meno macchinosa, l' impiccagio-
diversamente. I mafiosi, come os- mettere a repentaglio gli interessi ne utile a simulare un suicidio. E an-
servò Falcone, praticano la violen- La violenza di Luciano Liggio e Michele Navar- cora: l'acido, in quantitativi quasi in-
za solo quando la vedono come Una catena di ra, allora astri nascenti della mafia dustriali, per sciogliere i cadaveri e
l'unico strumento per perseguire i montaggio nella quale si corleonese. impedire che singole tracce potesse-
loro interessi affaristici e di pote- ro favorire una pista investigativa; i
re. Ricorrono all'omicidio quando finiva per un nonnulla È con l'avvento dell' eroina, e rituali macabri, che sfociavano in
tutte le altre strade - discorsi, con- con la centralità che la mafia sicilia- autentico sadismo, di «ultime cene»
sigli, avvertimenti, minacce, atti Romeo imbottite di tritolo; prima na acquista nel traffico mondiale - dove tutti i commensali, tranne
intimidatori, tentativi di corruzio- forma di gangsterismo di derivazio- grazie alla sua capacità di raffinazio- uno, sapevano in che cosa si sareb-
ne se si tratta di un funzionario, e ne americana che la mafia più anti- ne - che la violenza, sotto ogni for- be risolto il «dopo cena». La violen-
altro ancora - non hanno ottenuto ca e tradizionale non gradiva per ma, si incrementa in maniera espo- za era diventata una catena di mon-
l'esito sperato, o perché l'interessa- niente. nenziale: dalla guerra degli an- taggio nel cui ingranaggio si finiva
to non capisce, o fa finta di non Altra cosa era l'accanimento sul ni'80, in cui i clan furono decimati per un nonnulla.
capire o, peggio ancora, crede di cadavere: il sasso in bocca - il cui dai corleonesi, alla sfida ai rappre-
potercela fare da solo. significato diventò di dominio pub- sentanti dello Stato che si stavano E se Totò Riina, proverbiale per
blico nel 1970 grazie al film di Giu- opponendo a quel gigantesco affa- la sua ferocia, fu il primo capo della
Nella sua storia secolare, Co- seppe Ferrara con consulenza dello re e a quella mattanza. Da allora, cupola che liberalizzò in forme tan-
sa Nostra, a quel che se ne sa, non scrittore Michele Pantaleone - a si- non ci sarà più posto per le favolet- to aberranti il ricorso alla violenza,
ha mai agito d'impeto. Prova ne gnificare la causale del delitto: la te: saranno uccise le donne (pensia- e dandone lui stesso prova in più di
sia che, per decenni, la moneta vittima aveva svelato a estranei i se- mo a madri, mogli, sorelle, cognate un'occasione, sarà Giovanni Bru-
corrente del senso comune risiede- greti dell' organizzazione; i genitali dei «pentiti»); saranno uccisi i bam- sca, molto più giovane di Riina, l'au-
va in favole ben congegnate: la in bocca, a significare una diversa bini (pensiamo a Claudio Domino o tentica espressione della saga nera
Approfondimenti
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MERCOLEDÌ
37
Tutta l’informazione La trasmissione ha mostrato 2 DICEMBRE
su Cosa Nostra la foto inedita di Di Matteo 2009
Giovanni Brusca
Il torturatore che divenne
il primo tra i pentiti
Il primo condividere il volto
più violento della mafia, il pri-
motrai pentiti.Brusca vieneidentifi-
cato soprattutto come l’assassino di
Falcone. Ma fu anche il mandante
del delitto del piccolo Di Matteo.
Il boss
Figlio d'arte, nato nel 1957, viene
«combinato» tra il '75 e il '76 da Sal-
vatore Riina ed entra a par parte del
mandamento di San Giuseppe Jato,
capeggiato da suo padre, Bernardo
Brusca al quale succederà nella gui-
da del mandamento.
Il soldato
Per conto di Cosa Nostra, durante la
sua carriera criminale commette e
ordina personalmente oltre cento-
cinquanta omicidi. Ai magistrati di-
rà: «Ancora oggi non riesco a ricor-
dare tutti, uno per uno, i nomi di
quelli che ucciso. Molti più di cento,
di sicuro meno di duecento».
Il mostro
dell' orrore criminale. Di «segni» e torta. Nell'immaginario collettivo èperò ri-
«segnali» da inviare all'opinione Brusca si presentò così: «Ho com-
Il libro pubblica non c'era più alcun biso- messo e ordinato più di cento delit-
cordato, soprattutto, come l'assassi-
no di Giovanni Falcone e il mandan-
Storia di un boss: gli studi gno. Perché questo cambio di regi- ti... meno di duecento. Ho strango- te dell'omicidio del piccolo Giusep-
interrotti, il primo omicidio stro? Perché Cosa Nostra, con que- lato... Ho sciolto i cadaveri nell' aci- pe Di Matteo, figlio del collaborato-
sta impennata sanguinaria, non fe- do muriatico... E molti li ho carbo- re di giustizia Santino Di Matteo, uc-
ce altro che - la similitudine va da nizzati su graticole costruite appo- ciso all'età di 13 anni.
sé- stringersi da sola la corda al col- sta». Rendeva l'idea.
lo? La seconda: l'effetto devastante La collaborazione
delle collaborazioni di ex boss e pic- Viene arrestato il 20 maggio del
Giovanni Brusca, quando ci in- ciotti che provocavano piccole slavi- 1996 e quasi subito si pente. All'ini-
contrammo nel carcere di Rebib- ne, quando non autentiche valan- zio la sua collaborazione con la giu-
bia, estate 2009 - per il libro intervi- ghe repressive. In entrambi i casi, il stizia non è parziale, ma una volta
sta «Ho ucciso Giovanni Falcone» problema era la lotta contro il tem- operata la scelta definitiva diventa
(Oscar Mondadori)- , mi offrì, a tale po. Per questo morirono migliaia di totale. Solo grazie a lui si scoprono
proposito, dal suo punto di vista, ri- persone, mafiosi, parenti, amici, co- mandanti ed esecutori della strage
sposte logiche. La prima: l'immen- noscenti o gente che passava per ca- incui morì Giovanni Falcone, vengo-
so fiume di danaro del traffico dell' so; per questa stessa causale moriro- no comminati decine e decine di er-
HO UCCISO GIOVANNI FALCONE eroina fece impallidire in un attimo no magistrati, poliziotti, carabinie- gastoli e per la prima volta viene
SAVERIO LODATO i proventi tradizionali della mafia ri, funzionari, imprenditori, giorna- svelata l'esistenza del "papello": la li-
MONDADORI in decenni di vita relativamente listi e uomini politici. Sempre per la sta di richieste rivolte da Riina allo
«tranquilla»: se pascoli abusivi, ma- lotta contro il tempo, Brusca diede Stato.
Con la sua collaborazione con la cellazione clandestina del bestia- ordine a una ventina di mafiosi di
giustizia Giovanni Brusca è il primo dei me, traffico di sigarette di contrab- tre province siciliane di sequestrare I processi
grandi pentiti di mafia a raccontare co- bando, speculazione edilizia, ta- prima, e uccidere poi, il figlio di San- Imputato in particolare nei processi
me e perché si arrivò all'eliminazione glieggiamento, producevano un fat- tino Di Matteo; con l'obbiettivo di- per le stragi di Capaci, via d'Amelio e
di Falcone. Saverio Lodato ha incontra- turato pari a 10, con l'eroina quel sperato che il padre ritrattasse la per le bombe del '93 subisce rispetti-
to in una cella blindata del carcere di 10 era diventato 1000. Va da sé che sua confessione. Infine, c'è lo stragi- vamente condanne definitive a 19
Rebibbia Giovanni Brusca e ne ha rac- non era più sufficiente la media di smo, ma richiederebbe un altro arti- anni e 11 mesi di carcere, a 13 anni e
colto la testimonianza. Il boss racconta un delitto al mese per tenere le cose colo a parte (non in contrasto, però, 10 mesi e a 20 anni. Condannato an-
la storia della sua vita, senza censurare in ordine: di delitti ce ne volevano a con quanto abbiamo scritto sino ad che per gli omicidi di Ignazio Salvo
alcun particolare: il padre mafioso, gli bizzeffe, tanti quanti erano quelli ora). Ché sempre di orrori si tratta, (22 anni), Rocco Chinnici (16) e per
studi interrotti, il primo omicidio. che pretendevano di suddividere la e su scala più vasta. ❖ quello del piccolo Di Matteo (30).
GIOVEDÌ
25
3 DICEMBRE
2009
PENTITI/3
Tommaso Buscetta Il boss dei due mondi
Il maxiprocesso
stava in Brasile sebbene i corleonesi mafia, non aveva mai vinto nessu-
gli stessero sterminando l’intera fa- no. Contro la mafia erano andate a
La storia miglia - per chiuderlo in una trappo- infrangersi una mezza dozzina di
la mortale. Cosa Nostra non riuscì a commissioni d’inchiesta; si erano
SAVERIO LODATO
togliergli la parola quando iniziò a schiantati governi e parlamenti di
PALERMO
saverio.lodato@virgilio.it parlare con Giovanni Falcone, raro ogni colore; quei giudici, poliziotti,
magistrato, all’epoca, che aveva car- carabinieri, funzionari solitari, ai
osa Nostra ha perduto ta, penna e senso dello Stato; quan- quali lo Stato scopriva le spalle, favo-
Foto Ansa
La vita
Un percorso unico
nella storia del crimine
Lescarne note diuna cronolo-
gia non possono restituire la
vita, anzi le molte vite, di Tommaso
Buscetta. Danno però l’idea della
complessità di un percorso unico
nella storia criminale italiana.
La carriera criminale
Nasce a Palermo il 13 luglio del 1928
e soli vent’anni viene «combinato»
nella famiglia di Porta Nuova all’in-
terno della quale sale in fretta i gra-
dini dell'organizzazione. Nel 1961,
durante la prima guerra di mafia,
sceglie la latitanza e nel novembre
del 1972 viene arrestato a Rio de Ja-
neiro con l’accusa di traffico di dro-
ga erispedito in Italia. Nel1980 ottie-
A sinistra Tommaso Buscetta in ne la semilibertà e scappa in Brasile
compagnia di sua moglie. In alto per poi essere riarrestato ed estra-
a sinistra e a seguire in senso dato per la seconda volta nel 1983.
orario: Giulio Andreotti al suo
arrivo al Carcere di Capanne per Il pentimento
l'udienza del processo Pecorelli; Durante il viaggio per l’Italia tenta il
Buscetta in crocera; il boss suicidio, ma si salva e nel 1984 inizia
Badalamenti. In basso a sinistra la collaborazione con Giovanni Fal-
Buscetta che depone cone. Consegnando alla giustizia,
per la prima volta nella storia, le
chiavi di interpretazione di un feno-
meno fino ad allora impenetrabile.
non amava i bizantinismi, che esisto- sto, fiumi di letteratura giornalistica: Al Giudice, prima di parlare, lancia
no anche nel mondo criminale, per- si vendicò, avendo capito che militar-
Il libro ché teneva soprattutto alla sua indi- mente non aveva più scampo; raccon-
un avvertimento: «Dopo questo in-
terrogatorio lei diventerà una cele-
Il j’accuse pendenza. Sarà vero? E chi può dir- tò a Falcone tutto quello che avevano brità.Ma cercheranno di distrugger-
del principe dei pentiti lo? Certo è che tutti i capi o vice capi combinato gli altri, nascondendo la fisicamente e professionalmente.
della commissione, si chiamassero quello che aveva combinato lui; fu lo E con me faranno lo stesso».
Liggio o Badalamenti, Bontate o strumento consapevole dell’intelli-
Greco o Riina o Provenzano, ebbero gence americana che di una certa ma- Il maxiprocesso
tutti, con «don Masino» un rapporto fia, ora che lo sbarco in Sicilia appar- Grazie alle sue rivelazioni viene
paritario, quasi reverenziale. “Don” teneva al passato, si era stancata; mil- istruito il primo maxiprocesso a Co-
Masino era “don” Masino. E questo lantò credito, tanto è vero che della saNostra fondatosul cosiddetto«te-
è emerso in migliaia di pagine pro- commissione, o cupola che dir si vo- orema Buscetta». Finiscono alla
cessuali d’ogni natura. Si sposò tre glia, non fece mai parte. Chissà. Chi sbarra quasi 500 mafiosi, tra cui gli
volte, amava le donne in maniera può dirlo? Fatto sta che la Storia gli esattori Nino e Ignazio Salvo e Vito
un po’ esuberante, secondo il punto ha dato ragione. Che è morto nel suo Ciancimino. Nei confronti di Buscet-
di vista degli altri «uomini d'onore». letto. E il dettaglio, per una vita come ta si abbatte presto la scure della
Ma questa «dissolutezza», che la sua, non è insignificante. vendetta mafiosache stermina buo-
avrebbe finito con l’alimentare un Lo conobbi in America nell’estate na parte della sua famiglia, ma che
LA MAFIA HA VINTO estremo gossip di sopravvivenza 1999, qualche mese prima della sua non riesce a fermarlo.
SAVERIO LODATO per gli imputati colpiti dalle sua col- morte per tumore. Si nascondeva an-
MONDADORI laborazione con la giustizia, non gli cora. Girava armato. Scrivemmo un La morte
ostacolò la carriera criminale. Inten- libro intitolato «La mafia ha vinto»: il Il 2 aprile del 2000, all'età di 71 anni,
A quindici anni dall'inizio della diamoci: ne fece di tutti i colori. testamento del Padrino. Ricordo la muore negli Stati Uniti. Negli ultimi
sua collaborazione con la giustizia, il sua voce. Quella che in tante aule di giornidella sua vita al giornalista Sa-
primo grande pentito di mafia parla e Trafficò con le sigarette di contrab- giustizia, italiane e statunitensi, ave- verio Lodato consegna un’amara ri-
traccia un bilancio desolante della lot- bando, forse anche in droga (ma lo va spedito in galera, spesso all’erga- flessione: «La mafia ha assunto un
ta alla criminalità organizzata, dopo negava categoricamente), ammaz- stolo, un esercito di criminali. Parla- ruolo molto più grande di quello
la stagione delle bombe e gli assassi- zò, e servì quel mondo sin dall'età di va, parlava, parlava, Buscetta. Ma cheaveva in passato. È diventata un
nii di Falcone e Borsellino. Un duro sedici anni. Ma fu sempre «uno di lo- nessuno riuscì mai a coglierlo in fal- fatto politico. È riuscita a diventare
j'accuse nei confronti della politica. ro». Poi, qualcosa si ruppe. E su que- lo. invisibile senza scomparire».
MARTEDÌ
31
8 DICEMBRE
2009
COSA NOSTRA/4
Totò Riina Il generale sconfitto
È
stato Tommaso Buscetta il primo
pentito a rivelare a Giovanni Fal-
cone che in Sicilia l’associazione
criminale da tutti conosciuta co-
me «mafia» corrispondeva a un’organiz-
zazione ben individuata e strutturata
che gli affiliati chiamavano «Cosa No-
stra». Ma già in precedenza erano stati
acquisiti elementi che individuavano dei
tratti distintivi propri della mafia sicilia-
na (ed era stata proprio questa consape-
volezza il presupposto, nel 1982, dell’ap-
provazione della legge Rognoni-La Tor-
re).
Cosa Nostra ha i suoi elementi costitu-
tivi nel «popolo» degli affiliati, nel territo-
rio in cui opera e, soprattutto, nella «si-
gnoria» che, contendendo allo Stato il
monopolio dell’uso della forza, su quel
territorio esercita. Non a caso le «fami-
glie» prendono il nome dei paesi e delle
città che sono sotto il loro controllo.
Altra caratteristica di Cosa Nostra è
una struttura gerarchica di tipo «vertica-
le-piramidale», diversa da quella «oriz-
zontale-federativa» di altre organizzazio-
ni mafiose come la camorra o la
‘ndrangheta.
Un rito formale presiede alla «combi-
nazione», cioè all’affiliazione, del mafio-
so e si conclude con un giuramento per la
vita che viene solennizzato attraverso la
«punciuta», cioè la puntura della spina di
un’arancia amara, e la bruciatura di una
«santina» (un’immagine sacra) che ha lo
U curtu, l’ideatore della strategia delle stragi scopo di sottolineare l’irrevocabilità del
DA 17 ANNI IN CELLA Totò Riina (Corleone, 16 novembre 1930), il capo dei corleonesi, fu arresta- vincolo contratto con il patto di sangue.
to il 15 gennaio del 1993 dalla squadra dei Ros guidata dal capitano Ultimo. Si avvia a diventare, dopo Il concetto di «onore» proprio dei ma-
la morte di Gaetano Badalamenti e Michele Greco, il capo della cupola che ha scontato la più lunga fiosi si lega alla violenza esercitata: sono
carcerazione. Soprannominato «u curtu» per la sua bassa statura (1,58 centimetri) è stato l’ideatore i delitti a segnare il cammino e l’ascesa
della strategia delle stragi. Ed è stata proprio questa la ragione della sua fine. degli affiliati nella struttura gerarchica.❖
32 MARTEDÌ
8 DICEMBRE
2009
T
otò Riina, ha compiuto solta in decine di esecuzioni di ma- le, è tutto assai nebuloso: il prima, il
da poco 79 anni. Ne ha gistrati, poliziotti, carabinieri, uo- durante, il dopo. Tutte le ricostruzio- al potere mafioso, iniziata sin dal-
già trascorsi diciassette in mini politici, imprenditori. E che ni ufficiali di allora, hanno perduto l’immediato dopoguerra. Sin dai
carcere, in massimo isola- poi, non contento di questa ininter- di credibilità, man mano che passa- tempi di Luciano Liggio, del medico
mento, avviandosi a diventare, rotta mattanza, ha ordinato ai suoi va il tempo. Prende quota l’ipotesi condotto Michele Navarra, dell’ uc-
una volta che se ne sono andati da fedelissimi di andare in giro per che, a tradirlo, fu l’altro corleonese cisione di Placido Rizzotto, capo le-
questo mondo Gaetano Badala- l’Italia per seminare altre bombe, al- doc, Bernardo Provenzano, con il ga dei braccianti; sin dai tempi,
menti e Michele Greco, il capo del- tre stragi, altre distruzioni. Solo nel quale aveva dato vita alla cosiddet- cioè, dell’eliminazione sistematica
la cupola di Cosa Nostra che ha silenzio, e nello scontare la pena ta «diarchia» che guidò per oltre un di capi lega e sindacalisti che aveva-
scontato il periodo più lungo di de- senza ricorrere a scorciatoie, sta la trentennio la «famiglia corleonese». no guidato – a cavallo fra il dopo-
tenzione. Non si è mai pentito. sinistra grandezza di questo genera- Tommaso Buscetta mi raccontò guerra e i primi anni ’50- il movi-
Non si è mai dissociato. Non ha le sanguinario ormai sconfitto, se- che Riina e Provenzano partecipava- mento per l’occupazione delle terre
mai rivolto una parola ai parenti gretamente disprezzato da quel po- no insieme alle riunioni di cupola, in Sicilia. Connotati dei corleonesi:
delle vittime. Non ha mai parlato mentre a tutte le altre «famiglie», la determinazione e la rapidità mili-
per più di una decina di minuti del palermitano e dell’intera Sicilia, tare; la scarsa propensione alla me-
con un magistrato; appena il tem- Il giallo dell’arresto era riconosciuto il diritto di presen- diazione con gli altri boss; un odio
po per ribadire la decisione di con- Resta ancora un mistero ziare con un unico rappresentante. atavico nei confronti di chiunque in-
tinuare a starsene rintanato nel l’antefatto della sua Da cosa dipendesse quest’eccezio- dossasse una divisa; il gusto innato
suo mutismo. E’ vero. Qualche vol- ne, Buscetta non riuscì mai a spie- per le «tragedie», il seminare zizza-
ta ha parlato, ma solo nelle aule cattura, la cattura stessa garselo, come non se lo spiegarono nia fra gli affiliati, diffondendo un
delle corti d’assise, chiedendo ri- mai gli altri componenti della cupo- clima generalizzato di sospetto che,
spettosamente al presidente di tur- co che resta del suo popolo e del la, sebbene il fatto li irritasse parec- alla fine, avrebbe provocato una sor-
no di poter accendere il microfo- suo esercito, archiviato dalla storia. chio. Se il «tradimento» ci fu, va da ta di impazzimento generale. Infi-
no della sua gabbia. E per dire co- sé che la messinscena della cattura, ne, un culto maniacale per la segre-
sa? Pochissimo, quasi niente. Ma, Chi più, chi meno, tutti i suoi gre- rifilata quel giorno al mondo dei me- tezza, che non consentiva alle altre
dal suo punto di vista, dovevano gari, fatta l’eccezione del cognato e dia, non sarà di molto aiuto agli sto- «famiglie» di decifrare quali fossero
essere puntualizzazioni alle quali compagno d’armi Leoluca Bagarel- rici quando cercheranno di capire. davvero i loro reconditi disegni affa-
non poteva rinunciare: che la rovi- la, si sono pentiti, dissociati, hanno Chi è stato, davvero, Totò Riina? ristici e militari. Quella lunga mar-
na dell’ umanità sono i pentiti, per- incontrato Dio, o sono convinti di È stato quello che ha inoculato nel cia di avvicinamento al potere ma-
ché non fanno altro che dire «bu- averlo incontrato. Lui, no. Quando tessuto di Cosa Nostra il micidiale fioso trovò, nella strage di Via Lazio
giarderie», e i comunisti, che li fu arrestato, il 15 gennaio del 1993, virus corleonese. Un virus rispetto del 10 dicembre 1969, il suo primo
prendono sul serio. Scuola di pen- aveva alle spalle una latitanza che si al quale il tessuto della mafia tradi- vero snodo.
siero, sia detto per inciso, che oggi protraeva da due decenni. Se si trat- zionale, quella dei palermitani, sa- Per eliminare un mafioso anarcoi-
trova parecchi proseliti all’intero tò di una latitanza dorata, di tutta rebbe presto risultata priva di valide de che non rispettava le regole, tal
dei vertici del Pdl; ma così va il comodità, o con parentesi di difficol- difese. Quella dei corleonesi è stata Michele Cavataio, entrarono in azio-
mondo. Tornando a Riina. tà, non lo sapremo mai. Sappiamo una lunga marcia di avvicinamento ne, fra gli altri, Totò Riina, Bernardo
Approfondimenti
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Per saperne di più
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MARTEDÌ
33
Informazione su Cosa Nostra Il video del processo 8 DICEMBRE
e organizzazioni criminali al boss 2009
La storia Le interviste
«STORIA DELLA MAFIA» dalle origini ai nostri giorni. «RIINA MI FECE I NOMI DI...» Intervista a Salvatore
Autore; Salvatore Lupo, per Donzelli editore. La mafia fa Cancemi di Giorgio Bongiovanni. Massari Editore. Le
affari, traffica, tratta con i politici. È un'organizzazione prefazioni sono a cura di Luca Tescaroli e Antonino Di
criminale ma non è solo «criminalità organizzata». Matteo.
Cronologia
L’uomo che ha voluto
la guerra contro lo Stato
È stato l’uomo che ha cambia-
to il volto della mafia e aperto
una guerra che ha portato migliaia
di morti. Ha voluto l’attacco allo Sta-
to fino alla strage di Capaci. Non si è
mai pentito.
Gli esordi
Nato a Corleone nel 1930 viene ini-
Da sinistra in senso orario il boss ziato alla carriera criminale dal po-
Bernardo Provenzano. Corleone
e la strage di Capaci nella quale, tente boss Luciano Liggio, che di-
il 23 maggio del 1992, venne venta capo dei corleonesi dopo
ucciso il giudice Giovanni averassassinato, nel '58, MicheleNa-
Falcone e gli uomini della scorta. varra. E che riconosce in lui, e nel ge-
Sopra la fotocopia del «papello»
consegnata da Ciancimino Jr ai mello diverso Bernardo Provenza-
pm. no, due promettenti picciotti.
Totò Riina dietro le sbarre
della gabbia numero 5 dell'aula
bunker di Firenze al processo
La scalata al potere
per gli attentati mafiosi del 1993. Neglianni60, insieme a Liggioe Pro-
A sinistra: gli avvocati Giovanni venzano, inizia la scalata al potere
Gualberto Pepi e Luca Cianferoni di Palermo. E quando Liggio viene
discutono con un altro difensore.
arrestato, nel '74, lo sostituisce dive-
nendo il boss dei boss corleonesi,
alias i viddani.
SICILIA/5
Salvatore Giuliano Storia di un bandito
Salvatore Giuliano
La leggenda del bandito
che trucidò i braccianti
a Portella della Ginestra
Da semplice contrabbandiere a capobanda della mafia. La parabola
dell’uomo che custodì i segreti dei potenti nell’immediato dopoguerra
Cronologia
La storia oscura
del re di Montelepre
Salvatore Giuliano (Montele-
pre, 16 novembre 1922 – Ca-
stelvetrano, 5 luglio 1950) è stato un
bandito e indipendentista siciliano,
Venne accusato della strage di Por-
tella della Ginestra.
Il separatismo
Foto d’archivio del bandito Sottostretto controllo della mafialo-
salvatore Giuliano. Da sinistra in cale Giuliano e i suoi si schierano a
senso orario un suo storico favoredel movimentoindipendenti-
ritratto, ancora Salvatore sta siciliano (Mis) che si va forman-
Giuliano insieme a Gaspare do immediatamente dopo lo sbar-
Pisciotta. La strage di Portella co degli alleati con l’obiettivo di fare
della Ginestra avvenuta il primo della Sicilia il 49˚ stato americano.
maggio del 1947.
La canea rossa
Quando Cosa Nostra siciliana deci-
de di abbandonare l’idea indipen-
dentista e si schiera con le forze av-
Il partito cattolico, che sarebbe ostacoli maggiori su questa via so- verse al crescente partito comuni-
divenuto in seguito il partito di go- no venuti dal ritardo e dall’incom-
Il libro verno, era ancora agli inizi ma pletezza che hanno caratterizzato
staancheGiuliano si mettea disposi-
zione della causa. In una lettera che
Morte di un capobanda avrebbe sostituito i separatisti do- la pubblicazione dei documenti re- spedisce all’allora presidente Usa
e dei suoi luogotenenti po l’approvazione della repubblica lativi alle vicende di quegli anni. Harry Truman scrive di voler dare il
nel referendum istituzionale del 2 Come si è accennato, la stessa suo contributo per sconfiggere la
giugno 1946. Commissione non ha trovato in canea rossa.
La parabola di Giuliano e della questo settore la necessaria colla-
sua banda si sarebbe conclusa alcu- borazione delle autorità governati- Portella della Ginestra
ni anni dopo il 5 luglio 1950 quan- ve e non è stata messa in grado di Il 1˚maggio 1947 a Portella della Gi-
do il bandito, ormai abbandonato approfondire fino in fondo il rap- nestra vengono assassinate 11 per-
dai suoi seguaci, sarebbe stato ucci- porto tra mafia e banditismo». sone e ferite 27. Dell’eccidio viene
so di notte in circostanze assai oscu- Sul piano del giudizio storico, immediatamente accusato Giulia-
re nel paese di Castelvetrano men- pur nella impossibilità di ricostrui- no ma anni di studio di documenti
tre era in corso il suo ultimo tentati- re tutti i particolari, è evidente che storici resi accessibili solo di recente
vo di raggiungere la salvezza e la alla uccisione notturna del bandi- hanno dimostrato che il bandito
libertà espatriando negli Stati Uni- to collaborarono la mafia e le forze non agì da solo. Altri gruppi di fuoco
ti. dell’ordine. composti anche da uomini ricondu-
SALVATORE GIULIANO Gaspare Pisciotta, il luogotenen- cibili alla Decima mas avrebbero
MORTE DI UN CAPOBANDA La relazione di maggioranza te di Giuliano, ebbe sicuramente sparato sulla folla inerme.
GIUSEPPE CASARRUBEA, Ed. FRANCO ANGELI della commissione parlamentare parte nella vicenda finale, anche
dell’on. Luigi Carraro esaminò nel se non si può sostenere che la sua Tragico epilogo
Questo libro racconta la tragica 1976 le tre diverse versioni che era- confessione, cioè di aver ucciso da Il mito reso celebre da un articolo
fine di Salvatore Giuliano, Gaspare Pi- no state avanzate per spiegare solo Giuliano rispecchiasse effetti- pubblicato sulla rivista “Life” a firma
sciotta e Salvatore Ferreri, personag- quella morte e concluse con alcu- vamente la realtà. del giornalista Mike Stern dal titolo
gi che erano stati in rapporti con alti ne frasi problematiche che vale la Ma Pisciotta conosceva il segre- “il re di Montelepre” finirà in una mi-
esponenti del mondo politico che ave- pena riprodurre: «La Commissio- to di quella morte e non a caso ven- steriosa sparatoria con i carabinieri
vano partecipato alle attività eversive ne non ha potuto reperire sul pun- ne ucciso in carcere qualche anno nel 1950. A tradirlo il cugino Pisciot-
(1947). Emergono responsabilità mai to nuovi elementi di prova che ser- dopo perché non potesse cambia- ta che non appena fu sul punto di
prima accertate. Giuliano, aderente al vissero a chiarire, in tutti i suoi par- re la versione data all’inizio che co- parlare con il procuratore Scaglione
Fronteantibolscevico, finanziatodiret- ticolari, le vicende che portarono priva con ogni probabilità la re- venne avvelenato con un caffè alla
tamente dagli Americani e dalla Cia. all’eliminazione di Giuliano. Gli sponsabilità di altri. ❖ stricnina.
GIOVEDÌ
35
10 DICEMBRE
2009
AFFARI/6
Giuseppe Fava Un uomo scomodo
AFFARI/6
L’allarme
«PRIMA CHE VI UCCIDANO» Di
Giuseppe Fava con prefazione di
Roberto Saviano. È la denuncia
della presenza mafiosa in Sicilia.
no fino alla sua morte: chi erano nari di provincia. Viceversa, senza
davvero quei quattro imprenditori la compiacenza di certi uomini d’af-
Il ricordo catanesi, così gagliardi e impuniti fari, i mafiosi sarebbero rimasti «pe-
da poter confessare di essersi divisi ri incritati», scarpe sporche di fan-
CLAUDIO FAVA
a tavolino tutti gli appalti dell’iso- go, come diceva di sé e dei suoi Totò
la? Cos’era che li legava alle cosche Riina. Senza porte spalancate per
otremmo metterla così, di Cosa Nostra, un semplice patto far fruttare nelle banche e nei can-
Gli esordi
Nasce a Palazzolo Acreide (Sr) nel
1925 e nel ’43 si trasferisce a Catania
dovesilaurea ingiurisprudenzae side-
dica al giornalismo. Scrive su diverse
testate locali e nazionali e la sua perso-
nalitàecletticaglipermettedioccupar-
si di cinema, sport, teatro e mafia. So-
no sue le leggendarie interviste ai capi
storiciCalogeroVizzini e GencoRusso.
La carriera artistica
Da sinistra in senso orario: la Collabora con la Domenica del Corrie-
prima pagina de I Siciliani; una re e il Tempo illustrato, per anni è ca-
foto d’archivio del boss Nitto pocronista del quotidiano catanese
Santapaola; l’agguato a Espresso Sera. Nel ’70, è candidato al-
Giuseppe Fava la sera del 5 la direzione del giornale, ma il suo edi-
gennaio 1984; l’imprenditore tore Mario Ciancio non lo nomina. Si
siciliano Carmelo Costanzo: al trasferisce così a Roma dove conduce
matrimonio di un suo nipote a Radio Rai, Voi e io. Scrive per il Tem-
esibiva tra i propri invitati il po e il Corriere della Sera, mentre se-
capomafia Nitto Santapaola; gue la sceneggiatura di alcune sue
giovani con il pugno chiuso ai opere teatrali.
funerali di Giuseppe Fava
L’impegno civile
Nell’‘80 rientra a Catania a dirigere il
Giornale del Sud, scritto da giovani
giornalisticomesuofiglioClaudio,Ric-
se?». se accadendo nelle vene aperte del- cardo Orioles e altri. Descrive la guer-
La risposta la forniranno, negli la società siciliana, c’era il raffinato
Il libro anni a venire, mezza dozzina di in- pragmatismo di quelli come Miche-
radi mafia, lalottaintestina tra i Santa-
paola e i Ferlito. Denuncia il traffico di
La criminalità organizzata chieste giudiziarie. Carmelo Co- langelo Russo, profeta con vent’an- droga e i rapporti tra mafia e politica.
nei circuiti dell’economia stanzo, ottava impresa italiana nel ni d’anticipo dell’infelice battuta Si schiera anche contro l’installazione
settore delle costruzioni, quello del del ministro Lunardi (“I Siciliani dei missili Cruise a Comiso. Il suo gior-
banchetto di matrimonio con Nitto nalismo fatto di verità, etica della pro-
Santapaola ospite d’onore, era or- fessione, senso di giustizia si scontre-
ganicamente affiliato a Cosa No- Foto simboliche rà con il “potere” e per questo verrà
stra. Gaetano Graci, il più risoluto, Farsi ritrarre accanto a licenziato.
potente e rispettato banchiere del un capomafia era un
sud, ospitava i summit delle cosche L’omicidio
catanesi nei suoi uffici di Catania. simbolo di potere Nell’82 fonda I Siciliani. L’inchiesta
Mario Rendo appuntava sulla sua principale del giornale è quella sui Ca-
agenda il nuovo organigramma del- con la mafia debbono imparare a valieri delLavoro di Catania,uncorag-
MAFIA PULITA la Repubblica: questore: spostare! conviverci…”). Oggi a capo della gioso atto d’accusa contro i maggiori
ELIO VELTRI E ANTONIO LAUDATI Prefetto: trasferire! Procuratore: confindustria siciliana c’è un signo- imprenditoridel Sud,che accende l’at-
EDIZIONE LONGANESI promuovere! re, Ivan Lo Bello, che ha deciso di tenzionesullacittà.Il5 gennaio‘84vie-
buttar fuori dall’associazione gli im- neucciso a Catania.Nel2003 laCassa-
Nel libro di Elio Veltri e Antonio Ecco: la storia del rapporto tra prenditori che non denunziano gli zione conferma la condanna all’erga-
Laudati i meccanismi di infiltrazione mafia e affari è un lungo censimen- estorsori. Un altro mondo, un altro stoloperNitto Santapaola eAldo Erco-
delle mafie nel tessuto economico e to di sottovalutazioni, ritardi, op- tempo: eppure è la stessa terra. lano, come mandante ed esecutore
sociale del villaggio globale. Raccon- portunismi, silenzi. Anche da sini- Che ogni tanto, bontà nostra, ritro- del delitto. A Maurizio Avola vengono
tati attraversocinque storie avvincen- stra. Mentre qualcuno provava a va la forza per raddrizzare la schie- inflitti 7 anni con lo sconto di pena per
ti come le sceneggiature di un film. comprendere e a spiegare cosa stes- na.❖ la sua collaborazione.
MARTEDÌ
31
15 DICEMBRE
2009
POLITICA/7
Pio La Torre, un eroe contadino
La storia
Un eroe contadino
Il reato di essere mafioso
Così la legge La Torre
ha cambiato le regole
L’infanzia poverissima, gli studi quasi di nascosto, il rapporto difficile con il Pci
È grazie a lui se giudici come Falcone hanno avuto strumenti per combattere
La vita Le origini
«PIO LA TORRE, UNA VITA PER LA POLITICA ATTRAVERSO I DO- «UN COMUNISTA ROMANTICO» Cesare Simoneper Edi-
CUMENTI» Il libro è di Domenico Rizzo, editore Rubet- tori Riuniti. Pio La Torre nasce il 24 dicembre 1927 da una
tino. Rizzo - che di La Torre fu amico personale - mette famiglia contadina di Altarello di Baida, una borgata di
insieme un ritratto finalmente completo della vita Palermo. Organizzando l’occupazione delle terre nel 1950
Cronologia
Tutta una vita
dedicata ai più deboli
Una vita dedicata ai più debo-
li quella di Pio La Torre. Nato
nel 1927 ad Altorello di Baida, una
borgata di Palermo, da una famiglia
di contadini poveri, nell’autunno del
1945 si iscrisse al Partito comunista.
Le lotte contadine
Nel 1945 si iscrive al Pci e partecipa
alle lotte contadine. Due annipiù tar-
di è nel Consiglio federale che inizia
l’occupazione delle terre e nel ’50
guidaun corteodibraccianti a Bisac-
quino. Quando vengono circondati
dalla polizia tenta inutilmente di fre-
nare la repressione e viene ingiusta-
Da sinistra in senso orario: Pio La mente arrestato.
Torre a una manifestazione del
Pci. Tra gli occupanti di terre Il carcere
incolte a Palermo. Quattro aprile In carcere rimane fino al 23 agosto
1982, manifestazione per la pace del ’51 ed esce dopo dopo 17 mesi di
contro installazione missili detenzione.Un periodo duro duran-
Cruise. Secondo secondo La te il quale la moglie partorisce il pri-
Torre rappresentavano una mo dei due figli, Filippo.
minaccia per la pace
Il Parlamento
La carriera politica prosegue: nel
’62 è segretario regionale del Pci e
ne avevano scelto la Dc è motivo suf- strati di Palermo: Giovanni Falcone nel ’72 è eletto al Parlamento, dove
ficiente per sostituirlo. e Paolo Borsellino. Il 31 marzo
Il libro Non è però la fine del giovane di- 1980 deposita alla Camera dei de-
resterà per tre legislature. Tra gli in-
carichi più importanti quello di
Le sfide al potere rigente che anzi, trasferito a Roma, putati la proposta di legge 1581 che membro della Commissione Anti-
nella terra dei boss dove diventa deputato nazionale e contiene l'articolo 416 bis. Associa- mafia.
membro della commissione antima- zione mafiosa. Intatto Palermo è ter-
fia, escogita il piano e gli strumenti rorizzata da continui omicidi so- La sfida alla mafia
per assestare un colpo micidiale al prattutto di uomini delle istituzio- Nel ’76, insieme al giudice Terrano-
potere politico, mafioso e imprendi- ni. va, scrive la relazione di minoranza
toriale che si sta ramificando nel che mette in luce i rapporti tra mafia
nord d'Italia e all'estero. Le mano- Pio sente il richiamo della sua epolitica, contanto dinomi e cogno-
vre di Sindona e le sue collusioni po- terra. Sa anche che se non sarà lui a mi. Al documento aggiunge una
litiche non sono sfuggite all'occhio tenere alta l'attenzione la sua legge proposta di legge per introdurre nel
attento di La Torre. All'inizio non è resterà chiusa in un cassetto. Torna codice penale il 416bis. Un affronto
che un'idea di cui mette a conoscen- a Palermo dopo aver incassato l'assi- che la mafia non gli perdonerà.
za solo il giornalista Alfonso Ma- curazione del prossimo trasferimen-
deo, uno dei suoi amici più fidati, to del generale dalla Chiesa. Insie- La morte
poi comincia a svilupparla. «Ai ma- me, aveva detto il generale, nel giro Nel 1981 torna in Sicilia come segre-
PIO LA TORRE, UNA STORIA ITALIANA fiosi bisogna togliergli i "piccioli". Bi- di due anni, avrebbero fatto le cose tario regionale del Pci. Si batte con-
GIUSEPPE BASCIETTO CLAUDIO CAMARCA sogna permettere le indagini banca- più importanti. La Cupola mafiosa tro l’installazione dei missili a Comi-
ALIBERTI EDITORE rie... ma manca ancora qualcosa. e la cupola politico-imprenditoriale so. Il 30 aprile del 1982 viene assassi-
Oggi il mafioso viene perseguito so- non intendono correre questo ri- nato da CosaNostra assiemea Rosa-
Pio La Torre, una storia italiana, lo se si accerta un reato… capovol- schio. E uno dopo l'altro Pio La Tor- rio Di Salvo. Dopo la sua morte vie-
Aliberti Editore. Il racconto appassio- giamo il fronte. Perché non provare re e il generale Carlo Alberto dalla ne approvata la legge Rognoni-La
nato della straordinaria vita di Pio La a considerare reato l'essere mafio- Chiesa vengono uccisi dal gruppo Torre, che introduce nel codice pe-
Torre. Un politico trasparente e un uo- so?». È una rivoluzione. Così si può di fuoco dei corleonesi. nale il reato di associazione mafiosa
mo coraggioso che non ebbe paura colpire anche chi la mafia la proteg- La legge Rognoni-La Torre verrà e la confisca dei beni. Solo nel 2007
di sfidare la mafia nelle sue collusioni ge e la fiancheggia. approvata dopo la morte di entram- la Corte d’Assise di Palermo emette
con il potere politico ed economico Pio comincia a lavorare sulla leg- bi, mentre per ottenere la confisca e l’ultima di una serie di sentenze con-
promuovendo la legge che colpisce ge che porterà il suo nome e per la le destinazione sociale dei beni ma- tro gli esecutori. È rimasta irrisolta
l'associazionemafiosaeisuoi beni ille- definizione tecnica si affida alla col- fiosi si dovrà attendere la raccolta la ricerca di mandanti esterni di ma-
citi. laborazione di due giovani magi- di firme di Libera nel 1996. ❖ trice diversa da quella mafiosa.
MERCOLEDÌ
25
16 DICEMBRE
2009
SOLITUDINE/8
Rita Atria Anni 90: un’adolescente contro la mafia
N
ascere diversi, crescere contro,
sentirsi per istinto alieni in casa
propria. Non capire la logica di
tuo padre, la scelta di un fratello,
il silenzio di tua madre. Chiudersi quindi,
dare forse un segno di insofferenza con
qualche intemperanza adolescenziale, ma
nulla più. E se sei donna in terra di mafia, di
voler essere diversa non lo puoi nemmeno
pensare. Non una parola di troppo, neppu-
re uno sguardo sollevato accidentalmente,
nessuno con cui confidarti. Perché anche
se ci fosse quel qualcuno, e non sempre c’è,
sarebbe un rischio. Alla fine ti trovi con
un’unica compagna: la tua solitudine.
Esiste però nel profondo dell’anima un
senso del limite alla sopportazione. Nessu-
na cultura lo può davvero reprimere e, di
solito, è il dolore a marcarlo. Rifiuto del ma-
le, ribellione alla morte danno il coraggio
di rompere con il passato, con il proprio am-
biente e persino con la propria famiglia.
Ma non si può rompere con la solitudine.
Anzi, queste scelte l’accentuano.
Poi succede di trovare gli occhi giusti. Ac-
cade quando gli occhi che hanno visto la
paura incontrano quelli che hanno saputo
vincerla. E la mano tremante incontra la
mano ferma. È quanto è successo a Rita
Atria con Paolo Borsellino. È allora che si
avverte come possibile la vittoria sulla soli-
tudine.
La possiamo avvertire in tanti questa pos-
Tra le prime testimoni di giustizia sibilità leggendo la storia di quella ragazza
TESTIMONE DI GIUSTIZIA Non era una pentita di mafia, non aveva infatti mai commesso alcun e di quel giudice. Una storia da raccontare
reato di cui pentirsi, Rita Atria. Per questo la sua collaborazione assume un valore ancora più alto e nelle scuole, da diffondere con i libri, i gior-
correttamente ci si riferisce a lei come "testimone di giustizia", figura questa che è stata legislativa- nali, le tv. Perché sconfiggere la solitudine
mente riconosciuta con la legge 13/2/2001 n. 45. Nel 2007 Veronica D'Agostino ha impersonato Rita significa anche sconfiggere la sete di ven-
nel film «La siciliana ribelle» del regista Marco Amenta. detta.❖
26 MERCOLEDÌ
16 DICEMBRE
2009
R
ita se n'è andata via una piana dilagava a distendere i tratti
domenica pomeriggio, del volto, che erano quelli di una ra-
volando giù dalla finestra gazzina, ma induriti, e stanchi. Mi
incontro alla sua morte. hanno detto - e ancora si stupivano
Che l' abbia scelto non toglie nulla a ricordarlo - che sembrava diventa-
al fatto che il suo nome vada scritto re a mano a mano felice. Eppure, ine-
nella stessa lista delle vittime di via vitabilmente, si consegnava ad un'
D'Amelio. Rita Atria è morta infatti
lì, su quel tritolo, insieme a Paolo e
esistenza segnata dalla necessità di
nascondersi.
La nostra memoria
Rita Atria
agli altri. Perché lì finiva la sua spe- Chi vive così deve scolorire se stes-
ranza. Che abbia ancora respirato, so. Nessuno deve ricordare di averti
pianto, mangiato, bevuto, parlato incontrato, né riconoscerti, né avere
per la settimana successiva all'at- la curiosità di sapere di te. Devi esse-
Che a 17 anni
tentato non significa e non aggiun- re insignificante, e anonimo, mesco-
ge nulla.
Viveva nascosta per sfuggire al-
la morte, e ci vuole un gran fegato, Le sue parole
e una gran voglia di vivere, per «Dopo avere sconfitto la
sfidò la mafia
campare così. Ma non la voglia di mafia dentro di te, puoi
una vita qualunque.
Amava la sua, fatta di coraggio, combattere la mafia...»
di ribellione, di onestà. Diciassette
anni e la forza di una montagna. lato a mille altri, da mille altri indi-
Contro tutti. Contro sua madre, stinguibile. Ma Rita entrava nella li-
contro sua sorella. Cioè anche con- bertà, perché era la libertà di dentro La sua tomba è rimasta senza nome, lo sfregio
tro se stessa, figlia di quella madre, a comandare, per lei. delle cosche. Il suicidio 7 giorni dopo via D’Amelio
e di quel padre mafioso ucciso dal- S'andava liberando l'anima,
la mafia, sorella di Nicola, mafioso s'apriva - nuova - una vita. Che ave-
pure lui, e pure lui ucciso. Perché, va una sola condizione, e cioè la spe-
come diceva, «prima di combatte- ranza. Che non fosse tutto inutile.
C
re la mafia devi farti un auto-esa- Che ci fosse un senso. Per questo è ’è un cimitero, in Italia,
me di coscienza e poi, dopo avere morta in via D'Amelio insieme a Pao- che ospita una tomba an-
sconfitto la mafia dentro di te, puoi lo Borsellino. Perché lì è morta la
La storia cora senza nome. Non per-
combattere la mafia che c'è nel gi- speranza di Rita, lì ha smarrito il sen- ché non si sappia chi è se-
LUIGI CIOTTI
ro dei tuoi amici...». so. Era troppo grande l'anima sua polto, ma perché non si vuole che
Non le tremava né il cuore, né la per una vita piccola. Per questo se un nome, quello di Rita Atria, abbia
voce quando raccontava ai magi- n'è volata via. la dignità della memoria, del lega-
Per saperne di più
www.antimafiaduemila.com
Per non dimenticare
www.unita.it
MERCOLEDÌ
27
Un sito ricco di notizie e di Il sito dedicato alla ragazza 16 DICEMBRE
partecipazione democratica www.ritaatria.it 2009
RIBELLIONE/9
Peppino Impastato L’eroe dei «cento passi»
L
a ribellione è la «reazione a uno stato di
esasperata soggezione o costrizione,
capace di tradursi in aperta rivolta ar-
mata (la ribellione di un popolo; con-
tro le forze dell'ordine), in un deciso rifiuto all'
obbedienza ( ai genitori, alla disciplina)» - Voca-
bolario Devoto- Oli .
In Sicilia, una ribellione sociale, di massa,
persino di popolo, pur se non sfociata in rivolta
armata, c’era già stata: l’occupazione delle ter-
re nell’immediato dopoguerra. Ribellione paci-
fica, quanto alle intenzioni dei partecipanti; sof-
focata nel sangue, quanto al volere dei mafiosi
e degli agrari. Ma ribellione. La posta, per mi-
gliaia di braccianti, fu rappresentata dalla possi-
bilità di lavorare nonostante i latifondisti assen-
teisti. E tenere accesa questa speranza, di per
sè, determinava quel rifiuto di una “esasperata
soggezione”, anch’esso contemplato dai dizio-
nari. Esasperata soggezione e, si potrebbe ag-
giungere nel caso Sicilia, anche atavica, quasi
ancestrale.
Quanto al rifiuto all’obbedienza di genitori
mafiosi, prima che muovesse la tragica epopea
di Peppino Impastato, le cronache non ne parla-
no. E non ne parlano perché non avrebbero nul-
la da dire. Magari ci saranno stati episodi passa-
ti sotto silenzio, rari gesti di insubordinazione,
“sciarre” (liti) familiari, ma della durata di un
mattino; niente a che vedere con quella costan-
te ribellione individuale di Peppino Impastato
che si tradusse presto in qualcosa di assai più
alto. Se il padre era mafioso, alla madre, Feli-
cia, quel mondo faceva schifo; e si leggano le
pagine di Dacia Maraini (Sulla Mafia, Giulio
La simulazione di un attentato terroristico Perrone editore), per capire quanto sia centrale
LA LUNGA ATTESA Sono occorsi anni prima che emergesse la verità sull’omicidio di Peppino la figura femminile nel contesto mafioso. Il ‘68,
Impastato (Cinisi 5 gennaio 1948 - 9 maggio 1978). Fu assassinato il giorno in cui l’Italia inorridiva per il l’adesione a gruppi di estrema sinistra, la lettu-
ritrovamentodel cadavere di Aldo Moro.I killertentarono di farlo apparire come l’autore di un attenta- ra spasmodica di testi che a Cinisi non leggeva
to: il corpo dilaniato da una carica di tritolo fu gettato sui binari della ferrovia. Solo nel 1984, grazie a nessuno, il sentirsi parte di un’altra storia fece-
una indagine avviata dal giudice Rocco Chinnici, si capì che si era trattato di un delitto di mafia. ro il resto. ❖
32 GIOVEDÌ
17 DICEMBRE
2009
R
ibelli si nasce o si diven- sua fermezza lo aveva dato quando zi cominciarono ad organizzarsi
ta? La rivoluzione salta Luigi era stato sorpreso da un mari- con un giornale, L'Idea socialista,
in aria con cinque chili di to geloso e costretto a scappare in una novità per un paese cultural-
tritolo, in una tiepida not- mutande: Felicia lo aveva lasciato, mente stagnante: ciclostile, matri-
te di primavera, lasciando in giro aveva portato con sé i bambini ed ce, inchiostro, carta, spillatrice e di- pravviveva con quel po’, abiti, libri,
minutissimi frammenti, oppure è era andata ad abitare a casa di suo stribuzione gratuita: inchieste sulla vestiti, che sua madre gli portava di
qualcosa che ti accompagna dove fratello: solo due mesi dopo, grazie difficoltà dei rapporti interpersona- nascosto. Maturavano altre cose: la
ci sono ingiustizie da sanare, vio- alla mediazione di Cesare Manzel- li, un dirompente servizio di Peppi- scellerata scelta di costruire un aero-
lenze, tirannie, miseria? E Peppi- la, si era decisa a tornare. Qualche no: «La mafia è una montagna di porto civile per Palermo su una stri-
no Impastato è nato “diverso” in anno prima aveva perso un figlio merda», denunce sull’assenza di scia di terra tra le montagne e il ma-
un paese mafioso come Cinisi o lo per una sospetta meningite e, te- strutture sportive, vignette, poesie re aveva reso necessaria la costruzio-
è diventato a causa di cattive amici- mendo che Peppino potesse essere ed altro, fino a quando il sindaco ne di una terza pista trasversale, per
zie, di cattivi maestri, di letture contagiato, lo aveva affidato a sua non denunciò la redazione priva di evitare pericolosi vuoti d’aria nelle
sbagliate? È diventato così perché un direttore responsabile. Il proces- giornate di scirocco. A Cinisi si era
aveva una madre come Felicia, ri- so si concluse con una multa e fu il costituito un consorzio di espro-
belle, o perché era costretto a subi- La madre ribelle primo contatto di Peppino con un tri- priandi che chiedevano il pagamen-
re le violenze del padre Luigi che, Felicia lasciò la casa bunale. Se il Pci aveva come punto to anticipato delle terre, per compra-
come scrive lui stesso, «voleva im- assieme ai figli dopo un di riferimento Mosca, il Psiup guar- re qualche altro luogo dove conti-
porgli il suo codice comportamen- dava con più attenzione a Pechino e nuare a lavorare. Fu quello il battesi-
tale». tradimento del marito all’esperienza della rivoluzione cul- mo di fuoco nell’attività sociale di
Luigi apparteneva a una fami- turale. A Cinisi circolava molto ma- Peppino. Assemblee con i contadi-
glia storicamente mafiosa, era sta- sorella Fara e a suo fratello Matteo, teriale filocinese, soprattutto gli ni, cortei, comizi, manifestazioni in
to al confino, aveva rafforzato il un socialista che lasciò una forte im- scritti di Mao. piazza o per strada lo portarono al
suo prestigio quando il capomafia pronta nell’educazione di Peppino. contatto con le mitiche “masse” e a
Cesare Manzella, che passava per Gli anni ‘60 furono brutti: nel Intanto si consumava una dramma- scontrarsi con la violenza del pote-
un benefattore, aveva sposato sua 1963 Cesare Manzella, in combutta tica lacerazione tra Peppino e suo re. Furono calpestate tutte le norme
sorella: non esercitava un ruolo di con il clan dei corleonesi di Luciano padre: non era questo il figlio che previste per gli espropri e si verificò
primo piano, ma era “ntisu”, ascol- Liggio, diverse volte ospite a casa Luigi voleva, meno che mai un co- una vera e propria occupazione mili-
tato. Portava per mano il piccolo sua, e con la cosca dei Greco di Cia- munista. Si arrivò alla rottura e Lui- tare con cariche di polizia, arresti,
Peppino a tutte le manifestazioni culli, era saltato in aria con la sua gi buttò fuori di casa il figlio ribelle, sventramento delle case dove abita-
in cui erano presenti i mafiosi e “Giulietta” e Luigi, per precauzione per dare una dimostrazione al pae- vano i contadini, processi , condan-
contava di farne il suo erede in tut- si era “cantiatu”, nascosto e aveva se e ai suoi amici. Peppino trovò un ne, valutazione irrisoria dei terreni
ti i sensi. accompagnato la famiglia a Contes- garage in affitto che divenne sede e pagamento dopo quattro o cinque
Felicia apparteneva a una fami- sa Entellina, dove viveva un fratel- del «Circolo Che Guevara»: vi cam- anni, in pratica la distruzione del-
glia benestante: aveva fatto parla- lo, soprannominato “Sputafuoco”, peggiavano quattro grandi manife- l’economia agricola di Cinisi.
re di sé quando, una settimana pri- gabellotto dell’onorevole Pecoraro. sti di Marx, Engels, Mao e Stalin. So- Dopo questi fatti maturò la defini-
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GIOVEDÌ
33
Un sito ricco di notizie e di Gli articoli, le poesie e anche 17 DICEMBRE
documenti su Cosa Nostra la voce di Peppino Impastato 2009
Cronologia
Ucciso lo stesso giorno
dell’assassinio di Moro
Giuseppe Impastato (Cinisi, 5
gennaio 1948 - 9 maggio
1978) è stato un giornalista, politico
e artista. Venne ammazzato dalla
mafia perché faceva nomi e cogno-
mi in una Cinisi sorda, cieca e muta.
Le denunce
Peppino Impastato nasce in una fa-
miglia di mafia. Il padre, Luigi Impa-
stato, era strettamente legato a Co-
sa Nostra attraverso suo cognato,
Cesare Manzella, un boss di prima-
riagrandezzache, neglianni Sessan-
ta, aveva giocato un ruolo chiave
nell’avvio del traffico di droga con
Da sinistra, in alto, in senso gli Stati Uniti. Peppino rifiutò fin da
orario: la madre di Peppino ragazzo quel mondo.
Impastato con un ritratto del
figlio; il giorno dei funerali di Radio Aut
Peppino; l’ex sede di Radio Out
durante una manifestazione per La rottura dei rapporti col padre è la
ricordarlo; una foto d’archivo di conseguenza quasi necessaria della
Peppino sua diversa concezione del mondo.
Viene cacciato di casa e, nel 1977,
fonda Radio Aut, un’emittente libe-
ra autofinanziata. Nella trasmissio-
ne «Onda Pazza» denuncia le conni-
venze e gli affari dei mafiosi di Cinisi
tiva rottura col Pci, che aveva abban- giovani che ne facevano parte si de- e Terrasini. Il bersaglio preferito è
donato la lotta già da tempo, perché dicavano a tutto, dai cineforum ai don Tano Badalamenti, sopranno-
Il libro l'aeroporto si “doveva” fare. Le scel- dibattiti sulla repressione sessuale, minato Tano seduto, l’erede di Cesa-
La battaglia di una madre te di Peppino si orientarono prima sull’uso delle droghe, sul nucleare, reManzella nonché amicodi suo pa-
e la «mafia domestica» verso la Lega dei Comunisti e poi alla ridicolizzazione degli atteggia- dre Luigi.
verso il Pcdi ml, uno strano partito menti e delle usanze della borghe-
filocinese che chiamava quelli del sia. L’ultimo passaggio della sua vi- L’omicidio
Pci “revisionisti” e professava una ta fu Radio Aut, costruita con poveri È un destino segnato quello di Pep-
convinta ortodossia marxista legata mezzi, ma efficace nel denunciare pino Impastato. Il 9 maggio 1978
al principio della rivoluzione come gli intrecci tra mafiosi e politici e le mentre l'Italia è sotto choc per il ri-
momento indispensabile per costru- loro speculazioni. Peppino era tor- trovamento del corpo senza vita
ire una società comunista. In quel nato alla ribellione iniziale, quella del presidente della Dc Aldo Moro,
partito rimase poco meno di un an- Peppino viene ucciso, dilaniato da
no e poi fu espulso per indisciplina. una bomba piazzata sulla ferrovia
Scoppiava il ‘68 e fu un’ubriacatura Omicidio e depistaggio Palermo-Trapani cinque giorni pri-
di idee, novità, letture, proposte, Lo uccisero e tentarono ma della sua elezione a consigliere
comunale.
scelte, azioni. “L'uomo a una dimen- di farlo passare per un
sione” di Marcuse o “Ribellarsi è giu-
LA MAFIA IN CASA MIA sto”, di Sartre e Gavi erano letture terrorista o un folle La vicenda giudiziaria
FELICIA BARTOLOTTA IMPASTATO pressoché obbligatorie, ma Peppino Inizialmente le indagini parlano di
LA LUNA comprava altri libri pagandoli a ra- contro suo padre, mafioso, che ades- attentato terroristico e in seguito di
te. so era sostituito da Tano Badala- suicidio. Dopo due archiviazioni
Intervistata da Anna Puglisi e menti, boss assoluto del territorio e (1984 e 1992), a vent’anni dall'omici-
Umberto Sannino, Felicia Bartolotta Nel 1972 La candidatura di Valpre- non solo. Fu questo che non gli ven- dio, il 15 dicembre 1998 si tiene la pri-
Impastato racconta di sé, dei figli, del da nelle liste del “Manifesto” rappre- ne perdonato, di avere rotto un codi- ma udienza del processo.
marito, dell’ambiente familiare e pae- sentò un forte momento d’impegno ce, di non essere organico al sistema Il 5 marzo 2001 la Corte di Assise
sano di diffusa e solida mafiosità, del- e, ancor più, qualche anno dopo, la dominante, di non avere avuto ri- condanna Vito Palazzolo a 30 anni
l’attività politica di Giuseppe. Ne risul- creazione del circolo “Musica e cul- spetto per i potenti e di averli ridico- direclusione e l’11 aprile2002 la Cor-
ta una figura di donna diversa da ogni tura”, che fu un esaltante momento lizzati pubblicamente. E la strategia te di Assise di Palermo infligge a Ga-
archetipo di madre mediterranea in legato, da una parte, alle idee del del suo delitto fu quella di farlo pas- etanoBadalamentilapena dell'erga-
lutto, di madre eroica. Un documento movimento del ‘77, dall’altra anco- sare per un terrorista, per un suici- stolo come mandante dell’assassi-
non comune. rata a Lotta Continua. I duecento da, comunque per un folle.❖ nio di Peppino Impastato.
MARTEDÌ
29
22 DICEMBRE
2009
PADRINO/10
Stefano Bontate Il principe di Villagrazia
PADRINO/10
TRENT’ANNI DI MAFIA La storia
di Cosa Nostra raccontata per Rizzoli
da Saverio Lodato, un giornalista
che ha conosciuto i protagonisti: da
Falcone, a Dalla Chiesa a Buscetta.
Q
uello che poi sarà noto Alla sua qualifica di capomanda- di eroina che, negli anni Settanta,
non soltanto negli am- mento e componente del vertice di fioriscono in Sicilia dopo che i mafio-
bienti mafiosi come «Il Cosa Nostra aggiunge a un certo si isolani hanno sostituito i marsi-
principe di Villagrazia» punto l’iniziazione massonica in gliesi nelle grandi correnti del traffi-
è il figlio maggiore di un capoma- una loggia segreta detta “Loggia dei co intercontinentale di stupefacen-
fia, Francesco Paolo Bontate, det- 300” che aveva al suo interno perso- ti.
to “don Paolino Bontà”, che si af- naggi di rilievo nella Palermo degli
ferma nell’immediato dopoguerra anni Sessanta e Settanta. Isuoi rapporti con il mondo finan-
e accumula ricchezze e reputazio- Grazie alla presenza nella masso- ziario non solo siciliano, ma nazio-
ne negli ambienti del partito catto- neria siciliana, Bontate avvicina nale e, soprattutto milanese con la
lico siciliano. con ancor maggior facilità perso- presenza di Sindona e dei suoi amici
Stefano Bontate (noto anche, in naggi politici di grande rilievo loca- (tra cui figura a un certo punto Sil- nio del giornalista Mauro de Mauro
alcuni documenti, come Bontade) le ma anche nazionale come Salvo vio Berlusconi con le sue imprese che, otto anni dopo l’attentato, ave-
eredita i beni del padre e quelli e in edili), crescono notevolmente negli va incominciato a indagare proprio
più quelli dello zio Mommino che, anni Settanta. Nello stesso tempo, sull'attentato Mattei.
morendo diabetico, grato delle cu- Poliglotta e viaggiatore Bontate consolida i suoi rapporti In un contesto di crescente in-
re che gli ha prestato, lascia al nipo- Parlava inglese con la corrente andreottiana della fluenza politica e mafiosa, Bontate
te tutto il suo patrimonio. e francese. Allevava Democrazia cristiana siciliana e con riesce a ricostituire nel 1975 un go-
Rampollo d’oro, sposa una don- i suoi referenti americani. verno unitario di Cosa Nostra che lo
na dell’alta borghesia siciliana, cavalli. Girava il mondo Sicchè, a un certo punto, si trova vede alleato con con Riina, leader
Margherita Teres, e si dedica agli indiziato per la tragica fine del presi- militare dei corleonesi, e con Tano
sport di moda, come il tennis e l'al- Lima e l'assessore, poi sindaco di Pa- dente dell’Eni Enrico Mattei (risa- Badalamenti prima che si scateni la
levamento di cani e di cavalli, fre- lermo, Vito Ciancimino. Crea, a po- lenti all’ottobre del 1962). Un so- seconda guerra di mafia. Alla «Com-
quenta gli ambienti sociali altolo- co a poco, un articolato sistema di spetto che non avrà seguito. e che fu missione» sarebbe spettato il coman-
cati e personaggi quali il conte Cas- potere che si avvale di un grande un originato dall’importante ruolo rive- do dell’intera costellazione mafio-
sina, il principe Vanni Calvello di numero di prestanome e di società stito nella vicenda dal capomafia sa, comando da esercitare attraver-
San Vincenzo e Marianello Gutier- di comodo che vincono con facilità Giuseppe Di Cristina, suo amico fra- so riunioni periodiche e una sparti-
rez Spatafora. Parla francese e in- tutti gli appalti pubblici nel campo terno e seguace, e anche dai suoi zione ragionevole dei profitti legati
glese e a Palermo frequenta con la dell’edilizia, e della relativa specula- rapporti stretti con i servizi segreti alla droga, alle armi e agli appalti.
moglie i salotti borghesi più ambi- zione, e delle attività commerciali, degli Usa, legati a loro volta alle Ma la tregua durò poco. Sia a cau-
ti, accolto dovunque come un uo- col conseguente riciclaggio del de- grandi compagnie petrolifere ameri- sa delle crescenti richieste dei corle-
mo ricco e di piacevole conversa- naro sporco. Denaro incassato dai cane che consideravano Mattei un onesi (che pretendevano un diritto
zione. Contemporaneamente Con- mafiosi e successivamente “lavato” nemico assai pericoloso. Così come di esclusiva sui grandi affari legati
duce una vita intensa di affari ille- per tornare, ripulito, almeno in par- un ruolo significativo «il principe di all’eroina), sia per la tendenza dello
citi come il contrabbando di siga- te nelle tasche degli stessi mafiosi. Villagrazia» avrebbe probabilmente stesso Bontate a non rispettare fino
rette e di armi a cui accompagnerà Ma Stefano Bontate non si ferma rivestito nel rapimento e nell’assassi- in fondo i patti che riguardavano le
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MARTEDÌ
31
Tutta l’informazione utile per Archivio storico-giornalistico 22 DICEMBRE
conoscere Cosa Nostra sui misteri italiani 2009
Foto Ansa
Cronologia
Reggente a soli 25 anni
poi sconfitto dai corleonesi
Nato a Palermo nel '38, a soli
25 anni ereditò la reggenza
della«famiglia» diSanta Maria diGe-
sù. Suo padre, don Paolino, tra i ma-
fiosi più potenti dell'isola, gli affidò
da subito i rapporti con la politica.
La scalata
È amico dei Lima e dei Salvo, fre-
quenta i salotti buoni di Palermo e si
sposa con Margherita Teresi. Il suo
carisma e il fiuto per gli affari gli fan-
no conquistare il titolo di “Falco” e
“Principe di Villagrazia”, virtù che lo
portano negli anni '70 a reggere le
filadi una “mafia buona”, strategica-
mente “moderata”, insieme al suo
gruppo di fedelissimi: Badalamenti,
Buscetta, Teresi e Inzerillo.
I traffici
Sidedica ai maggiori business crimi-
nali del tempo: traffico di droga e di
sigarette; si impadronisce del siste-
Un’immagine d'archivio del ma di raffinazione della morfina ba-
cadavere del boss Stefano se e investe gli enormi proventi pro-
Bontade. Fu ucciso il 23 aprile del venti accumulati nell’edilizia.
1981, giorno del suo 42˚
compleanno, nella guerra La massoneria
scatenata dai corleonesi di Totò L’ulteriore salto di qualità arriva
Riina per la presa del potere con l’ingresso in massoneria che
all'interno di Cosa Nostra rinsalda il suo legame con la bor-
ghesia mafiosa, non solo siciliana.
Gli amici potenti
tangenti sugli appalti pubblici e su cambiate. Molti che avevano osser- All’apice del potere, si incontrerà
altri affari con i soci politici. vato una certa neutralità o non si con Andreotti e proteggerà nel ‘79
Il libro Esisteva peraltro una indubbia erano ancora pronunciati, come i Sindona durante la sua fuga in Sici-
L’assoluzione di Andreotti differenza di indirizzo da parte di Greco di Ciaculli, erano passati dal- lia. Ricostruzioni processuali dimo-
e il contesto storico Bontate che voleva assumere un ruo- la parte dei corleonesi. E alcuni suoi strano le sue relazioni con perso-
lo di mediatore e di padre nobile ri- fedelissimi, come Saro Riccobono naggi dell’establishment economi-
spetto alla strategia sempre più chia- ed Emanuele D’Agostino, avevano co finanziario nazionale. Nella sen-
ramente stragista dei corleonesi. E deciso di allontarsi da lui per salva- tenza del processo di primo grado
fu questo contrasto di fondo, oltre re la pelle. contro il senatore del Pdl Marcello
che la diffidenza che aveva percorso Così Bontate, che aveva perduto Dell’Utri si afferma che era in contat-
dall’inizio la gestione della «Com- persino l'appoggio del fratello Gio- to, oltre che con lo stesso Dell’Utri,
missione», a determinare la tragica vanni, si trovò sempre più isolato e, anche con Silvio Berlusconi.
fine di Stefano Bontate: Riina e i al termine di una festa di famiglia
suoi decisero di eliminarlo. Non av- per il suo compleanno, il 23 aprile La morte
vertì per tempo il pericolo: era con- 1981, volle recarsi da solo con la Dagli anni ‘60 regge il triumvirato
vinto di essere ancora il più forte gra- sua auto nella casa di campagna. I con Badalamenti e Liggio fino al ‘74,
LA SENTENZA ANDREOTTI zie ai legami massonici e politici di killer inviati da Riina lo attendeva- anno in cui nasce la “Commissione”
NICOLA TRANFAGLIA cui poteva disporre, all’alleanza con no là. Si accanirono sul suo cadave- di Cosa Nostra della quale entra a
GARZANTI le famiglie americane, al livello mili- re sfiguarondolo a colpi di P38 e far parte. La sua “saggezza” si scon-
tare dei gruppi Badalamenti e Inze- dando inizio a una carneficina che, tra con la ferocia dei corleonesi di
Le conclusioni della sentenza rillo. Insomma, era convinto di po- in qualche mese, fece salire a quasi Totò Riina che, con una guerra spie-
con la quale Giulio Andreotti fu assol- ter respingere gli attacchi dei mille morti il bilancio della nuova tata, conquistano la leadership. Vie-
to dalle accuse di complicità con la “viddani” di Corleone. guerra di mafia che consolidà il do- ne ammazzato il 23 aprile 1981, gior-
mafia. Il contesto storico e le radici di Ma, tra la fine degli anni Settanta minio di Riina, nuovo «capo dei ca- no del suo quarantaduesimo com-
un problema nato nel dopoguerra. e l’inizio degli Ottanta le cose erano pi» di Cosa Nostra. ❖ pleanno.
MERCOLEDÌ
35
23 DICEMBRE
2009
OMERTÀ/11
Leonardo Vitale Il «padre» dei pentiti di Cosa Nostra
P
er le fonti più antiche, la pa-
rola omertà deriva da un vo-
cabolo napoletano (dal lati-
no humilitas=umiltà) usato
per indicare l’adesione alle regole
della camorra indicata in tempi an-
tichi come «Società dell’umiltà»
(Dizionario etimologico Cortellaz-
zo- Zolli).
Il concetto è entrato nella termi-
nologia giuridica. La legge Rogno-
ni-La Torre del 1982 ha introdotto
l’articolo 416 bis che fissa il delitto
di associazione mafiosa, per la cui
sussistenza è richiesto che «coloro
che ne fanno parte si avvalgano
della forza di intimidazione del
vincolo associativo e della condi-
zione di assoggettamento e omer-
tà che ne deriva per commettere
delitti per acquisire in modo diret-
to o indiretto la gestione o comun-
que il controllo di attività economi-
che, di concessioni e autorizzazio-
ni, appalti e servizi pubblici o per
realizzare profitti o vantaggi ingiu-
sti per sé o per altri ovvero al fine
di impedire o ostacolare il libero
esercizio del voto o di procurare
voti a sé o ad altri in occasione di
L’uomo d’onore che finì in manicomio consultazioni elettorali». Un mec-
canismo fondamentale nell’opera-
«Sono stato preso in giro -così Leonardo Vitale durante un interrogatorio– dalla vita sin
LA FRASE
da bambino. Poi è venuta la mafia, con le sue false leggi, con i suoi falsi ideali: combattere i ladri, aiutare i
zione egemonica della mafia che
deboli e, però, uccidere; pazzi!». Vitale fu il primo che, per motivi di coscienza, rivelò l’organizzazione ha bisogno di silenzio e di reticen-
mafiosa in Sicilia e i suoi legami con la politica. Pagò le rivelazioni con il carcere e 10 anni di manicomio, za di fronte alle indagini giudizia-
dove fu sottoposto a numerosi elettroshock. Fu ucciso dalla mafia 5 mesi dopo la sua scarcerazione. rie.❖
36 MERCOLEDÌ
23 DICEMBRE
2009
OMERTÀ/11
«L’uomo di vetro»/1
IL LIBRO Di Salvatore Parlagre-
co. Racconta la storia di Leonardo
Vitale, lo strano ragazzo che ebbe la
forza di svelare i segreti della mafia.
L
e rivelazioni di Leonardo Sessanta, qualche omicidio eccel- no molte altre. Quando lo traggo-
Vitale sono state in buo- lente ed era stata perfino istituita la no in arresto, nell’agosto nel 1972, bole e screditato. Non basteranno i
na parte sottovalutate e Commissione parlamentare antima- per il sequestro dell’imprenditore puntuali riscontri alle sue dichiara-
passate nel dimentica- fia, eppure delle autentiche rivela- Cassina lui spiega con tranquillità zioni, nemmeno la fotografia di un
toio, benché sorrette da numero- zioni di Vitale «il pazzo» se ne fece di essere innocente; ha solo scam- cadavere con una sigaretta in boc-
si riscontri, e lo stesso Vitale è sta- poco o nulla. biato la sua macchina, quella usata ca così come lo aveva descritto Vita-
to etichettato come «pazzo» da Leonardo era schizofrenico nel per il crimine, con quella di un ami- le, reo confesso di quel delitto e di
non prendere troppo sul serio. A senso che si sentiva realmente divi- co e la sua fidanzata di allora, Pina, quella messa in scena.
differenza della giustizia statua- so a metà, «indeciso tra il bene e il conferma la versione. Nemmeno le perizie degli psi-
le, la mafia ha percepito l’impor- male», come lui stesso cercò di chiatri che sosterranno che la schi-
tanza delle propalazioni di Leo- spiegare. Rimasto orfano di padre Pochi giorni dopo vengono arre- zofrenia non inficia la validità del-
nardo Vitale e, nel momento rite- a soli 12 anni, la sua educazione è stati Pippo Calò e Franco Scrima, la sua testimonianza. Niente da fa-
nuto più opportuno, lo ha inesora- affidata allo zio Giovanbattista, Tit- due mafiosi destinati a far parlare re. Complici e mandanti saranno
bilmente punito per aver violato molto di sé, e per Leonardo comin- tutti assolti, l’unico a pagare sarà
la legge dell’omertà. È augurabile cia il calvario. A fine settembre lui: condannato a 14 anni di reclu-
che, almeno dopo morto, Vitale L’«addestramento» esce dal carcere ma è molto prova- sione. Ma la sua vera sentenza alla
trovi il credito che meritava e me- Per «iniziarlo» lo zio gli to, viene preso subito sotto l’ala prigionia non è la galera, quanto la
rita». consegnò un fucile e gli protettrice dello zio Titta e viene follia.
fatto visitare da uno psichiatra che
Un breve passaggio delle venti fece uccidere un cavallo gli diagnostica uno stato di grave La pazzia diventa per tutti la giu-
pagine che la sentenza di rinvio a depressione. Gli prescrive per que- sta soluzione per le pericolose con-
giudizio del maxi processo di Paler- ta Vitale, capo della famiglia di Al- sto motivo otto giorni di sismotera- fessioni di Leonardo e soprattutto la
mo del 1988 dedica a Leonardo Vi- tarello di Baida, mafioso spregiudi- pia: elettroshock. Ai quali segue il migliore garanzia a protezione del
tale oggi considerato il primo dei cato e astuto, capace di uccidere e trasferimento dapprima nel carce- sacro valore dell’omertà.
collaboratori di giustizia. In realtà far uccidere ma anche di intratte- re dell’Asinara e poi in una clinica Meglio per i mafiosi farlo interna-
già nel 1937 un medico trapanese, nere delicati rapporti di mediazio- psichiatrica di Sassari dove comin- re piuttosto che ucciderlo e rischia-
Melchiorre Allegra, affiliato alla fa- ne. cia a manifestare apertamente i se- re di dare valore alle sue parole e me-
miglia mafiosa palermitana di Pa- Leonardo è un ragazzino pensie- gni del suo dolore: grida, protesta, glio perfino per chi lo ama. La pove-
gliarelli, aveva raccontato, agli uf- roso e dall’animo sensibile ma si rifiuta di mangiare e come nell’at- ra mamma, muta e pia donna di ma-
ficiali di polizia che lo avevano ar- pronto a fare qualsiasi cosa per lo to finale di una tragedia si cospar- fia e chiesa, conosce le regole e do-
restato, la struttura di Cosa No- zio Titta. Il boss ha in mente per il ge il corpo di feci. Nessuno ha più po la misteriosa sparizione dello zio
stra, il rito della «punciuta», i nomi nipote una carriera criminale di dubbi: Leonardo è pazzo. Titta per lupara bianca, capisce che
delle famiglie più importanti e i le- tutto rispetto e lo inizia un passo Quindi quando il 29 marzo del l’unica via per avere salva la vita di
gami con la politica, la sanità e gli alla volta. Per spingere la sua co- 1973 corre in Questura, chiede di suo figlio è proprio la pazzia. Assie-
affari. scienza al di là del limite tracciato Bruno Contrada e riempie 50 pagi- me alla figlia, altra figura silente ma
Erano gli anni Trenta ed era im- tra la vita e la morte gli mette in ne di verbale è già un testimone de- attenta, assiste il figlio nelle sue ne-
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MERCOLEDÌ
37
Tutta l’informazione utile Un portale sulla vita 23 DICEMBRE
per conoscere Cosa Nostra di Leonardo Vitale 2009
Cronologia
«Arruolato» a soli 17 anni
poi arriva il pentimento
Leonardo Vitale (Palermo, 27
giugno 1941 – 2 dicembre
1984) è considerato il primo pentito
di Cosa Nostra. Nel ‘73 fu dichiarato
pazzo e internato in manicomio.
Quando ne uscì, venne assassinato.
L’iniziazione
È considerato il primo vero pentito
di Cosa Nostra. Nato a Palermo il 27
giugno 1941 viene “iniziato” all'età di
17 anni da suo zio Titta Vitale e diven-
ta uomo d'onore nel '60 nella fami-
glia di Altarello di Baida.
La crisi mistica
Soldato al servizio dei capi, rimarrà
Dopo le rivelazioni sulla mafia e i nei ranghi più bassi fino a che il 30
legami con la politica, Vitale marzo ‘73, spinto da una profonda
passò da un manicomio criminale crisi di coscienza, si presenta sponta-
all’altro, dove venne sottoposto a neamente alla Squadra Mobile e ini-
numerosi elettroshock zia a collaborare.
Il pentimento
«Lamia colpaè diessere nato,diesse-
cessità, ma soprattutto nella conver- due mondi suonano nell’orecchio revissuto in una famigliadi tradizioni
sione religiosa. Entrambe le donne del giudice cui non sfuggiva niente
Il libro diranno solo in seguito di non aver come qualcosa di già sentito altro-
mafiose». Inizia così il suo racconto ai
poliziotti, ai quali parlerà di un mon-
Venti interviste mai creduto alla malattia mentale, ve. Soprattutto quelle su Pippo Calò do fatto di ritualità, violenza e conni-
per capire la mafia ma solo alla disperazione dell’ani- diventato ormai il capo del manda- venze a tutti i livelli. Sin da subito fa i
mo di quel ragazzo buono costretto mento di Porta Nuova. nomidi Riina, Provenzano, Calòe dell'
a fare ciò che non avrebbe mai volu- Falcone si è ricordato di quel po- ex sindaco Ciancimino. Si autoaccu-
to. Nel pentimento, nella preghiera, vero pazzo. Leonardo rientra da sa poi di numerosi delitti, ma discuti-
nella consolazione della Croce il gio- Reggio Emilia in anticipo rispetto al- bili certificati medici lo definiscono
vane comincia a riprendere padro- la scadenza della pena, si stabilisce pazzo e lo costringono a passare da
nanza di se. Nel carcere psichiatrico a casa della madre, prega, cura le un manicomio criminale all’altro do-
di Reggio Emilia, dove ha una fitta piante e non ha più paura. Sa che ve verrà sottoposto a terapie invasi-
corrispondenza con una suora, rie- verrà ucciso ma non gliene importa ve come l’elettroshock. Privato della
sce e ritrovare equilibrio e lucidità più nulla. Non è più un uomo diviso capacità di intendere e di volere non
sufficienti per ribadire le sue accuse a metà, ha scelto da che parte stare verrà creduto e sarà l’unico ad essere
e per rendersi conto di essere stato e ha deciso di espiare così la propria condannato per le colpe ammesse.
indotto alla follia «d’autorità». colpa di aver ucciso. Offrendo la vi- Rinchiuso nel carcere di Reggio Emi-
Leonardo Vitale avrà come unico ta ai suoi assassini vigliacchi che lia Vitale approfondisce la conversio-
COSE DI COSA NOSTRA risarcimento la drammatica confer- con 5 colpi di pistola lo freddano ne spirituale. Nella prima sentenza
Giovanni Falcone in collaborazione con ma delle sue dolenti profezie. Aveva mentre è ancora seduto in macchi- delmaxiprocessosiparlerà diun «esi-
Marcelle Padovani annunciato il piano per uccidere il na con la mamma e la sorella di ritor- to scontato», soprattutto «per il cli-
colonnello Russo, assassinato infat- no dalla messa di domenica 2 dicem- ma culturale dell'epoca, secondo cui
Lapenna è quella della giorna- ti nel 1977, e del giudice Terranova, bre 1984. soltanto un pazzo avrebbe potuto
lista francese Marcelle Padovani, crivellato dalla furia dei corleonesi violare la ferrea legge dell'omertà».
ma la voce narrante è quella di Gio- emergenti nel 1979, per il quale ave- Rileggendo quei paragrafi dedica-
vanni Falcone. Le venti interviste di- va indicato persino il movente politi- ti a Vitale nella sentenza del maxi Il sacrificio
ventano materiale per dettagliate co. Dovrà aspettare il 1983 per spe- processo Falcone sottolinea alcune Il 2 dicembre 1984, 5 mesi dopo la li-
narrazioni in prima persona che si rare di essere creduto davvero. parti con un pennarello e fissa nella berazione, viene ucciso davanti alla
articolano in sei capitoli, disposti co- Alla fine di quell’anno Palermo in- mente le regole feroci della guerra madre e alla sorella dopo la messa
me altrettanti cerchi concentrici at- fatti sta per essere scossa da un even- alla mafia e il loro prezzo: omertà, domenicale. Poco tempo prima ai
torno al cuore del problema-mafia: to senza precedenti. Parla un altro indolenza, tradimento, inefficien- giornali aveva dichiarato: «Ora mi
lo Stato. Una testimonianza resa da pentito, Tommaso Buscetta che sa- za, gioco sporco e sacrificio estremo ammazzeranno», ma non aveva ten-
Falcone dopo aver lasciato Paler- rebbe potuto finire pazzo pure lui se per la verità. tato di nascondersi. La validità della
mo nel 1991. Il libro è edito della ad ascoltarlo non ci fosse stato Gio- sua collaborazione viene riconosciu-
Bur. vanni Falcone. Le storie del boss dei *Di Antimafia Duemila ta nella sentenza del maxi processo.
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STATO/12
Carlo Alberto dalla Chiesa L’esempio di un uomo
L
a definizione è chiara fin dal Me-
dioevo: «persona giuridica territo-
riale sovrana costituita dall’orga-
nizzazione politica di un gruppo
sociale stanziato stabilmente su un territo-
rio».
Ed emerge già da quel che scrivono in
Italia Dante Alighieri e più tardi Machia-
velli ma la storia italiana ci mette molti se-
coli per dare alla lingua e alla nazione la
consistenza che occorre a uno Stato. Anzi
è proprio il segretario fiorentino (lo stesso
Machiavelli) alla fine del Quattrocento a
precisare il significato del vocabolo che di-
venta popolare nel Cinquecento. La discus-
sione cresce nei secoli successivi e l’aggetti-
vazione è quella che chiarisce i problemi
legati alla nascita come alle trasformazio-
ni dello Stato.
La storia italiana è contrassegnata dalla
lentezza nella nascita di quello che è consi-
derato lo Stato moderno inteso come
espressione di un progresso che allontana
dal dominio di un uomo o di una famiglia
sola. E spesso gli storici mettono in connes-
sione le difficoltà di nascita dello stato mo-
derno nel Mezzogiorno e nelle isole con lo
sviluppo dei fenomeni mafiosi, che mo-
strano peraltro grande capacità di adatta-
mento all’evoluzione dello Stato e al suo
modo di funzionare.
Alcuni studiosi hanno parlato a lungo,
proprio in relazione a nascita e sviluppo di
associazioni mafiose, di “assenza” o
“lontananza dello Stato” come ragioni di
Uno «strenuo combattente» crescita da parte di queste associazioni. Si
LA FRASE «La mafia è cauta, lenta, ti misura, ti ascolta, ti verifica alla lontana. Un altro non se ne tratta in realtà di pessime modalità di fun-
accorgerebbe, ma io questo mondo lo conosco». Così raccontava Carlo Alberto dalla Chiesa a Giorgio zionamento da parte di uno Stato che è
Bocca nell’agosto 1982. Quell’intervista doveva servire a dare la sveglia allo Stato per le troppe conni- ancora lontano dal realizzare una demo-
venze e complicità. Accelerò, invece, il processo d’isolamento del generale. Fu massacrato con la crazia moderna piuttosto che dall’assenza
giovane moglie, Emanuela Setti Carraro in via Carini, a Palermo. Era il 3 settembre del 1982. di Stato.❖
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Mafia
L
o Stato sopra di noi. Co- mafia. Alla fine scelse Palermo, do- mo”, con fatti e nomi (Salvo Lima e
me il cielo. Allo Stato ap- ve aveva un’esperienza importante Giovanni Gioia) destinati ad andare
pena diventato repub- da offrire e dove aveva i suoceri; un al governo di lì a poco. La Commis- Palermo, 3 settembre 1982
blicano Carlo Alberto modo (forse l’unica volta in cui poté sione antimafia acquisì quel rappor-
dalla Chiesa rispose sì farlo) per conciliare lo Stato e la fa- to e lo depurò a futura memoria dei
alla fine degli anni ‘40, quando miglia, il dovere e gli affetti. Di nuo- nomi più scomodi. tutto allo Stato. Dopo il delitto Moro
non si trovavano ufficiali dei cara- vo servì le istituzioni come se le im- gli venne data la guida della lotta a
binieri disposti ad andare in Sici- maginava lui. Lavorò alle planime- Lo Stato come valore più alto. Do- un terrorismo ritenuto imbattibile e
lia, nell’isola impazzita: banditi- trie e alle genealogie delle famiglie po sette anni trascorsi in Sicilia il co- onnipotente. Continuò a vivere alla
smo, separatismo e la mafia che ab- mafiose, sostenne indagini difficili lonnello venne promosso generale. macchia, senza orari e dormendo
batteva i sindacalisti come una fu- in anni in cui i clan avevano una di- Era il ’73. Nel paese incubava il terro- nelle foresterie delle caserme di tut-
ria impunita. Il capitano che aveva mestichezza sfrontata con lo Stato. rismo delle Brigate Rosse. Lo affron- ta Italia. Puntò sulla natura politica
fatto la Resistenza rispose all’ap- Mandò a processo centinaia di boss tò in modo non convenzionale, con del terrorismo (che non considerò
pello del governo. E andò volonta- astuzia, studi certosini e forza milita- mai “criminalità comune” come si
rio a Corleone benché avesse fami- re. Ottenne rilevantissimi successi. voleva allora) per ottenere i primi
glia a Firenze: una moglie incinta Il terrorismo Ma il suo nucleo speciale venne in- pentimenti e le prime confessioni. Il
e una bambina. Giunse nell’isola Affrontò anche il cancro spiegabilmente sciolto. Di nuovo, co- terrorismo fu sgominato in pochi an-
dove il governo trescava con la ma- delle Brigate rosse con me già in Sicilia, fece i conti con l’in- ni. Completò la missione da coman-
fia e con il banditismo. E con i suoi capacità della politica e della società dante della Divisione Pastrengo di
carabinieri volle rappresentare lo arguzia e impegno di capire i pericoli che minacciano le Milano. Poi, nell’82, andò come vice-
Stato come se lo immaginava lui. istituzioni. Per troppi -così imparò- comandante dell’Arma a Roma. Feli-
Perciò, anche se gli omicidi dei diri- per vederseli quasi tutti assolti per Stato e democrazia non coincideva- ce di toccare il più alto grado allora
genti contadini restavano impuni- insufficienza di prove. Il reato di as- no. C’era chi amava lo Stato senza raggiungibile per chi veniva dalle fi-
ti quasi d’ufficio, indagò caparbia- sociazione mafiosa non esisteva e democrazia, chi la democrazia sen- le dell’Arma; e soprattutto orgoglio-
mente sull’assassinio di Placido anche quello di associazione a delin- za Stato. Messo ancora da parte, ven- so di eguagliare suo padre, viceco-
Rizzotto, sindacalista socialista. quere non se la passava bene con gli ne richiamato a garantire la sicurez- mandante trent’anni prima.
Mandò davanti ai giudici Luciano amanti del diritto. A Catanzaro, a za esterna della carceri contro gli as-
Liggio, il futuro capo dei corleone- Bari, a Lecce, giudici senza cultura salti o i tentativi di evasione dei ter- A Roma capì perché non aveva
si. Che venne assolto per insuffi- e senza coraggio diedero via libera roristi. Si adoperò con entusiasmo mai amato la capitale. Pagò l’invidia
cienza di prove mentre lui, trenten- a una storia feroce e sanguinaria. Al- rinnovato ottenendo risultati indi- per la popolarità raggiunta. Di nuo-
ne, venne rispedito a Firenze. la notizia della prima assoluzione scussi. Dovette però iniziare a vivere vo emarginato, chiese al governo di
Lo Stato come orizzonte di vita. di massa lui batté in silenzio un pu- come un latitante. Stato e famiglia, ridargli un incarico operativo, di far-
Il capitano ormai diventato ufficia- gno contro il bracciolo della poltro- a quel punto, non si conciliarono lo sentire “utile allo Stato”. Accettò
le superiore, e passato per tutte le na. Nulla di più. Non si perse d’ani- più. La moglie morì di cuore dopo l’incarico di prefetto di Palermo con
soddisfazioni e umiliazioni di chi mo. L’anno dopo si presentò davan- l’assassinio del giudice Palma, suo compiti di coordinamento della lot-
serve le istituzioni credendoci, fu ti alla Commissione parlamentare stretto collaboratore. Così si dedicò ta alla mafia. Sorsero questioni di
Approfondimenti
www.antimafiaduemila.com
Il blog
www.nandodallachiesa.it
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Tutta l’informazione utile Il diario on line 24 DICEMBRE
per conoscere Cosa Nostra del sociologo dell’economia 2009
Cronologia
Combattente nato
contro boss e terroristi
Figlio di un generale dei Cara-
binieri, nasce a Saluzzo nel
1920. Arriva in Sicilia come capita-
no nel 1949 e si trova ad indagare su
diversi omicidi tra i quali quello del
sindacalista Placido Rizzotto.
La carte di Moro
Dopo la tragica fine di Aldo Moro,
nell’agosto del 1978 ottiene l’incari-
co di coordinare la lotta al terrori-
smo. Risale a quegli anni la scoperta
del covo brigatista di via Monte Ne-
voso,a Milano,dovevengono trova-
ti diversi documenti tra i quali il me-
moriale dello statista democristia-
no.