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Studente in carcere per mafia. Dubbi da Strasburgo Co

Ignazio Sbalanca è in carcere
per favoreggiamento
ma le prove a suo carico
sono contraddittorie
DA MILANO NELLO SCAVO
U n laureando, un aspirante uomo d’onore, il
guardiano del camposanto, il boss e una
condanna che non torna. I protagonisti del giallo
alla siciliana ci sono tutti. Una trama che nei
prossimi giorni sarà esaminata dalla Corte dei
diritti dell’uomo di Strasburgo, pronta a
bacchettare nuovamente lo Stato italiano per le
lentezze con cui il sistema giudiziario risponde
alle istanze dei detenuti. Stavolta il colpevole ha la
faccia perbene di un laureando in Giurisprudenza,
siciliano di Racalmuto. Ignazio Sbalanca era il
perfetto insospettabile. Almeno fino a quando
non ha incassato un verdetto a due anni e otto
mesi per «favoreggiamento aggravato» di Cosa
nostra.Tutta colpa – sostiene la difesa – di una
cortesia fatta all’amico sbagliato: Luigi Gagliardo,
ragazzo tranquillo (nipote di due agenti di polizia)
ma che in realtà sognava un posto al tavolo dei
“mammasantissima”. Una volta, con l’auto
prestatagli da Sbalanca (gli disse di essere rimasto
Fo
in panne) fece da autista ai familiari di un latitante. scagionerà mai l’amico di un tempo. Non restano COSE
«A mia completa insaputa», va ripetendo il che i pentiti. In questa storia ce ne sono due e assass
giovane che sta scontando la pena in carcere. A
questo punto comincia una telenovela giudiziaria
che l’avvocato Augusto Sinagra ha messo nelle
sono fratelli: Beniamino Di Gati, custode del
cimitero nel quale seppelliva quelli che Maurizio
(capomandamento ora collaboratore di giustizia)
del Va
ferito
vente
mani della Corte di Strasburgo. I giudici europei faceva ammazzare. Il primo definirà il giovane c’è an
hanno deciso per l’ammissibilità del ricorso, Sbalanca come «avvicinato». «In che senso?», gli porta
inserito tra quelli da trattare con urgenza. chiedono i pm. «Dico avvicinato perché era fucile.
Sbalanca non è mai appartenuto a famiglie molto amico di Luigi Gagliardo, non perché ha vende
mafiose. Quattro corti lo hanno messo nero su avuto un ruolo». Poiché il reato di “amicizia cogna
bianco. Anche la Cassazione ha stabilito la sua sbagliata” non figura ancora nel codice penale, agli che u
«non intraneità» nel sodalizio mafioso, investigatori serviva qualcosa di più. La lite pe
nonostante questo confermando la condanna per domanderanno direttamente al capocosca, del lat
favoreggiamento. In apparenza una Maurizio Di Gati: «Sbalanca – assicura il capoclan d’abb
contraddizione su cui Strasburgo intende fare – non c’entra nulla con la mafia e non ha mai due c
chiarezza. Per sbrogliare la matassa ci vorrebbe avuto comportamenti mafiosi». Delle due l’una: o titolar
Leonardo Sciascia. A cominciare dalla fine. Appena Sbalanca è in galera per sbaglio, o Maurizio Di elettr
Sbalanca verrà a sapere che Luigi Gagliardo puzza Gati non è quel pentito attendibile sulle cui tempo
di mafia, troncherà con lui ogni rapporto. E lo fa, dichiarazioni si fondano decine di arresti e all’util
per un centro piccolo com’è Racalmuto, in condanne. La giustizia italiana non è riuscita a maggi
maniera plateale.Troppo plateale. Gagliardo, nel sciogliere questo nodo. A Strasburgo si chiedono perch
frattempo arrestato, forse per ripicca non se in carcere non ci sia un innocente. gestiv

BAMBINE Una nuova ipotesi

investigativa. La lettera
SCOMPARSE di Schepp sottoposta
a un pool di psichiatri

«Le gemelline forse

ancora in Svizzera»
Sull’auto del padre nessuna traccia utile
DA MILANOBICE BENVENUTI
i infittisce il giallo delle
S gemelline svizzere scomparse,
anche se resta sempre un
tenue filo di speranza. Ora c’è una
nuova suggestione: le bambine
«potrebbero non aver mai lasciato
la Svizzera». Lo ha detto ieri il
procuratore di Losanna, Pascal
Gillieron, a margine del vertice
svoltosi tra polizie italiana, svizzera
e francese che si occupano della
scomparsa di Alessia e Livia. «È
ovviamente una delle ipotesi – ha
precisato Gillieron – che non
dobbiamo escludere. Abbiamo
effettuato ricerche che sono
risultate vane, ma ripeto che una
delle ipotesi è questa». Dal canto
suo il procuratore di Marsiglia,
Inutilizzabili i frammenti
del satellitare
repertati fango, terriccio e
vegetazione ora all’analisi della
scientifica. Infine, rispondendo a
chi gli chiedeva se pensasse che le
gemelle sono già morte, ha
risposto: «Ho la convinzione che le
dobbiamo trovare».
La presenza dell’uomo a Marsiglia
è confermata da molti
avvistamenti e soprattutto da
alcune videoriprese che lo
ritraggono sempre da solo, per
esempio quando si reca al
Bancomat a prelevare quella
somma di denaro, circa 7.500 euro,
che poi invierà da diversi luoghi
ma soprattutto dalla cittadina
foggiana. La presenza in Corsica
delle bimbe viene avvalorata solo
dai biglietti per l’imbarco sul
traghetto acquistati dal padre
(nessuno sembra averle viste
sull’imbarcazione) e da alcune
testimonianze oculari che però
potrebbero essere meno solide di
quanto si pensasse. In definitiva
l’uomo potrebbe aver affidato le
figlie a qualcuno o, nell’ipotesi
peggiore, averle uccise o in
Svizzera o anche in Francia. Molto
meno probabile che lo abbia fatto
in Italia, anche se ieri sera a Chi
l’ha visto? una telespettatrice ha
segnalato di aver visto Schepp in
un fine settimana di metà gennaio
in un paesino del comasco insieme
alle gemelle e a una donna. In
realtà la parola che ricorre di più,
per ora, è «ipotesi» e si torna ad
analizzare la figura dell’ingegnere.
La lettera con la quale egli ha
informato la ex moglie di aver
ucciso Alessia e Livia, è stata
inviata ad un pool di psicologi che
dovranno stilare un profilo
psicologico dell’uomo. Anche
questo, ha detto il procuratore
Gillieron, è un tassello importante
per capire «cosa si è mosso nel
perimetro di Matthias Schepp». Le gemelle Livia e Alessia Schepp

dell’ingegnere suicida
ritrovati a Cerignola
Jacques Dellest, ha aggiunto che
«tutte le ipotesi sono aperte e non
escludiamo ipotesi sorprendenti».
Secondo il procuratore «diverse
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sono le ipotesi, così come diverse
sono le chiavi di lettura» della
vicenda. Al coro si è aggiunto
Alfredo Fabbrocini, dirigente della
«Strage di Brescia, quadro incoerente»
DA BRESCIA CARLO CASSAMALI
n verdetto “spiegato” in
U 435 pagine. Sono state
depositate le motivazio-
mente schizofrenici. Ed, infatti,
in base alle regole oggi vigenti,
potrebbe giungersi a ricostruire
un fatto differente (sebbene na-
turalisticamente identico) per o-
struire una verità “processuale”
February
per ogni imputato17,
del2011 12:50
medesimo
reato, a seconda degli elementi
utilizzabili nei suoi confronti. In
altri termini, anche alla luce del-
ralmente di quelli per i quali sus-
pm
sista/ la
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impossibilità ripetizio- / HI
ne). In sostanza il processo pe-
nale non serve a stabilire la verità
su un accadimento (costituente