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Ho scelto di parlare del flauto nel 900 per cercare di comprendere i motivi per cui il flauto, passa,
quasi all'improvviso, da un secolo di vita tormentata e di scarsa considerazione da parte dei
compositori ad una posizione di primo piano sia in senso solistico che concertante. Gli sguardi sul
repertorio a cui mi riferisco nel programma di sala vanno dall' Italia di Casella, alla Germania di
Hindemith, in Francia con Arthur Honegger con Danse de la chevre, in Giappone con il Requiem di
Kazuo Fukushima, fino all’impiego del flauto più vicino ai giorni nostri con Richard Gallianò in
Argentina, che oggi presenterò attraverso una trascrizione fatta dal M. Franco Foderà.
Allo schiuedersi del 900, si delineano importanti fattori:
L'affermazione del nuovo e più versatile flauto Bohm, strumento con un sistema di tasti e chiavi
dotato di maggiore solidità tecnica e ricchezza sonora. Nel celebre Prelude a l'apres-midi d'un
faune di Debussy, lo strumento,con un eccezionale solo, si fà espressione di sonorità seducenti.
Questo, insieme a Syrinx nel 1913 e Density di Edgar Varese nel 1936, inaugura un nuovo genere,
quello per flauto solo appunto, e per di più con un nuovo flauto, quello di platino che si è inserito
con successo sia in ambito didattico che concertistico mostrandosi capace di emergere su
un'orchestra di dimensioni tardo-romantiche. Il flauto aveva tanto da dare e dimostrare sulla base
delle nuove strade compositive intraprese dalla nuova generazione di compositori tra atonalità e
ricerche timbriche.
Fukushima
Il Giappone solo negli anni ’40, (1940!) comiciò a concepire l’insegnamento del flauto negli ambienti
accademici, inizialmente addirittura affidato ad un insegnante di pianoforte! Tardi, ma avvenuto
comunque incisivamente anche grazie a ciò che era accaduto fino ad ora in occidente con il debutto
di grandi flautisti e lo scambio didattico internazionale alla scuola musicale di Parigi. Succede che le
nuove pratiche seriali importate dall’occidente vengono coniugate alla tecnica orientale del flauto
Zen, ovvero lo shakuhachi, e quindi all’uso di quarti di tono, glissandi e appoggiature ecc... Kazoo
fukushima è stato uno dei primi a partecipare a questa apertura. Il Requiem che presenterò oggi è
un opera per flauto solo; il ‘Requiem’, che niente ha a che fare con la cultura giapponese (in quanto
appartiene al rito cattolico) potrebbe riferirsi comunque alla voglia del compositore di usare un
termine occidentale per trattare il tema della Morte come valore universale, comune a tutti... d’altra
parte, c’è da dire anche che in oriente l’associazione tra flauto e temi come la morte non è inedita,
in quanto si attribuiva a questo strumento il potere di giungere allo spirito dei defunti.