I portoghesi arrivano in Brasile il 22 aprile del 1500 e sbarcano sul territorio con 13 navi al cui comando c’era Pedro
Alvares Cabral. Non si sa se la flotta era partita con l’intenzione specifica di raggiungere nuove terre o se si volesse solo
irrobustire la presenza portoghese verso Le Indie, dove Vasco da Gama era arrivato due anni prima.
Il primo documento letterario della storia del Brasile è la Carta do Achamento in questa carta Pero Vaz de Caminha
denomina il territorio Terra De Vera Cruz (attualmente è Porto Seguro, Bahia).
L’etimologia del nome “Brasile” è controversa. Da un lato si pensa che derivi dall’Irlanda, dove esisteva ad ovest
un’isola denominata Hy Brasil, identificata anche con l’isola di cui parlano i manoscritti relativi al viaggio mitico di San
Brandano. Dall’altro potrebbe riferirsi al legno dell’albero pau brasil così chiamato per il suo colore rosso (‘brasa’).
1500 – 1533 inizialmente il portogallo non ha molto interesse nello sfruttamento del territorio poiché era
interessato all’espansione dei commerci nella rotta Indiana. Si organizzano quindi poche spedizioni e si preferisce
restare lungo la costa. Nel frattempo i francesi iniziano ad attaccare le coste brasiliane, ignorando le direttive del
Trattato di Tordesillas siglato tra Spagna e Portogallo nel 1494, che dichiarava che il mondo al di fuori dell’Europa
fosse esclusivamente sotto il dominio degli Spagnoli e dei Portoghesi.
1534 Manuel III istituisce le capitanie ereditarie, una sorta di sistema feudale di donazione delle terre. I donatrari
ricevevano dal re diritto e potere di amministrare la giustizia, distribuire le terre ai coloni (sesmarias), fondare città e
sfruttare le ricchezze del suolo, a parte il legname del pau brasil.
Il fatto che i possedimenti fossero ereditari invoglia le famiglie a colonizzare il Brasile, soprattutto grazie alla
coltivazione della canna da zucchero che i portoghesi avevano già sperimentato con successo nelle isole atlantiche.
Furono quindi istituite 14 capitanias dal Maranhāo fino a Santa Catarina.
1549 visto che questo ordinamento non stava andando per il verso giusto, il re decide di creare un governatorato
generale per attivare un’amministrazione più centralizzata che promuovesse la creazione di insediamenti e coltivazioni
più sicure nei confronti degli indigeni e francesi, olandesi e inglesi che iniziavano a fare scorrerie di tipo piratesco.
Viene fondata la città di Salvador, e pochi anni dopo viene creata la relativa diocesi, con a capo il vescovo Sardinha.
1580 Si apre la crisi dinastica in Portogallo con la fine della dinastia degli Avis. Filippo II, re di Spagna, prende
possesso sul Portogallo e sulle sue colonie. Il dominio durerà fino al 1640.
In questo periodo peggiorano i rapporti tra Portogallo e i nemici spagnoli (francesi, inglesi e olandesi), che tentano di
occupare il Brasil.
1624 gli olandesi occupano Salvador. Fino al 1654 occupano altre città come Rio de Janeiro e Paraiba. Sfruttavano le
conoscenze portoghesi sulla canna da zucchero e la trapiantano nelle Antille. Da quel momento, lo zucchero olandese
fa concorrenza a quello brasiliano.
Per espandere la colonizzazione verso l’interno si hanno due modalità: le entradas o le bandeiras.
1. Entradas sono delle spedizioni ufficiali organizzate dal re, dalla corona portoghese
2. Bandeiras sono spedizioni organizzati su iniziativi dei singoli coloni, soldati e avventurieri. Letteralmente le
bandiere, queste persone che entrano e vanno all’interno del Brasile si chiameranno bendeirantes. Questi
appunto sono dei cittadini che decidono di organizzarsi e andare all’interno alla ricerca dei metalli preziosi.
Verso la fine del 1600, una delle bandeiras risale verso l’interno (nord-ovest) e trova le prime miniere nella
zona di Minhas Gerais , che vuol dire miniere generali.
Per tutto la fine del ‘600 e tutto il 700 c’è questa corsa all’oro verso l’interno del brasile. Inizia il malcontento verso la
corona portoghese che richiedeva una cospicua percentuale delle risorse estratte in Brasile. Per questo nel 1792, viene
ideata una rivolta, la rivolta dell’Inconfidencia Mineira, con l’obiettivo di formare una repubblica nello stato di Minais
Gerais che però fallisce.
Nel 1808 il Portogallo viene invaso dalle truppe napoleoniche. La corte così si trasferisce a Rio de Janeiro che diviene
la capitale del Regno. Il re Joāo incentiva il commercio e l’industria brasiliana, da il permesso di stampa di libri e
periodici (che prima di allora erano proibiti in Brasile) e crea collegi di medicina, un’accademia militare e una banca.
Nel 1821 Joāo torna in patria, lasciando come reggente il figlio Pedro e il 7 settembre 1822 il Brasile dichiara
l’indipendenza.
Pietro abdica nel 1821 e gli succede il figlio Pedro II, che regnerà fino al 1889, anno in cui verrà instaurata la
Repubblica. Dal 1889 al 1930 si introducono i primi provvedimenti di stampo liberale (matrimonio civile, separazione
tra stato e chiesa). Però, con la presa al potere di Getulio Vargas, si instaura la dittatura e si crea l’Estado Novo fino al
1955.
Solo nel 1955 si rinstaura la democrazia e nel 1964 viene fondata Brasilia.
IL PORTOGHESE BRASILIANO
IL PORTOGHESE BRASILIANO
Il portoghese brasiliano ha delle caratteristiche differenti dal portoghese europeo. Nasce dall’interazione tra:
- La lingua della colonizzazione portoghese, lingua di potere e di prestigio
- Le moltissime lingue indigene del brasile (soprattutto della famiglia Tupi-Guaraní)
- Le diverse lingue africane (occidentali, bantu e yoruba) portate dagli schiavi deportati in Brasile tra il 1549 e il
1830
- Le varie lingue parlate dei migranti arrivati tra xix e xx secolo, soprattutto tedesco e italiano, ma non solo
DIFFERENZE MORFO-SINTATTICHE
- Proclisi/Enclisi dei pronomi personali: PB “Me diga uma coisa” PE “Diga-me uma coisa”
- Forme di trattamento: PE si usa il TU, mentre nel PB si usa Você
- A gente/Nós: nel PB si usa “a gente” al posto di Nós
DIFFERENZE VERBALI
- Azione che si sta svolgendo: nel PB si usa il verbo ausiliare + gerundio “O Joāo está estudando” mentre nel PE
si usa il verbo ausiliare + a + infinito del verbo “O Joāo està a estudar”;
- Esistenza o stato in luogo: PB si usa il verbo ter “Tem alguem no teatro”, mentre nel PE si usa il verbo haver
“Hà alguem no teatro”;
La situazione linguistica in Angola si conosce male e di presenta poco stabile, non potrebbe essere stato altrimenti in
un paese che è stato in guerra civile per trenta anni.
Irene Guerra Marques sosteneva che il portoghese doveva essere considerata come una lingua straniera, dato che era
la lingua materna di pochi angolani e aveva bisogno di essere imparato a scuola. Una delle conseguenze della guerra
civile è stato lo svuotamento del territorio, portando la popolazione a concentrarsi nella zona circostante la capitale
Luanda. In questa situazione diventa necessaria una lingua veicolare che non sia la lingua nazionale di ognuno, ma il
portoghese. Adottato come veicolare dagli adulti, è imparato dai bambini come prima lingua, il che porterà a conferire
al portoghese un ruolo centrale.
Con l’arrivo in massa di immigrati portoghesi (agricoltori e impiegati) si è provocato la decreolizzazione. Infatti fino alla
metà del XX sec la sovranità portoghese non si era affermata, ma erano portoghesi gli agenti che legavano i capi
indigeni con il mondo esterno.
All’inizio del XXI sec, ha avuto fine la lunga guerra civile che aveva svuotato grandi regioni e aveva costretto la
popolazione a rifugiarsi intorno alle principali città.
Questa situazione provoca il ricorso al portoghese come lingua veicolare per gli adulti e come lingua materna per le
nuove generazioni.
MOZAMBICO
Stessa situazione dell’Angola. Negli ultimi anni si è osservata un’enorme concentrazione della popolazione intorno alla
capitale, con le stesse conseguenze sul ricorso al portoghese come lingua veicolare per gli adulti e prima lingua per i
bambini. Nessuna delle lingue nazionali del Mozambico si trova in condizioni di svolgere il ruolo di lingua veicolare, il
che lascia al portoghese tale compito. Soltanto al nord, nel distretto di Cabo Delgado, una lingua importata serve da
lingua veicolare: lo swahili.
Attualmente la lingua portoghese è la lingua ufficiale e l’unica lingua usata nella scuola, nella stampa e nella
televisione. Tuttavia il portoghese non è la lingua maggioritaria in Mozambico, nonostante la percentuale dei suoi
parlanti cresce molto rapidamente, in particolare nelle città e nei giovani.