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Associazione Culturale Clavajas
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Sopra e nella pagina seguente alcune foto del presepe (e delle fasi di allestimento) realizzato nel cortile
“di Bidut” dall’Associazione Culturale Clavajas per le feste natalizie 2017-2018
Sommario
Editoriale - Mattia Primus pag. 3
Eventi organizzati dall’Associazione pag. 5
C’era una volta… a Ovaro - Enzo Menegon pag. 6
L’Angolo della poesia - Ennio Giacometti pag. 11
Il Meteo - a cura di Arianna pag. 11
Il nostro Roberto (parte II) - Albino Concina pag. 13
Miracolo a Clavais - Mirco Zanier pag. 15
Cronache di Notizie pag. 16
Giornata ecologica a Clavais - Mirco Zanier pag. 18
N° 25 - Agosto 2018 Clavajas - il nešti Paiš Pag. 4
Editoriale
Negli ultimi anni l’attività dell’Associazione si è decisamente ingrandita rispetto alle origini
(quando comunque, era già notevole per un gruppo di persone e un paese così piccoli). In
particolare abbiamo ampliato i nostri orizzonti collaborando con diverse persone e organizzazioni,
senza limitarci agli eventi fissi a cadenza annuale, che sono comunque molto importanti perché
divenuti ormai tradizionali. In particolare abbiamo promosso alcuni eventi culturali come la
proiezione di filmati e fotografie storiche; assieme all’amico Roberto Cuello abbiamo organizzato
due serate a tema, di cui l’ultima, lo scorso gennaio, con la proiezione del suo film su Mario Modotti
“Tribuno” presso la sala “Alpina” di Comeglians.
Nell’agosto 2017 abbiamo ospitato il prof. Paolo De Caneva nella nostra sede per la presentazione
del suo libro-dizionario inerente la fienagione, l’allevamento e la caseificazione nel comune di
Lauco intitolato “Par lasâ testimoniança”.
Fra le varie iniziative benefiche, come il mercatino a favore dell’A.G.M.E.N. di Trieste realizzato
nelle ultime edizioni della Sagra di San Lorenzo, ricordo la collaborazione con l’Ass. “Friuli Mandi
Nepal Namastè” alla quale abbiamo devoluto il ricavato di diverse manifestazioni, e il cui
vicepresidente Alessandro Cozzutti è venuto personalmente a Clavais nell’inverno 2016 a condurre
una serata illustrativa in cui ci ha mostrato quello che sono riusciti a realizzare in Nepal grazie alle
donazioni ricevute.
La Proloco di Ravascletto lo scorso anno ha organizzato un “pellegrinaggio” da Liariis a Salars in
occasione della Festa di Sant’Anna e ci ha chiesto di preparare un rinfresco per i partecipanti presso
la nostra sede, ed anche quella è stata una collaborazione più che positiva…
Insomma tante iniziative, per le quali serve organizzazione e voglia di fare. E per questo è gradito
l’aiuto di tutti quelli che vogliono dare una mano.
Il presidente
Mattia Primus
N° 25 - Agosto 2018 Clavajas - il nešti Paiš Pag. 5
1 5 gen. Bicchierata di inizio anno (8° ed.) - pubblicazione del 16° numero del giornalino
2 9 mar. Festa della Neve - discesa non competitiva con ôlgias e sci alpinismo
3 12 apr. Cena offerta dall'Associazione ai collaboratori della Sagra - Osteria "Allo Zoncolan"
4 2 mag. Proiezione del filmato storico "Clavais 1993" registrato da Paola Tavoschi
ELENCO DEGLI EVENTI ORGANIZZATI DALL’ASSOCIAZIONE CULTURALE CLAVAJAS DAL 2014 AD OGGI
7 9-10 ago. Sagra di San Lorenzo (40° edizione) - pubblicazione del 17° numero del giornalino
8 31 ago. 7° Assemblea ordinaria dei Soci dell'Associazione Culturale Clavajas
9 13 set. Pranzo del Paese a Villa Ines (8° edizione)
10 27 set. Cena squadra "Clavais-Lenzone" vincitrice del 2° Torneo di Tiro alla Fune di Luincis
11 18 ott. Cena di Pesce a Villa Ines
12 21 nov. Castagnata d'Autunno (6° edizione) - proiezione del filmato "Tiro alla Fune 2014"
13 28 dic. Bicchierata di fine anno (9° ed.) - pubblicazione del 18° numero del giornalino
1 25 gen. Pranzo collettivo a Villa Ines - "Polenta e Baccalà"
2 4 apr. Commemorazione dell'equipaggio del bombardiere americano B-25 "Pretzel"
3 24 mag. Pranzo collettivo a Villa Ines - "Polenta e Cervo"
4 5 lug. Pranzo di pesce in beneficienza per l'Associazione "Nepal" ospiti di Amadio in "Barc"
2015
5 8-9 ago. Sagra di San Lorenzo (41° edizione) - pubblicazione del 19° numero del giornalino
6 23 ago. 8° Assemblea ordinaria dei Soci dell'Associazione Culturale Clavajas
7 26 set. Pranzo del Paese a Villa Ines (9° edizione)
8 14 nov. Cena offerta dall'Associazione ai collaboratori della Sagra - Ristorante "Al Garden"
9 28 nov. Castagnata d'Autunno (7° edizione) - proiezione del filmato storico "Osteria dal Fari"
1 2 gen. Bicchierata di inizio anno - pubb. del 20° giornalino e del 8° Calendario di Clavais
2 22 gen. Serata di beneficenza in collaborazione con l'Associazione "Friuli Nepal Namastè"
3 13 feb. Proiezione del filmato storico "Mascheradas a Liarias"
4 3 apr. Commemorazione del B-25 "Pretzel" a un anno dalla costruzione del cippo
5 30 apr. Presentazione del libro di Luigi Raimondi Cominesi sulla toponomastica di Clavais
2016
6 1 lug. Apertura del "bar" della sede Villa Ines nel periodo estivo
7 16 lug. Grigliata collettiva a Villa Ines
8 6-7 ago. Sagra di San Lorenzo (42° edizione, 10° dell'ACC) - pubblicazione del 21° giornalino
9 28 ago. 9° Assemblea ordinaria dei Soci dell'Associazione Culturale Clavajas
10 17 set. Cena collettiva a Villa Ines "Polenta e Cervo"
11 18 nov. Castagnata d'Autunno (8° edizione)
12 30 dic. Bicchierata di fine anno (11° ed.) - pubb. del 22° giornalino e del 9° Calendario
1 7 gen. Partecipazione alla rassegna di Imponzo "Lunaris di Cjargna" con il Calendario di Clavais
2 11 feb. Promozione incontro per la costituzione del Comitato Frazionale per gli "Usi Civici"
3 24 feb. Proiezione del film di Giorgio Diritti "Il vento fa il suo giro"
4 19 mag. Proiezione del filmato storico "C'era una volta a Clavais"
5 13-18 lug. Aperitivo per tutti a Villa Ines
6 30 lug. Rinfresco di Sant'Anna in collaborazione con la ProLoco di Salars
7 11-12-13 ago. Sagra di San Lorenzo (43° edizione) - pubblicazione del 23° numero del giornalino
2017
3 15 apr. Pulizia e taglio piante nei prati attorno alla sede e pastasciutta per i partecipanti
4 28/06 - 12/07 Aperitivo per tutti a Villa Ines
5 10-11-12 ago. Sagra di San Lorenzo (44° edizione) - pubblicazione del 25° numero del giornalino
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Dai prati regolarmente falciati, con tre tagli all’anno (coltura, urtigoul e muiàrt), dove l’erbetta di
ricrescita dava ricco sostentamento alla lepre, che poi si accovacciava nei boschetti di contorno o nelle
siepi o sui muretti divisori di proprietà e, scovata, seguiva regolarmente strade, mulattiere e sentieri
(poste eccezionali erano la “Malavolta”, “Cianivisons” e tutti gli incroci di strade di “Olgia”,
regolarmente occupati dai cacciatori ben prima dell’alba).
Anche in montagna i prati venivano regolarmente falciati, fino nelle “codas” (per il “mars”) e, più in
alto regolarmente ed intensamente pascolati.
Alla fine della stagione di
monticazione una parte delle
mucche si fermava in malga per
la “germaria” con la riserva del
fieno sfalciato nelle zone più
impervie della malga, mentre il
resto scendeva negli stavoli a
mezza quota, per gli ultimi
pascoli e per consumare il fieno
tagliato nei prati di montagna.
Molte famiglie avevano la
stalla in paese, con 2 - 8 mucche
da latte e, dall’autunno, le
latterie frazionali erano in pieno
esercizio.
Selvaggina secondaria
erano gli scoiattoli (ora Storica veduta di Liariis in cui si possono notare i prati perfettamente falciati
protetti) e gli uccelli: merli, attorno al paese fino ai margini del bosco, e poi più su le pendici di Pogiof non
tordi, ghiandaie, nocciolaie ancora invase dal bosco. Da una cartolina di gentilmente concessa da Toni Crosilla
(ora protette); occasionalmente
qualche francolino (ora protetto) o le beccacce di passo.
Nel 1964 arriva, finalmente, la prima licenza, con tanto di permesso per la caccia in zona di confine
(erano i tempi in cui la montagna era piena di tabelle con la scritta di “divieto di fotografare”
presumibilmente per paura di spionaggio nemico).
La domenica cacciavo regolarmente con mio padre, così come il giovedì, fino alle otto, quando papà
andava a lavorare; dopo ero libero e con la mia cagnetta (una Breton di nome Diana, appassionata della
lepre, presa dal fratello di “Siora Maria dal Cuarnul”, in un canile di Verona) mi spingevo più in alto, di
solito fino a malga Arvenutis, ancora parzialmente monticata, sparando principalmente a tutto ciò che
volava.
I boschi erano pieni lamponi e mirtilli, cibo ideale per i tetraonidi (cedrone e francolino nel bosco,
forcello e pernice bianca alle quote più alte).
Il consuntivo del primo anno da “cacciatore” è stato di 4 lepri, 4 cedroni (sparando a 12) e 4 francolini,
più tutta la selvaggina minuta; da aggiungere 4 beccacce (ambita preda di passo che regolarmente
sostava e talvolta nidificava nei boschi pascolati e che trovava abbondante nutrimento nei lombrichi che
si formavano nelle “fatte” delle mucche, anche alle medie quote vicino agli stavoli e lungo i corsi
d’acqua, nei “selets” bonificati per il ricavo di qualche praticello).
Il giorno dopo era destinato alla spennatura ed alla scuoiatura delle prede e la sera, sotto la guida di
papà, alla ricarica delle cartucce.
A settembre, con i coetanei di Ovaro, si faceva una settimana di “campeggio”, di solito con base di
ricovero nel fieno di qualche “staipa” di montagna. Nel 1964 la scelta è stata di alloggiare nella malga
Arvenutis, già occupata da “Tita da Coda”, vecchio malgaro e cacciatore che si fermava qui con le sue
mucche per la “germaria” e per un po’ di riposo dopo la stagione di monticazione, in Arvenonis.
A quel tempo il territorio del Comune di Lauco (ed anche di Sutrio, Raveo, Villa Santina e Tolmezzo)
non erano “riserva di caccia” e quindi vi si poteva cacciare tutti i giorni della settimana (anche di martedì
e venerdì, oggi destinati al riposo della fauna e definiti “giorni di silenzio venatorio”. Bella invenzione
dei legislatori, sotto la spinta ambientalista; tanto più che nelle riserve si cacciava solo il giovedì e la
domenica, mentre oggi hanno aggiunto un terzo giorno; mah!).
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Naturalmente papà non mi lasciava portare “in campeggio” il fucile ed il cane, ma il buon Tita,
verificato che ero in possesso della licenza, mi prestava la sua doppietta e qualche cartuccia per cacciare
nella zona di Claupa, dove c’erano le coturnici. Dopo un paio di tentativi, risultato zero … forse
volavano troppo veloci.
Nella stagione di caccia qualche uscita era dedicata alla lepre, in quel di Raveo (senza risultati) ed a
febbraio – marzo alla migratoria nella zona di Caneva di Tolmezzo; preda: una marzaiola (nella roggia
vicina alla casa di “Giovanin dal Gri”, cacciatore famoso in tutta la Carnia) che poi ho esibito sulla
corriera di ritorno quando, vedendo il fucile, tutti mi chiedevano del risultato della cacciata.
Da qualche anno erano arrivati i primi caprioli, ma i nostri cani, mentre erano accaniti inseguitori di
lepri, non li badavano granché e quando li incontravano li inseguivano solo per un centinaio di metri. Ci
si accordava allora con quelli che erano in possesso di “cani da capriolo”, organizzando battute che
riunivano più squadre di cacciatori.
Nel 1965, durante una di queste cacciate, assieme a mio padre, Nuto, Riccardo “Fumich”, Primo e
Nesto di Cludinico, ho avuto la fortuna di abbattere il mio primo capriolo. Erano i tempi in cui, arrivati a
valle e caricato l’animale sul portapacchi dell’auto, si girava mezzo Comune, fermandosi nelle osterie a
sorbire qualche taiùt, con i fucili, aperti, sul tavolino a fianco, mentre l’animale, fuori, si gonfiava come
un pallone. Solo alla sera si provvedeva all’eviscerazione, allo scuoiamento ed alla suddivisione nelle
“parti”, che venivano allineate in sacchetti chiusi e scelte da ogni componente a mò’ di sorteggio. Al
giorno d’oggi un comportamento del genere
darebbe seguito a più di qualche denuncia di tipo
penale, con conseguente sospensione della licenza.
Già nell’autunno del 1966, nella nostra riserva, si
è notato un crollo nella presenza del gallo cedrone
(nella primavera, nel corso di una passeggiata in
montagna, ho incontrato le spoglie di due galli,
morti durante l’inverno); dopo alcuni anni di
presenza ancora stabile (seppur ridotta) la riserva
ha deciso di chiudere la caccia al cedrone,
auspicandone la riprese numerica. Nessun risultato!
Nel novembre 1966 è arrivata la grande piena del
Degano, con l’erosione o allagamento della maggior
parte dei “selets” e dei prati golenali (Muina,
Luincis, Entrampo). Il bosco che fiancheggiava la
Miozza è stato completamente alluvionato e dopo Lenzone, storico gruppo di Cacciatori ovaresi in questa
un mese, dove c’era il vecchio sentiero, si foto gentilmente concessa da Titi Zuliani, da sinistra:
camminava appoggiando i piedi sui sassi più Benvenuto Busolini, Riccardo Zuliani, Gino Mecchia e
grossi, che ancora sprofondavano nel fango. Anche Lino Martinis.
in montagna si sono verificate trombe d’aria che hanno raso al suolo alcuni boschi (sopra Liaris, parte
della Lunza, sopra Ovaro e Lenzone, ecc.). In località “las Vals” si è verificata una vera strage di staipe,
sparpagliate per i prati anche a centinaia di metri di distanza. In “Cusina”, vicino al “Bosc da Lastra”
una staipa era rimasta praticamente intatta, ma spostata di circa mezzo metro dal basamento.
Se da un po’ di tempo già non si falciavano più i prati più marginali, dopo questo evento il fenomeno
si è accentuato, interessando gran parte delle colture a foraggio della montagna.
Il rimboschimento con abeti avrebbe comportato meno lavoro, con un rendimento “sicuro” fra 40 – 50
anni. Tanto più che l’economia generale era in pieno sviluppo ed era abbastanza facile trovare lavoro
presso qualche fabbrica o impresa, principalmente in cartiera o nell’edilizia.
C’era poi l’estero (soprattutto Svizzera e Francia) dove si guadagnava di più e dove c’erano i
compaesani emigranti precedentemente che ti preparavano l’impiego.
Il colpo di grazia è arrivato al momento del contributo per la produzione di alberi di Natale. Non solo
prati e pascoli di montagna sono stati rimboschiti ad abeti, ma anche parecchi lotti di terreno agricolo
attorno ai paesi.
Diminuiti i prati falciati sono diminuite anche le lepri. A nulla sono serviti i ripopolamenti fatti dalla
Riserva, dapprima con lepri ungheresi successivamente con lepri “nostrane” allevate in cattività. È
probabile, addirittura, che l’immissione di animali “alloctoni” abbia peggiorato la situazione: con
anticorpi differenti si sono ammalate sia le lepri locali che quelle d’importazione.
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Il fatto è che dopo pochi anni le lepri sono quasi scomparse, sopravvivendo solo negli ambienti più
favorevoli, attorno ai paesi, dove si mantenevano ancora i prati.
Intanto, per me, si stabilizzava la passione per la caccia alla “piuma”, nella quale avevo
riappassionato anche mio padre, già ottimo tiratore al volo.
Poiché si viaggiava solo con il cavallo di San Francesco, per raggiungere le quote più elevate, alla
ricerca di forcelli e di rare pernici bianche, si facevano due tappe, sostando per la notte nelle malghe:
bellissime le serate passate in Valinia a chiacchierare attorno al fuoco, fino a quando (avevo 19 anni) mio
padre mi ha offerto la prima sigaretta (tanto so che fumi). La più buona di tutta la mia vita.
Purtroppo, nel 1974, papà è venuto a mancare ed io mi sono trovato completamente spaesato. A quel
punto, morto anche il secondo cane da ferma (Greta, una setterina che avevo regalato alla morosa, prima
di sposarmi) mi sono dedicato alla caccia al capriolo.
In effetti questo animale brucatore, favorito dalla buona alimentazione fornita dal giovane bosco che
stava colonizzando i prati abbandonati, aveva registrato un notevole aumento, con una vera e propria
esplosione alla fine degli anni settanta.
Ero rimasto legato ai territori della destra Degano, soprattutto della zona di Valinia e Stentaria e
perciò la squadra di base si era costituita nella T.E.R. Tita (di Mione), Enzo, Roberto (di Cella).
Si cacciava con il segugio, con battute simili a quelle che si facevano alla lepre, solo più ampie ed in
ambiente diverso, studiando i nuovi passaggi ed inventandosi nuove poste (oltre a quelle che mi aveva
insegnato papà).
Le gambe erano buone, ero notevolmente migliorato nel tiro e quindi i risultati non mancavano. Dopo
il matrimonio, il servizio militare (15 mesi di “volontario” in quanto ufficiale) e, finalmente, la laurea,
rientrato dal Piemonte, dove avevo svolto il primo lavoro da geologo, ho iniziato ad insegnare e, dopo il
terremoto del ’76, a lavorare come libero professionista “perito edile”.
Lavoro tanto, ma riuscivo ugualmente a ricavarmi gli spazi (giovedì e domenica a parte rare
eccezioni, erano sacri) per andare a caccia. Nel 1978, con i primi guadagni veri, il primo fucile a palla: un
combinato Zoli che, seppur con la canna arrugginita, spara ancora bene.
Nel frattempo mi ero avvicinato al tiro a volo (prima gara in squadra con papà), con risultati in
continuo miglioramento, fino al 1982, quando sono diventato campione italiano a squadre (secondo
individuale), nel percorso di caccia (piattelli che simulano il volo e la corsa della selvaggina).
Nel 1983 l’exploit: campione italiano individuale, con un punteggio record mantenutosi imbattuto per
i dieci anni successivi e la soddisfazione di battere campioni olimpici.
Le tipiche invidie dei Cjargnei ed i conseguenti dispettucci, nonché la mancanza di qualche sponsor (il
tiro a volo costa) mi hanno portato in breve tempo ad abbandonare questa attività.
Intanto il bosco sta crescendo, le lepri sono sempre di meno, i cedroni sono quasi scomparsi, i caprioli
restano numerosi ed arrivano i primi cervi.
La squadra è sempre la stessa, con qualche nuova aggregazione temporanea.
Nel 1992 il primo cervo: un fusone scadente che in un primo momento avevo lasciato andare
pensando fosse una femmina. Presente “Piuti”, di Liariis, aspirante cacciatore.
Avanti ancora qualche anno, ma poi l’ingresso in squadra di nuovi cacciatori ha rotto la condizione
idilliaca che si aveva nella TER e la squadra si è rotta.
Ho ripreso quindi ad inseguire i volatili, soprattutto beccacce e forcelli, con Top, incrocio multiplo fra
Breton e Pointer, che non teneva la ferma, ma in compenso non lasciava indietro niente ed era ottimo nel
recupero e riporto. Riuscivo ancora a stargli dietro.
Avevo scoperto una nidiata di pernici bianche sull’Arvenis e che con le prime nevicate si spostavano
sul Tamai. Ne prendevo una all’anno, così mi rimanevano anche per gli anni a venire. Sono andato
avanti tre anni, poi le hanno scoperte quelli di Sutrio e le hanno sterminate.
Ad esso è seguita Brina (setter campione, figlia di campioni), con grandi soddisfazioni nella caccia alla
beccaccia: ferme eccezionali, con una espressività commovente, recupero di animali dati per sbagliati,
riporti “impossibili”.
Morta anche la nuova setter, fine della caccia a piuma, tanto più pensando di non riuscire più a
seguire un cane: vicino ai 60 anni incominciano ad arrivare i primi acciacchi, ma siamo ancora qui, che
giriamo per le montagne.
Intanto la caccia al capriolo ed al cervo è completamente cambiata: ormai si tratta di una caccia
individuale, senza cani, dove uno si apposta con la carabina in attesa che gli animali escano al pascolo o
transitino in zona nel percorso di rientro nel bosco. Tutta un’altra cosa! Socializzazione vicina allo zero.
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Se sei solo, in caso di abbattimento devi andare a cercare qualcuno con cui dividere e che ti aiuti, almeno
a caricare in macchina l’animale.
A proposito di macchine: salire in montagna adesso è come viaggiare su una Statale: traffico di
fungaioli che, spesso imbranati, salgono e scendono dallo Zoncolan o dall’Arvenis e, nella ricerca, non
lasciano scoperto un angolo di bosco. Io non so dove possa andare a rifugiarsi la selvaggina.
Per non parlare dei cercatori di “radic di mont” che appena sciolta la neve percorrono le alte quote
proprio nel periodo degli amori dei galli forcelli.
Nelle vecchie “arene” dove si potevano incontrare
20 – 30 galli oggi, se va bene, se ne vedono 4 – 5,
ma al mattino presto perché poi sono tutti
“stormenâts”.
Beh! … Meno male che c’è la macchina,
altrimenti chi riuscirebbe a partire da Ovaro per
raggiungere le malghe e magari dover riportare a
valle un cervo? Bei tempi quelli, quando il fisico
ancora rispondeva.
Ho trovato una nuova squadra di segugisti, con
Quinto e Mauro; poi è arrivato anche Berto.
Adesso le battute vengono effettuate da due
persone: Mauro coi cani ed io in posta. Anche se la
selvaggina trova spesso percorsi scoperti, nel
complesso i risultati sono buoni (ci accontentiamo).
I nostri ripopolamenti con le lepri hanno avuto Novembre 1968, Enzo con suo padre Arduino Menegon
un esito negativo, ma poi la Regione ha deciso di
ripopolare la montagna con le marmotte che, in un primo momento, hanno avuto un buon sviluppo sia
sullo Zoncolan sia in Arvenis e Claupa.
Poi, al seguito delle marmotte sono arrivate le aquile. Fino all’anno scorso era abbastanza comune
vederne una coppia da malga Arvenis.
Pian piano gli animali immessi sono diminuiti, fino a sparire sia in Pozôf che in Arvenis. Restano
forse una o due coppie in Claupa.
Con la diminuzione delle marmotte la caccia delle aquile si è orientata sui forcelli e sulle lepri e
pernici bianche. Con gli autunni senza neve, pernici e lepri variabili hanno completato la muta e, ormai
completamente bianche spiccano nei prati d’alta quota ed anche fra i cespugli di ontano già senza foglie,
diventano facili prede del rapace. Ne è conseguita la scomparsa quasi completa di questi animali, con il
nuovo orientamento predatorio verso i piccoli di capriolo e camoscio.
Il capriolo è in forte contrazione, ma gli studiosi hanno deciso che si devono abbattere anche le
femmine … Lavori da tavolino, verranno loro a partorire i piccoli.
Una buona mano per la diminuzione di certi animali l’ha data anche l’arrivo del cinghiale, animale
onnivoro, che non disdegna i nidi di forcello o qualche piccolo di capriolo.
Non contenti, presumibilmente con fondi pubblici, i vari “studiosi” hanno provveduto a potenziare e
rinsanguare le popolazioni di orso del Trentino, allargandosi a liberarne qualcuno anche in Carnia, per la
felicità dei proprietari di pecore e di alveari. Tanto loro stanno negli uffici della Regione, con tanto di
trasferta quando escono per i controlli, vantando poi la difesa della biodiversità (creata artificialmente).
Presto arriveranno anche i lupi (forse volando?) a completare la sempre più modaiola “biodiversità”.
Ma qualcuno ci mangia sopra, senza che la biodiversità lo sappia.
Non riesco a capire perché debbano essere protetti tutti i predatori, mentre le mamme di caprioli,
cervi e camosci debbano obbligatoriamente essere abbattute (altrimenti non concedono nemmeno i
maschi).
È cambiato l’ambiente, sono cambiati gli animali, a volte forzatamente, forse ci sarà un nuovo
referendum per abolire la caccia che, se approvato, certo non avrà l’esito di quello relativo all’abolizione
del Ministero per l’Agricoltura o per l’abolizione dei finanziamenti ai partiti, che oggi sono diventati
Ministero delle Risorse Agricole e Rimborsi Elettorali.
Ormai la nostra vita di Cacciatori è vicina al termine, anche se si spera di continuare ancora per tanti
anni.
Enzo Menegon
N° 25 - Agosto 2018 Clavajas - il nešti Paiš Pag. 11
Ennio Giacometti
Il Meteo
Com’e` stato il tempo a Clavais
A cura di Arianna
Eccoci pronti con la consueta pagina del meteo: vediamo come sono stati l’inverno e la primavera a
Clavais con i dati raccolti da dicembre 2017 a maggio 2018.
Come sempre, la tabella che segue riassume i valori medi, massimi e minimi di temperatura,
pressione e umidità, oltre a velocità e temperatura del vento ed entità delle precipitazioni.
I grafici invece illustrano nel dettaglio l’andamento delle temperature e le precipitazioni mensili.
Anche quest’anno grande assente è stata la neve: la nevicata consistente del 27 dicembre (circa 40
cm) ci aveva fatto be sperare in un inverno imbiancato. Invece una pioggia torrenziale dal 6 al 9
gennaio (quasi 70 mm) l’ha sciolta completamente. A questo fatto sono seguiti solamente degli
episodi inconsistenti e prontemente sciacquati via dalla pioggia.
Non è ststo un inverno particolarmente freddo se non per alcuni giorni: il picco più rilevante è stato
dal 25 febbraio al 1° marzo, con temperature sempre sotto zero e medie giornaliere inferiori a -7°C,
accompagnate da vento gelido (fino a -15°C).
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Aprile ci ha raglato qualche giorno di primavera: la prima settimana è stata soleggiata e piuttosto
gradevole, con temperature fino a 15-17°C; belle giornate anche dal 18 al 21 aprile con punte di
28°C!
Per compensare questo anticipo di estate, nel mese di maggio abbiamo avuto solamente quattro
giorni in cui non ha piovuto! Inoltre, l’8 maggio c’è stata la prima grandinata della stagione e il 15
maggio una nevicata ha imbiancato le montagne fino a circa 1300m di altitudine.
E visto l’andamento del tempo in questa prima parte di estate, anche sul prossimo numero avremo
sicuramente qualche stranezza da registrare!!!
lui si dava veramente da fare. Eravamo verso il non puoi aspettare un po' di tempo? Ricominci
mese di gennaio 1990 e Roberto ci diceva: a lavorare e ti metti via un po' di soldi…”, ma
“papà non vedo l'ora di finire questa naia, poi lui era cosi quando aveva un'idea era più forte
devo riprendermi alla grande e faccio un di lui, doveva realizzarla e basta. Lo vedevamo
macello, mi metterò su una Radio per conto che era triste ma io sapevo che sotto sotto lui
mio!”, aveva qualche amico di Fagagna che lo stava muovendosi lo stesso, poi un giorno mi
avrebbe assecondato. disse: “Papà avresti tempo di venire su con me
A metà di maggio lo congedarono ed era a Mont di Prat a vedere dove potremmo
davvero felice, ultimamente gli davano sempre mettere l'antenna? E li capii che lui voleva
più spesso permessi e lui aveva ricominciato a questa Radio a tutti i costi e la sera tornando a
fare delle serate di DJ a Villanova al Pik-up i casa gli dissi che gli avrei dato i soldi che gli
suoi ex titolari sapevano che lui attirava molta servivano e così facemmo, ma ben presto si
gente e cominciavano anche a dargli qualche cominciò a lamentare che non entravano soldi
soldino in più. Finalmente arrivò questo tanto e che c’erano solo spese… allora gli dissi: “ma
atteso Congedo, anche noi genitori eravamo Roberto cosa credi che la Radio si mantenga da
invitati alla Cerimonia in Caserma a Venzone, sola? Tu devi cominciare a fare dei contratti di
avevano preparato una bella festa, devo dire pubblicità per i negozi!”.
che gli amici sono venuti ad aspettarlo fuori E cosi non avendo la macchina lo portavo io in
della caserma e l'anno portato via ed è tornato giro per i negozi il sabato che non lavoravo, e
a casa dopo due giorni! gliene avevano fatte di gli spiegavo più o meno come doveva fare e, in
tutti i colori, povero Roby. poco tempo cominciò a fare dei bei contratti e
a funzionare anche bene come Radio e lo
vedevamo felice.
Una sera a casa nostra con la sua fidanzata ci
disse che il padre di lei era disposto a dargli
una stanza a casa sua per realizzare uno studio
di registrazione. Lui la musica c'è l'aveva nel
sangue. Intanto in radio non riuscì a
convincere qualche amico a dargli una mano
perché era troppo severo nelle sue cose e la
Radio durò un anno e poi decise di chiuderla
anche perché aveva altre ambizioni,
cominciava ad uscire anche fuori regione a fare
il DJ giù per Lignano, Jesolo, Ferrara, Verona
ed altre città, cominciava a guadagnare bei
soldini. Ma quando aveva un po’ di tempo
libero era sempre in studio a Spilimbergo, noi
lo vedevamo ben poco a casa. Una sera però la
storia si ripeté e ci disse: “avrei bisogno di un
po' di soldi per comprare dell'attrezzatura per
lo studio, lui aveva un po' di soldi in parte ma
Roberto (a destra) con un commilitone. si era anche comprato una macchina di
Una sera arrivò a casa con la fidanzata e seconda mano per poter fare i suoi
mentre cenavamo ci disse: “Papà, mamma spostamenti. Io e la Nina ci siamo guardati in
vorrei mettere su una Radio qui a Fagagna, faccia e lei ha detto: “ma Roberto tu lo sai che è
Radio Fragola, il papà di un mio amico ci da solo Papà che lavora, non è che noi siamo
una stanza in cantina però abbiamo bisogno di milionari”. Certamente un po' di soldi li
comprare una frequenza e mettere l'antenna su avevamo da parte, ma avevamo finito di
a Mont di Prât e ci vogliono un po' di soldi, voi aggiustare la Casa a Clavais… e lui: “Papà ti
potreste prestarmi 500.000 lire?” giuro che te li restituirò fino all'ultimo
Noi siamo rimasti un po’ così, e gli abbiamo centesimo però adesso ne ho bisogno per fare
detto: “ma Roby hai appena finito il Militare quello che ho in testa mi servono 40 milioni di
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lire, ditemi se potete aiutarmi altrimenti dovrò abbaiare sulle tracce del selvatico), sono circa
fare un mutuo con la banca”. “mannaggia non un centinaio di metri davanti a me! …da come
vai per le piccole” gli dissi io. si allontana deduco che di li a poco sento lo
Passò qualche giorno io e la Nina arrivammo a sparo, ma invece mi arriva un messaggio da
una conclusione: i soldi noi li avevamo, e ci Andrea che non si tratta di selvaggina ma di
siamo detti con le banche non si scherza se poi una volpe, e chi se ne intende sa che se un
non dovesse riuscire a restituirli in tempo sono segugio va dietro a una volpe si
guai, a noi potrà tornarceli in un tempo magari preannunciano guai, per il semplice motivo
più lungo, sempre che riesca a tornarceli, ma che le parate diventano lunghe e
gli abbiamo dato fiducia, anche perché si dava incomprensibili da decifrare. Difatti circa dopo
veramente da fare in tutti i modi. Un lunedì mezz’ora sentiamo la Lila smettere la parata,
siamo andati in Banca e gli abbiamo girato 40 conoscendo il mio cane e sapendo che è molto
milioni, e lui ci diede un’altra notizia: “ho intelligente e giudiziosa, pensavo sarebbe
trovato un lavoro Papà, vado due settimana in tornata di li a poco. Intanto camminando
Germania ad aiutare due piastrellisti che mi riesco a raggiungere il mio collega, che mi
pagano bene perché avrò bisogno di altri soldi conferma che il cane era al seguito di una
e io vado su con loro”. In Germania lo volpe.
pagarono molto bene, tornò a casa distrutto Così tra un discorso e l’altro iniziamo i soliti
ma felice, gli diedero 5 milioni in 15 gg. In richiami e fischi per farla tornare, ma di Lila
Germania i piastrellisti li pagavano a peso nemmeno l’ombra. Stufi e stanchi della
d'oro in quegl'anni, ma disse: “Papà è molto giornata, e vicini al calar del buio desistiamo
duro fare questo mestiere”. Bene gli dissi cosi dalla ricerca sperando che il cane, non solito a
ti sei reso conto che tuo padre e già tanti anni uscite lunghe rientrasse da solo a casa.
che lo fa e spero che tu abbi più fortuna di me Il giorno seguente dopo lavoro arrivo a casa
anche se hai mollato la scuola, cerca solo gli con la gioia che sia tornata, ma purtroppo mio
dissi di fare le cose con intelligenza... padre mi dice che il cane non è rientrato, e
allora iniziò a crescere in me un po’ di
Albin di Bataja
(continua nel prossimo numero)
angoscia. Contatto Andrea, anche lui
rammaricato per la situazione, e iniziamo così
una ricerca vasta, anche telefonando a tutti
chiedendo se avevano visto il cane, ma
purtroppo la Lila sembrava sparita.
Miracolo a Clavais Passano i giorni e del cane nessuna traccia,
di Mirco Zanier iniziavo a temere il peggio! Quindi abbiamo
ripetuto il giro guardando con occhio attento
Ebbene si, i miracoli succedono anche a
crepacci, guglie rocciose, insomma qualsiasi
Clavais!!! …la storia che vi sto per raccontare
cosa possa aver creato un insormontabile
ha dell’incredibile, però come diceva un mio
problema al cane.
caro amico che non c’è più “succedono ai
Erano passati ormai sei giorni dalla scomparsa
vivi!”, ed è vero.
e ancora nessuna traccia, il dispiacere lo lascio
Era una domenica, le ultime di settembre se
immaginare a chi è affezionato ad un cane…
non mi sbaglio, ed eravamo a una battuta di
rivedevo le nostre cacciate insieme, rabbie e
caccia pomeridiana, io e il mio cane Lila, una
gioie, e un legame forte che ci univa. Un cane
cagnetta nero focato di segugio italiano, erano
speciale per me, per mio padre che l’ha
le prime battute di caccia per lei quindi vedevo
allevata e per gli amici cacciatori che l’hanno
la sua frenesia nell’essere lasciata libera;
apprezzata nelle sue innumerevoli
aspettavo solo il segnale del mio collega che si
performance! Sconfortato iniziai la prassi dello
era posizionato nella “posta”, dopo circa venti
smarrimento, la cercai nei vari canili con la
minuti, ecco il segnale, l’inizio della caccia.
speranza di trovarla li, ma niente. La Lila era
Appena liberata dalla catena la Lila inizia la
sparita nel nulla! Settimo giorno dalla
sua cerca al selvatico, non passano cinque
scomparsa: la mia disperazione era diventata
minuti che le prime “parate” (parate nella
rassegnazione, ma non poteva finire così…
definizione è quando il segugio inizia ad
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In quarta di copertina, nevicata tardiva sopra Clavais, agli inizi di marzo di quest’anno
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