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Associazione Culturale Clavajas
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Numero 28
Settembre 2020
N° 28 - Settembre 2020 Clavajas - il nešti Paiš Pag. 2
Piazza di Clavais, anno 1957, Raduno di motociclette di Clavais e Liariis organizzato da Mario Soravito,
foto scattata da Daniele Soravito.
Sommario
L’Igiene che Inquina - Giorgio Ferigo pag. 3
San Martino 2019 - Tiziana Puschiasis pag. 7
Ai nuovi sposi - a cura di Giuseppe De Caneva pag. 8
Sprofondano nel Travò 200.000 € - Mattia Primus pag. 9
Il gruppo scout di San Daniele - Squadriglia Stelle Alpine pag. 11
Cronache e Notizie pag. 12
La mia maestra - Ennio Giacometti pag. 13
L’Albero dei Libri - Claudia Gregoratto pag. 15
Il Meteo - a cura di Arianna Primus pag. 16
Quando nasce il sole - Maria Angela De Campo pag. 17
70 mûz di jesi stupit pag. 19
Sagra di San Lorenzo 2020 - Debora Ariis pag. 19
L’Assemblea dei Soci pag. 20
La nuova Pro Loco di Ovaro - Alberto Soravito pag. 20
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Molti cervelli statali e regionali, dopo lunghe cotture, hanno partorito fanfaluche, baggianate e obbrobri
igienici senza raziocinio, adatti a favorire solo l’industria alimentare che è l’unica vera causa dei grandi
flagelli contro la salute pubblica degli ultimi cinquant’anni, dalla mucca pazza all’influenza aviaria.
Mi chiamo Giorgio Ferigo, faccio di mestiere il responsabile dell’igiene degli alimenti e della nutrizione
nella USL dell’Alto Friuli, ma il lavoro che mi diverte di più è quello di far fuori leggi, le leggi italiche…
molte di loro sono sciocche o imbecilli o molti altri aggettivi che si possono dire.
Anche con alcuni colleghi dell’Emilia Romagna, abbiamo costituito un gruppo che si chiama EBP vuol
dire Evidence Based Prevention, la prevenzione basata su prove di efficacia. Abbiamo fatto una
ricognizione e abbiamo scoperto che circa il 25% delle cose che noi facciamo sono dimostrabilmente
efficaci. Il 25% sono dimostratamente inutili e il rimanente 50% delle cose che facciamo nessuno si è mai
preoccupato di dimostrare se siano utili o inutili. Abbiamo ottenuto udienza presso il Ministero della
Sanità, una prima legge di semplificazione burocratica sta per essere varata dal governo, altre leggi di
semplificazione burocratica sono state varate dalla Regione e continuiamo a lavorare adesso anche con la
benedizione del Ministro.
Stasera vi parlo dei maggiori dettagli di tutte quelle stupidaggini che abbiamo imposto ai produttori di
alimenti, ai ristoratori, per anni, per 20-30 anni. In realtà queste stupidaggini hanno un manico, un
nocciolo duro che non si riesce mai a distruggere, questo nocciolo duro si chiama: autorizzazione
sanitaria. Tutti voi sapete che cos’è l’autorizzazione sanitaria, tutti quelli che hanno aperto un bar o un
ristorante, tutti quelli che hanno organizzato una sagra, tutti quelli che hanno inaugurato un
prosciuttificio o un’industria conserviera, tutti quelli che fanno i formaggetti, il salame o il miele si sono
dovuti procurare un’autorizzazione sanitaria una o più volte nella vita. Il fondamento teorico di questa
autorizzazione state ad ascoltare qual è.
Dice Savino Cassese che è il massimo dei giuristi amministrativi italiani: “L’autorizzazione toglie un limite
all’esercizio di un diritto proprio di un privato, è una forma di controllo pubblico su attività privata che si esercita
subordinando il loro svolgimento al consenso della pubblica amministrazione”, complicato ma adesso provo a
spiegare. Preparare cibo da somministrare al prossimo è un diritto soggettivo di ogni cittadino italiano
che lo voglia fare. C’è questo diritto, tuttavia è un’attività senza pari, pericolosa più della Luftwaffe o
anche più degli Spitfire sui cieli di Dresda. Allora la pericolosità insita nella cottura del cibo o nella
mescita del vino rosso costituisce una condizione ostativa all’esercizio del diritto soggettivo. Particolari
cautele possono rimuovere questa condizione ostativa. Le particolari cautele sono quelle
minuziosamente descritte nel DPR 327 dell’80 che sono in genere di tipo strutturale. La pubblica
amministrazione le scrutina, poi guarda la relazione, fa il sopralluogo e se piastrelle, lavabi, finestre,
porte, frigo, bancone, pignatte, cuccume, forchettoni, mestoli, batticarne, segaossa, taglieri e ceppi sono
presenti e vengono dichiarati idonei, la spaventevole pericolosità connessa con la preparazione degli
alimenti si intende rimossa o attenuata; le condizioni ostative scompaiono, il diritto soggettivo si
ripristina, l’attività si autorizza, e così l’oste può finalmente preparare in tutta calma le polpette
all’arsenico da somministrare ai causidici legulei e burocrati per farne conveniente strage.
Questi requisiti igienico-sanitari hanno almeno due importanti difetti. Il primo difetto è questo: come
tutti sanno e come le massaie, rurali e non rurali, sanno, l’igiene non è uno stato, l’igiene è un processo,
vale a dire una serie di atti semplici ma ripetuti quotidianamente o più volte al giorno, capaci di
eliminare temporaneamente la sporcizia, i batteri ecc. Cioè pulisco e rimuovo provvisoriamente la
polvere, la terra o quello che c’è, sapendo benissimo che fra un’ora si riaccumuleranno, torneranno a
proliferare e io dovrò riscopare, ripulire perché questa è la condizione.
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1 gennaio di quest’anno 2006 è entrato in vigore un altro regolamento CEE che ha sostituito il 155 e ha
finalmente fatto piazza pulita dell’autorizzazione sanitaria, se ancora voi continuate a farle è soltanto
perché noi siamo pigri, perché l’inerzia… ma insomma il regolamento 852 in vigore dal 1 gennaio ha
fatto piazza pulita di questa cosa qui. Ascoltate, l’italiano è bruttino, però il concetto è chiarissimo: “la
responsabilità principale per la sicurezza degli alimenti incombe all’operatore del settore alimentare”, perciò
l’imprenditore non deve più essere autorizzato, ma deve semplicemente “notificare” all’autorità la sua
intenzione di aprire un locale, un’impresa alimentare, una produzione di formaggi pecorini… “ogni
operatore del settore alimentare notifica all’opportuna autorità competente ogni stabilimento posto sotto il suo
controllo che esegua una qualsiasi fase di produzione, trasformazione e distribuzione di alimenti ai fini della
registrazione del suddetto stabilimento”. La notifica serve perché la pubblica amministrazione (da noi l’ASL)
possa andare a fare la dovuta vigilanza sulle fasi di lavorazione, sui rischi e pericoli, perché la vigilanza
in realtà ci vuole davvero ma si esercita dopo l’apertura dell’esercizio commerciale.
Però anche la vigilanza è cambiata. Voi ricorderete la distanza di potere fra controllore e controllato: i
vigili sanitari che venivano a fare le ispezioni e cominciavano a dire, questo contraddice l’articolo tale
della legge, questo contraddice l’articolo talaltro della legge, questo e avanti, ragionavano per leggi e per
violazioni dell’articolo di legge, per pregiudizi e superstizioni igieniche e avevano alle spalle un intero
Stato che la pensava come loro. C’era una differenza di status fra il vigile sanitario, pubblico ufficiale o
addirittura ufficiale della polizia giudiziaria, il tecnico che ha dietro di sé il corpus delle leggi dello stato,
e il cittadino che, avendo dalla sua soltanto l’esperienza anche secolare, il rigore professionale e magari
anche l’evidente approvazione del consumatore, è inerme di fronte a queste leggi e può al massimo
protestare o seccarsi.
In realtà adesso cambia anche la vigilanza, perché diventa un rapporto paritario fra cittadino e pubblica
amministrazione, in cui il cittadino deve dimostrare che quello che fa è adeguato dal punto di vista della
sicurezza alimentare e la pubblica amministrazione deve dimostrare che quello che chiede è adeguato
dal punto di vista alimentare. Il rapporto di parità si sviluppa in una fase particolare di questo rapporto
che è l’audit in cui si discute, si dimostra a vicenda e in cui bisogna avere cognizioni scientifiche, non
vaghe idee, non dire “vabbè voglio l’antilatrina perché altrimenti la puzza si diffonde nel locale di non
so chi”, questo non è un concetto sanitario, questo è un vago concetto di buona educazione che non
spetta a me imporre a nessuno.
Per la patria del diritto, troppo razionale, troppo efficace, troppo semplice. Cosicché, cosa ti inventano i
nostri soloni? Ti inventano (Accordo Stato-Regioni del 9 febbraio 2006) che la notifica si fa attraverso la
cosiddetta “dichiarazione inizio attività differita” (DIA). E qui cominciano le complicazioni, e le assurdità.
È ovvio che il titolare debba dichiarare il vero. Presupposto della DIA è che al momento della
presentazione della comunicazione, il titolare dichiari che l’esercizio possiede i requisiti minimi
prestabiliti dalla norma in funzione dell’attività svolta”. Dunque, la comunicazione si può fare soltanto
quando l’esercizio alimentare è terminato e pronto ad aprire. Da quel momento, per aprirlo davvero al
pubblico, devono trascorrere 45 giorni. Per far che? Per far sì che “l’ASL, se lo ritiene necessario, effettui un
sopralluogo di verifica”. Può anche non ritenerlo necessario, e perciò non andarci affatto; può andarci e
trovare tutto in ordine; può andarci, trovare lievi difformità, e prescrivere gli adatti accorgimenti; può
anche dichiararlo del tutto inidoneo.
Se l’imprenditore comincia la sua attività senza aspettare i 45 giorni commette un atto illegittimo (“va
considerato alla stregua di un soggetto privo di autorizzazione sanitaria”, ma non era stata abrogata?). Se
l’imprenditore notifica prima che il bar sia completato, dichiara il falso. Le cose si svolgeranno più o
meno così. Un tale intende aprire un bar. Si fa preparare un progetto dal geometra, accende il mutuo,
trova i muratori, chiama l’idraulico e il piastrellista, l’arredatore e l’elettricista. Quando il bar è pronto,
rifinito a puntino, lustro e mondo, allora (e solo allora) il barista può notificare la sua intenzione di
aprirlo. Da quel momento il bar resta chiuso agli avventori per 45 giorni, a disposizione di un’ASL che
verrà oppure non verrà, a sua discrezione, aleatoriamente. Un altro esempio. Un tale acquista il camion
furgonato isotermico per trasportare carne. Si procura la vidimazione ATP, lo immatricola, stipula
l’assicurazione; quando tutto è in regola, inoltra la sua DIA. Da quel momento tiene il camion lì sul
piazzale, per 45 giorni, inoperoso, a poltrire.
Un terzo esempio. La Pro-Loco di Bugnins vuole organizzare per la Madonna di Agosto la sagra del
pandispagna. I volontari costruiscono nella piazza di Bugnins i baracchini e la pedana del ballo liscio,
preparano le griglie, allacciano l’acqua potabile e la corrente elettrica. A questo punto, notificano. Ma è
soltanto dopo 45 giorni di occupazione della piazza e di intralcio diurno e notturno al traffico, che la Pro-
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Loco può dare avvio alle danze, far sfrigolare le salsicce, spillare le birre. La sagra dell’Assunta o è
pronta per San Pietro (29 giugno) o si fa per San Remigio (primo ottobre). Naturalmente, si tratta di
inezie per i sardanapali italiani, che nuotano nell’oro, qualche centinaia di migliaia di euro soltanto. Ma
immaginate che si voglia impiantare un prosciuttificio, una fabbrica di conserve, un caseificio...
C’è qualche superbo ministeriale in grado di spiegare se c’è logica in tutto questo, e quale logica è? e che
cosa, e soprattutto chi, si vuole tutelare con questo marchingegno? Non la salute, statene certi. Quella si
tutela in altro modo, in Europa e ovunque. E allora, cosa? Sorge il sospetto che la pubblica
amministrazione non si voglia arrendere al buon senso europeo, e intenda perpetuare sotto forme nuove
(e sadiche) le sue vecchie e stupide pantomime. Infatti, la
“DIA differita” è una dichiarazione soggetta al consenso,
muto o esplicito, della pubblica amministrazione; è
un’autorizzazione sanitaria larvata, che ha,
gattopardescamente, cambiato nome ma non natura; e
che al cittadino costa non più i 100 euro di diritti sanitari,
ma ben 45 giorni di mancato guadagno.
Molti cervelli statali e regionali si son dati da fare per
partorire un tale obbrobrio. Ma i neuroni davvero
connessi erano, purtroppo, rari. Ne sono uscite queste
fanfaluche e baggianate. Né il buon Dio né Sabino
Cassese li perdoneranno. A fronte di simili sesquipedali
scemenze, c’è una via d’uscita? C’è. Le leggi nazionali in
contrasto con i regolamenti europei, o con le direttive
comunitarie recepite nell’ordinamento nazionale, vanno
“disapplicate”: dice la sentenza 170/1984 della Corte
Costituzionale. Non è facoltà del cittadino abrogarle (ma
sarebbe ora passata che i parlamentari si dessero una
mossa); è tuttavia diritto del cittadino fare come se non ci Ada Tomat, malga Arvenis, 1989, foto di
fossero. Ulderica Da Pozzo. Anche i malgari, forti di un
Ma noi abbiamo avuto forse un piccolo colpo di fortuna, esperienza plurisecolare hanno subito le
abbiamo bloccato il tentativo di impedire l’applicazione conseguenze del diabolico sistema dell’
semplice di questa legge. In Friuli abbiamo bloccato autorizzazione sanitaria.
questa cosa e siamo passati alla notifica semplice, i nostri
colleghi dell’Emilia Romagna adesso si muoveranno anche loro, non sarebbe male che non passasse
nemmeno qui, non passasse da nessuna parte tutto quello che non ha a che fare con il raziocinio.
Concludendo a proposito di questa 852, anche il secondo difetto, quello di creare leggi che valgono per il
grande e per il piccolo, per l’industria e per l’artigianato, per il piccolo contadino e avanti, prevedendo
obblighi uguali per situazioni anche abissalmente diverse, anche questo in qualche modo è stato
superato. Bisogna adesso cominciare a conoscere questa legge e a pretendere che venga applicata. Un
prezioso vademecum intitolato Documento di orientamento sull’applicazione di talune disposizioni del
regolamento CE 852/2004 sull’igiene dei prodotti alimentari, datato Bruxelles, 21 dicembre 2005, dice a
chiare lettere quello che noi tutti abbiamo pensato in questi anni, tutto il male che abbiamo pensato
dell’HACCP e le novità che questo regolamento introduce sono musica per le nostre orecchie. Ascoltate:
“Negli stati membri i prodotti alimentari possono essere fabbricati secondo procedimenti tradizionali che si sono
dimostrati sicuri anche se non sempre sono pienamente conformi alle prescrizioni tecniche del regolamento”.
Questa è musica. “Il regolamento riconosce la necessità di mantenere questi metodi di produzione tradizionali che
sono espressione della diversità culturale dell’Europa e prevede quindi la flessibilità necessaria per le imprese
alimentari” e ancora “la nuova normativa in materia di igiene alimentare contiene una serie di prescrizioni che
lasciano all’operatore alimentare uno spazio di discrezionalità”: non sono io medico che ti dico quello che devi
fare, sei tu che discrezionalmente fai quello che ritieni utile. E ancora “la metodologia HACCP è per sua
natura flessibile” com’ è evidente “in quanto si basa su una serie limitata di principi che perseguono l’obiettivo
evidente della sicurezza alimentare senza imporre alle imprese alimentari di rispettare regole o di seguire procedure
non pertinenti”.
E ancora “nel determinare se una prescrizione è necessaria, opportuna, adeguata, sufficiente per raggiungere gli
obiettivi del regolamento occorre tener conto della natura del prodotto alimentare e dell’uso a cui è destinato”,
com’è naturale. E ancora “il regolamento non si applica ai piccoli quantitativi di prodotti primari forniti
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direttamente dal produttore al consumatore locale, o a dettaglianti locali che forniscono direttamente il consumatore
locale. In generale le norme nazionali dovrebbero consentire il mantenimento delle pratiche in uso, purché
garantiscano il conseguimento degli obiettivi del regolamento”, cioè che i cibi siano sani, e infine ancora a
proposito di tutto quel pacco di documentazione, di quel metro cubo di carta che serve tener da parte
per documentare l’HACCP ovvero le 600.000 lire che bisogna sborsare a qualcuno affinché ve lo faccia,
“esistono diverse possibilità di predisporre la documentazione necessaria. I manuali di corretta prassi operativa
possono contenere in tutto o in parte la documentazione necessaria, ma le imprese alimentari possono decidere di
predisporre una documentazione specifica adatta alla loro situazione”, perfino in una pagina di quaderno di
terza elementare. E avanti e avanti ancora.
Cambia, è ribaltato il mondo con il culo in su. Allora adesso io credo che sia necessario che queste notizie
passino, si diffondano, i ragionamenti comincino a girare. Il guaio è l’inerzia della pubblica
amministrazione: siamo a settembre, è in vigore dal 1 gennaio e continuiamo a fare le autorizzazioni
sanitarie, continuiamo a fare le visite, continuiamo a fare le multe, i NAS continuano, allora bisogna
imporre altri ritmi perché vedete la Cina è vicina non nel senso maoista della parola, ma nel senso
capitalista della parola, e corrono come lepri e noi stiamo qui, capito come stanno le cose?
Giorgio Ferigo
San Martino
Il tradizionale mercato di San Martino che si svolge da sempre l’11 di novembre a Ovaro,
nell’omonima località, era già stato annullato nel 2018 in seguito all’alluvione, e anche l’edizione
2019 era rischio, poiché le varie Associazioni e gruppi che solitamente lo organizzavano, per un
motivo o per l’altro hanno dato forfait. Solo il Coro “Rošas di Mont” era disponibile ma si trovava
privo delle strutture (gazebi e quant’altro) spazzate via dalla tempesta Vaia. Un gruppo di giovani
di Ovaro, armati di buona volontà, hanno preso l’iniziativa di organizzare un proprio chiosco per
far si che la più longeva delle feste di Ovaro si
svolgesse ugualmente. Per fare ciò, hanno chiesto
l’appoggio dell’Associazione Culturale Clavajas, che si
è fatta trovare pronta per espletare la parte
burocratica. Anche perché il comune, ha si noleggiato
un tendone in cui ospitare la manifestazione, ma
nessuno poteva firmare le pratiche per fare la festa…
Così mi sono ritrovata con un bel gruppo di ragazzi
giovanissimi con tanta spensieratezza e voglia di fare
che hanno dato il meglio di se. Una bella esperienza, in
cui personalmente ho potuto dare qualche
consiglio, in cambio di tanta allegria e
divertimento. E quello che doveva essere un
chioschetto improvvisato si è ritrovato a
cucinare oltre 200 porzioni fra cjarošons,
spezzatino, trippe e minestrone!
Siamo stati felici di poter donare il ricavato al
progetto “l’Aga di Andrea” che con il
supporto dottor Paolo Agostinis e della
Fondazione Ivo De Carneri, costruisce dei
pozzi di acqua potabile nell’isola di Pemba
(arcipelago di Zanzibar).
Tiziana Sopra: i preparativi e il carico delle attrezzature a Clavai;
Sotto: Lo staff di San Martino
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Queste ultime (assieme alla fognatura del fino a un certo punto…), mentre nel Travò
paese) sono le uniche acque che oggi piovevano milioni!
alimentano il Travò, e proprio per questo Facendo due calcoli il Travò negli ultimi 12
motivo il rio è sicuramente il più secco e anni è costato ai contribuenti più di 27.000 €
innocuo del comune di Ovaro! Quindi perché all’anno! Quindi com’è possibile che quando si
spendere soldi pubblici per mettere in chiedono 500 € per una qualsiasi causa di
sicurezza un rio che è già sicuro? interesse comune la risposta è sempre che non
Un’altra caratteristica fondamentale del Travò ci sono soldi?
sono le sue sponde; la forra precedentemente
citata è tutt’altro che stretta, si allarga a “V” e
alla sommità le due sponde sono distanti
anche 20-30 m. con una profondità che supera
i 15 m! una difesa quindi che farebbe
impallidire qualsiasi argine artificiale. Se mai
ci fosse acqua nel Travò dovrebbe essercene
una quantità inverosimile per riempire un tale
bacino.
Infine analizziamo il suo corso: passando a
nord dei paesi di Liariis e Chialina, il Travò
sfocia ovviamente nel torrente Degano; ma
prima del Degano in qualche punto deve
attraversare la strada statale… sfido chiunque Una delle briglie costruite una decina di anni fa (questa
a indicarmi quel punto! Per un Rio che nel suo è alta solo 2 m, la più grande arriva a 4) e la sottostante
pavimentazione in ciottoli realizzata nel 2019. Oltre a
tratto iniziale necessita di opere per centinaia
piastrellare il letto del corso d’acqua un altro lavoro
di migliaia di euro, ci sarà un ponte di notevoli degno di nota è l’istallazione, sui ripidi versanti che
dimensioni per attraversarlo nel suo tratto sovrastano il rio, delle reti paramassi! Si proprio quelle
finale dov’è più imponente. E invece non c’è che si usano per trattenere i sassi a protezione delle
niente, provate a cercare, se siete bravi strade. Delle strade appunto, non dei fiumi, in questo
troverete solo qualche tubatura come in un caso chi dovrebbero proteggere?
qualsiasi canale di scolo. La parte più divertente viene fuori
Nonostante questa inconfutabile situazione già esaminando i progetti. Non vorrei essere nei
nel 2009 erano stati spesi 100.000 € dalla panni dei tecnici che hanno dovuto giustificare
Regione (comparto Forestale) per la opere del genere… Infatti nella relazione di
realizzazione di diverse briglie, due delle quali progetto esordiscono con una frase piuttosto
di dimensioni notevoli, nel tratto iniziale fra evasiva, cito testualmente: “il progetto tiene
Clavais e Liariis. Diciamo che già all’epoca si conto sia delle prescrizioni pervenute dall’ufficio
sarebbe potuto discutere sull’utilità di tecnico dell’ente appaltante sia delle testimonianze
quell’intervento… Ma in quel caso non c’erano degli abitanti del luogo che hanno vissuto in prima
altre emergenze in atto. Questa volta invece persona l’esondazione del rio” come dire: siccome
dopo la tempesta “Vaia” con centinaia di non abbiamo visto nessun problema su cui
chilometri di strade danneggiate, ponti intervenire o pericolo da arginare ci siamo
spazzati via, infrastrutture da ricostruire, si basati sulle testimonianze di questi
sprecano soldi pubblici in questo modo? Senza fantomatici “abitanti del luogo”. Per quanto
contare le moltissime persone rimaste senza riguarda l’immaginaria “esondazione del rio”
casa in varie regioni del Nord Italia, fra cui non mi esprimo, ma invito a chiedere lumi a
anche il nostro concittadino e stimato membro chi un’esondazione l’ha vissuta in prima
dell’Associazione Tiziano, che per mesi ha persona veramente.
dovuto traslocare da una parte all’altra del Sembra passare l’idea che un qualsiasi
comune senza vedere un centesimo di viandante di passaggio poteva “segnalare” un
risarcimento ne dagli enti pubblici, ne dai intervento, e la Regione prontamente lo
privati che hanno causato l’inondazione di San eseguiva! Fortunatamente non era così,
Martino (già perché in quel caso Vaia centrava almeno nella stragrande maggioranza dei casi
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(mi auguro). È vero si, che chiunque, cittadini, Gruppo Scout di San Daniele
imprese, enti, poteva segnalare un problema al
proprio Comune che lo passava direttamente Nell’estate 2019 il gruppo scout di San Daniele era
alla Protezione Civile per la parte esecutiva; accampato a Clavais. Gli organizzatori hanno chiesto
ma è altrettanto vero che venivano mandati all’Associazione la possibilità di far fare ai ragazzi
dei tecnici in sopralluogo a verificare la reale qualche esperienza istruttiva e di lavoro, che possa
presenza del problema e l'eventuale necessità anche essere utile alla comunità. La proposta è stata
quella di illustrare loro la vicenda del bombardiere
di un intervento. Tuttavia nel caso del Rio
schiantatosi nella Seconda Guerra Mondiale, portarli
Travò, ne sono certo, i tecnici hanno detto
nel luogo dove è stato realizzato il cippo e metterli al
chiaramente che non era necessario alcun tipo lavoro per rendere accessibile il sentiero ostruito dalle
di intervento, ma chi gestiva i fondi in quel piante cadute. Questo è il resoconto della giornata
periodo (Riccardi Riccardi) aveva tutti i poteri scritto dalle ragazze che vi hanno partecipato.
conferitigli dallo “stato di emergenza” e ha
detto altrettanto chiaramente che i lavori si Clavais di Ovaro. Vecchia latteria di Clavais: è
fanno punto e basta. questa la destinazione che i capi Scout del
Ma per quale motivo direte voi? Perché nostro reparto, “Baden Powell San Daniele”
avrebbe rischiato pesanti accuse di peculato, hanno dato alla nostra squadriglia delle Stelle
solo per fare/restituire un favore a qualche Alpine nel tardo pomeriggio di domenica 4
amico? Si proprio così! Perché ormai è così che agosto. Era la meta che ci avrebbe dato la
funzionano le cose a tutti i livelli; lo dimostra possibilità di crescere in indipendenza e
anche l’ultima sciagurata Amministrazione responsabilità, gli obiettivi principali della
Comunale di Ovaro, crollata proprio durante i cosiddetta “missione”. Cammina, cammina, è
lavori del Travò per questioni di dominio proprio il caso di dirlo, siamo arrivati a
politico-territoriale, a cui ambivano alcuni destinazione, dove abbiamo trovato ad
burattinai che si sono visti sfuggire di mano i attenderci due abitanti del luogo, Mattia e
fili, la baracca e i burattini. Paolo. Dopo i saluti di benvenuto, Mattia ci ha
Bisogna sottolineare comunque che quell’ offerto moltissime informazioni riguardo a
Amministrazione nulla ha a che fare con le Clavais, una frazione di Ovaro, perché
Grandi Opere del Travò, perché come detto, potessimo conoscere bene gli ambienti dove ci
l’iter era iniziato a fine 2018 subito dopo la trovavamo. Mattia ci ha illustrato l’iniziativa
tempesta Vaia… del resto non centra niente del “Giornalino di Clavais”, mentre Paolo ci
neanche l’Amministrazione in carica allora, ha raccontato la storia del bombardiere B-25
poiché è stata bypassata dal meccanismo che “Pretzel” caduto sulle montagne del paese
prevedeva la segnalazione da parte di privati, durante la Seconda Guerra Mondiale,
e soprattutto dalle imposizioni arrivate mostrandoci il piccolo museo all’interno della
dall’alto. In pratica, il sindaco e latteria. La storia narra che il bombardiere, in
l’amministrazione comunale, sui lavori che seguito ad un vuoto d’aria, si è scontrato con
venivano svolti nel loro territorio, non un altro aereo della formazione ed è
avevano alcuna voce in capitolo e potevano precipitato sulle montagne lì vicine. Dopo aver
solo assistere inermi. Facendo però da ringraziato le nostre “guide”, abbiamo aperto
“Stazione Appaltante” (con il compito di un biglietto, scritto in codice, che i capi ci
vigilare su eventuali illeciti) che ovviamente avevano consegnato prima di partire dal
non si sono verificati poiché l’illecito era già campo base. Lì, infatti, erano nascoste le
ben visibile a monte di tutto! indicazioni riguardo al luogo dove avremmo
Un sistema che continua a predicare passato la notte. Non è stato difficile capirlo: in
trasparenza ma che è talmente corrotto da un fienile. Adagiate su comode balle di fieno
venire soggiogato dalla stessa mafia che ha abbiamo vissuto anche una bella serata,
contribuito a creare, che dovrebbe rimanere parlando e confrontandoci. Un’ opportunità
sottotraccia ma che a volte sfugge al controllo. per rafforzare i legami all’interno della
Come direbbe un famoso blogger “Carnia squadriglia. L’indomani ci siamo dirette verso
infetta, Regione malata!” il luogo del ritrovamento del bombardiere,
Mattia Primus dove abbiamo svolto un servizio di pulizia.
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NOTIZIE TRISTI
La mia maestra
Lucio Vecchiet (1954-2019) mentre prepara la
polenta per la Sagra di San Lorenzo. Un ricordo della maestra Lucia Giacometti,
Nell’ottobre 1943 iniziai la prima classe
elementare con la maestra Fantozzi di Luint
nei locali sopra la latteria del paese di Liariis,
ma nei primi mesi del 1944 venne aperta la
scuola a Clavais sopra la latteria, nell’ampio
spazio che seguiva al corridoio di entrata. Era
la sala dove solitamente si riuniva il Consiglio
frazionale per le necessità del momento.
Lo spazio era ampio quanto l’intera superficie
della latteria. Al centro era stata sistemata una
grande stufa tipo Becchi ad elementi
sovrapposti, sufficiente a riscaldare l’intero
ambiente. A turno un’ora prima delle lezioni
qualcuno passava ad accenderla e per
alimentarla noi bambini avevamo il compito
di riempire una cassa di legno vuota, posta
vicino alla stufa, portando ciascuno un legno
da casa. Le pareti erano completamente libere.
Spiccava per altezza tra quelli della casa con gli Sul lato nord della stanza era posto un tavolo
scuri rossi. Chi ha potuto apprezzarlo e gustare abbastanza grande che fungeva da cattedra,
la sua amicizia? Tutti. davanti al quale ai due lati, erano posizionate
Ciao Lucio di Capriva. E di Clavais. per noi scolari due file di banchi da due posti
ciascuno. Sul lato sud all’esterno della scuola
troneggiava un grandissimo ciliegio che in
L’11 febbraio 2020 ci ha lasciato Lucia fase di fioritura diventava un vero spettacolo
Giacometti “di Bidùt” classe 1924, storica da ammirare.
maestra del paese che ha insegnato a Ma la sorpresa più grande del mio primo
generazioni di clavajani. Da anni viveva in giorno di scuola a Clavais è stata quella di
provincia di Cremona ma ogni anno tornava ritrovare seduta su quella cattedra mia cugina
con la famiglia a Clavais per trascorrere il Lucia, persona che stimavo grandemente e che
periodo estivo e rivedere molti dei suoi ex consideravo come una cara sorella maggiore.
allievi. Le pareti non erano più spoglie, ma adornate
Di seguito pubblichiamo un suo ricordo scritto da ben ventun cartelli illustrati con parole e
dal cugino Ennio Giacometti. immagini ed indicativi delle lettere
dell’alfabeto, disegnati scritti e colorati
ordinatamente da Lucia.
Mia cugina era severa, come era consuetudine
nella mia famiglia, e quel tanto che era
necessario per mantenere la disciplina fra noi
ragazzi vivacissimi e spesso distratti, ma era
anche dolce e paziente con tutti noi. Sapeva
porre al centro di un grande interesse le
lezioni che svolgeva ed era anche capace di
una carezza o di pensieri positivi verso tutti
noi scolari. Sapeva aiutare ed incoraggiare
nella giusta misura ciascuno di noi tanto da
renderci grandemente interessati allo svolgersi
Lucia Giacometti (1924-2020)
delle lezioni. Lucia amava molto i suoi alunni
indipendentemente dalle loro abilità. Li
N° 28 - Settembre 2020 Clavajas - il nešti Paiš Pag. 14
COME FUNZIONA
“Bookcrossing”, che letteralmente
significa “incrociare un libro” ma anche
“far viaggiare un libro” e in senso più
lato indica l’incontro, seppur solo
virtuale, tra i lettori tramite un volume.
L’idea di base del book crossing è che i
libri possano essere trovati e letti da
altri per poi farli proseguire nel loro
viaggio.
Ecco qualche semplice regola da seguire
per permettere il corretto utilizzo della
postazione:
- l’Albero dei Libri nasce come punto di
scambio e passaggio di libri, abbi
rispetto dello stesso e del libro che
leggerai;
- Puoi prendere un libro a tua scelta,
leggerlo senza fretta… non ci sono
scadenze! e riportarlo una volta
terminato.
- Puoi decidere di tenere il libro che hai
scelto donandone un altro in cambio,
contribuendo al continuo scambio di
libri.
- La comunità stessa è responsabile e
custode della postazione e dei libri che
vi circoleranno. L’albero dei libri: dal prelievo della ceppaia nei boschi
- è possibile fare donazioni di più libri schiantati dall’alluvione, alle fasi di lavorazione, ed infine
posizionato accanto alla bacheca nella piazza di Clavais.
contattando l’Associazione Culturale
Clavajas (clavajas@libero.it)
Claudia Gregoratto
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Come sempre, la tabella riassume i valori medi, massimi e minimi di temperatura, pressione e
umidità, oltre a velocità e temperatura del vento ed entità delle precipitazioni. Il grafico invece
illustra le precipitazioni mensili.
Anche in questo periodo ci sono state alcune “stranezze” che meritano di essere segnalate!
Sicuramente saltano all’occhio i
711,20 mm di pioggia del mese
di novembre: sono stati
distribuiti su 21 giorni, ma il
totale mensile è di molto
superiore a quello di ottobre
2018, mese della tempesta Vaia,
in cui avevamo registrato 351,5
mm totali!
Durante l’inverno c’è stata
qualche nevicata ma, oltre ad
essere state scarse nel numero e
nella quantità di neve (massimo
10 cm nella nevicata del 2
marzo), sono sempre state
seguite da giorni di pioggia e
scirocco. Ancora riguardo alle precipitazioni, da notare è il mese di gennaio: solo due giornate con
10,5 mm di pioggia e una leggera nevicata.
Durante l’inverno le temperature non sono state particolarmente fredde: la minima è stata di -4°C
(la stessa del mese di marzo e aprile!). Il vento più freddo invece è stato registrato il 30 e 31 marzo,
con raffiche fino a -7°C.
Infine due anticipazioni per i prossimi numeri del giornalino. Il 2020 è il quinto anno da quando
siamo ripartiti con la registrazione del meteo: stiamo cominciando a confrontare i dati raccolti in
questi anni e dal prossimo numero pubblicheremo i grafici stagionali comparativi di temperatura e
precipitazioni. L’altra novità riguarda l’ampliamento dei dati raccolti: metteremo in funzione un
sensore che misura il livello di inquinamento dell’aria, e dopo un periodo di rodaggio cominceremo
a registrare anche questi dati!
Arianna Primus
Non molto noto è il modo in cui venivano fatte le previsioni del tempo per l’anno nuovo a Lauco. Si
tratta forse di un metodo insolito, ma che indica comunque sempre un grande rispetto per gli astri.
Ecco di cosa si tratta: a Lauco si aspettavano le “albe”, ovvero il sorgere del sole, nei giorni del mese
di gennaio. In altre parole, la gente dell’altopiano di Lauco non si affidava né al fuoco né al fumo,
ma osservava il sorgere del sole e ad ogni alba di gennaio faceva corrispondere un mese dell’anno.
E così l’alba del 1° gennaio avrebbe permesso di conoscere l’andamento meteorologico di gennaio,
l’alba del 2 gennaio prevedeva il mese di febbraio, l’alba del 3 gennaio corrispondeva al mese di
marzo e così via fino all’alba del 12 gennaio che rappresentava il mese di dicembre. E dopo questi
primi dodici giorni si ricominciava l’osservazione delle albe a partire da quella del 13 gennaio, ma
con un procedimento a ritroso: il 13 gennaio corrispondeva al mese di dicembre, il 14 a quello di
novembre, l’alba del 15 a quello di ottobre e così di seguito. Il risultato costante dell’osservazione
costante del sorgere del sole per 24 giorni era tuttavia un lunga previsione che poteva riservare
grandi incognite, ragion per cui una ”alba” in particolare era considerata decisiva per la previsione
della stagione “buona”: quella del 25 gennaio, l’Alba di San Paolo. Perché la semina e il raccolto
andassero per il meglio, l’Alba di San Paolo non doveva mai essere “scura” (a tale proposito c’è
addirittura un proverbio che, tradotto in italiano per così dire “maccheronico” dice: “Di tutte le albe
non mi curo, fuorchè l’Alba di San Paolo che non sia scuro”. Un tentativo di “mediazione”, questo,
che dimostra la saggezza e l’equilibrio della nostra gente che non ha mai cercato di strafare o di
attribuirsi poteri eccezionali ma ha sempre tentato sì la previsione, affidandosi nel contempo al
Santo Propiziatore per avere maggiori certezze.
Chi aveva il compito di osservare le albe di gennaio? In questo sistema c’è un solo protagonista: la
donna. E si trattava di un’osservazione fatta quasi in segreto e senza coinvolgimento dell’uomo, al
quale la vita affidava compiti ben più pesanti, e che fa emergere, ancora una volta, una figura
femminile un po’ maga un po’ strega, compagna di eventi che vanno oltre il vivere quotidiano.
Per concludere, pur sapendo che questo “sistema astrologico” oggi non ha più senso, ugualmente lo
proponiamo in uno schema per chi volesse, almeno per scherzo o per conservare una antica
tradizione, tornare alle radici di questa nostra Carnia antica.
Maria Angela De Campo
Il sistema delle albe di gennaio
tramandato nell’altopiano di Lauco
Alba del 1 gennaio vale per: gennaio Questo curioso metodo, del quale non avevamo mai
Alba del 2 gennaio vale per: febbraio sentito parlare prima e che è tipico del solo territorio di
Alba del 3 gennaio vale per: marzo
Lauco, ci ha fatto pensare a quanti detti e usanze
Alba del 4 gennaio vale per: aprile
Alba del 5 gennaio vale per: maggio riguardanti le previsioni delle stagioni o dei raccolti
Alba del 6 gennaio vale per: giugno esistano nella nostra tradizione. Da qui l’idea di
Alba del 7 gennaio vale per: luglio arricchire la pagina del meteo riportando sui prossimi
Alba del 8 gennaio vale per: agosto numeri del giornalino alcune di queste tradizioni, dalle
Alba del 9 gennaio vale per: settembre più comuni alle più particolari. Sicuramente anche a voi
Alba del 10 gennaio vale per: ottobre lettori ne verranno in mente molte, quindi chi volesse
Alba del 11 gennaio vale per: novembre
darci una mano in questa idea può farlo raccontandocela
Alba del 12 gennaio vale per: dicembre
Alba del 13 gennaio vale per: dicembre a voce o preparando direttamente uno scritto che
Alba del 14 gennaio vale per: novembre pubblicheremo sui prossimi numeri!
Alba del 15 gennaio vale per: ottobre
Alba del 16 gennaio vale per: settembre
Alba del 17 gennaio vale per: agosto
Alba del 18 gennaio vale per: luglio
Alba del 19 gennaio vale per: giugno
Alba del 20 gennaio vale per: maggio
Alba del 21 gennaio vale per: aprile
Alba del 22 gennaio vale per: marzo
Alba del 23 gennaio vale per: febbraio
Alba del 24 gennaio vale per: gennaio
70 Muz ˇ
ˆ di jesi Stupit Sagra di San Lorenzo
Facil dâ dal štupit … ma ce tipo di štupit êsal? Nonostante le numerose restrizioni dovute al
Covid-19, quest’estate a Clavais, si è svolta
Gnorànt, teštedicuàtri, štupidàtt, ugualmente la 46° edizione della tradizionale
šdarnâli, macaròn, scèmpio, margiocc, Sagra di San Lorenzo, organizzata per il 14°
pampalùgo, merlott, babèo, mušàt, anno dall’Associazione Culturale Clavajas.
marquardo, totoblò, panâli, sciocc, Per rispettare le nuove norme e garantire la
imbècîl, çjadiuèss, flonflon, trussàtt, distanza di sicurezza, si sono dovuti
insensât, çjadilèn, macàco, çocc, modificare diversi aspetti organizzativi che
hanno richiesto un maggiore impegno da
palandràn, basòâl, çjastròn, çussàtt,
parte di tutti, sia dal personale che dalla
cozzonàtt, çjàditèmul, mâmo, gnocc,
clientela. Ma la volontà di portare avanti la
babàn, cjavòn, marmòte, carnavâl, tradizione e festeggiare tutti assieme hanno
uàuào, tambûr, cocoss, maçûl, sturnèll, prevalso e reso possibile la buona riuscita
catùss, dandàn, martùff, biadàss, stivâl, della sagra.
barbezuàn, pantalòn, tòni, panziell,
implàštri, pipinòt, bertòldo, pâl,
colò, fasàn, batâli, purcinell …
e no mušiell,
autòme, orgnàn, cùcc, rocc, salàm, melòn,
mamalùc, tululù, balòss, minçjòn?
E in conclušion
son altriš cuatri che sul po’ e sul mò
A vuelin dî chell che no uèi dìšius jò.
ˇ Pais
Clavajas - il Nesti ˇ
Periodico dell’Associazione Culturale Clavajas
N. 28 - Settembre 2020 - anno 14°