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LERA DEI CREATORI Raoul Vaneigem

LA MIMESIS, UN MODO PER AVVICINARSI ALLA PASSIONE CREATRICE

La memoria un teatro. Il burattinaio diventa un tuttuno con le marionette che egli stesso manipola. Tira i fili
e gesticola allaltro capo del filo. A seconda dei ruoli, che egli al tempo stesso decide e subisce, coniuga larte
di essere veritiero nella sua menzogna e menzognero nella sua verit. Vuole sembrare autentico? Non che
unaltra delle sue esibizioni.
Rovistare fino ai recessi della propria memoria, rivelarne i segreti, raccontarsi e scriverne in lungo e in largo ha
come unico risultato una confessione di ipocrisia. Ma fin dallistante in cui lo spettatore, il lettore, lascoltatore
si accorgono che sono essi stessi i primi a non sfuggire a questo rimescolamento di autenticit e di apparenza,
imparano anche a sbrogliare i fili che si attorcigliano attorno allessere e allapparire; in ogni caso qui si tratta
di sensazioni, non una questione di giudizio.

Potere e frustrazione. Siamo cos indotti a darci importanza seguendo lhit-parade delle vanit alla moda, che
la preoccupazione di apparire ai primi posti tanto nellonore quanto nellinfamia ci strappa al piacere di
costruire la nostra felicit. Il fervore effimero con il quale sogniamo, con il passare dei giorni, per non dire a
ogni istante, di costruire architettonicamente i nostri destini ci impedisce spesso di stabilirne le basi.
Esiste forse un uomo che non si sia deciso, in un momento o in un altro, a costruire la sua vita secondo le sue
aspirazioni, a dispetto delle avversit che gli opponeva lordine millenario delle cose? Tuttavia, spesso, quello
stesso uomo ha finito per disporsi, assieme a gran parte dei suoi simili, secondo lordine al contempo
angoscioso e rassicurante dello spettacolo, nel quale linautenticit si fa beffe di un pubblico che la noia uccide
e dispone a uccidere.
La violenza di una societ non fa che esprimere la violenza che ciascuno infligge a se stesso rinunciando a
vivere.

Al cuore dei desideri. Esistono di uno sforzo e di un piacere costanti che stanno al cuore dei desideri, al centro
di una volont di vivere, unica cosa capace di dare allesistenza laspetto di un appassionante labirinto. Se non
ho smesso di rivolgere la mia attenzione e di aderire a un tale progetto al quale sono debitore di tanti
inestimabili entusiasmi, mi guarder bene, in compenso, dal farmene un vanto. Per la doppia ragione che
orgoglio e presunzione sono la negazione stessa del desiderio di vita; e che il progetto di emancipazione porta
verso il solipsismo se la singolarit di ciascuno non indotta a rinnovarlo e ricrearsi, moltiplicando cos in seno
alle tenebre della coscienza i tenui chiarori annunciatori dellalba.

Desidererei alquanto, lo si sar compreso, che la creazione di s fosse lalfa e lomega di unavventura umana
alla quale partecipo scommettendo la mia felicit sulla felicit degli altri. Essere felice si esprime al singolare e
si coniuga al plurale.
Questa lotta che ho condotto senza pausa sar stata, agli occhi di quelli che hanno disdegnato di intraprenderla
per conto loro, nientaltro che unossessione, una ripetizione continua, un bla-bla-bla.

Il passato ci separa da noi stessi. Misuro meglio oggi fino a che punto sono stato sedotto, allepoca della
redazione del Trattato di saper vivere, dalla tentazione di appartenere a ci che Marx chiamava la punta di
lancia del proletariato, truppa di lite nata da quel partito delle Luci che aveva generato la Rivoluzione
francese, e di cui la mia generazione sembrava destinata a finire lopera instaurando la societ senza classi e il
suo paradiso terrestre.
Da allora, non ho avuto tregua nel distruggere unimmagine evidentemente recuperata dallo spettacolo che
divora tutto, compresa la sua contestazione. Non mi piace affatto rientrare in un ruolo, e in particolare fare la
parte del maitre--penser che sollecita con la stessa incoerenza quelli che lo adulano e quelli che lo abominano.
Questo perch, facendomi beffe dei giudizi, qualunque essi siano, ho voluto impegnarmi a ritrovare nel vissuto
lorigine di ci che si pensa e si porta avanti in maniera tanto diversa a seconda delle differenze della storia
esistenziale e collettiva degli uomini.
Non pretendo di essere compreso da quelli per i quali lunica comprensione esistente di natura intellettuale;
mi auguro solamente di ricondurre la mia idea della creazione ai momenti di benessere e di malessere che
lhanno nutrita e continuano ad alimentarla. Chi vuole ne tragga, a seconda delle sue esigenze personali, ci che
stima utile al proprio destino.

La coscienza, per farne cosa? Freud ci ha insegnato che non esiste, nella nostra esistenza quotidiana, dettaglio
tanto infimo, addirittura tanto frivolo, che non apra degli universi insospettati. Mostri e meraviglie si sono
rannicchiati sotto i nostri passi: tale la disposizione delle cose che sembrano spuntare fuori di loro iniziativa
mentre siamo noi che le chiamiamo. Lironia vuole che noi si sia chiamato chiamato caso unintrusione che
abbiamo sollecitato a nostra insaputa.
Anche ci che frivolo possiede i suoi arcani. Groddeck, analizzando le manifestazioni spontanee
dellinconscio, divertito dal movimento di andirivieni che luomo o la donna affetti da mal damore
attribuiscono allanello che portano al dito. E il segreto di Hans Carvel era quello di riportare il gioco del dito e
dellanello alla sorgente del piacere che esso imitava. Allo stesso modo io sarei incline a riportare proprio allo
zampillo genitale e vivificante gli slanci speculativi e le eiaculazioni simboliche con cui lo spirito sfinisce la
creazione.
Lambiguit dellanalisi consiste nel fatto che essa oscilla costantemente tra constatazione e accusa, quando
addirittura non le associa implicitamente. In che modo il fatto di suggerire a qualcuno che responsabile delle
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sue disgrazie, dei suoi malesseri e dei suoi mali non sarebbe percepito secondo la ripugnante raccomandazione
di Nietzsche: Colui che sta cadendo, spingilo? La pedata del pedante allignorante non fa che aggiungere
lastio alla stupidit.
Cos la coscienza del negativo aggiunge essa stessa, spesso e volentieri, lodio alla disperazione. Chi si vede
brutto nel proprio specchio si predispone a vedere nello specchio del mondo nientaltro che la bruttezza degli
altri. Montaigne aveva fatto della coscienza di s la misura di tutte le dottrine, ma questo non era forse falsare
lunit di misura, non facendo altro che osservarsi senza cambiare se stesso cambiando il mondo?
Sono convinto che non ci sia, per difendersi dalle radiazioni di ununiversale e compiacente sofferenza, altra
profilassi che unindissolubile alleanza tra la consapevolezza di s e la creazione di s.

Linsignificante significato. Mi tornato alla mente il ricordo di una calda giornata di sole dellestate 1942. In
compagnia di un ragazzino della mia et, sguazzavo gioiosamente nellacqua tiepida di una grande tinozza di
legno che serviva per il bucato. La nostra avventura era di quelle fatte di una felicit senza limite.
Alcuni punti neri macchiarono in lontananza il blu del cielo mentre una sirena lacerava con il suo penoso strido
la sinfonia delle eternit effimere. Dal mese di giugno del 1940, la riedizione del libro della guerra ci aveva
insegnato a interpretare rapidamente i segni minacciosi che preludevano ai combattimenti aerei, ai
bombardamenti, alle palle di fuoco devastatrici, ai sussulti della terra tracciati in linea retta dalla rettitudine
implacabile delle mitragliatrici.
Nel momento di guadagnare la cantina, di precipitarci fin dentro allutero salvifico, dove ci gettammo seguendo
un rituale di vana protezione contro le incontrollabili contrazioni abortive del mondo, mi sentii posseduto da
una passione proveniente dalle profondit del tempo, da una volont di vivere che aveva, per un furore cosmico
pari alla mia ondata di fervore, cancellato tutto dun tratto quelluniverso di fatalit assurda e crudele, il cui
favore accordato soltanto per essere strappato subito dopo.
Non ho mai perdonato alla societ che mi ha fatto nascere il fatto di concedere cos pochi piaceri allesistenza.
Ho odiato soprattutto il fatto che, gi concedendone ben pochi, aggiungesse a questi anche la paura di perderli,
con una retorica malefica, trasmessa di generazione in generazione.

Le carezze dellodio. A lungo ho invocato lodio in aiuto di un insaziabile amore per la vita. Non sono stati dei
sottili ragionamenti che mi hanno portato ad aderire al proposito di Bakunin: La passione per la distruzione
anche una passione creativa, ma stato lorrore per la disumanit originaria che mi fu rivelata il giorno in cui,
essendo sparito il cucciolo di cane al quale ero molto legato, appresi, durante la mia ricerca disperata, che un
automobilista laveva investito inseguendolo sulla strada dove si era avventurato.
Ci voluto del bello e del buono per dimostrarmi che esistevano delle barbarie pi imperdonabili, che non si
trattava, dopotutto, che di un cane, ma niente mi ha confermato a tal punto, indurito nella rabbiosa opinione che

una societ cos ostile alla vita meritava un annientamento senza appello. Con il passare degli anni ho
esorcizzato la sofferenza, che mi infliggeva landazzo ordinario delle collettivit stritolatrici dei loro devoti
fedeli (jaggernautiques) di cui mi sentivo ostaggio, a causa di una violenza subdola o manifesta, tanto vana
quanto eccessiva.

I crimini della sensibilit ferita. Le ferite affettive sono state, fino ai giorni nostri, il premio per la maggior
parte dei bambini. Invece di fare buon uso di una gioia di vivere che li avrebbe guariti o calmati, essi hanno
ereditato pi comunemente quellamarezza e quel risentimento che diffondono le tossine dellodio per se stessi
e per gli altri.
Ho, nolens volens, militato per qualche tempo nelle fazioni del regolamento di conti. Mi riferisco qui in
particolar modo agli incontri e ai dibattiti ordinari, nei quali lo stato del mondo veniva passato al vaglio
dellimpotenza e del risentimento, ai tempi dellInternazionale Situazionista in cui si abbozzava, in opposizione
a un passato che ci consumava dentro, la determinazione di rompere radicalmente con uno stato sociale che
evacuava verso le cloache del nulla tanto i suoi proseliti quanto i suoi contestatori. Almeno, la distanza tra la
generosit del progetto di emancipazione e la meschinit dei rapporti di forza che pretendevamo di sostenere ha
avuto il merito di gettarmi senza riserve nel partito della vita da creare e a guardarmi come dalla peste dalle
consorterie nelle quali la rivolta e lindignazione sono gli alibi per unesistenza senza gioia e senza desideri.

Tutto il sapere del mondo. Non sconvolgente scoprire, con laumentare di una conoscenza che progredisce
costantemente, che la somma dei pensieri e delle immaginazioni che compongono la biblioteca dello scibile
universale non oltrepassa la desolante constatazione di una disumanit onnipresente? Linvenzione degli di
giustifica sub specie aeternitatis la rabbia che li spinge a tormentare i mortali e a odiarsi tra loro stessi, a
tradirsi, a fulminarsi o, come il Dio di amore dei cristiani, a far crocifiggere un figlio la cui agonia giustifica
linterminabile agonia degli uomini.
Il regno della violenza sregolata dimostra quotidianamente fino a che punto questa felicit ferita, contrariata,
repressa, vietata, impedita trasudi il purulento desiderio di ferire e di essere feriti, di martirizzare e di essere
martirizzati, di distruggere e di essere annientati. Grattate la crosta del fascismo, del gangsterismo, della
delinquenza, del terrorismo, del crimine e di quel fascino che la barbarie pi ignobile esercita su quelli che
pretendono di combatterla, e voi troverete il respiro malsano e tremendo di una vita a cui sono state rotte le reni
e che dieci millenni di arte e di scienza ci hanno insegnato a soffrire senza remissione.

Osservare il mondo per cambiarlo. Fin dalladolescenza, non era la descrizione del mondo che mi interessava,
ma la sua trasformazione. Che fosse indispensabile conoscerlo mi sembrava non avesse altro scopo che la
volont di cambiarlo, che percepivo nel pi profondo di me stesso.

Questa pulsione confusa e irreprimibile, lho identificata con la volont di vivere, con la fenice che rinasce
dalle sue ceneri e che, al cuore delle peggiori devastazioni della storia -saccheggi di citt, invasioni barbariche,
massacri di popolazioni, guerre di sterminio, tirannidi sanguinarie, fiotti di sangue dei genocidi- provocava un
soprassalto di umanit che ristabiliva inaspettatamente i suoi battiti, facendo risorgere contro ogni speranza il
desiderio di sgomberare le rovine, di seminare il deserto, di ricominciare da zero, di strappare alle tenebre una
luce che le dissolvesse.
Lesplicitazione dello stato del mondo contribuisce troppo spesso a non far altro che perpetuarlo. Machiavelli
che denuncia i meccanismi del potere diventa il mentore dei tiranni. Gli scalcagnati padroni e i valletti dello
spettacolo si vantano di tenere sul comodino il libro che ne smonta i meccanismi. E perfino lanalisi della
sopravvivenza nel Trattato di saper vivere servita a giustificare il fatalismo di quelli che, rinunciando a
cambiare se stessi, disperano di cambiare il mondo. Le parole sono l, a disposizione, e il linguaggio dominante
ne fa uso a suo vantaggio, un po come se, avendo soprannominato scassa-ossa il gipeto che, per mangiarne il
midollo, lascia cadere dellalto le ossa di pecora raccolte al suolo, si imputasse alluccello la crudelt di un boia
che infligge il supplizio della ruota.

In un paese vicino vicino (cera una volta...). Il mio desiderio di accordare alla creazione il privilegio di essere
la passione per eccellenza, quella che d la possibilit di esistere a tutte le altre, risale allet in cui si entra
nelluniverso dei racconti, dei libri illustrati, delle prime letture.
Essendo stato cullato, come era abitudine allepoca, con le storie spaventose e meravigliose alle quali i vari
Madame dAulnoy, Perrault, Madame de Beaumont, Grimm, Deulin concedono il miracolo di un lieto fine, ho
sempre provato dispetto e collera per il fatto che nessun autore mi insegnasse come disporre a mio vantaggio
unavventura quotidiana che, anche se diversa da quelle di Pollicino, di Hansel e Gretel, del piccolo sarto, di
Richetto dal ciuffo, di Barbablu e di Hallewijn, non doveva fare meno i conti con i tormenti di una sensibilit
paralizzata dalle ecchimosi, ghermita dai legacci dellordine familiare, scolastico e sociale, corazzata per essere
pronta, fin dalla pi giovane et, alla vacuit dellesistenza.
I racconti favolosi che ci descrivono, nelle grandi illustrazioni a inchiostro e a carboncino, un mondo nel quale
la crudelt dei potenti vinta dallastuzia non meno crudele dei deboli, danno origine in noi a quel meccanismo
dello scambio che, eliminando una barbarie per unaltra, altro non fa che riesumarla.
Il combattimento contro il gigantismo degli orchi consacra il trionfo di un personaggio infimo e ridicolo che,
con stupore di tutti, viene a capo della forza brutale grazie alla virt della astuzia subdola. Elimina i
pretendenti, sposa la figlia del re e, al culmine di una felicit inaccessibile ai comuni mortali, sforna figlie e
figli in quantit.
Che cosa accade poi? Essi scoprono la felicit di una relazione idilliaca con i loro simili o sono immersi a loro
volta nellorrore ordinario della lotta per la sopravvivenza? Quale uso faranno Pollicino e i suoi fratelli del
tesoro dellorco? Chi insegner di nuovo ad amare alla vedova di Barbablu? Che cosa bisogna aspettarsi dal

regno di Biancaneve in cui laffascinante principe condanna la regina matrigna a calzare delle scarpe di ferro
rovente? Non lo sapremo mai. Alla tempesta di violenze fa seguito un silenzio sconcertante.
Da bambino, mi sembrava in maniera confusa che quella parola, fine, cos edulcorata e infiocchettata,
nascondesse un imbroglio. Le note fin troppo prevedibili che incoronavano una cavatine di trepidanti avventure
avrebbero meritato di essere un preludio, non un accordo finale. Niente mi consolava per il fatto di non essere
esperto nellarte di sventare la disgrazia quotidiana, di moltiplicare i momenti felici, di risparmiarmi il sussiego
o la considerazione degli adulti che mascheravano con un assurdo sciroppo le amare necessit che mi
opprimevano.
Al di l di una brusca conclusione che metteva termine allinteresse, allimpazienza, allangoscia, alla paura,
alla passione, nientaltro era previsto se non una beatitudine insipida e finta, mentre il cuore del bambino e il
cuore delluomo in cui il bambino rinasce, sospiravano: Oh, che i miei tormenti si plachino, che i cattivi la
smettano di nuocermi, che si sciolgano i nodi che mi costringono da cos gran tempo, che io ami e che sia
amato, che il mio desiderio determini le circostanze affinch mi siano propizie, che la felicit fili infine la sua
conocchia senza temere la minaccia delle Parche!.

Atlantide ogni volta reinventata. I racconti e le mitologie hanno conservato sotto forma di ricordi fantastici la
traccia perduta delle libert originarie troppo presto incatenate e snaturate.
L giace una civilt, che un diluvio ha sotterrato nellAtlantide della memoria. Dei frammenti ne riemergono a
poco a poco alla superficie della nostra conoscenza. Nella misura in cui progredisce la nostra conoscenza delle
societ precedenti alleconomia agraria e mercantile, percepiamo meglio come la tirannide agraria abbia
strappato dalla carne di un lontano passato la carne muscolosa con cui ha plasmato i propri bruti eroici e
sentimentali, ossessionati dalla nostalgia per il tempo in cui le bestie parlavano.
Con una costanza che non venuta meno oggigiorno, il prode cavaliere combatte la barbarie con le armi di una
barbarie chiamata a formare la felicit dellUomo contro gli uomini stessi. Coloro che opprimono linnocenza
con la scusa di ritornare a essa non sanno dare altra giustificazione alle loro prodezze che le sempiterne parole
della fine: ... e vissero felici e contenti.
Ma cos come linsegnamento della sopravvivenza cede il passo alle lezioni della vita, ovvero che la violenza
del pi forte e del pi astuto sopraffatta lentamente dalla pacifica violenza di coloro che si emancipano dal
dominio economico, allo stesso modo il libro dei racconti diventa anche il libro di una storia da reinventare.
Abortiamo gli di che il loro stesso potere ha evacuato; i re, le regine, i principi e i padroni di ogni genere
hanno le mani piene di sangue, non per una crudelt originaria ma perch la loro funzione oppressiva tutto
mentre essi non sono niente.
Li ha sconfitti una storia che non sono mai stati in grado di determinare. Continuiamo tuttavia a tollerare che i
resti di una tale feccia inquinino, corrompano, devastino continenti e oceani.

Come potremmo mai immaginare che essi sono nudi nella loro fortezza vuota, in preda alle coliche provocate
dallingestione furiosa di dividendi? Come la faremo finita con coloro che non hanno pi esistenza se non
cominciamo a esistere noi stessi? Come impediremo alle multinazionali di morti viventi di distruggerci se non
creiamo la vita che le distrugge come la luce del giorno dissolve gli spettri della notte?
Non bisogna forse allora risalire fino alla sorgente della nostra esistenza? Rendere evidente alla coscienza e
ristabilire quella forza vitale immersa negli abissi del corpo, che reca i segni dei tentacoli di morte con i quali la
soffocava un Kraken un tempo generato dentro la nostra stessa carne da un cataclisma planetario , ai tempi
immemori ma ancora presenti, nei quali le comunit che ricercavano una vita idilliaca si trovavano
gradualmente soppiantate da una societ di padroni e di schiavi?

Il vivace e il bello, oggi. I racconti e le mitologie delluniverso ci accompagnano nei nostri vagabondaggi. Non
ne siamo forse noi gli autori, gli eroi, gli spettatori, gli scadenti cantori? E quelli ci rammentano fino a che
punto restiamo prigionieri di un mondo arcaico da cui non abbiamo ancora finito di imparare a emanciparci.
Seguendo le vie e le voci leggendarie che affascinano e terrorizzano linfanzia, sono giunto a una concezione
della storia individuale e collettiva secondo la quale inseguiamo la ricerca instancabile dellinnocenza e del
godimento attraverso il ricordo congiunto della nostra esistenza fetale e di unepoca in cui lanimalit in via di
affinamento sollecitava il soccorso della natura invece di saccheggiarla e di sfruttarla.
La disumanit e il declino della civilt mercantile, le cui conquiste agrarie e commerciali sulla terra hanno
inaugurato la storia, si scontrano oggigiorno con lemergere di un metodo di produzione fondato sulle energie
rinnovabili, che lascia intravedere la possibilit di sostituire lesercizio della creativit al lavoro, la generosit
umana alla rapacit disumanizzata, la qualit alla quantit, la felicit individuale alla disgrazia collettiva, la
volont di vivere alla volont di potere, la creazione di s alla fatalit di un destino deplorevole.

DallEt delloro allet del ferro. I racconti e le favole mitologiche sono abitati dalla memoria di unEt
delloro, unepoca nella quale la concordia regnava tra gli uomini, le donne e la variet dei regni animale,
vegetale, minerale.
La nostalgia di una tale epoca si trovata alimentata senza tregua dalle condizioni pi incompatibili con
laspirazione alla felicit: la dissoluzione dellessere nellavere, lappropriazione del piacere per il denaro e il
potere, la corruzione di tutto ci che viene afferrato dagli artigli del profitto. Lincompletezza servita da esca
per perpetuare, sotto il giogo della speranza, un duraturo stato di oppressione. Loasi e la sua manna di
abbondanza, che avevano mandato in rovina lo sfruttamento del suolo, sono diventate, nei secoli, la terra
promessa a cui sacrificare la gioia di vivere per la necessit di lavorare.
Nel VIII o VII secolo prima della nostra era, Esiodo, uno dei primi poeti della civilt commerciale, celebra gli
incomparabili pregi dellEt delloro: Vivevano come di, il cuore libero da affanni, al riparo da pene e da
miserie; la vecchiaia miserabile non pesava su di loro, e braccia e garretti sempre forti, si rallegravano nei
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banchetti, lontano da tutti i mali. Morivano come vinti dal sonno, e ogni sorta di beni cera per loro; la fertile
terra dava il suo frutto ricco e abbondante senza lavoro; e loro, contenti e sereni, si godevano i tanti beni in
mezzo a gioie infinite.
AllEt delloro fece seguito la stirpe del denaro, che per per effetto del proprio orgoglio e della propria
immaturit. Quanto a quelli dellEt del bronzo, essi pensavano solamente ai lavori gementi di Ares e alle
opere smisurate. Non mangiavano pane; il loro cuore era rigido come lacciaio; erano terrificanti. Potente era la
loro forza, invincibili le braccia che si attaccavano alle spalle dei loro corpi vigorosi. Le loro armi erano di
bronzo, di bronzo le loro case, con il bronzo aravano, perch il nero ferro non esisteva ancora. Essi
soccombettero sotto le proprie stesse braccia e partirono per il soggiorno putrescente di Ade tremante, senza
lasciare alcun ricordo sulla terra. Il nero trapasso li prese, per quanto spaventosi fossero, ed essi lasciarono la
splendente luce del sole.
Esiodo non si limita qui a rivelare quali sorgenti irrighino i racconti dellinfanzia, le epopee leggendarie, le
favole religiose, ma si riferisce proprio a un periodo storico conosciuto, alle societ dellet del bronzo che,
perfezionando gli attrezzi e le armi dellagricoltura e delle prime guerre di conquista neolitiche, fondarono le
basi del patriarcato, inventarono le istituzioni reali e sacerdotali e, per alcuni millenni, attribuirono alla nostra
civilt mercantile il carattere aggressivo, autodistruttivo, disumano che le distingueva.
A partire dal VII secolo, lepopea di Gilgamesh propone una visione gloriosa delle et del bronzo e del ferro.
Essa rende omaggio a quella prassi e quel modo di comprendere gli esseri e le cose, fondati sulla volont di
potere e non sulla volont di vivere, che dureranno fino ai nostri giorni, e che cominciano a malapena a essere
tacciati di desuetudine.
Il personaggio di Enkidu, creatura pi vicina al leone che alluomo, illustra limmagine che limperialismo
delle civilt commerciali si fa del primitivo, del buono e del cattivo selvaggio, derivato meno dalle civilt della
raccolta che non dal successivo periodo detto Mesolitico, e per il quale limportanza della caccia sembra
prevalere sullantica pratica magdaleniana della coltivazione del suolo.
Il re Gilgamesh, preoccupato di farsi di Enkidu un alleato e di sfruttare la sua forza naturale, medita di civilizzarlo e di insegnargli i benefici della moderna citt agraria. Per attirarlo, per sedurlo, per addomesticarlo,
Gilgamesh, da perfetto rappresentante del patriarcato dominante quale egli , ricorre al servizio della donna,
essere dotato dastuzia per eccellenza, di un potere segreto, cavernoso, vaginale, che agisce allombra della
luminosa forza virile. Ella soggioga Enkidu e lo trascina nelle reti dellimpero commerciale, nelle quali la sua
bestialit trascesa si trasformer in spirito di conquista.
Dalla distruzione di Gerico, avvenuta circa diecimila anni fa, ad Auschwitz e allecatombe ruandese, la
disumanit non cambiata affatto. Tuttavia, per quanto dimenticato, luomo della raccolta non ha smesso di
affascinare le generazioni che ne hanno cancellato le tracce sotto un fiotto di sangue. Non esiste nessuno che
non conservi in se stesso un vago sentimento e il rimpianto di unoasi terrestre dove i godimenti non sono n da
pagare n da strappare, e, pertanto, da distruggere. Chi non ammaliato da un futuro generato dal suo pi

lontano passato, chi non aspira a un mondo nel quale la felicit di ciascuno sciolga i vincoli di un contratto
sociale divenuto ormai antiquato?

Il paese della Cuccagna deve la sua origine alla profusione dei beni terrestri di cui godevano le societ preagrarie pi evolute. Ma, appena apparso il regno di tutte le possibilit, lo stupore venne annullato dal
disincanto. La logica del profitto costringe il bambino a superare la fragile frontiera al di l della quale smette
di diventare ci che . La squallida realt lo porta a cercare rifugio nel mondo immaginario dove si ricreano,
grazie alla magia del gioco, quelle relazioni sociali idilliache la cui scomparsa i miti attribuiranno a un peccato
originale.
Cos il bambino subisce il decadimento, la caduta, lincomprensibile errore che lo costringe a lavorare, a
diventare redditizio, invece di essere abitato dal mondo dei sogni che gli apre le porte del possibile e
dellimpossibile. in quel momento che la facolt di creare gli viene strappata a brandelli, cos come stato
per gli uomini il cui sacrificio lha consacrata agli di.
Ma che cos il peccato originale se non il crimine assoluto dal punto di vista delleconomia: il godimento
creatore di s e del mondo? Sostituendo allera dellabbondanza un sistema che impone la scarsit e il profitto,
la rivoluzione agraria ha fatto fuoriuscire, come il pus da un ascesso, la menzogna religiosa che legalizza, con il
sigillo di entit divine, il decadimento delluomo e lobbligo di lavorare con il sudore della fronte. Linizio di
un autentico progresso umano si trovato trasfigurato, per il tramite dei preti e dei principi, in unoperosa
trasformazione del mondo in cui leconomia progredisce a spese dellumano.
I castighi celesti colpiscono coloro che resistono alla rapacit dei padroni. Zeus schiaccia i Titani, incatena
Prometeo, colui che prevede e provvede. Gi spossessata di se stessa dai primi matriarcati e dalle loro dee di
fertilit distruttrice, la donna viene trasformata in un essere di frivolezza e perdizione, capace solo di produrre
futuri schiavi e guerrieri con un grande avvenire.
Delluniverso scomparso, non rimarr altro che unincontrollabile insubordinazione carnale, limpossibilit di
imprimere al desiderio la forma che impone il capriccio di entit dispotiche tanto nelle loro dissolutezze
olimpiche quanto nel loro ascetismo giudeo-cristiano, una vita rovinata da crudeli sforzi e la cui esuberanza
esplode in appagamenti selvaggi.
Questa scissione interna alle civilt della raccolta induce gli uomini a fondare delle societ contro-natura
finendo cos per divinizzare uneconomia che regola il corso degli esseri e delle cose secondo il processo di
sviluppo della merce.
Tale lorigine della Caduta, della Geenna, degli inferi, del Male, di quello che teologi e filosofi battezzeranno
sub specie aeternitatis come la disgrazia ontologica, la sventura di esistere. Sic theologiae cadaver
philosophiam futuit. Cos, allo stato di cadavere, la teologia bacia la filosofia.
Generato da un sistema di sfruttamento che pretende di regnare sul corpo e sulla terra, lo Spirito il sigillo con
cui gli di marcano i meccanismi del potere, dellastuzia, del profitto, del senso di colpa, del castigo, della
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ricompensa, dello scambio, ai quali si piegato fino ai nostri giorni il comportamento della maggior parte delle
donne e degli uomini.

IL LAVORO UNA CREAZIONE ABORTITA


Le muraglie della terra. Ho avanzato, in Inumanit della religione [opera in fase di pubblicazione, ndt],
lipotesi di civilt pre-agrarie, superiori, dal punto di vista dellumanit, alle civilt generate dellagricoltura
che fondarono ovunque villaggi fortificati e citt-Stato, inaugurando cos il regno delle nazioni moderne, e che
perpetuarono per circa diecimila anni una politica fatta di guerre, di conquiste, di opulenza e di miseria,
condotta, dal giavellotto al missile, con unammirevole perseveranza.
Levoluzione delluomo procede per prove e tentativi, avanza come in un labirinto, conduce empiricamente dal
vicolo cieco alluscita. Ho sempre pensato che il lavoro di sfruttamento della natura e lo sviluppo sociale che ne
conseguito lavesse imprigionata dentro a un recinto agrario delimitato dal solco, dal bastione, dalla frontiera,
dal cerchio planetario tracciato dal compasso della merce.
Uno spazio che si apre solamente per richiudersi di nuovo condannato a impoverirsi sotto leffetto di un
lavoro che deriva dal saccheggio delle ricchezze del suolo, del sottosuolo, degli oceani. ci che conferma
oggi lo stato delluniverso oppresso dalla conquista commerciale.

Creazione e parzialit. Non vi dubbio che profetizzare e riporre le mie speranze in una societ radicalmente
nuova, fondata sullalleanza con la natura, la gratuit delle energie, il primato della vita, dellumano, del
godimento e della creazione, mi ha indotto a vedere nelle antiche civilt della raccolta una specie di bozza, di
cui il declino delle civilt agro-mercantili facilita linterpretazione, che delinea il modello ancestrale di uno
stadio superiore verso il quale la nostra evoluzione si orienta con il supporto di tecnologie ispirate dalle energie
rinnovabili.
Ho gi detto pi sopra fino a che punto una tale inclinazione mi sia derivata dallinfanzia e con quale
determinazione, lasciando ampio spazio allesaltazione, mi sia risolto a elaborare delle realt nuove e a
contrassegnarle come, fra i miei desideri, quelli ribaditi con pi convinzione.

Farla finita con la pretesa di obiettivit. Non esiste nessuno storico che non interpreti un fatto, non metta in
scena un avvenimento, in peggio secondo i pregiudizi dellepoca, in meglio in funzione della sua esistenza
quotidiana, che non metta insieme le pulsioni di vita e i riflessi di morte. Le verit scientifiche pagano un
tributo identico.
Il darwinismo in relazione con lo sviluppo del capitalismo industriale, le tesi razziste della biologia e
delletologia rispondono alle sollecitazioni della politica colonialista contemporanea. Irrigiditi nelle loro

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abitudini secolari, alla maggior parte degli scienziati e degli eruditi ripugna di scoprire una civilt che metta in
crisi la ristrettezza del loro punto di vista, di senso, di pensiero, di comportamento.
Cos gli archeologi hanno definito come bastone di comando uno strumento oggi identificato con un
raddrizzatore di zagaglie [lancia corta e pesante, ndt]. Cos gli specialisti della storia religiosa continuano a
trattare come fossero prove storiche le favole della mitologia cristiana e i rapporti grossolanamente menzogneri
dei pretesi Padri della Chiesa. Cos i pedagoghi impongono ai bambini il pensiero binario inculcato dalle
macchine che trattengono e disincarnano la loro passione di giocare e di sapere. Non da queste persone che
verranno delle critiche pertinenti ai miei possibili errori.
Circa le civilt pre-agrarie, esprimo solo questa supposizione: come si trovavano tra le antiche trib indiane
dAmerica delle comunit pacifiche e altre famose per la loro aggressivit e la loro crudelt, allo stesso modo si
pu ipotizzare che, tra le diverse trib paleolitiche, alcune siano rimaste segnate dalle pratiche di predazione
ereditate dagli animali mentre altre, privilegiando le relazioni associative, anche queste attestate in alcune
societ animali, abbiano compiuto un vero e proprio superamento del loro stato primitivo imparando ad affinare
i loro desideri attraverso larte della tenerezza, le gioie di vivere, la solidariet, il rispetto reciproco.
Ci sono tutti gli elementi per supporre che si siano perpetuati, in seno alle popolazioni erranti del Paleolitico,
dei comportamenti ancora soggetti alle reazioni istintive delle specie animali. Aurignac, La Madeleine, Le
Pech-Merl non sono stati dei paradisi terrestri ma delle aree di evoluzione, ora regressiva ora progressiva, sulla
strada di un autentico sviluppo umano. Alcune comunit ubbidivano ancora alla brutalit atavica del predatore,
mentre altre scoprivano delle nuove forme di associazione fondate sullaffinamento dei bisogni primari.
Suppongo che i segni precursori dellinfamia religiosa si radichino meno nelle une che nelle altre. Che i pi
evoluti, dal punto di vista umano, abbiano avuto troppo da fare nel godere del momento presente -e ad attingere
dallabbondanza naturale qualcosa da cui trarre soddisfazione- per preoccuparsi di inventare degli di, farsi
carico dei preti, fabbricarsi dei riti, uccidere il vivente in favore del sacro.
E, daltro canto, che i meno innovativi, presso i quali la messa a morte degli animali prevaleva sullarte di
spigolare e di preparare piante, frutti e fibre vegetali -come sembra attestare il periodo detto Mesoliticoabbiano ereditato dallanimalit pi rozza il riflesso di impossessarsi di un territorio di caccia e quella capacit
propria del predatore che erige a virt la legge del pi forte e del pi astuto.
La caccia era solamente una forma marginale e complementare della raccolta. Si eresse a pratica esemplare
dello stupro della natura quando la raccolta cedette il posto allaratura e alla semina. La raccolta attingeva, nel
rispetto della vita, alla vita che le si offriva. La nozione di morte rigeneratrice che ritualizza lagricoltura va a
diffondere da allora il fermento delle religioni. Alienata dalla predazione generalizzata e dalla volont di potere
che la spiritualizza, la creazione regredisce, deperisce, si dissecca nel lavoro.

La nascita delle dee o la creazione strappata alla vita. Se la mitologia ebraica rappresenta, nella Genesi, la
creazione del mondo come la prima fioritura dopo il caos delle acque primordiali, cos questo se non -come
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suggerisce Robert Graves nel suo libro I miti ebraici- qualcosa che si ispirava a leggende ancora vive presso i
Cananei, nelle quali sopravviveva il ricordo di floride oasi durante le epoche aurignaciana e magdaleniana?
Lidea di una natura che opera le sue mutazioni grazie a una creazione costante trova la sua origine nella
stagione primaverile, durante la quale tutti gli esseri della terra si cercano per accoppiarsi.
Tuttavia, se Virgilio, nel canto III delle sue Georgiche, celebra cos questa effervescenza e questa esuberanza:
Omne adeo genus in terris hominumque ferarumque et genus aquarum, pecudes, pictaque volucres, in furias
ignernque ruunt (Tutti gli esseri che vivono sulla terra, uomini, bestie, abitanti dei mari, greggi, uccelli dalle
piume screziate, si precipitano nei furori e nei fuochi dellamore), perch egli attribuisce allamore la natura
di un fuoco insaziabile, molto lontano dalla dolcezza e dalla violenza creatrici che fondano il fascino di quella.
Il furore quello delle Menadi, sacerdotesse di una fecondit incontrollata la cui proliferazione caotica si
riequilibra distruggendo ci che in eccesso.
Quale cataclisma mentale ha fatto della piccola signora di Brassempouy e delle generose e grassocce
raccoglitrici di Lespugue e di Willendorf delle orchesse divine, delle assassine sacre, delle madri che divorano i
loro bambini, delle Baccanti che percorrono i boschi e i campi urlando e massacrando al loro passaggio tutto
ci che dotato di vita? Che cosa le ha fatte fuoriuscire dai loro corpi? Quale maledizione ne ha fatto delle
matrigne vaganti che cantano e sbraitano, generano e divorano?
Identificata analogicamente con la terra che nutre da parte delle civilt della raccolta, che vivono in simbiosi
con essa, la madre, eretta dallagricoltura nascente a padrona delle arature, delle semine, delle fruttificazioni,
ella genera con la Magna Mater e le sue dee lunari le prime forme religiose che santificano il sacrificio della
vita al lavoro. La raccoglitrice che d e si d a chi la sa ricevere, tramutata in sacerdotessa di una terra
fecondabile, nutre e divora i suoi figli e le sue figlie, esercitando il suo diritto di morte su coloro che la
sfruttano per sopravvivere.

Leconomia dellet della pietra. Si generalmente sottovalutata limportanza del cambiamento che ha
provocato, nella natura terrestre e in ci che i filosofi chiamano natura umana, il passaggio allagricoltura di
uneconomia fondata sulla raccolta di un nutrimento offerto da un ambiente rigoglioso di piante e di frutti
commestibili, alla quale si erano aggiunti, ma solo tardivamente, il contributo della caccia e del cibo animale.
La raccolta era una gestione della vita naturale, lagricoltura una gestione della vita snaturata: come la
distruzione del surplus umano e commerciale correggono la proliferazione selvaggia dei prodotti non scambiati,
per cui la delimitazione delle difese significa assieme protezione e oppressione, allo stesso modo sar alla
morte e non alla vita che verr assegnata la missione di regolare il corso delle cose.
In Leconomia dellet della pietra, Marshall Sahlins osserva: Ignorando questa ossessione per la scarsit che
caratterizza le economie di mercato, le economie di caccia e di raccolta possono puntare sistematicamente
sullabbondanza [...]. Il mercato istituisce la scarsit in un modo senza precedenti e a un livello mai raggiunto
da nessunaltra parte [...]. Siamo noi, e solo noi, che siamo stati condannati ai lavori forzati a vita.

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Woodburn, studiando i raccoglitori-cacciatori Hadza, ha scoperto una societ che oggi permette di farsi unidea
della vita quotidiana nel periodo pre-agrario. Nellarco dellanno scrive- dedicano probabilmente meno di
due ore al giorno, in media, a procurarsi il cibo [...]. Solo una minoranza di uomini caccia i grossi animali e,
sebbene generalmente pi assidue, le donne si dedicano alla raccolta di cibi vegetali senza sforzarsi troppo n
sovraffaticarsi [...]. Giocano, sognano, chiacchierano, dormono in una totale assenza di fretta, di paura o di
angoscia.
Secondo Zerzan: Si ammette oramai correntemente che la raccolta di alimenti vegetali, che si era creduto per
molto tempo ambito esclusivo delle donne e di importanza secondaria rispetto alla caccia, necessariamente
considerata unattivit maschile, costituisse la principale risorsa alimentare. Dato che le donne non
dipendevano in modo significativo dagli uomini per nutrirsi, sembra probabile che, diversamente da ogni
divisione del lavoro, versatilit e condivisione dellattivit siano state la regola. Come dimostra Zihlman, una
versatilit generalizzata del comportamento sarebbe stata la caratteristica principale dei primi tempi
dellesistenza umana. Joan Gero ha dimostrato che gli utensili di pietra sarebbero potuti benissimo essere
appartenuti alle donne, e Poirier ci ricorda che non esiste assolutamente nessuna prova archeologica a sostegno
della teoria secondo la quale i primi uomini avrebbero praticato una divisione sessuale del lavoro [...]. Mentre
gli uomini del Paleolitico avevano un regime estremamente vario, nutrendosi di diverse migliaia di piante
differenti, lagricoltura ridusse considerevolmente queste fonti di approvvigionamento [...]. La fine della vita
del cacciatore-raccoglitore ha provocato una diminuzione della taglia, della statura e della robustezza dello
scheletro e provocato la carie dentaria, le carenze alimentari e la maggior parte delle malattie infettive. Si
osserva nellinsieme un abbassamento della qualit e probabilmente della durata della vita umana, come
concludono Cohen e Aremelagos.
De Vries stabilisce la superiorit dei cacciatori-raccoglitori in termini di salute, rileva lassenza di malattie
degenerative e di infermit mentali, cos come la capacit di partorire senza difficolt e senza dolore. Nota che
queste qualit vengono meno a poco a poco in seguito al contatto con la civilt.
Nello stesso tempo in cui il sistema agrario si sviluppa, la natura e la donna si ritrovano entrambe dominate,
soggiogate, sfruttate, violate. Nel Paleolitico, la speranza di vita di una donna di gran lunga superiore ai
quarantanni, sembra, contro i venticinque dopo lapparizione dellagricoltura e del patriarcato, quando, violata
come la terra, essa perisce prematuramente per la frequenza delle gravidanze.
La creativit femminile si trover cos ridotta alla fatica del parto e dellalimentazione che esalta le figure di
Cerere, di Artemide efesina dai molti seni, della Vergine partoriente dei cristiani. La religione offre dei
risarcimenti consacrati alla scomodit di farsi montare con violenza e di figliare con sofferenza!

Lidea religiosa di una Creazione del mondo. Le religioni primitive assimilano la creazione del mondo alla
funzione procreatrice della donna. Nel mito pelasgico della Creazione, Eurinome, dea di ogni cosa -titolo che le
verr usurpato dal futuro dio Pan- emerge sola e nuda dal Caos, divide il mare e il cielo, danza sulle onde,
eccita il vento con quellondeggiamento lascivo e da rettile che il movimento stesso del godimento erotico. Lo
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strofina tra le sue mani ed ecco che appare un grande serpente chiamato Ofione. Questo si unisce a lei, la
feconda e lei depone luovo del mondo.
Secondo i Frammenti orfici (60, 61, 70, 89), la dea procreatrice del mondo Nyx, la Notte. Infatti la notte
identificata con loscurit, con il mondo degli incubi e dei mostri, con luniverso sotterraneo delle repressioni
putride, soltanto nelle civilt che consegnano al lavoro la durata e la luminosit del giorno.
Nyx la stoffa cangiante dellastro lunare e delle stelle che guidano i nomadi, i viaggiatori erranti, che non
devono rendere conto a nessuno per limpiego del loro tempo. Depone un uovo dargento dal quale nasce Eros,
principio dellunione amorosa. Ma per mettere luniverso in movimento, Nyx giudica prudente, per dispiegarsi
in una triade (Notte, Ordine e Giustizia) ritirarsi in una caverna, presentendo linvasione delle orde dei maschi
conquistatori che andranno ad abolire il predominio delle dee animali e umane.

Prima furono le dee, gli di vennero poi. Graves ha mostrato ne I miti greci come le dee lunari, paredre della
Magna Mater, abbiano ceduto il passo agli di del patriarcato, importati dallinvasione e dal colpo di stato
dei maschi guerrieri. Le divinit virili si arrogano un potere assoluto e gettano le basi di una teologia
monoteista che rivendica per s lastro solare, la cui luminosit permette il lavoro diurno e fa fruttificare la
semina. Divinit di lampi e di luce, respingono le dee negli orrori di una notte profonda, dove esse si coagulano
presto in un nugolo di creature crudeli, subdole e perfide.
Allo stesso modo il Deuteronomio si prodiga a delunizzare YHWH. Il dio maschio e solare infatti,
allorigine, un dio lunare. Dulire, notando che Yod il principio maschile ed Ehi il principio femminile (YH),
suppone che il famoso divieto di nominare YHWH, chiamato da allora Adonai -in greco Kyrios, Signore- derivi
dalla volont di eliminare dalla circolazione un nome associato allinvocazione della Luna.
Il Dio unico di Israele, maschio ottuso e guerriero spietato, rigetter nel nulla sia la sua origine di dio-luna che
il suo paredre Anathyaho (anath, sesso femminile e Ia, sole), celebrando ogni mese laccoppiamento della
Luna e del Sole.

Ecate, Gorgoni, Diana cacciatrice, Lamashtu e le loro consorelle. Abituati a fornire un nutrimento
supplementare uccidendo occasionalmente un animale e proteggendo la comunit contro la minaccia delle
belve, i cacciatori guadagnarono in importanza economica quando le donne, che si occupavano della raccolta,
inventarono con lagricoltura una tecnica di sfruttamento del suolo che, con ogni probabilit, rispondeva meglio
alla crescita demografica e ai cambiamenti climatici. Ci sono qui delle promesse di benessere che vanno a
smentire il nuovo sistema economico e la sua organizzazione sociale.
Le donne che avevano formato fino ad allora con gli uomini delle piccole societ dove la specificit dei compiti
non causava dipendenza n potere, sembrano essersi erette poco per volta a padrone dellagricoltura, ruolo al
quale le predisponeva la loro conoscenza delle piante.

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Come gli uomini assumevano la doppia funzione di guerriero e di coltivatore, le donne alle quali era affidata
larte della raccolta, e che intrattenevano relazioni privilegiate con le forze telluriche e naturali, costituirono una
classe dominante la cui immagine del potere, la rappresentazione trascendente, lascendente celeste si incarnava
in modo immaginifico con quelle dee di fertilit che, in cambio dellabbondanza dei raccolti attesi, esigevano in
anticipo il pagamento attraverso terribili sacrifici.
questo il privilegio di sfruttare la terra e gli uomini e la separazione con se stessi, da cui deriva lobbligo di
lavorare, per coloro che, ostacolando e respingendo la loro femminilit di creatrici di vita, trasformarono le
pacifiche raccoglitrici in sacerdotesse che assimilavano le fasi lunari a una Triplice Dea capace di trafiggere,
offrendo alla Grande Madre Terra il sangue e la carne del re solstiziale, ritualmente smembrato? E la cui ferocia
si ritorse loro contro quando gli uomini, dotati di armi sempre pi perfezionate, invasero le contrade dove
regnavano, ponendo le basi di un patriarcato che avrebbe conservato il proprio potere fino al XX secolo dellera
cosiddetta cristiana?
Avalon, le Isole fluttuanti, i Sidh gaelici rievocano sotto le loro forme residuali gli ambienti nei quali, ormai
lo sappiamo, le donne furono molto potenti prima dellarrivo dei guerrieri e dei preti. Quelle che gli di della
bestialit virile divorarono non formavano esse stesse a quel tempo nientaltro che un nero nugolo di dee e di
loro accoliti, che prestavano la vita al prezzo della morte?
Ma gli orchi hanno ingoiato le orchesse senza digerirle. I guerrieri itifallici [dal pene in erezione, ndt] e dorifori
[portatori di lancia, ndt] che hanno conquistato la terra delle donne, sono stati conquistati da esse; gli stupratori
per antonomasia sono stati posseduti per sempre dallanima terribile e tenebrosa delle Ecati, delle Gorgoni,
delle Diane cacciatrici, delle Parche, delle Persefoni, delle Medee. Ghul, succubi, sfingi, chimere, abitano la
dolente emotivit che comprime e grava la corazza del maschio, dal quale esse scaturiscono in eccessi isterici e
crudeli, purulente di un amore smembrato e strappato alla sua vera natura.
Negando la sovranit della donna creatrice di vita, il regno delle dee ha aperto la via alle orde patriarcali in cui,
dai pi robusti ai pi deboli, lappendice del maschio identificata gloriosamente con la lancia che trapassa e
con il vomere che irrompe nella terra.
Quale creativit ci si potr mai aspettare da una sensibilit ferita, bloccata, controllata da una mano operosa nel
suo guanto di ferro? Sotto la pressione del lavoro che la esclude dal cuore delluomo e la respinge
nellintellettualismo, quale creazione non porterebbe il marchio crudele e doloroso della mutilazione causata
dallo spirito?

Fondando lera della redditivit, lumanit ha rinunciato alla sua facolt creatrice a vantaggio degli di . Fin
dallepoca in cui le donne e gli uomini hanno attribuito alle divinit la creazione di un mondo che sarebbe stato
pi utile per loro ricreare senza tregua, hanno colpito con una maledizione un pianeta che erano invece destinati
a trasformare in un paradiso terrestre, sullesempio delle comunit nelle quali labbondanza, offerta a chi

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sapeva accoglierla, incoraggiava a migliorare le condizioni di esistenza, a perfezionare larte di vivere, a gettare
le basi di un vero progresso umano.
La spoliazione sistematica della terra lha trasformata in un oggetto di potere e di profitto. Ha deviato il
processo di creazione dal suo sviluppo potenziale nel momento stesso in cui si edificavano le societ
caratterizzate dalla paura, dal disprezzo e dallodio della donna, dalla schiavit dei pi e dalla tirannide di
pochi, dalla brutalit dei costumi e dalloppressione del lavoro, dalla patetica epopea dei maschi eroici che
ricominciano instancabilmente la storia del loro annientamento. Linterminabile nota-a-margine sulla
decadenza delluomo nata dal fango dei primi campi coltivati.

La creazione la parte maledetta del lavoro. ragionevole presumere che laccadere coincidente dei
cambiamenti climatici e dello sviluppo demografico abbia sostituito alle libert del nomadismo e della raccolta
la costrizione e la sedentariet dei clan, delle trib, dei popoli chiamati a identificare il loro destino con quello
della merce da loro prodotta. Con la necessit di lavorare per sopravvivere e di sopravvivere per aumentare il
valore commerciale del lavoro, luomo, astratto dalla sua esistenza, respinge nel limbo del sogno e della
speranza luomo che progetta di vivere meglio.
Come lo sviluppo del mercato esige la riproduzione meccanica e accelerata degli stessi gesti, labilit tecnica
soffoca la capacit creatrice dalla quale tuttavia viene generata. Luomo crea perch partecipa allopera
creatrice della natura. Ma ci che lo distingue dalla natura la coscienza di operare con lei e su di lei, in modo
che sia favorito un processo di affinamento dellanimalit, capace di umanizzarlo gradualmente.
Tuttavia, il rapporto di violenza che instaura lo sfruttamento delle risorse naturali divide luomo da s, in
quanto creatura in divenire, e dal suo ambiente naturale, oramai percepito in modo ostile. La consapevolezza
della sua facolt creatrice si trova repressa a mano a mano che una societ di padroni e di schiavi privilegia,
marcando una separazione, un lavoro intellettuale su un lavoro manuale, uno spirito che governa su un corpo
che ubbidisce.
La credenza in un universo creato e controllato da un atto divino corrisponde allindebolimento delluomo,
spoglio del suo potere potenziale. Lo sfruttamento della terra separa luomo dalla sua natura umana e fonda
questo potere dello Spirito che, dallalto della testa e dei cieli, condanna il corpo a lavorare, a discapito delle
sue pulsioni di vita e dei desideri che da essa si originano.

La creazione oppressa divora se stessa. Mentre la raccolta attingeva alla vita, nel rispetto della vita, la caccia,
chiamata a fornirle un supporto occasionale e complementare, abbozz le prime forme di territori dove
imperversarono ben presto il saccheggio e lo stupro della terra. La messa a morte degli animali, per dispensare
la loro carne alla comunit, serv, con ogni probabilit, come modello per la messa a morte di uomini e di
donne il cui sacrificio si credeva rigenerasse il suolo e compensasse ritualmente la promessa di raccolti.

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Secondo la testimonianza dei cadaveri conservati dalle torbiere, i linciaggi pi antichi risalgono, per lEuropa,
al VI millennio prima dellera cristiana.
La riserva di caccia del Mesolitico delimitava uno spazio che poco per volta lagricoltura aumenter, prima
scavando un solco circolare, formando un terrapieno o un vallum, e in seguito innalzando muraglie, bastioni,
castra, cittadelle, torri di Babele, che ricercavano in direzione del Cielo una protezione, debitamente rimunerata
ai preti, contro le incursioni dei nomadi divenuti predatori dal momento che i sedentari avevano ostruito il loro
libero passaggio con la diffusione di granai e di magazzini fortificati.
Per quanto aberrante essa sembri, listeria devastatrice delle Menadi non partecipa di meno alla razionalit
economica che riduce la vita a una lotta concorrenziale per la sopravvivenza. Una predazione disumana l
chiamata a distruggere gli elementi in eccesso della popolazione, ad arginare la proliferazione selvaggia degli
uomini, a diradarla con i denti della morte.
Svuotate della loro femminilit interiore, le Menadi non sono pi delle madri chiamate a limitare la produzione
di bambini che la loro fecondit naturale incontrollata, addirittura forzata dallincontinenza sessuale del
maschio, produce a catena. Lo sfogo omicida corrisponde a una femminilit oppressa, che orienta verso la
morte e la distruzione la sua facolt di creare la vita. La sorte della donna si identifica con la sorte riservata alla
creazione. Partorisce la vita con la stessa sofferenza che segna ogni esistenza con il suo sigillo, rivolgendola
verso una morte annunciata.
Tuttavia, a differenza della creazione incontrollata della natura la cui esuberanza finisce nellautodistruzione, la
creazione umana detiene proprio la facolt di affinare il vivente in modo che si sviluppi senza dover fare
appello alla regolazione della morte; allo stesso modo non c bisogno n di guerre, n di epidemie, n di
miseria, n di sventura per limitare lincremento della popolazione e accordare crescita demografica e
benessere a tutti.

Luomo meccanizzato e la magia. Il lavoro meccanicizza luomo, lo economizza costringendolo a ripetere gli
stessi gesti, a moltiplicare sotto una nuova forma gli stessi concetti arcaici, reiterando a causa di un rifiuto tacito
e costante lo stupefacente divieto nei confronti della forza vitale, unica fonte di creazione permanente.
In che modo le pratiche che tentano di scansare limpresa della razionalit commerciale le sfuggirebbero, dal
momento che sono esse stesse delle attivit generate dalla separazione delluomo da se stesso? In contrasto con
il desiderio di crearsi, sono destinate a soccombere, che lo vogliano o meno, allo spirito economico.
Linterdetto scagliato sulla creazione di s ha respinto la creazione artistica, perfino quella artigianale, verso i
territori pi lontani dellimpero del profitto, in ambienti indistinti e incerti, dove nessuna certezza di
sopravvivere assicurata. Il lavoro e gli di usurpatori della creazione terrestre hanno colpito con uninsidiosa
maledizione coloro che si dedicano alla creazione e che osano sottrarsi alla necessit di sopravvivere
producendo beni dei quali saranno immediatamente privati.

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Ridotti allo stato precario di inventore, di artigiano, di artista, di mago, di spirito utopistico, non solo non
sfuggono alle leggi di uneconomia per la quale ogni opera deve passare attraverso le trafile della merce, ma,
non avendo alcun valore nellordine dominante dell a fine di lucro, subiscono gli effetti di un discredito che
li angoscia e che corrode il cuore stesso del loro piacere di creare.
Tanto pi severamente esclusi della societ del profitto quanto maggiormente la loro ispirazione ubbidisce alla
gratuit dei loro desideri errabondi, hanno continuamente, sospesa al di sopra della loro ispirazione a fior di
pelle, una spada di Damocle. Questa ricorda loro il dovere di reprimere la tentazione di diffondere intorno a se
stessi la felicit che dispensa la pulsione creatrice. Poich sono obbligati a vendere e a vendersi, quale energia
non occorrerebbe loro per eludere un imperativo di cui una tradizione ha da sempre stabilito il carattere
ineluttabile?
Ci si stupir forse allora del fatto che, strappato alle sue radici viventi e accanito nel ricercarne la linfa, il
momento della creazione si identifichi con i tormenti dellanimale segnato dal sigillo della morte e terrorizzato
dallannientamento imminente? Da dove viene questa sofferenza, che si impossessa allimprovviso di ci che
dovrebbe essere gioia pura, se non da uno sbilanciamento che, vietando di camminare sempre di pi verso di s,
fa precipitare oltre i bordi di una normale caduta e lascia giacenti fra i rovi e nella routine di unesistenza
servile?
Allo stesso modo, larte, generata dalla gratuit del desiderio, costretta a passare attraverso le trafile della
merce, tenuta a provvedere ai bisogni pecuniari, si adatta alle leggi della competizione e della concorrenza.
Maledetta dal dominio del lavoro, minacciata dai pensieri e dai gesti ripetitivi che automatizzano luomo della
sopravvivenza, la pulsione creatrice propria di ciascuno non si trova relegata allo stadio pi basso della
gerarchia commerciale senza suscitare, per contraccolpo, la volont di giungere a una gloria che, innalzandola
al di sopra della massa operosa dei mortali, in qualche maniera la divinizza.
Latto creatore sfugge alla logica della redditivit attesa solamente per cadere nellirrazionalit della magia.
Sollecita delle forze naturali che il lavoro di sfruttamento, esperto di efficacia tecnologica, non comprende,
perch non sa che farsene. La categoria del soprannaturale tende a riunire in s ci che irriducibile alla
razionalit commerciale, senza sfuggire tuttavia al plusvalore che il richiamo chimerico gli conferisce sul
mercato.
In questo modo la pulsione vitale percepita come la fonte di un potere occulto, capace di competere con il
potere esoterico delleconomia. Sono questo sentimento e questa volont di essere un mago che alienano
allorigine il creatore, lo allontanano dalla pulsione vitale che propria della creativit che sa affinare. Il potere
magico, invocato nelluniverso dei racconti, falsifica lantica conoscenza osmotica delle civilt pre-agrarie fin
dallistante in cui esso delega agli spiriti della terra, dellacqua, del fuoco, dellaria quella facolt di influire sul
corso degli esseri e delle cose che propria dellessere umano.
La leggenda secondo la quale il conquistatore Alessandro, detto il Grande, possedeva fra i suoi bagagli una
scatola che conteneva delle statuette, che rappresentavano limmagine dei suoi nemici, che egli tormentava
prima della battaglia, spogliandoli delle loro armi e disponendoli in atteggiamenti di morte, mostra piuttosto
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bene che la tentazione di piegare le circostanze con la magia ubbidisce alle stesse motivazioni che determinano
il tradizionale ricorso alle tecniche belliche e diplomatiche. La ricerca frenetica del potere e della ricchezza d
origine indifferentemente allalchimista che aspira ad arricchirsi e a governare secondo lo Spirito, al mago
desideroso di assoggettare la natura delle cose e quella degli uomini, allo scienziato, al poeta, al filosofo,
allartista, in cerca di prestigio e di fama.

La consapevolezza di una confusione originaria dei sensi. lecito supporre che le societ pre-agrarie
praticassero una forma di comprensione unitaria del mondo, suscitata dagli impulsi di vita e dai loro tentativi di
affinamento. Durante il lungo processo in cui lhomo sapiens si emancipa a poco a poco dalla propria bestialit,
una coscienza umana viene abbozzata, per cui egli si distingue dal regno animale senza interrompere il suo
legame con esso. Lungi dal recidere le sue radici, il genio creativo proprio del regno degli uomini le
irrobustisce e definisce le condizioni di una vita decisa a superare la necessit di adattarsi o di morire, alla quale
lesistenza della preda e del predatore rimane irrimediabilmente sottomessa.
Questo sapere, questa conoscenza propria delle societ della raccolta, io la immagino non come il tradizionale
tentativo di sottomettere gli esseri e le cose ma come il poiein di cui parlavano gli antichi Greci, una creazione
che, operando in osmosi con le forze cieche, caotiche, benefiche e nocive della natura umana e terrestre,
considera di fondare il progresso autenticamente umano sullarte di conciliarsi i favori dellenergia vitale
racchiusa nel fuoco, nellacqua, nellaria, nella terra.
Oltre la padronanza tecnica del torrente, delle maree, del temporale, del vento, delle forze telluriche, del potere
solare e lunare, verso la quale la nuova economia si orienta, dovuta esistere una magia degli elementi naturali,
ispirata dalla percezione analogica, da una coscienza delle corrispondenze, della quale solo ora noi cominciamo
a sospettare lesistenza.
Degenerata anchessa nella magia tradizionale, la terapia di cui Origene parla nelle sue Omelie su Giosu (20,1)
non fa che rievocare, mutatis mutandis, la teoria del placebo secondo la quale un elemento privo di sostanza
curativa, inoculato a un paziente, ottiene lo stesso effetto del medicinale specifico, perch lassociazione
mentale della sua ingestione e di un risultato benefico riesce a produrre un miglioramento terapeutico: Si
racconta che spesso negli stessi corpi umani, il semplice suono delle parole basti a fare sparire tumori,
infiammazioni e altri mali dello stesso genere.

Luniverso analogico. Forse, le incisioni parietali che decorano tutte quelle grotte nelle quali le popolazioni
aurignaciane e magdaleniane ricreavano un microcosmo fetale sono la rappresentazione analogica del mondo
secondo la quale la comunit si appassionava a mettere in gioco il proprio destino con lo scorrere dei giorni. Si
tratta di un linguaggio poetico secondo il quale ci che si pensa, si immagina e si sogna inseparabile da ci
che si vede e viene operato in consonanza con la totalit del vivente, con la catena ininterrotta del minerale, del
vegetale, dellanimale, dellumano.

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Non forse la reminiscenza di quella camera delleco originaria, nella quale si manifesta ci che Groddeck
chiama Es, luniverso psicosomatico in cui si esperiscono in ogni istante i rapporti analogici e la
determinazione che questi esercitano sui nostri gesti e sui nostri comportamenti quotidiani?
Non se ne scopre forse la traccia nei giochi di parole, nel linguaggio criptico, negli enigmi linguistici ai quali
Hieronymus Bosch si dedica, aprendo, in un turbine di immagini oniriche, le porte dei paradisi e degli inferni
che sono acquattati dentro di lui, ma anche in noi nei quali risiedono senza dubbio il fascino e luniversale
emozione che suscitano le sue visioni?
Questo perch Bosch illumina, alla luce dei nostri occhi, ci che avanza claudicando nella nostra notte
profonda, la creatura ibrida guidata dallo stesso spirito che la confonde, impedendole di essere completamente
bestiale o completamente umana. Essa si apre una strada nei dedali del nostro labirinto esistenziale, dove gli
angeli e i demoni della passione, dellirregolarit, della ragione e della sregolatezza ci allontanano dal centro e
poi ci riportano l, ci fanno entrare nel giardino delle delizie e poi ci cacciano, ci immergono nella Geenna e poi
ci lasciano andare, con o senza trombe.
probabile che Bosch abbia saputo rianimare in noi, nella maniera migliore, proprio quella magia delle
analogie, ricordo lontano di una facolt creatrice naturalmente umana che aveva il potere di piegare le
circostanze e di plasmare i destini alla soddisfazione dei desideri. E tale anche il ricordo di Orfeo e delle sue
prodezze, tanto alterato dal mito che giunto fino a noi.

Abbiamo perso il senso delle concordanze e delle analogie perdendo le relazioni di unit e di diversit, fondate
sullosmosi originaria con la natura. Tale la fonte segreta fons vitae- che ci ha fatto dimenticare, a forza di
rinnegamenti, lo sfruttamento brutale del minerale, del vegetale, dellanimale, dellumano.
Prigionieri delle fredde trafile della logica commerciale che circoscrivono la nostra comprensione degli esseri e
delle cose, gli stregoni non hanno attinto che unacqua putrida in cui immergere le armi dellappropriazione e
della conquista. Gli alchimisti, avidi di un potere demiurgico, hanno perduto il segreto della trasmutazione degli
esseri in ci che sono e desidererebbero essere. Solo alcuni poeti, sensibili a quella congiunzione degli spiriti,
misteriosamente chiamata ispirazione, si sono ostinati a riscoprire e a far rivivere, nel cuore della natura
umana, una sorgente a cui gli uomini si abbeverarono prima della Caduta.
Alcuni visionari, come Malcolm di Chazal, hanno parlato della percezione analogica come di unarte a
venire. Non forse poi cos lontano il tempo in cui le scienze e la coscienza abbandoneranno questa visione
delluomo e del mondo -quella del grande Architetto e del grande Orologiaio- determinata dalla
meccanicizzazione del corpo e dalla razionalit commerciale, per larte sottile delle concordanze, delle
risonanze dove forme, sonorit, profumi, sostanze e feromoni si rispondono e si ricreano a vicenda.

Nel pianto di paura di ogni bambino... Sento le catene forgiate dallo Spirito (William Blake). Come
lastrazione, operata dallo spirito che si separato dalla vita, differisce della coscienza che emana dal corpo e
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che non se ne allontana se non per ritornarvi con una maggiore chiarezza, parimenti il nostro pensiero
simbolico conferma una rottura radicale con quelle similitudini, quelle concordanze, quelle analogie attraverso
le quali il vivente si dedica a sentire, presentire, percepire e pensare.
Lanalogia tra il corno del rinoceronte e lerezione delluomo innamorato partecipa a un gioco di concordanze
con le quali si diletta lintelligenza sensibile, mentre, al contrario, i commercianti di simboli uccidono lanimale
e lo mutilano per rendere redditizie le fantasie della deficienza maschile. Lanalogia che passa dalla coscienza
del corpo alla funzione simbolica dello spirito agisce per costrizione e pu esprimersi solamente attraverso la
barbarie dello spirito strappato al corpo e del corpo strappato alla sua coscienza vivente.

Il simbolo intrinseco allo scambio. Esso nasce da una relazione di similitudine nella quale ci che analogo
deviato dalla materia terrestre verso il cielo dello spirito, svuotato dallastrazione e rivalutato secondo una legge
degli scambi che implica il sacrificio degli esseri e delle cose alla loro rappresentazione, a quella forma che si
fa carne mentre si disincarna, a ci che si identifica con essi e nello stesso tempo li rende estranei a loro stessi.
Viene a interporsi una mediazione, che rompe il nucleo psicosomatico, provocando per tutto il corpo
unirradiazione mortale. Essa trascende lanalogia e, fra due cose differenti e tuttavia legate da una stessa
sorgente di vita, stabilisce unequivalenza che deriva dallo scambio commerciale del quale il baratto prima, e il
prezzo poi, fondano il Logos universale e celeste, nel quale risiede la ragione degli uomini e la ragione degli
di.
Nel suo Notre pass est encore plus ancien [Laffont, 1982; opera non tradotta in italiano, ndt] , Marie Knig
suppone unidentificazione tra le corna delle vacche di Lascaux e le diverse fasi della Luna. Le
rappresentazioni geometriche che decorano le pareti delle caverne e dei ripari non costituiscono forse dei
calendari lunari e solari, dei rilievi topografici che delimitano lo spazio del clan, localizzando i luoghi di
abitazione, designando le strade umane e quelle astrali?
La realt appresa spontaneamente attraverso la rete somatica, psichica e mentale che formava a quellepoca il
modo di esistenza unitaria degli individui. Le corna-lunazioni di Lascaux esprimono lanalogia tra la mucca da
latte e i cicli lunari, che agiscono sulla germogliazione delle piante, mentre, pi tardi, dallessere dissociato da
s a causa del sistema di sfruttamento agrario, la Vacca-madre e la Luna eretta a dea, da cui poi avranno origine
gli avatar della Magna Mater e delle Triplici Divinit (Ecate, Ishtar, Gorgoni, Parche...), deriver una realt
deviata verso un mondo arretrato, laccesso al quale si paga al prezzo di un sacrificio esorbitante sugli altari
della disumanit.
Con le citt-Stato, la magia analogica diventa magia simbolica, la religione attribuisce una forma istituzionale
alla separazione del Cielo e della Terra. Lo spirito uccide la lettera che vivificava.

Lattrezzo alienato amputa la mano con la scusa di venirle in aiuto. Una volta rotta la relazione intima che la
congiunzione del mondo e dellio avevano intrecciato tra il pensiero e la mano -entrambe prerogative di un
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corpo che si comporta come una forma proto-plasmatica superiore, che divora ed espelle il mondo- uno si
trovato mutilato a causa dello spirito e laltra a causa dellattrezzo.
Divenuto lo strumento preferito dai padroni, lattrezzo ha alienato la mano invece di rimanerne solo il supporto
familiare, lassistente ingegnoso, il prolungamento funzionale. E questa mano strappata dal vomere e dalla
spada alla sua libert creatrice originaria stata, nello stesso tempo, strappata al pensiero che era tuttuno con
essa.
La scissione dellunit umana in una funzione intellettuale e in una funzione manuale ha snaturato il corpo, ne
ha fatto un laboratorio teratologico dove lintelligenza astratta nega lintelligenza sensibile e dove la mano
asservita alla macchina spezza la mano che accarezza e che crea. Ha provocato l athanor corporeo seguendo
uninvoluzione che, facendo pagare la fortuna al prezzo della sfortuna, trasforma loro in piombo.

Lattrezzo creato per sfruttare si sostituito allattrezzo creato per perfezionare la creazione. tramite un tale
processo di spodestamento che linvenzione della metallurgia, della tessitura, della medicina, della chimica,
della fisica, dellastronomia, della biologia, delle scienze e delle arti stata imputata a qualche divinit.
In effetti, non c stato nessun progresso tecnico che non abbia tratto la propria origine dalle pratiche
alchemiche e magiche, nelle quali la facolt creatrice veniva coinvolta nella misura in cui leconomia la
escludeva dal suo ordine operoso e la costringeva a passare per la strada degli di falsamente creatori,
attraverso la famigerata via reale, tramite lo Spirito demiurgico con il quale si identifica volentieri
linventore: Ciclope che forgia la spada e laratro, Icaro che assoggetta il potere dellaria, Prometeo che insegna
la conoscenza che procura labbondanza, Dedalo che scioglie i nodi di una geografia labirintica e apre le strade
della terra, cos come Nereo apre quelle del mare.
Linvenzione dellattrezzo e lo sviluppo delle tecniche manifestano al tempo stesso il genio creativo delluomo
e il suo assoggettamento al lavoro e alla merce. Finch il valore duso ha prevalso sul valore di scambio, la
creazione stata la scintilla che metteva in moto il progresso tecnico. Quando invece, nella formula, il valore
duso si messo a tendere verso lo zero mentre il valore di scambio tendeva verso linfinito, la creativit si
limitata a gestire e a perfezionare i suoi risultati; passata dal genio della novit allabile ricerca di un profitto
rinnovato.

La meccanicizzazione del corpo attraverso il lavoro non ha prodotto altro progresso che il rendimento
maggiorato di quelluomo-macchina contro la cui pietosa esistenza -vita per difetto, coperta dalle maschere
della umanizzazione commerciale- Swift, Cyrano di Bergerac, Kafka, Orwell avevano puntato il dito. Che non
abbia smesso di alienare luomo con la scusa di emanciparlo dimostra fino a che punto il suo sviluppo ha
frenato uno sviluppo delluomo che, in accordo -se non addirittura in osmosi- con la natura, lasciava
intravedere, al di l delleconomia di raccolta, listituzione di societ radicalmente differenti.

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Laumentare del progresso tecnico ha portato a ciascuno la formidabile comodit di una sopravvivenza senza
passione alla quale fu proposto, per un certo tempo, di affogare la propria noia al bar universale del virtuale, di
ubriacarsi allosteria del nulla, luogo di angoscia distensiva, dove lhomo economicus, identificato dai neuroni
telecomandati, si dedica, senza abbandonare la sua poltrona, a un flusso di esistenze astratte che lo svuotano
della sua sostanza, disincarnandolo.
Avremo almeno conosciuto questultimo avatar dellera cristiana: una generazione di zombie avvitati alla loro
seggetta [sedia che contiene internamente un vaso da notte, ndt], giocatori virtuali in perenne tilt (yoyotant),
che regnano sulle escrescenze concettuali della loro nullit, e ingaggiano un combattimento contro se stessi che,
nelluniverso delle rappresentazioni, trasforma il loro sguardo contemplativo nello sguardo della morte.

La tecnologia diventata una teologia della creazione. Il carapace caratteriale, forgiato lungo i millenni, si
avvaleva in passato dellordine e del disordine cosmico, di un Dio caotico, ordinatore degli esseri e delle cose.
Si faceva forte di una Ragione trascendente -la famigerata Causa di Dio, del re, dello Stato, del popolo- per
assolversi da tutti i crimini che la disumanit commetteva in nome dello Spirito, tramite i suoi innumerevoli
battaglioni: istituzioni, leggi, Chiese, partiti, sette e organizzazioni. Senza avere pi bisogno di altra
giustificazione che la redditivit, si finisce oggi per soffocare tutto ci che rimane di vivente nel mondo e
nelluomo. la forma essenziale del lavoro che, allo stadio supremo del totalitarismo tecnologico, condanna
lindividuo a morire a se stesso per poi rinascere in un aldil percepito come lo specchio di unesistenza
puramente spettacolare.
Lhomo magicus con la sua mistica, la sua religiosit, la sua fede che sfida la logica commerciale, ha raggiunto
lhomo mechanicus dal quale tutto sommato non era diviso che da una fragile frontiera che opponeva, sotto
laspetto della loro pertinenza e delluso che se ne fa, il lavoro e la creativit oppressa e vendicativa.
La macchina generata dallinventiva e dalla scienza enciclopedica di Charles Babbage [scienziato protoinformatico che per primo costru un calcolatore programmabile, ndt] ha il potere di registrare un gran numero
di notizie, di accumulare delle conoscenze, di classificarle, di sceglierle e ordinarle. Ma mettersi alla merc
dellattrezzo informatico, poich la sistemazione pi redditizia delluso dello scibile depositato, ha di che
lasciare perplessi circa la speranza di sopravvivenza di questo nuovo tipo di schiavo (questo vale, fra laltro,
anche per gli artisti che esibiscono unopera la cui virtualit assicura un profitto immediato, senza che essi
abbiano bisogno di altra materia che la sola messa in scena, organizzata dai mediatori dello spettacolo). Ci si
stupir dunque che una tanto miserabile creatura, ieri dedita alladorazione del suo Creatore e Grande
Orologiaio, che si credeva azionasse gli ingranaggi delluniverso, si sia votata oggi tanto facilmente al culto
della tecnica e di uneconomia in possesso del potere aleatorio e assoluto di dannare e di salvare?
La religione tecnologica alla quale la falce e il martello avevano servito da bandiera sotto limpero staliniano,
la forma regressiva dellideologia scientifica, orgoglio delle generazioni borghesi nellet in cui il capitalismo
sottometteva i popoli con la mitragliatrice, gli antibiotici e il frigorifero. Su un pianeta rovinato dal trionfo

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dellimpero economico, la ragione del progresso tecnico inghiottita dalla mistica della sua redditivit, e le pi
ammirevoli innovazioni della medicina sono minacciate dal ritorno delle pandemie.

La scienza accecata dal profitto produce loscurantismo. Lautogestione cibernetica di una massa finanziaria,
che circola nei circuiti chiusi della speculazione borsistica, non inventa pi, nei suoi laboratori, altro che le
astuzie commerciali che il vivente paga sulla propria pelle. Nutrire i mammiferi con la carne animale,
modificare transgenicamente animali e vegetali rientra nella riproduzione del capitale a circuito chiuso. Questo
circolo della redditivit ripiegata su se stessa non ci sarebbe senza resuscitare le mentalit e i comportamenti
indotti dalle societ agrarie.
Il totalitarismo commerciale riscopre lantica e conflittuale unione del re e del prete che celebra
laccoppiamento dellaffarismo e di una religione in cui il cielo delleconomia perpetua la tirannide fantastica
degli di. Siamo di fronte alla sinistra e ridicola parodia di un Ancien Rgime del quale la jet-society si esalta di
essere lultima merda dei sopradetti.

Il computer rappresenta la crescita ipertrofica di una tecnologia che finisce per far seccare sia la mano che la
sua coscienza creatrice. quellattrezzo che tende, fin dallistante in cui non pi considerato come un
semplice armadietto per archiviare dati, a universalizzare la modalit del pensiero meccanico e a ridurre il
corpo alle reazioni di un robot.
Niente pi estraneo alla vita di quella struttura binaria del s o del no, del bene o del male, dello spirito o del
corpo, che non fa mai altro che replicare, nella storia individuale e collettiva, la separazione con se stessi e quel
dualismo per cui luomo dialoga con il disumano come solo interlocutore valido.
Attraverso la pratica del software, il vecchio indottrinamento religioso e ideologico ritrova la sua sorgente
originaria e raggiunge il suo stadio di decadenza. La sua alfa e la sua omega fanno parte di quellarcaico
sistema di sfruttamento della natura che giunge, con la meccanicizzazione delluomo e la desertificazione della
terra, al suo punto di revoca universale.
E quindi? Non basterebbe rimettere la macchina al suo posto, quello che non delluomo? Mai una realt
plasmata artificialmente sulle strutture del profitto riuscita, e mai riuscir, a sostituirsi alla realt vissuta,
quale essa si sviluppa attraverso la sensazione e la coscienza degli esseri viventi.

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LARTE IL SOGNO E LO SFOGO DELLA CREAZIONE ASSERVITA


La creazione di s degenerata nella cultura. stata immersa negli abissi dello spirito, triturata in quel
calderone di Kerridwen nel quale si presumeva che i Celti immergessero i loro guerrieri morti, nella speranza di
farli rinascere.
Da questo immenso minestrone, in cui la creazione strappata alla vita gorgoglia da secoli preparando larte,
limmaginario, la magia, la religione, la filosofia, le ideologie, ogni epoca tira fuori delle frattaglie che, di
fattura eccellente o mediocre, sono rinviate al combattimento che ciascuno conduce con e contro se stesso, con
e contro gli altri, con e contro il mondo.
La creazione mutilata, lunica che tollera lascendente totalitario del lavoro, diventata una funzione dello
spirito, la parte economicamente sottosviluppata della funzione intellettuale. Da ci deriva la persistenza, nel
corso dei secoli, di quella megalomania con la quale gli artisti, i pensatori, gli scienziati, gli inventori, i filosofi
controbilanciano il discredito al quale li condanna unesistenza senza scopo di lucro.
E, sebbene la maggior parte di questi, nellintima magnificenza che conferisce il gesto di creare, si identifichi
con qualche potere demiurgico e considerino se stessi degli di, i pi lucidi e i pi sensibili non si accontentano
di una tanto misera stima: si identificano con quel divenire delluomo, creatore di ogni cosa e di se stesso, che
venne abbozzato alle origini dellevoluzione, allorch si offrivano alla pulsione vitale le briciole che il caos
delle risorse naturali offriva al sapere specialistico.

La volont di umanizzazione intrinseca alla creazione, la volont di potere va di pari passo con il lavoro. La
rabbia di dominare divora lenergia vitale, sempre pi forte di ci che non la uccide, e pi forte ancora di ci
che la ricrea incessantemente.
Fin dalla lontana epoca in cui la repressione della creazione attraverso la produzione frenetica del profitto e del
potere ha scagliato linterdetto sulla realizzazione dellindividuo, non c stato nessun atto creatore, per quanto
futile potesse apparire, in cui non risorgesse il desiderio e la coscienza di una vita in cerca di realizzazione.
Il piacere di creare ha sempre ravvivato la scintilla sprizzata dal godimento del mondo e dalla creazione di s,
breve folgorazione nata per infiammare le passioni e soltanto appena soffocata sotto la polvere di ci che muore
a se stesso.
Pi unopera del passato risuona ai miei orecchi, scintilla sotto i miei occhi, freme sotto la mia mano come se si
rivolgesse personalmente a me, alla mia epoca, pi il suo creatore mi sembra vicino alla sorgente di vita che ha
nutrito la sua ispirazione. Sebbene lordinaria maledizione labbia dissuaso crudelmente a scrollarsi di dosso se
stesso, un soffio umido ha umettato le sue labbra inaridite, che poi non altro che il soffio di una
riconciliazione. La presenza di una vita che continua, che niente uccide n priva di speranza.

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Laspirazione allumano il fermento del superamento dellarte. Ogni creatore dialoga con il suo doppio; ma
chi colui che lo ispira? Talvolta, soccombendo alla manovra perfidamente banale dello spirito, lo si chiama
Musa, Ispirazione, addirittura Dio; probabilmente perch, non osando rivendicare il potere che egli percepisce
dentro di s, giudica prudente nascondere sotto gli orpelli della convenienza comune ci che fuoriesce
irresistibilmente dalla sua sorgente segreta.
Chesterton nota nella sua biografia di William Blake: Esiste un forte contrasto tra un artista che si augura
solamente di essere un artista e un artista che nutre unambizione pi alta e pi ardua: quella di essere un uomo,
che sarebbe come dire un angelo. Apprezzo troppo lintelligenza sensibile di Chesterton per non lavare con
acqua abbondante le calze di seta nelle quali si accumulano le escrezioni religiose di questuomo, il cui odio per
il Cariddi protestante aveva gettato nello Scilla cattolico. Questo perch, restituendo in questo caso allangelo il
suo senso di anghelos, messaggero, lo voglio riferire non a un dio ma allindividuo stesso.
Langelo il doppio, il daimn -cos come lo chiamavano i Greci- che luomo modella inconsciamente
nellErebo e nellEden del suo caos emozionale. lemanazione delle forze pi elementari del corpo, viene a
quello da cui generato, portatore di un groviglio di buone e di avverse fortune, che spetter poi un giorno
alla coscienza creatrice di sbrogliare, affinch: solo tra tutti gli esseri, luomo, [abbia] il privilegio di
intervenire tramite la sua volont nel ciclo delle necessit, che gli esseri fatti di puro istinto non sanno invece
spezzare, e dare inizio in s a una nuova serie di fenomeni (Schiller).

Linsoddisfazione fondamentale dellartista. Bisogna forse stupirsi che lartista, in un certo qual modo eletto
per il piacere di creare, provi un dispiacere malvagio nel camminare per i meandri dellamarezza e della
disperazione? Non sa egli meglio di chiunque altro che ci che gli stato dato per diritto di nascita gli al
contempo rifiutato?
Rassegnato a morire di sete ai piedi della fontana alla quale il suo genio si abbevera, si inorgoglisce spesso e
volentieri a causa di unimpotenza nella quale percepisce la rabbia virile degli di gelosi. Forte del sigillo
terrestre e celeste da cui il suo genio segnato e castrato, contempla dallalto il vulgum pecus, lorda operosa
dei padroni e degli schiavi.
Questo disprezzo di s e degli altri, questa alleanza di sconforto e di megalomania che forgia nel bronzo il
destino tragico, drammatico e irrisorio del pittore, dello scultore, del compositore, del poeta, dello scrittore, del
filosofo, dellinventore, condannati a creare per gli altri invece di creare loro stessi, lega assieme il piacere
insaziabile dellopera alchemica sempre rinnovata e linsoddisfazione di non riuscire a ricavare, bene che vada,
da tanto piombo nientaltro che unoncia di oro.
La creativit la cosa pi condivisa al mondo e la pi universalmente sacrificata. un atto di gratuit in una
societ dove tutto si acquista, si vende, si paga, si scambia.

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In che cosa si distingue il cuoco che offre il pranzo ai suoi amici dallo scultore, dal compositore, dal pittore,
dallo scrittore, dal filosofo, dallarchitetto, dallinventore, dal ricercatore scientifico? Condivide con essi la
doppia soddisfazione di creare e di compiere opera di piacere.
Egli plasma un momento di felicit, impone al flusso del tempo unansa che ne perturba lo scorrere ineluttabile,
fa della commensalit un rifugio temporale abitato dalla gioia di essere insieme, di mangiare insieme, di sentirsi
uniti dalla qualit delle pietanze, delle bevande, delle intenzioni.
E reinventa, come nel momento dellamore, larmonia un tempo abbozzata tra gli esseri e le cose. Ma proprio
l che gli tendono un agguato, per stroncarlo, lombra generata dalla morte, latavica paura di vivere,
largomento categorico della stanchezza e del declino, cos ben sigillato dal principio di usura della merce
senza il quale si perderebbe la chiave del profitto rinnovabile.
Infatti, ci che fa arretrare la morte, non tanto la lotta contro il tempo per cui lartista si affida alla memoria
delle generazioni future per perpetuare le sue tracce, e nella quale egli chiede alla presunta immortalit della
sua opera di sostituirsi alla sua volont di vivere che viene meno, quanto invece la gratuit di un solo momento.
La fontana di vita sgorga senza preoccuparsi di sapere dove vada a finire la sua acqua fecondatrice, quale terra
irrighi e chi abbeveri. Latto creatore non altro che lespressione affinata della pulsione vitale.

Larte e la raccolta. Esiste nellarte preistorica, cos come nelle manifestazioni artistiche note come art primitif,
art brut e art naf, uno stile di raccolta che, accogliendo le forme offerte dalla natura, sembra intenzionato a
sviluppare quellalchimia minerale e vegetale che ha dato origine a dei rilievi suggestivi, a delle radici
antropomorfe, a delle fioriture di cristallo, a dei paesaggi polisemici, alla gamma delle gamahs e delle pietre
paesine. Le Veneri (dames) di Lespugue, di Doln-Vstonice, di Savignano, di Gnnersdorf, di Parpalo, di
Willendorf, di Le Pech-Merle sembrano fuoriuscire dalla terra o dalla pietra come gli schiavi di Michelangelo o
il palazzo del postino Cheval.
Lincontro fra la natura creatrice e il genio creatore delluomo avrebbe dovuto aprire un dialogo tra lalchimia
naturale che abbozzano le forme e lalchimia umana che le affina e le adatta alla maestria con cui la vita crea la
vita. Invece, la comunicazione stata interrotta. Tuttal pi le si far entrare in una relazione tormentata fra
lumano che le ha rivelate e il disumano che se ne impossessa e le inserisce ancora vive in una memoria morta.
Sotto la denominazione, spesso e volentieri soltanto commerciale, di art brut, di art primitif, di art naf si
nasconde la coorte anonima dei creatori che costruiscono leternit al cuore di ogni istante. Meglio sarebbe che
gli artisti consacrati dalla fama si ricongiungessero spontaneamente con latto creatore che essi scovano
direttamente alle radici della sua alienazione. Quello che voglio dire che, per quanto maldestri nei loro
atteggiamenti e allapparenza ingenui, essi stanno in equilibrio nello spazio di un sogno, che poi quello della
vita alla quale aspirano.
Il postino Cheval innalza, durante tutta la sua esistenza, un palazzo ideale che il dono di un uomo dallanimo
semplice allumanit intera; il bovaro Petit Pierre costruisce la giostra del mondo in una radura dove essa non
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riceve altra luce che da s medesima [gioco di parole intraducibile fra clairire e illumination, ndt];
Raymond Isidore, detto Picassiette, Seraphine Louis, Bauchant, Rousseau il doganiere, Gaston Chaissac e
tanti altri che onoreranno di s la memoria del futuro, hanno ereditato da un lontano passato una percezione
grezza della creazione e della sua materia terrestre. Non sgrossandola, come invece fanno gli artisti tradizionali,
dimostrano apertamente lo scontro che in atto, in ciascuno di noi e a ogni istante, tra la tentazione del piacere
di fabbricare e la necessit del lavoro a cui sottostare.

Larte al prezzo della sua maledizione. Si pu facilmente supporre, considerando la miserabile sorte dei
creatori dichiarati, in quale discredito la facolt creatrice sia stata tenuta. Lartista, lartigiano, il poeta si sono
ritrovati esclusi dallorganizzazione economica della societ perch non rientravano nel progetto di
riproduzione rapida, che garantisce il profitto.
Costretti, per la maggior parte, a portare avanti la loro opera facendosi valletti di un potere che getta loro
lelemosina secondo il proprio capriccio, hanno guadagnato la loro sussistenza perdendo la libert. Chi si
stupir dellacrimonia che manifestano con tanto vigore, provando un dispiacere malvagio nello sfogare sui
loro predecessori, i loro mentori, i loro colleghi, i loro concorrenti lacqua sudicia dellodio, dellinvidia e del
disprezzo?
Trincerati, per creare meglio secondo i loro desideri, nelle cittadelle del dubbio e della megalomania, hanno
proseguito sui loro passi con il rischio del solipsismo, se non addirittura dellautismo, per far fronte alla
necessit di piacere e per raggiungere la vetta dellinstabile gerarchia dei valori alla moda, come non avrebbero
soffocato la loro felicit, raggiungendo, per una via traversa, la coorte dei lavoratori manuali e intellettuali la
cui struggle for life, la lotta per la sopravvivenza, squarcia lesistenza quotidiana?

Lobbligo di piacere un inferno. Come potrebbe un creatore comunicare il proprio piacere agli altri se egli per
primo considera come fosse un dovere, anzich la libera espressione della propria esultanza, il lasciarsi guidare
dalla felice piega di una frase, dalla concisione di unidea, la cadenza armoniosa di una melodia, la risoluzione
di unequazione, la rivelazione di una tecnica?
Larte dellimpacchettamento alla moda non ha mai prodotto altro che pietose messe in scena della fama, in cui
la preoccupazione di apparire per maest o per ignominia prevale penosamente.
Larte autentica lesercizio costante dello sforzo che conduce alla grazia, indissociabile dallarte di vivere.
emulazione e superamento di s. Il mercanteggiare la avvilisce, le rivalit la degradano. Sforzarsi di piacere le
attira soltanto delle gratificazioni effimere.
La seduzione si concentra in modo naturale in colui che, tutto preso dal piacere di creare, non si preoccupa di
inseguirla.

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Ogni creazione ostile al progresso umano partecipa al lavoro di sfruttamento. caratteristica propria degli
artisti fedeli alle pulsioni della vita aver evitato, o addirittura sventato, questa trappola. Mentre Einstein ci casca
con compiacenza collaborando con i militari, Leonardo da Vinci rifiuta di pubblicare i suoi progetti di
macchine da guerra; incaricato dal tiranno Cesare Borgia di applicare il suo genio alla scienza delle armi,
sceglie di incorrere nel rimprovero di incompetenza e preferisce inventare dei mulini e delle viti senza fine
per lirrigazione, utili allagricoltura e ai contadini.

Ogni creazione essenzialmente sovversiva, e dunque imbarazzante. Questo avviene perch essa si ingegna
spesso a smettere di esserlo, sia che si sacrifichi al cielo delle idee genuflettendosi davanti a degli illustri
cretini, principi di questo mondo, sia che confidi nelle ideologie che contestano la rivendicazione umana di cui
essa la sola a custodire le promesse.
La sensazione di sovvertire lordine dominante non affatto la stessa per Mozart, Boccherini, Cimarosa,
Beethoven, Ditters von Dittersdorf, che salutarono la fine dellAncien Rgime, e per quei compositori francesi
che, abbandonando le mummie religiose e la servilit cortigiana, alle quali si erano sacrificati sotto il
dispotismo aristocratico, videro nella presa della Bastiglia lapertura di un viale alberato lungo il quale far
passare la loro fama.
La creazione, che per natura essenzialmente sovversiva, ha dato in prestito ai creatori lorgogliosa risoluzione
di rovesciare le tirannidi. Ma si visto tante volte un cos pur nobile progetto deperire con loggetto che lo
alimentava nel suo odio. Questo perch la creazione non si nutre di ci che distrugge, ma aumenta grazie alla
vita che accresce.
Benjamin Pret ha ragione, ne Il Disonore dei poeti, di schernire quelli che mettono la poesia al servizio di
unideologia mentre essa -e Platone non si era ingannato- la sorgente sotterranea che rende fragili le
fondamenta del mondo dominante, un mondo ordinato dai ritmi della morte.
Creare secondo lumano, vuol dire affinare la vita affinch essa si ricrei senza fine. Non concepisco definizione
pi pertinente della sovversione.

Come i grandi creatori non si ritengono allaltezza del loro stesso potere! Lenergia smisurata che scaturisce
dal Faust di Marlowe non esattamente la stessa che il suo autore sprizzava da tutti i pori della sua esistenza
movimentata? Marlowe possedeva a colpo sicuro, proprio come il suo personaggio, il potere di fabbricarsi un
destino che reiterava, in ogni et, quella giovent che rianimava il soffio della creazione riconciliata con la vita.
Che possibilit avrebbe avuto il drammaturgo di annullare il patto che lega Faust alla fantastica entit diabolica
che lo possiede, scommettendo invece su quellaspetto della vita di cui Satana e il suo paredre Dio illustrano la
morbosa inversione? Ma tale non fu la scelta di Marlowe; agente segreto di Elisabetta dInghilterra, pag con
una morte teatrale, in una taverna di Canterbury, il contratto con cui rinnegava se stesso vendendo la sua
intelligenza al potere.
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Shakespeare, Hlderlin, Leonardo da Vinci, Mozart, Goya, Munch, Van Gogh, e molti altri creatori di universi,
oltrepassando quello che ci rassegniamo a percepire e a denigrare, celavano in se stessi una forza capace di
trasformare radicalmente la loro vita e la nostra. Il peso del negativo li ha costretti ad affidare alle parole, alle
forme, alle sonorit, che ne conservano le tracce e le richieste di soccorso, il combattimento ingaggiato, dentro
di essi, tra le pulsioni della vita e le radiazioni di morte che quelle generano dal momento in cui si invertono.
Ho sempre percepito 1opera darte come la bozza di un progetto alchemico, in cui la materia da trasmutare era
quella carne del desiderio e del disincanto, che mette allo scoperto attraverso il suo potere il divieto di creare se
stessa.
I capolavori che larte universale ci ha tramandato sono solamente le tracce enigmatiche di un labirinto
scomparso. Dante offre forse una delle pi fedeli traduzioni dellerranza di un essere -che poi ciascuno di noiche supera i diversi stadi dellaffinamento che conducono da uninfernale dispersione quotidiana alla
riconciliazione con se stessi e con il mondo, alla ricerca di un centro vitale, a partire dal quale tutto diventa
possibile, ma che il poeta localizza prudentemente nel vuoto orbitale di un dio.
A che cosa serve scoprire le parole, le tinte e le tonalit che esalteranno le generazioni future, se lautore di tali
meraviglie non giunge mai allincanto di Orfeo che ammansisce sia lamore che la morte?
Che ridicolo giocattolo unopera chiamata a mascherare lossessivo appetito di vivere dellautore, se non
addirittura a distrarlo da una sensazione di tradimento. Il fascino di un capolavoro sarebbe quello di farci
giungere a questa consequenziale banalit: ci che bello da leggere, da ascoltare, da contemplare, ancora
meglio da vivere? questo il segreto di uninfatuazione che sfida i secoli? Niente mi consolerebbe dal non
tentare il possibile e limpossibile per imprimere, allistante che si fa modellare, la forma di un desiderio.

Mentalit agraria e idea di progresso nellartista. I regimi nei quali l'agricoltura predominante, tendono a
fondare i loro criteri di valore artistico sullimitazione dei vecchi modelli. La coscienza di una libert e di un
progresso, generati dellespansione del libero scambio, incita lartista, il filosofo, linventore a contestare,
addirittura a rigettare, le esperienze estetiche, etiche, scientifiche del passato contro le quali essi manifestano il
bisogno di affermare le loro novit, la loro originalit. L si fondata lillusione di un cambiamento che non
era in effetti altro che un plusvalore di potere, in conformit con i meccanismi della concorrenza ordinaria.
Cos lidea di progresso ha contribuito a mascherare il vero superamento dellarte, che consiste nel creare
creando se stessi. Parimenti ha orientato verso unideologia del rifiuto la sovversione radicale intrinseca allatto
creatore. Mentre Goethe, sulla strada di Teplitz, si ritira ossequiosamente per salutare un gruppetto di principi,
Beethoven, suo compagno di passeggiata, tira dritto davanti a s, costringendo le teste coronate a cedergli il
passo. finito il tempo in cui gli artisti del Rinascimento aggiravano con prudente cautela i divieti della Chiesa
e dello Stato. A partire dal XVIII secolo, larte impara a colpire lordine istituzionale. Nel XXI secolo, non ha
ancora imparato a distruggere lordine delle cose.

30

Le Erinni del creatore. Ho nutrito fin dalladolescenza il desiderio di vendicare variste Galois, Pukin, Keats,
Hlderlin, Kleist, Du Laurens, Fourier, e molti altri, schiacciando con disprezzo i disgraziati che li avevano
oppressi, disprezzati, affamati, ridotti alla disperazione, assassinati lasciatemelo dire- malmenando con ferocia
di colpi i loro simili, degni eredi, tra i miei contemporanei, della loro ignominia senza tempo.
Nella misura in cui un tale desiderio si affinava, mi sembrato che il miglior modo per raggiungere il mio
scopo fosse quello di completare la loro opera, interrotta brutalmente con la fine prematura della loro esistenza.
Come? Privilegiando ovunque il piacere di creare fino al punto in cui esso arrivi a suscitare un amore assoluto
per la vita.
Io faccio riferimento allera della creazione sovrana del potere di acquietare le Erinni che generarono, con il
loro ultimo respiro, i creatori maledetti dalla sventura del passato.

La creazione alienata riproduce lalienazione. Il carattere morboso e suicida di certe creazioni artistiche
riguarda ci per cui il progetto delluomo totalmente umano si trovato condannato allirrealt, al principio di
speranza, alla coscienza infelice, allabbandono, addirittura ai comportamenti dettati dallodio e dal
risentimento.
Dallo scultore Perillo che offre al tiranno Falaride un toro di bronzo concepito per torturare, di cui egli sar la
prima vittima, a Einstein, agli studiosi di fisica atomica e ai Frankenstein della ricerca genetica, quanti sono i
demiurghi che rinnegano la loro umanit per servire le forze di distruzione?
Lautramont sottolineer nellepopea apocalittica di Maldoror -per poi condannarlo nelle sue Poesie- il genio
inventivo distruttore e il marchio satanico dellartista, che insiste per ottenere dal preteso Creatore del mondo la
giustificazione della sua corsa verso il nulla.
Perfino i movimenti rivolti a scalzare le basi di una societ disumana si lasciano insinuare dentro le stesse
pratiche che disapprovano. Il Surrealismo, che si d come obiettivo lesplorazione dei misteri del destino e la
revoca dellestetismo che li occulta, casca dentro il mercato dellarte, a dispetto dei suoi stessi avvertimenti.
LInternazionale Situazionista, ostile a ogni forma di potere, si disgrega sotto la pressione di rivalit interne,
suscitate dalla volont di potere ( anche vero che, avendo condotto a termine il suo progetto di sovversione
intellettuale, essa non poteva che sparire in quanto spirito per incarnarsi in una volont di trasformazione
individuale).

La femminilit ripudiata dellartista. Soggetto alla maledizione del lavoro castrante, il creatore non mai stato
considerato in quanto uomo, nel senso virile del termine. Il vecchio potere patriarcale, terrorizzato dalla donna
e dalla sua femminilit repressa, non si affatto trattenuto dallo schernire la sensibilit femminile e il desiderio
di bellezza dellartista, ai quali solo il confine rigoroso delle convenzioni spirituali e temporali davano un
carattere maschio.

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La maggior parte delle opere darte non ha visto la luce che al prezzo di terribili etichette di servilismo, e la
maggior parte degli artisti non ha avuto altra scelta che sottoscrivere un patto di obbedienza con i protettori la
cui intelligenza, spesso, non oltrepassava la vanit. Molti di loro hanno perso non tanto la loro anima quanto
piuttosto il loro genio, il loro daimn, preferendo rinnegare se stessi per compiacere gli altri piuttosto che
lottare per salvaguardare il piacere di essere se stessi.
C tuttavia nellartista una forza vitale capace di sciogliere le forme sacre e ideologiche che la costringono.
Non c gioia pi grande che ascoltare Bach e Hndel frantumare con la loro massa sonora il rivestimento
biblico e luterano sotto il quale il loro arrivismo scimmiotta la devozione.

La creazione e i produttori del pensiero critico. La filosofia lo spirito della terra che si libera dal cielo, il
sacro lo spirito del cielo che rende schiava la terra. La filosofia dissacra, il suo discorso martella e frantuma il
linguaggio dei preti, che gira su se stesso girando intorno a Dio. Ma che cosa pu mai fare larma di una
creatura disarmata a causa del suo sradicamento dalla vita?
Linanit filosofica trionfa oggi, non tanto per una carenza di pensiero che riduce gli ultimi filosofi allo stato di
follicoli mediatici, quanto piuttosto grazie a quella realizzazione dello Spirito che Hegel aveva previsto
speculativamente e che lassolutismo economico concretizza, svuotando la vita della sua sostanza per
aumentare una massa monetaria che basta a se stessa; perch, virtualmente, il denaro indotto a riprodurre se
stesso non ha pi bisogno degli uomini.
In questo senso, la realizzazione dello Spirito e il degrado dello Stato, preannunciati da Marx, si congiungono
con la fase terminale delleconomia di sfruttamento. Non completamente, tuttavia, come immaginava lautore
della Fenomenologia e lanalista di Il Capitale.
Lo Stato tende a tirarsi indietro a vantaggio di una sovranit finanziaria mondiale che non ha pi i piedi per
terra e i cui interessi disumanizzano, facendo prevalere il rendimento sullumano, lastratto sul concreto, il
valore di scambio sul valore duso.
Siamo ormai preda di uneconomia ipertrofica fino allautodistruzione, di un sistema mercantile posseduto da
una follia di cui le bestie nutrite di farine animali e di uomini ingozzati di escrezioni finanziarie ne sono
caratteristici esempi.
Portata a un tale tasso di concentrazione, la disumanit raggiunge, come nel processo di fissione nucleare, la
massa critica necessaria alle onde durto dellannientamento. Uneconomia che disumanizza luomo e che
umanizza la merce pu propagare solamente una reazione di morte, incoraggiare i comportamenti suicidari,
qualunque ragione questi invochino: nazionalismo, religione, ideologia, vendetta, denaro, frustrazione, noia, e il
vuoto terribile di unesistenza priva di attrattive. Il terrorismo non nientaltro che la rabbia cieca delle
Menadi, l'esplosione di furore del Berzerker [terribile guerriero scandinavo, ndt], che corre davanti a s
uccidendo tutto quello che gli passa a tiro, laspirazione al nulla che produce il reflusso di una vita interrotta nel
suo slancio.
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Solamente la coscienza del vivente, laffermazione del suo primato assoluto e la creazione di unarte di vivere
rigetteranno lontano da noi una civilt commerciale destinata a crollare come le torri erette a New York in
omaggio a Mammona.
Montaigne, La Botie, Diderot, Fourier, Hlderlin, Lautramont, Nietzsche e diversi altri avevano presagito
fino a che punto lesaltazione della vita, per quanto incostante essa fosse, sarebbe stata un cuneo piantato
nellalbero morto dei destini disumani.
Seguendo da vicino fino al giorno doggi la vecchia talpa, i settori della negazione del lavoro sono diventati
ciechi quanto lei, e questo, assieme alla loro incapacit di scavare e di scalzare, li rende parecchio insignificanti
in un mondo che crolla ovunque.

La funzione pi sovversiva della filosofia, la desacralizzazione dei valori e il loro ritorno allUomo, stata
battuta sul tempo dalla desacralizzazione commerciale. Il supermercato ha scristianizzato pi rapidamente
delle diatribe del libero pensiero. Non esiste critica della merce che non tenda a diventare una merce critica,
cos come la critica dello spettacolo diventata critica spettacolare.
Il collasso di tutti i valori tradizionali ha fatto mancare il terreno sotto i piedi dei loro contestatori militanti.
Abituato a nutrirsi di ci che denigra, il critico fintamente radicale finisce per denigrare per principio al solo
scopo di nutrire il vuoto della sua esistenza. Forte soltanto di un passato in cui la sua funzione consisteva nello
svegliare le coscienze e nel far arrabbiare le masse, non gli resta ormai che repertoriarne le rovine.
Il passaggio dalla critica sovversiva a una contemplazione critica serve come alibi allimpotenza creatrice, nella
quale il lavoro si prende la rivincita sul lavoro di ribellione che esso contraddittoriamente generava.
La denigrazione sistematica la modalit di espressione del radicalismo, nel suo senso preciso di ideologia
della radicalit. Questo il motivo per cui Karl Kraus, una delle pi brillanti intelligenze critiche del secolo,
fin per stare dalla parte di Dollfuss, la scoreggia che inspir Franco, il massacratore degli operai viennesi, il
boia che riemp lAustria di forche.

La nostra capacit di creare una societ nuova -voglio dire fondata sulluomo in via di umanizzazione e non su
uno sfruttamento che altro non che leconomia stessa - ormai diventata la pietra di paragone della
radicalit.
Dovunque questa radicalit assente, essa cede il posto alla sua rappresentazione, mette in risalto il suo ruolo
nello spettacolo del negativo e trova, nei furori del contrasto polemico, il sostituto di una passione di vivere alla
quale essa ha tarpato le ali.
Ogni volta che la critica non corrisponde alla volont di rimediare a uno stato di cose deplorevole, essa
dissimula e mantiene, sotto gli orpelli del suo rigore, la propria impotenza a creare.

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Ciascuno ha il diritto di vilipendere unopera, ma si dimostra patetico tanto quanto colui che non ne provoca il
superamento; e cade ancora pi in basso se egli stesso non oltrepassa quel disprezzo di s che si nutre del
disprezzo degli altri.
Fin dallistante in cui arriva a sbarazzarsi delle proprie velleit di potere e dellarte governata dalle lotte
concorrenziali del mercato, il creatore non aspira pi ad altro che alla felicit di condurre la sua opera fino al
punto focale da cui generata lenergia che la compone. Oh Montaigne, Shakespeare, Diderot, Stendhal,
Hlderlin, James, echov, Kafka, Joyce, Lowry, perlomeno ho capito, perfino di fronte alle vostre vicissitudini,
la ragione dellaffetto che vi porto.
Il creatore non pretende di avere ragione, espone solamente la sua ragione: quella stessa che, progredendo,
esitando, regredendo secondo i dedali dellesistenza, si collega con lincerta costruzione di un destino sempre di
fronte a un bivio.
Questo vagabondaggio al contempo oscuro e illuminato, io lo percepisco come la mia passione predominante,
ne accetto i momenti di stanchezza, il peso del dubbio, che viene dimprovviso alleggerito da un desiderio, e da
quanto esso porta con s di irresistibile e di vivente.
Lidea che un tale approccio abbia dei tratti comuni con le avventure individuali mi incita molto meno alla
soddisfazione che allostinazione. Il piacere, provato nellilluminare il labirinto delle mie verit e dei miei
errori per farmi orientare pi facilmente, aumenta chiaramente allidea che altri, erranti come me fra
adeguatezze e aberrazioni, cedano anchessi alla tentazione di aprire un passaggio alla volont di realizzarsi.

Unantica disputa
A - Il critico un artista fallito.
B Siamo daccordo che la freccia stata scoccata pi di una volta da persone di talento mediocre.
Concediamolo pure! Ma perch lartista fallito non sarebbe in diritto di dare una forma critica al suo desiderio
di creare?
A - Perch, disprezzando unattitudine di cui si stima privo, egli si fa modello ideologico dellarte ideale.
B - Tanto meglio, se questo lo incita a rendere perfetta unopera.
A - Perch non si applica piuttosto non dico a rendere perfetta la sua esistenza ma almeno a mettervi quel tanto
di felicit che serve a togliere alla razionalit il tanfo dellastio e dellamarezza che la viziano?
B - Questo vale, se non mi sbaglio, per lartista come per il critico.
A - Forse allora converremo su questo: Essere il proprio critico migliore, questo ricreare se stessi senza
sosta?

34

IL SUPERAMENTO DELLARTE NON ALTRO CHE LARTE DI CREARE E DI CREARE SE STESSI


LIBERANDOSI DALLECONOMIA

Larte alchemica e laspirazione alla realizzazione del progetto umano. Si soliti attribuire lorigine
dellalchimia alla scienza metallurgica, allarte dei fabbri, demiurghi che detengono il segreto delle armi e del
loro potere. La loro fronte era contornata, secondo Graves, da unaureola solare, che evocava la loro
padronanza del fuoco; questa avrebbe dato origine al mito dei Ciclopi.
I sacerdoti, che li temevano, li relegarono, per assoggettarli agli di solari, nelle viscere della terra e della notte,
dove si confinavano i culti lunari e le loro dee, sconfitte dal patriarcato.
Per Lindsay (cfr. Le Origini dellalchimia nellEgitto greco-romano), lopera al nero, al bianco, al rosso illustra
una successione di reazioni chimiche alle quali Maria lEgiziana [in realt si tratta di Maria la Giudea, prima
alchimista donna nella storia dellOccidente, ndt] fa riferimento a proposito del trattamento dei metalli, fra i
quali loro sembra effettivamente il pi interessante da ottenere.
Il celebre proposito della Tavola di smeraldo: Ci che in basso come ci che in alto e ci che in alto
come ci che in basso si ispira allalambicco, nel quale il fuoco volatilizza la materia dal basso e la eleva per
farla poi precipitare nel recipiente di decantazione.
Le idee essenziali relative alla creazione cosmica o al processo naturale -scrive Lindsay- si riferiscono tutte a
dei mestieri e a delle opere degli uomini. Il termine che designa il creatore o lattivit creatrice fondamentale
demiourgos, artigiano, operaio. Ma fin dallEt del bronzo, ci che poi si chiamer alchimia viene corrotto dalla
ricerca del profitto e da un gioco di prestigio in cui il genio creatore delluomo viene usurpato dagli di.
Secondo il mito, langelo Azrael insegn agli uomini a forgiare le spade e a riconoscere i metalli; insegn loro
larte di lavorare i metalli, cos come le pietre preziose di ogni tipo e le tinture.
Il trattamento dei materiali elementari attraverso lintervento delluomo che fa uso dei quattro elementi -terra,
acqua, aria, fuoco- non suggerisce forse che prima di essere trasferito nella sfera dellintercessione divina il
processo alchemico emana semplicemente dalla materia corporea e terrena, che il genio umano tenta di
trasmutare? Laccoppiamento delluomo e della donna, e il bambino nato dalla congiunzione erotica, dominano
del resto liconografia alchemica.
Osserva da vicino il fuoco nellarte e la nascita dello spirito che non vi rimane fissato -scrive Stefano di
Alessandria- Alcuni errori si trasformano in irritazioni pregresse, la frigidit della donna, lindolenza, laborto.
Di conseguenza lutero lussurioso e vergine e la posizione del maschio, entrambi desiderosi di fare pi in fretta
che si pu, sono il simbolo afrodisiaco della gioia e dellamore, che il ridere [...]. I fonditori doro,
consapevoli di ci che pronunciano, dicono: essi ridono.

35

Creazione e godimento. Chiunque abbia provato lesaltazione che suscita il momento della creazione -in
qualunque forma esso si manifesti: un pensiero intenso, una fantasia, una frase, una melodia, un colore, un
movimento, una ricercatezza culinaria- non ha potuto sottrarsi dallassimilarlo al desiderio erotico, alleretismo
del momento in cui luomo e la donna si uniscono e si riuniscono, si riproducono, si collegano con la radice del
mondo, e si fanno tuttuno, nel tempo di un lampo, con la pulsione della vita.
C nellatto creatore la morbida carezza e lo slancio irresistibile che si impossessa degli amanti, non senza,
talvolta, il furtivo dolore dellerranza e dellacutezza, per condurli lungo le vie che portano dal godimento al
piacere affinato. l che la parte artistica racchiusa dentro ciascuno si d, escludendo ogni sacrificio, e si
concede a un sentimento di pienezza che nessuna attivit lavorativa procura, se non in negativo, attraverso la
morbosa consolazione del dovere compiuto.
Adesso che cominciamo faticosamente ad abbandonare lera del patriarcato, dello stupro, del sacro, del corpo
considerato come un meccanismo di produzione, latto di amore si prepara a brillare di mille fuochi nei
meravigliosi specchi dellanalogia.
La donna penetrata, penetra anche nelluomo. Lespirazione del soffio e lispirazione poetica aprono, nel punto
di gravitazione degli amanti, la porta dalla quale si diparte la via labirintica della creazione.
Montaigne che scriveva: Siamo forse bruti a tal punto, da definire brutale loperazione che ci fa essere? e i
Barbeliti [setta gnostica che credeva nel principio femminile supremo chiamato Barbelo, ndt] che affermavano:
Io sono te e tu sei me, e dove tu sei io sono, e in ogni cosa sono disseminata, e se tu lo vuoi, mi riunisci, e se
mi riunisci, riunisci anche te stesso, traducevano, attraverso il divario che sottolineavano, quanto il divieto
emanato sul godimento del corpo abbia, durante i millenni, ostacolato laffinamento di un atto nel quale si
uniscono lesistenza e lo spirito dellessere umano.
Penetrare e comprendere, essere penetrato e travolto dalla certezza, chi non riconoscerebbe in tutto questo dei
rami che partono assieme da una radice cresciuta nelle profondit del tempo? Ma che cosa questo se non,
maledetto e messo alla gogna dalle mitologie ebraica e cristiana, lalbero della vita dal quale la lascivia ofidiana
[del serpente, ndt] genera la conoscenza?
Ci si meraviglier allora della sensazione abissale, delloscura coscienza delle origini che si attorcigliano su se
stesse, alla maniera delle sinuosit del rettile, al cuore dellorgasmo, e che, prendendo parte agli arcani
dellamore, ne perpetuano il mistero?
Immaginiamo quale universo genererebbe unesplorazione della coscienza cellulare, che portasse a fare di ogni
individuo una cellula pensante, capace di modificarsi modificando il proprio ambiente? Tuttavia, anche se
coesistiamo, da secoli, con una materia prima degna di una tale trasmutazione, solo la magia, lonirismo, il
delirio dei sensi, limmaginario, i miti, le cosmogonie e limmenso ammasso poetico, romanzesco, artistico si
sono ostinati a gettarla alla rinfusa ai nostri piedi, nello stato stravagante di un caos dilagante, di una
paccottiglia chimerica, di unimpostura dellirrazionalit.

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ora di farla finita con il mito dellartista maledetto che ha stroncato tanti artisti, mentre la loro opera
risplendeva di una generosit incompatibile con il mondo commerciale. Non stata la disgrazia che ha fatto
limmensit di Van Gogh, ma stata la violenza di una vita aggrappata al corpo, affermata senza tregua con un
candore reiterato nonostante i tormenti che le infliggevano le ustioni dello spirito calvinista, le ferite
dellincomprensione, il disprezzo dei bottegai e leredit di un pensiero che costringe a pagare la magnificenza
di un grido di amore con le grida di dolore di una vita smembrata.
Lamore di s si apre allamore degli altri tracciando in ciascuno lintimo cammino che conduce, per il meglio e
non per il peggio, al cuore dei destini. C una felicit della creazione che si raggiunge veramente solo
attraverso la creazione della felicit di tutti.

La donna il ventre rotondo del mondo. Larcaismo patriarcale ieri prescriveva che ella producesse delle
madri, dei guerrieri, degli schiavi. Ormai ella non partorir pi che il godimento e i liberi figli del desiderio.
Ella non forse, nel gioco delle analogie alchemiche, lantro lunare in cui il sole si corica, il momento della
creazione nel quale la regina della notte si unisce al re del giorno, operando la riconciliazione dei sessi, che
genera il bambino filosofale?
E cos il bambino filosofale? Nientaltro che la trasmutazione degli esseri e delle cose, secondo lalchimia
dellamore, muta per la volont di cambiare il mondo. il sogno rimosso di Orfeo.

La creazione e linfanzia. Ritornare bambini, questo fascino di ricominciare non il fermento dellingegnosit
inventiva, lautentica aspirazione? Quando limprovvisa convergenza dello sguardo interiore e dello sguardo
esterno sceglie un colore, un suono, una parola, un gesto, una forma, il coro delle risonanze che annunciarono,
allalba dellumanit, la presa di coscienza delluniverso, non sembra risuonare facendo eco nel creatore stesso?
Questo perch lorigine del linguaggio risiede nella pulsione emozionale. a partire dalla repressione delle
emozioni che il linguaggio, che deteneva al tempo stesso la facolt di esprimerle e la capacit di contenerle per
affinarle, si fatto forte del potere di trattenerle per farne menzogne.
Il segreto degli affetti si messo a strisciare per le vie tortuose del pensiero.
Il gioco delle analogie, che fu allorigine della coscienza umana, lo stesso che il bambino riscopre,
dimostrando agli educatori, che cominciano a malapena a preoccuparsene, su quali basi lapprendimento
trarrebbe vantaggio a svilupparsi. Larte delle corrispondenze parteciper un giorno allarte di vivere.

Il corpo considerato come un luogo di piaceri una scoperta recente dellevoluzione lucrativa. A partire dal
momento in cui il tasso di profitto del settore dei consumi ha prevalso sulla redditivit del settore della
produzione, lascetismo del lavoro di fabbrica ha ceduto il passo alledonismo del mercato.

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evidente cos come vuole ignorarlo la moda di un cretinismo promozionale che manifesta oggi il suo odio
per i godimenti- che lalienazione del corpo sottomesso ai meccanismi del consumo non fa altro che perpetuare
lalienazione del corpo sottomesso ai meccanismi della produzione. Se non c godimento del mondo n
godimento di s da parte dei lavoratori, come potranno mai esserci da parte degli operai della felicit
spettacolare?
Tuttavia, la critica delledonismo rimane al livello di spettacolo critico se non culmina nel progetto di
liberazione del corpo e della terra dalloppressione commerciale. Un tale progetto partecipa a una lotta per la
creazione che trova posto nel vissuto degli individui e non pi costretta a rivaleggiare, sul campo del lavoro
critico e della critica del lavoro, con un totalitarismo finanziario che mette in stato di disoccupazione la
popolazione del mondo.

Epurare la creazione da ci che la trasforma in lavoro. Leconomia ha spiritualizzato talmente bene la


predazione sviluppando listinto di appropriazione che ha imposto lidea che luomo abbia un corpo mentre
invece luomo un corpo. Ne ha fatto lo sfortunato proprietario di un materiale sfruttabile a piacimento perinde
ac cadaver. Noi vogliamo restituire al corpo la sua materialit terrestre, sbarazzandola dellalienazione
spirituale, restituendola alla coscienza di quella energia vivente che la civilt dellavere ha corrotto durante i
millenni. Vogliamo ritrovare in noi la materia prima [in italiano nel testo, ndt] di unalchimia con la quale tutta
la creazione a venire sar portata a identificarsi.
Il corpo il luogo del godimento perch il luogo dove colui che opera al tempo stesso lathanor, lopera al
nero, lopera al rosso e la trasmutazione che presiede alla ri-creazione del mondo. Lalleanza delluomo e del
vivente compone lunit in cui si ripristina oggigiorno -arricchita dal formidabile arsenale tecnico ereditato
dalla civilt commerciale- quella osmosi tra natura terrestre e natura umana, la brutale rottura della quale a
opera del taglio del vomere e della spada aveva battezzato la nostra disumanit nel sangue.

Vincere la paura di creare. Abbiamo vissuto fino ad oggi con la paura di creare, a tal punto la creazione
trasgrediva il divieto decretato dal lavoro. Cos come la necessit di sopravvivere ci ha impedito di vivere, il
lavoro intellettuale e manuale, e la guerra concorrenziale che questi intrattengono per assicurare profitto e
potere, sono stati a tal punto associati alla garanzia di non morire di fame che lartista, linventore, il poeta sono
stati destinati alla sorte dei nomadi, dei mendicanti, dei vagabondi. Creare, voleva dire escludersi dalla sfera
della dignit spirituale e commerciale.
Sottovalutiamo la parte di violenza che implica lattivit di creare senza tregua se confrontata con le forze che
la distruggono. La maggior parte di noi preferisce rinunciare per rassegnarsi al lavoro, a cominciare
dallimmensa maggioranza degli artisti, che si preoccupano meno di inventare che di perfezionare i loro oggetti
secondo le leggi del mercato.

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Per svegliarsi, il creatore che sonnecchia dentro di noi non dovrebbe far altro che sbarazzarsi di quel tarlo del
dubbio, ingrassato da un sacco di tempo a questa parte dalle religioni e dalle ideologie che non vedono
nelluomo che una creatura gracile, capace solo a non combinare niente e a favorire quelli che non gli rompono
i coglioni.

Il lavoro ha sempre scommesso sullimbecillit che lo manteneva. In preda ai dubbi, alle incertezze, alle derive
e ai deliri degli individui e delle folle, sar pi conveniente per noi puntare senza indugio su una scelta che, per
la prima volta nella storia, ci viene offerta: quella di porre fine a diecimila anni di sfruttamento delluomo da
parte delluomo, di privilegiare la vita e di reinventare il solo progresso che valga la pena: diventare umani.
Non abbiamo ancora rotto il giogo dellimpossibile, sotto il quale il probabile passa piegando la testa.

Il punto di congiunzione. Come restituire allessere umano il potere di una facolt creatrice nella quale
convergano verso un punto focale la forza intrinseca del vivente e la forma di vita singolare propria
dellindividuo, che ne lemanazione e la trasmutazione potenziale? Come giungere a un centro dove nulla,
dalla cosa pi futile alla pi seria, non si crea senza entrare anche al contempo nel progetto di creazione del
destino umano?
Forse esiste in noi un punto di congiunzione in cui la forza vitale si unisce con la coscienza di unesistenza da
costruire, senza altro potere che non sia quello del desiderio. E che non mi si voglia mettere in testa che questo
un atteggiamento mistico! Il desiderio generato dalla vita inseparabile dal desiderio di affinarsi ricreando se
stessi. La mistica lesaltazione di unesistenza svuotata della sua sostanza.
Lo stato di creazione , paradossalmente, un centro di gravit e una condizione di mancanza di gravit. Lo
scoprirsi dimprovviso sopraffatti dallimpulso di creare un oggetto, un momento, una situazione, che ha
provato solamente chi sfuggito per davvero allordinaria gravit della routine, dei pregiudizi, della misura
economica degli esseri e delle cose, non forse a sua volta il polo di gravitazione di un universo di desideri, nel
quale ognuno capace di riconoscere i propri?
La coscienza del creatore lo pone allimprovviso al centro di una rete che la vita trama e tesse senza tregua,
nella quale tutte le vite sono possibili, destinate a volte a realizzarsi, altre volte invece a rimanere nascoste nella
polvere dei sogni, delle immagini fuggevoli, delle derive immaginarie, nel luogo dove si agitano frementi le
analogie, in bala di un collasso che apre una faglia nello spazio-tempo della logica commerciale, di un
deragliamento del tran-tran quotidiano, di una porta insospettata che si apre sullantro di un desiderio che
rivendica la sua libert. Un gesto futile rivela un mondo sepolto sotto i fastidiosi detriti del passato, un pezzo di
fil di ferro fornisce la chiave di uninvenzione stupefacente, le dita intorpidite tessono con abilit i fili di una
trama sconosciuta, un ponte viene gettato sullabisso della disperazione e, passandoci sopra, insormontabili
problemi si trovano risolti.

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Reinventare larte della pigrizia. Il lavoro ha corrotto la pigrizia. La disgrazia dellozio stata quella di
ritrovarsi accoppiato al lavoro, che rigettava con orrore e al quale gli toccato dispensare, malgrado se stesso, il
conforto di un riposo ristoratore.
In mezzo a tanti saccenti e pedanti che interpretano i disegni della carogna divina, non se ne trovato nessuno
che lodasse lesempio di un dio che crea il mondo in sei giorni e si riposa il settimo! E comunque unottima
opportunit per affermare che latto di creare d il certificato di nobilt alla pigrizia. Al riposo del guerriero e
del lavoratore, giunto il momento di opporre il riposo del creatore. Abolendo lo stupro della terra e del corpo,
base delleconomia di sfruttamento, la creazione di s e del mondo restituisce alla pigrizia la sua vocazione
naturale, quella di un godimento senza riserve nel quale la creativit matura, preparando la futura inoperosit
che esonera lopera compiuta.
Lattivit creatrice riscopre e ristabilisce i ritmi biologici di sistole e di diastole, che erano stati artificialmente
spezzati e rotti da uno spazio-tempo regolato dalla produzione diurna, e attinge, nelle profondit della
sonnolenza e dello sfogo dei sensi, ci che le basta per rianimare lenergia necessaria alle attivit lucrative. Alla
ripartizione oraria del consumo quotidiano e alla rimozione dei piaceri nelle paludi del tempo perso, che ben
traduce il carattere anti-naturale del lavoro, la creativit oppone la gratuit di momenti realizzati dalla forza del
desiderio, le aree di attivit e di riposo inventate a loro piacimento dalla passione e dal suo acquietamento, il
privilegio accordato alla vita di essere una festa nella quale giorno e notte sono indifferenti. La creazione non
tollera n spazio n tempi determinati, ma li determina secondo la sua volont.

Non c creazione senza pigrizia, n pigrizia senza creazione. Che la pigrizia sia un atto di guerra contro il
lavoro nasconde troppo spesso il fatto che essa ne accetti anche la passivit, la noia, il consumo, il servilismo. Il
profitto sempre stato capace di asservirla ai propri fini, ha eccelso nel rendere redditizia linoperosit. Ha
creato i bisognosi di pigrizia, quelli che rifiutano il lavoro e fanno lavorare gli altri, i servi della gleba prezzolati
del clientelismo, gli stipendiati delle mafie caritatevoli tanto religiose quanto politiche, lesercito di riserva del
prossenetismo, del fanatismo, del terrorismo, della delinquenza e del parassitismo affarista.

Chi non se ne fa niente della sua forza vitale, lavora per distruggerla. Non vogliamo pi una pigrizia che sia il
dormitorio della fabbrica universale, il sospiro delle creature oppresse, lacidit di unesistenza svuotata dai
suoi desideri, lindebolimento della stanchezza, lanticamera della morte. La creazione liberer la pigrizia
emancipandosi dalla dittatura del lavoro. Quando gli uomini, abbandonando lo spazio e il tempo di un lavoro
che li fa perdere a se stessi, si dedicheranno a costruire un ambiente di vita conforme al loro destino, la pigrizia
sar finalmente per gli uomini ci che era stata per Dio, appollaiato sulla sua inesistenza celeste: lo stato di
grazia della creazione.

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Lo sforzo e la grazia. Il circuito mentale del nostro corpo adopera, nel migliore dei casi, solamente il venti per
cento della sua capacit totale. Leconomia ha ridotto le capacit delluomo ai minimi termini, ai meccanismi
necessari alla produzione e alla riproduzione del profitto e del potere. Considerando che la pigrizia , nel suo
senso creatore, la bozza di unesistenza liberata del lavoro, nutro grandi speranze sullimmensa terra incognita
[in italiano nel testo, ndt] che non ci siamo ancora degnati di esplorare.
Lo sforzo non unesigenza della facolt creatrice, il suo modo di affinamento. Arriva un momento in cui le
frasi vengono fuori da sole, come il grazioso movimento di una ballerina. I sentieri della creazione conoscono
delle strane scorciatoie.
Se ci capita di essere sedotti da unimmagine naf, un abbozzo di colori, unopera maldestra, un canto di fattura
grossolana, forse ci potrebbe significare che abbiamo raggiunto un punto in cui il nostro desiderio incontra gli
slanci del cuore di colui che li ha concepiti. Poco importa che la grazia nasca da unostinazione paziente o da
un lampo nella notte.
Esiste uno stato di ebbrezza creativa dove tutto possibile (e questo accade perch luomo ubriaco imita tanto
facilmente la potenza del desiderio). Stefan Zweig ne ha scritto in maniera superba. Egli racconta come Rouget
de Lisle, compositore da salotto, personaggio insignificante, ostile a una rivoluzione il cui entusiasmo lo
coinvolge tuttavia per un breve istante, compose in una sola notte la musica e le parole del canto dellArmata
del Reno. Linno cadde nel dimenticatoio prima di essere adottato, durante una serata di baldoria, dai volontari
marsigliesi che correvano alle frontiere per annientare gli eserciti dellAncien Rgime, cancellando per sempre
lera degli aristocratici e del diritto divino.
Sebbene il XX secolo abbia avuto tutto il tempo di rendere odioso ci che stava per diventare il mugghio della
barbarie nazionalista e militare, osserva i segnali di una tempesta, vomitata dalle orde rabbiose, che avanza con
i pi potenti eserciti del tempo e, sotto linfluenza di uninsopprimibile volont, spazza via in pochi mesi una
tirannide agraria, forte di parecchi millenni.
Esiste una felicit che arriva quando non si ha pi bisogno di sollecitarla, perch si giunti al punto di
dimenticare quanto fu desiderata intensamente.
Quando la creazione si rilassa, essa contempla se stessa. Non contemplo con piacere che ci che si creato e si
creer di nuovo. Su che cosa faccio affidamento? Il movimento nellimmobilit e limmobilit nel movimento.
Non conosco niente di pi eccitante della passione di creare, che rende insulsa la beatitudine di avere creato.
La pigrizia il movimento naturale del corpo che si tende e si distende con un sospiro estatico allungandosi
sotto le coperte, la respirazione che vivifica il creatore. Essa copre tutte le stagioni, calore sotterraneo di
unibernazione nella quale si prepara svogliatamente la creazione della primavera.

Larte della sovversione un omaggio della pigrizia alla creazione. Perch stancarsi? Lautramont, che ricopia
delle pagine intere dellenciclopedia del dottor Chenu, dove sono splendidamente descritti il volo degli storni e
i comportamenti dello scarabeo, conferisce loro la poesia del Maldoror, ridona loro la vita che lenciclopedista
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aveva istillato in esse, prima che si disseccassero sotto la luce fredda dello scibile specializzato. Giorgio
Morandi dipinge sempre le stesse bottiglie, le stesse brocche, gli stessi bicchieri, cambia soltanto la luce, e con
essa cambia tutto.
Il sovvertimento celebra le nozze della pigrizia e della creazione. Hndel, Vivaldi, Mozart, Haydn non hanno
esitato a introdurre la stessa aria in unopera, una cantata, un oratorio, un concerto. Essa , ogni volta, uguale e
diversa, le sue qualit risuonano e si diffondono secondo la diversit delle occasioni nelle quali si ripete. Si
distanti mille leghe da un effetto forzato. Qui, lo sforzo ritrova la sua grazia senza dover ficcanasare in giro.
Questo perci non altro che un modo per suggerire: ascoltate il tema e le variazioni, considerate le mie opere
nel loro carattere frammentario e nella loro unit, perch esse agiscono in risonanza. Prendete, cogliete,
scegliete, gettate! Non forse a voi che spetta il compito di comporre il contrappunto che corregger il mio
spartito e lo far diventare vostro?
Vivaldi, impeccabile pigrone, non intendeva dire nientaltro che questo, quando, dandosi la pena di annotare
sullo spartito quali sviluppi, modulazioni o variazioni lo strumentista o il cantante doveva improvvisare
spontaneamente, aggiunge a margine, con gioiosa irriverenza, le parole per i coglioni [in italiano nel testo,
ndt].

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LERA DEI CREATORI

La fine dellarte come attivit specializzata e rappresentazione spettacolare. Larte del XXI secolo continua a
sgretolarsi sotto i colpi inferti da parte del movimento dadaista alla pittura, alla scultura, allarchitettura, alla
letteratura, alla musica, alla filosofia, alla danza, i cui prodotti, depositati nella cultura, erano e sono ancora alla
ricerca di un riconoscimento economico e sociale.
Il movimento Dada ha suggerito lidea che larte autentica non sia nientaltro che larte di vivere. Nello stesso
tempo, non ha potuto impedire che il mercato facesse delle rovine culturali una cultura dello scarto, oggi
dominante.
Le grandi opere del XX secolo sono nate dalla luce del passato -Kafka e Stendhal, Apollinaire e Baudelaire- e
dalla libert delle forme e delle immagini, diffuse da Schwitters, Malevi, Joyce, prima di essere messe in
vendita dal surrealismo, dallastrattismo, dalla pop art e dalle botteghe di cagate alla moda. Mentre larte del
vuoto trionfa su un mercato dominato dallipertrofia del denaro virtuale, la vita si rinvigorisce grazie a ci che
fallisce nellucciderla.
Al di l delledonismo consumistico, il godimento rivendica il proprio affrancamento; al di l della creazione
adulterata dagli imperativi commerciali, la facolt creatrice rinasce allinnocenza come luomo alla sua infanzia
incompiuta.
Sebbene spesso non sia sfuggita al suo riutilizzo commerciale, lart brut ha avuto il merito di diffondere lidea
che in ciascuno di noi sonnecchia un artista. E che quello si preoccupa ben poco dellaura che tanti creatori
hanno confuso con un emblema pubblicitario, con una quotazione che assegna loro un prezzo, a discapito del
talento.
Soccomberebbe, del resto, sotto il pungiglione della fama, che il ridicolo ingombro della scena mediatica
causato dalle glorie innalzate e distrutte nel giro di pochi mesi per star dietro allinvecchiamento e
allammodernamento accelerato dei valori spettacolari, gli mostrerebbe la vanit e la ridicolaggine dei suoi
sforzi.
Se il potere della vita ha sempre permesso al creatore di rovesciare e di smantellare la cappa delle costrizioni
religiose e ideologiche che pesavano su di lui, allo stesso modo si risveglierebbe anche quella di coloro che,
nellambito meschino dellesistenza quotidiana, fanno cuocere una salsa a fuoco lento, raccontano una storia,
superano la soglia dellimmaginario, e si accorgono allimprovviso che il battito dali di un desiderio ha il
potere di abolire la gravitazione universale della noia e della frenesia operosa.
La banalizzazione commerciale ha desacralizzato la creazione e questa, per contraccolpo, emerge alla
coscienza, come una felice vivacit, in rotta con il lavoro al quale tendeva a ridursi lattivit quotidiana.
La soglia dellindipendenza sar superata quando la creazione dellambiente vitale far fronte allincapacit, in
cui si trovano oggi il lavoro di produzione e di consumo, di garantire a livello planetario la mera sopravvivenza
di individui e di societ condannati al deperimento.
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Riscoprire le nostre potenzialit per esercitarle. Il filosofo Simone di Samaria, che il Cristianesimo designa
come il padre di tutte le eresie, stato uno dei pochissimi pensatori a volere restituire alluomo il suo potere
creatore. Secondo linsegnamento del suo Apophasis Megal o Grande Rivelazione, scritto nel I secolo, una
forza vitale, fuoco energetico increato, ha generato luniverso e formato luomo al cuore della materia
corporea e cosmica. Essa si manifesta nel corpo dellessere umano, attraverso il fuoco del desiderio e il potere
libidinale. Ma un tale potere esiste solamente allo stato potenziale. Se rimane sopito, viene meno e sparisce
come sparisce nella materia psichica umana il potere della grammatica o della geometria; perch il potere,
aiutato dallesercizio, diventa la luce degli esseri, ma senza lesercizio [non ] che incapacit e tenebre; sparisce
con luomo che muore come se non fosse mai esistito.
Si comprende allora come, al di l delloscurantismo giudaico e cristiano, le luci universali dello Spirito
abbiano parimenti destinato alle tenebre unintelligenza la quale, immaginando che nel genio creatore
delluomo ci fosse una forza capace di cambiare il mondo, inceppava la bilancia della salvezza e della
dannazione di cui le ideologie, cos come le religioni, si sono sempre servite per distribuire limbecillit
universale. Non siamo ancora usciti fuori dalla caverna dove Platone ci ha rinchiusi e asfissiati.

La passione di creare il germe non della vita ma della vita umana. Ancora non dispero che si faccia strada
nella testa e nel corpo dei miei contemporanei la formula: Nessun lavoro vale quanto la creazione di un mondo
che si sbarazzer di noi. Ci deve essere pur stato qualche vantaggio da poter trarre da quando, avendo fatto
tabula rasa degli antichi valori, scavandoli con il raschiatoio della speculazione borsistica, il totalitarismo
finanziario ha finito col distruggere, a favore di un denaro che lavora da solo, ci che rimaneva del lavoro utile
alluomo.
Non saremmo mai stati messi nella condizione di riconoscere fino a che punto il lavoro unattivit odiosa,
nociva e sterile. Esso ha distrutto luomo per edificare il mondo della merce, e il mondo della merce un
pianeta morto. Stipendi, assegni di disoccupazione, costo della sicurezza sociale, bilanci dei servizi pubblici
non sono, per quellenorme budello del capitale finanziario che ingerisce ci che poi evacua in un circolo
chiuso alla maniera delle mucche degli allevamenti intensivi- altro che escrescenze maligne da amputare.
Pi il lavoro viene rifiutato da parte di coloro che lo detestano, pi si trovano altri disposti a desiderarne gli
ultimi favori. questo che succede per non aver mai avuto altro orizzonte che la mattina livida delle partenze
per la fabbrica o per lufficio, accecati a tal punto dalle proprie ricchezze?
Adesso che non ci sono pi uomini della provvidenza, condottieri del popolo, governi nazionali n
sovranazionali che abbiano la temerariet di garantire la piena occupazione, nel momento in cui lazionista si
arricchisce grazie allo smantellamento delle imprese, occorrer bene che prevalga, presto o tardi, negli
individui e nella collettivit, un poco di quella inventiva che lautentica specificit delluomo.

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La creazione di s il fulcro di ogni creazione artistica. Siamo tutti dei creatori ma il divieto di creare, di
costruire la nostra vita quotidiana -che ci stato notificato per tanti secoli- ci incita a trascurare, rinnegare,
disprezzare una pratica alla quale ci dedichiamo spontaneamente.
Il piacere provato nel creare, non fosse altro che un oggetto futile o un momento effimero -un disegno, un
racconto, una poesia, un giocattolo, un libro, un quadro, un manicaretto, una decorazione, un giardino, una
capanna di rami- deve la sua importanza fondamentale a ci che attesta la presenza di una facolt creatrice
comune a tutti, che il lavoro ha per la maggior parte occultato.
Sotto la sua inconsistenza apparente si nasconde un motore di unenergia insospettata. La passione di creare si
prepara a invadere il territorio occupato fino ai nostri giorni dalla sterilit operosa, dalla violenza dellinerzia,
dalle devastazioni della noia.
Abbiamo disdegnato per troppo tempo di ripercorrere la trafila dei piccoli piaceri che, una volta sposata
lostinazione del desiderio, conducono alla grande opera del godimento creatore. vero che il XX secolo ha
offerto alle esistenze penose, governate dalla concorrenza commerciale, una grande variet di piaceri avvolti in
un imballaggio plastificato. Ma lidea, che la felicit consistesse nella quantit di nullit consumabili, se non
addirittura maggiore nella qualit di una sorsata di birra, ingurgitata senza scrupoli dal bottiglione
dellinquinamento planetario, non si perpetuata oltre la seconda generazione.
Radicalizzare la creazione quotidiana ricondurla alla sua radice, che poi la volont di stabilire un accordo tra
la vita e i suoi desideri. Ogni creazione rinvia alla creazione di se stessi.

La poesia sar la scienza del futuro. Esiste uno scarto sempre pi grande tra il vissuto quotidiano degli
individui e gli strumenti della comunicazione, dell'espressione e dell'azione, impiantati attraverso gli elettrodi
dellaffarismo nel cervello proteiforme e planetario che viene irrigato dal sangue gelato della speculazione
borsistica.
C allora da stupirsi che si propaghi, in un antagonismo esasperato, il riflesso di morte che favorisce i
terrorismi privati, mafiosi o statali e una reazione di vita che cerca di esprimersi, di comunicarsi, di agire
creando delle condizioni che le siano favorevoli?
Contro un nichilismo dominante che pi che mai la filosofia degli affari, io ho il sospetto che i percorsi del
vivente prenderanno parte un giorno alla poesia nel senso del poiein, del creare, significato che le attribuivano i
filosofi pi perspicaci dellantica Grecia. Ho il presentimento che le reti di una vita capace di reinventarsi si
intrecceranno secondo una poetica, secondo unarte di risalire alla fonte dellimpulso creatore, di depurarlo dal
passato che lo corrompe, di svilupparlo affinandolo.
Che cosa sarebbe un poeta se egli non generasse, prima ancora di ogni rima e assonanza, la poesia dal momento
in cui prende forma?
Tuttavia, egli porta in s qualcosa di immenso di cui spesso non rimane che unombra irrisoria e patetica.
Quanti cortigiani e buffoni ispirati, quanti bardi che glorificano re, preti, dei, popoli e sacre cause, quanti
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valletti alla moda, quanti inaciditi rispettosi dellordine che vituperano, quanti intellettuali (ttes molles) che
illanguidiscono sui sof della rassegnazione!
Il mito di Orfeo celebra ancora il potere del poeta ma per instillarvi il veleno di un ineluttabile declino,
condannandolo alla castrazione, votandolo a una decadenza mortale.
In Orfeo risiedono tuttavia la magia delle parole, il potere di incantare le bestie feroci, di trasformare gli esseri e
le cose, di revocare lautorit della morte, di acquietare le discordie. In lui risiede il carmen, il fascino.
Papageno e Tamino, il cui flauto magico compie il miracolo dellamore. lalchimista che possiede la pietra
filosofale. Questa il grande potere della vita, esaltato da Simone di Samaria, la torre di cui Nerval il
principe che, se abbandonata, crolla ed abolita [rif. al sonetto: Il Principe di Aquitania dalla torre abolita,
ndt].
Riportando indietro Euridice dal regno della morte, egli si volta per contemplare la sua vittoria, perde la sua
amata, smembrato dalle Menadi. La sua tragica fine consacra ad majorem gloriam deorum, per la pi grande
gloria degli di, la morale delluomo mutilato dalla presunzione e il cui ineluttabile destino quello di mutilare
i suoi simili.
Vogliamo dei poeti che non siano dei martiri. Vogliamo riscoprire leterna e segreta sinfonia dei godimenti
passati, presenti e futuri, per perfezionarla continuamente in una polifonica creazione del mondo.
Bisogna andare davanti a s e verso di s senza voltarsi, dal godimento di un momento alla costruzione del
mondo.

Creazione ed eternit. Siamo alle soglie di una civilt nella quale larte di vivere andr a revocare il dispotismo
del profitto. Chi non ha mai collaborato ad altro che al progresso di una sopravvivenza la cui noia trasuda morte
si prepari a estrarre dalla materia vivente, che ci compone, una vita della quale non sospettiamo nemmeno la
ricchezza.
Io percepisco, pensando a Mozart, che scoppia in lacrime durante la composizione del suo Requiem, con quale
acutezza abbia dovuto raggiungere il sentimento di eternit e lo sconcertante pensiero che leternit di vita
offerta alla sua opera sgorgassero da una medesima energia, quella che, organizzata tanto perfettamente quanto
la sua musica, avrebbe potuto dare alla sua esistenza un contrappunto pi felice e un finale meno raffazzonato.
E questo non neanche il minore dei paradossi della creazione, che la pienezza raggiunta nel momento della
sua esaltazione privi della paura mentre il pericolo al culmine. Sembra che nellistante in cui il creatore entra
nello spazio senza tempo della sua opera, la morte prenda pi facilmente possesso di lui.
Non si tratta di un prezzo da pagare, come suggerisce lignobile morale del sacrificio. Ma di qualcosa di
peggio: una confusa disattenzione, un diversivo mistico. Non conosco stato di agitazione maggiore di un tale
stato repentino dove tutto permesso e dove tutto viene abolito, che questo punto focale dove io sono tutto e

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sono niente. Non conosco serenit pi pericolosa che la tregua che circonda il lavoro compiuto, bonaccia che,
tranquillizzando i marinai di una barca entrata nellocchio del ciclone, precede di poco il naufragio.
Che il piacere di creare sia quello di uno scultore di talento o di un poetastro della domenica, poco importa. l
che si mette in gioco un destino che non mancher di contrastarci se non ritroviamo in noi stessi un potere
vitale e una coscienza che ci spingano con una pacca salutare, con uno schiaffo se occorre, al di l della
beatitudine creatrice.
Non teniamo mai abbastanza conto di quanta parte di insoddisfazione esistenziale si scavi un varco in seno alla
soddisfazione che procura una realizzazione artistica o concettuale. Non forse cos anche per quel che
riguarda lopera che la vita tenta quotidianamente di portare a termine nel nostro corpo, facendo nascere un
aborto?
Ma noi siamo tutti presi dalla contemplazione del libro, dello schizzo, dellaforisma, del frutto delicatamente
candito, del muro dipinto a trompe-lil, e trascuriamo la rottura, dentro di noi, di una matrice che non
smetterebbe mai di generare una minuscola scintilla o un incendio infernale, se, invece di celebrarne il
prodotto, le rendessimo ragione del potere vitale che essa ci offre assieme a quello.
Non bisogna che lopera generata dalla nostra materia vivente dimentichi di nutrirla al centuplo in
contraccambio, cos come la pioggia ritorna ad alimentare la sorgente alla quale ci si abbevera.
tempo che il creatore impari ad amarsi invece di ammirarsi o disprezzarsi, se vuole un giorno oltrepassare la
morte.
Che il tempo della creazione sia anche la creazione del nostro tempo!
Quanto c di meglio in unopera darte non fa mai altro che accennare allunica creazione che in grado di
soddisfarci pienamente, quella della nostra stessa esistenza. La felicit comincia a creare, nel completo
disinteresse di riuscire o di fallire, e io mi considererei meno di zero senza il tentativo, portato avanti giorno
dopo giorno, di vivere secondo i miei desideri, diffondendo la coscienza di quello che, nel mondo, deve
cambiare affinch la mia libert sia la libert di tutti.

La poesia del vivente la sua organizzazione creatrice. Ogni creazione naturale -minerale, vegetale, animale,
umana- scopre durante la sua evoluzione empirica la disposizione organica pi adatta alla sua sopravvivenza.
Luomo lunico ad avere la possibilit di intervenire su una tale evoluzione tramite la coscienza che egli ne
acquista. Ora per la sua coscienza gli stata strappata dal corpo. Gliene sono rimasti solamente dei brandelli,
che la malattia e langoscia si incaricano di ricordargli quando le droghe dello spirito religioso e ideologico non
bastano pi a mascherare il suo dolore.
Si in diritto di affermare che luomo non ha mai n riconosciuto n, a fortiori, adoperato la coscienza generata
dal suo corpo per agire sulla propria evoluzione in quanto essere umano. Le forme pi soddisfacenti del vivente
sono in attesa dellintelligenza che le trasmetter in tutte le direzioni.

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La nuova raccolta e lera della gratuit. Bisogna appartenere al gregge degli scrittori da strapazzo
(folliculaires) che abbaiano agli ordini del padrone per sentir designare, senza scoppiare a ridere, con il nome di
nuova economia lo stato di degrado in cui si trova il vecchio sistema che economizza luomo a fini di
profitto, quel capitalismo finanziario che si avvita su se stesso, mentre crollano i suoi due pilastri di sostegno, la
produzione e il consumo.
Se esiste una nuova economia, proprio quella che, sotto i nostri occhi ancora annebbiati dal passato, mette in
campo dei nuovi metodi di produzione: lo sviluppo di energie offerte gratuitamente dallambiente naturale,
senza che sia necessario strapparle alla terra, agli oceani, allaria, ai regni vegetale e animale.
cos aberrante pensare che la messa in opera energie rinnovabili solleciti il soccorso della creativit
individuale e collettiva, che provoca peraltro la diminuzione del lavoro?
Una nuova forma di raccolta sta per nascere dallalleanza tra il genio umano e la natura. Per la prima volta nella
storia, le pratiche di sfruttamento e di saccheggio cederanno il posto all'utilizzo delle risorse inesauribili offerte
dalla terra, dallacqua, dallaria, dal fuoco solare, dalla forza vegetale.
Quando penso al numero di invenzioni geniali che sono state partorite dai ricercatori, solitari e senza fondi,
allalba dellindustrializzazione -elettricit, gas di illuminazione, macchina a vapore, locomotiva solare (fin dal
1860)- non mi posso esimere dal pensare che la passione di creare limpossibile vada a rompere i coglioni alle
miserabili scoperte dellavidit lucrativa.

In un mondo che si distrugge, la creazione il solo modo di non distruggere noi stessi con lui. Perch
rinunciare a intraprendere per amore dellarte e dellumanit qualunque cosa che ci sta cuore, quando uno
stipendio sempre pi aleatorio non ci permette di acquistare altro che beni sempre pi adulterati?
Le avventure dettate dalla passione hanno almeno il vantaggio di non preoccuparsi di andare perdute o di
riuscire, perch bastano a loro stesse. Pensate che la schiavit del lavoro stata, per le innumerevoli
generazioni del passato, la sola direzione di vita possibile, e che oggi invece teniamo tra le nostre mani i mezzi
per farla finita con queste societ nelle quali tante larve brulicanti, che occupano le loro energie a montarsi l'una
sull'altra, giusto il tempo di farsi schiacciare lungo la scalata al potere, per poi morire senza minimamente
sospettare di essere in balia di farfalle il cui semplice battito dali modificher il corso delle cose.
Gli uomini hanno appreso, per tradizione millenaria, a seminare la morte morendo a loro stessi. Non hanno
ancora imparato che la vita di un bambino pi preziosa della gloria di un impero e del rendimento di
unazione bancaria? Certo, i figli dei loro figli glielo insegneranno. Ma nel frattempo, quale prevedibile spreco
vi sar dovunque tarder a imporsi la risoluzione di fare primeggiare gli interessi dellumano sugli interessi
delleconomia!

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Ci che non crea la vita, la distrugge. Qual l'origine di tutte le barbarie? Il fatto che la propensione alla
felicit, cos naturale nellinfanzia, si intasi e rigurgiti risentimento nel momento stesso in cui leducazione
insegna alladulto lo spirito di concorrenza, di competizione, di profitto, di potere. Il solo criterio al quale deve
ormai riferirsi leducazione la propensione a diffondere la vita con una coscienza che la renda
progressivamente sempre pi umana.
Riportate linsieme delle nostre conoscenze a questo punto di assoluta sovversione, ed esse si ribalteranno,
scaricando la loro altera astrazione su una terra dove saranno i nostri desideri a sceglierle, a conservarle, a
disarticolarle, a trasformarle secondo luso che ne suggeriscono le sollecitazioni di unesistenza felice.

Farla finita con i martiri. Il godimento lantidoto del dolore. Creare le condizioni che lo favoriscono, lo
incoraggiano, lo diffondono, in qualunque luogo questo avvenga, il miglior modo per far crollare gli ignobili
muri di lamenti con i quali la schiavit volontaria barrica le teste.
Io non sostengo che si debba provare gioia anche fra la spazzatura, affermo solamente che lo sradicamento di
uneconomia che produce miseria e rifiuti avr origine dalla vita che sopravvive nei pi indigenti, non dal loro
istinto di morte, dalla loro esaltazione suicida, dalla cantilena dellautocommiserazione, dalle guerre condotte
per frustrazione e risentimento.

Reinventare la sovversione. La lotta contro la tirannide commerciale manca crudelmente di immaginazione.


Non vedete che si condanna da sola allinsuccesso e alla sterilit, condizioni propizie allo sviluppo della critica
intellettuale, fin dallistante in cui essa viene trascinata nel campo dellavversario, la cui forza proprio quella
di distruggere e di sterilizzare, essa disdegna di fondare una vera ricostruzione sociale sul primato dellumanit,
della generosit, della gratuit, della qualit dei beni e delle persone?
Tolleriamo che una formidabile inventiva si manifesti nel campo della distruzione e noi non abbiamo n
abbastanza intelligenza per deviare in favore della vita ci che fu concepito ai fini del profitto a tutti i costi,
n abbastanza genio per indirizzare, tramite la gratuit dei mezzi di produzione, levoluzione delluomo verso
lumano?
Il problema della sperimentazione sul vivente si inserisce nella messa in discussione delle tecnologie generate
dallo sfruttamento della natura. Esse ubbidiscono alla logica del profitto prima ancora di rispondere al
miglioramento della condizione umana. Tuttavia, diventato oggetto di redditivit, il vivente non subisce altra
esperienza che quella della sua corruzione.
Con la scusa di nutrire le popolazioni con i surrogati, di prolungare la vecchiaia, di guarire attraverso le
persecuzioni farmacologiche, le mafie agro-alimentari e petrolchimiche alimentano una sopravvivenza che
finiscono per distruggere sotto i colpi della noia, della miseria esistenziale, delle nocivit nutritive, di un
consumo eccessivo di farmaci che minaccia le difese immunitarie.

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La ricchezza tecnologica ci immerger ancora di pi nella miseria e nellorrore, se rinunciamo a strapparla al


totalitarismo commerciale per metterla al servizio esclusivo della vita in quanto creazione permanente e
godimento del mondo.
Non basta comprendere che lideologia tecnocratica e lo spettacolo della realt virtuale uccidono, si tratta di
riscoprire la realt vissuta di cui ci siamo sbarazzati.

Vogliamo far proseguire levoluzione umana interrotta da diecimila anni di civilt commerciale. Il progetto
delluomo umanizzato si inserisce nellevoluzione degli ominidi che si liberano della loro animalit originaria.
Lapparizione e lo sviluppo di uneconomia di predazione, fondata sullo sfruttamento delluomo da parte
delluomo ha ostacolato fino ai nostri giorni lapparizione e lo sviluppo di una civilt fondata sulla creazione
delluomo per luomo.
Come la libert commerciale punta sulla proliferazione di beni costretti a distruggersi secondo il principio
lucrativo della scarsit, allo stesso modo leconomia di sfruttamento ha essa stessa, in nome della
sopravvivenza della specie, accompagnato incessantemente alla politica del crescete e moltiplicatevi la
regolazione costante delle guerre, delle epidemie, del sacrificio, della miseria, dellolocausto, della violenza
suicida.
Rifiutiamo ormai di distruggere noi stessi rassegnandoci alla logica di un mondo che si distrugge. La creazione
delluomo per luomo la sola violenza capace di rompere linerzia, la passivit, il fatalismo, la schiavit
volontaria con cui continuiamo ad armare le tirannidi che ci opprimono.
Questa la poesia che sar fatta da tutti e da ciascuno.

22 novembre 2001

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POSTILLA SUL RIMPROVERO DI UTOPISMO CHE MI VIENE RIVOLTO COMUNEMENTE


Tra le critiche che tacciano di utopismo il mio progetto di liberare dalle catene della civilt commerciale una
civilt autenticamente umana, alcuni si chiedono su quali segni premonitori io fondi la possibile nascita di una
societ radicalmente nuova. a questi che voglio rispondere, non agli altri, i pi numerosi, che si preoccupano
meno di leggermi che di mettermi addosso una reputazione ad uso di chiunque, con qualsiasi cosa si componga
la loro esistenza.

Dellutopia. Loutopos , per me, il luogo che non esiste e che esistito fin troppo, il territorio dove siamo
senza esserci, il paese che abitiamo e da cui ci troviamo esiliati, la caverna dove la vita quotidiana non altro
che lombra del vivente.
La societ ideale stata lincubo della storia. Non esistita epoca che non labbia rivendicata per s allo scopo
di giustificare la miseria e lorrore pretestuosamente considerati necessari al suo parto tanto desiderato.
stata lEt delloro profetizzata da Virgilio allavvento del tiranno Augusto, la piramide di Raterio da Verona
[in realt si tratta di Adalberone di Laon, ndt], nella quale Dio santifica con la sua eternit la gerarchia dei
preti, dei guerrieri e del popolo operoso. stata il regno dei Santi attuato dagli anabattisti di Mnster, la
fraternit esaltata dal nazionalismo, il Terzo Reich dei nazisti, il paradiso bolscevico, la libert di arricchirsi
offerta dal libero scambio, lo stato del benessere o welfare state, che ha inaugurato la corsa alla felicit del
consumo. La sua parodia oggi costituita dalla mano universale degli speculatori finanziari, che seminano lo
sconforto e promettono di raccogliere una crescita economica salvifica.
Il ricordo delloasi delle origini e della sua manna abbondante servito da esca per uneconomia che nel
corso dei millenni ha sacrificato la gioia di vivere alla necessit di lavorare. La nostalgia della felicit ha nutrito
senza tregua ci che maggiormente si opponeva alla sua realizzazione: la dissoluzione dellessere nellavere,
lappropriazione del piacere tramite il denaro e il potere, i due principi di realt che corrompono ci che
toccano. Abbiamo conosciuto solamente dei governi che ci condannavano alla dannazione in nome di una
salvezza promessa.
Lutopia lescoriazione che il bambino conserva in ricordo della sua caduta sulla pietra della fedelt al
profitto, del suo essere strappato via dal mondo delle favole, di quei giorni oscuri nei quali, lungi
dallinaugurare un appassionante apprendistato della vita, le sollecitazioni del piacere e il dono di prodigare
affetto senza riserva sono state smembrate, schernite, disprezzate, condannate, gettate sul mercato degli inganni
e precipitate nella fornace delle speranze.
Lutopia il giocattolo di quei bambini malati, comunemente chiamati Uomini, che sguazzano in una realt
menzognera che li costringe a non essere l dove sono, a identificarsi meno con gli esseri viventi che con i
carapaci burocratizzati, meccanizzati, redditivizzati.
Il divieto promulgato sulla realizzazione delluomo, cos come linfanzia ne traccia un abbozzo e la consegna
allaffinamento umano, ha mandato la realt con il culo per aria. Lassoggettamento dello spazio e del tempo
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alleconomia di sfruttamento ha respinto nellirreale e nel fantastico il progetto di realizzazione umana con il
quale il bambino ha familiarit, che la vocazione creatrice della donna bene o male salvaguarda e che il
maschio respinge ripudiando la sua parte di infanzia e di femminilit.
Ce n abbastanza di queste realt utopiche, che sono ovunque luomo non da nessuna parte con tutto se
stesso, di queste necessit che ci economicizzano e traggono profitto dal nostro annientamento!
Che luomo nasca buono o cattivo cambia a seconda della visione teologica, la peggiore delle utopie. La lunga
settimana di outopos nella quale la domenica promessa non arriva mai, sempre stata lalibi della schiavit
volontaria. Luomo nasce umano ed ovunque ridotto allo stato di merce. Che altra iniziativa ho intrapreso se
non quella di scommettere sul piccolo gruppo di umanit residua -quella che lo sfruttamento delluomo da parte
delluomo non ha soffocato ancora- per rianimare la scintilla di una vita sempre rinascente e diffonderne la
coscienza?
Questo non affatto inventare una nuova utopia che mette in atto le forze vitali che agiscono in noi, con il
desiderio di regnare ovunque.

Strana intelligenza quella che sottopone ad autopsia il vecchio mondo e ignora la nascita di un mondo nuovo.
Negli anni 60, mentre lo sviluppo delleconomia prometteva lo stato di benessere per tutti, denunciare le
devastazioni della merce esponeva al sarcasmo degli scettici.
Come si pu pretendere, obiettavano i sapientoni di quel tempo, che le persone che accedono alla felicit
garantita dallautomobile, dalla televisione, dallalloggio a pigione moderata e dai beni di consumo, considerino
di ribellarsi anche solo per un istante?
Oggi che va di moda lanciare anatemi contro lorrore economico, la stessa cecit impedisce di prendere
coscienza di una mutazione in corso sotto i nostri occhi. Si affermano dei nuovi valori, che finiscono per
distruggere quelli passati, mettendo in evidenza lamore per la vita, limmaginazione creatrice, il progresso
umano, la generosit, la solidariet collettiva fondata sulla coscienza individuale.
Essi non si basano su quella buona volont che ha sempre annunciato i peggiori fallimenti. E non possono
accontentarsi di una determinazione etica che, per quanto utile possa essere, troppo favorevole allastrazione e
allintellettualismo, moderne versioni del vecchio imperativo categorico. Sono portatori dei segni premonitori
di uno sconvolgimento delle mentalit, dei costumi, della societ e delleconomia necessari ai loro bisogni.
Quali sono questi segni che dobbiamo accogliere non come un dato immediato, propizio a sciocche beatitudini,
ma come gli elementi disparati di una creazione da intraprendere?

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1 - La comparsa di un nuovo metodo di produzione, fondato sulle energie naturali rinnovabili, che solleciti
lesercizio della creazione e apra la porta alla nozione meno compatibile con leconomia di sfruttamento: la
gratuit.

2 - Lo sviluppo di una coscienza civile e linizio del suo superamento in un progetto nel quale la felicit di
ciascuno sia garante della felicit di tutti. La lotta per la vita implica il passaggio dalla resistenza civile e dalla
disobbedienza passiva alla creazione collettiva di nuove relazioni sociali. Questultima non interessata ai
regolamenti di conti tra le gang affariste che depredano sistematicamente il pianeta, ma in compenso il solo
partito capace di cacciare via i belligeranti rafforzando il territorio del vivente. Vogliamo emancipare lumano
da tutte le forme di economia fondate sullo sfruttamento della natura e delluomo da parte delluomo stesso,
liberarlo dalle scorie lucrative che lo soffocano.

3 - Limportanza crescente accordata senza tregua, nel progetto di umanizzazione delluomo, alla scuola,
allinfanzia e allazione delle donne. Non dovrebbe essere tollerato nessun regime in cui le donne sono
oppresse, perch ci significa che gli uomini che le opprimono non valgono niente neanche per loro stessi e si
rassegnano a cadere nel pi vile clientelismo degli interessi mafiosi. Lavvenire dellAfghanistan, del Pakistan,
dellIran, dellAlgeria, dei paesi ancora in bala di una religione che perpetua lassoluto predominio del
maschio, appartiene alle donne unite al di l delle differenze di nazione e di cultura, non quelle che fanno
concorrenza al potere virile, come le Thatcher o le Benazir Bhutto, ma quelle che la faranno finita con il
maschio brutale, militare e patriarcale.

4 - La ri-creazione del corpo, il superamento delledonismo consumista e la riscoperta del corpo come luogo
di godimento creatore. Il solo modo per difendersi dallodio endemico che aspetta soltanto un pretesto per
imperversare, in qualunque regione del mondo questo avvenga, quello di svegliare ovunque la coscienza della
gioia da realizzare, privilegiando, affinando e armonizzando i piaceri quotidiani.

5 - Il solo progresso che ormai ci interessa quello dellumano e della sua facolt specifica: la creativit.
Non esiste nientaltro che il potere immaginativo del partito preso della vita che possa annientare il partito
universale della morte lucrativa, il cui nichilismo arrogante esibisce il suo trionfo irrisorio davanti agli occhi di
coloro che si sono rassegnati.

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