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Capitolo 1

Le categorie geografiche nel contesto della globalizzazione


delleconomia.
In fase preliminare si pu affermare che i caratteri di costruttivit e di operativit nei confronti delle scelte
economiche sono ben visibili gi nella genesi della disciplina che si fa risalire al XIX secolo. Nata quale
ramo della statistica descrittiva dei fenomeni economici, la geografia economica si afferma successivamente
come conoscitiva e scientifica. Massi nel 1979 ha affermato che la geografia economica scienza di
analisi nello studio dei microspazi, ma persegue la sintesi nello studio dei macrospazi.
Se la geografia economica, secondo Toschi, la scienza che ha per oggetto i fenomeni economici in quanto
differenziati e distribuiti sulla superficie terreste e in quanto si coordinano nellinsieme del mondo
economico, assumono rilievo la distribuzione dei bisogni, delle risorse e il tramite spaziale.
In tale definizione si ritrovano le interconnessioni e i rapporti tra la geografia economica e le altre geografie
contiene un carattere di professionalit che discende da quelli che sono i compito del geografo economico.
La definizione di geografia economica ha insiti nella propria enunciazione i due principali metodi di
indagine, che non si escludono a vicenda, bens interagiscono:
-metodo induttivo: losservazione dei fenomeni, della loro distribuzione e delle loro dinamiche evolutive
per giungere alla formulazione di ipotesi generali;
-metodo deduttivo: il metodo che si fonda su ipotesi generali e, verificandole nella loro reale
manifestazione, perviene allindividuazione dei fenomeni.

Le linee fondamentali che hanno guidato il pensiero geografico-economico sono state:

- Il determinismo (di Carl Ritter e Friedrich Ratzel), quale teoria che attribuisce predominanza assoluta ai
fattori fisico-naturali attivit economiche e interrelazioni tra ambiente e uomo sarebbero fortemente
regolate da determinanti di ordine ecologico,
- Il possibilismo (di Paul Vidal de la Blache), quale paradigma che riconosce alluomo la possibilit di
trasformazione dellambiente; convinzione che lambiente offra delle opportunit che pero saranno tradotte
in effettive solaente dallazione delluomo.
- Il volontarismo, quale teoria che riconosce la predominanza assoluta dellazione umana. Uomo al centro
dellattenzione e ambiente come condizionamenti da superare.
In tale ottica si affermano le nuove ideologie del pensiero socio-politico, come la lettura marxiana dei
fenomeni e laffermazione di una logica di tipo deduttivo, che si riflettono nelle indagini geograficoeconomiche, che saranno le fondamenta del metodo quantitativo, cio dellutilizzazione di modelli spaziali
per linterpretazione geografica.

- La teoria generale dei sistemi, quale studio delle relazioni che intercorrono tra gli elementi del sistema
(complesso di strutture interagenti tra di loro, mosse da uno stesso processo), e tra questi e lambiente
esterno. In questa teoria vige il principio del feed-back , secondo il quale il mutamento di qualsiasi elemento

del sistema va a ripercuotersi su tutti gli altri, provocando una serie di reazione e retroazioni.

Loggetto e il luogo.
I fenomeni economici costituiscono lambito di indagine della geografia economica (e non solo), esaminati
nellottica della loro distribuzione sulla superficie terrestre; delle dinamiche dei processi di localizzazione;
delle loro modificazione e del modellamento della superficie terrestre.
Nellattuale ottica della concezione sistemica, secondo la quale lintero pianeta (il geosistema) ingloba sia il
sistema ecologico sia il sistema socio-economico, i fatti economici devono essere investigati nelle loro forti
interrelazioni con gli altri componenti del sistema stesso.
Lunit elementare reale della geografia economica il luogo.
Il termine luogo indica la porzione della superficie terrestre i cui caratteri geografici si vogliono
descrivere. In genere, al suo interno implicita la dimensione piccola di porzione di superficie terrestre: il
luogo costituisce infatti lunit elementare di una regione, individuata come un insieme di luoghi contigui.

Tra i termini derivati da luogo troviamo:


-localizzazione, cio il processo con il quale si colloca qualcosa su un punto della superficie terrestre;
-localismo, cio il riconoscimento e la valorizzazione di specificit locali. Il localismo inteso come sistema
locale e intende sottolineare nellattuale fase di sviluppo economico la rilevanza delle piccole e medie
dimensioni produttive e la loro influenzabilit da fattori fortemente particolari che spesso si traducono anche
in una discreta capacit di modificare gli input dominanti a livello di grandi aree geografico-economiche.
Il luogo la base, cio lunit elementare anche per lo spazio e il territorio.

Lo spazio e il territorio.
Lo spazio unentit illimitata e indefinita, dotata o no di determinate propriet geometriche,
nella quale sono situati oggetti reali.
Un significato molto pi realistico si affida allorganizzazione naturale dello spazio, trasformata
dalluomo in spazio umanizzato, il quale costituisce il vero oggetto primario di investigazione della
geografia economica.

Il territorio implica un concetto profondo di area nella quale uno stato in grado di esercitare la
propria sovranit, con tutte le implicazioni sulle forme di riconoscimento interno e internazionale di
tale potere; in realt, quando ci si riferisce al territorio si assegna rilievo ai singoli elementi e
strutture che lo compongono, in relazione agli obiettivi della ricerca e alla scala di dettaglio con cui
si vuole condurre lindagine.
Nei contributi pi recenti, si riconosce nel territorio un complesso di rapporti non solo
orizzontali, ma anche verticali, che si interconnettono tra gli individui e lecosistema naturali,
tra i luoghi e la cultura che in essi si esprime. Larea diversamente strutturata a seconda delle
specificit naturali e dei vari sistemi di organizzazione socio economica oltre che delle singole
stratificazioni di esperienze storiche, assume una propria fisionomia in relazione alla comunit di
persone insediate.

Il possibilismo ha affermato il paradigma citt-campagna, il quale indica il complesso dei rapporti


tra aree urbane e aree rurali. Laffermazione delle attivit industriali con laccentuarsi e il
diffondersi delle fome di urbanizzazione accompagnate dallesodo dalle campagne, ha comportato
linstaurarsi di un insieme di relazioni tra comunit e territorio ancora pi complesso e forse
dipendente in una qualche misura dalla volont delle comunit economicamente pi forti esprimenti
il prevalere del settore secondario.
Successivamente, questo paradigma stato sostituito con il paradigma citt-regione, inteso quale
area in cui le attivit socio economiche fanno capo ai centri urbani e che descrive il complesso dei
rapporti che si instaurano tra centri urbani.

La regione e il sistema.
Nel linguaggio comune si fa riferimento, spesso, alla regione con molte imprecisioni, definendo la
stessa secondo caratteri riferiti a delimitazioni amministrative.
Vallega definisce la regione come un sistema spaziale in quanto composto da elementi fisici e
umani, interconnessi, mossi da un processo e condotti spontaneamente o volontariamente verso un
traguardo; aperto in quanto protagonista di relazioni esterne . Si pu dire che la regione il risultato
di un processo definito regionalizzazione, con il quale si indica il modo con cui si organizzano
effettivamente su un determinato territorio i flussi di beni e di persone, le reti infrastrutturali in un
rapporto di interazione con gli ecosistemi naturali: quindi il processo che conduce
allindividuazione della regione.

I processi di regionalizzazione hanno dato origine alla:


1. Regione naturale, ascritta a una fase di predominio del pensiero deterministico, il risultato di
processi di regionalizzazione scanditi dalle condizioni naturali e integrati, poi, con le implicazioni
storiche e con la ripartizione amministrativa. Nella toponomastica attuale se ne possono trovare
tracce significative.
2. Regione omogenea: ha per fondamento il possibilismo, prende le mosse da quella naturale ma
se ne discosta per alcune peculiarit. Viene definita tale in quanto sono omogenee le tipologie dei
flussi, delle reti e dei sistemi insediativi della regione. Il carattere prevalente quello della staticit
nellorganizzazione delle attivit umane.
Emergono due caratteri fondamentali da questa regione:
Il genere di vita, che linsieme delle pratiche economiche e sociali e dei comportamenti
territoriali che tendono a permanere immutati nel tempo;

Il paesaggio, che linsieme delle fattezze visibili e sensibili che caratterizzano i luoghi.
3. Regione funzionale, basata sullidea del volontarismo. Costituisce una costruzione nella quale
linterazione citt-citt supera completamente quella di citt-campagna, che non scompare ma
assume un ruolo complementare.
Si afferma con la nascita e lo sviluppo delle attivit industriali che a loro volta provocano una

espansione delle attivit terziarie complementari. Velocizzazione dei flussi di beni e di persone
tramite una vera e propria rivoluzione dei trasporti.

Fondamentali sono i concetti di:


Gravitazione, che la base dei fenomeni di polarizzazione e tende a spiegare i fenomeni di
interazione fra pi centri, dei quali uno costituito dal polo;

Polarizzazione, che il fondamento della regione funzionale. Questa infatti si affermata con il
graduale spostamento di interesse verso lo studio dellarticolazione spaziale dei processi economici.
Nella regione polarizzata si individuano quei poli che esercitano una forza di attrazione maggiore
degli altri e sui quali gravitano una serie di processi socio-economici, provenienti appunto, dallarea
di gravitazione. La gravitazione verso il polo economico si determina perch il suo centro in grado
di produrre una quantit superiore di funzioni ai residenti.
4. Regione sistemica: segna la fase di evoluzione della regione funzionale leata alla stessa
evoluzione dei processi reali, in cui la terziarizzazione ha avuto un ruolo fondamentale.
il Vallega precisa che definire la regione come sistema, implicitamente sposta lattenzione da ci
che mero risultato, la regione, al processo che lha generato, la regionalizzazione.
I sistemi territoriali indicano unit territoriali complesse, la cui costituzione di rilevanza strategica
ai fini dello sviluppo economico e sociale delle popolazioni. La loro evoluzione poggia su una
persistente attenzione alla trasformazione delle strutture produttive e sociali che tende a rafforzare
le interazioni e la coesione delle forze interne: in altri termini, il processo di territorializzazione,
cio il processo di trasformazione e di identificazione delle strutture economiche e sociali che
rafforzano la coesione, contemporaneamente causa e effetto dei processi di strutturazione del
territorio, che dipendono dagli obiettivi, dalle azioni e dalle sinergie delle componenti economiche e
sociali.
Tuttavia, si deve ricordare che sono possibili anche percorsi inversi, definiti di
deterritorializzazione, che si possono verificare qualora venga meno la coesione tra le diverse forze
del sistema territoriale, che perdono loriginaria capacit di aggregazione e di organizzazione, sia
per cause interne che per eventi esterni. Per esempio, la globalizzazione delleconomia va
modificando il ruolo e il peso dei molti sistemi territoriali, che si legano in meta sistemi, cos come
vanno cambiando i comportamenti degli stati, sempre pi orientati a nuove forme di aggregazione
sociale e economica.
Il processo di globalizzazione della produzione e del mercato ha determinato una forte spinta alla
competizione. La ricerca di nuove quote di mercato per compensare quelle perdute la motivazione
che predomina nelle strategie di molte aziende in Paesi come Europa, Usa, Russia e Giappone per
fronteggiare lavvento di Cina e India.
La capacit competitiva, ossia quella crescita elevata e sostenuta da produttivit richiesta dallUE
per fronteggiare la competizione internazionale, si sviluppa sia nellambito delle impresa, che in
interventi come adeguamenti strutturali, ricerca e innovazione, tecnologie dellinformazioni
la geografia entra a pieno titolo negli elementi costitutivi della capacit competitiva di un paese.

Tra i principali indicatori della capacit competitiva troviamo:


-la competitivit, quale la capacit di aumentare il livello gerarchico alla scala mondiale;
-la vulnerabilit, quali i diversi livelli di rischio (tecnologico, organizzativo e territoriale) che
deprimono la capacit competitiva di un Paese.

Capitolo 2
Geografia delle attivit agricole e delleconomia rurale.
Le attivit agricole, denominate settore primario, in quanto le prime a manifestarsi e a essere
organizzate, sono presenti e diffuse in tutta la parte abitabile della Terra.
Il nucleo dellindagine geografico-economica concernente queste attivit risiede nello studio dello
sviluppo del settore agricolo, inteso quale soggetto che agisce nellorganizzazione dello spazio, e
nella consapevolezza della necessit di soluzione di talune emergenze.

Con riferimento alla globalizzazione, particolare attenzione si rivolge al rapporto globale/locale, che
indica il ruolo che leconomia rurale svolge nella promozione e nellaffermazione di nuove forme
produttive e nellincremento dei volumi di beni di origine agricola, come i prodotti DOP
(denominazione di origine controllata), marchio attribuito agli alimenti le cui caratteristiche
qualitative sono dipendenti dal territorio in cui sono prodotti, e IGP (indicazione geografica
protetta), marchio attribuito ai prodotti agricoli e alimentari di qualit, la cui produzione avviene in
unarea geografica determinata.
Nonostante le grandi trasformazioni economiche che pongono al centro dellattenzione altri
comparti produttivi, lagricoltura continua a rappresentare un importante campo di indagine
geografica.
Nelle connessioni tra agricoltura e organizzazione del territorio, importante chiarire che esiste un
passaggio da unorganizzazione dello spazio agricolo (estensione di luoghi, attraversato da flussi
materiali e immateriali dove prevalente luso agricolo del suolo) a unorganizzazione del
territorio, sul quale lagricoltura interagisce con gli altri settori economici.
Nello studio dellorganizzazione dello spazio agricolo si passato dallaffermazione della
preminenza dei condizionamenti naturali (determinismo), alla centralit del paradigma cittcampagna, proprio del possibilismo vidaliano, per passare poi dalla fase del volontarismo in cui,
con la crescito e lo sviluppo dellurbanizzazione e dellindustrializzazione, lagricoltura ha visto
ridursi sensibilmente il proprio peso.

Il passaggio alla fase di visione sistemica dellorganizzazione del territorio ha visto riaffermarsi
lagricoltura come un fattore importante di crescita nel paradigma socio-economico attuale.
Il settore agricolo deve pero in ogni caso dare risposta alla necessit di garantire lalimentazione:
ci pu essere fatto attraverso nuove forme di organizzazione della produzione (vd. organismi
geneticamente modificati OGM), pi capitali o mezzi tecnologici.

Fattori determinanti per lattivit primaria


Per far fronte allobiettivo minimo di garantire la sopravvivenza, le attivit agricole si basano sullo
sfruttamento di risorse in modo da produrre la quantit di cibo sufficiente alle richieste di
alimentazione degli individui, ripetute per lintero arco di vita.
Poich ogni singolo individuo, per poter sopravvivere, deve poter contare su una combinazione di
principi alimentari, resta inteso che su tali combinazioni che si deve organizzare la loro
produzione e la loro distribuzione stata proprio la disponibilit di beni prodotti dal settore
primario ad aver consentito alla popolazione mondiale di aumentare in numero.
Le forti interdipendenze tra attivit agricole, hanno agito insieme agli altri comparti produttivi, nel
creare i sistemi economici attuali.
Umberto Toschi ha individuato i fattori condizionanti lattivit agricola dividendoli in:
- Esterni, che agiscono allesterno del processo produttivo e fanno parte delle risorse naturali, quali
il clima, il suolo, le condizioni biosferiche (connessioni tra animali e vegetali);
- Interni, che sono fortemente influenzati dallattivit delluomo, quali la conquista delle terre,
lirrigazione, gli strumenti di lavorazione del suolo.

Paterson ha individuato, invece, due condizionamenti:


- I fattori naturali,cio il condizionamento alle attivit agricole operato dagli elementi fisiconaturali, quali la temperatura, lumidit, il rilievo e il suolo;
- La remora socio-economica, cio il condizionamento operato dalluomo e dalle comunit umane
nellorganizzazione sociale e produttiva, quale lignoranza e i pregiudizi.

In entrambe le interpretazioni emerge il ruolo congiunto con le scelte operate dalla comunit, delle
risorse fisico-naturali
E nella sostituzione del capitale, rappresentato anche dai fertilizzanti, al lavoro nella combinazione
dei fattori produttivi che si esprime lincremento della quantit di beni ottenuti e la
riduzione/eliminazione delle carestie.
non bisogna trascurare pero limpatto che questi strumenti posso avere sul degrado delle risorse
naturali, rinnovabili o non rinnovabili che siano.

I modelli spaziali di von thunen e sinclair

Le forme di utilizzo del suolo agricolo vengono studiate da due modelli:


- Modello teorico-deduttivo di Von Thunen, costruito sulla base dellipotesi di unagricoltura gi
trasformata, indirizzandosi prevalentemente veros il mercato.
Il suo presupposto lindividuazione di scelte razionali da parte di operatori che destinano i loro
prodotti a citt, superando la fase di unagricoltura tradizionale, indirizzata allautoconsumo.
Il modello ha alcune ipotesi di partenza restrittive rispetto alla realt e fondate su scelte
economicamente razionali da parte dei coltivatori in uno spazio indifferenziato:
-

esistenza di uno stato isolato, dominato da una grande citt ricevente dei prodotti agricoli
tale citt si trova in una pianura indifferenziata, dove non esistono difformit di fertilit dei
suoli e gli spostamenti sono facili;
gli agricoltori hanno come atteggiamento razionale la massimizzazione del profitto.

RP = R ( p c ) Rdt
RP = rendita di posizione per unit di superficie
R = resa unitaria
p = prezzo di mercato per unit di prodotto
c = costo di produzione per unit di prodotto
t = tariffa di trasporto per unit di distanza
d = distanza dal mercato

Per ogni prodotto agricolo si avr:


-

un prezzo specifico di mercato dipendente dalla domanda\offerta del bene stesso.


Un costo di trasporto variabile a seconda del tipo di prodotto, ma crescente solo in relazione
alla distanza tra produzione e vendita in citt
Un costo di produzione costante nello spazio
Una determinata resa per unit di superficie

Le critiche al modello vanno a colpire particolarmente la restrittivit delle ipotesi alla base dello
stesso, e alla verosimiglianza tra risultati ottenuti e con il modello e i casi reali.
Con riguardo al modello, stato criticato linserimento della produzione di legname nella seconda
fascia partendo dalla citt, dimenticando per gli usi e i prezzi di tale bene nel periodo in cui stato
formulato il modello; inoltre, condizione necessaria affinch il modello funzioni che ogni curva di
rendita abbia una pendenza negativa e contemporaneamente intercetti lasse delle ordinate in un
punto pi elevato.

- Modello di Sinclair, il quale ipotizza un andamento del valore agricolo del suolo speculare
rispetto a quello della rendita di von Thunen (che si identifica con landamento del valore del presso
del suolo agricolo) e cio pi basso vicino al centro urbano.
Con il passare del tempo, si ci spostati da una geografia rurale, ponendo attenzione al carattere
morfologico e territoriale delle aree agricole, a una geografia agraria, ponendo attenzione al

carattere economico o giuridico delle attivit agricole, a una geografia agricola, ponendo
attenzione alla globalit degli aspetti delle attivit agricole.

Nel settore primario sono i fattori di produzione (terra, capitale e lavoro) a determinare le forme e i
caratteri dei sub sistemi, quali lagricoltura contadina e lagricoltura capitalistica entrambe si
differenziano per la sostituzione del capitale al lavoro, per le forme di conduzione, per lestensione
delle aziende.

Il settore agricolo presente e agisce in tutte le economie mondiali, seppure con caratteristiche e
ruoli molto difformi tra loro. Ci obbliga a indagare sua un grande sia su piccola scala; ad es. nelle
economie dei Paesi ad alto reddito, il numero degli addetti al settore primario sul totale sia % molto
inferiore rispetto a quello del secondario e del terziario.
Lo stesso PIL incide per un 27% dei Paesi a basso reddito e per un 2% per quelli ad alto reddito.
Le importazioni, nel 2005, incidono per un 6,75% nei Paesi a basso reddito e per un 6,53% in quelli
ad alto reddito; le esportazioni, invece, incidono per un 9.45% nei Paesi a basso reddito e per un
6,07% in quelli ad alto reddito.
Tale contrapposizione ancora piu evidente nellesame del livello raggiunto dalla produzione totale
di alimenti delle agricolture dei paesi a economia avanzata. Per la produzione dei cereali la
produttivit per ettaro nettamente difforme. I paesi ad alto reddito conseguono rese in qualche
caso doppie o quasi doppie rispetto a quelle imputabili ai paesi a basso medio reddito.
poiche i luoghi di produzione non coincidono con i luoghi di consumo, se non altro nelle quantit
richieste, sono significative le dimensioni delle esportazioni di alimenti.

La produzione di alimenti pu contare su una superficie agricola pari al 37,01% della superficie
totale.
Nei contesti delle economie avanzate, vi uno scarso peso della superficie agricola ma un alta
quota di superficie arabile e a colture permanenti.
La sostanziale stabilit della consistenza delle superfici per uso agricolo dovuta ad una
soddisfacente espansione delle produzioni, in considerazioni delle molteplici bonifiche (azioni
volontarie tese alla conquista di spazio utile per le attivit agricole).

Due elementi fanno riflettere sul grado di sviluppo delle economie agricole:
-il consumo di fertilizzanti:
-la meccanizzazione, cio lintroduzione di mezzi meccanici nel lavoro agricolo in sostituzione di
strumenti tradizionali.
Le interconnessioni tra il settore primario, secondario e terziario constatano e sottolineano la stratta
interdipendenza tra i vari comparti della produzione; infatti difficoltoso scindere il lavoro
strettamente agricolo da quello impiegato per la conservazione o una prima lavorazione dei prodotti,
definibili come industria, cos come da quello attinente alla promozione sul mercato, definibile

come terziario. Inoltre nel settore primario vi compresa non solo lattivit agricola, ma anche la
caccia, la pesca, lattivit mineraria.
Sono avvenute notevoli trasformazioni che hanno portato a modificare i fattori interni ed esterni,
definiti dal Toschi, con una conseguente caratterizzazione delle aziende che si avvicina alla
tipologia industriale la stessa organizzazione del lavoro simile a quella tipica dellindustria e
tutto ci si basa sul processo decisorio che tende a lasciare spazi soltanto residuali e marginali ad
agricolture che, per organizzazione e modi di conduzione, sono definibili come familiari.
Permangono tuttavia alcuni caratteri tipici del comparto agricolo tradizionale e da questo si creano
forme dinterdipendenza tra agricoltura e settore primario o secondario, come lintegrazione e
interazione, la complementarit, la competitivit, la conflittualit, la repulsione, la neutralit e
lestraneit.
La forma pi compiuta dinterdipendenza, che assume il carattere di dipendenza del primario nei
confronti del secondario e del terziario, pu essere rappresentata dal livello che i vari sistemi
agricoli hanno raggiunto in funzione della quota di produzione che pu contare gi su contratti di
acquisto da parte dellindustria.
Tale forma dinterdipendenza pu dare una misura soltanto della presenza dellindustria che si
avvale quale materia prima (input industriale) dei prodotti agricoli (output agricolo).

Le forme di complementarit sono quelle che si fondano sul lavoro part-time e in generale
sullintegrazione dei redditi conseguiti contemporaneamente nei diversi settori.
Si possono individuare rapporti di frizione, competitivit e conflittualit che possibile ricondurre a
forme di concorrenzialit per limpiego della manodopera, soprattutto per luso dei suoli. In
particolare, costruzioni di infrastrutture e urbanizzazione, che modificano profondamente le rendite
fondiarie, sono elementi di polemica.
Le interdipendenze tra settore agricolo e industriale e agricolo e altri omparti produttivi hann
modificato e prodotto consegueze importanti nellorganizzazione e gestione del territorio.

Riforma agraria e rural planning


Per sopperire ai forti condizionamenti derivanti da fattori sia socio-economici sia di origine fisiconaturale, si sono succeduti nel trascorrere del tempo taluni interventi che sono definiti riforma
agraria.
Generalmente la riforma ha agito sulla spinta di una forte distorsione tra domanda e offerta di
lavoro agricolo, come ad es. le riforme del 900, il sui scopo era di adeguare lorganizzazione
produttiva del settore primario a unofferta di lavoro agricolo estremamente eccedentaria.
La riforma agraria, in generale, agisce sullindividuazione della dimensione aziendale giudicata
ottimale in quel momento e nel luogo in cui viene attuata e pu prevedere laccorpamento nel caso
di parcelle produttive troppo piccole e frammentate, o la suddivisione delle stesse nel caso di
appezzamenti troppo estesi. In alcuni casi, pu prevedere il passaggio della propriet da forme
individuali a forme collettive o addirittura il contratto agrario.

Qualunque sia il tipo e qualunque siano gli esiti attesi della riforma agraria, al di l dei necessari
miglioramenti nella capacit produttiva che essa vorrebbe garantire, c sempre lalta
considerazione da parte degli agricoltori nei confronti della propriet dei terreni, che considerata
uno status symbol.

Le riforme agrarie, intervenendo in aree dalle esigenze specifiche, incidono sui paesaggi agrari e
sullorganizzazione produttiva del settore. Allo stesso modo incide la rural planning, cio il
complesso di attivit di pianificazione per conseguire specifici scopi nellambiente rurale, la quale
ha sostituito la riforma agraria. Inoltre occorre distinguere la rural planning, i cui obiettivi sono il
mantenimento e il miglioramento degli standard di vita rurale nelle aree pi remote e il controllo e
la gestione dellurbanizzazione nelle aree perturbane, dalla pianificazione agricola,i cui obiettivi
sono la pianificazione degli insediamenti, le attivit ricreative rurali per la popolazione urbana e il
controllo del loro uso, la gestione e la conservazione del paesaggio rurale.
Nei Paesi a pi elevato reddito il tema della sicurezza alimentare affrontato in termini di qualit
dei prodotti, tanti che ne sono corollari letichettatura, lelencazione degli ingredienti, la scadenza,
gli eventuali additivi adoperati al fine di rendere disponibile per ogni singolo individuo laccesso e
luso della quantit e qualit di principi nutritivi essenziali per la propria esistenza.
Nei paesi in via di sviluppo, ci non pu essere fatto in quanto essenziale porre attenzione alle
cause e alle possibili soluzioni di sottoalimentazione e di fame tutto questo si ha perch il
sottosviluppo si manifesta essenzialmente con redditi procapite bassi, forti diseguaglianze sociali e
scarsa disponibilit dacquisti, e la soluzione non pu essere vista quindi nellimportazione di
alimenti. Concorrono ad aggravare il problema alcune condizioni generalmente sfavorevoli: la
contrazione dello spazio utile per lagricoltura, anche in conseguenza dellurbanizzazione, la
desertificazione; la sostituzione di talune colture atte allalimentazione con altre finalizzate ad alri
usi, prettamente energetici.

Lagricoltura e le multinazionali alimentari


Considerare le multinazionali del settore alimentare, pu agevolare la comprensione delle ricadute
sia direttamente sulla formazione dei prezzi e sulla sicurezza alimentare, sia sulle nuove frontiere
dellottenimento dei prodotti. Importante da considerare il ruolo preponderante e crescente delle
imprese multinazionali (NESTLE, UNILEVER, McDONALDs), operanti nel settore primario,
che effettuano investimenti diretti allestero (IDE). Queste hanno una capacit di controllo che varia
dal 10% al 25% del capitale dellimpresa operante allestero e hanno un numero minimo di filiali
allestero al fine di raggiungere il profitto globale e non locale.
Le multinazionali operanti nel settore agricolo, per loro natura, si espandono seguendo logiche di
integrazione orizzontale, vale a dire produzioni identiche rispetto al Paese dorigine; integrazione
verticale; allorch ci si avvale della stessa filiera, dalla produzione di mezzi tecnici fino
allindustria di trasformazione; diversificazione delle attivit nei vari mercati, che si misura con la
specializzazione in singoli settori e che deve tener conto delle specificit dei singoli mercati.
Il processo di penetrazione delle imprese multinazionali nel settore agricolo si sta sviluppando
anche sotto forme diverse, per esempio con alleanze strategiche, accordi di cooperazione e altro.

E necessario distinguere le multinazionali agroalimentari che operano in agricoltura, i cui IDE in


entrata nel 2001 erano pari a 0,42% e IDE in uscita 0,24% e le multinazionali dellindustria
alimentare, i cui IDE in entrata erano pari a 2,40% e IDE in uscita 3,03%.
Laccesso alle risorse idriche e lirrigazione
Le risorse idriche sono scarse, tanto da far ipotizzare che possono rappresentare un possibile
elemento di frizione tra i vari Paesi e le varie comunit.
A livello mondiale, allagricoltura destinato il 70% dei consumi idrici totali, mentre lindustria ne
assorbe il 20% e i consumi civili appena il 10%.
La nuova agricoltura richiede una crescente quantit di una risorsa ormai scarsa, tanto da dover
ricorrere a moderne tecniche produttive, come lirrigazione, che sfrutta le acque superficiali o
sotterranee.
Dersertificazione
Alla progressiva espansione dello spazio utile e alla messa a coltura delle terre marginali si
contrappone la desertificazione, cio la progressiva espansione dei deserti a seguito di fattori
naturali (variazioni climatiche) e fattori antropici (deforestazione, eccessivo sfruttamento dei
pascoli); inoltre da aggiungere lurbanizzazione che si presenta sia nei paesi a economia
arretrata che in quelli a economia avanzata.
Agli inizi degli anni novanta il fenomeno continuava a investire vaste aree del pianeta in modo
particolare alcune aride, semiaride e subumide che coinvolgevano in particolare popolazioni con
alto livello di povert e instabilit politica, a dimostrazione delle strette interconnessioni tra sistemi
socio-economici e fenomeni che a unanalisi superficiale possono sembrare legati maggiormente a
cause naturali.

Attualmente la desertificazione interessa le aree di oltre 100 Paesi, mentre si calcola che nelle zone
aride minacciata circa il 70% dellintera superficie: si stima che ogni anno si perdono a causa di
questo fenomeno circa 6 milioni di ettari, specialmente in Africa, in Asia e il Sud Italia.
La questione ambientale
Accanto a forme di inquinamento correlate allindustrializzazione, non sono di minor impatto quelle
dovute alle dinamiche delle produzioni agricole.
Luso di prodotti chimici utili per la lotta ai parassiti e per la produzione di concimi e fertilizzanti
hanno avuto e hanno ripercussioni sulle risorse dellecosistema naturale: dallinquinamento
dellacqua a quello del suo e dellaria.
In tale ottica sono da distinguere due grandi categorie:
1. Le agricolture non sostenibili:
- Con ripercussioni in situ sono queste le agricolture che presentano forti impatti sul suolo,
come erosione, desertificazione
- Con ripercussioni in situ e ex situ si tratta di sistemi agricoli che producono impatti sulla
risorsa acqua, quali la riduzione delle falde acquifere
Le ripercussioni anche economiche, saranno diverse a seconda del livello economico delle aree in
cui agiscono tali agricolture.

2. Le agricolture sostenibili (o alternative),


tutte quelle in cui la gestione tiene conto della necessit di risparmio delle risorse rinnovabili
(acqua) e non rinnovabili (suolo), della preferenza verso lutilizzazione in quantit non elevate di
fitofarmaci e fertilizzanti chimici, delle pratiche di risparmio energetico.
In generale la sostenibilit agricola presuppone il riutilizzo degli scarti di produzione

Capitolo 3
Geografia dellenergia e delle altre materie prime minerali.

Il processo di industrializzazione, bruscamente interrotto dalla Seconda Guerra Mondiale, ripreso


negli anni 50-60 con ritmi di crescita esponenziale in un numero crescente di Paesi, come gli USA
o lInghilterra, la Francia, lItalia e il Giappone che prima si sono sottoposti ad un processo di
ricostruzione post-bellico e successivamente alla crescita economica.
Dopo gli anni 60, lattenzione si rivolta alla valutazione delle risorse naturali, circa le materie
prime e le fonti denergia, ritenute scarse, finite e quindi non rinnovabili. Lo stato generale delle
disponibilit elle risorse provate e immediatamente disponibili, cio delle riserve, e la scoperta di
nuovi giacimenti, hanno generato un clima di grande fiducia dellindustria mineraria e di
conseguenza anche di tutte le attivit di trasformazione industriale dei paesi occidentali, e anche
dellarea comunista, Cina compresa. Tutta la letteratura specializzata manifestava un grande
ottimismo sulle disponibilit future di materie prime e soprattutto di combustibili fossili.
In particolare, soprattutto per il petrolio, incominciavano a delinearsi prospettive meno rassicuranti
sia per lentit delle risorse sia per le implicazioni geopolitiche inerenti le regioni pi dotate vi era
infatti unasimmetria tra le aree pi produttive e quelle consumatrici.
Per questi motivi, combustibili fossili e materie prime sono oggetto di scontri politici e bellici.
Con la progressiva industrializzazione della Repubblica Popolare Cinese, dellIndia e degli stati
dellEst Asiatico, si sono sviluppate politiche di cooperazione, da parte della prima, che offrono
grandi opere strutturali contro materie prime.
Nei Paesi gi sviluppati, laumento dei consumi e delle fonti denergia, riguarda prevalentemente il
terziario; nei Paesi emergenti, invece, in pieno corso la fase dellindustrializzazione, con processi
chiamati Energy intensive, con consumi intensivi sia di fonti denergia sia di materie prime da
destinare alle industrie di base (metallurgia, petrolchimica, cantieristica) che secondo il principio
della divisione internazionale del lavoro, divenute obsolete nei paesi sviluppati, si sono traferite in
quelli emergenti.
Pertanto, lenorme consistenza della domanda delle fonti denergia e delle altre materie prime
minerali impiegate sta ridando attualit nel sistema dinformazione mondiale sulla durata delle
risorse, sia a livello scientifico che divulgativo.

La prima fondamentale constatazione che si pu fare che lintero processo dinformazione


afflitto da due condizionamenti necessari:
1. Il primo, di carattere strettamente politici, riguarda la strumentalizzazione che le informazioni
subiscono a causa dei rapporti di forza esistenti nella contrattazione internazionale, al fine di
consolidare uno status quo di posizione dominante nel rapporto di scambio;
2. Il secondo riguarda elementi oggettivi di carattere tecnico che hanno impedito la formulazione di
criteri univoci ,non solo nei confronti di una valutazione globale, ma anche di quelli inerenti le
singole materie prime minerali.
Risorsa la quantit di minerale presente in un territorio conosciuto, la cui concentrazione di
materiale utile maggiore rispetto al valore medio della distribuzione dello stesso nella litosfera e
negli oceani;
Riserva la parte di risorsa utilizzabile alle condizioni economico-tecniche attuali.
La valutazione e la identificazione quantitativa delle disponibilt una variabile dipendente da
elementi di valutazione oggettivi, ma in misura considerevole anche da elementi soggettivi derivanti
da interessi di parte non sempre facilmente identificabili.
La trasformazione delle risorse in riserve dipende da una progressiva qualificazione delle risorse,
attraverso dei parametri tecnici e economici, inerenti allestrazione e alla commercializzazione.

La valutazione sintetica delle risorse e delle riserve


Il processo completo di classificazione di una risorsa unoperazione molto complessa, che si
svolge con valutazioni, sulla consistenza geologica e sulla possibile utilizzazione delle risorse , che
si intersecano tra loro e che si riassumono in quattro livelli:

1. Individuazione delle risorse globali: gi a partire dagli anni 60, si ci preoccupati circa
il possibile esaurimento delle fonti denergia, giustificato da un consumo esponenziale del petrolio e
di alcune altre materie prime minerali come il rame lo zinco e lo stagno.
Questo livello pu essere ottenuto facendo riferimento a alcune concezioni:
- Concezione ottimistica, di Zimmermann, per il quale non c alcun limite alle risorse, in quanto
qualsiasi minerale pu diventarlo, ci derivava soprattutto dal periodo storico, anni 50 e 60, in cui il
consumo delle risorse era relativamente basso e ci si affidava a una crescente tecnologia di
estrazione mineraria;
- Concezione geologica, secondo la quale le risorse globali vengono indicate in relazione alla loro
disponibilit geologica, espressa in termini di giacimenti, cio di aree in cui si individua una
concentrazioni di minerale utile maggiore rispetto al valore medio della distribuzione dello stesso
nella litosfera e negli oceani;
- Concezione economico-geologica dellAssociazione degli Ingegneri Minerari Metallurgici della
Repubblica Federale di Germania, per cui le risorse globali partono da una concezione geologica,
ma vengono poi delineate in base a considerazioni economiche anche se puramente indicative,
secondo aumenti futuri di costo prevedibili.

Matrice dei criteri di valutazione delle risorse minerarie dello U.S.Geological Surbey: le risorse
globali sono definite da una matrice la cui estensione varia in relazione a:
-un grado di attendibilit geologica;
-un grado di fattibilit economica, cio alla praticabilit dello sfruttamento attuale e futuro delle
risorse.

2. Attendibilit geologica, riferibili alle risorse globali delimitate nel primo livello e basato sui
valori di profondit, spessore, estensione degli strati. I gradi di accuratezza delle informazioni
geologiche circa quelle caratteristiche possono essere certi, se le stime sono comprese tra il 90100%, incerti tra 10-30%, aleatori tra 0-10%.

3. Fattibilit economica, riferita alle condizioni economiche, istituzionali e tecnologiche in


atto al momento della classificazione e espressa in termini di profitto le valutazioni economiche
risentono molto della stabilit o instabilit del mercato.
In sede internazionale, dato le difficolt di unificare gli schemi di classificazione, le valutazioni
monetarie vengono sostituite da valori fisici, come la profondit, lo spessore degli strati, le impurit
e simili, che lasciano supporre un diverso andamento dei costi.
4. Grado di recupero, espresso in percentuale della misura accertata in un dato giacimento del
minerale effettivamente estraibile. Tale percentuale sempre inferiore al 100% a causa delle perdite
ordinarie legate alle caratteristiche organolettiche e a causa di una generale impossibilit di trovare
tecnologie idonee al recupero integrale della risorsa.

Il potenziale delle risorse denergia tradizionali


Durante gli anni 60 e 70 molti paesi compresa litalia raggiunsero un livello di dipendenza
petrolifera altissima oltre il 70%. Si attu quindi una politica di diversificazione delle fonti e dei
luoghi di approvvigionamento per ragioni politiche. Il successo di tale politica comport una
rivalutazione di altre fonti fossili tradizionali.

I carbon fossili.
Sono i combustibili estratti dalla Terra in miniere sotterranee o a cielo aperto derivanti dalla
fossilizzazione di vegetali; sono presenti soprattutto nei bacini sedimentari continentali.
Caratteristiche.
- Il potere calorifico dei carboni dipende dalla percentuale di presenza del carbonio che di circa il
60% per la torba; tra il 60-90% per il carbone sub-bitumisoso; il 90% per il bituminoso; il 95% per
lantracite.

I giacimenti di carbone si identificano in base a spessore, estensione e profondit.

- In base alla profondit, si hanno:


giacimenti sotterranei, che si suddividono in sfruttabili a parete continua longwall mining (dove si
estrae il minerale, creando delle gallerie che venuto meno il carbone possono crollare estrazione
pericolosa e costosa) e a parete a pilastro o Room and pillar: quando la profondit non eccessiva e
gli strati sono molto spessi e con sviluppo orizzontale, lo strato carbonifero viene sfruttato
modellando le gallerie destrazione, intorno a un altro strato di carbone che funge da sostengo; si
estrae oltre il 60%, mentre per il longwall mining si raggiunge il 50%, con elevata creazione di
detriti e elevati rischi per i minatori.
giacimenti a cielo aperto, che consentono metodi molto simili a quelli delle cave. Uno o pi strati
sono ubicati in superficie oppure a una profondit massima di 100 mt raggiungibile con una maxi
escavatrice.
Una volta pronto per luso, il carbone fossile si suddivide in alcune categorie fondamentali:
-carbone termico o da vapore, usato negli impianti termini;
-carbone da coke o metallurgico, impiegato nellindustria siderurgica per creare circa i due terzi
della produzione mondiale dacciaio.
Dalla crisi petrolifera degli anni 60 il carbone stato rivalutato come fonte energetica e oggi, i
carbon fossili contribuiscono al 25% del bilancio energetico mondiale e al 40% della produzione
totale di elettricit.
Pertanto il carbone, pur essendo una risorsa non rinnovabile, la fonte denergia fossile che al
momento ha i pi elevati tassi despansione, oltre ad essere la pi abbondante e ad essere distribuita
in quantit notevoli in circa 40 Paesi. In base ai ritmi di sfruttamento attuale si stima che le riserve
accertate saranno in grado di assicurare una durata di circa 150 anni.
Il primo Paese produttore la Cina con circa 2,9 mld di tonnellate annue, ma nella graduatoria
mondiale sono scomparti Francia, Gran Bretagna, Belgio, dove problematica lestrazione. Il paese
con pi riserve di carbone sono gli Stati Uniti con circa 450 mld di tonnellate anche di qualit,
secondo posto russia, terzo cina, quarto australia. Nel tempo, grazie alle nuove tecnologie, i carboni
fossili stanno dimostrando una grande flessibilit per essere manipolati e trasformati in combustibili
liquidi e gassosi.
Il petrolio.
Il petrolio la base fondamentale delleconomia in tutti i Paesi del mondo. La sua presenza
essenziale per le industrie delle chimica di base dai concimi arificiali fino alla cosmetica. Questa
rilevanza nel sistema energetico mondiale e una marcata asimmetria geografica tra luoghi d
produzione e luoghi del consumo conferiscono al petrolio una centralit geopolitica unica
nellintero settore delle materie prime.
Il Medio Oriente la regione che possiede oltre i due terzi delle riserve estraibili mondiali e,
ultimamente, tende a espandersi ai ritrovamenti nellAsia centrale.

Da un punto di vista geomorfologico, il petrolio presenta una gamma di tipologie, dovuta alla
profondit e alla giacitura dei giacimenti e, allinterno degli stessi, a una posiziona tura delle sacche
o una diversa complementariet delle rocce madri e delle rocce magazzino. C poi presenza di
acqua e gas che contribuiscono sulleconomicit di tutte le fasi che vanno dalla ricerca, agli
accertamenti fino alestrazione. Sono tutti dei parametri che influiscono sulla stima delle risorse e
delle riserve ma che prestano il fianco a manipolazione che alla fine influenzano anche le fasi delle
contrattazioni dei prezzi.
In linea con gli organismi internazionali, si far riferimento al petrolio convenzionale che esclude il
grezzo estraibile dai carboni, dagli scisti bituminosi e altre formazioni geologiche, dalle quali
provengono i petroli definiti pesanti.

Nella met del XIX secondo, in Pennsylvania, si cominciato a perforare il suolo e a avviare uno
sfruttamento industriale del petrolio. Il suo stato liquido, affiancato dalla sua massima agibilit nella
terraferma e nel mare, ha permesso il trasporto per lunghissime distanze. Il suo elevato potere
calorico lo ha reso altamente competitivo con le altre fonti denergia, con le quali spesso
interagisce, come nel caso degli impianti termoelettrici polivalenti.
Sin dagli anni 60, la sua durata probabile era cautamente calcolata in anni, con la formula Riserve /
Produzione Annua, ma, oggi, il WEC (World Energy Council) ritiene che, con la sua quota nel
bilancio energetico mondiale pari al 37%, si prevede che il primato del petrolio sulle altre fonti
durer per qualche altro decennio. Negli Stati Uniti il valore delle risorse molto simile al valore
delle riserve pari al 65% e sarebbe stato molto superiore se non si fosse ricorso a massicce
importazioni dal medio oriente che dopo pi di trenta anni hanno intaccato le loro riserve per
solamente un quarto.
Il 62% delle riserve sono ubicate nei Paesi del Medio Oriente; il 13% nellAmerica del Nord e del
Sud; il 15% in Africa e il restante 10% nella Federazione Russa.
Nel 2008 la quantit di petrolio estratta pari a 150 miliardi di greggio, di cui la met stata
estratta negli ultimi ventanni. Questa forte espansione ha anche contribuito allevoluzione del
trasporto marittimo, che ha indirizzato tutta la cantieristica mondiale. Le petroliere sono aumentate
in dimensioni e stazza raggiungendo capacit di trasporto con le ULCC (ultra large crude carrier) di
oltre 400000 tonnellate di petrolio. Recentemente, il prezzo del petrolio ha subito pesanti
impennate, quando oltre alle speculazioni di routine, gli stato attribuito anche il ruolo di bene
rifugio.
Le produzioni pi elevate riguardano il Medio Oriente e in particolare lArabia Saudita, poi gli Stati
Uniti e la Federazione Russa.
Nuove aree petrolifere, come la Libia, lAlgeria, la Nigeria, lEgitto, il Sudan e la Guinea
equatoriale, sono emerse nellAfrica.
Il gas naturale.
Il gas naturale, prodotto dalla decomposizione in assenza di ossigeno, di materiale organico, per
decenni stato considerato la fonte energetica nobile, ma ora impiegato in maniera pi corrente,
come per esempio nelle centrali termoelettriche e per il riscaldamento domestico il gas naturale
sar uno dei combustibili fossili che si prevede contribuir nella misura dell83% agli incrementi

dei consumi denergia fino al 2030. Il gas naturale occupa il terzo posto dopo il petrolio e il
carbone, contribuendo alla domanda mondiale annua per il 23,5%.
Tra laltro, si sono sviluppate le tecnologie per il suo trasporto. La liquefazione, i gasdotti a grande
pressione, la loro possibilit di percorsi sottomarini hanno enormemente allargato le sue potenziali
di mobilit.
Sin dal 1980 le riserve di gas naturale sono cresciute con una media del 3,4% annuo grazie a nuove
scoperte. La domanda in espansione ovunque, estendendosi in Asia, Africa, America Latina,
soprattutto in quei Paesi che registrano una forte crescita economica; in aumento anche la
domanda non solo come combustibile, ma anche come materia prima per la produzione di
fertilizzanti. Secondo landamento della domanda corrente la durata probabile stata stimata in 130
anni.
Le riserve sono concentrate, con il 73% di quelle totali in due aree il Medio Oriente e la
Federazione Russa, seguono il Canada, gli Stati Uniti al 6 posto. La produzione di gas naturale, in
questi ultimi anni sta aumentando un po dappertutto: per leuropa si segnala soprattutto la
norvegia, ma anche litalia grazie ai nuovi rigassificatori e al trasporto marittimo con metaniere. Il
primo produttore mondiale la federazione Russa con 640 milioni di metri cubi lanno, superando
gli Stati Uniti.
La crescita produttiva del gas naturale in competizione con il mercato del carbone soprattutto
nelle centrali termoelettriche dove contribuisce in maniera diretta allabbattimento dei gas a effetto
serra.
Lenergia idroelettrica.
Lenergia idroelettrica, prodotta da un corso dacqua in presenza di un dislivello, stata inserita tra
le fonti tradizionali in quanto, pur essendo rinnovabile e aver contribuito alla crescita industriale e
civile di molti Stati, in modi Paesi sono stati raggiunti tetti massimi di producibilit. Si tratta di un
argometo molto complesso in quanto i sistemi di sbarramento pongono seri problemi agli habitat
naturali.
LItalia deve molto allestensione della rete fluviale alpina. Dislivelli e masse idriche hanno reso
disponibili dei potenziali idrogravitazionali sfruttati con sbarramenti e turbine. Il primato industriale
acquisito dallItalia settentrionale strettamente legato allenergia idroelettrica ricavata dalle acque
dei suoi fiumi a regime perenne.
Lidroelettricit svolte una funzione strategica per la sua duttilit nel coprire le punti di domanda
giornaliere; infatti, sufficiente aprire il flusso dellacqua e lenergia ottenuta tramite il passaggio
nelle turbine pu subito essere immessa nella rete.
La produzione di idroelettricit pi grande del mondo spetta alla Cina, che contribuisce alla
produzione di elettricit nella misura del 16%, seguono Canada, Francia, Italia, Norvegia,
Federazione Russa, Stati Uniti.
Lenergia elettronucleare e luranio.
Lenergia nucleare, definita anche nucleotermoelettrica, il tipo di energia termica che permette di
produrre elettricit grazie al vapore, proveniente dalla fissione degli atomi duranio 235, in acqua
pesante, bombardati da neutroni.
E stata protagonista di tre distinte fasi:
1. Anni 50. La prospettiva era quella di unenergia pulita e praticamente inesauribile, data anche
lopportunit ventilata di una rigenerazione delle scorie della combustione; costi molto superiori a

quelli sostenuti dalle altre fonti.


2. Anni 80 Alcuni piccoli incidenti, nel Regno Unito e negli Stati Uniti, hanno creato terreno fertile
per la nascita di un movimento antinucleare, rafforzatosi dopo la strage di Chernobyl dl 26 aprile
86 (in Italia una moratoria attraverso un referendum) o ignorato da altri paesi come la Francia che .
3. (Fase attuale) caratterizzata da un rinascente interesse per lenergia nucleare come fonte
pulita, abbondante e economicamente competitiva rispetto ai combustibili fossili.
In linea generale, si pu affermare che lattuale produzione duranio inferiore alla domanda, anche
se sfruttato commercialmente in 19 Paesi, di cui almeno la met ne produce quantit apprezzabili
che stanno considerando di riaprie le loro miniere.
Luranio, estratto sia a cielo aperto che sotterraneo, prodotto in combinazione o come accessorio
alla produzione del rame e delloro. In linea teoria, luranio e i suoi minerali sembrano illimitati in
termini di risorse, in quanto presenti anche nel mare.
Il Canada il pi grande produttore duranio mondiale e ne destina l85% allesportazione, mentre
lAustralia assume il terzo posto. Allinizio del 2008 nel mondo erano attivi 435 reattori nucleari
per una potenza installata di 367 gw pari al 16% di tutta lelettricit mondiale.
Il nucleare non produce emissioni che danneggiano la qualit dellarea, non contribuisce allacidit
delle piogge e estraneo al cambiamento climatico. Anche se esistono emissioni, sono talmente
minime che, considerando lintero ciclo di vita di una centrale nucleare, hanno una ricaduta
sullambiente quasi irrilevante rispetto a quella di un impianto termoelettrico, pur di ultima
generazione. Secondo questa tesi ottimista, dopo lincidente di Chernobyl, le tecniche di sicurezza
sviluppate hanno tenuto per due decenni fino allincidente nella centrale nucleare di Fukushima,
classificato 7 nella classe di pericolosit INES come cernobyl.
Si tratta di confronti opinabili, in quanto se il rischio nucleare di tipo spiccatamente aleatorio,
rimane comunque possibile, e la sua portata pu essere catastrofica e di riflesso immediato, il
rischio legato al termoelettrico, che invece continuativo e cumulabile in un degrado climatico
pervasivo e turbatore di cicli naturali di lungo periodo.
Dopo queste premesse, esiste sul nucleare una divisione nellopinione pubblica mondiale. In
Europa, per esempio, mentre in alcuni Paesi il governo ha fatto una scelta netta a favore, in altri si
va avanti con esitazione e in alcuni altri si nettamente contrari.
I pessimisti del nucleare non fanno soltanto riferimento ai rischi di incidenti, ma danno grande
rilievo al problema dello smaltimento dei residui radioattivi della combustione, per il quale
esistono due alternative:
1. La prima consiste nel riprocessare i residui per estrarre i minerali riutilizzabili di uranio e
plutonio o depositarli per un futuro riciclaggio;
2. La seconda consiste nel considerare i residui come rifiuti che, introdotti in appositi contenitori,
dovrebbero essere stoccati in luoghi di massima sicurezza.
Il continente pi dotato di impianti di generazione lEuropa, compresa la Federazione Russa, con
204 centrali. In Europa spicca la Francia, con 59 centrali, 16% della produzione; 79% della
produzione di elettricit nazionale. Seguono Germania, Regno Unito, Giappone, Stati Uniti,
America Latina
Le energie alternative e il risparmio energetico.
Il 1972 e il 1973 segnano linizio di una rivoluzione sullatteggiamento della comunit
internazionale nei confronti non solo delle risorse energetiche, ma di tutte quelle naturali.
- Nel 1972, un gruppo di studiosi, guidati da Peccei, produssero un modello dellecosistema mondo;

- Nel 1973m fu dichiarato dai Paesi produttori del Medio Oriente, lembargo petrolifero a tutti i
Paesi geopoliticamente riferibili allo schieramento occidentale.
Il petrolio, quindi, divenuto il protagonista degli approvvigionamenti e dei consumi denergia, ma
anche di quello su tutte le risorse minerarie. Per lapprovvigionamento e limpiego, oltre al tema
dellesaurimento, incombe quello della sicurezza delle forniture e della lievitazione dei prezzi, ma
anche il coinvolgimento nellinquinamento e nelleffetto serra.
Lentusiasmo dei sostenitori di profonde riforme del sistema energetico mondiale ha indotto una
commistione tra il termine:
-fonte energetica alternativa, cio che pu sostituire una o pi fonti tradizionali per necessit e per
convenienza economica;
-fonte energetica rinnovabile, cio che non si esaurisce dopo la sua trasformazione e il suo
consumo.
In questo periodo lenfasi maggiore sulle fonti alternative dovuta al loro ruolo di riduzione di
anidride carbonica e degli altri gas a effetto serra e alla possibilit di limitare la dipendenza dalle
importazioni di fonti fossili. Il risparmio energetico contribuisce in maniera rilevante, alla riduzione
di emissioni di anidride carbonica e alla riduzione di quantit denergia impiegata per unit di PIL
prodotto, a prezzi costanti.
Il solare.
Il solare, cio la fonte energetica fornita dal Sole, costituisce la fonte energetica per eccellenza.
Lenergia che il sole fornisce costantemente diecimila volte superiore a tutta lenergia usata, ma
ancora non riesce a essere sfruttata in maniera adeguata. Nel suo complesso lenergia solare la pi
abbondante nel suo intervento diretto (radiazione solare) ed indiretto(vento, biomassa, idraulica).
Come fonte alternativa e rinnovabile, si considerer soltanto la radiazione solare.
Lenergia solare che raggiunge la Terra pari solo al 60%, mentre il resto riflesso nello spazio o
trattenuta dellatmosfera.
Secondo lopinione pubblica mondiale e le istituzioni nazionali e internazionali, la radiazione
solare, nel lungo periodo, diventer la fonte primaria.
Luso dellenergia solare non limitata soltanto ai Paesi pi soleggiati. Il solare inotre la grande
prospettiva di molti paesi in via di sviluppo che gi adesso soffrono per la totale assenza o il
difficile accesso alle fonti tradizionali.
Questa energia sta conoscendo ulteriori applicazioni:
- Termico La tecnologia per lutilizzo termico dellenergia solare ha raggiunto uno stadio di
maturit e affidabilit abbastanza buono: gli impianti captano la radiazione solare per mezzo di uno
o pi collettori che trasferiscono lenergia termica a un fluido vettore, in funzione della temperatura
da raggiungere; Linnovazione e lo sviluppo tecnologico nel settore hanno consentito nellultimo
decennio un aumento del rendimneto dei pannelli solari di circa il 30%. In italia la crescita
costante grazie agli incentivi fiscali anche se, paradossalmente inferiore rispetto a paesi pi freddi
delleuropa del nord.
- Il solare termodinamico grazie anche al csp (concentration solar power) potrebbe essere in grado
di soddisfare fino al 7% dei fabbisogni energetici mondiali entro il 2030 e un quarto entro il 2050:
attraverso gli impianti possibile sfruttare lenergia termica del sole con gli specchi ustori di
Archimede, cio ampi specchi piani o parabolici che concentrano i raggi solari in un punto nei quali
si trovano dei tubi dove scorre un fluido termovettore al fine di trasformare lenergia termica in
vapore che mette in funzione delle turbine, come nelle centrali termoelettriche.

- Il sistema fotovoltaico costituito da uno o pi moduli e da un regolatore di carica, per


trasformare la radiazione in energia elettrica proprio nei luoghi in cui essa necessaria e nella
quantit vicina alleffettiva domanda. Essi danno lenorme vantaggio di non dover pagare la bolletta
al proprio gestore, ricevendo anzi un compenso dallo stesso gestore.

La torba.
La torba lo stadio iniziale della formazione del carbone, in depositi di materiali vegetali e acqua.
E quasi scomparsa dai computi energetici degli organismi internazionali, sebbene sia comunque
una variet di carbone. E inserita informalmente nelle stime delle biomasse. Viene considerata una
fonte rinnovabile molto lenta.

La biomassa.
La biomassa il complesso di materiali vegetali impiegati per la produzione di energia. La
Finlandia un paese che ci ricorre da parecchi anni, dove gli scarti industriali della lavorazione del
legno e della carta sono destinati alle centrali termoelettriche. Producono dei vantaggi per le
imprese di questo settore in quanto evitano di dover stoccare gli scarti o pagare per il loro
smaltimento. Sebbene cio, dovuto alla combustione, si genera qualche problema per lambiente
connesso alle emissioni di ossidi di azoto e di zolfo.

Il biocombustibile.
Il biocombustibile un propellente ottenuto in modo indiretto da alcune formazioni vegetali che
sono anche commestibili soprattutto cereali. Questo, al contrario dei derivati del petrolio, rilasciano
nellambiente quantit di carbonio, pari a quelle assimilate dalla pianta nel suo ciclo vitale, e
bassissime quantit di zolfo e azoto.
Nel 2006 si assistito a un forte impiego su vasta scala dei biocombustibili, dovuto principalmente
allinaudito incremento del prezzo del petrolio. Crisi politiche si sono manifestate nel sud est
asiatico dove laumento dei prezzi dei cerali e una loro minor disponibilit hanno provocato
sollevazioni popolari. La trasformazione degli utilizzi dei campi agricoli, dallalimentazione ai
trasporti, ha modificati sensibilmente lagricoltura di molti paesi, che hanno iniziato a produrre
canna da zucchero, mais e cereali. Il biodisel laltro importante biocombustibile che veniva
prodotto da oli vegetali, grassi animali e grasso per esterificazione. Il principale produttore la
Germania.

Il geotermico.
Lenergia geotermica lenergia generata da acque surriscaldate provenienti dal sottosuolo in
presenza di fenomeni vulcanici.
Si tratta di una fonte in grande espansione, con incrementi annuali che variano dal 3 al 7%.
Per quanto riguarda la produzione di elettricit, il primato spetta agli Stati Uniti; seguono le
Filippine, il Messico, lIndonesia e litalia. Per questultima gli impianti pi importanti si trovano in
toscana, negli impianti situati a larderello.

Leolico.
Lenergia eolica lenergia che si genera dalla forza del vento secondo un minimo di costanza
nella velocit. I venti costituiscono la pi importante attivit dellatmosfera in base a sollecitazioni
che provengono dal calore del sole, dalla rotazione terrestre, dagli effetti delle temperature degli
oceani e delle calotte polari.
Le zone pi ventose della Terra si trovano nelle regioni costiere dellEuropa, delle Americhe,
dellAfrica e dellOceania.
Le risorse totali ottenibili dal moto dei venti sono stimate in circa 1 milione di giga watt per tutta la
superficie terrestre.
Stime ottimistiche valutano che leolico in terra e oltre mare potrebbero far fronte allintero
fabbisogno di elettricit dellUE; proprio per questo, la stessa UE ha previsto per il 2010 di
aumentare di 16 volte la potenza installata.
La Germania al primo posto al mondo per la capacit installata.
Lenergia eolica stata installata sia nei Paesi sviluppati che in via di sviluppo, per la rapidit che
consente nella localizzazione degli impianti e nella sostituzione del diesel. La loro produttivit
dipende dallaltezza della torre e dal diametro del rotore; allaltezza dovuta anche la maggiore
velocit del vento e quindi la quantit di energia producibile.
Gli impianti eolici vengono generalmente raggruppati nella forma di fattorie del vento con un
minimo di 10 macchine ciascuna e un massimo di 100 macchine.
Per un macchina media, il periodo di ammortamento dei costi iniziali non supera i sei mesi, ma
linquinamento atmosferico nullo; per sussistono due aspetti negativi: il rumore e limpatto
estetico sul paesaggio.
Il mare: le maree, il moto ondoso e le escursioni termiche.
La marea la variazione di livello giornaliera di grandi masse dacqua, quali gli oceani e i mari,
generata dallinterazione della gravit terrestre e quella lunare. Nel fenomeno delle maree si creano
forti flussi di energia cinetica.
Per sfruttare lenergia delle maree esistono due metodi:
1. Il primo consiste nello sfruttare il ciclo, trattenendolo nelle sue fasi: si costruiscono ampi
sbarramenti, dove il dislivello medio tra bassa e alta marea di 10m;
2. Il secondo quello di incanalare i flussi in condotte in modo che agiscano su delle pale, in modo
simile a quanto avviene nelleolico;
Sfruttare le escursioni termiche degli oceani (OTEC): si tratta di convertire in fonte denergia
rinnovabile il divario di temperatura tre le acque superficiali tropicale, e subtropicali, e le acque di
profondit, circa 1000m, provenienti dalle regioni polari.
In base alla posizione dei flussi di acqua calda e fredda, gli impianti possono essere localizzati a
terra, fluttuanti e con forme combinate.

Il risparmio energetico.
Nel 1992, a Rio de Janeiro, sono state messe le basi per il Protocollo di Kyoto, nel quale richiesto
ai Paesi partecipanti di attribuire un ruolo fondamentale allefficienza e quindi al risparmio
energetico, cio la razionalizzazione delluso dellenergia per ottenere con la medesima entit di

energia una quantit maggiore di PIL.


Secondo lIEA, nei prossimi decenni lefficienza energetica potrebbe abbattere il 65% delle
emissioni legate alla gestione integrale delle fondi denergia. Gli investimenti nelle tecnologie
idonee hanno raggiunto 1,6 miliardi di dollari nel 2007 e comportano non solo una riduzione delle
emissioni, ma anche una riduzione dei costi unitari delle varie fonti.
America settentrionale e UE sono coloro che realizzano le performances migliori.
Lintensit energetica, misura del risparmio, il rapporto tra il consumo di energia e il PIL e
dipende da mutamenti strutturali dei sistemi economici nazionali; invece, lefficienza energetica la
capacit di nuove tecnologie di ridurre lintensit energetica.
Gi alla fine degli anni 60 sono comparsi i termini energy saving e energy intensive, riferiti
maggiormente al settore industriale o a suoi comparti. In quegli anni lintero settore industriale
dellitalia come di altri paesi era energy intensive e andava a influire pesantemente sullintensit
energetica dellitalia. Laumento del costo dellenergia e delle materie prime energetiche, ha
comportato un ridimensionamento dellintensit energetica, aumentando lefficienza e il risparmio
energetico.
Il mercato dellenergia: valenze geoeconomiche e geopolitiche.
Il consumo denergia un elemento geoeconomico complesso e fondamentale per gli attuali
equilibri geopolitici mondiali per quanto riguarda i temi delleconomia, della politica internazionale
e dellambiente ; la sua dinamica ha un andamento che segue levoluzione economica e sociale di
un Paese, restando agganciata al tradizionale parametro del PIL in un Paese arretrato, il consumo
denergia molto basso, proprio come il suo PIL, salvo quei paesi in cui esiste una consistente
attivit mineraria gestita da multinazionali che hanno introdotto impianti in quel paese per sfruttare
lestrazione mineraria.
In termini analitici, il consumo di energia la variabile (y) che ha un rapporto di dipendenza con
quella del PIL che si assume come variabili indipendente; la funzione per non del tipo
perfettamente lineare.
Il consumo denergia pu essere influenzato:
-dalle crisi economiche-finanziarie che possono ridurre i consumi a causa di un ristagno
delleconomia e dellindustria.
-dalle differenze, tra Paesi, dei valori medi delle temperature;
-dalla composizione per fonti, che ha delineato due diversi periodi:
1. prima degli anni 70, il petrolio ha quasi superato laliquota del 70% nei bilanci energetici di
alcuni Paesi, come lItalia in alcuni Paesi si sono intraprese delle politiche energetiche tese a far
diminuire la dipendenza del petrolio importato.
2. dopo gli anni 80, prima i consumi denergia cominciano a crescere, ancora in maniera meno che
proporzionale al crescere del PIL; successivamente, quando si verifica il take off (decollo) i
consumi denergia sono cresciuti in maniera pi che proporzionale al PIL reale. Il motivo che in
quella fase il sistema produttivo caratterizzato da settori primari Energy intensive, cio a alto
consumo denergia per unit di PIL.

I flussi import export


Le fonti denergia a livello primario danno luogo ai flussi import export, in termini di peso e di
valore, pi importanti del mondo. Il flusso import export una funzione essenziale del sistema

economico e in particolare per il sistema energetico: tra le fonti tradizionali, il protagonista il


petrolio, con 2000milioni di tonnellate di esportazioni nel 2008 e una forte asimmetria tra paesi
produttori e paesi utilizzatori. La federazione russa, insieme ai paesi arabi ha fortemente aumentato
lesportazione di petrolio e la sua produzione. Negli anni 90, per, il nuovo grande protagonista il
gas naturale, in quanto il suo trasporto divenuto un elemento strategico per la Federazione Russa
(primo produttore al mondo), dal quale dipende una notevole quota del consumo dellUE. Va
rilevato che limpiego del gas naturale aumenta lefficienza energetica e fa diminuire le emissioni di
anidride carbonica.
Per quanto riguarda le importazioni, si evidenziano le richieste del Giappone, degli Stati Uniti,
dellItalia, per luso nelle centrali termoelettriche.
Anche il carbone fossile oggetto di rilevanti flussi import export, poich dopo le crisi petrolifere e
il relativo aumento dei prezzi degli idrocarburi ha beneficiato di un revival che sembrava
impossibile.
Il carbone, quello da vapore, si reso ancora fortemente competitivo. Laustralia, sebbene la remota
distanza dai principali centri di consumo, il primo esportatore al mondo, tra gli importatori prevale
il giappone.

La logistica
Lesigenze di trasporto sono aumentate prima a livello locale, poi a livello nazionale e
internazionale.
carbone Partendo dal carbone, il suo trasporto terrestre ha comportato lallestimento di unit train,
cio treni merci dedicati, con partenza dalla bocca di miniera. Per i trasporti marittimi i bulk carriers
(porta rinfuse) hanno subito degli aumenti di stazza sullonda delle importazioni di carbone
doltremare che sono diventate competitive nei porti europei gi dagli anni Sessanta. I costi del
carbone comunitario sono cresciuti e si ritenuto di chiudere quasi totalmente i giacimenti che
erano stati tenuti aperti con sovvenzioni della Comunit Europea. Data lorganizzazione
cantieristica in generale, con laumento delle importazioni del carbone, anch da parte del giappone,
il principio delle economie di scala ha comportato un aumento della stazza lorda media di tutte le
portarinfuse.
Petrolio Tuttavia con il trasporto del petrolio che inizia una vera rivoluzione nei trasporti
marittimi, che seguivano la rotta del Canale di Suez, chiuso dopo il secondo conflitto araboisraeliano la rotta alternativa prevedeva la circumnavigazione dellAfrica e quindi un aumento
esponenziale della portata delle petroliere, attraverso le superpetroliere che hanno come limite
minimo le 200000 tonnellate di stazza lorda raggiungendo le 500000 tonnellate per le ULCCs. La
riapertura del Canale di Suez ha comportato una graduale riduzione delle stazze lorde.
Laltro grande mezzo di trasporto del petrolio e del gas naturale per via terrestre rispettivamente
loleodotto e il gasdotto che costituiscono delle reti nazionali e internazionali (il primato spetta agli
Stati Uniti).
La via marittima prevale nel trasporto di idrocarburi (petrolio e gas). Il gas trasportato via pipeline
proviene prevalentemente da giacimenti terrestri di gas metano. Le metaniere per il trasporto
marittimo del lng (liquefied natural gas) hanno incrementato il trasporto marittimo per gli
idrocarburi. In italia sono presenti pi rigassificatori, che hanno il compito di rigassificare il gas
liquido trasportato dalle metaniere.

E importante la strategia delle pipeline e la complessit delle relazioni internazionali, in quanto


formano tratte che attraversano vari Stati.

Le materie prime minerali.


Dopo la macchina a vapore e il motore a scoppio, lenergia elettrica e il suo ampio utilizzo hanno
causato unevoluzione tecnologica che ha ridotto la manodopera; linvenzione del chip da computer
ha facilitato la creazione di nuovi prodotti.
Nella met degli anni 70, si parlato di una seconda rivoluzione industriale, nella quale si
andavano affermando lelettronica, la miniaturizzazione A questo si accompagnato un processo
di sostituzione di alcune componenti con altre materie prime spesso meno costose. Questi processi
sostitutivi sono stati formalizzati con il modello del ciclo vitale della materia prima e hanno
riguardato metalli come il ferro, il rame e il piombo.
Diverso il caso dei minerali rari che incidono sui costi e sul valore aggiunto di un prodotto,
necessari a creare prodotti molto sofisticati. Inoltre, negli strumenti della comunicazione, vengono
sempre pi spesso impiegati minerali rari come il nichel, il litio, largento e loro.
Durante tutto il XX secolo, esperimenti e invenzioni sono intervenute nella metallurgia, con
prodotti sempre pi puri: soprattutto le leghe si rivelano sempre pi resistenti alla trazione,
allerosione, allabrasione e alle alte temperature.
Tutto questo complesso di innovazioni ha comportato un aumento della produzione industriale i cui
residui solidi, liquidi e gassosi hanno provocato lemersione e la rapida crescita dellinquinamento e
della compromissione ambientale. In generale comunque si pu affermare che per le materie prime
minerali, almeno in questi anni e prescindendo dai prezzi, le aree di approvvigionamento non
creano problemi geopolitici come avviene per il petrolio e il gas naturale.
Le principali risorse delle materie prime minerali sono i minerali metalliferi, come lalluminio, il
ferro, il rame, il piombo e il nickel abbastanza concentrati in tanti Paesi. Altri invece possiedono
una dotazione monoculturale, cio lattivit economica o il settore produttivo di un unico tipo di
risorsa, come in Cile, in India, in Per.
Tutti i flussi di produzione e lavorazioni di materie prime minerali sono in aumento ma con trend,
fatta salva la Cina, di tipo lineare. Tale trend comunque problematico per la compromissione
ambientale: il loro massiccio impiego non ha comunque migliorato le condizioni di vita della
popolazione dei territori pi poveri.

Capitolo 4
Geografia dellindustria.
I beni dei quali spesso conosciamo il marchio e il luogo di produzione sono a nostra disposizione
grazie allindustria e al suo intreccio dei rapporti tecnico-funzionali, che si distinguono in:
- Verticali, ossia processi produttivi legati in successione, che consentono la graduale
trasformazione delle materie prime nel prodotto finito;
- Laterali, ossia processi produttivi distinti e destinati a convergere in unindustria di assemblaggio;
- Di servizio, ossia lutilizzo di processi produttivi o di servizi, organizzati da altri operatori,
presenti in una determinata area.

Lindustria si avvale non soltanto dei tradizionali fattori della produzione, ma anche delle attivit
svolte da altre imprese che operano nei tre settori delleconomia e tende a sua volta a generare un
complesso eterogeneo di attivit materiali e immateriali, produttive o di servizio.
Lindustrializzazione si configura come un fenomeno complesso e dinamico, in gradi di coinvolgere
nel suo processo evolutivo tutte le imprese interconnesse.
Con lavvento e levoluzione dei processi di industrializzazione, si organizza un nuovo modello di
produzione e si affermano nuove forme di utilizzazione dello spazio geografico. Le trasformazioni
economiche si trasferiscono sul tessuto territoriale, dapprima con imponenti concentrazioni
industriali, successivamente con una diffusione spaziale delle attivit produttive che infittisce le
relazioni economiche avviate dalle imprese.
La complessa articolazione del settore industriale e le sue incessanti trasformazioni richiedono una
preliminare classificazione merceologica: si hanno cos:
- Industrie estrattive delle materie prime minerarie e energetiche;
- Industrie manifatturiere in senso stretto, che trasformano i fattori produttivi in beni di consumo, di
consumo durevole e strumentali;
- Industrie delle costruzioni, volte alledificazione dei manufatti;
- Industrie energetiche, dedicate alla trasformazione e alla distribuzione delle fondi di energia.
Queste attivit industriali hanno costantemente migliorato e modificato prodotti e processi,
determinando la nascita e la diffusione di nuove industrie e filiere, e contribuito, anche su scala
globale, a nuove forme di organizzazione territoriale.
Levoluzione del settore industriale
Importanti trasformazioni economiche, tecniche e sociali hanno dato origine alla nascita e
allevoluzione dellindustria.
A oggi, si possono distinguere in tre fasi rivoluzionarie:
1. La prima rivoluzione industriale, iniziata in Inghilterra, grazie allinvenzione della macchina a
vapore da parte di James Watt (1783), imprime un rapido sviluppo allestrazione del carbone, che
sostituisce la legna, contribuendo alla diffusione di miniere, in Europa occidentale, Stati Uniti e
Russia europea. Ne beneficia la siderurgia, che si localizza nelle aree di estrazione del carbone e del
ferro; nuovo vigore viene dato al comparto tessile che finisce per rafforzare le agglomerazioni
industriali gi presenti. Si afferma una nuova organizzazione del lavoro che sostituisce il modello
artigianale preesistente, basata su fabbriche che richiedono consistenti quantit di manodopera a
bassa qualificazione si mobilitano flussi migratori che svuotano le campagne e cercano
opportunit in citt;

2. Con la seconda rivoluzione industriale, alla fine del XIX secolo, il cambiamento delle fondi di
rifornimento energetico (il carbone viene sostituito dallidroelettricit e dal petrolio) favorisce la
nascita e la diffusione di nuove industrie, che tendono a localizzarsi in prossimit dei mercati si
consumo e dei porti.
Con linvenzione del motore a scoppio, prende avvio anche la produzione automobilistica, destinata
a incidere profondamente sui destini industriali mondiali. Infatti, dallindustria automobilistica,
derivano nuovi modelli di organizzazione aziendale, dalla standardizzazione e fabbricazione in seria

alla disintegrazione del processo produttivo.


3.Terza rivoluzione industriale Negli anni che concludono il XX secolo, la terza rivoluzione
industriale si caratterizza per un ponderoso impiego di tecnologie che rinnovato tutto il sistema
industriale: microelettronica, informatica, telecomunicazioni digitaliLa centralit del
cambiamento di paradigma spetta alla ricerca e sviluppo che permette la trasformazione degli assetti
produttivi alla scala globale e che apre la pista per futuri traguardi economici e sociali.
Questa rivoluzione cambia il funzionamento e la struttura delle imprese, che divengono sempre pi
sensibili allapplicazione del know-how nei loro processi aziendali, quale risorsa strategica
indispensabile per gestire la complessit del mercato mondiale e mantenere elevati livelli di
competitivit. Il rinnovamento tecnologico diminuisce la quantit di occupati industriali, modifica
le caratteristiche degli addetti e dei contratti, afferma una flessibilit del lavoro diversa. Le industrie
per gestire una competizione internazionale senza precedenti, ricercano nuovi spazi di produzione e
di mercato e anche per loro la flessibilit diviene un obiettivo primario, che modifica i pregressi e
consolidati sistemi di relazioni economiche.

Il ruolo determinante dellinnovazione


Un ruolo determinante per lindustria data dalle invenzioni e dalle innovazioni. Linvenzione,
come frutto dellimmaginazione e della riflessione umana, deve essere sviluppata al fine di dare
luogo alla scoperta di nuovi prodotto o processi produttivi, che costituiscono le innovazioni.
Secondo Shumpeter, il processo innovativo il fattore scatenante della crescita economica e
dellinstabilit ciclica del sistema economico, in quanto il trasferimento delle attivit innovative
dovr attraversare quattro fasi: prosperit, recessione, depressione e ripresa.
Le innovazioni possono essere distinte in:
- Radicali, ossia fenomeni discontinui che si diffondono nel sistema economico con un lungo ciclo;
- Incrementali, ossia fenomeni continui, diretti al miglioramento del prodotto e del processo;
- Tecnologiche, in grado di incidere trasversalmente sullintera organizzazione economica e sociale.

Per comprendere il ruolo delle innovazioni produttive bene utilizzare lo schema del ciclo di vita
dei prodotti, di Vernon, che costituito da quattro fasi:
1. Fase iniziale, che richiede elevati input progettuali, scientifici e tecniche che provengono anche
da economie esterne allimpresa con un impiego di capitale contenuto;
2. Fase di sviluppo, che richiede sia grandi capacit manageriali per pianificare e organizzare la
nuova fase produttiva e il conseguente mercato di vendita, sia grandi investimenti per avviare le
produzioni;
3. Fase di maturit, ossia la produzione in serie e si caratterizza per la stabilit della tecnologie e
per la standardizzazione della produzione, quets afase continua a richiedere capitali ma pu essere
utilizzata manodopera meno specializzata.
4. Fase di declino o obsolescenza. Il prodotto diviene obsoleto e non pi idoneo a soddisfare un
bisogno, in quanto levoluzione tecnologica impone beni nuovi e pi evoluti.

Le prime due fasi si sviluppano nei Paesi che presentano un pi avanzato sistema economico, dove
sono pi forti le interazioni tra industrie, strutture di ricerca, istituzioni finanziarie, offerta di lavoro
qualificato e modelli di consumi evoluti, mentre nella terza fase, di maturit, e dellampia diffusione
del prodotto che ne anticipa il progressivo declino, la produzione necessita di abbondante
manodopera non specializzat. Di conseguenza la strategia aziendale orienta il decentramento della
produzione verso aree e paesi non ancora industrializzati. Peraltro le imprese esternalizzando il
processo di maturit del prodotto avviano una diffusione territoriale del modello industriale
destinato a favorire lo sviluppo della regione. Limpresa innovatrice, che intende mantenere il suo
posizionamento nel mercato dovr continuamente accompagnare le fasi che caratterizzano il ciclo di
vita del prodotto con nuovi prodotti.

Le logiche della localizzazione industriale


A partire dal 1909, con la teoria economica della localizzazione elaborata da Alfred Weber, si avvia
una serie di analisi e interpretazioni sulle logiche di localizzazione delle industrie. Occorre ricordare
che leconomia aziendale si occupa dei fattori economici e finanziari in gioco e concentra la sua
attenzione sulla comparazione dei costi e dei ricavi relativi alla gestione di una singola azienda per
il raggiungimento del break even point, ossia lintersezione in un diagramma cartesiano, di due
flussi finanziari, in complesso dei costi e il complesso dei ricavi.
I modelli interpretativi sulla scelta ottimale della localizzazione industriale poggiano sulla priorit
assegnata ai seguenti obiettivi:

- Minimizzare i costi di trasporto;


- Disporre di un ampio bacino di manodopera;
- Usufruire di economie esterne;
- Incrementare i margini di profitto.
La minimizzazione dei costi di produzione richiede unattenta analisi sulle caratteristiche della
produzione e sui fattori necessari e quindi sulla loro disponibilit e prezzo. Weber si focalizza sui
costi di trasporto.
La presenza di uno o pi impianti industriali interconnessi poteva costituire un importante fattore di
attrazione per le future localizzazioni, in quanto si configura un risparmio di agglomerazione:
infatti, le economie esterne di scala o di agglomerazione si potevano realizzare grazie allimmediata
disponibilit di infrastrutture quali vie di comunicazione e trasporti, acqua energia e manodopera;
alla possibilit di avviare relazioni funzionali tra imprese operanti nello stesso segmento produttivo;
allo scambio e diffusione di informazioni e innovazioni: allapprezzamento delle produzioni da
parte del mercato.
Nella seconda fase dellindustrializzazione le economie di agglomerazione diventano economie di
urbanizzazione, in quanto lo sviluppo delle nuove e diverse imprese manifatturiere privilegia i
luoghi di mercato.
Con lo sviluppo industriale si assiste a una progressiva perdita di importanza dei condizionamenti
imposti dai costi di produzione e una costante attenzione alla massimizzazione delle vendite. Il
processo di urbanizzazione alimenta e viene alimentato dal tessuto produttivo sempre pi
diversificato e da una serie di servizi. Di converso, leccessiva concentrazione di attivit e di risorse
tende a far diminuire le originarie economie esterne, tanto da trasformarle in diseconomie di

agglomerazione e di urbanizzazione. Le imprese industriali si vedono costrette allora a invertire la


rotta e in tal senso si osservano tre diversi orientamenti:
1. il primo orientamento di rilocalizzazione, mosso prevalentemente dallaumento del costo del
suolo urbano e dalla congestione dei trasporti, spinge le imprese a abbandonare il precedente sito
industriale, a favore di unubicazione nelle aree periferiche delle grandi concentrazioni urbane. Si
possono, infatti, rilocalizzare gli impianti in centri urbani di minore dimensione o in aree marginali
non urbanizzate, superando anche confini nazionali e continentali, perseguendo una riduzione dei
costi aziendali e una conquista di nuovi mercati;
2. Il secondo orientamento interessa le imprese di grandi dimensioni, che decidono la
deverticalizzazione del processo produttivo, attraverso la scomposizione dei suoi segmenti.
Lanalisi dei costi aziendali si trasferisce sui cicli di produzione pi costosi e pi banali che possono
essere gestiti da altre imprese di piccola e media dimensione anche localizzate in aree geografiche
diverse. Queste aziende forniranno le produzioni necessarie e segmentate alla grande impresa, che
dovr procedere al successivo assemblaggio.
Si verifica il graduale abbandono del modello di organizzazione fordista (sistema di accumulazione
che poggia sulla crescita reciproca di produzione e di consumo) per spostare verso logiche just in
time. Si riferisce a una divisione del lavoro fortemente specializzata e differenziata, con una
produzione orientata allofferta di massa di beni in serie poco costosi) per pervenire ad un modello
di organizzazione post-fordista(che indica i sistemi di produzione flessibile che sfruttano specifici
segmenti o nicchie di mercato);
3. Il terzo orientamento, ossia la formazione di sistemi industriali periferici, si pu verificare come
un processo autonomo di sviluppo, determinato dal livello di interazioni raggiunte dal contesto
sociale, economico e territoriale. (disretti industriali nel nord est italia)
Il pensiero di Umberto Toschi
Umberto Toschi nel 1960 sottolineava che tutti i fattori geografici agiscono economicamente sul
processo di localizzazione in quanto elevano o deprimono i costi di produzione, i prezzi e i profitti;
analogamente, tutti i fattori economici, come costi e ricavi, agiscono in funzione geografica,
orientando con la loro distribuzione spaziale ogni successiva localizzazione.
Nel contributo proposto da Toschi, i fattori vengono distinti in:
-influenti, che orientano le scelte delle imprese: condizioni fisiche e naturali; condizioni
demografiche; condizioni storiche; condizioni topografiche dei fattori produttivi; condizioni
tecnico-ingegneristiche degli stabilimenti; leggi proprie dei processi di localizzazione;
-essenziali, che determinano le scelte delle imprese: fattori tecnici; fattori paratecnici; fattori
politici.
Il ragionamento di Toschi permette di comprendere che, in ogni contesto temporale e spaziale, uno
o pi dei fattori richiamati possono assumere un nuovo o un rinnovato ruolo prioritario per
limpresa con levoluzione degli stessi nei diversi periodi storici, e nei diversi luoghi geografici.

Limpresa e il territorio
Limpresa differenziata per attivit economica, per struttura organizzativa e per comportamento
spaziale. Ciascuna impresa, in virt delle relazioni che sviluppa, influenza e determina il

comportamento del sistema imprenditoriale.La dimensione delle industrie in grado di modificare


non soltanto il sistema economico nazionale e internazionale ma di incidere sul sistema sociale.
Laffermazione dellindustria coincide di fatto con la nascita dellimpresa, ossia di un nuovo
modello di produzione che organizza i diversi fattori per perseguire peculiari obiettivi, di prevalenza
economici ma anche sociali. Lorganizzazione limprenditore, che deve preliminarmente scegliere
quale dimensione dare allimpresa. Il problema della dimensione, ossia della quantit di input e
output del ciclo produttivo, assume un ruolo prioritario anche nel processo di ubicazione.
La dimensione dellimpresa viene considerata in base al:
-numero di occupati;
-parametro economico in grado di rappresentare la portata delle attivit svolte (fatturato e bilancio
annuo).
Si definiscono microimprese, quelle che occupano meno di 10 persone e con un fatturato o bilancio
annuo inferiore a 2 milioni di euro; si definiscono piccole imprese, quelle che occupano meno di 50
persone con un fatturato o bilancio annuo inferiore a 10 milioni di euro; si definiscono medie
imprese, quelle che occupano meno di 250 persone e con fatturato annuo che non supera i 50
milioni o bilancio annuo inferiore a 43 milioni di euro.
La dimensione aziendale si modifica nel tempo, sia per la crescita interna (conquista di nuovi
mercati) sia per la crescita esterna (acquisizione di altre imprese).
Le grandi imprese sono imprese che orientano il comportamento delle altre aziende, del mercato e
dei diversi Paesi. Nelle prime due fasi di industrializzazione c sata dapprima la volotn di creare
imprese monoprodotto, mentre poi successivamente diversificate. La diversificazione nasce da
regole antitrust o da motivi economici, in particolare per ripartire il rischio dimpresa.
Le multinazionali sono aziende che si caratterizzano per lintensit degli investimenti diretti
allestero, ove localizzano nuove attivit produttive o acquisiscono alcune delle attivit presenti.
Queste hanno perseguito una strategia sistematica di espansione internazionale che si esprime non
soltanto nellorganizzazione di impianti di produzione e di reti di distribuzione in pi Paesi del
globo, ma soprattutto nella gestione integrata delle attivit nazionali e estere. Si possono individuare
i principali orientamenti strategici e territoriali delle imprese multinazionali come:
- Disporre delle materie prime strategiche per lo sviluppo industriale domestico e conquistare nuovi
mercati internazionali, privilegiando le aree geografiche dei Paesi meno sviluppati che non avevano
le risorse necessarie per lo sfruttamento diretto delle loro risorse (africa e medioriente)
- Utilizzare abbondante forza lavoro a basso costo per segmenti produttivi standardizzati;
- Penetrare nei Paesi evoluti, con elevata propensione al consumo.
- Intessere alla scala globale una fitta rete di accordi industriali, commerciali, finanziari e strategici
con altre imprese delle varie regioni del mondo.
Questo orientamento definisce globale lattuale generazione di imprese multinazionali.
I distretti industriali, invece, sono, secondo la normativa italiana, delle aree territoriali locali
caratterizzate da elevata concentrazione di piccole imprese, con particolare riferimento al rapporto
tra la presenza delle imprese e la popolazione residente nonch alla specializzazione produttive
dellinsieme delle imprese.
Per Pierre George, lo spazio industriale (parte dello spazio geografico, che si trasforma e viene
trasformato nel tempo dai processi di territorializzazione) insieme concentrato e universale,

discontinuo e organizzato in fasci di relazioni.


I diversi percorsi di industrializzazione hanno consentito di individuare sei tipologie:
1. Aree industriali metropolitane;
2. Regioni industriali consolidate;
3. Regioni manifatturiere in declino;
4. Aree tecnologiche;
5. Regioni periferiche in via di sviluppo;
6. Regioni periferiche sotto sviluppate
Per misurare il processo di sviluppo e di diffusione delle industrie vengono in genere utilizzati come
indicatori la produzione energetica e il consumo; la produzione manifatturiera e il valore aggiunto;
il numero di occupati e la loro incidenza.
Le nuove localizzazioni industriali delle grandi imprese hanno cercato di minimizzare il costo del
lavoro, determinando una divisione internazionale del lavoro (risultato della globalizzazione della
produzione che si manifesta con la diffusione dellindustrializzazione in numerosi Paesi e con
lapprovvigionamento globale), che ha innervato il processo di internazionalizza zio.
Limpresa rete la nuova configurazione per le relazioni tecnico-funzionali delle imprese, cioe una
gamma di imprese interdipendenti, colegate in diverse forme contrattuali, che operano in forma
dipendente o autonoma alla realizzazione del progetto-prodotto.

Capitolo 5
Geografia del terziario
Il settore terziario lofferta di servizi, con elevato contenuto di immaterialit, destinata alla
popolazione e agli altri attori economici.
Il riferimento allimmaterialit tratta di una prestazione che, sebbene consenta di collegare i diversi
segmenti di produzione materiale di un bene a differenzi fruitori, pu essere rivolta sia a migliorare
lattivit umana che a favorire lorganizzazione economica e lo sviluppo complessivo del Paese. In
tal senso, lattivit di servizio pu riferirsi a un bene immateriale come listruzione, che innalza il
livello di vita della popolazione, oppure a un bene materiale, come un semilavorato, che per essere
utilizzato deve necessariamente essere trasferito da un luogo di produzione al luogo di consumo.
Il terziario presente in ogni contesto territoriale, ma si differenzia per quantit e qualit di servizi
che possono essere svolti da imprese private, istituzioni pubbliche e professionisti.
Il processo di espansione del terziario modifica e struttura il tessuto territoriale, in particolare
selezionando e rafforzando alcune trame urbane.
La terziarizzazione delleconomia un fenomeno diffuso, in quanto presente in tutti i Paesi del
mondo, ma non uniforme per la diversit dei caratteri strutturali e spaziali che lo
contraddistinguono.
Le classificazioni del terziario sono:
-merceologica, dove le attivit vengono raggruppate in relazione alloggetto del servizio e si
distinguono in:

Trasporti e comunicazioni (trasporto di merci, persone e informazioni);


Commercio (ingrosso, dettaglio, alberghi)
Credito e assicurazioni (sistema bancario e assicurativo);
Servizi per le imprese (di tipo finanziario, organizzativo, commerciale e tecnico);
Servizi collettivi di interesse pubblico (istruzione, sanit, sport);
Pubblica amministrazione (uffici pubblici del governo centrale e degli altri enti locali.

-funzionale, dove le attivit vengono raggruppate distinguendo il destinatario finale del servizio:
Servizi alle famiglie, destinati al consumo finale come il commercio al dettaglio.
La dimensione demografica e il reddito prodotto e disponibile determinano la quantit e qualit dei
consumi delle famiglie e di conseguenza orientano la localizzazione delle attivit terziarie si
forma cos una struttura piramidale dei servizi, cio la forma che rappresenta la diffusione dei
servizi in base alle diverse peculiarit di utilizzo.
Servizi per la collettivit, gestiti dallo Stato per consentire la crescita del Paese.
Le attivit pubbliche si devono distinguere in quelle amministrative e quelle di interesse collettivo.
Lorientamento spaziale del terziario pubblico devo seguire la distribuzione della popolazione al
fine di garantire laccessibilit ai servizi che possono essere obbligatori (formazione scolastica)
oppure liberamente scelti (formazione universitaria).

Servizi per le imprese, che vengono ripartite in cinque gruppi:


1. Il terziario per il terziario, dove si collocano tutte quelle funzioni destinate a supportare
lorganizzazione dei servizi alle famiglie; segue lorientamento territoriale del terziario alle
famiglie, e quindi segue la distribuzione della popolazione e il suo reddito.
2. Il terziario alla produzione e alla distribuzione, che offre servizi di pulizia e di ristoro aziendale,
attivit di analisi chimiche e merceologichelorientamento territoriale tende a seguire la
distribuzione spaziale delle industrie cui vengono offerti servizi esternalizzati per il terziario.
3. Il terziario per la gestione amministrative e finanziaria, costituito da servizi continui di vigilanza,
elaborazione dati, consulenza; come per il terziario alla produzione, la localizzazione segue la
distribuzione territoriale dei destinatari a cui offrono i servizi.
4. Il terziario decisionale, costituito da attivit prevalentemente finanziarie che orientano il potere
economico e politico del Paese, e si distribuiscono in concentrazioni nelle citt pi importanti del
mondo5. Il terziario di ricerca e sviluppo, sviluppatosi per innovare i processi produttivi (scegliendo gli
addensamenti produttivi e le aree di specializzazione industriale) o per innovare i prodotto, le
principali aree metropolitane.

Attivit quaternarie, ossia attivit di comando, decisione, pianificazione e orientamento politico e


culturale, che vengono espresse dal governo politico e dalle grandi imprese industriali alle diverse
scale geografiche di riferimento.
Il terziario pubblico linsieme delle attivit di servizio svolte dallo stato e dalle istituzioni
pubbliche per innalzare lo sviluppo sociale ed economico del Paese. Lo stato tende quindi a

distribuirle territorialmente, aumentando le strutture di servizio e diversificandole per peculiarit


funzionali. E evidente come lespansione del terziario pubblico sia correlata ai livelli di sviluppo
raggiunti dal paese in quanto dalla finanza pubblica disponibile deriva la quantit e variet dei
servizi messi a disposizione della collettivit.
Il terziario privato costituito da una serie di attivit di servizio destinate al mercato, svolte da
imprese e professionisti privati. La sua distribuzione territorial dipende dalla dimensione
quantitativa del potenziale mercato e dalla sua capacit di spesa. Inoltre il prezzo del servizio
erogato dai privati segue i parametri aziendali al contrario del terziario pubblico.

Gli orientamenti territoriali delle attivit terziarie


La localizzazione delle attivit terziarie segue la distribuzione spaziale della popolazione e delle
imprese e contribuisce a rendere sempre pi complesso il tessuto territoriale lo sviluppo sociale e
economico si riflette sullo spazio geografico, che viene strutturato per consentire lo svolgimento
delle funzioni insediative e produttive, dando origine o rafforzando la citt, che tende a attrarre e a
diffondere intensi flussi di risorse materiali e immateriali.
Il passaggio dalleconomia rurale alleconomia industriale e terziaria ha di fatto orientato e
rafforzato i processi di urbanizzazione. Lorientamento territoriale del terziario tende a replicare
quello industriale, che viene sostituito dalla gamma di attivit di supporto alle imprese. Il processo
di terziarizzazione non si sviluppa soltanto nei contesti urbani, ma tende a diffondersi anche
laddove siano ancora prevalenti altre attivit, si agricole che industriali. La separazione tra terziario
e secondario ormai molto sottile e i legami che si instaurano tra i diversi comparti finiscono per
indebolire la limitazione tra i due settori, che sembrano viceversa rappresentare un continuum di
funzioni economiche.
La rappresentazione cartografica utilizza un utile strumento interpretativo elaborato da Attilio
Celant negli anni Ottanta: la matrice delle compresenze, che una tabella a doppia entrata dove
vengono ordinati i servizi per livello gerarchico (nelle colonne) e i comuni (nelle righe) per
dimensione demografica, al fine di verificare i livelli di terziarizzazione raggiunti nellarea
geografica di riferimento.
Nella matrice si trovano delle anomalie, definite rumore della matrice: sono servizi non allineati
alla dimensione demografica del contesto urbano, che dipendono dalla peculiarit del comune che
svolge della attivit specializzate in un comparto o dalla contiguit spaziale che diffonde nei comuni
limitrofi attivit di pi elevato livello gerarchico.

I trasporti e le comunicazioni
Il sistema dei trasporti ha consentito e sostenuto la crescita e lo sviluppo di tutti i sistemi economici
e sociali.
Il trasporto ha dovuto sostenere lo sviluppo economico e sociale dei Paesi, superando i vincoli
frapposto dallambiente naturale e dalla distanza geografica dei luoghi; modificando strutture e
mezzi; aumentando e diversificando le direttrici di flusso. In particolare, la distanza geografica tra le
diverse localit, misurabile geometricamente in una retta, si di fatto declinata in distanza
itineraria (percorso tra luoghi per tipo di trasporto) e in distanza economica (misura della
distanza tra luoghi, che si esprime moltiplicando il costo unitario di trasporto per tipo di trasporto
con la distanza itineraria e dividendolo per la velocit di circolazione del vettore utilizzato).

Nel 1948, Edgard Hoover ha posto lattenzione sul peso delle operazioni di carico e di scarico, che
potevano susseguirsi nei casi di cambiamento nelle modalit di trasporto, generando dei costi fissi
ben pi rilevanti del costo variabile di percorrenza che tendeva a crescere in maniera meno che
proporzionale rispetto allaumentare della distanza.
Questa composizione dei costi definisce tre livelli di convenienza:
1. Sulle distanze brevi, il trasporto meno costoso quello stradale;
2. Sulle distanze intermedie il ferroviario;
3. Sulle lunghe distanze, il trasporto pi conveniente quello marittimo.
Il sistema dei trasporti si articola in settori, che a sua volta genereranno un servizio ampiamente
differenziato, in virt delle relazioni tecniche e funzionali che intercorrono tra i tre elementi
essenziali: il percorso, i punti di accesso, il veicolo. La classificazione prevalente poggia sul tipo di
percorso e quindi sul vettore utilizzato e distingue i trasporti in:
- Stradali: strade statali, provinciali, comunali, private
- Su rotaie: reti ferroviarie
- Marittimi, dove i porti rappresentano i terminali e punti di accesso prestabiliti;
- Acque interne: fiumi, canali, laghi
- Aerei;
- Via fune;
- Per condotta, sia sotterranea che sottomarina, dedicati al trasporto di particolari prodotti liquidi.
Lo sviluppo di questi settori stato condizionato non solo dalla diversa configurazione dei Paesi,
ma anche dalle variegate forme di organizzazione economica e sociale, in grado di stimolare o di
assorbire i processi di innovazione tecnologica che hanno interessato sia le varie tipologie di mezzi
di trasporto, sia i pi complessi processi di infrastrutturazione della rete dei trasporti e dei suoi
terminali.

La rete dei trasporti un misuratore delle relazioni tra aree geografiche diverse che poggiano su:
- Complementariet: linterazione spaziale si realizza attraverso il sistema delle comunicazioni
perch si scambiano risorse tra le diverse aree geografiche;
- Convenienze alternative: linterscambio e linterazione tra due aree sono possibili soltanto se non
vi sono convenienza alternative, offerte da altre aree;
- Contenimento della distanza economica, altrimenti linterazione possibile tra due aree provocher
la sostituzione del prodotto;
- Complessit dei fattori generatori di interscambio.
Nellambito dei trasporti, particolare rilievo assumono i nodi, cio luoghi urbani collegati e
interconnessi che, nellambito di unarea geografica, presentano i pi elevati livelli di accessibilit.
Un nodo che di fatto costituisce il principale punto di entrata o di uscita di una regione prende il
nome di gateway. Sia i gateway portuali che quelli interni assumoni modelli organizzativi
omogenei, detti di containerizzazione, grazie allunitizzazione dei traporti. Ci comporta una
notevole riduzione delle cosiddette rotture di carico che incidono sui costi del trasporto. Le
interazioni spaziali inoltre non si possono racchiudere soltanto nel mero ambito della circolazione di
persone e merci, ma si sono progressivamente estese alla comunicazione e alla informazione. Le
innovazioni che si sono avute in questi ultimi due settore hanno completamente trasformato la
natura degli scambi dellinformazione.

Le grandi trasformazioni del sistema dei trasporti e delle comunicazioni hanno consentito non
soltanto levoluzione delleconomia nei diversi Paesi del mondo, ma anche il rafforzamento del
ruolo svolto dal commercio internazionale.
E necessario distinguere tra le varie categorie merceologiche quelle che presentano pi elevati
contenuti di high tech, come aerei, rispetto alle categorie a basso contenuto tecnologico. La
distinzione incide soprattutto sul ruolo svolto dal Paese. Qualora le esportazioni si svolgano con
prodotti tradizionali, a basso contenuto tecnologico, linserimento nel commercio internazionale di
nuovi Paesi produttori determina la riduzione delle quote di mercato internazionale e quindi la
perdita di posizionamento del Paese; viceversa esportazioni a alta tecnologia o a alto contenuto
innovativo non possono che rafforzare il ruolo e la posizione internazionale. Lintensificazione del
commercio internazionale si avvalsa del sistema bacario e finanziario, che si specializzato per
sostenere sia gli scambi internazionali che la domanda di finanziamento di operazioni alester,
trainata in particolare dalle esigenze delle imprese multinazionali.

Il turismo
Tra i servizi dedicati alle persone si impone il turismo: il carattere fondamentale che caratterizza il
turista poggia sullo spostamento da un luogo allaltro e sul pernottamento, ossia sulla fruizione di
peculiari strutture ricettive. Sotto il profilo economico, il turista un consumatore particolare, in
quanto spende il suo reddito personale in aree diverse rispetto a quelle in cui lo ha prodotto. Il
turismo, quindi, si configura come un fenomeno di circolazione, liberamente scelto, di persone e di
redditi fra luoghi diversi e su distanze pi o meno grandi. Il suo carattere spaziale evidente e si
esprime in forme visibili sullo spazio geografico, ove si creano relazioni e interdipendenze fra gli
elementi del sistema territoriali interessato.
Il primo schema interpretativo del turismo si deve attribuire a Umberto Toschi del 1947.
Il fenomeno turistico viene distinto in tre diversi aspetti:
1. Momento attivo, dove si prendono in considerazione i principali fattori che orientano la domanda
turistica nella scelta della destinazione, del relativo periodo di soggiorno e della forma
organizzativa.
Il turismo proprio costituito dal turismo religioso, culturale, darte il turismo improprio
determinato, invece, da motivi di salute, di lavoro
2. Momento della circolazione, dove il turista si sposta dal luogo di residenza verso la meta
prescelta, attraverso diverse modalit di circolazione turistica, con o senza soste intermedie, con o
senza spese lungo litinerario.
3. Momento passivo , dove lattenzione viene focalizzata sullofferta turistica, cio sulla capacit
del luogo di accogliere e intrattenere il turista. Le destinazioni turistiche necessitano di insediamenti
stabili e adeguate strutture ricettive per poter attrarre flussi turistici.

In relazione alle dimensioni crescenti delle strutture disponibili si possono distinguere i centri
turistici in:
- Stazioni turistiche, rappresentate da aziende di cura, soggiorno e turismo;
- Localit turistiche, ossia pluralit di strutture turistiche di dimensione modesta;
- Nuclei turistici, come i villaggi vacanza.

I centri turistici possono essere inoltre:


- Monofunzionali o polifunzionali, in relazione alla presenza di uno o pi motivi di attrazione;
- Monostagionali o bistagionali, in relazione alla distribuzione dei turisti nel corso dellanno;
- Alberghieri o extra-alberghieri, in relazione alla prevalenza delle strutture alberghiere sul sistema
ricettivo complessivo.
I centri turistici devono ampliare la gamma delle opportunit ricreative, anticipando i bisogno dei
turisti e in tal senso necessitano del sostegno del sistema territoriale cui insistono.
Le regioni turistiche ricettive sono caratterizzate da un insieme di luoghi contigui legati insieme da
relazioni formali, basate sulle connotazioni del paesaggio, che si differenziano rispetto alle aree
circostanti.
Il sistema turistico locale si raggiunge, invece, se aumentano i livelli di integrazione e cooperazione
tra imprese, istituzioni e popolazione locale.

Capitolo 6
Geografia del lavoro
Nel corso del 2008 si sono manifestati preoccupanti segni di una crisi finanziaria senza precedenti.
Il tema del lavoro diviene, ancora una volta, centrale: cronaca attuale, infatti, la perdita di posti di
lavoro in rami strategici della produzione industriale negli USA (automobilistico) ; mentre in Italia,
soprattutto nelle piccole e medie imprese, ritenute prima dellattuale crisi, il fulcro delleconomia
nazionale.
Con la crisi, si preso coscienza non solo dellattuale distribuzione del lavoro a livello
internazionale, ma anche della mobilit del lavoro, intesa a livello settoriale, di categorie
professionali e considerata causa delle migrazioni interne e internazionali.
La mobilit, ossia la capacit e la propensione a muoversi e spostarsi, dipende da numero fattori,
primo fra tutti la natura del mercato del lavoro e si esprime nella territorializzazione del fattore
lavoro.
Il lavoro, con le sue caratteristiche attuali ha il proprio fondamento nella rivoluzione industriale
fin ad allora era impossibile scindere il fattore lavoro dai singoli comparti economici tra i quali
spiccava quello primario. Tutti i molteplici aspetti della correlazione tra lavoro e affermazione della
rivoluzione industriale dipendono dalla concentrazione di numerose unit produttive cui
corrisponde una concentrazione spaziale di numerosi soggetti di lavoro (manodopera) in uno spazio
definito, sostanzialmente scarso. Ci comporter una concentrazione abitativa molto elevata, che
sfocia nel bisogno di organizzazione degli spazi urbani. Con la rivoluzione, il lavoro perde in parte
la peculiarit di immobilit e tende a divenire pi mobile, fino a sfociare nel pendolarismo
(spostamento giornaliero e con regolarit tra il luogo di residenza e il luogo di lavoro); ed con ci,
che contribuisce a una diffusione di nuove forme economiche.

Il mercato del lavoro e le sue emergenze


Il lavoro un fattore della produzione e quindi stato studiato tenendo conto sia della sua
localizzazione, sia delle sue caratteristiche quale merce, al pari degli altri fattori, primi fra tutti la

terra e il capitale. Per sua natura, per, non pu essere definito merce, dal momento che costituito
da individui e ha quindi dignit umana.
Nello specifico, il lavoro un fattore di produzione vivo, radicato nellesistenza umana, e non un
semplice input; il lavoratore portatore di uno spessore culturale che no gli deriva solo dal luogo
della produzione, ma pi in generale dal suo ambiente il lavoro una pseudo-merce, che diventa
merce mediante lofferta ai datori di lavoro. Rispetto alle risorse di materie prime il lavoro un
fattore di produzione pi uniformemente distribuito sul territorio.
Domanda e offerta di lavoro
Il mercato il luogo fisico o concettuale dove si incontrano domanda e offerta, dalle quali
scaturisce il prezzo.
Nel caso del lavoro, la domanda rappresentata dalle qualit e quantit di attivit lavorativa
richiesta dalle strutture economiche nel loro complesso e su tutte le scale territoriali; lofferta
rappresentata dalla quantit e qualit di lavoro che i lavoratori intendono soddisfare; il prezzo
rappresentato dal salario. Gli scambi tra domanda e offerta riguardano lattivit lavorativa, espressa
in ore di lavoro o in numero di lavoratori.
Dal punto di vista puramente statistico, la domanda rappresentata dal volume delloccupazione
effettiva nei vari settori economici; lofferta costituita dallinsieme delle forze lavoro ( persone
occupate e disoccupate in cerca di lavoro); il prezzo medio il livello di salario monetario
corrisposto nei vari settori che compongono il sistema economico. Uno dei problemi cruciali per i
sistemi economici quello della disoccupazione che pu essere volontaria o involontaria.
La disoccupazione volontaria la quota di forze di lavoro che ritengono di non essere interessati al
livello di salario determinato sul mercato e/o alle condizioni di produttivit richieste dallo stesso.
La disoccupazione involontaria la quota di forze lavoro che non trova occupazione a causa di
crisi economiche.
In generale, di recente si imputano la consistenza e la persistenza della disoccupazione alla rigidit
della domanda e dellofferta di lavoro da qui ne discende lauspicio di una maggiore flessibilit
che la reazione alla variazione della domanda, che si esprime anche in forme di adattamento.
Per rigidit del mercato , cio il rimanere invariato del salario al modificarsi della domanda e
dellofferta, si intende, per esempio, la rigidit salariale che avrebbe impedito il riassorbimento
della disoccupazione o che sarebbero una conseguenza delle imperfezioni del mercato.
Per quel che riguarda il mercato del lavoro italiano, Capparucci sintetizza gli elementi di rigidit in:
- Ingente peso di contributi sociali che gravano sul costo del lavoro;
- Rilevanti costi di turnover (costi di assunzione, ad es.);
- Normative contrattuali che limitano limpiego discrezionale del lavoro;
- Forme di protezione sociale;
- Minimi salariali relativamente elevati;
- Scarsa variabilit del salario nel tempo e nello spazio.
Lipotetica flessibilit dovrebbe essere compatibile con la crescita economica, occupazionale e della
produttivit media, che permetta di avere un certo grado di competitivit sui mercati internazionali.
Tutto questo dovrebbe essere fatto nellottica della legalit, mentre sappiamo che esiste un
sommerso che modifica in maniera significativa il mercato del lavoro.

Il lavoro e lintervento di natura pubblica


Lobiettivo per qualsiasi sistema economico non pu limitarsi alla mera piena occupazione
(condizione per la quale ogni singolo individuo occupato), ma deve prevedere di tenere presente
che, essendo il lavoro uno dei fattori basilari della produzione, necessario essere consapevoli che
qualsiasi decisione di politica economica produce effetti sul mercato del lavoro.
Lintervento di natura pubblica pu essere indiretto (da non apparire immediatamente) o esplicito
(con levidente intento di influire su domanda e offerta).
Gli interventi sul mercato di lavoro possono essere:
- Politiche delloccupazione: strumenti di carattere macroeconomico, tendenti ad agire sulle
grandezze aggregate delleconomia e quindi sul livello di occupazione;
- Politiche del lavoro: interventi di tipo microeconomico, tendenti ad agire su specifici segmenti di
forza lavoro e, quindi, prevalentemente sulla composizione delloccupazione;
- Politiche di sviluppo: strategie di sviluppo di sistemi produttivi integrati a livello locale per
favorire indirettamente la crescita delloccupazione; sono previste in modo particolare per le aree in
ritardo economico, specificatamente nelle economie duali, dove coesistono aree sviluppate e aree in
ritardo di sviluppo.
- Politiche di reddito: controllo dei redditi da lavoro e da capitale, per il contenimento
dellinflazione e la crescita delloccupazione.
Le politiche del lavoro di natura pubblica in ogni caso non possono essere esaminate solamente a
livello locale o nazionale, in quanto la crisi delleconomia nella fase attuale della nostra societ,
globale.

Le peculiarit del quadro italiano sono:


- Le disparit generazionali, che vedono fortemente penalizzati i giovani nei confronti delle classi
di et pi mature;
- Le disparit di genere, cio forti asimmetrie tra occupati, che vedono le donne rappresentare una
quota ancora marginale del mercato del lavoro, nonostante via sia un trend positivo in questo senso.
In Italia vi una forte difficolt nellentrata nel mondo del lavoro si sono sviluppati contratti di
lavoro come il part-time, il co.co.co., il co.co.pro, che sono indirizzati a garantire una maggiore
flessibilit nel mercato del lavoro. (scheda cassa integrazione guadagni)

Le territorializzazione del fattore lavoro


Nella teoria economica neoclassica, il mercato del lavoro trattato come un qualsiasi altro fattore,
la cui localizzazione strettamente legata al prezzo, mentre trascurato il contesto sociale, che
invece appare decisivo.
Il fattore lavoro spazialmente differenziato, proprio in conseguenza del fatto che espressione di
esperienze di varia natura e di valori culturali, strettamente legati allambiente. Le stesse strutture
produttive domandano non solo quantit di lavoro, ma spesso qualit, intesa quale specializzazione,
strettamente legata a luoghi e regioni.
A comportamenti soggettivi nei confronti del lavoro, interagiscono fattori sociali, che sono insieme
causa ed effetto di relazioni politiche e sociali filtrate attraverso codici culturali propri
dellambiente del lavoratore. I fenomeni di conflitto, di cooperazione o di altro che ne derivano

conducono a considerare il lavoro come un fattore che espressione del territorio.


Sia per quanto riguarda il tasso di attivit per regione che per il tasso di occupazione e di
disoccupazione, esiste una forte dicotomia tra le regioni del Centro-Nord e quelle del MezzogiornoIsole.
La mobilit dellofferta di lavoro
Sebbene per tradizione si pensi che lofferta del lavoro abbia una scarsa mobilit, dovuta
essenzialmente alle consuetudini lavorative e ai luoghi di residenza, la storia ci mostra al contrario
una discreta propensione alla mobilit, variamente aggettivata.
La mobilit pu essere considerata:
- Allinterno della struttura stessa dellofferta di lavoro pu essere ricondotta a spostamenti tra i
diversi settori economici richiedenti lavoro o spostamenti tra le categorie professionali;
- Quale spostamento da unarea a unaltra si tratta di spostamenti rappresentati da migrazioni su
diversa scala territoriale, dalle singole circoscrizioni amministrative, ai singoli Paesi, al contesto
internazionale. Dal punto di vista temporale possono essere spostamenti temporanei o permanenti.
La mobilit dellofferta contribuisce a originare, trasformare, complessificare linsieme
dellorganizzazione territoriale, con nuove forme di insediamento, di espansione o di
ridimensionamento delle strutture abitative, dei centri abitati e delle infrastrutture. Non vanno
inoltre trascurate le conseguenze di ordine psicologico derivanti dalla mobilit del fattore lavoro. La
domanda e lofferta di lavoro si confrontano con le molteplici specificit e specializzazioni, e nelle
diverse aree, adeguandosi luna allaltra e dando luogo anche a cambiamenti temporali e strutturali.
Una delle manifestazioni pi importanti di tal adeguanto tra domanda e offerta sono gli
spostamenti intersettoriali, cio il passaggio della manodopera da un settore allaltro dellattivit
economica (per esempio dallagricoltura allindustria questo passaggio stato fondamentalmente
agevolato dalla possibilit di percepire un salario pi elevato, meno stagionale e meno precario che
non quello agricolo). Tali spostamenti non hanno, per, ricadute soltanto positive. Infatti, non tutti i
lavoratori sono in grado di effettuare un passaggio da un settore a un altro che richieda un pi
elevato grado di specializzazione. Da non trascurare sono gli aspetti psicologici e sociali di tali
spostamenti, da un tipo di lavoro prettamente stagionale a uno industriale determinato dalla catena
di montaggio in primis. Cio richiede senza dubbio una forte e radicale adattabilit a nuove e
completamente differenti condizioni di lavoro.
Gli spostamenti tra categorie professionali sono il passaggio da una categoria allaltra degli
occupati da lavoratori dipendenti a indipendenti. (per esempio da operaio a imprenditori). Inoltre si
individuano nuove categorie, tra gli indipendenti, per esempio le figure dei co.co.co. e dei prestatori
dopera occasionale, introdotte dagli interventi di politiche del lavoro in merito alla flessibilit.

Spostamenti intersettoriali e tra categorie professionali interagiscono, sono influenzati e a loro volta
influenzano la mobilit del lavoro territoriale, che si esprime sotto forma di spostamenti di
popolazione da campagna a citt, da aree poco sviluppate ad aree di consolidato sviluppo
economico. Gli spostamenti assumono sovente un aspetto globale dando luogo alle migrazioni

internazionali.
Le migrazioni internazionali sono gli spostamenti di individui da uno Stato allaltro e dipendono
da un mercato del lavoro fortemente interrelato alle economie delle singole aree; si possono cos
interpretare come la risposta dellofferta (lavoratori), che disposta alla mobilit rispetto alla
domanda (organizzazione della produzione).
Secondo Simoncelli, i caratteri distintivi delle migrazioni internazionali si possono distinguere in
relazione:
- Alla durata, in temporanee o permanenti;
- Alla composizione, in di singoli individuo o di interi nuclei familiari;
- Allambito territoriale, in intracontinentali (minore distanza) e intercontinentali;
- Alle qualit lavorative dellemigrante, se pi o meno specializzato;
- Alle modalit, in migrazioni volontarie individuali, pianificate o programmate, legali, clandestine.
Le aree di destinazione (Occidente; Paesi del Vicino Oriente ricchi di risorse petrolifere, Paesi
industrializzati dellEst asiatico) sono quelle in cui pi elevato il livello di reddito, maggiori sono
le opportunit di occupazione, e che le aree di provenienza sono quelle in cui il reddito basso,
scarseggia il lavoro, il sistema produttivo non ancora sviluppato.
Le migrazioni sono alimentate non dai pi poveri del globo, piuttosto da coloro che non si
accontentano del lavoro del luogo di residenza e che hanno conoscenza dellesistenza di opportunit
migliori fuori del proprio Paese.
Tra i fattori che influiscono nella scelta dellarea di destinazione troviamo le affinit di ordine
culturale, affinit linguistiche, motivazioni storico-politiche; prossimit geografica.
I flussi migratori internazionali subiscono forti accelerazioni e forti frenate a seconda
dellandamento delleconomia nelle varie aree del mondo, che si ripercuote inevitabilmente sul
mercato internazionale del lavoro.

Capitolo 7
Geografia delle complessit urbane
Quando si parla di citt generalmente si intende qualcosa che non sia campagna, e pertanto il
villaggio, il borgo e la borgata sostanzialmente sono considerati campagna. Tuttavia le aree
suburbane e rururbane ( non ancora pienamente coperte dalledificato e in cui sono presenti segni
attivi di agricoltura) non sono pi considerate campagna. La soglia tra citt e campagna deve
essere trovata nella densit delledificato o della popolazione residente. Laggregazione di pi
soggetti allinterno di un territorio ristretto, quale quello urbano, da vita a quelle che oggi
chiameremmo economie di agglomerazione dette anche economie urbane. La condivisione dello
spazio insediativo diventa un elemento di rafforzamento della comunit che viene a crearsi, in
quanto si ottengono dei vantaggi che non si avrebbero se si restasse isolati, rendendo maggiormente
produttive talune attivit economiche. Le prime citt risalgono a 5000 anni fa, in mesopotamia e
lungo la valle del nilo, non a caso vicino a importanti corsi dacqua, fondamentali non solo per
lirrigazione, ma anche per i commerci tra la costa e le acque interne. Tuttavia bisogna aspettare la

rivoluzione industriale per osservare una vera e propria rivoluzione urbana, con londra che divent
la prima vera metropoli dellera contemporanea.
Il fenomeno urbano deve essere letto attraverso i suoi legami con il territorio. Secondo Umberto
Toschi negli anni 30, c una doppia definizione di citt, presa singolarmente e prese come unit di
una distribuzione, si pu parlare infatti di poleogeografia, cio una geografia della citt, che si
occupa della morfologia urbana e di una geografia delle citt che consiste nello studio della
distribuzione delle unit urbane nei rapporti di interdipendenza con lambiente geografico naturale e
umano.
Nel corso degli anni 50 il funzionalismo diventa un punto di riferimento obbligato per chi si occupa
non solo di geografia urbana, ma di tutti i fenomeni che mettono in atto relazioni orizzontali tra gli
elementi di un territorio. Questo porter alla definizione di citt come luogo in cui si creano forze in
grado di generare e attrarre flussi da e verso gli altri centri. Per misurare lestensione di tali
fenomeni si fa riferimento a modelli teorici ed analisi empiriche in grado di ricostruire i campi di
forza in gioco. Con tali analisi si tenta di delineare i confini entro i quali la citt serve a s stessa e i
confini entro i quali entra in relazione con i centri minori o altre citt.
La citt sar quindi suddivisa in:
-

Umland: corrisponde allarea dei pendolari cio quellarea allinterno della quale possibile
misurare gli spostamenti giornalieri per motivi di lavoro o studio.
Hinterland: generalmente pi ampio dellumland, lhinterland larea degli spostamenti
pendolari saltuari verso il centro urbano pi importante che si innescano per acquistare beni
o utilizzare servizi non reperibili nei centri minori. Viene usato sesso per delineare la cintura
di centri che fungono da aree residenziali per i lavoratori che si recano giornalmente presso
il centro pi importante, ma che svolgono anche funzioni produttive o commerciali
decentrate dal centro urbano.
Area di influenza: la distanza massima che raggiunge la capacit di attrazione di una citt
ed pi sfumata nellestensione rispetto alle prime due.

La citt sviluppa i suoi rapporti funzionali sino a formar una vera e propria citt-rete integrando
allinterno di essa confini esterni alla citt, attingendo al territorio che la circonda. Unintegrazione
ce non esclude una successiva inclusione di tali aree mediante il fenomeno della conurbazione cio
della saldatura di citt e centri minori, diventando dapprima una citt sistema e successivamente una
metropoli, per poi sfociare ingrandendosi sempre di pi in megalopoli. Anche se non si giunge alla
megalopoli un centro di maggiore importanza potr essere riconosciuto come regione urbana o
come area metropolitana. La citt, pur lontana dalle metropoli e aree metropolitane, e pur potendo
assolvere autonomamente alla maggior parte delle funzioni, non resta isolata, ma tocca altre citt
per completarle. Si parla quindi una rete di citt, integrando le proprie funzioni per giungere a
sistemi di citt.
Le economie urbane
I processi di crescita urbana sono determinati da processi economici e sociali di causazione
circolare e cumulativa, ossia il meccanismo centripeto di attrazione di flussi materiali e immateriali,
che creano una concentrazione di produzione-consumi tale da attrarre altri investimenti e quindi
altri processi produttivi, con una crescita continua. Ci che determina vantaggi nella concentrazione

delle attivit economiche e che porta alla crescita della citt sono particolari economie di
agglomerazione che nel caso delle citt prendono il nome di economie urbane. Queste sono
particolari economie di scala per le quali solo raggiungendo una dimensione urbana adeguata si
ottiene il massimo dellefficienza. La citt e la regione urbana in questo modo funge da serbatoio di
manodopera nelle attivit commerciali, industriali e di servizio, ma anche il luogo in cui
possibile avere unelevata domanda di beni e servizi provenienti dalla citt stessa e dalle aree
circostanti, e per le citt globali, anche da migliaia di km. Tuttavia le economie di agglomerazione,
possono anche dar vita a rendimenti decrescenti, che conducono a una riduzione delle economie di
scala prodotte dallagglomerazione, divenendo diseconomie di agglomerazione (mancanza di
adeguate politiche urbane che conducono a traffico, congestione dei trasporti e delle comunicazioni,
aumento criminalit ecc..).
Il ciclo di vita delle citt e le trasformazioni urbane
Le citt si trasformano continuamente. Molte di queste notano una circolarit dei processi di
cambiamento e di crescita delle citt e parlano di ciclo di vita della citt stessa. Il ciclo di vita
composto di 4 fasi:
-Urbanizzazione: un processo continuo che consiste nellespansione della citt soprattutto
nellarea centrale, che vede crescere il numero degli abitanti, a danno delle popolazioni rurali.
-Suburbanizzazione: si presenta come un fenomeno di decentramento della popolazione residente
nella fasce periferiche della citt e si manifesta attraverso un incremento della popolazione in tali
aree. E un fenomeno favorito dal miglioramento dei trasporti e determinato dalla ricerca di costi
pi bassi per gli appartamenti, ma anche dal desiderio di sfuggire ad altri aspetti negativi che
caratterizzano il centro urbano quali la congestione, la decadenza di alcuni quartieri e la criminalit.
-Controurbanizzazione: il decentramento porta inoltre alla crescita dei centri urbani di minori
dimensioni in prossimit del centro urbano maggiore. La perdita di popolazione del centro urbano
maggiore spesso riconducibile a una rinfunzionalizzazione della citt, in cui i centri residenziali si
spostano allesterno o nella periferia della citt per lasciare al centro le attivit di servizio. In alcuni
casi il centro della citt o core area diviene quasi area esclusiva per le attivit di servizio. Altre
volte il processo di controurbanizzazione porta alla vera e propria creazione di new town attorno al
centro urbano maggiore. (caso londinese)
-Riurbanizzazione: si ritorna a un processo di urbanizzazione della citt, spesso accompagnato dal
fenomeno di gentrification ossia di una riqualificazione della composizione abitativa di un quartiere
della citt . (esempio, quartiere di harlem new york)

Le funzioni urbane
La funzione di una citt la funzione che la citt assume allinterno di un territorio e che giustifica
la sua nascita.
Bisogna distinguere tra:
-

Funzioni urbane: sono tutte quelle che la citt mette in atto al fine di servire il centro
urbano stesso o i centri urbani che hanno un rapporto funzionale con tale centro. (produttive,
residenziali, amministrative, sociali, commerciali, finanziarie, turistiche)

Specializzazione funzionale: la funzione urbana prevalente, quella per cui la citt si


distingue e che pu essere allorigine della formazione della citt stessa. (es.. citt portuale,
turistica, industriale). La specializzazione funzionale pu essere misurata con quello che
viene chiamato indice del surplus di occupazione. Un centro risulta specializzato se
loccupazione di un determinato settore del centro urbano, supera il valore atteso
delloccupazione di quel settore a livello nazionale.

Le citt moderne prendono vita da una profonda specializzazione delle aree che porta a una
successiva complessificazione delle funzioni, fino a condurle a divenire localit centrali (sono
quelle citt che offrono beni e servizi ai centri circostanti, che dipendono da esse).

Larmatura urbana
Larmatura urbana un sistema di reti. Una rete un sistema di citt che d vita a flussi di persone,
merci e informazioni. Proprio perch si tratta di sistemi tali reti si sovrappongono tra loro pur
appartenendo a diversi ambiti e diversi livelli.
Esistono tre livelli di rete:
-

Primo livello: appartiene alla rete urbana, alla sua organizzazione e gestione, che
rappresentata dalle relazioni che si instaurano tra i centri urbani, di dimensioni diverse con
funzioni diverse.

Secondo livello: la rete di primo livello determinata dalla presenza allinterno della stessa,
di una rete di secondo livello, formata a sua volta da tre reti
o Produzione: riguarda le imprese e le loro reti logistiche che si creano da e verso
limpresa stessa.
o Consumo: riguarda la distribuzione commerciale, dagli ipermercati al negozio al
dettaglio con i servizi connessi.
o Personale: riguarda lindividuo e la sua vita dogni giorno. Ne fanno parti i servizi
alle famiglie, ma la rete personale e ogni individuo ha la propria rete che dipende
dalle proprie esigenze. (scuola, lavoro, svago)

Terzo livello: riguarda la rete delle infrastrutture tecniche, cio le reti di trasporto (strade,
ferrovie) e quelle di comunicazione (telefono, internet).

Allinterno della rete, agiscono dei rapporti di forza che possono essere di tipo:
-

Rete polarizzata: unarmatura urbana in cui un solo centro urbano di grosse dimensioni
catalizza gli altri centri urbani, dovuto principalmente dalla presenza di unelevata quantit
di servizi, dai pi banali ai pi rari allinterno del centro urbano. (Es.. parigi, roma antica
con le strade consolari)
Rete gerarchica: per rete gerarchica intendiamo una distribuzione ordinata di centri urbani
in cui ogni centro assume un certo numero di funzioni urbane e serve unarea di dimensioni
proporzionali ai servizi offerti. I centri che offrono servizi pi banali sono pi numerosi di
quelli che offrono servizi pi rari e vi un solo centro (la localit centrale) che offre i servizi
e i beni pi rari alla regione, la cui estensione dipende dalla portata di questi beni.

Rete complementare: una rete urbana caratterizzata dalla presenza di centri di uguale
livello gerarchico. In tale contesto, non c la prevalenza di un centro sugli altri e, nel caso
di perfetta complementariet, si in presenza di una specializzazione funzionale di ognuno
dei centri. In tal modo si attuano delle economie di scala e di agglomerazione, proprio come
succede con i distretti industriali marshalliani. (es. rete urbana complementare, pianura
padana).

Il modello Christaller-Losch
Walter Christaller nel 1933 afferma che i fattori economici sono decisivi per lesistenza delle citt.
Essi creano rapporti tra centri di taglia e di importanza differente che, a causa di tale interazione, si
distribuiscono in maniera diversificata sul territorio. In base quindi alla maggiore o minore quantit
di servizi messi a disposizione si stabilisce una gerarchia in cui il centro pi importante la
cosiddetta localit centrale che offre beni e servizi centrali alle localit complementari. Il modello
inserito allinterno di uno spazio perfettamente pianeggiante e percorribile senza ostacoli di alcun
genere e in alcun modo possibile in tutte le direzioni. E allinterno di questo spazio disegnata una
armatura urbana costituita da una localit centrale che serve sei localit complementari, che a loro
volta servono altre 6 localit di livello inferiore. Ci si ripete per 7 livelli gerarchici. Ogni localit
avr una sua area di mercato. Questo ben definito da Losch che idealizza il mercato attraverso il
cono della domanda in un diagramma cartesiano dove lorigine degli assi il centro urbano
sullascisse c la distanza e sulle ordinate la domanda di beni e servizi, questultima diminuisce a
mano a mano che ci si allontana dallorigine degli assi, in quanto sulla distanza incidono i costi di
trasporto che, una allaumentare della distanza dal centro urbano riducono la convenienza a recarsi
presso quella localit per acquistare beni o servizi, ci determina la portata del bene o servizio. Chi
si trover fuori dalla portata del bene o servizio per quella specifica localit, si trover allinterno di
unaltra portata per unaltra localit, a indicare che vi un continuum di localit e aree di mercato
con diversi centri urbani.
La dimensione del mercato e quindi la centralit di una citt, dipende dalla sua dimensione
demografica. Il concetto di soglia, come area di mercato minima di clienti che acquistano il servizio
o bene, e la portata massima sono i due concetti alla base della centralit del centro, in quanto se la
soglia maggiore della portata massima del centro, il servizio o bene verr venduto in un centro
gerarchicamente superiore. (metodo dei telefoni regione citt per misurare la centralit)
Il modello di Christaller, stato creato in matrice neoclassica, basata sullequilibrio tra domanda e
offerta di beni e servizi, tuttavia noto che a prevalere lo squilibrio, determinato da particolari
fenomeni che portano una localit a crescere pi che proporzionalmente rispetto ad altre. Inoltre
christaller, nel suo modello non poteva considerare la seguente terziarizzazione delleconomia, e la
modificata portata dei servizi che sono diventati da locali a globali.
Le vie di trasporto e la formazione dellarmatura urbana
Lo studio delle vie di trasporto consente di comprendere meglio la struttura e la genesi
dellarmatura urbana stessa. Larmatura urbana linsieme dei centri urbani allinterno di una
regione. Se da una parte sono i centri abitati a creare la necessit di linee di trasporto, le stesse
spingono i centri abitati a crescere o pongono le condizioni perch possano sorgere nuovi centri. Le

vie di trasporto sono uno dei modi per contenere la frizione della distanza, che si affievolita con
levoluzione delle vie di comunicazione, ma che non stata mai annullata, in quanto i flussi
materiali sono in continua crescita.

La creazione e il miglioramento delle vie di trasporto portano a un ridimensionamento della


distanza economica, che si esprime moltiplicando il costo unitario del trasporto con la distanza
itineraria, dividendo per la velocit di percorrenza del vettore utilizzato. Questo ha ridotto i tempi
di trasporto e ha contribuito a ridurre i costi.
Il modello che cerca di spiegare levoluzione dellarmatura urbana, un modello dal basso
elaborato da Haggett nel 1965, in cui in fasi successive, vengono a formarsi dei centri sempre pi
di numero ridotto ma sempre pi connessi alle vie di trasporto e altri centri complementari staccati
dalle principali linee di trasporto. Tale modello di evoluzione omogenea, spiega solo levoluzione
dellarmatura nei paesi industrializzati con un processo di crescita economica graduale.
Nel modello di sviluppo dallalto utilizzabile per paesi ex-coloniali, larmatura urbana non nasce
dalla struttura delle localit presenti gi allinterno del paese, ma nasce dallesigenza commerciale
dei paesi colonizzatori. Il modello che tenta di spiegare lo sviluppo urbano in questi paesi il
modello di Taaffe, Morril e Gould in cui ad esempio in brasile, c una penetrazione verso linterno
con la creazione di centri di commercio interni, che sviluppano in fasi, fino a divenire
completamente collegati i centri costieri, interni e i centri pi importanti. Il modello di Vance
invece spiega lo sviluppo della rete urbana nei paesi colonizzatori e nei paesi coloniali, legato al
flusso di merci e persone che si stabilisce tra di essi.

La logistica, lintermodalit e i costi di trasporto


I costi di trasporto influenzano la localizzazione dei servizi e la distribuzione dei beni. I costi totali
di trasporto hanno una triplice componente:
-

Costi fissi : sono quelli legato alla costruzione della via di traporto o ai costi di
ammortamento del mezzo di trasporto
Costi variabili: sono soprattutto i costi del carburante e della manodopera, crescono col
crescere della distanza da percorrere o col tempo di percorrenza
Costi di terminale: sono quelli relativi al carico e allo scarico del prodotto dal mezzo di
trasporto

A partire soprattutto dalla met del XX secolo, sono state messe a punto modalit di trasporto in
grado di abbassare i costi unitari di trasporto e ridurre la frizione della distanza. (navi pi grandi,
centri intermodali, trasporto combinato ecc..).
Un modello di riferimento per il trasporto il modello di Hoover del 1948. Secondo questo
modello, ogni mezzo di trasporto ha costi fissi, costi di terminale e costi variabili diversi, per cui
ogni modalit di trasporto viene scelta in base a tali costi fissi/terminale e sulla distanza da
percorrere. (grafico: ordinate costi, ascisse distanza di percorrenza)

Trasporto su strada: ha bassi costi fissi e di terminale, ma costi variabili molto alti, per cui
risulta essere conveniente per le brevi distanze.
Trasporto ferroviario: costi di terminale e costi fissi pi alti, ma costi variabili pi bassi del
trasporto su strada.
Trasporto navale: le economie di scala ottenute grazie a una maggiore quantit di beni
trasportati abbassano notevolmente i costi unitari, per cui questa modalit risulta
conveniente per i trasporti sulla lunga distanza, nonostante i costi fissi e di terminale elevati.

La Citt
La citt assume forme diversificate che derivano da una molteplicit di fattori: pianificazioni a
scopo di difesa, riparo dagli eventi atmosferici, spontanei adattamenti alle condizioni fisico naturali
del sito e delle vie di trasporto.
A partire dallosservazione dei centri urbani e della loro morfologia (la forma della citt individuata
attraverso la sua pianta), si possono individuare dei tipi generali di piante della citt:
-

Irregolare (medievale): in Europa appartiene allo sviluppo medievale. Tale irregolarit della
maglia, per non toglie che la citt medievale abbia comunque caratteristiche di regolarit
simili per tutte consistenti in cinta muraria, castello, cattedrale, piazza, su cui tutte le strade
convergevano.

A scacchiera: tipica della citt romana e utilizzata per la gran parte delle nuove citt che i
Romani operavano allinterno dellimpero. Di forma quadrata era formata con strade di
orientamento nord sud (cardine) e orientamento est ovest (decumano). Alle due strade
principali nord sud e est ovest corrispondevano le 4 porte della citt. La scacchiera viene
riutilizzata in era ottocentesca.

Pianta radiale: si diffonde soprattutto nella citt di fondazione rinascimentale e barocca


come segno deleganza. Ce ne sono pochi esempi di soluzioni urbanistiche di questo tipo,
uno di questi la place de lEtoile a Parigi, da cui si dipartono a raggiera dodici avenues.

Citt lineari: sono quelle che si formano lungo le vie di trasporto. Si tratta di citt che si
avvicinano alle strade di maggiore importanza disponendosi lungo il loro percorso per
sfruttare il vantaggio di posizione.

La rendita urbana
Il valore del suolo urbano o rendita urbana assume un andamento decrescente dal centro della citt
verso la periferia. Tale andamento decrescente determinato dal fatto che la posizione centrale di
una citt (central business district, CBD) generalmente quella pi ambita dalle attivit di servizio e
commerciali, che necessitano di visibilit e pertanto sono disposte a pagare un prezzo pi alto di
altre attivit per localizzarsi al centro. Ci vale finch non sussistono diseconomie di
agglomerazione che possono spingere le attivit a delocalizzare.
Il modello che possibile utilizzare per spiegare tale fenomeno il modello della rendita di
posizione di Von Thunen. La rendita urbana si comporta come la rendita agricola solo che al posto

dei costi di trasporto vi la centralit come fenomeno principale che determina la localizzazione. Le
diverse attivit si localizzeranno in base alla loro esigenza di essere in posizione pi o meno
centrale e in base ai costi che sono in grado di sopportare. Si creer quindi un paesaggio fatto a
anelli concentrici, in cui ogni anello conterr unattivit o una funzione. Il mercato delle aree urbane
avr una diversa elasticit della domanda. Nelle aree centrali la domanda rigida e un
miglioramento dei trasporti ne riduce la rigidit, viceversa nelle aree periferiche.
Eccezioni a tale modello riguardano le diseconomie di agglomerazione al centro, degrado sociale
del centro urbano. Inoltre aree periferiche che si instaurano lungo le vie di trasporto principali
possono assumere valori simili a quelle del centro urbano, in quanto si ottengono dei vantaggi di
posizione.
La creazione di insediamenti periferici pu inoltre seguire logiche speculative dal momento che
laumento demografico, pu condurre a un aumento del valore delle aree periferiche.
Le aree funzionali allinterno della citt
Allinterno di un centro urbano si susseguono concentricamente delle aree funzionali. Il modello
utilizzato per spiegare tale successione di aree il modello di Burgess.
Il modello si basa sullosservazione dal punto di vista sociologico dellorganizzazione della citt,
letta attraverso il paradigma ecologico.
Il modello presenta questa successione ad anelli:
12345-

Core business district


Zona industriale
Zona residenziale operaia
Zona residenziale
Zona dei lavoratori pendolari

Tuttavia questo modello, come altri (settori radiali di hoyt) hanno una schematizzazione a volte
troppo rigida che poco ha a che fare con una organizzazione della citt. Tuttavia il modello a
mosaico di ullmann e harris, propone una diversa organizzazione che nasce da agglomerazione per
le funzioni che traggono vantaggi dalla reciproca vicinanza. Viene quindi a formarsi una morfologia
non schematizzata diversa per ogni citt ma che segue lo schema logico di una localizzazione per
costi rendita urbana e per importanza di centralizzazione.

Capitolo 8
Diseguaglianze territoriali e politiche di sviluppo
Attraverso levidenza delle differenziazioni e degli squilibri nel genere di vita delle popolazioni, a
cui si iniziato a dar peso dagli anni 50, si cominciava a riflettere sulle teorie e sui metodi della
crescita economica e si avviava unintensa attivit di sperimentazione di strategie di sviluppo, in
grado di modificare i divari territoriali.

La crescita economica il processo regolare di accrescimento della capacit produttiva di un


sistema economico e poggia su tre principali elementi:
1. Laccumulazione di capitale che include tutti i nuovi investimenti in attrezzature e risorse umane;
2. La crescita della popolazione da cui discende la forza lavoro;
3. Il progresso tecnologico.
Per Simon Kuznets premio nobel delleconomia, la crescita economica di un Paese lincremento a
lungo termine della capacit di fornire alla popolazione una variet sempre pi ampia di beni
economici, capacit basata sul progresso tecnologico e sui cambiamenti istituzionali e ideologici
che la crescita richiede.
Lanalisi condotta sulla crescita storica del reddito nazionale dei Paesi sviluppati gli consente di
individuare sei caratteristiche comuni:
1. Elevati tassi di crescita del prodotto pro-capite e della popolazione;
2. Elevati tassi di incremento della produttivit totale dei fattori;
3. Elevati tassi di trasformazione strutturale delleconomia;
4. Elevati tassi di cambiamento sociale e ideologico;
5. Tendenza a estendere il raggio della propria azione al resto del mondo, in cerca di mercati e
materie prime;
6. Limitazione di tale crescita economica ad appena 1/3 della popolazione mondiale.
Le prime due caratteristiche costituiscono le variabili economiche aggregate, la terza e la quarta
rappresentano le variabili di trasformazione strutturale, mentre la quinta e la sesta sono fattori
attinenti alla diffusione internazionale della crescita.
Nello sviluppo economico invece non assume rilievo soltanto la disponibilit di beni e servizi
valutabile in termini di crescita economica, ma si aggiungono dei parametri qualitativi che sono
strettamente determinati dal sistema culturale presente nello specifico ambito territoriale di
riferimento. Il concetto di sviluppo quindi mutevole nel tempo e nello spazio, non soltanto per la
naturale propensione al miglioramento dei livelli di vita della popolazione, ma anche in relazione
alla diversa attenzione delle societ verso il conseguimento di nuovi parametri qualitativi.
Il progresso lacquisizione da parte dellumanit di forme di vita migliori e pi complesse, in
quanto associate allampliamento del sapere scientifico e al perfezionamento della tecnica.
La complessit dello sviluppo economico mette in relazione:
- Le risorse esplicite o palesi, che rappresentano le categorie logiche delleconomia (sono la base
per lo sviluppo);
- Le risorse implicite o occulte, che rappresentano le variabili extraeconomiche dello sviluppo
(popolazione e relazioni stabilite con il territorio di appartenenza).
Le variabili economiche, politiche, sociali e geografiche che governano lomologazione (o
unificazione dello spazio) e la differenziazione (o frammentazione dello spazio) sono state descritte
nel sistema socio-spaziale da Antonio Cunha.

Alla base c Gaia, il nostro sistema terrestre, che ha subito le continue trasformazioni della
presenza umana. Al di sopra, il sistema economico sostiene e viene sostenuto dalle forme culturali
che dominano nei diversi territori. Molto potenti sono le relazioni che legano insieme cultura,
economia e politica. Inoltre, troviamo il sistema fisico, che nellera della globalizzazione venne
sostituito dal mercato.

Le principali interpretazioni dello sviluppo e dei divari


Numerosi sono stati i contributi teorici per individuare le cause che avevano determinato
larretratezza di un territorio e quindi il suo mancato sviluppo.
I principali studi devono essere attribuiti a:

- Perroux
Gli elementi principali del suo ragionamento poggiano sullindividuazione delle possibili
caratterizzazioni dello spazio economico (campo di azione dei soggetti economici che innescano
meccanismi di sviluppo squilibrato), che era distinto dallo spazio geonomico o banale (spazio
geografico distinto per caratteristiche fisiche e di popolazione)
Ai contenuti meramente geografici dello spazio geonomico, privilegia lanalisi dello spazio
economico.
I diversi elementi che caratterizzano i due tipi di spazio possono dar luogo a quattro combinazioni:
1. Spazio economico contraddistinto da potenti campi di forze che agisce su uno spazio banale
dotato di alta intensit di elementi geonomici regioni pi sviluppate del globo;
2. Spazio economico contraddistinto da deboli campi di forze che agisce su uno spazio banale
dotato di bassa intensit di elementi geonomici regioni marginali del globo per economia e
popolamento;
3. Spazio economico contraddistinto da potenti campi di forze che agisce su uno spazio banale
dotato di modesta intensit di elementi geonomici regioni con ampie possibilit di sviluppo, ma
bassa incidenza demografica;
4. Spazio economico contraddistinto da deboli campi di forze che agisce su uno spazio banale
dotato di alta intensit di elementi geonomici regioni pi arretrate del mondo. In queste regioni,
per migliorare la situazione bene avviare un polo di sviluppo (intervento esogeno di localizzare
una industria di grande dimensione in unarea periferica, al fine di innescare i meccanismi di
sviluppo.
- Hirschman.
Osserva gli effetti della localizzazione del polo di sviluppo proposto da Perroux, in unarea
arretrata. Lui nota che il polo di sviluppo avvia un processo moltiplicatore di tipo cumulativo,
generatore di nuove opportunit sia dal lato della domanda di beni e servizi sia dal lato dellofferta.

- Myrdal.
Le critiche al modello di polo di sviluppo come soluzione delle diseguaglianze economiche
provengono da Myrdal. Egli propone il modello della causazione circolare e cumulativa, che
focalizza lattenzione sui possibili effetti di sperequazione economica conseguenti a una
polarizzazione delle attivit industriali. Questo modello provocher una concentrazione di attivit
economiche, che tender ad alimentarsi, per la sua capacit di generare economie esterne, in grado
di richiamare nuove imprese, di offrire opportunit occupazionali e quindi una nuova domanda di
beni e servizi, che potr essere soddisfatta da nuove imprese.

Tale processo viene spiegato attraverso due effetti:


1. Effetto di riflusso, ossia il trasferimento di capitale e di altri fattori produttivi verso il nuovo
polo di sviluppo;
2. Effetto di diffusione dello sviluppo, quando il surplus disponibile nellarea centrale avvia forze
centrifughe, che vanno a innescare processi cumulativi in altre aree, precedentemente periferiche.
Tuttavia senza interventi correttivi adeguati, la diversa intensit dei due effetti non potr che
favorire leffetto di riflusso con un aumento della sperequazione e degli squilibri nella regione.

Gli stadi temporali dello sviluppo


Nel 1960, Rostow, e successivamente Fourasti, riflett sulle diverse fasi del processo di sviluppo:
- Stadio preparatorio del decollo (pre-take-off);
- Stadio del decollo (take-off);
- Stadio della maturit e dei grandi consumi di massa.
Entrambi gli autori prendono in esame levoluzione economica dei Paesi dellEuropa occidentale e
dellAmerica settentrionale, a partire dal 1780.
Nelle societ tradizionali prevale lattivit agricola, mentre modesta la quota di occupazione nelle
attivit di trasformazione e di commercializzazione. In seguito, lavvio e laffermazione dellattivit
industriale hanno trasformato la struttura produttiva, con un trasferimento degli addetti
dallagricoltura al secondario e al terziario. Questa modifica ha avviato il processo di trasferimento
della popolazione, dalle campagne alle citt, determinando una poderosa trasformazione territoriale.
Fiedmann nel 1964 fu colui che per la prima volta ha postulato le fasi dello sviluppo:
1. Fase preindustriale, che presenta i diversi centri urbani, i quali svolgono una funzione
dominante esclusivamente sui territori circostanti, ancora dediti alleconomia primaria (staticit
dello sviluppo);
2. Fase dellindustrializzazione incipiente, che sottolinea il predominio di un centro, il quale in
grado di attrarre opportunit economiche rispetto al territorio circostante;
avvio dello sviluppo squilibrato tra centro e periferia.
3. Fase di maturit industriale, che si realizza quando la periferia si scompone e al suo interno si

sviluppano altri centri di crescita strategica che di fatto frenano la predominanza dellunico centro;
4. Fase dellintegrazione spaziale, che mette in evidenza lintegrazione economico-spaziale di
uneconomia.
Il ragionamento poggia sulla trasformazione dellorganizzazione spaziale che deriva
dallevoluzione delle interrelazioni fra i centri urbani e le aree circostanti. Lo spazio economico
viene distinto in quattro tipologie:
1. Un centro urbano-industriale, che concentra risorse materiali e immateriali;
2. Le aree periferiche, economicamente dipendenti dal centro;
3. Le regioni di frontiera, utilizzate per lo sfruttamento delle risorse rinvenute che originano
fenomeni di immigrazione;
4. Le aree periferiche o aree transazionali a tendenza discendete, contraddistinte da declino
economico e emigrazione.

Le principali critiche al modello elaborato da Friedmann si possono sintetizzare in una visione


prevalentemente esogena dello sviluppo. In seguito a queste critiche, lautore propone la teoria
generale dello sviluppo polarizzato, dove cerca di analizzare le complesse dinamiche tra centro e
periferia.
Lapproccio marxista allo sviluppo.
La principale caratteristica delle teorie marxiste legata alla priorit data ai rapporti sociali
internazionali, che determinano su varie scale geografiche condizioni di ineguaglianza. La diversit
dei processi di sviluppo nei vari paesi viene interpretata come manifestazione spaziale dei diversi
processi sociali (economici, politici ed economici)
Questo approccio parte dallanalisi del capitalismo, che ha esteso e rafforzato la sua influenza
tramite la colonizzazione e il costante ampliamento dei mercati, inducendo alla trasformazione delle
societ che diventano sempre pi funzionali a unulteriore affermazione del capitalismo stesso. Da
tale paradigma, discende una visione dello sviluppo in cui la dipendenza delle aree periferiche da
quelle centrali si rafforza sempre di pi.
Per spiegare i meccanismi che alimentano tale processo, la teoria dello scambio ineguale viene
contrapposto alla legge dei vantaggi comparati.
teoria dello scambio ineguale il divario tra i prezzi di scambio che tende ad avvantaggiare il
Paese esportatore di manufatti rispetto al Paese esportatore di materie prime;
legge dei vantaggi comparati il risultato positivo che conseguono due Paesi nel commercio
internazionale, in quanto le reciproche specializzazioni consentono di disporre di beni a prezzi pi
bassi. Ogni paese tende ad esportare quei beni che produce a costi inferiori rispetto al paese
importatore, quando pero aumentano i paesi e si infittiscono i flussi commerciali, si osserva la
graduale eliminazione del vantaggio comparato nei paesi arretrati in quanto sono tutti costretti a
competere per lesportazione di materie prime, danneggiandosi lun laltro e andando a rafforzare i
paesi sviluppati importatori che dalla concorrenza ci guadagnano degli esportatori.

Il sistema mondiale delleconomia capitalista stato analizzato da Wallerstein, che sottolinea come
gli scambi internazionali abbiano dato origine a un sistema-mondo caratterizzato da una forte
gerarchia. In particolare, si distinguono tre dimensioni areali:
1. Il centro, ossia i Paesi e le economie che costituiscono il motore del processo di accumulazione
del capitalismo;
2. La semiperiferia, ossia le aree di pi recente industrializzazione e le regioni agricole inserite
saldamente nei circuiti internazionali commerciali;
3. La periferia, regioni economicamente arretrate, che dispongono di fattori produttivi a basso costo.
Le trasformazioni temporali e spaziali delle relazioni economiche e politico-sociali modellano lo
spazio geografico, determinando profonde o transazioni differenziazioni.
Le caratteristiche fondamentali del sottosviluppo
Lacoste nel suo volume geografia del sottosviluppo ha elencato 14 caratteristiche fondamentali
che contraddistinguono un Paese sottosviluppato, tra cui carenze alimentari, deficit culturale e
sanitario, industrializzazione minima o incompleta Ai primi posti ci sono le difficolt maggiori
per la popolazione, sono infatti le difficolt di sopravvivere che orientano tutte le attivit produttive
e le forme di insediamento. Il prodotto nazionale lordo (PNL) uno degli elementi di valutazione
del sottosviluppo.
Attraverso la misurazione del reddito prodotto, si cercato di rappresentare le regioni del
sottosviluppo e di verificare, nel tempo, i possibili cambiamenti dei singoli Paesi nelle posizioni
internazionali di sviluppo.
A met degli anni 50, il mondo era diviso in:
- Primo mondo (Paesi a economia capitalistica);
- Secondo mondo (Paesi a economia pianificata);
- Terzo mondo (tutte le regioni arretrate).
In seguito i paesi del terzo mondo vengono classificati in:
- Paesi meno sviluppati;
- Paesi in via di sviluppo.
In ogni caso le classificazioni possono variare in base allistituto che effettua la classificazione.

Gli orientamenti dello sviluppo


Le politiche di sviluppo si sono mosse lungo quattro linee di pensiero: della modernizzazione, della
dipendenza, dello sviluppo alternativo, delle necessit primarie.
Negli anni 50-60, il paradigma della modernizzazione sosteneva la necessit e lurgenza di favorire
lo sviluppo con labbandono dei valori tradizionali, mediante lindustrializzazione e la relativa
crescita economica. Lassenza dei necessari fattori di produzione, in particolare capitale e
tecnologia, rendeva indispensabile la presenza di un investitore straniero, in grado di individuare su
quali settori concentrare la produzione. Le possibili intese venivano di fatto orientate dai pregressi
rapporti di colonizzazione o vicinanza geografica, che pero potevano anche provocare insidiosi
elementi di conflittualit. La neo-colonizzazione la persistenza di relazioni di dipendenza
economica e sociale che legano ancora un Paese indipendente al Paese straniero che lo aveva

precedentemente colonizzato.
Alla fine degli anni 60 e ai primi dei 70, la teoria della dipendenza si contrapponeva al paradigma
della modernizzazione. Il ragionamento poggiava sullorigine del sottosviluppo, causato dal
mercantilismo e dal colonialismo. Le regioni del Primo mondo avevano orientato i destini dei paesi
del Terzo mondo per innalzare quelle produzioni di materie prime agricole e minerarie necessarie
per incrementare i livelli di sviluppo dellOccidente. Attraverso il commercio internazionale, i Paesi
sottosviluppati dipendevano dai Paesi avanzati per ingenti quantit di trasferimenti in termini di
investimenti, prestiti, informazioni, tecnologie. Inoltre, i Paesi sottosviluppati dovevano trasferire
valuta sia per compensare i differenziali dei prezzi di scambio sia per restituire i debiti contratti.
Inoltre cera anche un drenaggio di risorse umane e di capitali, senza i quali un territorio inibito
nel suo sviluppo.
Negli anni 70, si affermavano la teoria dello sviluppo alternativo e la teoria delle necessit
primarie. Con lo sviluppo alternativo si voleva sottolineare che i grandi investimenti in tecnologie e
industrie non erano in grado di veicolare le trasformazioni necessarie, perch lontane dai bisogni e
dai livelli di conoscenza della popolazione locale si doveva porre lattenzione su interventi in
grado educare la popolazione ad autogestire il progetto di sviluppo. E infatti sviluppo alternativo
considerare prioritario intervento di sviluppo teso a soddisfare i bisogni reali della popolazione nel
suo contesto territoriale.
Per la teoria delle necessit primarie , sempre negli anni 70 era necessario intervenire
immediatamente per eliminare le cause prime della povert (fame, sete, poca sanit).
Laspetto fondamentale che caratterizza queste due teorie rispetto alle precedenti la visione dal
basso dello sviluppo, ossia una visione che parte dalle condizioni reali di vita della popolazione e
dal contesto tradizionale di riferimento, che aiutato e rispettato pu consentire un graduale
cambiamento. Indipendentemente dalle forme istituzionali dei Paesi arretrati, ogni intervento deve
essere concordato con il governo locale. Per migliorare la situazione, sono state attuate grandi opere
che hanno richiesto progettazioni e investimenti dallestero, ma dallinterno hanno ricevuto grandi
quantit di manodopera.

Capitolo 9
Questione ambientale e sostenibilit
La Dichiarazione del Millennio mirava a riaffermare gli scopi dellONU allinizio del nuovo
millennio e a definire obiettivi finalizzati alla gestione sostenibile delle risorse e alla soluzione dei
problemi legati allo sviluppo.
Questo deve tener presente che il sistema terra composto da:
- Sistema naturale, che fornisce le risorse acqua, cibo);
- Sistema socio-economico, che traduce, spesso, queste risorse in scarti. Allinterno di questo
sistema, la distribuzione dei fattori della produzione concorrono a creare vari tenori di vita diversi.
Per riequilibrare i rapporti di questi sistemi, bisognerebbe pensare in termini di co-evoluzione tra

ambiente, economia e societ.


Lo sviluppo sostenibile il rapporto equilibrato tra sistema socio-economico e sistema ambientale.
Si tratta di un tipo di sviluppo che soddisfa i bisogni del presente senza compromettere la capacit
delle generazioni future di soddisfare i propri.
Questo rapporto equilibrato pu esser raggiunto anche tramite la capacit di carico, cio la quantit
di biomassa che pu essere sostenuta allinterno di un sistema e che non deve essere superata ci
viene misurata dallimpronta ecologica, cio la misura dei consumi individuali espressa in ettari di
territorio.
Malthus ha affermato che in atto uno squilibrio tra risorse alimentari e popolazione, poich la
produzione di alimenti cresce nel tempo in progressione aritmetica, mentre la popolazione in
progressione geometrica ( non considera per laumento dovuto alle tecnologie) la soluzione
consiste o nellaumento della produzione di alimenti o nella diminuzione della pressione della
popolazione.
Hubbert ha dimostrato che vi sono dei limiti fisici alle risorse, affermando che la produzione
mondiale di petrolio avrebbe avuto un picco intorno allanno 2000, per poi calare nei successivi 100
anni (come effettivamente in corso).
Boulding affronta il problema delle risorse considerando la teoria dei sistemi.
Esistono tre sistemi:
1. Aperto: hanno scambi di materia e energia con lesterno;
2. Isolato: non hanno scambi;
3. Chiuso: hanno scambi sono allinterno.
Paragona la terra a una navicella spaziale, dove gli occupanti hanno a disposizione una limitata
quantit di cibo e ossigeno che devo utilizzare.
Lui stesso introduce il concetto di entropia, cio la misura del disordine in un sistema o la misura
dellenergia non pi utilizzabile allinterno di un sistema, non perch venga distrutta, ma perch
viene convertita in energia a bassa utilit.
La crescita economica, misurata generalmente attraverso il PIL, un indicatore di quantit (di
cambiamento), mentre lo sviluppo un indicatore di qualit di cambiamento, che include il
benessere, la crescita del reddito, delle condizioni di salute, di struzione.
Hardin, relativamente allo squilibrio tra risorse e popolazione, afferma che la tragedia dei beni di
propriet comune, quali i beni ambientali, sta nel fatto che potendo essere accessibili a tutti senza
pagare un prezzo, sono sfruttati oltre i limiti secondo lui necessario dotare di un prezzo
lambiente, attraverso politiche di comando e controllo (affidate alleconomia ambitale), in modo da
rendere pi oneroso inquinare e spingere verso azioni compatibili con lambiente.
Il club di Roma tenta di rispondere alla questione se il processo di crescita in atto sia o no
compatibile con lo sviluppo umano e sociale e se sia sostenibile, mettendo in relazione varie
variabili che non soddisfano molti. Il risultato a cui si arriver sar un improvviso declino del livello
della popolazione e del sistema industriale, a meno che non si riuscir a trovare nuovi risorse o
nuove tecnologie.
Tra coloro che sostengono che vi sono dei limiti biofisici alla crescita perpetua e che la crescita
economica non sinonimo di sviluppo, vi Daly, che parlando di economia ecologica, sostituisce il
PIL con LISEW, cio un sistema di contabilit alternativo in grado di escludere dal calcolo del PIL
le voci che sono delle perdite dal punto di vista della sostenibilit e dellambiente.

Il concetto di sviluppo sostenibile si sostanzia con la Commissione Brundtland, la quale chiarisce


che soddisfare i bisogni significa assicurare ai poveri la loro parte di risorse per sostenere la
crescita. Inoltre si afferma lequit sociale, cio leguaglianza che scaturisce anche da una pi giusta
distribuzione delle risorse tra generazioni presenti e future.
Il raggiungimento e il mantenimento della sostenibilit ottenuto mediante la conservazione del
capitale naturale prima e dopo dei processi di produzione e di trasformazione.
La sostenibilit pu essere descritta da due modi di interpretarla diversi:
- Pensiero Debole: il fallimento del mercato nel campo ambientale esiste e deriva da soluzioni
allinterno del mercato, come i prezzi-ombra; inoltre il capitale naturale costante ottenuto con il
capitale prodotto dalluomo.
Politiche win-win sono politiche che tendono a risolvere i problemi ambientali attraverso la
soluzione dei problemi di sviluppo economico.
- Pensiero Forte: il sistema ambientale non deve essere modificato si deve puntare su fonti di
energia rinnovabili, sul riciclo La sostenibilit viene raggiunta attraverso il mantenimento del
throughout da parte dellecosistema, cio non deve essere indebolita la capacit dellecosistema di
sostenere lentropia dei flussi fisici di materia e energia.
Politiche eco-eco sono politiche che mettono sullo stesso piano il livello economico e quello
ecologico.
La curva ambientale di Kuznets la rappresentazione della relazione tra reddito pro-capite e
impatto ambientale, in cui questultimo aumenta nelle prime fasi di crescita economica e cala nelle
fasi pi mature.
Il passaggio delle politiche dallambito globale a quello locale avviene mediante politiche bottomup, dal basso verso lalto che coinvolge le forze locali.
Le forme di multilevel governance invece coinvolgono un elevato numero di soggetti e di portatori
di interesse.
Un esempio di passaggio globale locale fornito da Agenda 21, cio un documento
programmatico del 1992 sulle strategie da applicare per raggiungere la sostenibilit nel XXI.
LAgenda 21 Locale prevede che le autorit locali dialoghino con i cittadini, le organizzazioni
locali e le imprese private, creando un consenso in modo da ottenere informazioni per una migliore
strategia e maggiore consapevolezza in merito al raggiungimento dello sviluppo sostenibile.
Le politiche ambientali e le politiche aziendali appaiono essere in perenne opposizione. Secondo
uno schema di classificazione basato sulle capacit manageriale delle imprese di affrontare
ladeguamento alle disposizioni in materia ambientale, latteggiamento pi frequente quello di
tipo adattivo, dove limpresa sceglie di uniformarsi alla legislazione ambientale vigente. Sempre pi
spesso per si assiste ad un atteggiamento reattivo, cio ladesione volontaria delle imprese a
politiche di gestione ambientale, legate ai prodotti eco-compatibili e a incentivazioni per le imprese.
Una classificazione complementare a quella di tipo manageriale quella legata al livello di
innovazione dei processi e dei prodotti che permette di suddivide le imprese in:
- Compatibili, cio quelle che diminuiscono limpatto ambientale utilizzando sistema di
abbattimento delle emissioni;
- Sostenibili, cio quelle che abbattono limpatto ambientale adottando tecnologie pulite, innovando
i processi produttivi e i prodotti.

Il riscaldamento globale linnalzamento della temperatura media della terra causata da attivit
umane attraverso lemissione di gas serra (anidride carbonica, metano, protossido di azoto) che
intrappolano lenergia solare nellatmosfera, o da azioni (come la deforestazione) che impediscono
lassorbimento naturale di tali gas.
Leffetto serra un fenomeno naturale senza il quale sulla terra si avrebbero forti escursioni termice
tra giorno e notte. E il trattenimento della radiazione solare allinterno dellatmosfera, prodotto da
alcuni gas, come lanidride carbonica.
Il problema del riscaldamento globale stato portato avanti dallIPCC, che ha il ruolo di fornire
ampie, oggettive, aperte e trasparenti basi scientifiche sul rischio del cambiamento climatico indotto
salluomo sui suoi potenziali impatti e sulle scelte di mitigazione di questi ultimi. Secondo alcuni
suoi documento, a temperatura della superficie terrestre aumentata tra 0,6 0,8 C durante il XX
secolo.
Gli effetti del riscaldamento globale sono:
- Diretti, come lo scioglimento dei ghiacci nelle calotte polari e linnalzamento del livello dei mari;
- Indiretti, come la migrazione dio uccelli, la salinit nelle acque marine.

Capitolo 10
Pianificare il territorio
La politica del territorio un complesso di attivit riguardanti lutilizzazione de lorganizzazione
delle risorse del territorio e delle forme di insediamento. La politica del territorio non cosa
moderna ma nasce gi nelle antiche civilt e nella stessa Roma antica. La politica del territorio
espressione della coesione e dellefficienza economica e sociale del sistema economico e sociale.
Lorganizzazione del territorio un complesso di azioni di una collettivit volte a utilizzare in modo
razionale il territorio di sua pertinenza. Essa, cos come la politica del territorio, scandita anche
dallaffermazione di una concezione dottrinale che pu essere naturalismo della regione naturale,
possibilismo della regione , volontarismo della regione funzionale, e analisi sistemica che permette
di studiare lorganizzazione del territorio con unattenzione pi ragionata nei confronti
dellecosistema naturale.
Definizione di pianificazione del territorio
La pianificazione del territorio un insieme di azioni che sono predisposte per raggiungere gli
obiettivi di una organizzazione e gestione del territorio, in cui implicito limpegno da parte di
autorit private e pubbliche. La pianificazione deve far parte di un sistema aggregato di pi enti
pianificatori che hanno il compito di agire sullintero territorio disaggregato in un approccio
sistemico. La pianificazione, nelle forme e con le attenzioni che sono alla base dei suoi compiti, si
afferma a grandi linee nelle economie industrializzate o che si avviano allindustrializzazione, tra la
fine del XIX secolo e linizio del XX secolo, in conseguenza della trasformazione significativa
degli assetti urbani. Gli interventi non sono pi rivolti solo allinterno delle citt, ma allinterazione
tra citt e territori circostanti. Si produce quindi un cambiamento nella pianificazione urbana, che
non pi solamente mirata allintervento sulluso del suolo urbano, ma deve tener conto delle
funzioni economiche tipiche della citt e del collegamento tra queste e quelle dellintorno urbano.

La pianificazione rurale invece mirata allintervento sulluso del suolo e a salvaguardare


lambiente rurale. La protezione dellambiente naturale pero va spesso in conflitto con lobiettivo
di sviluppo della produzione agricola e della creazione di occupazione, che sarebbero invece
obiettivi maggiormente inerenti alla pianificazione agricola piuttosto che rurale.
La localizzazione industriale un aspetto di fondamentale importanza nella pianificazione
territoriale, sia nel caso in cui le azioni siano dirette alla localizzazione di impianti in aree che ne
sono sprovviste, sia nel caso in cui siano dirette al recupero economico di are in cui si prodotto o
si sta producendo un declino. La strategia spaziale si estrinseca attraverso la scelta stessa della
dimensione territoriale e delle strutture idonee delle aree verso cui dirigere gli interventi di
pianificazione.
Le scale della pianificazione possono essere diverse a seconda della dimensione spaziale della
stessa:
-

Pianificazione nazionale
Pianificazione regionale
Pianificazione locale

La pianificazione e lambiente
Con laffermarsi delle produzioni industriali basate sulluso intensivo delle risorse naturali, con la
continua e massiccia richiesta di risorse gi conosciute e di nuove risorse hanno comportato
unerosione dello spazio anche in aree considerate uniche dal punto di vista ambientale. Si inizi
quindi la costituzione dei primi parchi naturali, (nel caso italiano ammontano a quasi il 5% del
territorio) che stato un esempio di pianificazione ambientale, tesi a tutelare unarea specifica,
limitando o interrompendo le attivit economiche e le trasformazioni del paesaggio in quella
determinata area. E innegabile quindi la necessit di unazione pianificatoria e programmatica dei
sistemi territoriali pi attenta allindividuazione delle condizioni ecologiche e non solo di quelle
economiche.
Valutazione dImpatto Ambientale (VIA)
La VIA, valutazione dImpatto Ambientale, una procedura di tipo tecnico la quale costituisce
strumento per individuare, descrivere, ma soprattutto valutare gli effetti sullambiente e sul
territorio di localizzazioni di strutture e infrastrutture e/o di attuazione di progetti. Lo scopo quello
di eliminare o minimizzare gli impatti che dovessero essere valutati negativamente per lambiente
stesso. Lanalisi del VIA pi duttile e flessibile soprattutto rispetto allanalisi costi benefici,
poich prevede oltre alla monetarizzazione, una analisi delle componenti sociali interessate. I
progetti interessati dal via possono essere sottoposti obbligatoriamente a valutazione o
discrezionalmente.
La VIA prevede tre momenti di indagine: 1) identificazione dellimpatto 2) elaborazione delle
strategie 3) valutazione delle alternative che pu comprendere anche la non realizzazione del
progetto.
La VIA ha sostituito:
- lanalisi costi benefici, che presentava degli inconvenienti in quanto monetizzava le conseguenze

determinate dalla costituzione di una determinata opera, e non considerava in modo adeguato i
benefici che potevano essere molto dilazionati ne tempo.
-la redazione di bilanci ecologici territoriali, in cui vengono valutate e quantificate le emissioni
inquinanti ed i consumi di risorse della regione presa in esame, allo scopo di verificarne il grado
rispetto al carico ambientale sostenibile.
Valutazione Ambientale Strategica (VAS)
La VAS ha il compito di permettere di individuare quali siano gli obiettivi strategici da raggiungere,
e gli strumenti e i modi per raggiungerli, con lassistenza dei governi locali.
Pianificazioni di tipo top down : la pianificazione dallalto verso il basso, inteso come gerarchia
di territori
Pianificazioni di tipo bottom up: la pianificazione dal basso verso lalto, inteso come gerarchia di
territori
Le esperienze di pianificazione regionale
OLANDA - Randstad Holland: definita anello urbano con il cuore verde, questarea racchiude le
principali citt con funzioni di livello internazionale e nazionale in Olanda. Amsterdam, centro
culturale e finanziario, Rotterdam principale porto deuropa, LAja, capitale, Utrecht, centro
fornitore di servizi di rango nazionale.
Piano Delta: era un piano che tendeva alla sistemazione dei tre grandi fiumi dei Paesi
bassi, in cui era previsto un ermetico sbarramento dei bracci del delta.
GERMANIA Bacino della Ruhr: unarea di oltre 4000 km2 caratterizzata dalla presenza di
risorse carbonifere che hanno permesso laffermarsi dellindustria carbonifera in europa a partire
dal XIX secolo, ha subito numerose pianificazioni maggiormente di tipo industriale in quanto
nellarea di influenza del settore carbonifero si sono agglomerati servizi di trasporto apposito, e
numerose imprese carbonifere con imprese di servizi correlate.
USA pianificazioni sui bacini idrografici della Tennesee Valley authority: ha costituito a partire
dagli anni 30 del novecento unesperienza pianificatoria indirizzata allo sviluppo di aree arretrate,
sulla scia della dottrina keynesiana. Essa era basata sostanzialmente allo sviluppo delle risorse
idriche, con speciale attenzione alla pianificazione pi ampia dei bacini fluviali.
GRAN BRETAGNA New Town: la creazione di nuove citt pianificate per decongestionare le
citt pi grandi. Avevano uno schema di modello urbanistico con linee ben precise basato su un
centro amministrativo e commerciale, circondato da quartieri residenziali con parchi e aree agricole
e villette a schiera con giardino.
FRANCIA Le villes nuovelles: sulla scia delle new town britanniche. Con esse si intendeva
rispondere alla necessit di liberare spazi interni alla citt di parigi, con uno spostamento della
popolazione verso lesterno. Il piano prevedeva la nascita di 8 citt satelliti con una distanza di 15-

35 km dal centro, con lo scopo di migliorare lintegrazione tra residenza, attivit ricreativa, servizi,
lavoro e qualit dellambiente.

Capitolo 11
Cartografare la complessit
La cartografia tematica la rappresentazione dei fenomeni fisici e socio-economici presenti nel
territorio. Questa ha un forte legame co la geografia economica. Nello studio della rappresentazione
e interpretazione dei fenomeni territoriali e della loro complessit, si passati da una realizzazione
manuale di carte, tutto sommato semplici in cui i fenomeni venivano semplicemente rappresentati,
alla realizzazione di analisi effettuate attraverso carte che ci che chiamiamo analisi spaziale .
Questultimo passaggio stato reso agevole dalla comparsa della cartografia automatica, realizzata
con specifici programmi informatici utilizzati nella creazione dei GIS (geographic information
system) o sistemi informativi geografici. Per lanalisi dei fenomeni territoriali attraverso i gis si va
spesso ad attingere a risorse matematico statistiche. Prima dellavvento dei GIS, affinch le carte
funzionassero davvero come strumento di ricerca e non come prodotto della ricerca si aveva
bisogno di grandi sforzi che implicavano un impegno elevato e congiunto di molti soggetti. I GIS
hanno reso possibile la gestione tecnica autonoma del dato statistico e del dato cartografico.

La cartografia tematica
La carta una rappresentazione ridotta approssimata e simbolica della realt, che attraverso luso di
proiezioni geografiche , viene riportata su una carta una porzione superficiale terrestre. La carta
tematica invece una rappresentazione cartografica di uno o pi fenomeni, diversamente distribuiti
in una regione o su un territorio (conformazione geologica, clima, popolazione, precipitazioni,
comunicazioni)

Le carte tematiche in base ai dati rappresentati si distinguono in:


-

Carte tematiche che rappresentano fatti concreti o carte di posizione


Carte tematiche che si fondano su dati astratti, derivati da medie o da altri rapporti e riferite
ad aree nelle quali manca unimmediata corrispondenza tra simboli e fenomeni
rappresentati.

In base alla temporaneit del fenomeno:


-

Carte statiche che sono la rappresentazione di uno stato;


Carte dinamiche che sono rappresentazioni dellevoluzione temporale di un fenomeno.

Ci che ci interessa studiare la rappresentazione dei fenomeni su diverse carte definite in base
al tipo di dati utilizzati:

Carte per punti : sono utilizzate nella rappresentazione di fenomeni discreti, cio quei fenomeni
non continui sul territorio, ai quali possibile associare una posizione nello spazio. I punti utilizzati
possono avere valore singolo o di aggregazione. I simboli utilizzati sono pittogrammi, ideogrammi,
simboli, segni convenzionali e simboli proporzionali. Pur potendo utilizzare un gran numero di
figure, una maggiore precisione data dallutilizzo di figure geometriche come cerchi, quadrati e
triangoli che possono essere anche proporzionati facilmente al valore del punto. Trasformando i
singoli elementi del fenomeno in punti possibile desumere oltre alla struttura (modo di disporsi
degli individui gli uni rispetto gli altri) , anche la densit ( rapporto tra il numero di individui e
larea presa in considerazione) e la dispersione (posizione degli individui rispetto allarea
considerata d=popol./superf ).
Carte per linee: attraverso di queste vengono rappresentati fenomeni lineari (strade, corsi dacqua,
ferrovie, linee elettriche) . Ci che interessa non la rappresentazione delle linea in s stessa, ma le
connessioni di questa, della quantit di flussi che si generano tra questi elementi, della direzione dei
flussi. La linea pu essere impiegata per sintetizzare la struttura di una rete di trasporto o di
comunicazione, come nel caso in cui si voglia mostrare la composizione della rete ferroviaria o le
destinazioni di una compagnia aerea. In questultimo casi si utilizza il grafo. Il grafo serve a
valutare maggiormente la qualit di una rete (trasporti, comunicazioni), trascurandone la lunghezza
.Il grafo una figura geometrica composta da nodi e archi con la quale possibile rappresentare
una rete e studiarne la sua qualit. Esso misura anche la connettivit (qualit dei legami di un nodo
con un altro nodo) e laccessibilit ( possibilit maggiore o minore di un nodo di essere raggiunto
dagli altri nodi del grafo). Un grafo perfettamente connesso e accessibile quando tutti i vertici
sono legati tra loro. Per le vie di trasporto si utilizza solitamente il grafo ad albero, mentre per le
comunicazioni il grafo polarizzato. Per misurare la lunghezza del percorso possibile farlo
dividendo laccessibilit del nodo per il numero dei vertici totali del grafo. Attraverso luso delle
linee anche possibile rappresentare lintensit dei flussi di persone o di beni tra una localit e
unaltra e ed possibile cartografare tale flussi attraverso un arco di spessore proporzionato al
flusso stesso.
Altra misurazione quella della quantit di flussi fra un nodo e tutti gli altri nodi, ma per compiere
questo tipo di misurazione pero, si deve costruire un grafo a circuiti e una matrice origine
destinazione. Attraverso questa possibile valutare qual il centro che attrae maggiormente i flussi
provenienti dagli altri centri, cio il centro di attrazione
Carte per aree: le carte per aree sono utilizzate per rappresentare fenomeni che possibile
circoscrivere o misurare allinterno delle aree. Possono essere di due tipi:
carte di posizione: collocano sulla carta un fenomeno ubicato in unarea precisa che sar di
dimensione e di forma dellestensione del fenomeno che si va a rilevare.
carte a mosaico: sono derivate da rapporti tra il fenomeno da descrivere e larea considerata, oppure
da medie di valori contenuti nellarea stessa. (es.. resa agricola di una superficie) . Nelle carta a
mosaico o coroplete, vengono utilizzate delle classi di valori, non superiore a 8 o 10, che
raggruppano pi valori. Possono essere utilizzate ad esempio per evidenziare la densit di una
determinata zona.

Carte per superfici : rappresentano le superfici topografiche, che si riferiscono alla morfologia del
territorio. Con queste possono essere rappresentati fenomeni morfologici, metereologici, e anche
economici (costi di trasporto). Queste carte legano fra loro fenomeni continui che vengono
rappresentati con piani quotati, attraverso le curve d livello o isoipse. Le curve di livello sono il
luogo geometrico, cio linsieme dei punti con una determinata quota. Lequidistanza, il dislivello
tra una isolinea e unaltra.

La cartografia automatica e i sistemi informativi geografici


La cartografia automatica deriva tutte le sue funzioni dallapparato tecnico e teorico della
cartografia e della cartografia tematica in particolare, per sfociare nei CAM (computer aided
mapping) che sono programmi cartografici che utilizzano dati cartografici e dati attributo.
(questultimi sono dati numerici o alfanumerici univochi che identificano i dati cartografici,
racchiusi in un database) . I dati possono essere dati RASTER, cio immagini digitali composte da
pixel, o dati VETTORIALI, cio immagini digitali i cui elementi sono ottenuti utilizzando coppie di
coordinate cartesiane. Vi sono molti programmi di cartografia automatica, tra cui ricordiamo il
GRASS (geographic resources analysis support system).
IL GIS
Il GIS (sistema informativo geografico) un sistema di software, hardware, dati e persone che
raccolgono, registrano, analizzano, e distribuiscono informazioni sulle aree del pianeta.
Lattivit del GIS pu essere suddivisa in quattro momenti:
1) Descrizione: serve a evidenziare i caratteri variabili, cio a mostrare le dinamiche che si
sviluppano sullecumene.
2) Spiegazione: la fase interpretativa, in cui i GIS forniscono una visualizzazione, anche
dinamica.
3) Predizione: la fase in cui vengono predetti determinati fenomeni, che possono essere di
natura metereologica, o anche economica (geomarketing).
4) Giudizio: il GIS diventa un sistema di supporto alle decisioni di tipo spaziale. Grazie
allelevata quantit di informazioni che il GIS mette a disposizione, il giudizio e le decisioni
che devono essere prese, diventano pi agevoli.

IL Geomarketing
Il geomarketing uno strumento di supporto alle decisioni aziendali, che permette di effettuare
scelte corrette, in campi economici spaziali, tra cui la localizzazione delle imprese e la distribuzione
dei prodotti. La variabile di riferimento pi importante il costo di trasporto, che ha contribuito
molto alla distribuzione di prodotti sul territorio, da parte del marketing. La variabile territoriale
diventa quindi fondamentale per le decisioni di marketing mix (nella distribuzione e nella
comunicazione) e retailing mix (nelle gestione delle vendite). Pu fornire informazioni riguardo la
localizzazione dei clienti e dei concorrenti, del bacino di utenza reale e potenziale, le direttrici dei
flussi di acquisto e di vendita.

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