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EMN European Migration Network

Limpatto dellimmigrazione sulla societ italiana

ROMA DICEMBRE 2004

A cura di IDOS - Punto di Contatto Nazionale nellambito dellEMN Premessa di Anna M. DAscenzio Con il supporto di Caritas Italiana e Ministero dellInterno Carmelita F. Ammendola (Ministero dellInterno) Oliviero Forti (Centro Studi e Ricerche IDOS) Franco Pittau (Caritas Italiana) Antonio Ricci (Centro Studi e Ricerche IDOS)

Supporto scientifico Chiara Mellina

Si ringrazia lquipe del Dossier Statistico Immigrazione (Franco Bentivogli, Alessio DAngelo, Manuela De Marco, Luca Di Sciullo, Delfina Licata) e Susanna Garavini Traduzione Dawn M. Ciano Per informazioni Edizioni Centro Studi e Ricerche IDOS Viale Baldelli, 41 00146 Roma Tel. +39.06.54192.300 fax .252 idos@dossierimmigrazione.it

dicembre 2004 impaginazione: Nuova Anterem, via Sommovigo, 19 00155 Roma stampa: Arti Grafica - Pomezia

Indice
Premessa....................................................................................................... Sommario ...................................................................................................... 1. 1.1 1.2 1.3 5 7

Introduzione..................................................................................... 9 Limmigrazione nel contesto italiano: terminologia e situazione attuale ...... 9 Tipi di materiale raccolto e analizzato ................................................... 12 Problemi relativi alla raccolta e allanalisi del materiale: lacune della ricerca............................................................................. 13

2. Sguardo dinsieme sulla storia e lo sviluppo dellimmigrazione............. 20 2.1 Storia dellimmigrazione: sviluppi dagli anni 70 in poi............................. 20 2.2 Storia dellimmigrazione: sviluppi dal 2000 in poi.................................... 23 3. 3.1 3.2 3.3 3.4 3.5 3.6 3.7 Limpatto dellimmigrazione sulla societ italiana: leconomia.............. Tasse, pensioni e impatto sul sistema del welfare .................................... Immigrati come consumatori ................................................................ Immigrati e mercato del lavoro............................................................. Immigrati come imprenditori etnici ....................................................... Immigrati qualificati ........................................................................... Impatto dellimmigrazione su specifici settori economici .......................... Impatto dellimmigrazione su importazioni ed esportazioni ....................... 25 25 27 28 30 32 33 35

4. Limpatto dellimmigrazione sulla societ italiana: il contesto culturale .......................................................................... 37 4.1 Immigrati e societ civile .................................................................... 37 4.2 Immigrati e contesto culturale: alimentazione; sport; moda; arti e media ... 38 5. Limpatto dellimmigrazione sulla societ italiana: il contesto politico............................................................................ 42 6. Fattori che influenzano in negativo e in positivo limpatto degli immigrati sulla societ italiana ................................... 46 Conclusioni....................................................................................... 49 Bibliografia ...................................................................................... 51 Appendice statistica.......................................................................... 57

Premessa

a Rete Europea per le Migrazioni (European Migration Network EMN) un progetto che si iscrive in un pi ampio disegno della Commissione Europea volto alla creazione di un Osservatorio permanente sullimmigrazione e lasilo. A seguito di diverse iniziative e decisioni di carattere politico, nel dicembre 2001 il Consiglio Europeo di Laeken ha invitato la Commissione a stabilire un sistema per lo scambio di informazioni sullasilo, limmigrazione e i paesi di origine. Di conseguenza, nel 2002 stato deciso di effettuare una fase preparatoria sperimentale della durata di tre anni, al termine della quale, se ne sussisteranno le condizioni, potr essere presentata al Consiglio la proposta per la costituzione di uno specifico Osservatorio sulle migrazioni e lasilo. Attualmente, lEMN costituita dai punti di contatto nazionali rappresentativi di tutti i 25 Stati membri dellUnione Europea. Il suo compito quello di costruire una base per il monitoraggio e lanalisi multidimensionale del fenomeno dellimmigrazione e dellasilo; sono presi, infatti, in considerazione molteplici aspetti: politici, legali, demografici, economici e sociali. Lobiettivo generale perseguito dallEMN quello di dare una risposta attendibile ai bisogni di informazione delle Istituzioni Comunitarie, degli Stati Membri e, nel lungo termine, del pubblico pi in generale, sul tema dellimmigrazione e dellasilo. Il Dipartimento per le Libert Civili e lImmigrazione, di cui sono a capo, detiene banche dati relative allasilo e allultima regolarizzazione degli immigrati ed destinato a svolgere compiti rilevanti in materia di gestione delle procedure a supporto dello Sportello Unico per lImmigrazione (ingresso per lavoro e per ricongiungimento familiare) istituito dalla legge n. 189/02. Di conse-

Premessa

guenza, i dati sullimmigrazione per lavoro e per motivi familiari oltre a quelli sullasilo, che sono gi trattati nellimmediato futuro diverranno notevoli sia dal punto di vista quantitativo che da quello qualitativo. Il ruolo di primaria importanza svolto in materia statistica, con riferimento ai dati ora specificati, fa del Dipartimento per le Libert Civili e lImmigrazione uno dei principali interlocutori della Commissione Europea e dei suoi servizi statistici. Per tale motivo, il coinvolgimento nella Rete Europea per le Migrazioni apparso come il naturale sviluppo delle competenze del Dipartimento in una dimensione comunitaria che , daltronde, dal trattato di Maastricht in poi, quella in cui si decidono le politiche generali dellimmigrazione e dellasilo nellUnione Europea. Fin dallattivazione dellEMN, risalente al 2002, il Dipartimento ha deciso di avvalersi della collaborazione della Caritas, e, in particolare, della Redazione del Dossier Statistico Immigrazione ora costituitasi in Centro Studi e Ricerche IDOS in virt della notevole esperienza maturata in materia di statistiche migratorie, designandola quale supporto tecnico e scientifico alle attivit del punto di contatto nazionale. Tra le attivit programmate per il 2003-2004, lEMN ha avuto dalla Commissione Europea lincarico di elaborare uno studio pilota sullimpatto dellimmigrazione nelle societ dEuropa. Di conseguenza ciascun punto di contatto nazionale ha sviluppato un proprio contributo al progetto globale, a partire dai dati e dagli studi di settore gi disponibili nel panorama nazionale. Lo studio contenuto nel presente volume costituisce il capitolo italiano del compendio delle esperienze di tutti gli Stati membri, che sar curato dellIstituto di ricerca BIVS di Berlino, su incarico della Commissione Europea. Si tratta della prima esperienza organica di ricerca congiunta fra tutti i punti di contatto nazionali che partecipano strutturalmente allEMN. E anche un primo notevole sforzo verso una visione pi organica del fenomeno migratorio e costituisce certamente un importante esempio di collaborazione tra le istituzioni e il terzo settore. Lopportunit offerta da questa breve ricerca unoccasione unica per iniziare ad affrontare le tematiche migratorie in maniera pi consapevole ed informata. Prefetto Anna M. DAscenzo Capo del Dipartimento per le Libert Civili e lImmigrazione

Sommario

Italia nel corso di tre decenni ha subto profondi mutamenti passando da paese di emigrazione (ancora oggi gli italiani residenti allestero sono circa 4 milioni) a paese di immigrazione. Dal 1970 ad oggi, i cittadini stranieri regolarmente soggiornanti sono decuplicati e il ritmo di crescita non sembra arrestarsi. Nel 2003, a seguito dellultima regolarizzazione, sono stati sanati quasi 700.000 lavoratori extracomunitari che si sono aggiunti al milione e mezzo gi presente determinando in questo modo una popolazione straniera totale, inclusi i minori, di circa 2,5 milioni di individui. Si tratta di cifre importanti che delineano un quadro complesso allinterno del quale si muovono individui provenienti da oltre 191 paesi del mondo ed in particolare dallEuropa Centro Orientale (Romania, Albania e Ucraina), dallAfrica Settentrionale (Marocco), dallEstremo Oriente (Cina) e dal Subcontinente indiano (Pakistan, India, Sri Lanka). Siamo di fronte ad un fenomeno di portata storica che impone unattenta analisi e politiche di intervento pi efficaci, in grado di dare risposte concrete a chi decide di stabilirsi in un paese nel quale la popolazione tende ad invecchiare e il mercato del lavoro ha bisogno di manodopera supplementare. Purtroppo si riscontra ancora una certa diffidenza nei confronti di questo nuovo fenomeno sociale. Nonostante la normativa nazionale in tema di immigrazione sia tra le pi avanzate in Europa (T.U. 286/98), nei fatti la sua applicazione risulta ancora difficile. Lutilizzazione del sistema delle quote dingresso appare ancora inadeguata rispetto alle esigenze del mercato del lavoro. Le procedure per lottenimento della carta di soggiorno risultano eccessivamente lunghe e complesse. Lincontro tra domanda e offerta di lavoro si rivela difficile da realizzare, il che rischia di incoraggiare il ricorso al lavoro nero.

Limpatto dellimmigrazione sulla societ italiana

Il fenomeno migratorio sta producendo un diverso impatto nelle varie regioni italiane. E sicuramente pi diffusa la presenza di cittadini extracomunitari nel Centro Nord dove le possibilit occupazionali sono maggiori. Nei grandi centri urbani soggiorna una quota consistente di immigrati ed in particolare nelle citt di Roma (oltre 200.000) e di Milano (oltre 150.000). Purtroppo si registrano difficolt nel reperimento di alloggi che, soprattutto nelle citt, hanno prezzi molto elevati e costringono gli immigrati ad una coabitazione forzata. Diverse ricerche hanno messo in evidenza come la percezione dei nuovi venuti da parte della popolazione autoctona relativamente al fenomeno migratorio non sia negativa, anzi sono stati registrati atteggiamenti pi favorevoli che non in altri paesi europei. Questo avviene nonostante i media continuino a concentrare la propria attenzione quasi esclusivamente sugli aspetti problematici del fenomeno tra i quali limmigrazione clandestina e la criminalit, che costituiscono certamente alcuni dei maggiori problemi relativi a questa realt. Negli ultimi anni sono stati registrati molti progressi nellintegrazione di cittadini stranieri nel nostro paese ad incominciare dallinserimento dei minori nella scuola, che risulta diffuso e sta producendo buoni risultati. Dunque, come si rileva da una ricerca curata annualmente dalla Caritas per conto del CNEL (Consiglio Nazionale dellEconomia e del Lavoro) dal titolo Indici di inserimento territoriale degli immigrati, in Italia ci troviamo di fronte ad unimmigrazione consistente, caratterizzata da una diffusione su tutto il territorio nazionale (anche nei piccoli centri e nelle aree agricole), da un considerevole flusso annuale di ingressi e da un fabbisogno molto accentuato del mercato del lavoro. Ciononostante non si riesce ancora a pervenire appieno ad unadeguata convergenza tra i bisogni degli immigrati e le necessit degli italiani, anche se ormai sono molti i segnali che consentono di andare oltre limmagine dellimmigrato come semplice lavoratore e di considerarlo piuttosto come cittadino di una nuova societ interetnica e quindi dalle prospettive interculturali. Talvolta si parla dellimmigrazione come di un fenomeno passeggero che non mette radici e che tocca solo marginalmente la societ di accoglienza. La realt dei fatti e ancor di pi i dati inducono, invece, ad inquadrare le cose diversamente.

1. Introduzione

1.1 Limmigrazione nel contesto italiano: terminologia e situazione attuale In Italia limmigrazione un fenomeno relativamente recente. Generalmente gli studi a livello internazionale hanno ricondotto lesperienza migratoria italiana al Modello mediterraneo dellimmigrazione. Nel complesso, tale modello si riferisce a tutti i paesi dellEuropa del Sud dove limmigrazione, a partire dai primi anni 70, ha progressivamente sostituito lemigrazione. Il Modello mediterraneo dellimmigrazione e di conseguenza anche il modello italiano - presenta le seguenti caratteristiche: significativo impiego degli immigrati nel lavoro agricolo stagionale e nei servizi, prevalentemente nel settore domestico e nellassistenza alle persone; mercato del lavoro fortemente frammentato; presenza di una componente di immigrazione irregolare, iniziale assenza di leggi sullimmigrazione e successiva adozione di politiche prudenti sullimmigrazione; limitato accesso da parte degli immigrati agli strumenti che favoriscono lintegrazione, anche se garantito dalle leggi vigenti. Il Modello mediterraneo anche caratterizzato da trend demografici negativi e dal crescente fabbisogno di manodopera. Un elemento distintivo del modello italiano rispetto a quello Mediterraneo limpiego degli immigrati anche nel settore industriale.

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I fattori che determinano la migrazione sono comuni a tutti i paesi del mondo (gli squilibri economici, le guerre)1. La peculiare posizione geografica dellItalia la espone contemporaneamente ad una immigrazione regolare e irregolare (con pi di 7.000 km di coste difficili da controllare e quindi di facile accesso). Inizialmente molti immigrati non sceglievano lItalia quale paese di destinazione, ma piuttosto di transito, diretti verso aree geografiche che in passato offrivano maggiori opportunit di inserimento lavorativo e di integrazione sociale. Solo negli ultimi 15 anni limmigrazione in Italia diventata una componente strutturale della nostra societ. Un altro elemento che caratterizza il nostro Paese lassenza di una significativa tradizione coloniale; la mancanza di legami economici e culturali privilegiati con i paesi in via di sviluppo ha contribuito alla presenza di una popolazione di immigrati molto eterogenea al suo interno: nessun gruppo etnico o nazionale presente con numeri significativi. Sin dallinizio limmigrazione in Italia si distinta per un numero elevato di nazionalit e di gruppi etnici, che con il passare degli anni sono aumentati e si sono progressivamente meglio definiti. Alcune aree sub-continentali rivestono comunque maggiore importanza di altre: attualmente le componenti pi consistenti dellimmigrazione in Italia sono rappresentate dai paesi del Maghreb e dallEst Europa. Tuttavia mentre i primi hanno una consolidata esperienza migratoria nel nostro Paese tendente alla stabilizzazione, i secondi, solo recentemente, hanno determinato un considerevole flusso migratorio verso lItalia e sono diventati gli attori principali dello scenario migratorio solo nel corso dellultimo decennio; questo implica, tra le altre cose, che limmigrazione in Italia, tradizionalmente caratterizzata da unimportante componente islamica, si distingue sempre pi per una significativa rappresentanza cristiana2. Per quanto concerne la terminologia, nella letteratura accademica il termine immigrato generalmente utilizzato in riferimento a cittadini stranieri
1 Per il modello migratorio mediterraneo confronta: Pugliese E., LItalia tra migrazioni internazionali e migrazioni interne, Il Mulino, Bologna 2002, p.67; King R., Zontini E., The role of gender in the South European Model, University of Sussex School of European Studies Falmer, Papers n.60, Brighton 2000, pp. 35-52; King R., Fielding A., Black R., The International Migration Turnearound in Southern Europe, in King R., Black R., ed. Southern Europe and New Migration, Sussex Academic Press, Brighton 1997; Boffo S., Il modello Mediterraneo nel quadro delle nuove migrazioni internazionali in La Critica Sociologica, trimestrale a cura di Ferrarotti F. n. 143 144, Roma 2003, pp. 88-104. 2 Pugliese E., op. cit., p.73.

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Introduzione

provenienti da paesi con una forte pressione migratoria (PVS e PET), in contrasto ad una componente straniera proveniente da paesi con una ridotta pressione migratoria (PSA). Tuttavia, non tutti gli studi adottano questa distinzione, che tardivamente diventata parte dellanalisi statistica e del dibattito corrente. In realt, nel linguaggio comune e nel confronto politico, per indicare stranieri provenienti da aree caratterizzate da una forte spinta migratoria, si utilizzano, seppur impropriamente, i termini extracomunitario e cittadino non europeo. A tale questione si aggiunge il pi generale problema concernente la raccolta di dati statistici. Le fonti ufficiali in Italia (Ministeri, ISTAT, CNEL), di cui si parler nel dettaglio pi avanti (par.1.3), non utilizzano criteri omogenei di raccolta, rendendo spesso i dati di difficile comparazione. Attualmente le statistiche sono oggetto di rielaborazioni da parte degli studiosi del settore. Alla luce di ci, si comprende la necessit di dover analizzare con la massima cura ed attenzione i dati statistici disponibili, cercando di coglierne le dinamiche alla base del tema trattato, piuttosto che la specificit dei singoli dati. Il presente studio riguarda gli immigrati che risiedono regolarmente sul territorio e non appartengono a paesi dellUnione Europea (dal 1 maggio 2004). Si tratta dei cosiddetti cittadini dei paesi terzi, che includono differenti categorie (rifugiati, richiedenti asilo, studenti, lavoratori di lungo periodo, lavoratori stagionali), in alcuni casi ulteriormente disaggregate. Quando non stato possibile utilizzare tale criterio, a causa dellassenza di dati di contesto, abbiamo indicato il criterio scelto. Rispetto alla terminologia utilizzata allinterno di tale studio, qui di seguito riportato un breve glossario di aiuto alla comprensione. Immigrati soggiornanti: cittadini non italiani in possesso di permesso di soggiorno. Motivi del soggiorno: Ragioni alla base della concessione del permesso di soggiorno da parte dellautorit competente. Cittadinanza: la concessione della cittadinanza in Italia ispirata al principio dello ius sanguinis (la cittadinanza risulta dallavere uno o entrambi i genitori italiani), come previsto dalla legge 91/1992; solo in un numero esiguo di casi possibile acquisire la cittadinanza italiana attraverso il principio dello iure soli (cittadinanza concessa a seguito di nascita sul territorio italiano). Residenti: cittadini non italiani presenti sul territorio, il cui luogo di residenza registrato presso lanagrafe comunale.

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Immigrati irregolari: stranieri entrati legalmente nel nostro Paese, ma che in seguito non sono stati in grado di rinnovare il permesso di soggiorno e di conseguenza non sono pi in possesso di documenti validi per il soggiorno regolare. Immigrati illegali: stranieri entrati illegalmente nel nostro Paese, violando le procedure per lingresso e il soggiorno. Regolarizzazione: una straordinaria misura amministrativa, che rende possibile ad un immigrato irregolare o illegale di ottenere un permesso di soggiorno attraverso la presentazione di una domanda che rispetti determinate condizioni legate alla residenza e al lavoro. Sanatoria: una straordinaria misura amministrativa che consente ad un immigrato illegale o irregolare di ottenere il permesso di soggiorno attraverso la presentazione della certificazione a dimostrazione della propria permanenza in Italia prima di una determinata data.

1.2 Tipi di materiale raccolto e analizzato Negli ultimi tempi la letteratura prodotta in Italia in tema di immigrazione stata molto ricca ed articolata ed ha riguardato i pi svariati campi di questo fenomeno. Si va da ricerche di carattere sociologico, economico, giuridico e ad indagini statistiche curate da uffici pubblici o centri di ricerca privati fino a vere e proprie indagini di mercato. Da oltre 10 anni vengono pubblicati degli annuari che monitorano la situazione nazionale tra cui il Dossier Statistico Immigrazione della Caritas/Migrantes, che costituisce il primo strumento socio statistico (la prima edizione del 1991) pi aggiornato e completo che circola in Italia. La diffusione di questi studi che in alcuni casi ragguardevole, raggiungendo decine di migliaia di copie, dimostra lo spiccato interesse mostrato, verso questo tema, da ricercatori, operatori pubblici e privati, mondo del volontariato e tutti coloro che si occupano, a vario titolo, di immigrazione in Italia. Da 9 anni la Fondazione Cariplo attraverso il centro studi ISMU ha iniziato a pubblicare il Rapporto sulle migrazioni che annualmente approfondisce alcuni aspetti dellimmigrazione nel nostro Paese come la scuola, il lavoro e la sanit. Di pregevole valore sono gli approfondimenti dellIstituto Nazionale di Statistica (ISTAT) che per non hanno una cadenza periodica. Inoltre, recen-

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Introduzione

temente, le Universit italiane hanno istituito dei corsi di laurea specialistica sul fenomeno migratorio in seno ai quali sono scaturite molte ricerche ed alcune interessanti pubblicazioni. Anche i Ministeri competenti editano periodicamente studi di settore che analizzano molteplici aspetti dellimmigrazione italiana quali il lavoro, la criminalit, il lavoro nero, la scuola, la salute. In particolare sono risultati di grande utilit i materiali prodotti dal Ministero dellInterno che, attraverso il Dipartimento per le Libert Civili e lImmigrazione, si occupa diffusamente della questione migratoria. Ai ministeri si affianca limpegno degli istituti previdenziali (INPS e INAIL) nel raccogliere i dati sulla sicurezza sociale. Per il presente studio sono stati consultati anche lavori provenienti da organismi internazionale quali lUNHCR (United Nations High Commissioner for Refugees), lIOM (International Organization for Migration), lILO (International Labour Office) e le Nazioni Unite (UN - United Nations). Non secondario stato lutilizzo di materiale informatico facilmente reperibile sui numerosi siti che trattano il fenomeno migratorio. Fra questi degni di nota sono: il sito di servizio www.stranieriinitalia.it, le agenzie di stampa www.redattoresociale.it e il sito dellassociazione CESTIM (www.cestim.org).

1.3 Problemi relativi alla raccolta e allanalisi del materiale: lacune della ricerca Di seguito sono indicate le maggiori fonti da cui si attinto per lelaborazione del Pilot Study indicando la tipologia di dati messa a disposizione e i limiti che alcune di esse presentano. Archivio dei permessi di soggiorno del Ministero dellInterno Questo archivio centralizzato dei permessi di soggiorno, alimentato con i dati inviati dalle singole Questure, presenta due aspetti di fondamentale interesse: pu consentire rilevazioni, per cos dire, istantanee in ogni momento dellanno; prende in considerazione una serie di variabili cos numerose, da risultare la base indispensabile per uno studio articolato dellimmigrazione (sesso, paese di provenienza, motivo del soggiorno, provincia di insediamento, classe di et, stato civile);

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una fonte che aiuta a quantificare i nuovi flussi e il loro carattere temporaneo o meno attraverso lestrapolazione dei permessi rilasciati nel corso dellanno a persone venute fisicamente dallestero; consente anche di rilevare a livello nazionale la durata di permanenza dei titolari di permesso di soggiorno; contiene un sottosistema relativo agli addebiti giudiziari, ripartiti per territorio, per nazione di provenienza, per tipo di addebito e, aspetto questo non riscontrabile altrove, anche la titolarit o meno del permesso di soggiorno. Questo archivio presenta, per, anche dei limiti: i minori vengono registrati, a titolo personale, allincirca solo in un terzo dei casi altrimenti, inseriti nel permesso di soggiorno del capo famiglia, non assumono rilevanza statistica autonoma. Tuttavia, per ovviare a questo inconveniente, questo sistema di statisticazione in corso di revisione. Intanto gi nel passato il minore, compiuti i 14 anni, poteva ottenere un permesso di soggiorno a titolo personale e ottenere, quindi, il libretto di lavoro; la tempestivit della rilevazione sconta un prezzo in termine di completezza, in quanto i permessi di soggiorno scaduti e in corso di rinnovo non vengono rilevati; inoltre, per la complessit degli adempimenti burocratici, i nuovi permessi o quelli rinnovati non vengono registrati in tempo reale, per cui leffettiva consistenza dellarchivio si pu rilevare solo a distanza di 5/6 mesi; stato eliminato linconveniente di mischiare i permessi di soggiorno in vigore con quelli scaduti, problema questo che in passato ha causato seri pregiudizi sullattendibilit di questa fonte: dal 1998 il Ministero dellInterno fornisce solo i dati depurati da quelli scaduti; i dati non scendono al di sotto delle aggregazioni provinciali e per questo non sono di aiuto, se non attraverso la mediazione dei dati rilevati dallISTAT presso le anagrafi comunali; essendo un archivio generalista, ma non completo, necessita di un fattore di correzione per arrivare al numero effettivo della popolazione immigrata, inclusiva dei minori e dei permessi ancora in corso di registrazione; i dati da ultimo forniti non distinguono pi tra lavoratori occupati e disoccupati e tra le persone sposate con figli e quelle senza figli.

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Introduzione

Archivio delle iscrizioni anagrafiche (ISTAT) Questo archivio alimentato dallISTAT con i dati messi a disposizione dai singoli comuni sulla base delle proprie anagrafi, alle quali si possono iscrivere i cittadini stranieri titolari di un permesso di soggiorno della durata di almeno un anno e svolgano la loro attivit in un determinato comune. I pregi di questo archivio sono: la disaggregazione a livello di sesso, comune, paese di provenienza; il conteggio distinto dei minori e la loro ripartizione per sesso (ma non per nazione di provenienza disponibile solo in occasione dei censimenti decennali); la relativa celerit per quanto riguarda la loro acquisizione (a distanza di poco pi di sei mesi); la ripartizione dei residenti per classi di ampiezza dei comuni. I limiti di questo archivio sono da riferire alla impossibilit di analizzare altri aspetti (cosa che invece pu essere fatta presso alcune anagrafi comunali in occasione dei censimenti): stato civile, classi di et, anzianit di residenza e motivi del soggiorno; i dati dellarchivio rischiano di essere sovrastimati perch gli iscritti stranieri, al momento di lasciare definitivamente un determinato comune non effettuano la cancellazione. LISTAT cura anche altri archivi: larchivio dei matrimoni misti (tra cittadino italiano e straniero), tenendo conto del comune, della cittadinanza e dellet; le nascite (da uno o entrambi i genitori stranieri), i decessi dei cittadini stranieri nellambito dei movimenti demografici intervenuti nel corso dellanno e lo spostamento di cittadini stranieri da una regione allaltra; larchivio dei denunciati e dei condannati. Collegamento tra archivio del Ministero dellInterno e archivio dellISTAT La lettura incrociata di questi due archivi permette di potenziarne i pregi e di ridurne i difetti. Va ricordato che il numero dei soggiornanti, che include anche

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quelli presenti per breve periodo e perci non interessati alliscrizione anagrafica, maggiore di quello dei residenti. A relativa distanza di tempo, i dati completi dello stesso Ministero e quelli dellISTAT consentono di perfezionare le analisi iniziali e di inquadrare cos, con maggiore vitalit e interesse, le migrazioni come un fenomeno societario in atto. Altri archivi a rilevanza nazionale Ministero del Lavoro (Direzione Generale dellImpiego) Larchivio era strutturato in tre filoni (disoccupati, avviati al lavoro, lavoratori provenienti direttamente dallestero) e conteneva disaggregazioni per provincia e soggetti a numerose disaggregazioni: sesso, nazione, et, grado di istruzione, tempo di attesa, settore di inserimento, qualifica, tipo di contratto. La competenza per questi dati ormai territoriale (spetta alle province) e non stata pi curata la raccolta a livello nazionale. Non neppure pi disponibile la statistica sui nuovi lavoratori autorizzati dallestero, per i quali si supplisce con i visti rilasciati dal Ministero Affari Esteri. La Direzione Generale dellImpiego cura anche unindagine territoriale sullimpiego dei lavoratori stranieri in condizione di irregolarit, mentre la Direzione Generale della Cooperazione censisce i cittadini stranieri iscritti alle cooperative. Inps Listituto gestisce, sulla base dei dati raccolti in fase di pagamento dei contributi, un archivio dei lavoratori disaggregato per provincia, per settore di inserimento e, sulla base dei dati dei soggiornanti forniti dal Ministero dellInterno, unanagrafe dei cittadini extracomunitari soggiornanti per motivi di lavoro. Questa raccolta di dati, che in corso di perfezionamento, consente di inquadrare in maniera articolata gli aspetti lavorativi della presenza straniera. Inail Questo istituto registra il numero degli infortuni occorsi a lavoratori stranieri, ma vi sono inconvenienti in quanto si fa riferimento allo stato estero di nascita come accade per le assunzioni e i licenziamenti dei lavoratori stranieri che avvengono nel corso dellanno. E comunque al pari di quello dellINPS, un archivio indispensabile per conoscere gli aspetti lavorativi.

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Introduzione

Ministero Istruzione Universit e Ricerca Da diversi anni il Ministero cura in proprio la rilevazione delle iscrizioni a scuola di alunni stranieri per grado di scuola, provenienza e sesso, mentre in passato tale compito veniva svolto dallIstat. Ufficio Italiano Cambi/Banca dItalia Dal 1990 rileva le rimesse inviate dagli immigrati nei paesi di origine tramite le banche. I tre quarti circa delle rimesse vengono inviate tramite i servizi di money transfer sui quali non si possiedono dati articolati. Ministero della Sanit Dispone dei dati sui ricoveri, sulla loro durata e sulle diagnosi fatte in occasione di dimissioni ospedaliere dei pazienti immigrati. Ministero di Grazia e Giustizia Il Dipartimento dellamministrazione penitenziaria gestisce e aggiorna periodicamente i dati sugli ingressi in carcere e sui carcerati, ripartendoli per istituto di detenzione, sesso, paese di origine e tipo di addebito giudiziario. Unioncamere LUnione delle Camere di Commercio dal 1998, attraverso lindagine denominata Excelsior, cura in collaborazione con il Ministero del lavoro la stima del fabbisogno aggiuntivo di manodopera immigrata. Migrantes/Caritas Queste due organizzazioni ecclesiali, utilizzando i dati del Ministero dellInterno, stimano annualmente lappartenenza religiosa degli immigrati, sia a livello nazionale che territoriale. Archivi a rilevanza territoriale Si sottovaluta spesso limportanza di questi archivi, che sono invece indispensabili per contestualizzare le analisi condotte a livello nazionale. Citiamo a titolo desempio alcune di queste fonti: Provveditorato agli Studi, Osservatori provinciali sullimmigrazione, Anagrafi Comunali e vari Assessorati comunali, Centri per limpiego, Camere di Commercio, Tribunali, Associazioni di volontariato, Sindacati e altre organizzazioni professionali.

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Analisi dei materiali sullimmigrazione Nel corso degli anni 90, le ricerche sullimmigrazione in Italia hanno avuto un significativo sviluppo nei seguenti ambiti di ricerca: Ricerche universitarie Al termine degli anni 80 solo poche universit italiane hanno affrontato il tema dellimmigrazione. Al contrario oggi ci sono molti studi che si occupano di questo fenomeno da diversi punti di vista. Demografia: in questa disciplina stata dimostrata una grande capacit di analisi grazie ai contributi di importanti studiosi come i professori Antonio Golini, Massimo Livi Bacci e Marcello Natale. I loro studi hanno contribuito in modo significativo alla migliore conoscenza degli sviluppi dellimmigrazione in Italia e in Europa. Rimane comunque uno scarto tra lindagine statistica e lanalisi scientifica. Questa condizione non aiuta a conoscere tempestivamente il fenomeno migratorio. Scienze sociali: probabilmente questa disciplina costituisce la fonte pi ricca grazie alle numerose ricerche ed analisi pubblicate negli ultimi anni. Allinizio degli anni 90 i contributi di vari ricercatori provenienti da varie universit italiane hanno aperto una stagione di studi sociali sullimmigrazione in Italia, in particolare lUniversit La Sapienza di Roma (Prof. Maria Immacolata Macioti, Prof. Umberto Melotti, Prof. Marcella Delle Donne), le Universit di Napoli (Prof. Enrico Pugliese) e Salerno (Prof. Francesco Calvanese), lUniversit di Modena e Reggio Emilia (Prof. Giovanni Mottura) lUniversit di Genova (Prof. Alessandro Dal Lago), lUniversit di Milano (Prof. Vincenzo Cesareo). E importante sottolineare lassenza di ricerche relative agli anni 80 e la necessit di specifici manuali sugli aspetti teorici e metodologici. Inoltre questo tipo di studi fa riferimento solo a specifiche aree territoriali e specifici ambiti. Scienze economiche: uno degli aspetti pi indagati dellimmigrazione in Italia limpatto dei lavoratori migranti sul mercato del lavoro nazionale. A tal proposito importante citare il contributo del Prof. Raimondo Cagiano De Azevedo, del Prof. Maurizio Ambrosini, del Prof. Nicola Acocella e del Prof. Emilio Reyneri. Il limite di questa disciplina sta nella difficolt di raggiungere un ampio pubblico a causa della sua complessit.

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Introduzione

Ricerche condotte da centri studio e organizzazioni sociali Ci sono molte ricerche portate avanti dai centri studio e organizzazioni sociali, ma solo la Caritas/Migrantes e lI.S.MU. (Fondazione per le Iniziative e gli Studi sulla Multietnicit) garantiscono ogni anno un contributo. Altri invece, come le organizzazioni sindacali (CGIL, CISL, UIL), fondazioni e piccole associazioni conducono ricerche su specifici aspetti del fenomeno migratorio e in modo non regolare. Queste ricerche sono incentrate prevalentemente su esperienze di carattere empirico e la loro fattibilit spesso condizionata da finanziamenti pubblici o privati.

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2. Sguardo dinsieme sulla storia e lo sviluppo dellimmigrazione3

2.1 Storia dellimmigrazione: sviluppi dagli anni 70 in poi Le prime immigrazioni in Italia iniziano negli anni 70, ma solo nel decennio successivo il fenomeno comincia ad essere pi evidente. Nel 1970 gli immigrati legalmente soggiornanti nel nostro Paese sono 143.838 (di cui il 61,3% proviene dal continente europeo, il 3,3% dallAfrica, il 7,8% dallAsia, il 25,7% dallAmerica, l1,9% dallOceania). Nellarco di un decennio il numero raddoppia raggiungendo, nel 1980, circa 300.000 unit (si tratta in prevalenza di stranieri provenienti dai paesi europei pari al 53,2% del totale delle presenze). Rispetto al 1970, si registra un ragguardevole incremento delle percentuali degli stranieri provenienti dallAfrica (10%) e dallAsia (14%). Nel 1990 gli stranieri soggiornanti raddoppiano ancora, raggiungendo le 781mila presenze. Poi il flusso aumenta costantemente anche se non in maniera massiccia arrivando, nel 1996, a un numero di presenze pari a 1.095.712 (Tab. 1 - Graf. 1). Alla fine del 2000 lincidenza degli stranieri sulla popolazione complessiva del 2,4% e lItalia, nello scenario europeo, il quarto paese per numero di immigrati dopo la Germania, la Francia e il Regno Unito. Dagli anni 70 e in misura pi consistente a partire dagli anni 80, lItalia da terra di emigranti si scopre paese meta di immigrazione. In questo periodo
3 In questo paragrafo sono presi in considerazione gli stranieri regolarmente soggiornanti. Le fonti statistiche utilizzate sono: larchivio dei permessi di soggiorno del Ministero dellInterno e le elaborazioni condotte dal Dossier Statistico Immigrazione Caritas/Migrantes.

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Sguardo dinsieme sulla storia e lo sviluppo dellimmigrazione

per una complessa serie di motivi, ma sempre riconducibili alla sfavorevole congiuntura economica dellepoca4 si assiste ad un progressivo azzeramento del saldo migratorio italiano e, fino al 1980, i rientri si mantengono superiori agli espatri. Intorno agli anni 70, insieme ai rientri degli italiani, inizia a manifestarsi anche il fenomeno dellimmigrazione dei cittadini provenienti dalle aree povere del pianeta. Si tratta in prevalenza di lavoratori tunisini che vanno ad inserirsi nel comparto della pesca e dellagricoltura e di donne eritree, capoverdiane, filippine e dellAmerica Latina che si inseriscono nel mercato del lavoro domestico5. In quegli anni le norme e le disposizioni amministrative in materia di immigrazione non sono strutturate organicamente e alcune di esse risalgono addirittura al 1931. In una prima fase circa una trentina danni addietro gli immigrati, provenienti da paesi a forte pressione migratoria, erano in misura esigua e giungevano alla spicciolata. Qualcuno di loro veniva in Italia a causa delle politiche restrittive in materia di immigrazione adottate dai paesi del Centro-Nord Europa, soprattutto dopo la crisi petrolifera del 1973; altri, come si accennato, per colmare vuoti soprattutto nel settore dei servizi e in agricoltura. A partire dagli anni 80 a livello nazionale iniziano i primi interventi significativi nel campo dellimmigrazione. Nel 1981 lItalia ratifica la convenzione dellOrganizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) n. 143/1975 e nel 1986, il Parlamento italiano approva la legge n. 943/1986 sui lavoratori stranieri6. Si tratta di una legge avanzata perch equipara il lavoratore straniero a quello italiano, ma riguarda i soli lavoratori dipendenti ed esclude tutte le altre categorie di lavoratori stranieri presenti in Italia. Dalla met degli anni 80 fino alla met degli anni 90 si ha la cosiddetta fase dellemergenza in quanto ricominciano a giungere nel nostro Paese imponenti flussi dalla ex Jugoslavia. Per porre rimedio ad una situazione divenuta insostenibile, lallora governo di Centro sinistra approva la legge n. 39/90 (nota come legge Martelli). Con questo provvedimento si ha il primo tentativo di disciplina4 Per un approfondimento: Kammerer P., Una ricerca sui rientri a Monopoli, in "Inchiesta" XIII, n. 62, Dedalo, Bari 1983, p.59. 5 Pugliese E., op. cit. 6 Legge 943/1986, Norme in materia di collocamento e di trattamento dei lavoratori extracomunitari immigrati e contro le immigrazioni clandestine, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 8 del 12 gennaio 1987.

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Limpatto dellimmigrazione sulla societ italiana

re organicamente la materia immigrazione, fino ad allora piuttosto disarticolata, e di porre le basi per una politica dellimmigrazione. Lequiparazione dei lavoratori stranieri a quelli italiani viene estesa a tutti i lavoratori stranieri. Viene stanziato un fondo per realizzare strutture di accoglienza. Infine tra i meriti da attribuire a questa legge c quello di aver superato il principio della riserva geografica che ostacolava le richieste dasilo politico alle persone provenienti dai paesi non appartenenti al blocco socialista. La sanatoria prevista in questa legge presenta un minor grado di selettivit rispetto alla precedente e, estendendo la possibilit di regolarizzarsi anche ai lavoratori autonomi, coinvolge 218.000 persone. Lo scopo di questo provvedimento duplice: normalizzare la situazione lavorativa e far emergere la presenza straniera sommersa. La legge n. 39/90 viene seguita da una serie di provvedimenti correttivi e da una lunga e accesa disputa tra sostenitori e oppositori della legge medesima che ritarda ulteriormente ladozione di provvedimenti tesi a disciplinare il nuovo fenomeno migratorio. Nel 1995 si ha una terza regolarizzazione (D.L. 489/95) che raccoglie 255mila domande. Alla fine degli anni 90, a seguito degli accordi di Schengen, il Governo italiano ha la necessit di fissare un quadro normativo certo e unitario in grado di definire le linee guida e gli obiettivi di una nuova politica sullimmigrazione7. Viene cos emanata la legge n. 40/98, pi attenta, almeno in linea di principio, anche ai temi inerenti lintegrazione sociale. In seguito, la problematicit e la flessibilit del fenomeno migratorio hanno reso necessaria, in fase di attuazione, ladozione di provvedimenti emendativi e correttivi. Il Governo ha provveduto cos ad emanare il Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dellimmigrazione e norme sulla condizione dello straniero (D.lgs. 286/98) e il relativo Regolamento di attuazione (D.P.R. 394/99). Anche la legge n. 40/98 accompagnata da una sanatoria (D.P.C.M. 16/10/98). Alla fine del 1998, la stima degli immigrati regolari pari a circa 1.250.000. Segue un periodo di ripensamento e anche un processo di inasprimento delle regole in materia di immigrazione. Nel 2002 viene approvato il D.l. n. 189 che apporta alcune modifiche al Testo Unico 286/98. Contestualmente viene varato un provvedimento che consente lemersione di circa 700.000 lavoratori immigrati irregolari. Alcune previsioni del D.lgs n.
7 Maritati A., La legge italiana: governare lintegrazione, pubblicato nella rivista Gli argomenti umani. Sinistra e innovazione, Lezione dallItalia, editoriale Il Ponte, Anno 1, n. 4 Aprile 2000, pp. 65-73; Caritas di Roma, a cura di Pittau F., Limmigrazione alle soglie del 2000, Sinnos Editrice, Roma 1999.

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Sguardo dinsieme sulla storia e lo sviluppo dellimmigrazione

189 sono in senso restrittivo come labolizione della venuta sotto sponsorizzazione e lirrigidimento dei meccanismi di incontro tra domanda e offerta di lavoro o il divieto di permanenza in caso di disoccupazione per pi di sei mesi e lallungamento del periodo da cinque a sei anni per ottenere la carta di soggiorno.

2.2 Storia dellimmigrazione: sviluppi dal 2000 in poi Alla fine del 2001 gli immigrati soggiornanti, registrati negli schedari del Ministero dellInterno, sono oltre 1.360.000 e la stima delle presenze complessive, minori inclusi8, pari a 1.600.000. Alla fine del 2002 si rileva un incremento degli stranieri che risultano a fine anno 1.512.324. Nello stesso tempo, la stima delle presenze regolari (inclusiva dei permessi sfuggiti alla registrazione, dei minori iscritti nel permesso di soggiorno dei genitori e i nati stranieri in Italia) si attesta intorno a 1,8 milioni di stranieri regolarmente soggiornanti con unincidenza del 3,2% sulla popolazione complessiva (Tab. 2). Nel 2003 i permessi di soggiorno, a seguito della regolarizzazione, hanno superato quota 2,5 milioni, pari al 4,5% della popolazione. Il contesto italiano caratterizzato da una dimensione policentrica del fenomeno migratorio con una popolazione straniera proveniente da ben 191 Stati. Nonostante questa accentuata diversificazione tra le nazionalit di provenienza si assiste ad un processo di stabilizzazione di sei paesi: il Marocco con 172.834 soggiornanti (al 31/12/2002), pari all11,4% sul totale degli stranieri; lAlbania con 168.963 soggiornanti (11,2%); la Romania con 95.834 presenze (20.000 in pi rispetto al 2001); le Filippine (65.257), la Cina (62.314) e la Tunisia (51.384). La ripartizione continentale degli immigrati conferma un costante aumento percentuale degli europei provenienti soprattutto dai paesi dellEuropa centroorientale (Albania e Romania). Alla fine del 2002, il 52,7% del totale degli immigrati in Italia proviene dal continente europeo (di cui 42,5% da paesi extracomunitari), il 26,5% dallAfrica, il 18,5% dallAsia, l11,8% dallAmerica, lo 0,2% dallOceania, Apolidi lo 0,1%, e ignoto lo 0,4%.

8 Infra, p. 14.

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Limpatto dellimmigrazione sulla societ italiana

Con i dati comprensivi dellultima regolarizzazione alla fine del 2003 si registra un cambiamento nellelenco dei paesi di provenienza con un netto aumento delle popolazioni provenienti dallEst Europa. Nella graduatoria nazionale aggiornata (2004) la Romania balza al primo posto con 240mila presenze, il Marocco scende in seconda posizione (233mila). Seguono: Albania (227mila), Ucraina (112mila), Cina Popolare (100mila) e Filippine (74mila). Degno di attenzione lingresso al quarto posto dellUcraina con 112.802 che al 31 dicembre 2002 si trovava in 27a posizione (Tab. 3). Alla fine del 2002 i motivi del soggiorno dei cittadini stranieri continuano ad essere prevalentemente per lavoro (sia subordinato che autonomo 55,2%) e per motivi familiari (31,7%), seguiti da quelli religiosi, quelli per residenza elettiva e quelli per studio (con unincidenza complessiva del 9,6%): la regolarizzazione ha come effetto quello di far lievitare la percentuale di soggiornanti per lavoro (circa 50%). Minori rimangono le percentuali per asilo politico o per richiesta di asilo. Laumento dei permessi di soggiorno per motivi di famiglia, registrato negli ultimi anni, un importante indicatore del processo di stabilizzazione dellimmigrazione in Italia. Per ci che riguarda le dinamiche territoriali in Italia ci troviamo davanti ad unimmigrazione distribuita su tutto il territorio nazionale, compresi i piccoli centri e le aree agricole, con un apprezzabile flusso annuale di ingressi e un fabbisogno del mercato del lavoro. Alla fine del 2002 la quota maggiore dei cittadini stranieri si concentra nel Nord Italia (58,7%) e in particolare nel Nord Ovest con il 32,8% e nel Nord Est con il 25,9% (Centro 28,3%, Sud 8,9% e Isole con 4,1%) (Tab. 4).

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3. Limpatto dellimmigrazione sulla societ italiana: leconomia

3.1 Tasse, pensioni e impatto sul sistema del welfare In Italia il fenomeno dellimmigrazione relativamente recente e gli studi sullimpatto dellimmigrazione sulla spesa sociale dispongono di dati non sufficientemente comparabili e per questa ragione consentono solo valutazioni parziali. Nei sistemi previdenziali a ripartizione linvecchiamento della popolazione implica conseguenze negative sulla sostenibilit economica di tali sistemi. Infatti, lalto livello di invecchiamento demografico determinato sia dalla riduzione del tasso di fecondit, che dallaumento della vita attesa allarga la base della popolazione in et di pensione e viceversa restringe quella della popolazione in et attiva. In tale contesto ci si pone spesso la domanda se limmigrazione sia in grado di offrire un contributo alla sostenibilit del sistema previdenziale. A questo interrogativo le teorie economiche rispondono in maniera cautamente positiva o neutra, ma tutti concordano nel ritenere che limmigrazione da sola, non possa risolvere lo squilibrio finanziario del sistema previdenziale. Lentit dei contributi previdenziali versati dai lavoratori immigrati non irrisoria, ma neppure risolutiva. Se limmigrazione non pu rappresentare lunica soluzione, alle profonde carenze finanziarie del sistema previdenziale, altrettanto irrealistico sarebbe negare i benefici che questa apporta. Infatti, anche se limmigrazione non pu essere in grado di contrastare da sola e completamente le dinamiche strutturali determinate da un rapido calo della fecondit come quello che si

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registrato in Italia, il suo contributo a ridurne e a ritardarne gli effetti di grande rilevanza. Secondo una stima del Il Sole 24 ore (3 marzo 2003), quotidiano di informazione economica in Italia, ogni lavoratore straniero paga in media 2.800 euro lanno a titolo di contributi previdenziali. Tenuto presente che nel 2003 i lavoratori immigrati iscritti allINPS (esclusi coloro che hanno chiesto la regolarizzazione) sono 452mila, si pu ipotizzare che entrino nelle casse dellistituto di previdenza sociale 1,27 miliardi di euro. Se a tale cifra si aggiungono i regolarizzati (650mila circa) il gettito aumenta notevolmente. C da aggiungere, per, che spesso in Italia i lavoratori immigrati passano da una situazione contributiva coperta ad una scoperta a causa della diffusione del lavoro nero9. Diverse sono le valutazioni dal punto di vista degli immigrati, che in genere svolgono lavori atipici con contratti di collaborazione coordinata e continuativa sui quali le statistiche sono scarse: per questi non sar rilevante il tornaconto in termini di prestazioni come del resto avviene anche per gli italiani, perch, come sottolineato anche dal CeRP (Center of Research on pensions and welfare Policies) essi, oltre ad avere un rapporto precario, avranno una pensione pi bassa dellassegno sociale. Pi ottimistica stata la previsione del servizio statistico dellINPS secondo cui i contributi versati dai lavoratori extracomunitari per i prossimi 20 anni saranno superiori alla spesa sostenuta dallINPS per pagare i trattamenti a questi lavoratori. La simulazione stata fatta in base ad un andamento di assunzioni che prevede linserimento medio di 25mila immigrati allanno, la differenza tra entrate contributive e uscite per prestazioni sar positiva per quasi 41 miliardi di euro nel 2020. Sempre secondo questa simulazione nel 2020, 878mila lavoratori extracomunitari in attivit farebbero fronte allerogazione di 82mila pensioni. Per lINPS gli immigrati rappresentano, quindi, se non la soluzione dei problemi finanziari, almeno un consistente aiuto10, a maggior regione dopo lemersione di circa 650mila lavoratori immigrati a seguito della regolarizzazione del 2002.

9 Caritas di Roma, Dossier Statistico Immigrazione 1998, Edizioni Anterem, Roma 1998. 10 Peruzzi M., Limmigrato d una mano ai conti INPS, in Il Sole 24 Ore, luned 9 dicembre 2002, p. 17.

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3.2

Immigrati come consumatori

Il mondo pubblicitario pu essere un buon indicatore di riferimento per avere un quadro sommario sul genere di consumi degli immigrati. Le campagne pubblicitarie, infatti, prevedono costose operazioni commerciali basate su ben ponderati rientri economici. Molte sono le pubblicit mirate in tal senso lanciate per la vendita di automobili, detersivi per la pulizia della casa, viodeocellulari e computer. E tuttavia necessario considerare la tendenza consolidata degli immigrati al risparmio. Linteresse degli operatori di telefonia mobile verso la clientela immigrata dimostrato dalle sempre pi visibili campagne pubblicitarie a loro indirizzate. Secondo una stima di una concessionaria pubblicitaria (ISI Etnocommunication 2004) gli immigrati spendono tra i 25 e i 30 euro al mese in schede telefoniche. Una cifra considerevole se si pensa che la stima della popolazione immigrata in Italia di 2 milioni e mezzo (minori inclusi). Anche se solo un terzo della popolazione immigrata possedesse un cellulare, la spesa annuale sarebbe comunque sostenuta. Gli immigrati hanno anche un considerevole peso sulleconomia dei trasporti pubblici: molti sono, infatti, gli abbonamenti mensili o annuali con le aziende di trasporto urbane e extraurbane; tutto questo avviene perch, in mancanza di un mezzo proprio, gli immigrati utilizzano i mezzi di trasporto pubblici. Anche il mercato del trasporto aereo beneficia di un rilevante introito dovuto ai contatti che gli immigrati mantengono con il paese dorigine. Le compagnie aeree, infatti, incentivano il loro traffico con tariffe etniche speciali. Il bisogno di inviare denaro presso i Paesi di origine non certamente sfuggito ai money transfer che, numerosi e capillarmente distribuiti sul territorio nazionale, forniscono spesso servizi che vanno oltre il semplice trasferimento di valuta (postazioni telefoniche, internet, corrieri ecc.). Nel campo immobiliare si registrano i primi investimenti degli immigrati sulla casa. Secondo la FIAIP (Federazione Italiana Agenti Immobiliari Professionali) nel primo semestre 2002 lincidenza dei cittadini extracomunitari sul totale degli acquirenti del 15% ad Ancona e a Roma, segue Trieste (13%), Palermo (10%) e Milano (5%). Questi dati, se da una parte indicano un certo grado di stabilizzazione degli immigrati nel nostro paese, ribadiscono tuttavia il grave problema delle infrastrutture abitative in Italia. Le scelte che spingono le famiglie immigrate verso lacquisto della casa, esattamente come avviene per gli italiani, sono dettate dalla mancanza di alloggi in affitto a canoni moderati

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Limpatto dellimmigrazione sulla societ italiana

(nel caso degli immigrati aumentate dalla resistenza degli italiani ad affittare agli stranieri) e dal fatto che la differenza tra i costi di affitto e quelli della rata del mutuo si assottigliata sempre di pi.

3.3

Immigrati e mercato del lavoro

Molti autori concordano nellaffermare che il ruolo dellimmigrazione sia legato alla struttura economica delle aree di arrivo. Si ritiene che laddove prevalga un basso tasso di disoccupazione e una significativa dinamica della domanda di lavoro, limmigrato abbia maggiori possibilit di inserirsi nel lavoro regolarmente, mentre in presenza di uneconomia informale sia pi facile inserirsi nel lavoro irregolare. Secondo questa considerazione, in Italia gli immigrati giocano un ruolo pi complementare nel Nord, dove il tasso di disoccupazione modesto e dove la domanda di lavoro pi alta, mentre nelle regioni Meridionali, caratterizzate da una strutturale debolezza delleconomia e da alti tassi di disoccupazione dei lavoratori locali, il ruolo giocato dagli immigrati pu essere in una certa misura competitivo, specialmente in agricoltura quando viene svolto irregolarmente, anche se in questo settore si inizia a sentire la carenza di addetti. Questo tuttavia non significa che al Nord gli immigrati non giochino un ruolo indirettamente competitivo, ma questo pi pronunciato nel Sud dove loccupazione irregolare maggiormente evidente11. Questi termini del problema non vanno assolutizzati, essendo risaputo che nel Meridione lofferta di lavoro giovanile locale, a elevato tasso di scolarizzazione, non corrisponde alla domanda di lavoro locale che di bassa qualifica (prevalentemente in agricoltura, pesca, edilizia e servizi) e spesso caratterizzata da rapporti di lavoro informali e residuali. Ci spiega la paradossale coesistenza nel meridione di immigrazione e disoccupazione12. Lultima regolarizzazione ha mostrato tuttavia che il problema del lavoro som-

11 Strozza M., Costi e benefici apportati dallimmigrazione alle economie nazionali: rassegna dei principali contributi nordamericani ed europei Immigrazione straniera ed economia irregolare: rassegna dei principali contributi relativi ai nuovi paesi europei di accoglimento, Commissione per le politiche di integrazione degli immigrati, Dipartimento per gli Affari Sociali Presidenza del Consiglio dei Ministri, Working Paper n. 1, pp. 15-19. 12 Pugliese E., op. cit.

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merso degli immigrati ha riguardato lintera Italia e non solo il Meridione. Le domande presentate sono risultate cos ripartite: Nord Ovest (233.943, pari al 33,3% del totale), Centro (203.852 e 29,0%), Nord Est (132.291 e 18,8%), Sud (111.216 e 15,9%) e Isole (20.854 e 3,0%). Pertanto, nellanalizzare il ruolo degli immigrati nel mercato del lavoro italiano si devono tenere presente i processi di segmentazione del mercato del lavoro stesso e le differenze tra Nord e Sud del Paese. Nel 2002 il livello di disoccupazione degli immigrati stato pari al 5,2%, molto al di sotto del 9% registrato per gli italiani: questo dato desunto dallarchivio del Ministero dellInterno, mentre i dati ufficiali dellISTAT non includono specificamente gli immigrati nelle rilevazioni periodiche sulla disoccupazione. Quindi, nel 2002, il tasso di disoccupazione degli immigrati stato pi basso di 4 punti percentuali rispetto a quello riguardante gli italiani e, se si tiene anche conto delle numerose persone costrette a lavorare in nero e dei lavoratori che la regolarizzazione ha fatto emergere, appare evidente il loro impatto sul mercato del lavoro nazionale. Lapporto dei lavoratori immigrati sta diventando sempre pi visibile non solo nelle aree economicamente pi dinamiche, ma anche in quelle pi deboli. Nel corso del 2002, secondo i dati raccolti dallINAIL, sono stati assunti 659.847 lavoratori extracomunitari su un totale di 5.762.749 nuove assunzioni, con una incidenza pari all11,5%. Le assunzioni avvengono per il 69% nel Nord Italia (di cui il 37,8% nel Nord Est), il 20,5% nel Centro e il 10,5% nel Meridione (di cui il 2,8% nelle Isole). Il maggiore protagonismo nelle assunzioni svolto dalle piccole (quelle fino a 10 dipendenti: quota del 28,7%) e medie imprese (quelle fino a 50 dipendenti: quota del 29,6%). Le assunzioni dei lavoratori immigrati sono cos ripartite per settori: 13,8% agricoltura, 26,4% industria, 39,2% servizi e 20,6% non determinato (Tab. 5 - Graf. 2). Si tratta per lo pi di lavoratori giovani, il 66,5% degli immigrati assunti si colloca infatti nella fascia di et 19-35 anni. Il saldo tra assunzioni e cessazioni pi favorevole rispetto a quanto avviene per gli italiani. I saldi tra assunzioni e cessazioni sono stati 523.502 per la totalit dei lavoratori, dei quali 140.222 spettanti ai lavoratori immigrati (uno ogni quattro nella media italiana). Questi dati attestano la necessit strutturale della forza lavoro immigrata, in quanto gli italiani non bastano o non sono pi disponibili per sostituire chi va via e per ricoprire i nuovi posti di lavoro.

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Limpatto dellimmigrazione sulla societ italiana

Lelevata concentrazione degli immigrati nel settore terziario una caratteristica che si riscontra in tutti paesi di immigrazione, ma in Italia assume una connotazione particolare dovuta al considerevole impiego nel settore domestico (collaborazione domestica, assistenza agli anziani, cura ai malati, vigilanza dei bambini) soprattutto da parte della popolazione immigrata femminile (inizialmente provenienti dallEritrea, Etiopia, Somalia e Capoverde, in seguito dalle Filippine ed a partire dagli anni 90 dalle donne dellEst Europa). Altri rami significativi del settore terziario sono quelli che riguardano: gli alberghi e i ristoranti, le attivit immobiliari/pulizie e il commercio (ingrosso, dettaglio e commercio riparazioni auto). Il settore che riguarda gli alberghi e i ristoranti soggetto a impieghi prevalentemente stagionali; i primi immigrati che si sono inseriti in questo settore sono stati i nordafricani in seguito sono subentrati polacchi, sloveni, cechi e rumeni e in minor numero gli albanesi; anche in questo settore notevole limpiego femminile. I settori a pi alto fabbisogno di manodopera straniera (incidenza al di sopra del 15% sul totale delle assunzioni) sono quelli dellindustria conciaria (22,8%), tessile (17,7%), metalli (17,0%), gomma (16,9%), legno (16,7%), trasformazione (15%). Altro settore nel quale in tutta Italia si ricorre alle assunzioni di immigrati ledilizia, dove il tasso di supplenza rispetto alla carenza di manodopera italiana pari al 13,7% (63.197 su 462.814 assunzioni con 12.159 rapporti a saldo) (Tab. 6). Il settore edile prevalentemente occupato da rumeni, che sono i pi numerosi, seguiti da albanesi, polacchi, egiziani, marocchini, tunisini e bulgari, tutti scarsamente contrattualizzati (appena 1 su 10) e mal pagati. Significativo, infine, il fabbisogno di lavoratori immigrati nel settore agricolo. Nel 2002, nonostante la diminuzione degli addetti complessivi (-2,4%), aumentata la richiesta di lavoratori immigrati.

3.4

Immigrati come imprenditori etnici

Limprenditorialit etnica in forte aumento. Liniziativa imprenditoriale, sviluppatasi innanzitutto nel Nord Italia, ha avuto un forte sviluppo nel corso degli anni 90, quando in forza della legge n. 39/90 si inizi a derogare al requisito della reciprocit per lesercizio di questa attivit: 5 su 6 immigrati si sono iscritti alla Camera di Commercio dopo il 1990. Questo tipo

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di scelta sembra essere ben ponderata, perch tra gli immigrati la cosiddetta mortalit aziendale meno ricorrente rispetto a quanto avviene tra gli italiani: problemi molto seri restano, comunque, quelli dellaccesso al credito, della formazione e dellassistenza professionale. A spingere verso questa avventura, nonostante i rischi che comporta specialmente per chi nel paese di origine non ha fatto unanaloga esperienza, la speranza di poter essere meglio gratificati rispetto a quanto avviene nel settore del lavoro dipendente. Alla fine del 2002, secondo larchivio di Infocamere13, tra titolari di imprese e soci erano 198.215 le persone nate allestero (inclusi, quindi, anche gli italiani rimpatriati e gli immigrati diventati cittadini italiani) con una incidenza pari al 4% sul totale delle aziende. Secondo larchivio del Ministero dellInterno alla stessa data erano 108.615 gli stranieri soggiornanti per motivo di lavoro autonomo. Un apposito studio della CNA - Confederazione Nazionale dellArtigianato (luglio 2003) condotto insieme allquipe del Dossier Statistico Immigrazione ha evidenziato che effettivamente i cittadini extracomunitari che svolgono attivit imprenditoriale sono 79.005, dei quali 56.421 titolari dimpresa e gli altri soci: in quasi un terzo dei casi si tratta di imprese artigiane. Questi nuovi imprenditori sono giovani ma non giovanissimi: il 68,9% ha tra i 30 e i 49 anni; in quattro casi su cinque sono maschi e, nella stessa misura, di provenienza extracomunitaria, con Marocco, Cina e Senegal in testa. I nordafricani sono maggiormente presenti nel settore della ristorazione, i cinesi nelle attivit commerciali, i bangladeshi e i pakistani nellambulantato e nelle piccole attivit commerciali. Questa imprenditoria conosce la pi alta concentrazione al Nord Italia (Nord Ovest 26,7% e Nord Est 23,3%), per poi diminuire man mano che si procede verso il sud della Penisola (Centro 24,1%, Sud 17,5% e Isole 8,4%). Milano e Roma sono le province di maggiore concentrazione di imprenditori immigrati (un quarto dei casi). I settori di principale sbocco sono i servizi (55%), con il commercio in particolare evidenza (36,2%), e lindustria (30,8%) dove svolge un ruolo di rilievo il settore delle costruzioni (16,7%); allagricoltura spetta solo il 5,3% e quindi segue l8,9% di varie altre attivit. Prevalgono le imprese individuali
13 Si tratta dellarchivio statistico dellUnione delle Camere di Commercio, Industria, Agricoltura e Artigianato.

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Limpatto dellimmigrazione sulla societ italiana

e sono molto poco diffuse le societ di capitali che presuppongono una dovizia di risorse che gli immigrati non hanno.

3.5

Immigrati qualificati

Per il momento in Italia non si riscontra unapprezzabile richiesta di manodopera altamente qualificata. Il sistema economico italiano richiede ancora in prevalenza lavoratori immigrati a bassa qualifica. Le previsioni del Sistema Informativo Excelsior14 (Unioncamere-Ministero del Lavoro) riguardo al fabbisogno di manodopera extracomunitaria aggiuntiva, registrano un forte aumento della domanda per il triennio 2001-2003, (concentrata nelle aree pi sviluppate del paese) ma si tratta ancora in prevalenza di lavori di bassa qualifica. Lincremento sembra dovuto alla carenza di manodopera locale nelle aree pi sviluppate e al bisogno di copertura degli impieghi a bassa qualifica. Il 40% di questo fabbisogno riguarda lindustria e le costruzioni, i settori che assorbono pi manodopera; il 60%, invece, interessa i servizi, e in particolare quelli operativi alle imprese (prevalentemente servizi di pulizia), per gli alberghi e ristoranti. Dato che linvecchiamento demografico del paese destinato a perdurare, il fabbisogno di lavoro immigrato tender in futuro ad aumentare, coinvolgendo nuovi settori occupazionali sia di alta che di bassa qualifica. Per ora le quote riservate ai dirigenti o ai lavoratori altamente qualificati (programmate dal Governo per il 2004) sono di 500 unit, a fronte di una programmazione complessiva di 79.500 ingressi per lavoratori extracomunitari, mentre le quote previste per il lavoro autonomo - che comprende ricercatori, imprenditori che svolgono attivit di interesse per leconomia nazionale, liberi professionisti, soci e amministratori di cooperative, artisti di chiara fama internazionale e di alta qualificazione professionale ingaggiati da enti pubblici e privati - sono pari a 2.500. Tra questi permessi 1.250 al massimo, sono riservati alla conversione di quelli concessi per motivo di studio e formazione professionale 15.

14 Infra, p. 17. 15 Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 19 dicembre 2003, Programmazione transitoria dei flussi dingresso dei lavoratori extracomunitari nel territorio dello Stato per lanno 2004, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 18 del 23 gennaio 2004.

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3.6 Impatto dellimmigrazione su specifici settori economici Nel 2002 le assunzioni dei lavoratori extracomunitari, comparate con il totale delle assunzioni intervenute in Italia, sono maggiormente concentrate nei servizi (39,2%) e nellindustria (26,4%), mentre limpiego di manodopera immigrata in agricoltura ha riguardato il 13,8% dei casi (Tab. 5 - Graf. 2). Un quinto delle assunzioni avviene in settori non specificati e questo unicamente a causa delle carenze intervenute nelleffettuazione delle denunce (INAIL/Denuncia Nominativa Assicurati). Se per le assunzioni per le quali non stato possibile determinare il ramo lavorativo la ripartizione fosse simile a quella registrata, i valori dei diversi settori aumenterebbero notevolmente e gli alberghi e i ristoranti, ad esempio, raggiungerebbero la quota di un terzo di tutte le assunzioni. I singoli rami lavorativi che si caratterizzano per un maggiore numero di assunzioni e incidono quindi in maniera percentualmente pi elevata sul totale sono: alberghi e ristoranti (16,6%), costruzioni (9,6%), attivit immobiliari/pulizie (8,4%) e trasporti (4,6%). Esercitano invece unincidenza pi contenuta le industrie dei metalli, alimentari e tessile, il commercio allingrosso e al dettaglio e i servizi pubblici. Nei singoli rami produttivi significativo considerare anche lincidenza percentuale dei lavoratori extracomunitari sul totale delle assunzioni, perch tale incidenza attesta un maggior fabbisogno di lavoratori immigrati (Tab.6): settori con un fabbisogno molto alto di manodopera straniera, nei quali lincidenza percentuale dei lavoratori extracomunitari si colloca al di sopra del 15% (industria conciaria, tessile, dei metalli, della gomma, del legno e della trasformazione); settori con un fabbisogno alto di manodopera straniera, nei quali lincidenza percentuale dei lavoratori extracomunitari varia tra il 10% e il 15% (agroindustriale, costruzioni, industria dei mezzi di trasporti, alberghi e ristoranti, industria meccanica, attivit immobiliari/pulizie); settori con un fabbisogno medio di manodopera straniera con unincidenza di assunzioni di lavoratori extracomunitari tra il 7% e il 10% (industria alimentare, estrazione minerali, industria della carta, industria chimica, industria elettrica, commercio/riparazione auto, commercio allingrosso e sanit). Quando si parla di fabbisogno aggiuntivo di manodopera straniera e di tendenza alletnicizzazione di taluni rami, per insufficienza o indisponibilit di manodo-

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pera locale, bisogna fare riferimento a questi valori che sono andati aumentando di consistenza a partire dal 2002 (da quando larchivio INAIL raccoglie i dati che permettono tale comparazione). In vari settori le cessazioni dei rapporti di lavoro per gli italiani sono pi numerose di quelli posti in essere, contrariamente di quanto avviene per i lavoratori extracomunitari. Tuttavia, in alcuni settori, la fuoriuscita di lavoratori italiani cos consistente da non poter essere compensata dagli inserimenti dei lavoratori extracomunitari. E vero anche che in alcuni ambiti i processi di ristrutturazione hanno abbassato il livello degli occupati, mentre in altri si riscontra un fabbisogno perdurante per cui, a fronte di lavoratori italiani che lasciano il settore, vi un consistente numero di lavoratori extracomunitari che in esso si inseriscono. Nellindustria dei metalli, per esempio, per gli italiani le cessazioni superano di 4.252 unit le assunzioni, mentre per i lavoratori extracomunitari sono le assunzioni a prevalere sulle cessazioni con 3.107 unit (Tab.7). Il sistema di collocamento ufficiale del mercato del lavoro italiano piuttosto destrutturato e avviene cos che le modalit di inserimento degli immigrati spesso avvengono attraverso il passa parola allinterno delle reti etniche. In Italia tuttavia non si pu parlare di rigide nicchie etniche, ma semmai, dato il forte policentrismo dellimmigrazione (191 nazionalit presenti), di comunit occupazionali a base etnica16. Prendiamo, ad esempio, il settore domestico italiano, spesso definito nicchia etnica, mentre sarebbe meglio definirlo plurietnico non essendo esclusivo di una sola comunit. Come si gi visto molte donne immigrate sono coinvolte in questo settore (un tempo etiopi, somale e capoverdiane, poi anche filippine e ora anche donne dellEst Europa). Cos il lavoro del settore alberghiero e della ristorazione (servizi facchinaggio, pulizie, ecc.) un tempo svolto in prevalenza da immigrati nordafricani, oggi conosce linserimento di polacchi, sloveni, cechi, rumeni e albanesi. A sua volta, il settore edile prevalentemente occupato da rumeni, albanesi, polacchi, egiziani, marocchini, tunisini e bulgari. Un esempio di specializzazione etnica , invece, quella degli indiani panjabi inseriti nellallevamento di bestiame in provincia di Reggio Emilia17.

16 Waldinger R., The making of an immigrant niche, in International Migration Review, vol. 28, 1994. 17 Bertoloni B, Le reti etniche come veicolo per la creazione di capitale sociale: il caso degli indiani inseriti in agricoltura nella provincia di Reggio Emilia, paper, Pontignano, 3-4 giugno 2002.

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Limpatto dellimmigrazione sulla societ italiana: leconomia

Peraltro, seppure lentamente, in atto un processo di superamento della concentrazione dei lavoratori extracomunitari in determinati settori e si inizia a riscontrare la tendenza a un loro inserimento anche a livelli pi alti. Le donne, in particolare, trovano un crescente sbocco nel settore impiegatizio.

3.7 Impatto dellimmigrazione su importazioni ed esportazioni Non ci sono ricerche e dati a sufficienza su questo argomento, per pu essere interessante citare il fenomeno delle rimesse, inviate dagli immigrati alle loro famiglie rimaste nel paese dorigine. Secondo i dati dellUfficio Italiano Cambi, in Italia sono transitati tramite le banche 790 milioni di euro (749 nel 2001) (Tab.8 - Graf. 3). In circa un decennio le rimesse sono aumentate vertiginosamente, nel 1992 infatti erano di circa 103 milioni di euro. Si tratta di cifre di molto inferiori a quelle reali, dato che la maggior parte degli stranieri preferisce utilizzare canali non ufficiali per il trasferimento di denaro nel proprio paese, soprattutto per gli alti costi dei servizi e anche per il fatto che la Banca dItalia rileva solo i trasferimenti avvenuti tramite il circuito bancario e non anche quello postale e dei money tranfer. Se si tiene conto anche di questi canali non registrati, la stima dellimporto complessivo delle rimesse annue aumenta di sei volte o anche di pi: ad esempio, secondo alcuni studiosi il volume delle rimesse totale sarebbe stato, nel 2002, di 7 miliardi di euro18. Se poi si vuole tenere conto anche degli altri beni inviati in patria dagli immigrati, si vede che il valore di questi flussi non per nulla trascurabile. Rapportando poi lammontare delle rimesse inviate al numero di titolari di permesso di soggiorno si pu avere unidea della capacit di risparmio di questi lavoratori. Ultimamente il settore bancario si sta interessando alla clientela etnica sia per ci che riguarda il mercato delle rimesse, sia per ci che riguarda lacceso al credito. Questo interesse causato dalla grande capacit di risparmio degli immigrati e anche dalla forte dinamicit imprenditoriale evidenziata dalle comunit immigrate. Secondo quanto emerso al convegno Migrant Banking in Italia (giugno 2004) attualmente sono gi operativi presso le banche italiane

18 Giustiniani C., Fratellastri d'Italia, Laterza, Bari 2003.

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numerosi sportelli che offrono agli immigrati la consulenza di appositi mediatori culturali. Inoltre circa 180 istituti di credito hanno attivato per gli immigrati servizi bancari di base che offrono conti senza rischi creditizi. Altre iniziative importanti sono quelle che riguardano microcrediti sociali legati a progetti di occupabilit o di microimprese, come nel caso del microcredito sociale per donne immigrate promosso, a livello nazionale, dalla Compagnia di S. Paolo di Torino in collaborazione con San Paolo IMI e San Paolo Banco di Napoli e in accordo con alcune associazioni e enti che si occupano del fenomeno migratorio. In ogni modo, necessario tutelare di pi e meglio i risparmi bancari, le rimesse, laccesso alle strutture di servizio (banche, poste, servizi di money transfer) e incentivare gli investimenti produttivi in patria con adeguate politiche di sostegno.

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4. Limpatto dellimmigrazione sulla societ italiana: il contesto culturale

4.1 Immigrati e societ civile Il fenomeno migratorio ha comportato profondi e radicali mutamenti nella societ italiana. Essi hanno interessato molti aspetti della vita sociale, culturale, economica e politica. Al momento, si sta tentando di calibrare risposte che riescano a trovare il giusto equilibrio tra le necessit della societ italiana e quelle dei nuovi venuti. La calibratura di tali esigenze non pu ridursi al solo ambito lavorativo e deve riguardare un nuovo assetto generale della societ inevitabilmente avviata verso un positivo meticciato. E significativo considerare che le associazioni straniere in Italia si stanno espandendo su tutto il territorio nazionale: ne sono state censite 893 nel 200019, di cui culturali nel 74% dei casi, per lassistenza e i servizi informativi nell83%, da supporto per la sistemazione abitativa nel 72%, per la consulenza legale nel 70%. Non mancano quelle che si occupano del supporto lavorativo o economico. Lassociazionismo, pur con i suoi limiti, gioca un ruolo fondamentale per limmigrato, soprattutto nelle prime fasi del percorso migratorio in cui c un estremo bisogno di supporto per affrontare i problemi quotidiani (lingua, casa, lavoro), ma anche problemi psicologici e di inserimento in generale. Inoltre, non da
19 Consiglio Nazionale dellEconomia e del Lavoro (CNEL) - Organismo Nazionale di Coordinamento per le politiche dintegrazione sociale degli stranieri, Le associazioni dei cittadini stranieri in Italia, Roma, 12 luglio 2001.

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ultimo, lassociazionismo gioca un ruolo molto importante anche per gli autoctoni. Infatti, attraverso iniziative di tipo pedagogico (incontri, seminari di educazione allintercultura, ecc.) e di tipo artistico (mostre, corsi di musica etnica, danza, arte) favorisce il dialogo interculturale tra tutte le realt compresenti nella nuova societ italiana (autoctoni inclusi). Purtroppo continua ad essere notevole, anche se in diminuzione20, la quota degli italiani che considera gli immigrati un pericolo per la propria cultura e identit (23,9%), una minaccia per loccupazione (29,2%) o per lordine pubblico e la sicurezza delle persone (39,7%). in questo panorama che si da ultimo intensificato il dibattito sulla partecipazione politica degli immigrati (Tab. 9).

4.2 Immigrati e contesto culturale: alimentazione; sport; moda; arti e media Alimentazione: La cultura gastronomica italiana fortemente radicata nelle sue tradizionali manifestazioni locali. In questo difficile terreno cerca negli ultimi anni di inserirsi sia la gastronomia etnica, favorita in qualche modo anche dallimmigrazione, sia il catering alla McDonalds, sponsorizzato dalle holdings della grande distribuzione globalizzata. In questo variegato mercato della ristorazione in Italia, i ristoranti etnici (soprattutto quelli cinesi) hanno avuto un buon successo, entrando oramai nelle abitudini e consuetudini alimentari della popolazione autoctona, in particolare nei grandi centri urbani del Centro Nord Italia. Singolare inoltre registrare come certi ambiti e professioni legate alla tradizionale cultura gastronomica italiana, siano oramai appannaggio di specifici gruppi etnici: ad esempio, i pizzaioli sono spesso egiziani, gli allevatori indiani o macedoni. Sport: lintegrazione di diverse culture sta avendo molte implicazioni nello sport e nel forte impatto sociale che questo rappresenta. Nelle palestre delle scuole italiane, come in quelle delle tante polisportive sono ormai presenti ragazzi di svariate provenienze geografiche. Questo positivo e fertile terreno di
20 Caritas/Migrantes, Dossier Statistico Immigrazione 2003, ed. Nuova Anterem, Roma 2003, pp. 193 ss.

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base non trova per riscontro nellaspetto pi evidente e pi conosciuto del fenomeno sportivo: il professionismo. Lo sport importante dei paesi ricchi si dedica alle culture altrui spesso solamente nel momento in cui acquista campioni, medaglie e redditizi titoli sportivi allestero. Emblematico lo scandalo continuo dei passaporti falsi nel calcio. Significativo anche il fatto che pi del 10% della squadra olimpionica italiana 2004 sia costituito da atleti naturalizzati. Sussistono, inoltre, ancora delle misure restrittive per quanto riguarda linserimento nelle diverse federazioni sportive: il discorso rigido delle quote di ingresso comprensibile quando gli stranieri vengono dallestero, ma non quando essi vivono gi in Italia da immigrati. Media: Unindagine condotta nel 2002 dal Censis e protrattasi per sei settimane, inserita in un progetto europeo Equal (Limmagine degli immigrati in Italia tra media, societ civile e mondo del lavoro), si soffermata sullimmigrato-tipo rappresentato in televisione, concludendo che la trattazione che se ne fa non razzista, ma certamente distratta, quasi confinata nella dimensione della cronaca nera, perci non favorisce adeguatamente il processo di integrazione e di reciproca conoscenza. Sono state riscontrate queste linee nella rappresentazione degli immigrati in televisione: per fasce det vi una sovraesposizione dei minori (43,5%), rispetto agli adulti di 19-65 anni (56,3%); quanto al sesso, i maschi prevalgono sulle femmine (87,8%), e questo dato scarsamente rispondente alle caratteristiche della popolazione immigrata, quasi per la met composta da donne; il ruolo affidato allimmigrato in prevalenza negativo (complessivamente nella misura del 78,1%), o come attore (29,7%) o come vittima di incidenti (48,4%) e, pi consistentemente, di certi comportamenti quali atti criminosi, discriminazione, errori giudiziari, ritardi burocratici; limmigrato viene considerato pi come rappresentante di una categoria che come individuo (c.d. personalizzazione senza persona) e nel 75,9% dei casi presentato attraverso la descrizione delle caratteristiche etniche o il riferimento al paese di provenienza (e ci pu facilitare la produzione di stereotipi e le generalizzazioni). E invece raro il ricorso a categorie razziali o appellativi di possibile accezione dispregiativa, come straniero, immigrato ed extracomunitario; le trasmissioni nelle quali si parla maggiormente di immigrati sono i telegior-

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nali (88,3%), nei quali la quasi totalit della notizie di cronaca e una buona met di cronaca nera; scarso spazio viene riservato, invece, allimmigrazione nei programmi di approfondimento, come anche nei variet e negli spettacoli di satira (Tab. 10); gli argomenti trattati in prevalenza sono clandestinit (61,9%) e criminalit/illegalit (13,3%), seguiti da legislazione (13,3%) e da prostituzione (2,9%), mentre ricorrono pi raramente argomenti quotidiani come lavoro, sport e spettacoli, o riflessioni di tipo giuridico, etico, sociale e storico; quando si parla di immigrazione, lo sfondo emotivo, per cui il coinvolgimento suscitato in modo nettamente prevalente dal tono (81,0% dei casi), cui si aggiungono le immagini (17,0%) e infine il contenuto (1,9%); nelle 72 fiction di produzione italiana, in cui sono comparsi personaggi stranieri, questi sono quasi sempre non protagonisti (45,3%) o comparse (43,5%); nel 10,4% dei casi comprimari e mai protagonisti; gli immigrati non hanno spazio per esprimersi in prima persona: per lo pi sono citati (64,9%) o consultati come immigrati (8,2%) o esperti (2,1%); nei restanti casi sono ospitati in trasmissione (1,1%), intervistati in qualit di diretti interessati (18,6%) o di testimoni (5,1%).

Da unindagine del Dossier Statistico Immigrazione della Caritas/Migrantes attraverso lanalisi di 1.205 articoli pubblicati nel 2002 su quattro quotidiani di tiratura nazionale - emerge che i temi pi trattati legati allimmigrazione sono stati quasi sempre a valenza negativa (percezione negativa dellultima regolarizzazione (2002-2003) da parte dellopinione pubblica, 28,4%; clandestini/sbarchi, 23,2%; lavoro, 10,5%; intolleranza, 7,9%; criminalit, 5,1%; prostituzione, 3,7%). E anche negativa la terminologia con la quale si parla dellimmigrazione: clandestini, sbarchi, criminalit, prostituzione sono argomenti che alimentano nellimmaginario collettivo la creazione di stereotipi negativi agendo sul delicato binomio sicurezza/insicurezza. Sono, invece, limitati i servizi di approfondimento, i saggi e le inchieste di giornalisti che con scrupolo e tenacia valorizzano il processo di integrazione in atto e le virtualit positive dellimmigrazione, pur senza nasconderne i problemi. Linformazione basilare per assicurare agli immigrati linclusione sociale, con riferimento tanto allaccesso allinformazione quanto ai contenuti della stessa in relazione al tema dellimmigrazione.

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Limpatto dellimmigrazione sulla societ italiana: il contesto culturale

In Italia esiste un mercato editoriale fatto da o per immigrati, che gi di una certa ampiezza e in costante evoluzione, ma che necessita di essere valorizzato e incentivato nella crescita. Lindagine pi completa su questo tema ha censito 107 testate cos ripartite: 29 gestite da immigrati con il coinvolgimento di italiani; 46 gestite da italiani con il coinvolgimento di immigrati e 32 la cui gestione riservata ai soli italiani21. Questo mercato, per quanto promettente, non pu far dimenticare che linfluenza maggiore sullopinione pubblica comunque esercitata dai media italiani.

21 FUSIE/CNEL, I media e gli immigrati in Italia. La stampa di immigrazione e per l'immigrazione, Roma 2004.

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5. Limpatto dellimmigrazione sulla societ italiana: il contesto politico

Lutilizzo degli sportelli sindacali da parte degli immigrati induce spesso alladesione alle categorie sindacali. I dati sulle adesioni degli immigrati ai sindacati confederati indicano nel 2001 un aumento generalizzato rispetto allanno precedente: per la CGIL le iscrizioni sono passate da 90.411 a 99.600 (+10,2%), per la CISL da 105.562 a 110.562 (+4,5%) e da 27.500 a 29.500 nella UIL (+7,3%). Questi valori indicano che si largamente al di sopra dei tassi medi di sindacalizzazione degli italiani. Altro esempio di crescente vitalit della rappresentanza degli immigrati data dagli eletti nelle Rappresentanze Sindacali Unitarie (RSU), presenza tanto pi significativa in quanto ha una funzione generale di rappresentanza anche nei confronti dei lavoratori italiani. Un altro livello significativo costituito dai delegati per la sicurezza sul lavoro. E aumentata anche la presenza dei lavoratori immigrati negli organismi direttivi delle categorie sindacali e delle rispettive confederazioni. I rappresentanti degli immigrati sono passati, nella CISL, da 727 a 776 e nella UIL, da 113 a 126; sono aumentati anche gli operatori a tempo pieno diventati 175 nella CISL e 28 nella UIL. Nel 1992 risultavano esservi 85 immigrati eletti come immigrati o rappresentanti dei lavoratori (41 CGIL, 32 CISL e 12 UIL)22 e 132 presenti in organismi direttivi sindacali (72 CGIL, 44 CISL, 16 UIL).

22 Mottura G., Pinto P., Immigrazione e cambiamento sociale, Franco Angeli, Milano 1996.

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Da unindagine dellIRES (Istituto Ricerche Economiche e Sociali) del 200223 si rileva che il ricorso al sindacato da parte degli immigrati avviene per i seguenti interessi prioritari: tutela dei diritti individuali sul lavoro (59%); il sindacato come luogo in cui ci si pu informare della realt italiana (24,1%); soluzione dei problemi di regolarizzazione e di ricongiungimento familiare (37,8%). Per la regolarizzazione e il ricongiungimento familiare le richieste di aiuto sono comprensibili non solo per limportanza del problema in s, ma anche per la complessit delle procedure presso le questure che rende difficile laccesso ai diritti stessi. Altro importante aspetto sul quale si molto dibattuto nel corso del 2003 riguarda la concessione del diritto di voto amministrativo agli stranieri che costituisce, ovviamente, il capitolo pi qualificante di una politica aperta. Attualmente in Italia i cittadini non italiani non possono votare e ci nonostante gi dal 1999 era emersa, dai dati del Rapporto Annuale della Fondazione Nord Est, che gli italiani intervistati sul tema si dichiaravano largamente favorevoli alla concessione di un diritto civico fondamentale: quello del voto alle elezioni amministrative del comune di residenza da parte degli immigrati regolarmente soggiornanti, con percentuali sempre oscillanti intorno al 70%. Questa propensione ha trovato conferma anche nellultima rilevazione, quella fatta nel 2002 dalla Fondazione Nord Est, in cui il 72,5% dellintero campione si dichiarato del tutto daccordo alla concessione del diritto di voto (a fronte di una media europea del 67,5%), senza operare distinzioni basate sullappartenenza o meno dello straniero allUnione. Questo dato non rimasto isolato: in un sondaggio dopinione realizzato nei primi mesi del 2003 su un campione di 1.000 persone (a cura dellAbacus24), risultata quasi totalmente condivisa (80%) lopportunit di concedere la cittadinanza a chi lavori legalmente in Italia da tempo e paghi le tasse, confermando la circostanza che sul tema dellestensione dei diritti gli italiani dimostrano una sensibile apertura (Tab. 11). Secondo lart. 9 del d.lsg 286/1998 gli stranieri extra Ue, titolari della carta di soggiorno, possono partecipare alla vita pubblica locale, esercitando anche lelettorato quando previsto dallordinamento (art.9,c.4, lett.d). LItalia ha
23 IRES-Cgil Emilia Romagna, Rapporto sullimmigrazione, 2002. 24 Indagine ABACUS condotta per il quotidiano Il Messaggero di Roma tra dicembre 2002 e giugno 2003.

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approvato la Convenzione Europea sui Migranti escludendo la parte che prevede il diritto di voto comunale. Comunque essendo stata modificata la Costituzione nella parte riguardante le competenze degli enti locali (Comuni, Province, Regioni), diversi comuni si stanno muovendo per inserire il voto amministrativo agli stranieri extracomunitari nei loro statuti (Venezia, Brescia, Ragusa, Genova). Questa impostazione non condivisa da tutti i costituzionalisti e perci sono state presentate diverse proposte di legge per inserire nella costituzione il diritto di voto degli immigrati extracomunitari. Lobiettivo, per, appare ancora lontano. Dagli anni 90, invece, possibile costituire consulte di immigrati ed eleggere consiglieri aggiunti in ambito comunale come recentemente avvenuto nel Comune di Roma, dove a marzo 2004 sono stati eletti quattro consiglieri aggiunti in rappresentanza delle varie comunit di immigrati. I rappresentanti potranno portare in consiglio comunale le proposte e le richieste degli stranieri che vivono a Roma, pur non avendo la facolt di votare delibere. Altre iniziative di questo genere sono state sostenute da Torino, Lecce e dalla Regione Marche25. Per ci che riguarda il diritto di cittadinanza26, se il numero degli stranieri regolarmente soggiornanti passato da circa 800.000 a 1.400.000 tra il 1990 ed il 2000, nello stesso arco di tempo sono anche raddoppiate le concessioni di cittadinanza (da 5.000 a 10.000). Negli ultimi due anni, tuttavia, laumento molto rallentato: tra il 2001 e il 2002 si trattato di sole 264 unit (+2,5%), confermando il carattere restrittivo della specifica normativa italiana che, a fronte di una immigrazione che si rivela sempre pi stabile, ha probabilmente bisogno di essere rivisitata, cos come avvenuto in molti paesi europei. Questa esigenza riguarda in particolare chi nato in Italia e che per la normativa vigente non diviene immediatamente cittadino italiano, ma deve attendere la maggiore et: il legame con la nostra terra, vissuto per tanti anni anche in termini di educazione e di mentalit, merita di essere pi seriamente preso in considerazione. Il 91,4% delle acquisizioni di cittadinanza avvenuta a seguito di matrimonio, mentre il restante 8,6% si basato sulla residenza prolungata in Italia. La prima , evidentemente, la soluzione pi concreta anche se talvolta ha ingenerato legami fittizi, indotti dalle ristrette maglie della legge

25 Piagnerelli I., Diritti disuguali, in Altri, Rivista bimestrale dellAssociazione Erytros, Anno I, n.1, Roma, maggio-giugno 2004, pp. 6-7. 26 Cfr. legge 91 del 1992, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 38 del 15 febbraio 1992.

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n. 91/92. Quanto alla provenienza dei richiedenti la cittadinanza italiana, solo parzialmente si riproduce il quadro dei soggiornanti: se su tutti prevalgono gli europei con il 44,3% (in particolare dellEst, che arrivano al 36,6%), di seguito si trovano gli americani (31,4%, quasi interamente provenienti dal CentroSud), poi gli africani (15,5%) ed infine gli asiatici (8,5%). Fra le nazionalit beneficiarie, spiccano Albania, Marocco, Brasile e Cuba: in tutti i casi il matrimonio stato il motivo principale, raggiungendo il 100% nel caso dei cubani e attestandosi sopra il 95% negli altri casi, ad eccezione del Marocco, in cui le acquisizioni per residenza hanno raggiunto il 28%.

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6. Fattori che influenzano in negativo e in positivo limpatto degli immigrati sulla societ italiana

Limpianto legislativo italiano relativo allimmigrazione teso allarmonizzazione di ruoli, limiti e competenze tra gli organi dello Stato (polizia, magistratura, difesa, istruzione, sanit e previdenza sociale, enti locali) e gli organismi di supporto (ONG, sindacati, volontariato, privato sociale). La particolare conformazione geografica del paese impone una fitta rete di contatti e convenzioni con i paesi che si affacciano nel Mediterraneo: necessit divenuta imprescindibile per fronteggiare efficacemente lo sfruttamento dellimmigrazione irregolare. A questo fine lItalia ha stipulato 29 accordi con altrettanti paesi di provenienza degli immigrati (di cui 21 gi in vigore e 13 con Paesi Terzi). Una volta ottenuto lo status di immigrato residente, che viene concesso per la maggior parte dei casi per motivi di lavoro (55,2%), oppure per ricongiungimento familiare (31,7%), per studio, motivi religiosi, residenza elettiva (9,6%), asilo politico (1,1%) (Tab. 2), lo straniero gode di diritti e doveri analoghi a quelli dei cittadini italiani. Identici sono i meccanismi di contribuzione fiscale, cos come sono uguali oneri e benefici relativi al sistema previdenziale nazionale. Per ci che concerne lassistenza sanitaria agli immigrati, lo Stato italiano, preoccupato di preservare lintegrit della salute pubblica, dispone di un corpus legislativo impostato su una logica solidaristica che promuove la salute indipendentemente dallo status giuridico, sociale e culturale. Lattuale norma-

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Fattori che influenzano in nevativo e in positivo limpatto degli immigrati sulla societ italiana

tiva nazionale sullassistenza sanitaria agli immigrati garantisce a tutti i cittadini stranieri presenti sul nostro territorio laccesso ai servizi sanitari27 anche a chi in condizioni di irregolarit giuridica e di clandestinit. Sono garantite cure urgenti, essenziali, continuative e programmi di medicina preventiva. Lazione di integrazione sociale (corsi di lingua italiana nonch di lingua e cultura di origine, formazione di mediatori culturali) viene demandata dallo Stato agli enti locali in collaborazione con gli enti privati e le organizzazioni di volontariato. I minori stranieri sono soggetti allobbligo scolastico e ad essi si applicano tutte le disposizioni vigenti in materia di diritto allistruzione e di accesso ai servizi educativi. Gli stessi enti pubblici e privati predispongono centri di accoglienza destinati ad accogliere, oltre che cittadini italiani, stranieri regolarmente soggiornanti per motivi diversi dal turismo, che siano temporaneamente impossibilitati a provvedere alle proprie esigenze alloggiative e di sussistenza. Questi centri sono finalizzati a rendere autosufficienti gli stranieri, e provvedono, ove possibile, ai servizi sociali e culturali idonei a favorire lautonomia e linserimento sociale. Lo straniero regolarmente soggiornante, pu accedere alle stesse graduatorie dei cittadini italiani, per lassegnazione degli alloggi sociali con restrizioni in alcuni contesti territoriali (dovute, ad esempio, al numero di anni di residenza). La legge italiana, infatti, promuove unazione civile volta a contrastare qualsiasi forma di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi e, con lattuazione della direttiva 200/43/CE per la parit di trattamento tra le persone indipendentemente dalla razza e dallorigine etnica, ha previsto listituzione di un apposito Ufficio per il contrasto delle discriminazioni (UNAR). Diversi studi affermano che lopinione pubblica, pur mostrandosi favorevole a programmi di integrazione sociale e tollerante verso diversit culturali e religiose, conserva una certa diffidenza nei confronti dellespandersi del fenomeno dellimmigrazione. La discontinuit nellazione legislativa, causata dal finora instabile scenario politico italiano, ha inciso negativamente sullattuazione di una precisa politica migratoria.
27 Cfr. D.lgs 286/1998, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 191 del 18 agosto 1998 e DPR 394/1999, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 258 del 3 novembre 1999.

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Se da un lato lultima regolarizzazione ha contribuito allemersione di un numero elevato di lavoratori irregolari, esistono aspetti problematici dal punto di vista dellinserimento lavorativo (meccanismi rigidi di incontro tra domanda e offerta), del conseguimento del permesso di soggiorno, dellottenimento della carta di soggiorno, dellassegnazione dellalloggio (critico anche per i cittadini autoctoni), dellaccentuata flessibilit nel mercato del lavoro, dellottenimento della cittadinanza e del difficile accesso degli immigrati alle reti istituzionali. A questo proposito appare di particolare importanza la questione dellestensione del diritto di voto ai cittadini immigrati. Da unindagine condotta da Demoskopea (marzo 2003) emerso che lopinione pubblica sarebbe favorevole a ci: gli italiani sono risultati disposti a pagare di tasca propria per favorire linserimento sociale degli immigrati (corsi di lingua italiana, di educazione civica, aiuti nella ricerca di unoccupazione, corsi di qualificazione e formazione professionale, informazioni sul funzionamento dei servizi pubblici e sociali, assistenza nel disbrigo delle pratiche burocratiche), pi di quanto pagherebbero per tenerli fuori dal nostro paese con forti controlli e pattugliamenti alle frontiere. Due cittadini su tre ritengono che le spese per lintegrazione degli immigrati debbano essere sostenute a livello centrale.

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Conclusioni

Il quadro che emerge dallanalisi del fenomeno migratorio in Italia presenta una situazione in continuo divenire. Ai numerosi cittadini residenti nel nostro paese da ormai oltre 10/15 anni, infatti, si aggiungono annualmente 120/180 mila nuovi immigrati che cercano fortuna nel nostro paese arrivando nella maggior parte dei casi, per, in maniera irregolare. Daltronde le politiche migratorie restrittive che si sono venute a determinare nel tempo possono essere considerate tra le cause dei continui flussi illegali. Per questo motivo diffuso un certo senso di insoddisfazione nei confronti di politiche che non dovrebbero ispirarsi unicamente alle norme di contrasto dei flussi clandestini, agli accordi di riammissione, ai centri di permanenza temporanea e neppure al semplice inquadramento dellimmigrazione sotto laspetto occupazionale. E auspicabile, invece, un maggiore investimento sulle vie della legalit che si possono raggiungere attraverso lelaborazione di un progetto di convivenza nel quale immigrati e autoctoni sono chiamati a reciproche responsabilit. Nello scenario attuale di insediamento stabile, infatti, linserimento degli immigrati nella nuova societ deve passare attraverso un doveroso rispetto delle culture e dei principi fondamentali, come linviolabilit dei diritti umani individuali, luguaglianza di fronte alla legge, la laicit dello Stato e la democrazia come strumento di convivenza in un clima di pluralismo culturale e di tolleranza. Affinch tutto ci possa divenire realt sarebbe opportuna una riflessione su alcune politiche che a tuttoggi frenano questo processo di integrazione che sembra ormai maturo. Operativamente dovremmo essere pronti ad offrire agli

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immigrati posti di lavoro a priori, attraverso la previsione di quote realistiche e non a posteriori attraverso i provvedimenti di regolarizzazione. Gli attuali meccanismi di collocamento, che non sono a portata di tutti i potenziali datori di lavoro per motivi di reddito e per lo scarso collegamento tra domanda e offerta di lavoro, sono poco incisivi. Sarebbe quanto mai auspicabile rivedere la disciplina dei permessi di soggiorno di breve durata, per esempio, attraverso la conversione in lunga durata, affinch la loro scadenza non determini costose operazioni di rimpatrio. Peraltro sarebbe auspicabile che i nuovi ingressi di lavoratori stranieri fossero legati ad adeguati investimenti sui servizi sociali, a partire dagli alloggi. Un aspetto rimasto negli anni irrisolto riguarda il diritto dasilo che a tuttoggi in Italia non gode di una normativa organica capace di dare attuazione allart.10 della nostra Costituzione. Sono ancora deboli il sostegno materiale per i richiedenti asilo e le garanzie per quanto riguarda le procedure e i ricorsi. Tuttavia, occorre segnalare che attualmente in corso la discussione parlamentare di un progetto di legge sullasilo che attua la citata norma costituzionale, dettando nel contempo una disciplina organica della materia. Impegnarsi per lottare contro la discriminazione e garantire la partecipazione degli immigrati non solo nel mercato del lavoro ma anche nella vita sociale, culturale, civile e religiosa costituisce certamente una priorit. In molti stanno lavorando in questi anni per riconsiderare anche culturalmente la figura del migrante, spesso offuscata da una coltre di sospetto e diffidenza a causa delle sue diversit. A questo proposito sono stati di grande aiuto i finanziamenti Equal del Fondo Sociale Europeo che hanno permesso di attivare numerose iniziative a livello nazionale volte a combattere le discriminazioni e le ineguaglianze che si determinano nel mercato del lavoro come nel caso del progetto Limmagine degli immigrati in Italia tra media, societ civile e mondo del lavoro promosso dallIOM di Roma, la Caritas diocesana di Roma e lArchivio dellImmigrazione. Si rileva con favore una maggiore collaborazione tra le istituzioni e il privato sociale per quanto riguarda il mondo dellimmigrazione. Sono numerose le convenzioni che i vari ministeri ed enti locali hanno attivato con organizzazioni e associazioni laiche e religiose al fine di prestare supporto alla popolazione migrante. Anche in questo senso, auspicabile nel futuro una maggiore complementariet tra questi soggetti.

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Bibliografia

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Limpatto dellimmigrazione sulla societ italiana

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Limpatto dellimmigrazione sulla societ italiana

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Appendice statistica

Tab. 1 - ITALIA. Evoluzione della presenza immigrata per continenti di provenienza. Valori assoluti (1970-2003)
Anni Europa di cui CE 99.878 148.611 152.092 151.799 153.469 Africa 4.756 29.754 238.130 314.924 385.630 516.424 Asia 11.177 41.989 145.812 195.495 277.644 386.204 America 37.006 62.630 128.362 154.822 164.942 251.339 Oceania 2.684 4.167 5.907 3.613 2.519 3.653 Apolidi e altri 1.102 1.076 841 851 2.975 Valori assoluti 143.838 298.749 781.138 1.095.712 1.388.153 2.193.999

1970 88.215 1980 159.107 1990 261.851 1996 426.017 2000 556.567 2003 1.051.404

N.B. La tabella riguarda gli stranieri presenti in Italia con permesso di soggiorno a qualsiasi titolo: superiore a tre mesi per gli anni 70 e superiore ad un mese dal 1980 al 2003. Le due serie non sono perci del tutto comparabili. FONTE: Elaborazioni Dossier Statistico Immigrazione Caritas/Migrantes su dati del Ministero dellInterno

Graf. 1 - ITALIA. Evoluzione della presenza immigrata. Valori assoluti (1970-2003)


2.500.000 2.000.000 1.500.000 1.000.000 500.000 0 1970 1980 1990 1996 2000 2003

FONTE: Elaborazioni Dossier Statistico Immigrazione Caritas/Migrantes su dati del Ministero dellInterno

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Limpatto dellimmigrazione sulla societ italiana

Tab. 2 - ITALIA. Prospetto generale dellimmigrazione in Italia (2001-2002-2003)


2001 POPOLAZIONE IMMIGRATA SOGGIORNANTE v.a. % - registrata dal Ministero dellInterno 1.362.630 100,0 - stima presenza complessiva, minori inclusi* 1.600.000 100,0 - incidenza % su residenti 2,8 Variazione annuale PROVENIENZA CONTINENTALE Unione Europea 147.495 10,8 Altri paesi europei 416.390 30,6 Africa 366.598 26,9 Asia 259.783 19,1 America 158.206 11,6 Oceania/Apolidi 3.285 0,2 Ignota 10.873 0,8 MOTIVI DEL SOGGIORNO Lavoro 806.680 59,2 Famiglia (inclusi adozioni e affidamenti) 393.865 28,9 Inserimento medio-stabile (religiosi, resid. elett., studio) 124.323 9,1 Asilo politico e richiesta asilo 11.806 0,9 Altri motivi 25.956 1,9 RIPARTIZIONE TERRITOriale Nord Ovest: Lombardia, Piemonte, Liguria, V. dAosta 444.876 32,7 Nord Est: Veneto, Friuli V.G., Trentino A.A., Emilia R. 328.488 24,1 Centro: Toscana, Umbria, Marche, Lazio 396.834 29,2 9,7 Sud: Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria 133.263 Isole: Sicilia, Sardegna 59.169 4,3 CARATTERISTICHE GENERALI Maschi 726.809 53,3 Femmine 635.821 46,7 Coniugati (con e senza prole al seguito) 678.342 49,9 Celibi 584.013 42,9 Vedovi 14.000 1,0 Divorziati e separati 21.289 1,7 Stato civile non registrato 62.405 4,5 Nuovi ingressi** Nuovi permessi rilasciati nellanno 180.303 100,0 di cui per Lavoro 92.386 51,2 di cui per Famiglia 60.027 33,3 di cui per inserimento medio-stabile (religiosi, residenza elettiva, studio) 27.920 15,5 2002 v.a. 1.512.324 1.850.000 +149.694 154.076 488.276 401.440 279.816 178.593 3.509 6.614 834.478 479.330 145.187 16.702 36.627 495.609 392.212 428.509 134.678 61.316 786.132 726.192 783.414 646.440 19.168 24.325 38.977 118.880 37.329 58.034 23.517 % 100,0 100,0 3,2 +11,0 10,2 32,3 26,5 18,5 11,8 0,3 0,4 55,2 31,7 9,6 1,1 2,4 32,8 25,9 28,3 8,9 4,1 52,0 48,0 51,8 42,7 1,3 1,6 2,6 100,0 31,4 48,8 19,8 2003 v.a. % 2.193.999 100,0 2.598.223 100,0 4,5 +681.675 +45,1 153.469 897.935 516.424 368.204 251.339 3.653 2.975 1.449.746 532.670 146.371 17.318 47.894 731.851 536.972 614.555 230.534 80.087 1.132.281 1.061.718 1.095.474 1.015.505 35.241 27.459 19.156 7,0 40,9 23,5 16,8 11,5 0,2 0,1 66,1 24,3 6,7 0,8 2,1 33,4 24,5 28,0 10,5 3,6 51,6 48,4 49,9 46,3 1,6 1,3 0,9

107.515 100,0 19.107 17,8 65.816 61,2 22.592 21,0

* Anche i dati sui soggiornanti riportati nei successivi riquadri andrebbero maggiorati per stimare la presenza effettiva. ** si devono aggiungere i nuovi permessi rilasciati ai richiedenti asilo: 2.102 nel 2001 su 9.620 domande, 1.270 nel 2002 su 16.015 domande e 726 nel 2003 su 16.455 domande. FONTE: Dossier Statistico Immigrazione Caritas/Migrantes. Elaborazioni su dati del Ministero dellInterno

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Appendice Statistica

Tab. 3 - ITALIA. Soggiornanti. Primi 30 paesi di provenienza (2003)

Paese Romania Marocco Albania Ucraina Cina Popol. Filippine Polonia Tunisia Senegal India Per Ecuador Egitto Sri Lanka Serbia-Montenegro Moldavia Macedonia Bangladesh Pakistan Brasile Nigeria Ghana Croazia Russia Bulgaria Algeria Bosnia Erz. Colombia Argentina Rep. Dominic. Altri TOTALE

v.a. 239.426 233.216 227.940 112.802 100.109 73.847 65.847 60.572 47.762 47.170 46.964 45.859 44.798 41.539 38.876 36.361 33.656 32.391 30.506 26.858 24.986 23.060 21.336 18.924 17.080 16.835 15.636 15.182 14.553 13.160 426.748 2.193.999

% 10,9 10,6 10,4 5,1 4,6 3,4 3,0 2,8 2,2 2,1 2,1 2,1 2,0 1,9 1,8 1,7 1,5 1,5 1,4 1,2 1,1 1,1 1,0 0,9 0,8 0,8 0,7 0,7 0,7 0,6 19,4 100,00

FONTE: Elaborazioni Dossier Statistico Immigrazione Caritas/Migrantes su dati del Ministero dellInterno

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Limpatto dellimmigrazione sulla societ italiana

Tab. 4 - ITALIA. Soggiornanti ripartiti per regione (2002 2003)


Regioni Piemonte Valle d'Aosta Liguria Lombardia Nord Ovest Trentino-Alto Adige Veneto Friuli-Venezia Giulia Emilia-Romagna Nord Est Toscana Umbria Marche Lazio Centro Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Sud Sicilia Sardegna Isole ITALIA 2002 107.564 2.913 36.827 348.298 495.602 38.647 154.631 48.304 150.629 392.211 111.460 30.964 47.157 238.916 428.497 21.263 2.377 58.640 31.293 3.505 17.598 134.676 49.577 11.737 61.314 1.512.324 % 7,1 0,2 2,4 23,0 32,8 2,6 10,2 3,2 10,0 25,9 7,4 2,0 3,1 15,8 28,3 1,4 0,2 3,9 2,1 0,2 1,2 8,9 3,3 0,8 4,1 100,0 2003 167.615 3.792 57.834 502.610 731.851 43.366 213.798 62.052 217.756 536.972 175.026 43.845 64.989 330.965 614.825 32.873 3.635 111.596 43.163 5.782 33.485 230.534 65.194 14.893 80.087 2.193.999 % 2003/2002 7,6 55,8 0,2 30,2 2,6 57,0 22,9 44,3 33,4 47,7 2,0 12,2 9,7 38,3 2,8 28,5 9,9 44,6 24,5 36,9 8,0 57,0 2,0 41,6 3,0 37,8 15,1 38,5 28,0 43,5 1,5 54,6 0,2 52,9 5,1 90,3 2,0 37,9 0,3 65,0 1,5 90,3 10,5 71,2 3,0 31,5 0,7 26,9 3,7 30,6 100,0 45,1

FONTE: Elaborazioni Dossier Statistico Immigrazione Caritas/Migrantes su dati del Ministero dellInterno

Tab. 5 - ITALIA. Assunzioni di lavoratori extracomunitari: ripartizione per settori (2002)


Settori Agricoltura Industria Servizi Non specificato Totale % TOTALE V.A. TOTALE LAVORATORI Assunzioni Saldo 11,3 8,7 22,9 -1,3 47,7 30,1 18,1 62,6 100,0 5.762.749 523.502 LAVORATORI EXTRACOMUNITARI Assunzioni Saldo 13,8 8,9 26,4 19,8 39,2 24,7 20,6 44,6 100,0 659.847 140.222

FONTE: Elaborazioni Dossier Statistico Immigrazione Caritas/Migrantes su dati INAIL/DNA/Denuncia Nominativa Assicurati

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Appendice Statistica

Graf. 2 - ITALIA. Assunzioni di lavoratori extracomunitari: ripartizione per settori. Valori percentuali (2002)
p p ( )

50 45 40 35 30 25 20 15 10 5 0 Agricoltura Industria Servizi Non specificato

Totale lavoratori Lavoratori extracomunitari

FONTE: Elaborazioni Dossier Statistico Immigrazione Caritas/Migrantes su dati INAIL/DNA/Denuncia Nominativa Assicurati

Tab. 6 - ITALIA. Incidenza % dei lavoratori extracomunitari sulle assunzioni complessive per settori lavorativi (2002)
MOLTO ALTA i.conciaria i.tessile i.metalli i.gomma i.legno i. trasformazione ALTA agrindustria costruzioni trasporti i.mezzi trasporti i. meccanica att.immob/pulizie MEDIA i.alimentare estr. minerali i.carta i.chimica i.elettrica commercio/rip. auto sanit commercio ingrosso

22,8 17,7 17,0 16,9 16,7 15,0

14,1 13,7 12,7 12,3 11,6 10,8

8,8 7,7 7,6 7,5 7,4 7,4 7,2 7,0

FONTE: Elaborazioni Dossier Statistico Immigrazione Caritas/Migrantes su dati INAIL/DNA/Denuncia Nominativa Assicurati

61

Limpatto dellimmigrazione sulla societ italiana

Tab. 7 - TALIA. Percentuale di lavoratori extracomunitari per settori economici (2002)


TOTALE LAVORATORI Assunz. Saldi % saldi 645.503 45.343 7,0 1.982 49 2,5 647.485 45.392 7,0 8.804 618 7,0 177.989 17.293 9,7 85.004 -21. 739 -25,6 32.118 -6. 673 -20,8 28.493 324 1,1 41.398 392 0,9 2.061 -182 -8,8 32.232 2.172 6,7 32.177 145 0,5 38.344 382 1,0 151.931 -4.252 -2,8 76.214 -2.599 -3,4 68.505 -5.097 -7,4 24.381 -6.280 -25,8 48.986 -2.239 -4,6 8.648 -5.109 -59,1 462.814 25.838 5,6 1.320.099 -7. 006 -0,5 52.496 1.783 3,4 206.923 17.821 8,6 272.385 25.583 9,4 905.003 38.895 4,3 236.467 2.243 0,9 50.475 -3. 374 -6,7 512.626 39.593 7,7 110.896 10.331 9,3 112.061 9.959 8,9 35.633 5.248 14,7 255.723 9.287 3,6 2.750.688 157.369 5,7 1.044.477 327.747 31,4 5.762.749 523.502 9,1 EXTRACOMUNITARI Saldi % saldi 15.292 16,8 50 35,5 15.342 16,8 81 12,0 2.919 18,6 945 6,3 320 4,4 859 18,1 737 23,3 23 24,2 445 18,4 1.010 18,6 1.036 18,0 3.107 12,1 1.579 17,8 887 17,5 544 18,2 1.119 14,7 -14 -6,9 12.159 19,2 27.756 15,9 930 23,9 3.173 21,8 3.349 21,2 8.558 7,8 4.713 15,7 132 7,5 9.714 17,6 307 9,4 1.850 23,1 368 21,7 1.565 10,5 34.659 13,4 62.465 45,9 140.222 21,3

Settori Agrindustriale Pesca Agricoltura Estrazione minerali Industria alimentare Industria tessile Industria conciaria Industria legno Industria carta Industria petrolio Industria chimica Industria gomma Industria trasformazione Industria metalli Industria meccanica Industria elettrica Industria mezzi trasporto Altre industrie Elettricit/gas/acqua Costruzioni Industria Commercio Ripar. auto Commercio ingrosso Commercio dettaglio Alberghi e ristoranti Trasporti Intermed. Finanziaria Attiv. Immob./pulizie Pubblica amministraz. Sanit Istruzione Servizi pubblici Servizi Attivit non determinata TOTALE

Assunz. 90.945 141 91.086 674 15.686 15.048 7.323 4.746 3.164 95 2.412 5.441 5.742 25.757 8.875 5.078 2.993 7.624 202 63.197 174.057 3.896 14.529 15.766 109.424 30.053 1.769 55.190 3.281 8.025 1.692 14.928 258.553 136.151 659.847

(a) La composizione percentuale stata calcolata per i soli saldi positivi. FONTE: Elaborazioni Dossier Statistico Immigrazione Caritas/Migrantes su dati INAIL/Denuncia Nominativa Assicurati

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Appendice Statistica

Tab. 8 - ITALIA. Flussi di rimesse in entrata e uscita per regione di provenienza e destinazione in migliaia di euro (2002)

Area Unione Europea Europa Centro-Orientale Altri Paesi Europei Europa Africa Settentrionale Africa Occidentale Africa Orientale Africa Centro-Meridionale Africa Asia Occidentale Asia Centro-Meridionale Asia Orientale Asia America Settentrionale America Centro-Meridionale America Oceania Non Classificati Totale

Introiti 151.784 4.714 31.294 187.792 911 377 230 494 2.012 140 24 1.715 1.879 106.021 12.344 118.365 5.347 133 315.528

% 48,1 1,5 9,9 59,5 0,3 0,1 0,1 0,2 0,6 0,0 0,0 0,5 0,6 33,6 3,9 37,5 1,7 0,0 100,0

Esiti 216.177 19.052 14.019 249.248 30.072 10.606 1.304 873 42.855 1.607 4.606 359.918 366.131 109.312 17.932 127.244 6.080 58 791.616

% 27,3 2,4 1,8 31,5 3,8 1,3 0,2 0,1 5,4 0,2 0,6 45,5 46,3 13,8 2,3 16,1 0,8 0,0 100,0

FONTE: Elaborazioni Dossier Statistico Immigrazione Caritas/Migrantes su dati UIC

Graf. 3 -ITALIA. Flussi di rimesse in entrata e uscita per regione di provenienza e destinazione in migliaia di euro (2002)
400.000 350.000 300.000 250.000 200.000 150.000 100.000 50.000 0 Europa Africa Asia America Oceania
Introiti Esiti

FONTE: Elaborazioni Dossier Statistico Immigrazione Caritas/Migrantes su dati UIC

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Limpatto dellimmigrazione sulla societ italiana

Tab. 9 - ITALIA. Atteggiamento verso gli immigrati in 5 paesi dellUnione Europea (2000-2002)
GLI IMMIGRATI SONO UN PERICOLO
PER LA NOSTRA CULTURA E IDENTIT

GLI IMMIGRATI SONO UNA


MINACCIA PER LOCCUPAZIONE

GLI IMMIGRATI SONO UNA MINACCIA


PER LO.P. E LA SICUREZZA DELLE PERSONE

Italia Francia Spagna G Bretagna Germania Media Ue

2002 23,9 30,5 25,8 37,4 22,7 27,8

2000/2001 -1,3 +5,2 +7,3 +1,8 +0,5 +2,2

2002 29,2 27,7 31,0 46,0 41,3 35,8

2000/2001 -3,1 +0,3 +4,7 -3,9 +11,9 +2,6

2002 39,7 40,2 34,2 35,9 31,9 36,2

2000/2001 -3,1 +4,4 +8,4 +3,9 +7,5 +4,3

FONTE: Elaborazioni Dossier Statistico Immigrazione Caritas/Migrantes su indagine Fondazione Nord Est

Tab. 10 - ITALIA. Immigrati in TV per tipologia di programma (valori %)


2001 95,4 1,4 1,0 0,8 0,6 0,4 0,2 0,2 100,0 2002 88,3 3,9 1,0 3,9 1,9 1,0 100,0

Telegiornale Rubrica TG Inchiesta Rotocalco di costume e societ Dibattito/talk show Programma specifico sullimmigrazione Variet Programma satirico Tribuna politica TOTALE

FONTE: Indagine Censis Limmagine degli immigrati e delle minoranze etniche nei media (sett. 2002)

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Appendice Statistica

Tab. 11 - ITALIANI E IMMIGRAZIONE (2002)


Del tutto in disaccordo Gli immigrati portano via posti di lavoro ai disoccupati del nostro paese Gli immigrati che vivono in Italia contribuiscono ad un arricchimento culturale del nostro paese Gli stranieri che da tempo lavorano legalmente in Italia e pagano le tasse dovrebbero poter ottenere la cittadinanza italiana Gran parte degli immigrati irregolari svolge attivit criminali 34% Abbastanza in disaccordo 24% N daccordo n in disaccordo 10% Abbast. daccordo 16% Del tutto daccordo 15% Non sa Tot.

1%

100,0%

14%

16%

11%

34%

21%

4%

100,0%

10%

6%

2%

34%

46%

2%

100,0%

20%

20%

10%

29%

18%

3%

100,0%

In generale cosa pensa degli immigrati extracomunitari

Ce ne sono troppi 54%

Ce ne sono molti Non ce ne sono ma non troppi molti 35% 6%

Non sa 5% 100,0%

Cosa pensa dei diritti di cui godono gli immigrati extracomunitari

Dovrebbero essere estesi 33%

Dovrebbero essere ristretti 22%

Dovrebbero restare come sono ora 30%

Non sa

15%

100,0%

FONTE: Elaborazioni Dossier Statistico Immigrazione Caritas/Migrantes su dati sondaggio Abacus Che Italia fa

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