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COLLANA DI SAGGISTICA

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GIOVANNI BORRELLO

Allombra delle ciminiere


40 anni di carbone e tumori a Savona

IMPAGINAZIONE

MICHELA VOLPE

Copyright 2011 Fratelli Frilli Editori Via Priaruggia 31/1, Genova - Tel. 010.3074224

ISBN 978-88-7563-684-5

FRATELLI FRILLI EDITORI

Costituzione della Repubblica Italiana

Art. 41 Liniziativa economica privata libera. Non pu svolgersi in contrasto con lutilit sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libert, alla dignit umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perch lattivit economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali. Art. 32 La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dellindividuo e interesse della collettivit (...) Art. 2 La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili delluomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalit ()

Unisco con convinzione la mia voce a quella di tanti uomini e donne savonesi, associazioni, movimenti, rappresentanti del mondo medico e scientifico e consigli comunali, mobilitati in questa vostra battaglia di civilt e per la vita che da oggi diventa anche mia! In Italia vi sono, purtroppo, tante, troppe realt simili a quella di Savona, dove i cittadini sono puntualmente estromessi, mortificati e posti di fronte al falso ricatto di dover scegliere tra il sacrosanto diritto a vivere in un ambiente sano e il progresso e lo sviluppo economico della loro regione. Dobbiamo spezzare questa ignobile propaganda: unalternativa possibile. Dobbiamo opporci a questa arida logica del profitto, che non credo possa essere attribuita alla volont di un solo uomo, ma ad un intero, complesso sistema che fa del dio denaro lunico parametro di valutazione e non si ferma neanche di fronte ad agghiaccianti cifre di morte Dobbiamo, tutti insieme, rimpadronirci della Politica, quella vera: ridiventare protagonisti, opporci a situazioni che non sono ineluttabili, ma decidere noi in quale mondo vogliamo che vivano i nostri figli!. LUIGI DE MAGISTRIS (Sindaco di Napoli, ex Parlamentare europeo) Sto seguendo il movimento che combatte contro il carbone della centrale di Savona. Per chi mi chiede aiuto, io sono pronto a servire, quindi in questo momento sono con i cittadini e i comitati contro il raddoppio della centrale. A me sembra fondamentale una presa di coscienza dal basso, attraverso una trasparenza totale, per organizzarsi e snidare quei determinati inte-

ressi economici che proliferano a danno dellambiente e delle persone. Solo i movimenti come quello savonese ne possono prendere coscienza e tentare lunica strada percorribile.... DON ANDREA GALLO (prete di strada) A forza di trattare petrolio e carbone, i fossili sono diventati loro. Stiamo facendo una battaglia per il no al carbone, contro poteri incredibili. De Benedetti non risponder alle 10 domande sulla centrale a carbone di Vado, lui cittadino svizzero, il suo giornale la Repubblica edizione di Civitavecchia contro il carbone perch dellEnel, e a Savona non dice assolutamente nulla perch la centrale la sua. Questi sono i veri killer seriali della nostra epoca. Della centrale di Vado ce ne siamo gi occupati. Siamo ancora nellOttocento, e queste persone si propongono ancora come i paladini dellinformazione e del progresso. La verit verr fuori sulle emissioni, sugli inceneritori. Camuffano degli studi fatti da esperti inglesi e francesi, rovesciano i risultati. Non c pi ritegno per questa gente, sono fuorilegge a norma di legge... La salute ormai qualcosa che dobbiamo conquistare giorno per giorno.... BEPPE GRILLO (attivista politico) La quasi unanimit della popolazione, degli addetti alla sanit, della politica e del mondo civile savonese ha espresso democraticamente la sua decisione contraria allampliamento della centrale a carbone e, nel mondo berlusconista, scopriamo che anche coloro che dovrebbero essere sensibili al sistema democrazia sono invece della stessa pasta: contano i soldi e il guadagno, non importa se realizzati con la morte dei savonesi, non importa se la contrariet universale. Gli affari, prima di tutto!

Questa gente pi velenosa e pi cancerogena del carbone, anche se si chiama De Benedetti. Receda dal suo insano e folle proposito di colpire cittadini inermi che hanno solo la colpa di abitare nelle vicinanze della carbonaia maledetta. PAOLO FARINELLA (sacerdote, scrittore) I Verdi sono con voi savonesi in questa battaglia. In Italia la disinformazione scientificamente pianificata sulla questione energetica fa credere agli italiani che c bisogno di energia. Allora basterebbe rendere noti i dati del GSE, ente gestore elettrico, per capire quale truffa sia stata organizzata ai danni degli italiani. In Italia le centrali elettriche producono oltre 93.000 Mw, il massimo consumo si registrato con un picco di circa 56.000 Mw. Questo un dato che dovrebbe far riflettere sul fatto che dietro la produzione di energia c solo un business un modello che disperde energia e che avvelena aria, campi, cibo e quindi la nostra salute e lambiente. ANGELO BONELLI (presidente nazionale Verdi) Il carbone la fonte energetica pi inquinante, pi pericolosa per la salute dellumanit. La CO2 dura in media fino a 30.000 anni. Il ritorno al carbone sarebbe drammatico, disastroso. CARLO RUBBIA (fisico, Premio Nobel)

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Prefazione

Non stupisca che la prefazione sia affidata a me. In questa storia, dove compaiono tantissimi pupazzi, sono quello che fa meno anguscia. Che le torri della Tirreno Power non la contino giusta chiaro a chiunque arrivi in autostrada da Ponente. Subito ne appare una sola, laltra si nasconde perfettamente dietro. Quando poi le vedi tutte e due, quella che in un primo momento ti sembra la pi vicina, in realt la pi distante. Tutto questimbroglio visivo, questo trompe-loeil, rivela senza dubbio la natura bifida e menzognera dellorribile manufatto. Quanti imbarazzi poi quando, in auto con gli amici, unimprovvisa spussa ammorbava labitacolo: la Centrale!. Vergogna: la prima gallina che canta ha fatto luovo! Dalle ciminiere esce solo vapore acqueo. Questo libro getta pesanti accuse al benefico aerosol, a chi ha sempre detto tutto va bene, a chi ha usato il ricatto dei posti di lavoro. E se i posti fissi fossero solo quelli al camposanto? E se le due torri dovessero essere ribattezzate Le Cimitiere? una storia che insieme sgomenta e avvilisce. Lunica speranza che qualcuno venga a dirci: Ma questa unopera letteraria di science-fantasy. Cosa si fumato lautore? Cosa si sono fumati i suoi consulenti?. La speranza, come si sa, lultima a morire. Prima purtroppo muoiono le persone. VOSTRO GABIBBO

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Ai numerosi esuli di lande desolate di cui nessuno ricorda pi nulla; ai numerosi abitanti di quelle antiche lande di cui conviene sempre non occuparsi; a tutti gli esuli e abitanti di lande desolate che hanno respirato lintera tavola di Mendeleev.

Le citt e la memoria
A Maurilia, il viaggiatore invitato a visitare la citt e nello stesso tempo a osservare certe vecchie cartoline illustrate che la rappresentano comera prima: la stessa identica piazza con una gallina al posto della stazione degli autobus, il chiosco della musica al posto del cavalcavia, due signorine col parasole bianco al posto della fabbrica di esplosivi. Per non deludere gli abitanti occorre che il viaggiatore lodi la citt nelle cartoline e la preferisca a quella presente, avendo per cura di contenere il suo rammarico per i cambiamenti entro regole precise: riconoscendo che la magnificenza e prosperit di Maurilia diventata metropoli, se confrontate con la vecchia Maurilia provinciale, non ripagano duna certa grazia perduta, la quale pu tuttavia essere goduta soltanto adesso nelle vecchie cartoline, mentre prima, con la Maurilia provinciale sotto gli occhi, di grazioso non ci si vedeva proprio nulla, e men che meno ce lo si vedrebbe oggi, se Maurilia fosse rimasta tale e quale, e che comunque la metropoli ha questa attrattiva in pi, che attraverso ci che diventata si pu ripensare con nostalgia a quella che era. Guardatevi dal dir loro che talvolta citt diverse si succedono sopra lo stesso suolo e sotto lo stesso nome, nascono e muoiono senza essersi conosciute, incomunicabili tra loro. Alle volte anche i nomi degli abitanti restano uguali, e laccento delle voci, e perfino i lineamenti delle facce; ma gli di che abitano sotto i nomi e sopra i luoghi se ne sono andati senza dir nulla e al loro posto si sono annidati di estranei. vano chiedersi se essi sono migliori o peggiori degli antichi, dato che non esiste tra loro nessun rapporto, cos come le vecchie cartoline non rappresentano Maurilia comera, ma unaltra citt che per caso si chiamava Maurilia come questa. ITALO CALVINO, Le citt invisibili, 1972

Introduzione

Look, look the horror!


Vado Ligure una cittadina di circa 8.000 abitanti che si affaccia sul Mar Ligure. Verso ponente confina con la nota localit balneare di Bergeggi, verso levante con la citt capoluogo di provincia Savona. Alle spalle di Vado, nella piana alluvionale ricca di orti e quartieri, il Comune di Quiliano. Vado stata unimportantissima cittadina industriale nel XX secolo, ma era gi nota nellet Romana come Vada Sabatia (qui Bruto, scappato dopo aver pugnalato a morte Cesare, ha trovato sosta); infatti unimportante zona archeologica dalla quale fin dal Seicento sono emerse meravigliose statue in marmo, villette patrizie e sepolture ricche di corredo. Ma purtroppo molti di quei tesori andarono persi; solo a partire dallOttocento il parroco don Cesare Queirolo, storico e benefattore (non a caso proprio cos Arturo Martini ha chiamato la scultura funebre intagliata nella terra refrattaria destinata ad accogliere le spoglie del parroco), condusse apposite campagne di scavo sul territorio parrocchiale e scrisse il primo libro sulla storia della citt. Ancora nel Novecento tuttavia, il torinese Piero Barocelli non pot che sottolineare che a Vado si continuava a perpetrare una razzia di reperti e opere storiche. Lindustria aveva bisogno di spazi, non cera armilla bronzea o urna cineraria in grado di frenare la spinta industriale che in pochi anni trasform una borgata di contadini e pescatori in un quadro di Sironi. Nemmeno negli anni Sessanta, anni recenti ma non per questo votati alla correttezza, le ruspe risparmiarono qualche metro quadrato di storia: si dovevano costruire nuovi impianti Fu lo scempio: al posto di cascine e galline ven-

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nero eretti serbatoi pieni di litri di micidiali sostanze esplosive e alti tralicci zirlanti tensioni cancerogene. Alle spalle delle case marinare del Porto un edificio Romano probabilmente funebre venne dato in olocausto allo strapotere della FIAT che lo rase al suolo in pochi minuti senza dir niente a nessuno. A tuonare, solo, contro quella politica di dispotismo, il fondatore dellIstituto Internazionale di Studi Liguri, Nino Lamboglia, uno dei padri della moderna archeologia europea. La rada di Vado, cento volte meglio di quella di Genova come scrivevano i capitani di mare secoli orsono, ricca di relitti sommersi, anfore, vasellame vario e chiss cosaltro, fu destinata a finire sommersa da tonnellate di cemento. Tutto nel silenzio ebete dellimpotenza, in barba al fatto che si tratta di una delle localit pi studiate nel campo dellarcheologia sottomarina del Mediterraneo. Recentemente, in previsione di progetti mastodontici ed anacronistici (una piattaforma per container), gli archeologi hanno dovuto raccattare alla belle meglio tutto quanto poterono tirare su dal fondale, prima che il cemento seppellisse per sempre il litorale rimasto fino ad oggi intonso. Questa Vado Ligure. Quiliano invece una localit piuttosto tipica nel paesaggio ligure, la localit che si incensa desser verdeggiante e dedita alla cura della natura sebbene si trovi a due passi dal veleno secondo medici ed esperti; per le frazioni dellentroterra, fasce e colture su terrazzamenti moderni sono lo sfondo quotidiano per decine e decine di cittadini che abitano nei complessi rurali tipici della zona e obiettivo caratteristico per quei turisti che savventurano per i sentieri impervi. Vado da qualche anno ha mutato forma, le industrie storiche hanno chiuso i cancelli anni orsono, ora sono rimaste visibilissime solo le ciminiere e i serbatoi di alcuni insediamenti prevalentemente chimici, tra le palazzine e i grandi poli commerciali sorti sulle aree in precedenza calcate da folle di operai. E le ciminiere di una centrale termoelettrica

La forza operaia e lindustria sempre stata la forza di Vado, a tal punto che larte e la cultura non hanno potuto fare a meno di tributarle onore nel secolo scorso. Arturo Martini, uno degli scultori pi importanti del secolo scorso, vi si stabil e vi plasm opere cardine della storia dellarte; suo genero Roberto Bertagnin, tedesco di nascita, ha proseguito per la strada tracciata dal Maestro, vivendo e, ahinoi, morendo nella medesima dimora del suocero. Fu Bertagnin, impiegato allEinaudi nel dopoguerra in qualit di illustratore, a proporre il testo de Il sergente nella neve al diffidente Elio Vittorini (che sentenzi glaciale: Non sar mai uno scrittore, rivolgendosi allo sconosciuto Rigoni Stern). Sulla scia di Martini innumerevoli scultori e pittori del posto si misero al lavoro raggiungendo la fama: Raffaele Collina, Mario Raimondi, Eso Peluzzi, Achille Cabiati, Renzo Bonfiglio, Marino Nencioni e molti altri artisti facevano capatine a Vado per trovare lamico trevigiano o per tributo alla sua memoria (come Comisso o Bacchelli); un fiorire artistico che non ha avuto eguali in molte altre zone dItalia. Citt duramente colpita dalla guerra, liberata dai partigiani (la storia socialista prima, e comunista, poi di Vado parte stessa della storia italiana e del resto il Presidente Pertini era di Stella, a pochi chilometri), divenne fulcro culturale nel periodo del neorealismo; la citt delle centotr ciminiere accolse decine di maestranze e opere di artisti con il noto Premio Vado, artisti che poi si sarebbero rivelati tra i principali interpreti dellarte italiana. Come non notare, nella pinacoteca, lo sguardo penetrante delloperaio che ti scruta, nel momento della pausa, da una tela di Giuseppe Zigaina? Zigaina, fraterno amico di Pier Paolo Pasolini, colui che dopo la tragica morte del poeta ha fatto limpossibile con Laura Betti per farne conoscere lopera allestero, colui che ha dipinto i quadri astratti del film Teorema, il film scandalo del 1968 con Silvana Mangano, Massimo Girotti e Laura Betti. E infatti Zigaina s dato presto allastrattismo, cos come Alberto Sughi, altro nome eccellente della raccolta di quadri vadese.

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Ma poi il tempo passato larte sparita da Vado, o comunque non risulta pi troppo evidente, cos come quellatmosfera operaia e industriosa. E di quel tempo, delle belle speranze, sono rimaste solo le vestigia, purtroppo, di opere che destano negli animi tutte le emozioni possibili tranne che il rispetto. Delle industrie chiuse ci sono rimasti solo ettari di aree da bonificare e riconvertire. Che cosha in comune la Vado di oggi con la Bergeggi bandiera blu dalle spiagge sassose, dallisola cos pittoresca e oggi Area Marina protetta, del cuoco-disegnatore Ferrer e dei suoi amici attori, con la Spotorno di Camillo Sbarbaro e Mister David Herbert Lawrence, di Vittorio De Sica e Alberto Lattuada, dei villeggianti torinesi e milanesi, con la Noli di Dante Alighieri, Giordano Bruno e Michelangelo Antonioni, con la Varigotti dalle case saracene e dai carruggi affollati di divi del cinema e della televisione, di Gina Lagorio e degli artisti dello spazialismo, con la Finale Ligure di Italo Calvino, di Giovanni Boine, del Filelfo, dei siti preistorici pi famosi del Mediterraneo, con la Borgio Verezzi delle rassegne teatrali, delle cave di pietra rosea ricca di fossili e delle apparizioni mariane? Cosha in comune con la Savona dei Papi rinascimentali Giulio II e Sisto IV, di Domenico e Cristoforo Colombo, del Priamr e della Torretta, del porto e della Cappella Sistina, con le Albisole della ceramica, delle spiagge, di Lucio Fontana, di Milena Milani, di Capogrossi e Asger Jorn, di tutti gli artisti del dopoguerra, con la Celle degli stabilimenti balneari e delle colonie, e con la Varazze del Beato Jacopo che scrisse la Legenda Aurea e del musicista Cilea? Solo una cosa: linquinamento generato da una ben precisa fonte, quella che gli americani appena sbarcati dalle navi da crociera a Savona scorgono fuori dai finestrini del pullmann che li sta (de)portando verso pi caratteristiche localit nelle vicinanze (Bergeggi, Spotorno, Noli, Varigotti, Finale appunto) e fa loro affermare: Oh God! What what is it? It is its impossi-

ble, there is a city, there are too much people under that orrible building!. E gi fotografie per immortalare quellanomalia italiana. Qualcuno osa chiedere: Excuse me... but... but... ma non sa come imbastire la domanda. Qualcuno indica la vetta di una delle ciminiere, sporca di carbone, di polvere nera: Look, look at the end of the chimney! Look, it is black, black like coal! That is coal! O God!. It is impossible! Why in Italy? Why?. E per tutto il viaggio lindelebile ricordo di quellorripilante visione piazzata proprio in mezzo ad una rada cos popolata li convince desser davvero sbarcati in un mondo lontano anni luce dal loro american dream, un mondo sempre pi simile alla distorta (distorta?) immagine machiavellica, oscura e romanticamente lugubre che il mondo s fatto dellItalia. Un tempo gli stranieri arrivavano a Vado durante una breve sosta del loro grand tour ma ne potevano apprezzare la calma. Gli ultimi adepti di quella tradizione, i coniugi inglesi Berry, purtroppo negli anni Trenta constatarono gi lavvenuto disastro urbano nel loro libro Alla porta occidentale dItalia. Figuratevi gli attuali vagabondi anglosassoni da che sensazioni sono mossi! Little John mi chiamano Little John, allinglese, cos per simpatia, visto che sono ancora troppo young per darmi del Mister oh Little John, ma come fai ad abitare in cos terrible posto? This isnt questo non posto sano. Io da picchilina picchilina, non un amore che questo misto di siciliano da sempre udito nel ristorante di Little Italy riemerga fuori in questa circostanza? vivevo near an atomic power plant, do you understand? Ok, but quella non era sporca di carbone come tua power plant! Sono stata un sacco di volte da my aunt Lizzy, in nord di Inghilterra: paese di carbonieri, tutti cottage di mattoni rossi sporchi di carbone my aunt Lizzy, o shit!, was dead after morta dopo lunga malattia, come mio zio Oscar e mia cugina Babette. Oh, Little John! My dear Little John, please, flee to run at the top of ones speed! (Mio caro piccolo Giovanni, ti prego, scappa come il vento!).

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Eggi anche loro hanno constatato che la citt dalle centotr ciminiere sparita. Ma hanno notato assai bene quelle due che in s racchiudono da sole tutto il potenziale inquinante della citt scomparsa!

Cantami o diva... del mondo allombra delle ciminiere


Un paesaggio tutto ci che in esso s sviluppato, accresciuto e magari anche distrutto nellarco di un tempo vastissimo; ivi compreso lelemento uomo, che anzi spesso ne il protagonista. Ricostruire momenti di una vita in un determinato contesto; fu questo il primo obiettivo del libro. E i protagonisti dovevano essere i cittadini del quartiere dei Griffi, il quartiere allombra delle ciminiere della centrale elettrica di Vado, cos come i vadesi, i savonesi e tutti coloro che in un qualche modo avevano ed hanno a che fare con limpianto. Consciamente come nel caso di cittadini, operai o amministratori o inconsciamente come persone di paesi dellentroterra che senza saperlo hanno respirato o respirano inquinanti invisibili subendone conseguenze. Lintenzione era non solo di parlare della storia della centrale elettrica, ma anche di ricostruire (in unampia e accurata sezione dellappendice che si trova in fondo a questo libro) le verdeggianti pianure delle zone Griffi e Cosciari che lavvento della moderna tecnologia aveva sacrificato, come scrisse Giacomo Saccone, studioso indipendente che ha non pochi punti in comune con il mio metodo di indagine. Fu lui tra i pochi a sottolineare come le verdi e fertili campagne, le colline basse e alte, investite dallinsediamento di impianti industriali o dalle esalazioni velenose provenienti dai camini e ciminiere, cambiarono radicalmente il loro aspetto naturale. Tuttavia non fu cosa facile e le difficolt furono moltissime. Nei libri gi scritti su Vado e Quiliano non cera nulla.

Niente di niente; lessi e rilessi accanitamente i pi importanti storici del posto, ma di interessante non vi trovai che qualche informazione sporadica e citata per grazia ricevuta. Per anche qualora avessi trovato qualcosa di interessante, chi me lo diceva che si stava parlando proprio dellarea che avevo preso in esame? I toponimi sono talmente cambiati col tempo che avevo serie difficolt; cosa ne sapevo, ad esempio, se Bernardina e Angeleta Bonelle erano soprannominate di Bricheto perch abitavano alla Bricchetta di Vado (cio nei pressi della centrale), o in un altro bricco a Quiliano, Valleggia o Zinola? Quelle due donne furono citate da Caterina de Bono, diciannovenne quilianese che nel 1606 si era confessata strega e che sera messa a fare i nomi di tutte le altre donne di Satana del comprensorio (pensate un po dove mi sono andato a cacciare per riuscire ad avere qualche notizia in pi!). Stavo facendo qualcosa di nuovo, nessuno aveva mai tentato di fare unoperazione del genere. Tutti parlavano della centrale perch dava problemi, ma quanti si chiesero cosa cera prima della centrale e chi viveva in quel posto? Era inverosimile pensare che l, in una zona di confine tra due comunit, non si incontrasse che inutile boscaglia. Ricordo perfettamente lincontro che avevo avuto, diversi anni fa, quando ancora non avevo incominciato a scrivere nulla sebbene avessi un block-notes imbrattato dalla prima allultima pagina di appunti, con uno dei sopraccitati storici: mi trovavo in una biblioteca e seduto ad un tavolo posto innanzi a centinaia di volumi incasellati in lunghi scaffali polverosi mi venne presentato da non ricordo pi chi il luminare. Sta facendo una ricerca storica su Vado, lei che sa tutto forse lo pu aiutare sentenzi la voce del mio accompagnatore di cui ora faccio fatica a ricordare i connotati e il nome. Chiedi pure mi rispose lo storico e allora azzardai: Lei cosa sa riguardo a quello che cera prima della centrale elettrica di Vado?. Da come la so io, non cera nulla!. E questo lo pensava uno storico che, sinceramen-

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te, poteva anche non ritenere affatto importante soffermarsi sulla zona che a me invece interessava. Qualche anno dopo per, invece della semplice ignoranza (e dico ignoranza in senso buono, ovviamente, cio da intendere come reale mancanza di informazioni su di una questione), per bocca di tuttaltra persona, percepii unorgogliosa indifferenza e questa volta riguardo alla sorte di un certo numero di cittadini. Una calda e soleggiata mattina di luglio di non molto tempo fa mi trovavo in macchina con una signora di Varazze a passare sullAurelia nei pressi di Zinola, direzione Vado. Non il caso che racconti chi ella fosse, come la conoscessi e cosa dovesse fare da quelle parti; basti sapere che era sui quarantacinque anni, sposata, con un figlio che andava alle elementari, piuttosto simpatica, per nulla provata dalla vita che pure pare si fosse particolarmente accanita sulla sua svampitezza, aveva un buon lavoro che non il caso che specifichi e non vedeva lora di tornarsene alla sua tanto deliziosa cittadella, appena sbrigata la faccenda, per buttarsi a capofitto nel bel mare limpido. Il sole luccicava sul pelo dellacqua che a pochi metri dalla strada sciabordava nelle solite onde placide del mattino, la gente circolava mezza nuda sbuffando e sventolandosi qualche ventaglio sulla faccia paonazza e sudaticcia, laltoparlante dellarrotino echeggiava per facciate e androni cavalcando pesantemente la cappa dafa che gravava sulla costa con la sua voce da cinegiornale Luce: Donne arrivato larrotino affiliamo coltelli, asce, accette, forbici. E veniva sempre pi voglia di aprirsi ancora un altro bottone della camicia e asciugarsi il rivoletto che incorniciava la tempia rovente tanto pi il connubio aria torrida-desolazione del mezzogiorno estivo aveva come sfibrante sottofondo quella composta dizione per massaie daltri tempi. Poi, passata lombra del borgo antico di Zinola, eccoci correre sopra al ponte che oltrepassa il torrente Quiliano in secca e lirruenta massa dacqua turchina che esce dalle tubature sotterranee che vengono dalla centrale elettrica per riversarsi nuovamente nel

mare da dove era stata risucchiata qualche chilometro pi in l. A quel punto, pi ci avvicinavamo alla meta, pi la signora fissava da dietro i suoi occhiali da sole scuri e riflettenti la massa della centrale elettrica, le sue due alte ciminiere, i vortici bianchissimi e vaporosi che avvolgevano la struttura da quando il metano veniva pompato fin l dalle steppe russe; ad un tratto, superata una muraglia di siepi, cipressi ed oleandri in fiore che separava la strada da un giardino, lo spettacolo della grande centrale dovette a lei presentarsi in tutta la sua grandezza: port due dita alle lenti, si tir gi sul naso loscurit che la proteggeva dal riverbero accecante e con uno sguardo tra lo stupito e lincredulo stette a guardare la cosa fino a che i bisunti pannelli ondulati di eternit di un palazzo non le coprirono lo spettacolo. Allora rinforc gli occhiali, si pass una mano sui capelli mori e abbozz uno strano sorrisetto; a quel punto parl: Ma, toglimi un po una curiosit: mi dici come cavolo fate voialtri a vivere con quel coso l attaccato?. Beh, per quanto mi riguarda, io quel coso lho sempre visto e quindi non ci faccio quasi pi caso. C e basta, non ci si pu far nulla. parte del paesaggio. Accipicchia che meraviglia di paesaggio che avete! Invidiabile. Quasi quasi vorrei far cambio con Varazze che cos banale a confronto. No, sul serio: non avete paura, non vi fa paura?. E che paura dovremmo avere? feci con aria da chi della faccenda non se ne intendeva nulla. Ah, credo che con lelenco di veleni sicuramente sputacchiati qua e l su tutte queste belle citt dai giardinetti colorati avreste limbarazzo della scelta. E te ti scandalizzi solo per questo? Pensa che una volta cerano anche tutte le altre industrie, doveva essere un toccasana inalare quellaerosol. Oh, me lo ricordo bene comera Vado ai tempi doro. Fai conto che quando ero ragazza prendevo il treno per andare da dei miei cugini di Noli, quando la ferrovia passava sulla costa, e

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appena si arrivava a Vado chiudevano tutti i finestrini anche se si moriva di caldo perch cera un odoraccio acre che non si poteva respirare. Me lo ricordo bene, sai. Per me i vadesi sono sempre stati un mistero, sembra che non si rendano conto della pericolosit della cosa. In effetti vivere qui un po diverso che buttarci unocchiata di striscio ogni tanto; le cose vanno diversamente da come si crede. Si campa lo stesso, comunque continuai con tono distaccato e annoiato, come chi, qualunque fosse stata la conversazione, avrebbe comunque sinceramente sbuffato per la noia e il caldo. S, campare si campa ma chiss quanto si campa. Oh, le stime non sempre dicono tutto. Daccordo, ma da quello che ho letto io e da quello che si dice in giro non proprio una ridente localit incontaminata. Ma cosa pretendi? Guarda che se la tua Varazze, cos come la Portofino dei divi e la Bordighera degli artisti, si sono potuti permettere la notoriet di cui godono anche grazie a Vado. Pensaci: noi siamo la citt industriale per eccellenza, pochissimi ettari di pianura eppure eravamo soprannominati gi negli anni Trenta la citt dalle centotr ciminiere; siamo la fucina che consente e ha consentito per decenni che il resto della Liguria, quella che conta, potesse essere conosciuta all over the world perch Mastroianni passeggiava sul lungomare e Madonna faceva yoga a tre chilometri dalla spiaggia sul ponte del suo yacht. Senza Vado che erogava energia e che faceva lavorare centinaia di persone che entravano e uscivano dalle fabbriche in massa come in Metropolis e che non si pigliava nessunaltra citt, te le sognavi certe immagini da cartolina. Noi siamo la Liguria che non si vuol guardare, la cruda realt che mostra ai forestieri quanto sia costata e continua a costare la libert da inquinamento di tutti gli altri cittadini rivieraschi. Siamo come i dimenticati dei manicomi, i disgra-

ziati dei reparti mutilati di guerra, i malati delle corsie di oncologia. Siamo quelli che non si devono vedere. Non si deve sapere come viviamo, altrimenti altrimenti verremmo ancora accusati di diffondere il panico tra la gente in maniera ingiustificata. Allora lo vedi che lo sapete anche voi del problema dellinquinamento! Lo ammetti, finalmente. Io conosco un sacco di gente che ha superato gli ottanta da un po e vive che un piacere, senza problemi di salute. C poi una centenaria, credo ne abbia centoquattro se non morta nel frattempo che ha vissuto tutta la vita a ridosso del parco carbone (e da giovane si era sorbita le montagne di scarti di lavorazione di una cokeria) e non ha mai avuto problemi. Un giorno un gruppo di dottori che studiava linquinamento le ha chiesto: Ma signora, perch non se ne va ad abitare verso monte, che qui ha tutto il carbone?. Sai cosa gli ha risposto quella? Carbone? E che problemi mi d il carbone, scusino? una vita che ci sto con il carbone: mio marito, buonanima, lavorava alle funivie e dieci anni fa cera ancora; mio padre tagliava legna per farne carbone nella tagliata e a me e alle mie sorelle ci chiamavano infatti le carbonine. Di cosa dovrei preoccuparmi?. un caso, non ti stare a credere. S, un mistero della scienza. Bisogna vedere se gli altri della sua stirpe avevano anche loro i polmoni dacciaio. Non so proprio. Almeno adesso hanno portato anche un po di metano. Lei rimase zitta per qualche secondo. Le si leggeva in faccia un rimprovero, qualcosa come la finisci di fare lavvocato del diavolo? Cosa difendi a fare sto obbrobrio!; e maspettavo che mi avrebbe travolto di insulti, che mi desse dellingenuo, dellilluso e dello stupido. E che della mia razza erano tutti gli altri del posto, indifferenti, incapaci di arrabbiarsi quando era il caso. E

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invece le labbra le si tesero in un sorriso beffardo, da chi la sa pi lunga e da chi non ha voglia, n tempo, di controbattere su questioni che per lei, in fondo, non erano che un balbettio distante parecchi chilometri dalla sua vita. E allora tenetevela la centrale. Guarda che bella che : tutta soffusa dal vapore, guarda che meraviglia, che spettacolo. Tenetevele le vostre nebbie di Avalon. Le nebbie di Avalon. Poche parole dette con un sarcasmo spiazzante, eppure mi fecero un effetto stranissimo. Forse mi avrebbero fatto meno effetto i periodici elenchi degli ambientalisti con i nomi di tutte le sostanze mortifere che nel passato avevano intaccato gran parte dei cittadini. Le nebbie di Avalon. Rendeva effettivamente bene lidea di questo mondo a ridosso delle ciminiere, sospeso tra il quotidiano tam tam e la misteriosa realt dei fatti. Passai la giornata a ripensare a quelle parole. Aprii un cassetto nel quale da troppo tempo giaceva una cartellina gialla, levai lelastico e presi in mano un blocco di fogli sui quali in un altro tempo avevo scritto qualche appunto, abbozzato qualche paragrafo, infarcito cartoncini colorati di fotografie di una Vado che non esisteva pi. Ripensai allindifferenza. Riguardai quello che avevo scritto fino ad allora; non si trattava pi di fare un saggio di qualche paginetta sulle memorie dei vecchi, da leggersi tranquillamente le sere tiepide dun agosto abbastanza clemente sul terrazzo o sdraiati sui lettini alla spiaggia; si trattava di far resuscitare un mondo perduto dal Nulla del presente. Perch vero, in fondo: oggi, tutto attorno alla centrale, cosa fa baluginare locchio se non piazzali, erba sporca e maltenuta e cemento a fiumi? Ma non sempre stato cos. Non mi importava nulla di scrivere la malinconica operetta che pu piacere ai nostalgici o il Jaccuse che vorrebbe ridestare gli animi sopiti con qualche fine politico. Volevo solo far vedere a tutti che non era vero che prima della centrale non cera nulla. Volevo che tutti quelli che avrebbero detto Aaah, perch non siete solo le nebbie di Avalon? si fosse-

ro soffermati cinque minuti, dico cinque e non di pi, su alcune foto, su alcune righe nelle quali magari si diceva che tra belle colline pezzate di verde un tempo si potevano fare due passi, si poteva scappare se in casa giravano brutte arie, ci si poteva distrarre a non far altro che pensare a nulla, ci si poteva incontrare con chi si voleva, si potevano urlare bestemmie o insulti o sconcezze se lumore tendeva alla rassegnazione, si poteva passare la giornata a zappare e ad innaffiare qualche metro di orto, si poteva spennare la gallina seduti su di uno sgabello appena fuori casa, si poteva dire qualche volta per, poteva andarmi anche peggio nella vita. Tutto l era il mio obiettivo. Fino a quando non avessi concluso lopera non sarei stato tranquillo. Spesso, mentre andavo elaborando il libro, venni apostrofato con poco lusinghieri epiteti tipo: il sognatore, lilluso; oppure mi arrivavano frasi come: Cosa sprechi a fare il tempo dietro a quella roba l? Lascia stare, chi vuoi che la legga?. Ebbene, tanto pi mi si faceva notare la presunta stupidit dellopera, tanto pi provavo gusto nello scriverla; tuttavia non potevo fare a meno che pensare, vista linfluenza nefasta di certe persone, al perch di questo mio accanimento ad una questione tanto particolare. Poi un giorno, alla terza revisione dello scritto, mi capit di leggere Un indovino mi disse di Tiziano Terzani e mentre gli occhi percorrevano sempre pi interessati le pagine del libro, mi imbattei in una frase-illuminazione: la storia esiste solo se qualcuno la racconta. Ecco, molto semplicemente se non avessi scritto in appendice al libro anche la narrazione del quartiere dei Griffi prima di essere profanato e calpestato dalle ciminiere, della sua storia e di tutte le problematiche inerenti linquinamento della centrale nessuno sarebbe mai venuto a conoscenza del quartiere inteso non come semplice insieme di palazzine attaccate allimpianto, ma come nucleo sopravvissuto di una contrada sacrificata da un certo tipo di politica per la causa del progresso, termine evanescente e ambiguo molto in voga quarantanni fa come oggi. La centrale stessa era percepita come pre-

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senza architettonica e lavorativa, non come parte di una pi complessa storia che aveva coinvolto e coinvolgeva ancora numerosi comuni e una marea di vite di cui nulla si sa. Deve essere ben chiaro per che questa pubblicazione non un libro di storia; almeno, non solo un trattato specialistico pieno di considerazioni pi o meno dotte e arricchite da lunghe sfilze di note a pi di pagina. Non una cronaca giornalistica; almeno non solo una cronaca giornalistica simile a quelle che vogliono inchiodare al muro un indefinito colpevole con pagine e pagine zeppe di nomi, leggi e frammenti di documenti legali. Non un pamphlet politico; soprattutto non lo perch non stato scritto con lintento di ledere una data casta che qualcuno potrebbe favoleggiare di aver individuato sui nostri lidi portuali. Non un semplice saggio, non un memoriale nel quale lacrimevoli ricordi possano lasciar indovinare lamarezza malinconica per un passato che forse era anche meglio dello squallido e degradato presente. Non , tanto meno, un romanzo-verit, sebbene limpianto narrativo talvolta scaturito spontaneamente e inaspettato al momento di rendere nel miglior modo possibile semplici vicende aneddotiche che ho creduto potessero ancor pi dare il senso di un certo modo di vivere. Non infine nemmeno un manifesto ambientalista, sebbene molte volte le vicende descritte potrebbero indurre a pensarlo. E ora che ho detto tutto quello che, secondo lautore, non questo libro, lascer libert al lettore di interpretarlo un po a piacere; e se vuole pu anche tranquillamente crederlo uno dei generi che ho riportato sopra, basta che si tenga lopinione per s. Perch non so nemmeno io che cosa ho scritto, dopo tutto. Posso dire per come nato: nato da unesigenza, come un romanzo; lesigenza istintiva di rendere onore ad un mondo (quello dove sono cresciuto) che ad un certo punto stato stravolto da vicissitudini nuove, moderne, e che quasi pi nessuno sembra volersi ricordare o pare proprio non averlo mai saputo, immersi come si nella celebrazione o denigrazione di quella nuova realt sorta sui brandelli della precedente.

Sono soprattutto andato contro il luogo comune che abbaglia moltissimi: prima della centrale non cera nulla. Come falso credere tutto ci! E cos ho iniziato a interrogare, a chiedere, a indagare, a cercare fotografie. Ma non fu cosa facile. Ho iniziato nel 2004, parecchio tempo fa ormai. E allora mi sarei accontentato anche di poco, di un ritaglio sgualcito di qualche libro che vagamente facesse cenno alla zona. E cos, raccolte alcune memorie e venuto in possesso di alcune foto donatemi dalle mie fonti, iniziai a strutturare un libro. Ma ero pur sempre giovane e certe imprese non si possono che esaurire impietosamente in un barlume di quelle che erano le speranze iniziali. Non senza problemi, nellestate 2005 apparvero una trentina di copie che erano il risultato di quel primo tentativo di ricostruire quel mondo perduto. Fu una stampa in proprio, dopo aver constatato il costo proibitivo di una casa editrice del posto. Ne fui per entusiasta e consideravo la questione ormai conclusa. E invece no. Si sa (cio, allora ancora non lo sapevo) lindagine storica cosa che d risultati interessanti se per met supportata da intraprendenza, capacit di organizzazione e una buona dose di cultura personale o furbizia, e se per laltra met assistita dalla cieca Fortuna che in qualche modo, nel buio della sua cecit, s andata a fermare nellandito polveroso di qualche archivio o biblioteca assieme allo speranzoso studioso. Fu cos che ad un paio di settimane dalla conclusione della fatica si era gi delineato il desiderio di una nuova edizione, riveduta ed ampliata: la Fortuna, orba e ritardataria ahim, sera fatta viva in un caldo agosto mentre sfogliavo un album di antiche cartine, cos per curiosit; e quel giorno mi cadde locchio su una di esse, ove era riportata ad inchiostro una certa casa in un certo posto che credevo aver completamente sondato nei mesi passati. Da allora fu una nuova e febbrile ricerca. Non ci saranno rivelazioni scottanti, scandalosi dossier, giaculatorie contro i magnati ladroni che fanno quello che vogliono. Quello lo facciano altri, personaggi informati sui fatti, poli-

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tici, propagandisti, gruppi di contestazione. Io mi sono solo liberato di una ossessione, ho ridato vita a qualcosa che non c pi. Finito che avrai di leggere questo libro, spero non troppo noioso, caro lettore, nessuno eliminer la centrale e vi ricostruir colline e cascine, n mozzer le ciminiere. Le ciminiere spariscono solo quando la nebbia umida e grigiastra dautunno sadagia su tutta la rada e samalgama in vortici e sprazzi ai vapori della centrale. La ricerca di informazioni non fu affatto cosa facile: il materiale fotografico lo si poteva ricavare da qualche altro libro oppure bisognava andarselo a cercare in stile 007. Ma come ci si pu credere in grado di affrontare una tale fatica quando ti viene detto da un importante fotografo della citt che ha bruciato tutte le foto della zona?. E pensare che mica stavo minacciandolo o ricattandolo con frasi tipo: Tira fuori tutti i documenti senn guai a te. E poi si dice che difficile sapere esattamente che cosa si combinasse nella centrale in anni non troppo lontani, che cosa vi venisse bruciato eccetera io che volevo solo qualche foto depoca, come quelle che tanti negozianti hanno esposte dietro il bancone, ho sudato le proverbiali sette camicie; bastava dire Enel che apriti cielo, era un vortice di Uh! Ah! Eh! Boh!. Neanche un Mmmh, mi sa di non avere niente, ci guardo ma non ti aspettare chiss che, era una zona poco fotografata. No, era subito un soprassalto allarmato, un repertorio di facce da actor studios che Carmelo Bene o Dario Fo in confronto sembrerebbero barman appena simpatici dotati di un non so che. Cos, dopo aver fatto la parte di chi salito sui calli doloranti di qualcuno mi sono deciso a lasciar perdere. Anche se ancor oggi mi domando cosa diavolo gliene sarebbe importato alla centrale se tu, fotografo, quasi cinquantanni dopo la costruzione mi avessi fatto vedere degli scatti in bianco e nero. E foto non se ne trovavano, e documenti importanti non se ne trovavano, e accedere a certi archivi civici o statali neanche a

parlarne. Eh ma sai non so, sono cose delicate, vecchie, non so sei in grado, mi sembri un po troppo giovane, ma devi proprio, adesso ho da fare magari pi tardi fammi un colpo di telefono che provo a vedere se. Unodissea infinita che probabilmente non avrebbe dato grandi risultati. Il materiale importante non lo posseggono le strutture per tutti, si sa. Una di quelle giornate mi capit di passare per un grande stradone poco frequentato; cerano due ragazzi sui venticinque-trentanni bardati di cinture e giubbotti fosforescenti un po gialli e un po arancione che misuravano con degli strumenti ottici un tratto che sarebbe di l a poco stato percorso da una nuova tubatura dellacqua. Non potei resistere e cos mi avvicinai ad uno di loro che, piegato sullo strumento nel tentativo di regolare la focalizzazione, aveva una fascetta attorno al capo nella quale aveva infilato un righello verde e incastrata tra lorecchio e il capo una matita da ingegnere. Gli dissi: Senti, scusa, ma tutti questi rilevamenti poi che fine fanno?. Finiscono in un archivio apposito. Ma si possono poi consultare?. Certo mi disse, e sfregando il pollice contro lindice nella pi classica mimica delle palanche aggiunse basta averci questi e si pu vedere quello che si vuole. Sicuramente da qualche parte cera un meraviglioso campionario con tutte le fotografie dei vari sondaggi e misurazioni fatte in zona, con panoramiche eccezionali dellarea che mi interessava. Ma chiss dove bisognava cercare, chiss a chi bisognava chiedere. E poi, se Enti di ben pi modesta importanza cercavano di aggirare la richiesta, immaginiamoci che cosa si sarebbero inventati se mai avessi osato Ripiegai sulle fotografie che scatt la gente dei Griffi, cos come mi decisi a dare la priorit alle testimonianze orali piuttosto che fare voli pindarici su certe insicure notizie darchivio. E fu unottima idea; c qualcosa di stranamente malinconico e realistico nello stesso tempo in un ricordo sfocato, incerto e in uno scatto di polaroid che magari esiste solo perch bisognava rendersi conto se, inserito il nuovo rullino, la macchina

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fotografica funzionasse a dovere. Gli scatti dei tecnici e dei responsabili dei lavori, per quanto perfetti dal punto di vista della testimonianza oggettiva, sono troppo statiche; certo, utilissimi ma si vuole mettere una foto a colori (cosa rara) nata per una svista, magari perch era scivolato inavvertitamente il dito sul pulsante del flash, dalla quale vediamo le caldaie della centrale in fase di costruzione o il basamento di una delle ciminiere non pi alto di un muretto da giardino? E poi, converr dirlo subito: non sono un grande estimatore delloggettivit a tutti i costi, non credo solo a quello che leggo, sento e vedo; devo necessariamente metterci del mio in quello che faccio, unopinione, un commento, quello che . Per quanto possa essere modestissima, questa opera comunque stata vissuta fisicamente: mi sono appassionato andando a perdere tempo negli archivi alla ricerca di ignoti toponimi, interessato quando mi venivano mostrate le vecchie foto e perfino arrabbiato quando sono venuto a conoscenza delle pessime (e ormai dimenticate) sparate di questo o quel tale esimio riguardo alla questione ambientale. E forse, non facendo parte di nessun gruppo e di nessun partito, ho pi autorit di chiunque altro nel parlare liberamente di questa vicenda, in quanto alle volte parla lo storico e a volte parla il protagonista sconosciuto delle scelte altrui (abitando anchio allombra delle ciminiere subisco conseguenze dirette). Man mano che si arriver alle ultime pagine ci si accorger di una caratteristica straordinaria di questo libro: la caoticit. Le pagine in cui ho preso in esame la vita e le vicende politiche inerenti gli anni Settanta e Ottanta e riguardanti il problema dellinquinamento della centrale sono le pi labirintiche del lavoro; questo dovuto al fatto che le informazioni su cui si basano le ho estrapolate anche da diversi articoli di giornale del tempo e si sa che ci che compare sui giornali va sempre considerato con i guanti, perch non si certi di quanto dellarticolo stato scritto per riempire la colonna assegnata e quanto siano veritiere notizie. Forse per la par-

te pi riuscita dellintero lavoro perch rende molto bene, a tanti anni di distanza, il clima di insicurezza in cui ogni cittadino era costretto a far fronte: notizie non certe, scandali, rivelazioni scioccanti, eccetera. Un clima che in certi casi non ha mai smesso di caratterizzare il nostro territorio. Ci che pi mi ha sconvolto stata la presa di coscienza che non mi era possibile affrontare la dolorosa questione senza filtro storico. Cosa voglio dire? Che essendo nato alla fine del XX secolo, degli anni Settanta e Ottanta, che non ho vissuto nemmeno bambino, ho una visione che trae la sua origine dalle vicende storiche e culturali che ho affrontato per piacere personale in anni recenti. Quelli, nella mia testa, erano gli anni ad esempio delle stragi, dei tentativi di colpo di stato, del fervore culturale, degli intellettuali impegnati; e poi il periodo del riflusso, della nascita della tv commerciale, delle ultime grandi avanguardie artistiche, della Milano da bere. Credevo che sfogliando le pagine dei giornali del tempo, leggendone gli articoli, vi avrei ravvisato in sottofondo una certa eco che li faceva automaticamente inserire in quella data fase storica. La sorpresa fu che non accadde nulla di tutto ci per quanto riguardava la questione Vado. Non vi ho ravvisato alcun filtro storico. Dopo aver visionato quarantanni e pi di vita archiviata, sono giunto alla conclusione che non ci sono stati anni di piombo o grandi movimenti politici che hanno influito in qualche modo sulla gestione del problema di Vado: trenta-quarantanni fa certe persone si lamentavano e chiedevano delucidazioni a Tizio, Caio e Sempronio per paura, insicurezza e ignoranza e Tizio, Caio e Sempronio rispondevano che era tutto ok; in anni recenti altri hanno chiesto e altri hanno risposto esattamente come i loro colleghi di qualche decennio prima. Un articolo di quarantanni fa, cambiato di data e aggiornato con nomi di personaggi contemporanei, potrebbe tranquillamente essere spacciato su un giornale di oggi come scritto qualche ora prima. quasi mezzo secolo che si dicono le stesse cose sia da un fronte

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che da un altro e come risultato ci sar ancora, per i posteri, il privilegio di constatare che da anni si blatera senza soluzione su alcune questioni. Anche per questo mi sarei voluto fermare al 1989: mi sarei ripetuto praticamente allinfinito se fossi giunto a scrivere del 2010. Qualcuno si chieder: a che serve leggere tutto questo? Cosa pu interessare ad un savonese, uno spezzino o quantaltro della centrale di Vado o dei Griffi? Lunica risposta che pu venirmi in mente piuttosto banale: deve essere una sorta di stimolo a ricercare e a comprendere le varie fasi storiche che hanno portato una certa localit allattuale aspetto. Lunica speranza, per dare un nuovo senso alla stitica ricerca archivistica fatta su larga scala sempre sulle solite citt, dedicarsi non alla citt tutta, ma ad un quartiere, ad una via, anche solo ad un edificio o ad una fontana se di essa si riesce a ricostruirne una tutto sommato interessante storia; ogni particolare pu arricchire, nel suo piccolo, la consapevolezza riguardo ad un luogo. E poi la citt non sarebbe nulla senza i pi modesti nuclei abitativi che la compongono. Sono centinaia le storie non raccontate che, entro breve, sar impossibile scrivere, vuoi per la scomparsa di chi ancora poteva dare le giuste dritte a riguardo e vuoi perch nel frattempo la forma delle citt va cambiando e le ruspe sono sempre pronte ad entrare in funzione. Passando per la costa savonese si vedono serbatoi e moderne costruzioni ovunque: magari, a dieci metri dallo sfiatatoio di un capannone, tre casette coloniche, mezze cadenti e mezze gi crollate potrebbero far sorgere spontanea una domanda: Chi ci viveva? ed anche Prima di quelle muraglie di cemento ed eternit cerano altri edifici, cera un borgo?. Bisogna essere spontanei come bambini quando si osserva il mondo e noiosi come e pi di loro quando si deve fare ricerca negli archivi cos come nelle biblioteche e chiedere, chiedere sempre Lei sa mica, Qualcuno si ricorda?. Impossibile che prima o poi qualcosa che valga la pena non esca fuori, garantito.

Certo sono conscio del fatto che il libro non sar completo. Per la perfezione cosa rara. Ci saranno certamente imprecisioni, inesattezze, parti confuse e a qualcuno potr sembrare un canovaccio piuttosto mal scritto che una penna pi esperta e vivace sarebbe riuscita a rendere almeno interessante. Per se a qualcuno risultato utile (magari non conosceva troppo bene la storia della centrale e delle problematiche ambientali che ancora tengono banco sui media oggigiorno e qui ha invece letto del tempo che fu), non male dal punto di vista divulgativo (qualche politico o semplice cittadino, rileggendo di problematiche che aveva gi vissuto in prima persona, forse s ricordato di alcuni avvenimenti dimenticati) e di gradevole composizione (e qui penso agli abitanti di un tempo dei Griffi, della Tana, ecc., intenti a ricostruire ricordi con le fotografie sotto gli occhi), allora sette anni di lavoro sono serviti a qualcosa. GIOVANNI BORRELLO

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Arriva il progresso

Iniziano i lavori
I Comuni di Vado e Quiliano, cittadine della piana che si estende tra Savona e Bergeggi, negli anni Sessanta confinavano l dove, a ridosso dei bricchi dargilla, un quartiere di palazzine costruite da poco detto dei Griffi era rigoglioso di vita; poco pi in l, lungo via Ferraris larteria principale che unisce Vado con Quiliano il grande complesso abitativo della Valletta ospitava decine e decine di famiglie operaie (undici palazzine in tutto). Un tempo, secoli addietro, quella zona era gi area di confine tra due comunit podestarili (sotto il controllo di Genova e di Savona) e prima ancora terra del vescovado medievale. L sulla sommit di una di quelle colline, di rimpetto al quartiere, si ergeva lantica dimora del vescovo, poi torre davvistamento antisaraceno (la torre dei Griffi) ed in fine casa colonica. La gente viveva tranquillamente, con solo la vicinanza della SIRMA Ceramica Pozzi (ex Michallet) che non dava problemi dal punto di vista dellinquinamento. Aprendo le finestre entrava aria buona, che sapeva di pinastri, e la sera le rane gracidavano nelle peschiere e nelle pozze nascoste negli orti. Le lenzuola stese ad asciugare rimanevano candide e profumate. Proprio quellarea, densamente popolata, venne scelta per la costruzione della centrale termoelettrica dellEnel. Iniziarono gli espropri, le cascine e le casette coloniche vennero demolite, i sentieri distrutti, tutte le colline sbancate. Da quelle infauste decisioni incomincia questa storia P.S. Per pi specifiche notizie sulla zona dei Griffi e larea ora occupata dalla centrale si rimanda allapposita appendice in fondo al libro, ricca di informazioni storiche e fotografie inedite.

La ripresa economica dellarea vadese, superata la fase di riorganizzazione e ristrutturazione degli impianti colpiti dai bombardamenti alleati, and di pari passo alla crescente industrializzazione della penisola italiana. Con gli anni Cinquanta inizi a delinearsi quel fenomeno di benessere tipicamente moderno conosciuto come boom economico, cio linizio del consumismo di massa; elettrodomestici (tra i quali la televisione e il frigorifero) e automobili (con le famose utilitarie) invasero il mercato. Vado, in quanto localit costiera strategica, venne presa in seria considerazione da quella che era la pi importante fabbrica del

La centrale in costruzione in una rarissima fotografia della seconda met degli anni Sessanta; enormi gru si danno da fare per erigere i locali delle caldaie e camion e betoniere fanno la spola tra il cantiere e i depositi di materiale edile.

tempo: la Fiat. Torino aveva bisogno di una modesta area portuale per lesportazione via mare di automobili per il meridione ma anche per il mercato internazionale (nacque allora lautostrada Ceva-Savona, meglio nota oggi come A6 e che collega il nostro capoluogo di provincia direttamente con Torino; i camion vi scorrevano per portare una gran quantit di merci dal mare al Piemon-

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te e viceversa). I cittadini vadesi iniziarono a parlare di un possibile grande insediamento in zona a partire dal 1957, quando il gruppo Fiat acquist molte aree tra Vado e Quiliano (alle spalle del quartiere dei Griffi); in seguito i progetti originari vennero riveduti (si parlava della realizzazione di un porto efficiente che potesse rifornire continuamente alcuni impianti quali: un cementificio, una fabbrica di ossigeno, un polo che si occupasse della lavorazione degli scarti del coke e alcuni altiforni), ma linteresse parve restare e cos si continu a sperare in un grande insediamento. Questo fino al 1967, quando la Fiat cedette allENEL le aree tra Vado e Quiliano per la realizzazione della centrale e conserv per s solo alcuni appezzamenti alle spalle di Porto Vado dove, nel 1970, apr uno stabilimento per la costruzione di complementistica per automobili. LENEL (Ente per lenergia elettrica italiana) era nato dalla nazionalizzazione di varie societ nel 1963 e fin da subito si era interessato alla nostra rada; a Savona vantava alcuni impianti di inizio secolo che erano stati, allora, allavanguardia per una citt di provincia, ma era necessario realizzare un grande polo moderno che riuscisse a soddisfare le esigenze di migliaia e migliaia di persone. Lamministrazione vadese fece decidere la popolazione sulla realizzazione della centrale; venne organizzato un referendum per capire se sarebbe stata gradita. Risult che la popolazione vadese era entusiasta dei progetti. Tranne qualche Cassandra... Il 14 febbraio 1967 si firm la convenzione tra lENEL e i comuni di Vado e Quiliano, dopo lunghe trattative anche col Ministero dei Lavori Pubblici. Con questa si sanc che a carico dellENEL sarebbero state realizzate anche le infrastrutture secondarie quali strade e raccordi di pubblica utilit (a proprie spese complete, ad esempio, sarebbe stata realizzata la strada compresa tra il torrente Quiliano e il cancello posteriore della centrale, nonch il raccordo con via Ferraris) o sistemate e allargate alcune gi esistenti, installate fognature e nuove soluzioni per lilluminazione pubblica, sborsata una notevole spesa annua per il di-

sturbo arrecato nel periodo dei lavori ai due comuni interessati. Si previde inoltre una blanda strategia per il controllo e labbattimento delle emissioni inquinanti che sarebbero derivate dalla centrale. Il costo sarebbe stato di circa 200 miliardi di lire. Lopera pi importante, per i cittadini e non solo, era stata la realizzazione della strada di scorrimento per collegare direttamente la zona industriale del Comune al nodo autostradale di Savona o al capoluogo di provincia, disimpegnando cos dal traffico presente le vie cittadine, ormai inadatte e sovraffollate. Gli sbancamenti iniziarono tra il 1966 e il 1967, preceduti da continui sondaggi geologici con trivelle. Originariamente limpianto non doveva sorgere a una ventina di metri dalle case come poi stato, ma si sarebbe dovuto realizzare almeno trecento metri, se non pi, verso monte (localit Tana). Il terreno per parve non adeguato a sostenere tutto limpianto (e poi, molto probabilmente si sarebbero dovuti esumare tutti i cadaveri dal cimitero di Bossarino per trasportarli altrove). Fu proprio leccessivo attaccamento della centrale alle case che pi infastid la cittadinanza. Successivamente vennero anche acquistati i terreni su cui sarebbe passato lo svincolo che unisce via Ferraris con la superstrada.
Unaltra rara immagine del cantiere della centrale della fine degli anni Sessanta; si nota il basamento della ciminiera in fase di costruzione. Pochi mesi prima in quellarea si ergeva la Torre dei Griffi. Dei bricchetti rimasto qualche calanco e gibbosit ingombrante e tanta terra giallastra che con il vento e con il continuo viavai dei mezzi di trasporto impiegati si posava su ogni cosa intorno.

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La terra degli sbancamenti venne utilizzata in pi modi: oltre che ad esser finita in qualche aiuola servita nel terrapieno dellautostrada, a quello della ferrovia e venne perfino gettata in mare lungo la costa bergeggina nel tentativo di prolungare la spiaggia. Poich non vennero costruiti moli o argini, tutto si risolse in una melma torbida che rese difficile per anni la pesca di certe specie ittiche. La potenza definitiva dellimpianto era stata stimata a 2000 megawatt con 5 unit di produzione e la possibilit di realizzarne una sesta. Ogni unit era in grado di produrre 320 Mw. La prima ciminiera, da 200 metri, venne ultimata nel 19681; il 27 maggio e il 13 ottobre 1970 entrarono in funzione i primi due gruppi e tra il 13 luglio e il 6 dicembre del 1971 i restanti due. Dal 1966 al 1971 vennero effettuati 3.000.000 metri cubi di scavi, furono impiegati 620.000 quintali di cemento, 220.000 metri cubi di calcestruzzo, 17.000 tonnellate di ferro per cemento armato e 15.200 tonnellate di grossa carpenteria montata; in tutto qualcosa come 10.500.000 ore di lavoro.

I combustibili impiegati furono lolio2 (71 tonnellate allora di nafta), il carbone3 (141 tonnellate) e dei gas di cokeria4 che, bruciati, avrebbero prodotto calore a sua volta impiegato per fornire energia. I processi principali avvenivano soprattutto grazie alle quattro caldaie (una per ciascun gruppo in grado di produrre ben 1.200 tonnellate allora di vapore), alle turbine a vapore, agli alternatori e ai condensatori dei vapori di scarico. Il fumo era scaricato dalle ciminiere, una per ogni coppia di caldaie. Il processo esotermico prodotto nella centrale pu essere cos semplificato: la turbina, percorsa dal vapore, riesce a far ruotare lasse dellalternatore dove lenergia meccanica si trasforma in energia elettrica; il vapore poi viene raffreddato nei condensatori (che utilizzano per quello scopo acqua di mare prelevata da un pontile lungo 600 metri), nei quali entra una volta passato per la turbina, e trasformatosi in acqua torna nella caldaia, mentre lacqua di mare viene riversata a trecento metri dalla foce del Quiliano. A pieno regime, nellarco di 5.600 ore di lavoro, la centrale era in grado di produrre almeno 7 miliardi di KWh. La rete di distribuzione andava

Le due ciminiere, alte entrambe 200 metri, misuranti 15 metri di diametro esterno alla base e 9 metri al vertice, hanno una canna esterna in cemento armato ed una interna in muratura costituita da mattoni antiacidi maschiati spessi 12 cm coibentata esternamente con mattonelle di diatomite per diminuire le tensioni di origine termica (pi unintercapedine ventilata a cui si pu accedere). Il peso totale, considerando anche il plinto di fondazione, si aggira sulle 14.000 tonnellate. Allesterno, da terra fino alla loro sommit, sono percorse da una scala metallica con gabbia protettiva che, ogni 45 m, si interrompe su di una passerella circolare in ferro e sono fornite di illuminazioni di segnalazione fisse secondo le disposizioni dellaeronautica, oltre che di parafulmini.
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Lolio arrivava alla centrale, mancando unarea portuale autonoma che consentisse lattracco di petroliere solo per uso dellEnel, tramite due oleodotti che facevano capo ai depositi costieri della Esso e della Vadoil (in questo caso, essendo loleodotto collegato al pontile della Vadoil, era impiegata lalimentazione degli impianti con le navi in maniera diretta), oltre che da autobotti. Il liquido era poi immagazzinato in cinque serbatoi da 50.000 metri cubi pi uno da 100.000 metri cubi. 3 Il carbone fu da subito un problema come nel caso dellolio combustibile in quanto non esisteva, al momento dellavviamento della centrale, un attracco portuale che stoccasse appositamente tale materiale da indirizzare direttamente allimpianto. La materia prima era scaricata dalle carboniere al pontile della Fornicoke e poi era trasportato a destinazione su nastri trasportatori, che attraversavano la vallata per una lunghezza di circa 2.300 metri. In attesa di essere impiegato nella combustione era depositato nel parco di immagazzinamento o nei bunkers delle caldaie. 4 Il gas proveniva in un flusso continuo dalla Fornicocke ed era compresso tramite speciali compressori ed immesso infine nella caldaia.
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da Vado a Morigallo (Genova), Casanova (Torino) da cui si sviluppava per il Moncenisio e il Venaus, Vignole Borbera (Alessandria), Camporosso (Ventimiglia). Altre due centrali esistevano in Liguria: una a La Spezia e laltra a Genova, a ridosso della Lanterna. Dal punto di vista idrogeologico vi furono diversi problemi: stravolto il percorso secolare delle acque che dalle colline scendevano a mare, si dovettero costruire nuovi passaggi in cemento per le piogge meteoriche che vennero fatte confluire in grandi condutture sotterranee. Molti pozzi si prosciugarono e molte terre coltivate ebbero seri problemi di approvvigionamento idrico; lENEL in certi casi dovette occuparsi di collegare le tubature di alcuni agricoltori a vasche di raccolta a proprie spese. Questo scompenso port alla nascita di aree depresse l dove, in precedenza, nelle profondit, vi erano sorgenti o aree naturali di raccolta con conseguente impossibilit di edificare costruzioni di una certa importanza per diversi anni in quelle zone, almeno fino a che non si fosse assestato il terreno. Con lentrata in funzione della centrale iniziarono i disagi per la popolazione; gli abitanti dei Griffi furono i primi ovviamente a risentire dei tremori e dei forti rumori molesti che scuotevano i muri dei palazzi e mettevano a dura prova la pazienza. Come era naturale fioccarono lettere di lamentele da un po tutte le parti: [] avendo sopportato ormai per molti giorni i fortissimi rumori che, intervallati nelle 24 ore, provengono dalla costruenda Centrale Enel, rivolgono alla S.V.Ill.ma rispettosa istanza affinch il summenzionato inconveniente abbia a cessare onde rendere possibile alle loro famiglie e loro medesimi continuare a risiedere, in condizioni normali, nel luogo che a suo tempo avevano scelto come residenza [] Gli scriventi, pur consapevoli che limpianto sia in fase di avviamento e possa dare luogo ad alcuni inconvenienti, inevitabili per la messa a punto, fanno rilevare che soprattutto nelle ore notturne i continui rumori e le vibrazioni oltre a improvvise soffiate, impediscono il riposo a chi, stanco di una giornata di lavoro, si prepara ad affrontarne unaltra altrettanto impegnativa.

Non deve inoltre essere dimenticato, e gli scriventi se ne preoccupano, che il risveglio improvviso negativo soprattutto per i giovani, in modo particolare per quelli in tenera et. Lo stato attuale delle cose stupisce comunque gli scriventi perch appena il caso di ricordare che in fase di progetto della costruenda Centrale e i Tecnici dellENEL e lAmministrazione comunale medesima avevano asserito in pi occasioni che il nuovo complesso non avrebbe in alcun modo arrecato disturbo e danno agli abitanti del comprensorio vadese. In considerazione di quanto sopra i sottoscritti, oltre a denunciare gli attuali e gi gravi inconvenienti, si preoccupano per il prossimo futuro poich un aggravamento della situazione attuale potrebbe precludere, in maniera definitiva, la possibilit di coesistere in adiacenza dellimpianto. Questa che ho riportato come esempio datata 8 gennaio 1971. solo uno dei tanti (inutili) sfoghi degli abitanti dei Griffi che iniziarono a rendersi conto che era impossibile non avere conseguenze di una certa portata con un impianto di quella potenza come era stato invece garantito dal Comune e dallENEL. Le minacce dei cittadini riguardo alla possibile denuncia e querela nei confronti del responsabile della Centrale Termoelettrica di Vado per il reato di cui allart. 659 C.P. e per gli altri eventuali reati ravvisabili nei fatti sempre descritti nelle lettere imbucate invano (i rumori molesti dei macchinari anche nelle ore notturne, soprattutto) cadevano comun-

Apparecchiature fonoassorbenti installate in seguito alle lamentele dei cittadini dei Griffi.

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que nel vuoto. La centrale cera e allepoca uno sparuto manipolo di gente esasperata poco poteva fare contro un tale colosso industriale. LENEL tuttavia diede il via ad una campagna di rilievi acustici e prese alcuni provvedimenti quali la chiusura delle finestre che davano sulle abitazioni dei Griffi (facciate Sud-Est e Nord-Est), i vetri vennero sostituiti con materiali pi spessi ed insonorizzati, vennero installati alcuni silenziatori ad aspirazione e rivestimenti fonoassorbenti sui serbatoi daria esterni, ecc. A seguito delle vibrazioni continue, negli stabili adiacenti allimpianto iniziarono a formarsi delle lesioni che, con il passare dei giorni, andarono sempre pi accentuandosi nelle strutture portanti (come muri perimetrali e tromba delle scale). Certo, non si tratt di danni strutturali importanti, ma allora ci si mise subito in allarme. Linsicurezza delle persone fu tale che si richiese al sindaco di predisporre linvio sul posto dei Tecnici del Comune affinch procedessero ad una accurata ispezione e controllo delle strutture incriminate e che nel contempo potessero constatare anche in quali condizioni pietose fossero ridotte le facciate esterne delle costruzioni per effetto degli scarichi saltuari provenienti dal camino ubicato di fronte al quartiere. Addirittura, chi era pi in confidenza con il sindaco (si trattava pur sempre di gente di paese e ci si conosceva bene), arriv a chiamarlo a casa in piena notte per avvertirlo della cosa: Scusa sai se ti ho tirato gi dal letto ma qua non si pu proprio dormire, una cosa impossibile. E che problema c?. Indovina un po?. E allora eccolo prendere lautomobile ed arrivare nel quartiere, mentre la luna piena si stagliava nella cappa tenebrosa della notte estiva, salire le scale fino allappartamento dei conoscenti

(ma ci possiamo immaginare altri condomini ormai svegli e appostati sui pianerottoli in pigiama o camicia da notte intenti a borbottare Insomma, non si pu pi vivere!), entrare azzardando un: Permesso, buonasera. Eeeh!... favolosa, da mille e una notte!. Possiamo immaginare una risposta certamente sarcastica. E poi: Allora: qual il problema?. Eccolo il problema avrebbe detto la padrona di casa, spalancando la portafinestra sul terrazzo Senti niente?. Cosa dovrei sentire?. Tira a indovinare. Niente?. Niente!. Niente. Ma, senza farsi scoraggiare, la nostra signora lo avrebbe fatto accomodare al tavolo in sala da pranzo. Adesso mettiti l, per piacere. Si sarebbe diretta alla credenza, avrebbe preso un bicchiere (servizio buono) e lavrebbe riempito dacqua al lavandino; poi, premurosamente, lavrebbe piazzato al centro del tavolo, si sarebbe seduta di fronte allamico e avrebbe incrociato le braccia sul ventre. Visto che non ci senti, speriamo che non sia anche orbo. Lacqua nel vetro avrebbe iniziato a vibrare come se tutta la valle fosse stata scossa da un turbine improvviso, zampillando, tremolando in un febbrile tumulto; ma lamico sarebbe rimasto muto. Abbiamo tutta la notte davanti, caro mio. Non capisco proprio perch ti angusti tanto. Adesso cosa vedi?. Io? Niente, niente. Cosa devo vedere?. E intanto, come in una ridicola scena di una farsa, assieme alle vibrazioni si sarebbe udito un rombo cupo alle loro spalle. Niente?. Niente!.

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Beh mettiti gli occhiali allora. Fin da subito i fumi dellENEL furono un problema. I primi anni Settanta furono contrassegnati dallinquinamento

Il primo articolo apparso sui giornali relativamente alla questione Griffi: erano passati pochi mesi dallavvio dellimpianto ed i cittadini si mostravano gi esasperati per la non piacevole situazione. Da allora la stampa non smise pi, tra periodi caldi e momenti di distensione apparente, di interessarsi della faccenda.

I lavori di pulizia conseguenti alle ricadute impegnavano direttamente i cittadini per giornate intere (sperando che con la pioggia i muri delle palazzine non sbavassero in orripilanti macchie nerastre e malsane). E le piogge acide scendevano tranquillamente sulla Vado del tempo irritando occhi e pelli sensibili, punzecchiando le lingue scaltre di qualche bambinetto che voleva assaggiare le gocce dellacquazzone improvviso, sciabordando sulle foglie e sui petali di giardini, sullinsalata degli orti e raccogliendosi in pozze nellasfalto e nelle aiuole per esser bevute da qualche gatto o piccione o per filtrare nel terreno: insomma per essere naturalmente assimilate da tutti i viventi.

massiccio delle polveri nere che uscivano dai fumaioli zebrati di rosso e di bianco, imbrattando tutta la rada senza un minimo di controllo; del resto le leggi a riguardo non erano, nel nostro Paese, molte e particolarmente valide. Cera sempre chi si lamentava non riuscendo pi a tollerare il disagio apportato dalla continua caduta di residui catramosi dai camini della centrale, dal fatto che ci si doveva ripulire autonomamente piazzali ed autovetture ridotti da quei residui in uno stato indecente; ma le lamentele non erano ascoltate: i tentativi di colloquio telefonico con gli enti preposti erano vani (Non c il signor direttore era sempre la stessa risposta della segretaria). Per ben pi che un decennio (solo con gli anni Novanta la faccenda inizi a cambiare) erano periodiche le ricadute di fuliggine espulse in notevole quantit e che coprivano letteralmente di nero la zona; non a caso negli anni Ottanta i Verdi consegnarono ai sindaci di Vado e Quiliano il Premio Attila, come sarcastico riconoscimento del totale disprezzo degli amministratori per la salute di tutti i cittadini.

I problemi riguardo allinquinamento interessarono anche altre localit liguri; a La Spezia, in localit Vallegrande, venne costruita lunit gemella dellimpianto di Vado. La struttura, dotata di ben quattro ciminiere, era costituita da quattro unit termoelettriche (le prime due rispettivamente da 320 e 335 Mw, la restante coppia da 600 Mw ciascuna) per un totale di 1.855 Mw. Novit assoluta per il tempo nella realt italiana erano il terzo e quarto gruppo che adottavano un ciclo di vapore sopracritico, cio con una pressione di immissione in turbina di 246 Kg/cm quadrati effettivi, molto pi redditizio come risultato. Anche la popolazione spezzina protest fin da subito per i problemi relativi alla centrale (che pure non risulta attaccata al centro abitato come a Vado).

Queste piogge acide, vivissime nel ricordo di tutti i vadesi, erano vissute con particolare accoratezza dagli abitanti dei Griffi perch, trovandosi il quartiere cos vicino ai fumaioli, capitava che per alcuni metri pi in prossimit alla centrale non pio-

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vesse affatto e invece qualche passo pi in l, sugli scivoli e sulle altalene del parco, magari veniva come Dio la mandava; il fungo delle emissioni faceva di questi scherzi. Caso volle che tra coloro che abitavano nel quartiere ci fosse anche un agguerrito giornalista: Piero Levratto. Egli, fratello del pi famoso calciatore Felice, protest sempre contro la centrale e pi in generale contro il degrado totale di Vado assediata dalle industrie e soffocata dallinquinamento; in un contesto marcatamente di Sinistra (PCI in modo particolare) le posizioni anticonformiste di Levratto suscitavano varie polemiche nel mondo politico locale, in quanto criticava, sulle pagine di Il lavoro nuovo (di frangia socialista), le decisioni per lui fintamente populiste degli amministratori locali interessati invece al proprio tornaconto personale. La stampa, pi in generale, inizi ad occuparsi del caso Griffi fin dalle prime proteste del 1970. Le prime lotte popolari contro gli abusi dellENEL di Vado sorsero di pari passo alla nascita in Italia di gruppi ambientalisti come il MODA (Movimento Difesa Ambiente), Verdi, Lega Ambiente e WWF5. Tutti questi gruppi entrarono in gioco nel giro di pochi anni contro lo strapotere che regalava a decine di migliaia di liguri lunghe fumate nocive. Il MODA, in particolare, raccolse in area locale simpatizzanti Verdi e democristiani (la DC, minoranza consiliare a Vado e Quiliano, in breve sferr duri colpi alle amministrazioni rosse iniziando indagini trasversali per far emergere la verit riguardo allinquinamento della centrale).

Esempio delle tecnologie allora allavanguardia utilizzate dallEnel per identificare sostanze inquinanti volatili fuoriuscite dai camini; si tratta del Lidar, un radar ottico a raggi laser posizionato sul tetto dei laboratori mobili di rilevamento. Liniziativa cieli puliti promossa dallEnel in quel tempo si serviva cos della tecnologia avanzata di questo macchinario che sparava a ritmo costante un raggio laser rosso da 160.000 KW il quale attraversava latmosfera; qualora ci fossero stati ostacoli invisibili quali polveri o caligine il laser ritornava allapparecchio (e di qui ad un moderno computer) con alcuni secondi di ritardo: un esperto poi sarebbe riuscito a risalire al problema e lavrebbe comunicato alla centrale, la quale avrebbe deciso il da farsi.

Anni di piombo (... non solo nei polmoni)


Mentre lItalia attraversava quel particolare periodo storico denominato strategia della tensione o anni di piombo, tra

5 Tra 1975 e 1976 erano in progetto, da parte dellEnel, ben 22 centrali in tutta Italia isole comprese che avrebbero fruttato circa 23 miliardi di KW prodotti complessivamente.

stragi e manifestazioni massicce di piazza, Savona (almeno stando alle pi recenti teorie a riguardo, supportate da documentazione) venne scelta dalle forze di Destra estrema come citt esperimento per testare sui cittadini gli effetti della paura costante

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derivante dallesplosione di numerosi ordigni; tra il 1974 e il 1975 scoppiarono nella citt della Torretta e nel suo circondario circa una decina di ordigni che provocarono diversi feriti e un morto (tutti cittadini qualsiasi) e localizzati per lo pi in edifici di grande rilevanza come scuole o palazzi pubblici. La paura inizi a circolare anche a Vado, vista la presenza di numerosi stabilimenti di grande importanza industriale e di una poderosa forza operaia di Sinistra (il piano di vigilanza, con ronde e turni di perlustrazione allinterno e allesterno degli impianti, part nellinverno del 1974); e come non citare langoscia dei griffini, a due passi da un bersaglio cos appetibile quale era il polo elettrico pi importante nel Ponente? E se i neofascisti di Ordine Nero o di Ordine Nuovo avessero attaccato il quartiere e avessero scavalcato il muro di cinta per entrare nella centrare e farla saltare in aria? Tutto questo, ben inteso, non accadde; ma la notte di venerd 9 agosto 1974, poco dopo le 22,30, due potenti ordigni (mezzo chilo di plastico ciascuno, con un detonatore e una miccia) vennero lanciati nei pressi di un trasformatore della centrale dalla strada dei Cosciari, oltre la linea ferroviaria che passa per la stazione di Valleggia (o forse vennero lanciati dallautostrada). Le due esplosioni furono violentissime e vennero udite, con tanto di vibrazione, sia a Vado che a Valleggia, al punto che molte persone scesero spaventate in strada pensando ad una scossa di terremoto; gli attentatori mancarono per lobiettivo di una decina di metri perch, pare, sbagliarono i calcoli del lancio fin da principio. Riuscirono a provocare solo pochi danni: aprirono una modesta voragine nellasfalto del piazzale interno alla cinta della centrale e fecero saltare parte di alcuni binari utilizzati negli spostamenti interni allimpianto. I lavoratori proclamarono sciopero per unora la mattina seguente e convocarono unassemblea straordinaria (alla quale parteciparono anche i dirigenti di fabbrica ed il sindaco di Vado Morachioli); nel pomeriggio anche altri operai ENEL di Savona si unirono allo sciopero. Secondo i sindacati lattentato, se fosse riuscito, avrebbe immerso nel buio vaste aree del nord Italia e

forse era stato preparato in vista di una grande azione terroristica. Ricordo che pochi giorni prima avvenne la strage sullItalicus. Non si seppe mai chi furono i mandanti: sul luogo dellesplosione venne ritrovato un pezzo di carta parzialmente bruciato con scritta a mano una N; ma non chiaro se si trattasse di un elemento presente casualmente l gi prima del mancato attentato. Non venne identificato mai nessun colpevole (ai Cosciari era buio pesto e poi si parla di una zona solo ricca di albicocchi, peschi e pochi altri alberi), n vi furono mai rivendicazioni. Ma mentre linstabilit politica e sociale scuoteva lItalia della prima Repubblica, a Vado e a Quiliano la priorit per i cittadini che protestavano contro linquinamento era quella di costituire un gruppo compatto che riuscisse a scuotere lopinione pubblica con interventi sui media e con laiuto di medici ed esperti che andassero a scalzare le posizioni buoniste della maggioranza, disseminando il dubbio tra la popolazione perch si richiedessero controlli seri.

Traiettoria del lancio degli ordigni nella cinta della centrale (da Il Secolo XIX del 10-08-1974).

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I trasformatori elettrici scampati allattentato del 1974 a pochi metri dalla strada dei Cosciari.

Energia, lavoro e ambiente: una questione italiana


I primi anni del decennio 70 furono funestati dallarresto dei programmi di costruzione di numerose centrali termoelettriche italiane; i motivi principali di questi ritardi furono: 1) la nuova campagna ecologica esplosa praticamente di colpo che, proprio per questo, non era vista di buon occhio anche perch facilmente esposta al ricatto della psicosi collettiva, al di fuori e al di l spesso di cognizioni scientifiche e tecniche; 2) la mancanza di capacit politico-tecnica degli imprenditori e dei politici in generale in campo energetico; 3) i difficili investimenti in campo energetico delle aziende produttrici a causa soprattutto dellinadeguatezza delle tariffe elettriche (ancora molto basse rispetto al resto dEuropa, praticamente identiche a quelle dei primi anni Sessanta quando ancora la richiesta energetica non era cos estesa a tutto il Paese). Novit poi degli ultimi anni era stato larrivo dellenergia nucleare; per meglio comprendere il perch delle nuove esigenze in campo elettrico interessante il confronto tra i decenni 1960 e 1970 dal punto di vista dellapprovigionamento energetico:

Il blocco dei siti fu piuttosto particolare (nonch tipico fenomeno della storia italiana come quelli che proprio allora godevano di tanta fama sugli schermi dei cinema per la regia dei vari De Sica, Monicelli e Risi): il mondo politico-economico, a partire dalla discesa repentina delle percentuali del termoelettrico del 1971, incominci a mettersi in allarme e arriv a stimare che entro il 1975 la richiesta elettrica sarebbe certamente stata superiore alla disponibilit energetica. Ma in che cosa consisteva questo blocco che, a met del 73, teneva bloccati i cantieri delle centrali di Porto Tolle, Piombino, Fusina, Chivasso, Vignali e Santa Gilla (cio quelli che secondo il Ministero erano gli impianti pi urgenti)6? In realt il buon cuore degli amministratori locali centrava assai poco, purtroppo. La guerra dei siti nacque in quanto fino ad allora (fino alla proposta Ferri) era proprio il sindaco del paese tal dei tali che doveva rilasciare la licenza edilizia per un impianto termoelettrico che sarebbe dovuto sorgere sul proprio territorio comunale. E siccome una centrale da 1000 Mw implicava un costo di circa 100 miliardi, 5 anni di lavoro di cantiere, in media, con circa 2000 lavoratori (edili/meccanici) impiegati nella costruzione e solo circa 400 impiegati (molti dei quali tecnici non direttamente del posto) per la gestione dellopera

ENERGIA ITALIANA NEL 1960:

82% idroelettrica 18% termoelettrica inesistente lenergia nucleare

ENERGIA ITALIANA NEL

1970: 35% idroelettrica 62% termoelettrica 3% nucleare

6 Questo niente: nel 1968 lENEL aveva in cantiere 9 centrali, ma si faceva fatica a mandare avanti i lavori. Alcune di quelle Rossano Calabro da 1280 Mw che si sarebbe dovuta iniziare tra 72 e 73, Monte S. Angelo nel Gargano (Foggia) da 1280 Mw, Vignoli (Latina) da 640 Mw, Torrevaldaliga (Civitavecchia) da 2640 Mw, Chivasso (Torino) da 640 Mw e che si sarebbe dovuta iniziare tra il 72 e il 73, Brindisi da 1280 Mw, Tavazzano (Milano) da 600 Mw e Vado Ligure da 640 Mw , ancora nel primo decennio del secolo XXI sono questioni calde e irrisolte.

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una volta ultimata (pi qualche altro numero per quanto riguardava le piccole e medie imprese della zona assunte per la manutenzione), la politica del posto (sindaci ma anche e soprattutto sindacati che sugli amministratori delle citt facevano pressioni) incominci a ritenere tutto ci come qualcosa di poco soddisfacente. Cento miliardi per una centrale danno lavoro alla massa di lavoratori solo per cinque anni; troppo poco. Cos, fatti i dovuti calcoli, appellandosi a Italia Nostra, non curandosi dei problemi del fabbisogno italiano, una volta ricevuto lavviso che nel sito del Comune tal dei tali sarebbe dovuta sorgere una centrale fioccavano le contestazioni con conseguenti prime pagine e comizi. Si trattava di una mera manovra di partito. Questo poteva avvenire anche in citt che gi ospitavano impianti che per aspettavano lavvio dei lavori per gli ampliamenti (come appunto successe a quanto pare anche a Vado, dove solo pochi anni prima le ruspe distrussero ettari di paesaggio con grande plauso dellamministrazione proprio per realizzare opere improvvisamente considerate non pi degne di ammirazione). Uno dei casi pi eclatanti sotto questo punto di vista si verific a Piombino: dopo lautorizzazione unanime della Giunta Comunale per la costruzione di una centrale da 1240 Mw, a met dei lavori la stessa Giunta revoc lautorizzazione per motivi tecnologici (le apparecchiature metalliche rimasero ad arrugginire allaria aperta nel cortile di un impianto vicino e ben presto risultarono inutilizzabili). A cambiare le cose fu lapprovazione, nel 1974, della legge 880 che snelliva tempi e procedure per la localizzazione dei nuovi impianti. Fino ad allora per tutelare lambiente era in vigore la legge 615 che fissava per i centri urbani i limiti non valicabili per linquinamento. Oggi quelle disposizioni, quei limiti ap-

paiono ben pi che risibili; ma non bisogna affatto dimenticare che quasi tutto il mondo scientifico ufficiale considerava le emissioni dai fumaioli delle centrali elettriche molto ma molto meno inquinanti dei fumi dei riscaldamenti domestici e del traffico veicolare (entrambe emissioni ad oggi molto diverse...). Malgrado tutto ci, il futuro faceva ben sperare: diverse erano le colonne giornalistiche che ricordavano come il carbone stava ormai lentamente scomparendo dalla scena, dopo un lungo utilizzo nel mondo Occidentale, in favore delle ancora neonate energie rinnovabili e del ben pi efficiente, sicuro e produttivissimo nucleare (allora non erano ancora successi disastri che ad oggi ci fanno sembrare queste parole di entusiasmo come ingenue e folli). E poi nelle centrali termoelettriche buona parte del combustibile bruciato era olio, non carbone. Le stime preannunciavano una progressiva rinuncia al fossile in diverse nazioni. Ad esempio in USA, che nel 1970 il carbone era stato utilizzato per lenergia come combustibile al 20% rispetto al nucleare e ad altri combustibili, si pensava ad una progressiva riduzione: per il 1975 si sarebbe potuto scendere al 18% ed entro il 1985 al 16%. In Italia, che nel 1970 era all8%, entro il 75 si sarebbe probabilmene potuto toccare il 7% e per l85% il 5%. Il carbone lasciava lOccidente, cos sembrava davvero. Cera anche chi, in preda alla malinconia, faceva notare che si trattava anche di un problema dagli evidenti risvolti umani ed occupazionali: citt nate attorno alle miniere di carbone, un tempo floride, oggi stanno morendo se non intervengono iniziative sostitutive. In Sardegna il caso delle miniere del Sulcis, e di citt come Iglesias e Carbonia. Ma in fondo era visto come un processo naturale, ineluttabile del mondo economico e industriale.

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Iniziano le contestazioni... e la stampa si scatena


Nella seconda met degli anni Settanta tenne banco la polemica sullampliamento della centrale; gi nel 1973 si temeva linstallazione del 5 e 6 gruppo (e in quellanno, a marzo, venne distribuito ai residenti dei Griffi un questionario con domande mirate a capire se ci fossero effettivamente disagi per il funzionamento delle unit). La stampa locale, almeno una volta a settimana, informava i cittadini sugli sviluppi della vicenda; i sindaci di Vado e Quiliano (Morachioli e Picasso) infatti, con il resto della delegazione del PCI si dichiararono contrari allopera. Fino ad allora la centrale aveva una potenza di 320 Mw per ciascuno dei quattro gruppi che la costituivano. Aggiungere altri 640 Mw, in un impianto cos vicino al centro abitato, non parve proprio una gran bella idea. Nel 1977 Morachioli con lonorevole Noberasco (parlamentare) e il senatore Urbani in una conferenza stampa comunic ufficialmente che non sarebbe avvenuto lampliamento. I tre, assieme a Picasso, erano volati a Roma proprio con quellordine del giorno; qualche difficolt la incontrarono al Senato, mentre la Commissione Industria della Camera accolse completamente le richieste. Addirittura si disse che il presidente Mamm se nera fatto portavoce al governo personalmente. La Camera var un documento a proposito, nel quale tra laltro si diceva: La Camera, nellapprovare il decreto recante norme sulla delocalizzazione delle centrali elettronucleari e sulla produzione e sullimpiego di energia elettrica, invita il governo a far s che i programmi pluriennali dellENEL per lo sviluppo della produzione di energia elettrica consentano di mantenere la centrale termoelettrica di Vado Ligure e Quiliano nelle sue attuali dimensioni. E nel contempo si chiedeva allazienda di eliminare i disagi sopportati dalla popolazione per il funzionamento della

centrale, data la sua ubicazione eccessivamente ravvicinata al centro urbano. Questo per, era chiaro agli amministratori, non impediva allENEL di ampliare gli impianti; certo, non sarebbe stato il massimo delliniziativa ma evidentemente Interno d una cabina che la Camera si fosse pronunciata dei rilevamenti atmosferici in un certo modo non parve una cosa seria: le iniziative riguardo allaggiunta di altri Megawat a Vado continuarono. LENEL ribadiva che i precipitatori elettrostatici installati riuscivano a captare il 99,5 % dei fumi e quindi si poteva stare tranquilli: la Francia e gli Stati Uniti ad esempio tolleravano situazioni ben pi dannose alla salute. E si poteva stare tranquilli grazie soprattutto allaltezza delle ciminiere, alla velocit dellemissione dei gas (circa 20 m/sec) e alla temperatura dei gas che veniva rilasciata in temperatura maggiore di 100 gradi centigradi, oltre che alla particolare condizione topografica della piana. Ed era stato dichiarato che non erano quasi presenti lossido di carbonio e lanidride solforica. In conformit poi alla legge n. 615 del 13-71966, limpianto era munito di apparecchiature che misuravano la temperatura dei fumi allingresso delle ciminiere, indicavano la pressione in camera di combustione e allingresso delle ciminiere e registrava lopacit dei fumi con tanto di percentuale di ossigeno residuo in essi presente. Allinterno della centrale poi venne installata una telecamera fissa che inviava le immagini relative allimmissione dei fumi dalle ciminiere alle sale di manovra. Un po ovunque vennero disseminate sul territorio delle stazioni di rilevamento dellinquinamento atmosferico. Ma le garanzie non bastavano. E nel 1977 inizi la vera e propria sperimentazione a regime massiccio del carbone,

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ENEL-Enti locali sottoscrissero un apposito accordo. Si sarebbe dovuto trattare solo di 8 mesi (2 mesi per gruppo elettrogeno), poi si sarebbe deciso il da farsi. Nellaccordo dintesa era anche specificato che nel caso del superamento dei limiti di legge degli inquinanti ci sarebbe stata una immediata cessazione dellesperimento. Subito la popolazione insorse (si parlava dellimmissione in atmosfera di ossidi di azoto, ossido di zolfo e altre polveri): nel giro di pochi anni si pot constatare che la centrale era sprovvista di impianti di desolforazione e gli elettrofiltri erano insufficienti a trattenere le polveri. I testi medici informeranno successivamente, con lo studio mirato in questo campo, che lossido di zolfo provoca danni al cuore e ai polmoni con conseguente formazione di enfisemi, mentre lossido di azoto in dosi massicce arriva a scatenare edemi polmonari, in dosi basse il cancro ed altre patologie.

no. LENEL stessa, nella pubblicazione Le centrali termoelettriche e lambiente dellaprile 1971, affermava che nessuno dei moltissimi sistemi studiati e anche provati in scala ridotta ha raggiunto la fase di applicazione industriale.7 In pochi anni, insomma, che le ciminiere fossero alte 200 metri non era pi garanzia di sicurezza, anzi faceva s che aree pi distanti fossero interessate dal problema ENEL, cos come non risult che una sorta di trappola a vento leccezionale vallata dellentroterra, e non una strategica zona graziata dai fumi.8
Virginio Bettini, professore di ecologia allIstituto universitario di architettura di Venezia nel corso di laurea in urbanistica, nella sua Appendice allopera Il cerchio da chiudere del professor Barry Commoner della Washington University (edito in Italia nel 1977 da Garzanti), scrisse: LEnte nazionale per lenergia elettrica, con 84,2 miliardi di chilowattore di energia termoelettrica prodotta nel 1971, cui si devono sommare i 40,4 miliardi di chilowattore di energia idroelettrica, ha stabilito un primato non solo energetico. Non c una sola centrale ENEL che non sia sotto accusa, anche perch si progettano sempre nuove centrali termoelettriche e termonucleari, spesso indipendentemente da valutazioni territoriali e dalla destinazione duso del suolo. E ancora: In attesa che latomo divenga il grande protagonista del settore energetico, la produzione di base non pu essere fornita che dalle centrali termoelettriche, per il cui esercizio utilizziamo le pi moderne tecnologie per la difesa dellambiente. Ed ecco le tecnologie: trappole elettrostatiche che catturano le ceneri (e che non si sa mai come smaltire), alti camini che portano i fumi sopra la fascia atmosferica (condiluizione, ma anche ricaduta a distanza di piogge acide), rilevamento automatico dellanidride solforosa, laboratori mobili, palloncini Pilot, studio del fumo con il lidar. Rimane il problema eterno dellinquinamento termico, che sconvolge gli ecosistemi acquatici. 8 LEnel port gli amministratori del Comune di Porto Tolle (Veneto) in visita alla centrale di Vado, nei primi mesi del decennio; questo perch nel delta del Po si era deciso di installare uno dei pi grandi impianti termoelettrici dEuropa e si aveva paura che i fumi velenosi potessero ammorbare laria di citt anche a parecchi chilometri di distanza, come ad esempio Venezia. Vennero invitati a Vado perch il
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In quegli stessi anni, nel IV volume dellEnciclopedia del Petrolio dellENI (Ente Nazionale Idrocarburi) si poteva leggere: La desolforazione non tecnicamente ancora realizzabile e non si presenta vantaggiosa. Le cose non erano molto cambiate dal 1970, anno in cui la realt dei fatti riguardo allimpossibilit di arginare tale tipo di inquinante era stata ribadita nella Conferenza nazionale sugli inquinamenti, organizzata sempre dallENI. Da una ricerca del Consiglio Nazionale delle Ricerche Americane, eseguita per conto dellAir Pollution Control Administration (poi EPA) e pubblicato in un articolo sotto il titolo Abbattimento della emissione di ossidi di zolfo in fonte di emissioni stabili, si rilevava che tecnologie commercialmente provate per il controllo degli ossidi di zolfo dei processi di combustione non esisto-

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Il Comune di Spotorno, alla fine del 77, protest contro gli scarichi della centrale e lamministrazione comunale chiese alla Provincia di convocare unassemblea di tutti i comuni interessati dalle ceneri; e ad ognuno di essi doveva essere affiancata anche una commissione tecnica in grado di esaminare accuratamente i risvolti negativi della sperimentazione a carbone. Per le localit rivierasche vicine a Vado che vivevano di turismo, cera la costante paura che le scorie della combustione fossero sbrigativamente gettate in mare. E ci si inizi proprio allora a preoccupare per il feeling troppo intenso tra lENEL e i comuni di Vado-Quiliano

Inquietante titolo del 12-11-1978 apparso su Il Lavoro. nostro sito era considerato un eccellente esempio di come, oltre ad aver alzato le ciminiere, fosse semplice il meccanismo naturale di dispersione dei fumi nel cielo in una valle che incanalava i venti propizi per allontanare ogni pericolo. Sappiamo che Vado non fu per graziata dalla ricaduta di ceneri e comunque altri comuni vicini a centrali non se la passavano affatto bene: nel paese di Revere, a Ostiglia, che si trovava sottovento rispetto alla locale centrale, la popolazione era soffocata da fumi quattro giorni su sette e il sindaco, assieme ad un tecnico del Comune, denunci la cosa su lUnit, in un articolo apparso il 20 febbraio 1972; il 30 giugno 1971 a La Spezia, 2000 persone circa sfilarono in protesta contro linquinamento provocato dalla centrale di Vallegrande. Il progetto per la centrale poi realizzata a Porto Tolle era stato in precedenza proposto a Salerno, Sibari, Fondi, nel Gargano, a Piacenza ecc.; tutti i Consigli Comunali delle citate citt si rifiutarono di accettare la proposta, cos come protestarono agricoltori e cittadini qualunque. Nel febbraio 1972, in un convegno a Mensola, la Regione Emilia Romagna si schier contro la realizzazione della centrale nel Delta.

Sulla scia delle polemiche sui fumi ENEL, infervorarono le polemiche sul terminal carbonifero che doveva essere costruito vicinissimo alle abitazioni nella zona di Zinola e che doveva servire da approvvigionamento non solo a Vado, ma anche alle centrali piemontesi e lombarde. Secondo il progetto si sarebbe dovuto costruire un imponente nastro trasportatore largo almeno cinque metri che avrebbe attraversato tutta la vallata di Quiliano per poi risalire i monti; in questo modo il carbone (proveniente prevalentemente da Polonia, Sud Africa e Australia9) sarebbe stato sbarcato sulla piattaforma e stoccato allinterno di immani carbonili al coperto. Lalternativa su cui si impuntarono tutti coloro che erano contrari a quello che apparve subito un obbrobrioso attacco allambiente e allo sviluppo urbanistico della citt, consisteva nella costruzione di un pi razionale porto commerciale da adibire ad attracco per navi porta-container, decisamente meno problematico dal punto di vista ambientale e ben pi in grado di soddisfare le esigenze di sviluppo occupazionali della zona. Ma sui giornali iniziarono a circolare strane voci, molto preoccupanti: in una miniera sarda10 si andava estraendo lignite ad alto contenuto radioattivo e ad alto tenore di zolfo. Il sospetto che quel minerale potesse essere impiegato (e magari era gi successo?) nelle centrali ENEL preoccup moltissimo la popolazione; ma in real-

9 I principali Paesi produttori di carbone erano: USA (il maggiore; nel 1977 ne vennero estratte circa 600 milioni di tonnellate), URSS, Cina, Gran Bretagna, Repubblica Federale Tedesca, Polonia, India, Sud Africa ed Australia. LItalia riceveva gran parte del fossile da Sud Africa e Australia, come altri paesi europei ed il Giappone. Per gli anni Ottanta si prospettava lingresso nel mercato di Colombia, Venezuela e Mozambico, oltre che ad altre Nazioni in via di sviluppo. 10 In Sardegna era noto il giacimento di Sulcis che venne nuovamente preso in considerazione in vista della nuova politica a favore dello sfruttamento dei giacimenti dismessi da anni ma ancora potenzialmente ricchi di materia prima.

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t i medici e gli esperti locali non si preoccuparono tanto di quella particolare miniera in Sardegna, bens rivolsero le loro attenzioni alle caratteristiche chimiche del carbone nelle sue varie fasi di formazione (la lignite una variet del carbone), per scoprire se, di fatto, potesse risultare ancora pi micidiale. Il dottor Agostino Torcello (capogruppo dellopposizione DC a Quiliano e pneumologo) ebbe a dire, in uno dei suoi numerosi interventi sui giornali, che le nuove tecnologie erano certo in grado di abbattere i danni relativi alle sostanze nocive immesse nellatmosfera dalle industrie (e nel tempo lo sarebbero state sempre pi), solo che erano decisamente dispendiose, soprattutto per un impianto come quello di Vado della potenza di circa 1300 Mw. Per quanto riguardava Vado infatti si denunciava lassoluta mancanza di abbattitori per lanidride solforosa (in assoluto la sostanza pi pericolosa per la salute) e linadeguatezza dei filtri elettrostatici per il trattenimento del particolato che non fermavano le particelle di diametro submicron (proprio le pi pericolose); il carbone in combustione produce moltissime polveri, a differenza dellolio, e gli alveoli polmonari umani assorbivano qualcosa come il 50%-80% di particelle tossiche e cancerogene con diametro submicron (tra queste il piombo, lantimonio, larsenico, il cadmio, il selenio, il mercurio, il cromo, il berillio, lo zinco, il nichel). Il problema della radioattivit era reale per quanto concerneva i derivati delluranio e del torio, isotopi che la Commissione Tecnica per la sperimentazione a carbone non prese molto in considerazione. E poi con luso del carbone era rilasciato almeno il 24% in pi di CO2 rispetto allolio combustibile e si producevano tonnellate di ceneri smaltite decisamente con poca cura per le conseguenze sullambiente. Tutte queste allarmanti, ma veritiere, informazioni erano il frutto di almeno dieci anni di lotte (vane) della formazione territoriale locale della DC, che ribadiva che per la realizzazione di impianti di natura economica che avessero trasformato radicalmente il territorio si sarebbe dovuto prece-

dentemente valutare limpatto ambientale che esso avrebbe rappresentato nel momento dellavviamento (cosa che nelle pi progredite nazioni dellestero era una consuetudine gi da prima del nostro boom economico). Le parole di Torcello (che in quanto esponente di una frangia politica, parlava a nome di tutta la sua fazione, compresi i tre oppositori vadesi DC Tranquilli, Rossi e Moretti) fecero scoppiare aspri scontri tra le maggioranze socialcomuniste che governavano Vado e Quiliano e le minoranze dei due comuni; i primi sostenevano che le stazioni di controllo e le indagini della Commissione Tecnica, con i risultati forniti, smentivano tutti gli allarmismi

Panoramica aerea della centrale in attivit (anni Settanta) ma con ancora la ciminiera verso monte in fase di rifinitura. Si notano i grandi sbancamenti eseguiti nellarea della Tana, verso Bossarino, nonch il tracciato dellautostrada e della ferrovia appena scavato tra le balze argillose. Entro poche settimane la centrale lavorer a pieno regime.

mentre gli altri ribadivano che le analisi effettuate si basavano solo sulla presenza di anidride solforosa e polveri generiche trascurando limmissione di NO2 e di idrocarburi cancerogeni. Tuttavia, nel pieno della preoccupazione e delle polemiche, domenica 20 agosto 1978 venne inaugurato, con lincontro Genoa-Vado, il nuovissimo stadio cittadino Chittolina (presenti, tra gli altri, i sindaci Picasso di Quiliano e Piero Ricino di Vado, subentrato a Morachioli nel 1976), totalmente finanziato dallENEL per una spesa totale di cir-

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ca un miliardo e seicento milioni e progettato dallarchitetto, nonch presidente del Vado FBC, Giovanni Ciarlo. Lo stadio venne lodato come il simbolo dellarchitettura sportiva moderna, con campo da calcio e pista atletica di grande capacit. Nel luglio 1979 apparve un articolo su LUnit nel quale si discorreva dei terribili rischi inquinanti delluso del carbone nelle centrali elettriche, tra i quali la naturale emissione di radiazioni pari a quelle di una centrale nucleare (ma pi pericolose in quanto le strutture non erano progettate per contenere il problema); ci non fece che terrorizzare ancor pi i gi esasperati cittadini di tutta la piana di Vado-Quiliano e dei comuni limitrofi; nellarticolo si poteva ancora leggere che le piogge acide conseguenti alla formazione di NO2 procuravano la possibile moria di pesci nelle falde acquifere interessate dalle precipitazioni velenose e il danneggiamento di boschi e colture che dalle sorgenti inquinate ricavano sostentamento. Per i comunisti comunque la cosa non era certo una dichiarazione su cui discutere: mica era sorretto da validi riscontri scientifici quel pezzo cos scomodo e se poi un giornale notoriamente rispettabile lasciava che i compilatori delle colonne si sbizzarrissero i personali considerazioni, facesse pure la paura insomma non doveva prender piede nella (in)salubre Vado. E paura ce ne fu molta invece qualche mese dopo, quando una delle piaghe ambientali profetizzate sulle pagine del quotidiano di sinistra per eccellenza si materializz sui litorali di Vado e La Spezia (le due citt interessate dalle principali centrali ENEL della Liguria). Nella settimana che and dal 15 al 22 ottobre 1979 una grande quantit di pesci morti misteriosamente ammorb laria dei litorali, galleggiando, in lunghe scie e corposi raggruppamenti di sporcizia generale, sul placido mare dirimpetto agli abitati, con una tale inquietante semplicit da poter essere facilmente avvistati da chiunque avesse voluto veder di persona lo scempio del territorio che stava dando i suoi primi risultati. Non fu lunica strage di fauna marina del tempo, ma una tra tutte quelle che si possono ricordare, giusto perch oggi non

si dica che prove di avvelenamento delle acque non ce ne sono. Ciononostante lo stesso ministro Donat-Cattin11 in quel periodo aveva sollecitato lENEL a passare dalla nafta al carbone in modo da risparmiare almeno ventisette miliardi lanno. Le prime pagine delle sezioni locali dei quotidiani continuarono a parlare della questione ostentando titoli provocatori e inquietantissimi. E Torcello12 present i dati relativi a studi scientifici effettuati in USA, UK e Svezia dalla U.S. Elettrical Poweer Association su centrali da 1000 Mw (un popi piccole cio di quella di Vado). La ricerca dimostrava che le centrali emettevano il radio 226, sostanza pi tossica del famigerato plutonio. La DC denunci

11 Donat-Cattin, ministro del governo DC Moro, present il documento del programma energetico nazionale il 31 luglio 1975, per il decennio 1976-1985. Fu subito bersaglio di polemiche; anzitutto si prospettava una crescita delle richieste del 5-6% (come tra 1963 e 1973, cio in fase post boom economico) decisamente poco probabile e in secondo luogo era evidente che si trattava in sostanza di un programma per lenergia elettrica-nucleare: lenergia solare era trattata in una pagina e mezza di banalit, lo stesso valeva per lenergia geotermica (si prospettava uno sviluppo del gas) e per il petrolio, mentre erano sostanzialmente ignorate le potenzialit dellenergia idrica. Quello che venne subito definito un programma faraonico tuttavia prevedeva entro il 1985 la costruzione di 20 centrali nucleari da 1000 Mw luna. Dopo poco il governo croll e si torn alle urne. Era evidente che mancava una efficiente politica energetica; ma lanno precedente lallora ministro della Ricerca aveva proposto una formula non da poco: risparmio energetico, sfruttamento della geotermica, del solare e del potenziale gassoso della spazzatura. Ma poi, crollato anche quel Governo, tutte le prospettive finirono nel cestino. 12 Torcello invi anche una dettagliata lettera allallora Presidente dellEnel Ammassari, ai ministri dellIndustria Nicolazzi e della Sanit Anselmi in cui si enunciavano dettagliatamente i gravissimi rischi di una centrale a carbone in pieno centro abitato ed in particolare la radioattivit contenuta nei fumi emessi nellaria con le ciminiere superiore persino a qualla prodotta da una centrale nucleare di potenza equivalente (le affermazioni del medico si basavano soprattutto sugli studi di W. Kolb).

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pubblicamente il silenzio delle amministrazioni locali sulla questione ENEL e richiedeva controlli sugli impianti, come quelli che si effettuavano nelle centrali nucleari vere e proprie (la quantit di radio prodotta da una caldaia a carbone poteva essere pi della quantit di torio prodotta da un reattore nucleare); si interpell anche una Commissione Tecnica nominata dagli enti locali a capo della quale era il dott. Boffa che si lasci scappare una considerazione personale che la dice lunga su ci che in certi ambienti dlite risaputo e invece nellaltro mondo dei comuni mortali viene abitualmente sottaciuto. Boffa disse che, per quanto riguardava lui e la sua famiglia, avrebbe preferito abitare vicino ad una centrale nucleare che ad una a carbone. Le parole di un uomo che voleva solo dire la sua? Probabilissimo ma secondo unindagine statistica patrocinata sempre dalla DC, lENEL di Vado avrebbe prodotto almeno due morti allanno da l in poi. E pensare che Vado non aveva solo il problemone dellENEL, ma pure quello delle altre industrie ad alto tasso di emissioni nocive quali Vitrofil, Fornicoke, Esso Chimica, ecc. Tra Spotorno e Savona erano disseminate una decina di centraline di controllo dellinquinamento atmosferico. I due comuni parvero almeno riconoscere la pericolosit delle ceneri prodotte dalla combustione e che si accumulavano negli spazi sotto le ciminiere in attesa di un possibile utilizzo nelledilizia cos come nellagricoltura. Infatti si schierarono, con la Provincia, le aziende di soggiorno e le associazioni di categoria, contro le pretese dellEnel di scaricare in mare quei residui di dubbia pericolosit; ma, non appena la cosa non fece pi notizia, di quegli oscuri progetti, di discariche speciali non si sent pi parlare. Il 7 marzo 1980, a Villa Spinola di Genova, si tenne la Giornata di informazione dedicata ai problemi connessi col funzionamento a carbone delle centrali termoelettriche tradizionali, organizzata da Regione Liguria con la collaborazione dellEnel.

Perch si scelse proprio Genova? Perch la Liguria aveva ben tre centrali di una certa importanza (oltre a Vado, lo ripeto ancora, La Spezia e Genova) che solo nel 79 avevano bruciato ben il 45% del carbone utilizzato dallEnel in Italia, circa 1.700.000 tonnellate. Ormai erano state prese scelte a livello nazionale: tutte le centrali liguri sarebbero state convertite a carbone entro due anni, facendo cos aumentare a 2.300.000 tonnellate la quantit di fossile impiegato. Entro breve si sarebbero dovute costruire altre due centrali almeno nella Pianura Padana che avrebbero usufruito, per lalimentazione, dei porti liguri dai quali sarebbe stata convogliata al Nord la preziosa materia nera. Non decollando affatto lenergia nucleare lunica energia che avrebbe potuto rimpiazzare il carbone e non riscontrando benefici dalla poco organizzata rete di pannelli fotovoltaici e da quella industriale derivante dai siti geotermici italiani, lEnel aveva dichiarato che lunica sicura fonte di energia per la Penisola era costituita dal carbone. Genova, La Spezia, Vado Ligure, Fusina, Monfalcone, Marghera e Sulcis erano pronte a convertirsi totalmente al carbone; per coprire la richiesta nazionale ,tre centrali sarebbero dovute sorgere in Calabria, Puglia, Abruzzo, Toscana, Piemonte e Lombardia. Gli anni Ottanta sarebbero stati il decennio del carbone. In questo senso Vado era allavanguardia avrebbe potuto festeggiare spegnendo, alla fine della decade poniamo nel 1990 una bella ventina di candeline su di una torre di nerissima lignite, tante quanti erano stati gli anni baciati dalla Nera Signora ( proprio il caso di dirlo). Non bisogna dimenticare che fino a non molti anni prima, negli impianti di questo genere erano stati prediletti i derivati dal petrolio, perch poco costosi e, comunque, anche meno inquinanti; purtroppo, in seguito ai gravi scontri che infervoravano da tempo in Medio Oriente, parve pi saggia decisione optare per altre risorse. Tutti avevano ben presenti le problematiche ambientali derivanti dalla combustione del carbone; ma queste si sarebbero po-

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tute facilmente arginare con il comune impegno di Regione, Comuni e Stato. Una cosa da nulla. Provocatoriamente il presidente dellamministrazione provinciale Domenico Abrate (DC) afferm, nel dicembre del 1981, che era necessario mettere da parte gli scontri ideologici-politici: era ora di agire! Visto che lENEL trovava conveniente usare carbone invece di nafta in quanto si risparmiavano parecchi miliardi lanno, lunica cosa da fare sarebbe stato costruire villaggi satellite dove trasferire i cittadini residenti nei quartieri pi direttamente interessati dallinquinamento (la soluzione pi economica, pi umana e pi civile). Ma Abrate si illudeva che esistessero ancora zone salubri, non contaminate nel raggio di pochi chilometri; per non c da stupirsi pi di tanto, in quanto Abrate si era gi occupato con ottimismo della questione Vado quando, assieme ai sindaci di Vado e Quiliano, aveva firmato lopuscolo Conoscere per decidere riguardo alla combustione a carbone della centrale vadese. Conoscere per decidere aveva suscitato molte polemiche nei mesi di bella stagione del 1981. Il libello informativo per la popolazione sintetizzava i dati dei controlli sui fumi e gli scarichi Enel; fin da subito iniziarono a girare voci tra membri dei diversi schieramenti di minoranza, che riferivano sostanzialmente che erano state pubblicate delle madornali falsit e che le amministrazioni, alleate con i magnati del settore, serano decise a prendere la gente per i fondelli con lo scopo di diffondere rassicuranti dati sulla questione della centrale. Nel giugno dell81 il sindaco Ricino dovette affrontare le accuse rivolte dagli esponenti DC e ambientalisti; afferm: Si creato un polverone per alcuni errori che non modificano il nostro giudizio positivo sulla sperimentazione del carbone. Ci che pi scald le minoranze fu liniziativa del tutto libera che venne presa al momento della stampa dellopuscolo da parte dellamministrazione civica: includere tra i patrocinatori

dellopera anche i gruppi contrari alle proposte della maggioranza, unificando tutti i dissidi con una bella indicazione in stampa che dava a intendere che tutta lamministrazione avrebbe desiderato che si pubblicasse. Questo sebbene da pi di un mese Italia Nostra, le sezioni e i consiglieri DC di Vado e Quiliano, i radicali e le organizzazioni politiche di estrema sinistra andavano sostenendo, con manifesti e volantini distribuiti capillarmente, che gli enti locali avevano disinformato lopinione pubblica sullo stato dellinquinamento fornendo dati non veri sulla sperimentazione a carbone13. Il presidente di Italia Nostra, la professoressa Brunella Rebella, disse in quelloccasione: [lopuscolo] non risponde alla realt dei fatti e distorce le problematiche affrontate dallinchiesta. Si desiderava una conoscenza in dettaglio di tutti i rilevamenti compiuti sui fumi Enel e non una media approssimativa dei fatti. I valori dellanidride solforosa (ad esempio) sarebbero stati talmente alti da aver superato pi volte le gi permissive leggi italiane sullargomento. Sempre Italia Nostra sostenne per esempio che tra il novembre 1979 e il settembre 1980 ben tredici volte lanidride super il limite consentito di concentrazione (fissato dalla legge 615 e dalla convenzione Comuni-Enel a 0.30 p.p.m.) raggiungendo

13 Il 14 e 15 maggio su la Stampa anche il dott. Torcello denunci nel periodo della sperimentazione a carbone dal 21/2/1979 al 30/9/1980 i numerosi esuberi dei limiti di legge per lSO2. Le centraline di controllo della rete ENEL avevano registrato ben 740 volte valori di SO2 compresi tra 0.10 e 0.20 ppm e 16 volte valori compresi tra 0.31 e 0.92 ppm quando il limite di legge da non superare era di 0.15 ppm. Superando i limiti di legge la sperimentazione a carbone doveva dunque gi allora dichiararsi fallita, ma prosegue ancora oggi (2011!) dopo tanti anni illegalmente. Intanto i politici locali e nazionali DS ex PCI proponevano di aumentare la potenza della centrale a carbone da 1280 Mw a circa 2000 Mw con 2 nuovi gruppi. Fadda e Torcello tengono a precisare ma credo che il lettore se ne accorger comunque finito di leggere il libro che coloro che acconsentivano alle infinite sperimentazioni a carbone governavano allora come oggi le Amministrazioni locali e lENEL.

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punte del 0.92 (e sempre nel medesimo periodo per settantasette volte i valori di concentrazione erano stati compresi tra 0.20 e 0.30 p.p.m.); e ancora altri 740 rilevamenti non sarebbero stati conformi alle disposizioni di legge e, sebbene nella fascia tollerata, con valori compresi sempre tra 0.10 e 0.20 (cosa per nulla tranquillizzante). Lattacco pi duro si ebbe nel momento in cui si accus direttamente lENEL di aver controllato i rilevamenti e di averli conseguentemente contraffatti; tutto ci che era stato scritto a proposito lo si doveva considerare una spavalda falsit. Si chiese cos un riesame dei dati forniti dallENEL da parte di un ente esterno, visto che per gli enti locali lanidride solforosa sarebbe stata s presente ma molto al di sotto della legge, non avendo mai superato le 0.04 parti per milioni di parti (come se fossero 0.04 grammi su un milione di grammi). Torcello, nella lettera critica di due pagine che invi ad Abrate, defin lopuscolo vergognoso per le mistificazioni contenute e, quindi, per la violenza che compie alla buona fede dei lettori; e i valori desunti dai rilevamenti sarebbero stati pi che doppi rispetto a quelli riferiti nella pubblicazione e maggiori dei valori massimi ammessi dalle nazioni straniere. Tutta la parte di rilevamento sarebbe stata gestita direttamente dallENEL senza controlli. Ma anche fossero stati giusti i dati, non sarebbe stata comunque una buona cosa. Chiese infine di ritirare lopuscolo evitando di proseguire lopera di disinformazione e mistificazione intrapresa. Nel 1982 nelle acque circostanti la discarica abusiva di ceneri ENEL a Bastia dAlbenga, di cui era stata ordinata la rimozione per scongiurare altri problemi, vennero trovate tracce di cromo e vanadio (elementi chimici tossici). Non avrebbero per seriamente inquinato gli equilibri ecologici. Le bolle di accompagnamento dei mezzi che portavano nel sito gli scarti di combustione indicavano come destinazione Cavallermaggiore; e i cittadini di Cavallermag-

giore si allarmarono quando seppero che un anno prima il Comune aveva dato lok allarrivo di ceneri da Vado su richiesta di una famiglia di agricoltori. Molti altri camion arrivarono a Cavallermaggiore in occasione della costruzione di cento metri di una strada nuova, poi ricoperta di terreno, e per riempimenti di vari capannoni. Lesponente locale di Italia Nostra ebbe a dire: A noi hanno sempre detto che erano gli scarti di lavorazione di uno stabilimento industriale di Torino. (E pensare che le ceneri preoccuparono la Riviera da tempo; a Niella Tanaro le consegne vennero subito interrotte non appena si seppe che genere di carico fosse). Il Comune, prima di dare il via libera, attese il responso delle analisi chimiche sul materiale; appena arrivarono documentazioni dellassessorato regionale dellAmbiente sulla presunta radioattivit delle ceneri (ricordiamo che Torcello disse che le ceneri di carbone contengono una certa quantit di radioattivit) sospesero subito il tutto. Anche da Torino arrivarono raccomandazioni precise di stare attenti perch gli scarti potevano essere potenzialmente inquinanti soprattutto se a contatto con lacqua; ed era proprio questa la paura pi grande per i residenti. E dopo lintervento della Regione, la strada di 100 metri venne ricoperta da uno strato di calcestruzzo per paura che la pioggia raggiungesse le ceneri. A chi poi chiese con rabbia per quale ragione le scorie vadesi fossero arrivate fino in basso Piemonte, venne chiaramente risposto che in realt le famose ceneri non costavano nulla e anzi lENEL era contento se arrivavano delle richieste per smaltirla e poi erano utilissime per il riempimento dei basamenti dei capannoni. Si disse ancora che lungo la provinciale per Sommariva cera un deposito di grandi dimensioni che si credeva di materiali inerti, rimasti a cielo aperto per molto tempo per lavori di riempimento; alla fine si seppe che erano le ceneri di Vado. E la preoccupazione indign moltissimi valligiani. Nel maggio 1984 Francesco Accordino, segretario DC, torn sulla questione dellinquinamento che sarebbe stato arginabile dallEnte energetico nazionale. Accordino pensava ad unindustria sa-

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vonese tecnologicamente avanzata ma pulita, soprattutto per il bene dei cittadini e di tutta la popolazione locale per i restanti trentanni; popolazione poi che si sarebbe dovuta farla decidere del proprio futuro. Per Accordino era inverosimile che lENEL potesse spendere tanti soldi per un investimento puramente ecologico con attrezzature anti inquinamento allavanguardia. E poi mise in dubbio lo sviluppo delloccupazione tanto agognato; la Fornicocke infatti sarebbe diventata esclusivamente zona di stoccaggio per il carbone e lENEL, dal punto di vista imprenditoriale, avrebbe dovuto gestire in proprio il terminal con la conseguente crisi delle funivie. I riflessi occupazionali che la costruzione del 5 e 6 gruppo avrebbe portato nel savonese sarebbero stati scarsi e poco attendibili dalle stime effettuate dagli esperti; si favoleggiava su almeno 2000 occupati nel cantiere di lavoro, 300 addetti in centrale e almeno altri cento per manutenzioni esterne ma tutta quella manodopera sarebbe arrivata verosimilmente dallestero. A costruzione avvenuta poi erano ipotizzate ripercussioni gravissime (da crisi praticamente) per almeno un trentennio nel comparto turistico e terziario, da Finale a Varazze. Accordino, a nome di tutta la frangia DC della provincia, propose ai comuni interessati di dire no allENEL e di indire un referendum non consultivo, ma decisionale sulla realizzazione dei due nuovi gruppi a 320 Mw a carbone e chiese che si unissero a loro altre forze politiche e sociali per quella battaglia. La questione del referendum interess molti; in effetti qualcosa come un referendum popolare era gi stato proposto a Vado nel lontano 1975, in un dibattito pubblico, dal responsabile nazionale comunista per la Sanit, Giovanni Berlinguer. Con

queste posizioni la DC si era definitivamente alleata alle opposizioni minoritarie di Vado e Quiliano, che sostenevano la causa da un po (la DC avrebbe voluto indagare ancora sulla questione Terminal, ma il rovescio della medaglia crisi della Fornicocke e delle Funivie non piaceva molto). Venerd 25 maggio 1984 al Cinema Teatro Ambra di Vado si tenne una conferenza (sponsorizzata dallamministrazione provinciale e da Vado-Quiliano) alla quale parteciparono come relatori il dirigente del settore produzione e trasmissione del compartimento ENEL di Torino, il direttore del centro ricerche ENEL di Pisa e il dirigente del settore produzione e trasmissione ENEL di Roma (il dibattito era regolato dal presidente della Provincia affiancato da Picasso e Ricino); il loro compito era mostrare come lENEL fosse interessata a fermare le emissioni solide e gassose nellatmosfera della centrale di Vado e parlare dellipotizzato ampliamento con altri due gruppi da 320 Mw. Tentarono quanto fu possibile di rimanere sui temi prefissati ma il numeroso e molto interessato pubblico tese a parlare delle conseguenze sociali e ambientali di tali impianti. Si afferm che con la scomparsa dellolio combustibile e lentrata in gioco del carbone si sarebbero risparmiati ben tre miliardi al giorno (con una potenza totale di 3435 Mw). Il picco di consumo storico del carbone era stato il 1982, con circa un milione e ottocentoquarantamila tonnellate bruciate; i gruppi di Vado potevano produrre otto miliardi di kilowatt allora annui (che avrebbero assicurato lenergia a ben due milioni e novecentomila persone). Si cerc di illustrare in modo chiaro e semplice i risultati del Centro ricerche termiche e nucleari di Pisa sui controlli nelle centrali per quanto riguardava i processi di combustione; ci si occup soprattutto dellindagine sullanidride solforosa, sugli ossidi di azoto, sulle polveri e su tutti gli altri microinquinanti.

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In quelloccasione si disse: Tra le emissioni possiamo trovare, in tracce, lintera tavola di Mendeleev.14 lintera tavola di Mendeleev. Tanto per aver chiaro a che cosa ci si riferisse credo sia utile stilare lelenco di tutte quelle sostanze inquinanti che allora destavano preoccupazione tra dottori e scienziati:

Nitriti e nitrati:

si formano in seguito agli ossidi di azoto prodotti dalla combustione e comportano linsorgenza di tumori dellapparato digerente, fegato, reni e sistema nervoso centrale. tristemente famosi nel secolo dellatomo, sono notoriamente cancerogeni; producono osteosarcomi, leucemie (Uranio e Radio) e carcinomi polmonari (gas Radon).

Radionuclidi:

SOSTANZE SICURAMENTE CANCEROGENE


Sostanza Cromo: Nickel: Arsenico: Effetto sulla salute tumori polmonari, alla laringe e alle mucose nasali. caratteristiche simili al cromo. quali tumori polmonari e alle mucose nasali altamente cancerogeno pu causare tumore alla pelle (se lassorbimento avviene per via cutanea) e/o allapparato digerente (se assorbito nel sistema digerente). Rischio di danni allembrione se avviene un attraversamento della sostanza dalla madre contaminata alla placenta. tumori polmonari.

SOSTANZE PROBABILMENTE CANCEROGENE Zinco, cadmio, mercurio, piombo, selenio. Quella sera di maggio non si parl tanto delle piogge acide e di altri fenomeni atmosferici tipici della bella rada rivierasca come sollecitavano i presenti, quanto di quello che lENEL stava facendo per limitare al massimo le emissioni. Ed ecco che si inizi ad elencare un gran numero di tecniche sperimentali brevettate a Pisa e Livorno, come le caldaie a letto fluido che sarebbero presto passate ad una fase di pre-commercializzazione (per dimezzare lanidride solforosa nelle emissioni), il perfezionamento dei filtri elettrostatici (che avrebbero trattenuto il 99% delle particelle nocive) e ladozione di filtri a manica pi efficaci (99,9% di rendimento) ma pi costosi. Si ribad che lENEL faceva da anni ricerca in proprio e che si teneva aggiornata su quanto si veniva a scoprire sul problema dellinquinamento a livello mondiale e poi si pass a parlare dellimpatto industriale di certi inquinanti quali: gli idrocarburi policiclici aromatici (che nellordine di un miliardesimo di grammo al metro cubo non avrebbero effetti sulla salute), i metalli pesanti (con valori di concentrazione inferiori ai livelli tipici delle aree urbane) e le famigerate piogge acide (che incidereb-

Berillio:

Idrocarburi policiclici aromatici: non presenti nel carbone ma prodotti durante la combustione possono provocare tumori alla cute, ai polmoni, alla laringe e pare anche allesofago e alla vescica.

14 Nel 1983 leminente oncologo Prof. Caludio Pagliara, sulla rivista mensile Italia Nostra di Ottobre, pubblic un importante articolo Centrali e tumori in cui sono evidenziati gli effetti cancerogeni sulla popolazione esposta di molte sostanze emesse in atmosfera dalla combustione del carbone.

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bero meno di altri fattori e potevano essere concausa di qualche inconveniente). Contestazioni ci furono da parte di radicali, democristiani, repubblicani ed ecologisti per quanto riguardava lampliamento della centrale; pare per che la cosa fosse degenerata in una sorta di propaganda elettorale: i radicali consigliarono di Votare radicale il 17 giugno per evitare sospetti di strumentalizzazione da parte della DC che rivendicava, come i radicali, il primato del NO alla centrale. Ma vennero a galla anche diverse questioni: 1) Perch lItalia non recepiva totalmente le raccomandazioni della Cee sulle normative antinquinamento? (il capogruppo DC di Vado, Veirana, azzard a dire: forse perch lENEL ci ha messo lo zampino?); 2) Perch non vengono forniti dati aggiornati sul funzionamento della centrale (efficienza dei filtri, andamento nel tempo delle emissioni) e sullimpatto ambientale (come indagini sulla morbilit, sullo stato del territorio)? Ricino a proposito disse che in breve sarebbe stata disponibile una serie di dati raccolti in cinque anni dallUsl. Giacobbe (capogruppo del PCI di Vado) invit a discutere sulla questione e a chiedere il massimo di garanzia. Il consigliere di fabbrica disse che non si potevano pi rinviare i tempi di una verifica approfondita e una modifica degli impianti, funzionanti ormai da tredici-quattordici anni. Torcello disse ancora: Qualcuno dovrebbe andarsi a guardare i risultati di uno studio del ricercatore tedesco W. Kolb; lesposizione radioattiva sulluomo provocata da una moderna centrale a carbone di 300 Mw pari a 19 millirem allanno; vale a dire 80 millirem sono un impianto come quello di Vado, senza tener conto che a causa dellinefficienza dei filtri questo livello deve ritenersi superato e di gran lunga. Poi magari andiamo a vedere le statistiche e scopriamo che i decessi per tumore, nel giro di cinque anni, sono sensibilmente aumentati. I tumori dal

1976 al 1981 sarebbero aumentati infatti da 734 a 873, bench in cinque anni la popolazione fosse diminuita di pi di 4000 abitanti. Su La Stampa del 27 maggio 1984 apparve un bellarticolo di Ivo Pastorino nel quale il giornalista scriveva: chiaro che non sono i dibattiti pubblici, le tavole rotonde, le sedi pi opportune per affrontare problemi di questa dimensione. Le scelte per il comprensorio devono passare attraverso seri confronti tra gli enti locali e lEnel, confronti sostenuti da una rigorosa documentazione scientifica, capace di garantire lassenza di rischi gravi per la salute e lambiente. Perch gli aspetti delloccupazione e dei miliardi di contributo sono decisamente secondari. E aggiunse che un referendum sarebbe stata unottima idea, ma sarebbe stato efficace solo quando gli abitanti del comprensorio di Savona avessero avuto una effettiva capacit di giudicare cosa fosse bene e cosa fosse male su dati di fatto (come confronti tra i diversi rapporti tecnici e scientifici, tra la situazione ambientale reale di oggi e quella immaginabile di domani). Se un referendum si fosse svolto allora effettivamente la gente su cosa avrebbe plasmato la propria opinione? Secondo quale criterio oggettivo avrebbe definito buona o cattiva soluzione lampliamento previsto? E poi: visto che una centrale elettrica ormai cera a Vado e non si poteva proprio demolire in quattro e quattrotto, doveva essere ben chiaro che non ci si stava scagliando contro la centrale in s e per s, ma contro linquinamento della centrale che avrebbe potuto essere alimentata con altre materie prime. Il 5 luglio 1984 venne fuori che secondo la CTA (Commissione Tecnica Ambientale ligure) le polveri erano superiori ai limiti di legge cos come lanidride solforosa; si sarebbero potuti

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abbattere in gran parte i rischi se i precipitatori elettrostatici non fossero stati insufficienti.

Il segretario del PRI savonese afferm che inizialmente (negli anni Settanta) si era stati favorevoli allampliamento perch i candidati di un tempo credevano non ci sarebbe stato alcun impatto ambientale. La professoressa Angela Poggi (membro del direttivo) disse anche che per quanto riguardava il riflesso occupazionale non cera da farsi troppe speranze: lENEL stesso aveva dichiarato che gli addetti ai cantieri sarebbero arrivati da fuori Savona e gli occupanti non sarebbero stati pi di trecento. Non so se il gioco vale la candela afferm se il caso di disastrare ulteriormente unarea gi pesantemente colpita sul piano ecologico dalla presenza di una grossa fetta delle industrie savonesi. I risultati della CTA Regionale e le parole di Torcello dovevano far riflettere sullinsufficienza protettiva dei filtri in uso a Vado. Si poteva invece ancora discutere sul polo carbone e sul Terminal (che doveva essere per una struttura polivalente). E se poi si doveva proprio fare un referendum, che lo facessero solo i vadesi e i quilianesi che tanto sarebbe finito tutto comunque in uno scontro tra partiti. Un fatto ancor pi grave inizi, a questo punto, a riaccendere le mai completamente sopite polemiche riguardanti le trattative segrete tra ENEL e mondo politico ligure. Da alcune indagini emersero documenti che dimostravano possibile un collegamento tra linchiesta Teardo15 e le speculazioni lu-

Il 12 luglio 1984, la rappresentanza radicale della Camera chiese ai vari ministri competenti (Trasporto ed Energia) di sapere come mai, alla luce dei risultati dellindagine svolta dalla commissione tecnica ambientale ligure, la sperimentazione non sia stata sospesa. Si chiese poi perch la cosa non avesse assunto le caratteristiche dellurgenza, rimanendo invece ferma negli uffici di Vado e Quiliano senza essere portata ad approvazione e sottoposta a discussione di consigli comunali e provinciali. Ancora il 18 luglio il Movimento di Opinione di Difesa dellAmbiente di Valleggia denunci che la sperimentazione era fallita e i dati della Cta erano rimasti nascosti e sconosciuti mentre i sindaci continuavano a fornire notizie tranquillizzanti sulla situazione ambientale. Ma linquinamento continu Radicali e associazioni ambientali inviarono un esposto al Prefetto, al Pretore e al Procuratore denunciando il continuo inquinamento provocato dalla centrale e la mancata pubblicazione di dati inviati dalla Regione ai sindaci. La sperimentazione a carbone in centrale non venne sospesa dopo le indicazioni della Cta ligure e prima che la relazione divenisse pubblica passarono ben quattro mesi (era infatti stato redatto dalla Regione il 21 marzo 1984), cio si dovette aspettare limportante discussione del consiglio comunale del 27 luglio 1984. In quelloccasione si affront ancora il problema delle posizioni e delle iniziative da assumere nella trattativa con lENEL.

15 Per caso Teardo si intende lo scandalo che scosse la Liguria il 14 giugno 1983, giorno in cui venne arrestato il Presidente della Regione ed altri suoi collaboratori per quanto riguardava alcune storie di tangenti (e per questo condannati). Oltre a Teardo, in zona, venne condannato il Presidente della Provincia di Savona Abrate. Il caso Teardo ebbe vastissima eco sui media nazionali ed anticip quel periodo della storia dItalia denso di scandali e misteri dalle tinte fosche (come il caso della loggia massonica P2) posteriore agli anni di piombo.

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crose riguardanti gli impianti di Vado-Quiliano. I giudici misero le mani su una cartella nella quale erano evidenti progetti di speculazione sulla realizzazione del consorzio e del trasporto e lo stoccaggio del carbone a Vado. Il tutto era scritto in inglese, con in pi una parte di corrispondenza tra lItalia ed il Sud Africa e la locale associazione di ingegneri. Durante il sequestro (che venne eseguito poco dopo il blitz del 14 giugno 1983 nello studio di un architetto) venne ritrovato anche un telex intestato Atex-Italia (la societ di import-export inquisita in avvio di indagine), inviato in Sud Africa con riferimento al progetto di Vado, ai suoi possibili sviluppi e al nome di Alberto Teardo. Nel settembre 1984 anche Democrazia Proletaria si schier contro le iniziative dellENEL: il reale grado di inquinamento del territorio era sconosciuto, i rilevamenti delle centraline poste nei pressi dellimpianto sarebbero stati inattendibili e comunque linquinamento aveva sicuramente uno sviluppo oltre la dislocazione delle centraline di rilevamento. Si desiderava che i dati raccolti venissero trasmessi allENEL, ad un centro apposito istituito presso il Comune di Vado (da farsi), alla prefettura, allUsl. Soprattutto il controllo agli elettrofiltri delle ciminiere non potevano essere effettuati solo dallENEL. Il terminal carbonifero, che avrebbe trasformato la nostra costa in una nuova Liverpool, nera di carbone, sarebbe stato lemblema della distruzione per il litorale. Non si pu giustificare il progetto coi problemi occupazionali, tenuto conto che dar lavoro a non pi di duecento persone si disse. Nellottobre 1984 ci furono diverse lamentele alla foce del Magra a causa della centrale di La Spezia. Ai primi di dicembre del 1984, Italia Nostra, ecologisti del MODA, partito radicale ed altre associazioni per la difesa dellambiente mandarono un esposto alla magistratura per denunciare la presenza di una discarica abusiva dove veniva-

no seppellite le ceneri della centrale nei pressi del pontile ENEL, sulla spiaggia (innanzi ai bagni Au scoeggiu16). La cosa non si era ripetuta perch alcuni membri delle associazio-

ni si opposero sul posto e le ruspe e gli autocarri non si fecero vedere allopera. Gli enti che si sarebbero dovuti dedicare alla cosa in realt non facevano controlli adeguati, stando ai movimenti di difesa ambientale. Disse Brunella Rebella: dimostrato lassoluto disprezzo dellEnel per quanto riguarda la tutela ambientale e sanitaria. E ancora: LEnel non pu rifugiarsi dietro le solite giustificazioni, di ignorare cio la destinazione delle scorie, a meno che non sia in grado di dimostrare, con prove, di essere stata ingannata dalla cooperativa che ha vinto lappalto del trasporto delle ceneri. Ma chi erano i pi esposti alle emmissioni di Vado? Quanti, insomma, vivevano sotto la cappa velenosa del fungo e quanti potevano avere conseguenze dalle ricadute atmosferiche? Torcello a proposito arrischi a tracciare, nel marzo 1985, un bilancio basandosi al solito su dati effettivi: Nel bacino interessato dai nuovi impianti disse che ha una popolazione di

Il reato, poi, rientr in amnistia. LIstituto Enrico Fermi di Milano accert che le ceneri in questione non erano radioattive; ma gli ecologisti dissero che il mare aveva gi abbondantemente lavato il potenziale inquinante.
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120 mila abitanti, la popolazione calata, ma sono aumentati i tumori. I paesi a rischio maggiore erano Vado, Quiliano, le Albissole, Savona e limmediato entroterra. Italia Nostra afferm: Nessuno pu dire fin dove arrivino i residui di lavorazione, cio le cadute di ceneri. E inviarono un esposto-denuncia nel quale si soffermavano sulla questione dellanidride solforosa e delle particelle in sospensione concentrate per pi giorni nellatmosfera e che provocarono diversi disturbi respiratori ad anziani e bambini nei giorni precedenti la stesura dellesposto. Non ci mai stato consentito laccesso ai dati originali delle analisi, si ribad. LENEL afferm sempre che erano in funzione filtri e depurificatori; Rebella invece sostenne che Come misura di sicurezza, lEnel alza le ciminiere: non per questo evidentemente anidride solforosa e polveri di carbone vengono eliminate. Anzi, si allarga larea di contaminazione. Italia Nostra elenc ancora gli elementi inquinanti: anidride solforosa, ossidi di azoto, ossidi di carbonio, ozono, senza contare che polveri e nuvole si alzerebbero dallo stoccaggio del carbone che previsto a cielo aperto. Si pretese una revisione dei gruppi in funzione, ladeguamento di essi alle moderne tecniche, unindagine epidemiologica sul bacino interessato e laccesso ai dati dei precedenti rilevamenti. A Valleggia in quelle ore si era suggerito di intervenire presso il ministro Alfredo Biondi; (per Il ministro dellAmbiente non si ancora ambientato replic qualcuno scherzosamente).

Il fungo delle ricadute arriva ovunque


I primi esposti contro le ceneri portate fuori dallENEL incominciarono ad essere presentati nel 1981 ad opera di Italia Nostra che si rivolse alla magistratura come nel marzo 1984. Stessa cosa fecero nel luglio e nel novembre 1984 lassociazione radicale savonese di via Milano e il MODA. Nellagosto 1985 MODA, radicali e Italia Nostra si rivolsero nuovamente alla procura della Repubblica e al Pretore. Ci si poneva una domanda ben precisa: dove diamine andavano a finire le decine di autocarri che quotidianamente uscivano dalla centrale cariche di cenere? Si diceva che qualcuno di quei camion fosse autorizzato a raggiungere il basso Piemonte dalla Provincia di Alessandria. Ma visto che in passato erano state scoperte varie discariche abusive nei torrenti Centa, Vara e Magra (per la centrale di La Spezia) e sul litorale di Vado si inizi ad indagare. E le indagini private di molti comuni cittadini fecero fare marcia indietro a molte amministrazioni che avrebbero potuto accogliere le scorie poco sicure. E per conoscere una delle pi aspre vicende in proposito bisogna risalire fino alla Val Bormida del tempo, la Val Bormida della met degli anni Ottanta. La Valle Bormida non vuole e non deve essere trasformata nella pattumiera della Liguria. A dirlo fu un candidato alle elezioni regionali nella lista dei Verdi, che capeggi liniziativa di raccogliere delle firme (allinizio di aprile dell85 erano quasi seicento su 2000 abitanti) per far presente a chi ne aveva la competenza che i cittadini di Cairo non ci stavano ad ospitare una discarica con le ceneri vadesi. Le ceneri dellEnel inquinano, fuori di dubbio. Che cosera successo?

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La mattina del 6 aprile 1985 il pretore di Cairo ricevette lesposto del capogruppo di minoranza del Comune di Dego e di un consigliere (e con la sottoscrizione anche dal rappresentante di maggioranza). Questi contestavano la delibera numero 17 del 13 febbraio 1985 secondo la quale la giunta si diceva favorevole alla realizzazione di una discarica di tipo B in localit Pr Marengo o Moglia Vacca (dove esiste una stalla moderna dove vengono allevate vitelle da carne e da latte), nella frazione di Bormiola. Rognone a questo proposito disse: Sappiamo che altri comuni del Savonese hanno respinto le ceneri dellEnel. Noi non dobbiamo essere primi. Se andiamo avanti di questo passo Dego potrebbe essere trasformata nella pattumiera della provincia di Savona. E la maggior parte della cittadinanza era con Bormiola Ci sarebbero potute essere conseguenze dal punto di vista dellequilibrio idrogeologico. Senza pensare poi ai disagi in tutti i comuni della vallata a causa del passaggio di autocarri carichi di cenere dellEnel, una sostanza che, come noto, si disperde facilmente ed inquina a dismisura. Alcuni anni prima si era pensato di realizzare una cosa del genere ad Altare: La popolazione disse un no deciso. Noi siamo dello stesso avviso, replicarono ancora a Dego. Allora si pens a Cengio, dove stavano per essere realizzate due discariche di tipo A e B in localit Case Ritano al confine con Cosseria. Erano anche in studio trattamenti vari per le acque di scarico. A settembre si venne a sapere che Vado e Quiliano avevano da ben due mesi ricevuto un voluminoso dossier (qualcosa come cinque volumi) sullimpatto della centrale esistente e sullimpianto futuro. I risultati passarono subito allEnea per le verifiche del caso. Per lENEL la situazione era tutto sommato

buona. E non solo per lENEL visto che Ricino disse a proposito: Lambiente compatibile come abbiamo dimostrato con i dati e i rilevamenti operati con le centraline di controllo e le analisi dellUsl. Ci sono alcuni aspetti da migliorare ma la situazione attuale compatibile. Copia dello studio venne consegnata anche a Lega Ambiente, ma non a tutti i consiglieri comunali che erano in polemica con la maggioranza Comunque sia, lENEL non faceva cenno alla costruzione o allinstallamento di impianti di desolforazione per labbattimento delle emissioni di SO2 che lo stesso Ricino confermava presenti e rilevate soprattutto nel periodo invernale ma in parte dovute alle emissioni dei riscaldamenti civili. In atmosfera sappiamo che ci sono, ma non ricadono. LENEL poi credeva che non fosse un problema solo locale, ma di portata mondiale e quindi di difficile soluzione. Mentre i dibattiti infervoravano, dal cielo scese ancora una volta qualcosa In quei giorni pi volte le piogge annerirono un po tutto ci che era esposto allaria aperta. La maggior parte delle madri erano preoccupate per la salute dei figli. Ci fu chi dovette chiamare delle imprese di pulizia per lavare piazzali e androni. E ovviamente le polveri filtrarono anche nelle stanze anche tramite le lenzuola stese fuori, ritirate completamente deturpate. Ci fu un incredibile corsa alla macchina da scrivere; il Comune venne sommerso di lettere di protesta e di sdegno, cos come la Procura della Repubblica e la Pretura. I pi rabbiosi erano i lavoratori dellENEL abitanti in zona: Bisognerebbe trasferirsi come fecero gli amministratori di Vado qualche anno fa. Dopo aver spianato la strada allEnel e rassicurato la popolazione sulla salubrit dellimpianto a carbone, traslocarono in massa sulle colline di Albissola Ma-

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rina, fra mimose ed eucalipti balsamici afferm, rabbioso, uno di loro ai giornalisti; e nella zona scoppi una sorta di psicosi: Corrono le voci pi assurde e preoccupanti. Abbiamo diritto ad una informazione precisa sui pericoli costituiti dalle emissioni della centrale. Si diceva che lacqua per irrigare le fasce fosse contaminata e per quella ragione gli ortaggi o morivano o crescevano a stento. I radicali, assieme al MODA, inviarono un telegramma alla prefettura per sollecitare linchiesta giudiziaria ferma da anni (i DC di Quiliano inviarono uninterpellanza al sindaco Picasso). Verso la fine di ottobre, al consiglio comunale allargato di Vado, i tecnici dellEnea dissero che non esistevano elementi preclusivi alla localizzazione dellimpianto; la DC con Tranquilli e Rossi in prima linea fu pronta a dar battaglia. Come diavolo avevano fatto quelli dellEnea a fornire gi delle opinioni sicure a proposito della questione se erano stati loro consegnati i rapporti ENEL appena un mese prima, anzi meno (era il 27 settembre)? questa era la domanda che si facevano tutti. E Torcello colse la palla al balzo: Ma chi ha messo loro tanta fretta?. E intanto si parlava del piano regolatore di un ampliamento dei caseggiati a Valleggia. Paolo Franceschi (studente di medicina e consigliere comunale a Quiliano nella lista degli indipendenti della DC) sottoline i rischi di salute per la popolazione e la necessit di compiere indagini e ricerche sulle condizioni attuali della salute della popolazione. A novembre intervenne sulla annosa questione il senatore Urbani; il PCI era preoccupato poich aveva paura che il progetto energia-porto-nuove strutture (oltre 1500 miliardi di investimenti per larea Savona-Vado e gli sperati 2000 posti di lavoro) potesse essere sabotato da manovre di partito, managers dellENI e da quei politici savonesi indifferenti e agnostici. Bisognava stare uniti!

Nel febbraio 1986 la protesta dei comuni che subivano lENEL port, da parte del sindaco di Bergeggi Riccardo Borgo, il rifiuto dei trenta milioni dellindennizzo della legge 8 che erano a favore dei comuni che ospitavano centrali elettriche e che subivano danni ambientali a causa di tali insediamenti. Per Borgo quel denaro era risibile: andava rivalutato il tutto in base ai dati aggiornati sullinquinamento. Continuavano, intanto, gli incontri pubblici. Si discuteva sulle mille tonnellate al giorno di ceneri che non si sapeva che fine facessero17. Tutti volevano sapere dove venivano smaltite e i nominativi delle ditte che le hanno acquistate o ricevute, gli impieghi che tali ceneri hanno avuto, lelenco delle ditte autorizzate e appaltatrici, con lEnel, del servizio di trasporto dei residui. Cera chi per non aveva affatto paura delle ceneri. Alcuni Verdi di Finale avrebbero voluto creare una scogliera artificiale atta ad impedire ai pescherecci di operare illegalmente tra Caprazoppa e Capo Noli e per ripopolare i fondali; per questo avrebbero voluto utilizzare i residui di combustione dellENEL. Dicevano che una cosa del genere era gi stata fatta con ottimi risultati a New York La psicosi comunque continu. La cenere scese anche su Spotorno. I carabinieri di Albisola inviarono un rapporto al comando provinciale segnalando un caso, denunciato dalla popolazione, secondo cui decine di bidoni di vernici e solventi (oltre a due vecchi bus zeppi di polvere bianca e gialla non identificata) ri-

17 A destare paura erano i radioisotopi radioattivi del carbone e i radionuclidi delle ceneri volatili, che passavano i filtri, e i gas di scarico del camino.

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sultavano abbandonati in unansa del torrente che scorre vicino allabitato. Si temeva che potessero essere residui polverosi dellENEL. Il professor F. Ippolito, membro del comitato energetico del PCI di Roma, disse che una centrale a carbone di 1000 Mw provocava ogni anno almeno 25 decessi, 60 mila casi di malattie respiratorie e danni alle cose per dodici milioni di dollari.

Non solo a Vado


Domenica 22 dicembre 1985, circa 40.000 persone di dodici comuni calabresi (il 52% degli aventi diritto di voto) si recarono alle urne per un referendum indetto da Lega Ambiente, dallArci e dagli amministratori locali, il secondo dopo quello regionale. Il 97% dei votanti si espresse contrario alla costruzione di una megacentrale a carbone da 2.640 Mw a Gioia Tauro. Bench visto come un grande atto di democrazia e libert in una terra in cui la mafia deteneva buona parte del monopolio sugli appalti, una certa parte politica non si lasci sfuggire loccasione di rilevare che si rinunciava a creare nuovi posti di lavoro (la solita giustificazione per tentare di costruire limpianto). Lopera non venne mai realizzata. Ancor oggi 2011 in discussione la realizzazione di un impianto a carbone in localit Saline Joniche presso Reggio Calabria; per protesta sono nati diversi gruppi di contestazione. Anche nellinterland di Lodi si protest contro un nuovo impianto a Tavazzano; a questo proposito il presidente della Regione Lombardia spieg che non si fidava delle promesse riguardo alla tutela ambientale perch lEnel non sta ai patti: I tentativi che si fanno per discutere come attuare le condizioni di salvaguardia purtroppo vanno a vuoto; tu cerchi di parlare e loro intanto vanno avanti con i lavori come niente fosse. Anche se il Parlamento, invece che un piano energetico, sembrava aver approvato un piano ENEL (perch assecondava troppo le esigenze dellazienda), e un decreto del ministro dellIndustria autorizzava la costruzione della centra-

le, lultima parola restava al Crial (Comitato regionale per linquinamento). LENEL poi non sembrava disposto alla realizzazione di un impianto di desolforazione perch sarebbe stato troppo costoso. La centrale venne infine realizzata. A Lecce il consiglio comunale, alla presenza di Italia Nostra, Verdi, Donne elettrici e Ordine dei medici, bocci la costruzione di una megacentrale a carbone tra Brindisi e Cerano per lesagerato inquinamento che ne sarebbe derivato. Tuttavia lopera venne realizzata; si trattava di uno dei pi grandi impianti italiani e le fu dato il nome di Federico II, omaggio manageriale alla figura dellimperatore di Svevia. E poi a Piombino, dopo mesi di proteste ed interventi di medici ed esperti, si disse NO alla realizzazione di una centrale a carbone da 1560 Mw. Ma la centrale si fece lo stesso. Tra il 1980 e il 1984 venne costruita la grande centrale ENEL (ad olio combustibile) di Porto Tolle, in Veneto; nel 2006, dopo lunghe e complicate peripezie giudiziarie, si ebbe la condanna di alcuni dirigenti ENEL a seguito delle denuncie di alcuni gruppi ambientalisti veneti riguardo allalto tasso di inquinamento che si sosteneva producesse limpianto.

Gli ultimi miraggi dei fantastici anni Ottanta


Maggio 1986: lENEL conferm alla Regione che la centrale sarebbe raddoppiata. Estate 1986: il Dipartimento protezione ambientale e salute delluomo dellEnea, il Cnr e luniversit di Pavia iniziarono a tenere sotto sorveglianza Vado, Quiliano e i comuni limitrofi cos come tutto larco costiero compreso tra Varazze a Spotorno dopo le insistenti richieste degli amministratori locali. I vari scienziati, tecnici ed esperti avrebbero dovuto delineare un quadro quanto pi possibile esatto riguardo limpatto ambientale degli impianti ENEL sul territorio (quasi tutti gli scarichi industriali inquinanti avvenivano in atmosfera) anche prevedendo le future possibili opere da realizzarsi. Lorografia del territorio in-

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teressato decisamente complessa ed i fenomeni fisici e termodinamici dellatmosfera portavano a particolari effetti locali, come lincanalamento delle masse daria lungo le valli ed i fenomeni di brezza costiera, modificati a loro volta dai fenomeni di brezza continentale, e quindi un trasporto e diffusione atmosferica con conseguente deposizione al suolo degli inquinanti rilasciati in questo cos complesso contesto ambientale e territoriale. Le campagne metereologiche vennero organizzate in due fasi: la prima aveva lobiettivo di caratterizzare latmosfera e le sue propriet fisiche e diffusive con il fine di mettere a punto uno o pi modelli matematici di trasporto; la seconda consisteva nel verificare laffidabilit dei modelli messi a punto. Tra le prime iniziative dei ricercatori ci fu il lancio di alcuni palloni sonda che consentirono di studiare le inversioni termiche dellatmosfera fino ad una altezza di un chilometro sulla citt e rilevamenti sulla dispersione di anidride solforosa dalle ciminiere e dalle altre industrie tramite apparecchiature dotate di laser su automezzi mobili (le postazioni erano a Vado, Quiliano e al porto di Savona ed erano in grado di valutare la dispersione sia in senso orizzontale che verticale); poi vi fu un sondaggio dei fondali antistanti gli abitati per valutare cosa i torrenti Quiliano e Segno trascinassero in mare (vennero impiegati sia esperti subacquei che carotature per il prelevamento di alcuni campioni sul fondo della rada cos come sul greto dei corsi dacqua). Tutto il materiale sarebbe stato attentamente studiato da competenti personalit che entro sei mesi al massimo avrebbero dato risultati e responsi. Gli studiosi tornarono, nellinverno dello stesso anno, ancora sul nostro territorio questa volta per verificare il flusso delle correnti marine sulla rada (con la posa di correntometri sul fondo) e le conseguenze del versamento in mare dellacqua calda proveniente dalla centrale. Ma in programma cera gi tutto un progetto di studio che andava ben oltre lanalisi dei fenomeni metereologici o delle acque: sarebbe ben presto venuto il mo-

mento di esaminare le conseguenze delle emissioni sul terreno, e quindi inevitabilmente anche nelle acque dei torrenti e nei pozzi, nelle falde acquifere, sulle colture che erano disseminate nelle valli di Vado e Quiliano. Inevitabilmente, ultimi privilegiati elementi del paesaggio a risentire dei disagi, anche i singoli cittadini, attraverso accurate indagini epidemiologiche che avrebbero dovuto tener conto dello sviluppo delle malattie sul territorio, sarebbero diventati materiale da indagare. Purtroppo lindagine sulla radioattivit del carbone utilizzato dalla centrale ebbe un arresto forzato a seguito del disastro di Chernobyl; ma ricominci non appena il rischio della nube radioattiva pass. Si trattava di valutare leventuale presenza di radioattivit nelle varie fasi dellutilizzo del carbone, dallo sbarco al trasporto in centrale, allimmissione nei forni per finire con le ceneri. Un vero e proprio check-up di proporzioni straordinarie. Tuttavia non tutti furono entusiasti della faccenda: il Comune di Spotorno diffid delle iniziative e Tranquilli dichiar alla stampa che era dovuto al fatto che il sindaco non si fidata dellaccoppiata Enel-Enea. Spotorno infatti, non credendo affatto ai dati forniti dallEnte elettrico e a quelli che di l a poco avrebbe dovuto fornire lEnea, decise in una seduta del consiglio comunale di sottoporre a verifica i dati ricevuti e che sarebbero poi arrivati anche a loro. Si costitu una commissione di cinque esperti che studiassero proprio per la citt ponentina gli effetti delluso del carbone di Vado tenendo anche conto dellampliamento. I cinque ricercatori, di fama internazionale, che vennero scelti furono: Massimo Scalia e Gianni Mattioli (docenti delluniversit La Sapienza di Roma, Facolt di Scienze, Fisica Matematica, Scienze Naturali), Giovanni Marano (biologo marino dellIstituto di zoologia delluniversit di Bari),

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Enrico Falqui (professore di Igiene Ambientale e consulente della Regione Toscana) e Giorgio Cortellessa (Istituto Superiore di Sanit). Prima dei risultati di queste fondamentali ricerche, per, comparvero le undici pagine che riassumevano le posizioni del PCI riguardo allo sviluppo energetico e portuale e riguardo anche allimpatto ambientale provocato dalla ipotizzata realizzazione del terminal e dei due nuovi gruppi della centrale. Presentate la mattina del 18 agosto 1986 dal senatore Giovanni Urbani e da Giancarlo Pinotti (responsabile del settore economico provinciale del PCI), si sviluppavano in tre punti: per quanto riguardava laspetto economico ed ambientale (voluto dallonorevole e medico Aldo Pastore non senza animate discussioni) si ribadiva limportanza fondamentale per tutto il savonese del progetto centrale-porto-terminal con i suoi 1550 miliardi di investimenti ecc. (addirittura la DC sembr sostanzialmente aderire alla cosa; ma lufficio ecologia della DC savonese la contest), senza contare che il terminal carbonifero e multiuso sarebbe stato sia a gestione pubblica che privata (ENEL, Funivie, Agip, Ente porto, Enti locali); dal punto di vista ambientale si richiedeva un miglioramento che sarebbe dovuto partire con il risanamento dei gruppi esistenti e labbattimento di tutte le emissioni sotto le norme di legge e certo nelle norme Cee, e i due nuovi gruppi sarebbero dovuti essere tecnologicamente avanzati e tenuti sotto osservazione; in ultimo le forme di controllo e di rilevazione dei dati ambientali si sarebbero dovute svolgere con la partecipazione popolare (compresi i gruppi ambientalisti) con seriet. I fondi a favore della legge 8/83 (legge detta la penosa) che prevedeva una quota per i comuni interessati dallimpianto ENEL, si sarebbero cos dovuti riutilizzare per la creazione di un sistema

di controllo e monitoraggio ambientale pubblico. Quindi s al raddoppio, ma con riserva. Lega Ambiente rispose subito con critiche al PCI, accusandolo della solita vaghezza riguardo ai rapporti con la popolazione e con gli ambientalisti e soprattutto si fece sentire per quanto riguardava le iniziative sulla penosa: la legge 8 andava abolita perch illogica, antidemocratica, superata, mentre Ricino affermava che i fondi attribuiti al comune sono stati impiegati in opere di alto valore sociale e finalizzate al recupero ambientale. Gli ecologisti annunciarono che, assieme ad esperti di diverse universit italiane, avrebbero elaborato un adeguato progetto energetico alternativo per Savona, attento alla difesa della salute e dellambiente e si schierarono a favore delle posizioni del Comune di Spotorno. In risposta si fece sentire anche la DC che condann al solito linquinamento (144 tonnellate al giorno di polveri che fuoriuscivano dalle ciminiere) dei gruppi a carbone esistenti e propose la ristrutturazione dei quattro gruppi in funzione, abbandonando il carbone per il ben pi pulito metano. Ma cera qualche assessore che asseriva che il metano fosse un combustibile ricco da non impiegare nelle centrali. E si aveva comunque paura che, in conseguenza ad un incidente, potesse esplodere tutta la citt con ripercussioni su tutta la costa simili a quelle rilevate a Dresda al tempo di guerra. Lambaradan politico continu ovviamente nelle sale e nei congressi di partito; ma la gente era preoccupata. Pensavamo che non dovesse succedere mai, che i progetti sarebbero rimasti, come al solito, sulla carta disse uno dei pescatori di Porto Vado che inizi a rendersi conto che buona parte della costa sarebbe stata sacrificata dal cemento e dellinquinamento. Dopo i risultati del referendum sul nucleare apparve evidente che bisognava anche ridimensionare, e non solo ampliare, le altre centrali e convertirle al metano.

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DP (Democrazia Proletaria) con Cortellessa afferm che era ormai ora di usare il solare con le celle fotovoltaiche e i biogas soprattutto per cercare di rimanere area turistica; Se si raddoppia la centrale di Vado, per posti come la baia dei Saraceni, Varigotti, Bergeggi finita disse il consigliere regionale Dp Massimo Giacchetta. Per il Comune di Spotorno in un raggio di 10 km dalle ciminiere cera pericolo tangibile di inquinamento. Allinizio del novembre 1986, con il riavviamento di un gruppo termico che era stato in manutenzione, piovve carbone abbondante su Vado; segnalazioni a proposito vi furono anche a Montenotte (che anche lEnea rivelava interessata dal fungo). LENEL si accoll le spese per la pulizia delle auto danneggiate. Ricino, dopo poco, venne convocato a Roma. Dopo il no deciso dei cittadini di Piombino, anche la Fgci, i giovani comunisti, vollero un referendum locale (ricordiamo che gi Accordino propose la consultazione popolare sullampliamento o meno dei gruppi termici). Ma solo linquinamento dellENEL dilagava proprio ovunque? Perch ad esempio sul colle di Cadibona, nel 1983, la pioggia fu di Ph di 2,7 (acido nitrico diluito, in sostanza) quando risultava mediamente di 5,6, considerando che il sensore era sottovento alla centrale di Vado? Centravano, per caso, le altre industrie valbormidesi? Nel settembre 1986 a Cairo, localit Vallegge, inizi a circolare la voce che sarebbe potuto sorgere un deposito di stoccaggio di ceneri ENEL nel sito di una cava in disuso da anni, della capacit di 251 mila metri cubi di materiali. La cosa provoc un effetto particolare: lo stesso effetto che provoca un fiammifero acceso in una polveriera. Si avvi una raccolta di firme per impedirne la realizzazione. L8 novembre 1987 avvenne il referendum per labrogazione o la conferma della legge 8 del 1983 che concedeva miliardi di indennizzo alle regioni e ai comuni in cui sorgono centrali termoelettriche con uso di carbone, gasolio e metano. Vinse il SI.

Il mercato ortofrutticolo allingrosso di Pilalunga fu lultimo esempio di quei soldi ENEL per la comunit. A principio del dicembre 1986, il sindaco di Pontinvrea, Eugenio Casagrande, afferm: I fumi delle industrie savonesi stanno lentamente uccidendo i nostri boschi; linquinamento soffoca gli alberi, poi sar il turno dei centri abitati. Questo a seguito della constatazione che le faggete rigogliose della valle dellErro stavano miseramente seccando come attaccate da chiss quale parassita. In verit il parassita venne quasi subito identificato nella centrale di Vado, tanto per cambiare: Ne siamo convinti a tal punto, anche se i dirigenti dellEnel continuano a smentirci, che abbiamo deciso di intraprendere unazione legale nei confronti della centrale vadese. Lunica cosa che rallent le decisioni del sindaco fu il magro bilancio comunale, che non permetteva iniziative cos ardite. Pontinvrea poteva essere tranquillamente raggiunta dai fumi di Vado e Savona in genere, visto che distava solo 10 Km in linea daria dalla costa ( anche da segnalare che lanno prima il gruppo ecologista Workarea aveva identificato uno dei colpevoli dellinquinamento nella vetreria di Dego); ma fossero stati solo quelli i problemi si parlava anche della realizzazione di una discarica in localit C Nanin. Il 27 gennaio 1987 su La Stampa apparve un articolo in cui si potevano leggere, in sintesi, le dichiarazioni espresse dallEnea nel proprio rapporto sullinquinamento a carbone delle centrali elettriche, rapporto che altri non era se non la risposta al questionario inviato dal ministero dellIndustria agli studiosi dellEnea in occasione di una conferenza sullenergia che di l a poco si sarebbe svolta e nella quale si sarebbe fatto un po il punto della situazione italiana; secondo la Disp (Direzione sicurezza e protezione dellEnte) le conseguenze principali e pi drammatiche era-

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no: le piogge acide che ricadevano anche a diversi chilometri di distanza dal punto di immissione dei gas di scarico in atmosfera (e relativa insorgenza di patologie acute e croniche allapparato respiratorio, almeno nellessere umano), la produzione di 8 milioni di tonnellate annue di polveri conseguenti alla combustione del carbone per 1000 Mw di resa (con specificato non esistono tecnologie che ne limitino le emissioni) e di 7 metri cubi annui di ceneri per ogni 1000 Mw le quali avrebbero avuto un contenuto di alcune migliaia di tonnellate di sostanze tossiche, tutte nella lista di sostanze tossiche edita dalla Cee e che sarebbero state le responsabili dellemanazione di radon 222, sostanza radioattiva, allo stato attuale non quantificato. Il titolo dellarticolo Enea: peggio del nucleare preoccup molto la cittadinanza interessata della problematica ambientale e che ancor pi dovette sorprendersi nellapprendere che, sempre secondo lEnte, le centrali a carbone erano decisamente poco funzionali in quanto vi veniva utilizzato troppo combustibile per il funzionamento (le scorie risultavano una quantit eccessiva e decisamente preoccupante cos come la quantit di ossidi e anidridi emessi in atmosfera). A Vado, per, sempre lEnea, afferm che il rischio inquinamento era pari a zero o quasi. Cera qualcosa che non tornava; Torcello disse che ci si trovava di fronte ad un atteggiamento schizofrenico dellEnea, la quale in un caso d un giudizio negativo e nellaltro, invece, assai ottimista. Venne infatti presentato allora il rapporto n. 4 dellEnea: Impianto termoelettrico a carbone di Vado Ligure: studio delle conseguenze radiologiche degli effluenti radioattivi nellambiente, 120 pagine del professor Vincenzo Ferrara in cui si affermava, in sostanza, che non appaiono sussistere problemi di tipo radiologico che meritano unattenzione radioprotezionistica. Molto interessante, oggi lo si potrebbe prendere come documento sociologico di ci che era la piana al tempo, il modo in cui Tranquilli boll cinicamente (o lucidamente) il mondo imprenditoriale del posto: Una monocultura atta a colonizzare grandi spa-

zi lasciando scarse possibilit insediative ad altre realt certamente pi valide sotto il profilo occupazionale e pi a misura di territorio. A luglio gli esponenti di minoranza della DC lanciarono una proposta: perch non ampliare La Spezia o Genova? LENEL present ancora un progetto di ristrutturazione degli impianti esistenti (con investimento di alcune centinaia di miliardi) e stessa cosa sarebbe avvenuta a La Spezia. Per labbattimento dellinquinamento si decise linstallazione di caldaie depressurizzate e il controllo delle emissioni allimboccatura delle ciminiere, quindi un ammodernamento della rete di rilevamenti della qualit dellaria. Riguardo al risultato del referendum di Piombino, molto seguito in zona, i vertici delle amministrazioni si espressero laconicamente: a Piombino era ovvio che vincesse il NO, perch era unarea dove cerano gi troppi impianti, come le acciaierie non era il caso di aggiungere altra carne al fuoco. La conferenza nazionale dellenergia rese noto che i 58.000 Kmq del Nord Ovest (il 19% del Paese) si riforniva in buona parte dagli impianti liguri, sviluppatisi miracolosamente in quei miseri 340 Km di costa a disposizione; il 48% dellarea sopraccitata andava a combustione ad olio; la Liguria invece, con luso massiccio del carbone, ne usava solo il 40%. Certo, Vado (che ci si aspettava potesse entro breve dotarsi di strutture in grado di usufruire di carbone-olio combustibile-gas metano, tramite lampliamento agognato) e La Spezia avevano bisogno di un bel revamping Ancora nel gennaio 87, al costruendo porto di Voltri ci si accorse che veniva smaltita una moltitudine di ceneri provenienti dalla centrale di La Spezia; la DP a proposito chiese uninterrogazione parlamentare. Si trattava di un milione di metri cubi di cenere da utilizzare nel riempimento a mare (secondo quanto stabilito dalla Bozza di smaltimento dei rifiuti solidi urbani e dei rifiuti industriali della Regione Liguria); per questo si pensava ad un pericolo sia per lecologia del mare che alla violazione della legge n. 128 ratificata dal Parlamento il 5 marzo 1985 relativa alla prote-

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zione del Mediterraneo (a questo proposito si fecero appelli al ministro della Marina Mercantile, dellIndustria e dellAmbiente). Il progetto dellENEL (che prevedeva, in accordo con il Consorzio Autonomo del Porto, il trasporto dalla Spezia a Voltri) venne sospeso, ma non ritirato ufficialmente. Il sindaco di Spotorno Margherita Robatto richiese a Vado e Quiliano un continuo aggiornamento sulla questione industriale. Ipotizz rilevamenti in proprio; Bruno Poggi infatti ribadiva sempre che, stando allandamento dei venti, Spotorno era soggetta alle polveri. Nel luglio 87, lUsl VII venne esclusa dai controlli sui fumi ENEL. Ad agosto la DC attacc ancora: dove andavano a finire le ceneri di scarto che sarebbero state, in realt, rifiuti speciali? Nel febbraio 1988 alcuni ecologisti seguirono un camion carico di ceneri appena uscito dai cancelli della centrale fino al luogo di scarico, un paio di chilometri verso mare: il tutto era buttato in alcune fosse a Bergeggi, innanzi al faro, dove stava sorgendo la banchina del nuovo porto. La cosa venne documentata con fotografie e un dossier a proposito venne inviato al pretore Buonuomo, che apr uninchiesta (nella quale era tirata in ballo anche lItal Coke, sempre di Vado); si parlava di tonnellate di detriti smaltiti in quel sito, di una vera discarica abusiva. Il conducente del mezzo fotografato si difese dicendo che si trattava di terra vergine proveniente da scavi interni alla cinta della centrale. Per gli ecologisti la colpa di tutto ci era ancora una volta della Regione, della Provincia e dei due comuni che non controllavano abbastanza su quel fronte18.

18 Alla fine dellanno 1987 erano circa una quindicina le inchieste sul tavolo della Pretura. Tra quelle il caso Enel (quello di due anni prima denunciato dal MODA e riguardante la discarica abusiva presso il pontile di Vado); il problema da verificare era sempre quello riguardo la radioattivit. I lapilli comunque parvero, in seguito, non essere tossici o radioattivi.

A maggio una petizione-esposto, firmata da cinquanta persone, e due documenti sindacali (redatti dallassemblea dei lavoratori della centrale e dalle segreterie provinciali di Fnle-Cgil, Flaei-Cisl e Uilsp-Uil), furono inviati alla Procura della Repubblica, al sindaco, alla Guardia di Finanza, ai Carabinieri e allUfficio dIgiene di Savona. Motivo principale: verificare se nellimpianto erano in vigore le pi elementari norme anti-inquinamento. Si denunciava anche la continua fuoriuscita di ceneri tossiche dai fumaioli, che avveniva di solito di notte, cosicch nessuno se ne accorgesse, salvo poi ritrovarsi allalba a dover ripulire macchine e balconi la solita infinita questione gi descritta pi volte. I sindacati poi scrissero di come i lavoratori venissero trattati: praticamente sfruttati (soprattutto se giovani ed inesperti) per anche dieci ore no stop di lavoro (e qui si faceva anche appello allanimo di ogni lavoratore: non bisognava chinare la testa, ma rivendicare con orgoglio i propri diritti come da tradizione). E poi si pregava, in via definitiva, i sindaci dei due comuni di voler essere una buona volta incisivi sulla questione, di smetterla di predicar bene e razzolar male (non pi possibile ergersi a paladini della salute pubblica e poi permettere che si continuino ad utilizzare al massimo gli impianti, pur nelle peggiori condizioni). Il 28-29 maggio 1988, presso il palazzetto dello sport di Spotorno, si svolse il convegno: La centrale Enel di Vado Ligure: analisi ed effetti sul territorio. I professori Scalia, Mattioli, Marano, Falqui e Cortellessa scienziati della Commissione Scientifica convocata da Spotorno dopo approfonditi studi e dopo aver valutato il gravissimo impatto ambientale della Centrale a carbone in pieno centro abitato che venne per questo soprannominata Centrale in citt proposero limmediato depotenziamento dellimpianto e la sua completa metanizzazione; questo tenendo anche presente che 2/3 dellenergia prodotta erano esportati fuori della Liguria, che subiva per tutto il problema ambientale. Fu la prima posizione ferrea contro il progetto di ampliamento a carbone.

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Dal 1988 lUsl tenne sotto controllo per circa cinque anni, a partire da settembre, tutti gli abitanti di Vado, Quiliano, Bergeggi e Spotorno in et inferiore ai 14 e superiore ai 65 anni per un totale iniziale di 7561 persone (2847 bambini e 4714 anziani). Unindagine senza precedenti, tra le prime in Italia e nel mondo. DallAurelia, dalla ferrovia e dalla stessa autostrada dei fiori si vedono quartieri popolosi, stabilimenti e opifici, cantieri, centrali termoelettriche, ciminiere (pochi fiori, in verit) e silos, depositi di carburanti e rive di torrenti che fanno rabbrividire i cultori della santa ecologia. Da un articolo apparso sulla rivista La Casana del 1977.

Tutto cambia... per rimanere tutto uguale

Con il crollo dellURSS cambiarono gli schieramenti politici, ma i toni sulla questione rimasero sempre gli stessi. Dopo Ricino venne eletto sindaco, nel 1990, Roberto Peluffo, poi pi volte riconfermato. Nellultimo decennio del Novecento, un po perch molte fabbriche storiche chiusero e un po perch qualcosa si mosse ai vertici, a molti parve di respirare un tantino meno veleni. Ma in verit Nel 1990 sotto la spinta dellopinione pubblica e grazie al Convegno di Spotorno del 1988, ormai nota la gravit dellimpatto ambientale della combustione del carbone sulla salute e sullambiente, anche i comuni di Vado (il 17 agosto del 90) e di Quiliano (il 30 agosto 901) decretarono, con voto unanime, per

Panoramica dellarea occupata dalla centrale elettrica nel 1970; si notano i grandi serbatoi per lolio combustibile e le baracche prefabbricate nelle quali alloggiavano i numerosi operai impiegati nella costruzione dellimpianto nellarea che verr in seguito occupata dallo stadio Chittolina. La Bricchetta completamente scomparsa cos come gli altri bricchetti dei Griffi e la spianata dei Cosciari, occupata dai tralicci e dai trasformatori. Alle spalle della Valletta evidente il bianco susseguirsi di capannoni della S.I.R.M.A. confinante con la lunga scia asfaltata della superstrada non ancora funzionante.

1 La delibera n. 81 tra laltro ribadiva che () la Comunit Scientifica Internazionale considera il carbone (usato dallENEL, perch costa meno) un combustibile altamente inquinante e ritiene che se non si cambia modo di produrre energia, pur tenendo conto delle necessit del risparmio energetico, sia in grave pericolo, se non addirittura in forse, lesistenza stessa delluomo. Tornando allENEL, ribadisce come questultima voglia nuovamente proporre una centrale che funzioner a carbone per decenni, si tratta di un impianto ad alto rischio. Infatti verrebbero prodotte grandi quantit (tonnellate giornaliere) di residui solidi (ceneri, gessi, etc.) di difficile smaltimento. Ne deriverebbero effetti negativi allambiente, allatmosfera, al suolo, al territorio, alla vegetazione. necessario pertanto contrastare e respingere le manovre dellENEL. Le Amministrazioni locali e le popolazioni devono poter essere maggiormente sentite, quando chiedono il depotenziamento della Centrale, luso del metano e ladozione delle tecnologie pi avanzate ed idonee per unadeguata ed efficiente tutela ambientale: soprattutto quando chiedono un serio studio sul VIA.

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il depotenziamento e per la completa metanizzazione della centrale di Vado2. In un manifesto del 6 settembre affisso in citt dallamministrazione di Vado si poteva cos leggere: I gruppi consigliari PCI, DC, PSI e VERDI a breve distanza dalla Delibera Consigliare dei 17/8/1990 sottoscritta dalla stragrande maggioranza dei Consiglieri, con la quale si prendeva ferma posizione contro il progetto di ristrutturazione presentato dallENEL, perch di fatto esso non si presenterebbe come un semplice intervento di risanamento, ma come un progetto di radicale modifica dellimpianto esistente con ulteriore e gravi deturpamenti allambiente inteso nelle sue componenti unitarie (atmosfera, ambiente idrico, suolo, sottosuolo, vegetazione, ecosistemi, salute, rumori, vibrazioni, radiazioni, viabilit, abitato), e perch aggraverebbe inverosimilmente il traffico veicolare e imposterebbe la costruzione di enormi impianti poco affidabili per labbattimento delle emissioni a ridosso dellabitato; a seguito delle notizie sentite circa il Documento pervenuto per la centrale di La Spezia, a seguito delle notizie pervenute dal Ministero sulle conclusioni dei Gruppo di Lavoro e della firma di tale operato da parte dei Ministero dellAmbiente; giudicando la situazione grave e pericolosa per le conseguenze che si verrebbero a ritrovare qualora tutto accadesse come imposto dal progetto ENEL; convinte della inattendibilit, pericolosit e della sempre pi alienante soluzione imposta dallENEL,
RIBADISCONO E SOTTOSCRIVONO

si impegnano a perseguire ogni via giuridica, amministrativa e politica daccordo con altri comuni del comprensorio savonese, con la Provincia e la Regione Liguria. La Liguria ha prodotto e produce energia elettrica in misura largamente eccedente la sua domanda mentre il suo territorio, il suo ambiente e Vado in particolare sono stati gi fortemente danneggiati dagli inquinamenti legati alle produzioni industriali e alla generazione di energia elettrica. Tali azioni sono intese, naturalmente, non a danno dei livelli occupazionaIi e neppure contro disegni energetici, ma solo per far rientrare un progetto, giudicato assurdo, in un contesto urbano, per garantire sicurezza e tutelare linteresse e la salute dei cittadini. Nel Luglio 1991 la VII Usl di Savona pubblic uno Studio dellUniversit di Trieste del professor Nimis in cui, utilizzando i licheni come bioindicatori e bioaccumulatori, si dimostrava il gravissimo inquinamento del comprensorio savonese, in particolare per SO2 e polveri con alti valori di metalli cancerogeni quali cromo e nickel, di sicura origine industriale e di molte volte superiori al background naturale. Tale importante studio venne tenuto nascosto dagli Enti pubblici ma, ottenuto per vie traverse, venne poi divulgato e reso pubblico definitivamente con il successivo articolo su Biologi Italiani del giugno 1992. Nel 1992 la Provincia pubblic uno studio in cui si dimostrava che le centraline ENEL non sono a norma di legge. I valori per SO2 e polveri risultavano del 30% inferiori rispetto a quelli misurati con strumentazione a norma di legge. Nonostante ci la stessa Provincia di Savona, nel 1996, pubblic uno studio utilizzando dati della sottorete ENEL non ancora a norma. In quello stesso anno, come accennato, su Biologi Italiani, organo ufficiale dellOrdine Nazionale dei Biologi, sul numero 6 di giugno, il biologo prof. Virginio Fadda pubblic un articolo dal titolo La Centrale a carbone di Vado Ligure: un esempio di inquinamento in citt. Si trattava di uno studio dettagliato in cui era evidenziato il grave impatto ambientale della centrale a car-

nuovamente quanto contenuto nella Delibera, insistono nellalternativa dellalimentazione a metano e relativo depotenziamento e
2 Tale posizione di depotenziameno e completa metanizzazione fu poi votata allunanimit per ben 2 volte successivamente dal Consiglio Provinciale di Savona il 15 novembre 1995 e il 20 marzo 1998.

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bone di Vado che correlava i valori di emissione degli inquinanti prodotti dalle ciminiere con gli alti livelli di inquinamento registrati sul territorio dal biomonitoraggio lichenico dello Studio dellUniversit di Trieste del professor Nimis del 1991.

E alla fine i programmi cambiano


Il 17 gennaio 1993 gli Enti locali firmarono un protocollo dintesa con lENEL per evitare una ristrutturazione che avrebbe comportato la totale conversione a carbone degli impianti; tra le condizioni daccordo ribadite anche dal Comune di Vado vi era la promessa della riduzione del 75% degli inquinanti, di costruzione di desolforatori per i gruppi 3 e 4, di impiego di olio combustibile a bassissimo tenore di zolfo per i gruppi 1 e 2 e larrivo di 500 metri cubi annui di metano. Il 23 giugno 1993 venne emanato dal Ministero dellIndustria, del Commercio e dellArtigianato (dintesa con il Ministero dellAmbiente e della Sanit) il decreto governativo che stabiliva la ristrutturazione della centrale, della durata di circa 6-7 anni, con alcune certezze quali: un nuovo collegamento su nastro per il carbone tra la Nuova Italiana Coke e lENEL entro il 96, lallaccio alla rete dei metanodotti Snam, il coinvolgimento di attivit imprenditoriali locali o comunque liguri nei lavori. A Regione, Provincia e Comuni coinvolti sarebbero stati corrisposti 17 miliardi di lire da parte dellENEL; a Vado erano destinati 7 miliardi e 200 milioni da utilizzarsi per diversi lavori di manutenzione o abbellimento della citt. In Consiglio Comunale il Partito Popolare e i Verdi si mostrarono diffidenti; linquinamento, per quanto minore, sarebbe comunque rimasto troppo. Sarebbe stato necessario un referendum3 consultivo Carbone No-Carbone S per rileva3 Un referendum del genere era stato realizzato poco tempo prima a La Spezia; la centrale venne effettivamente fermata ma non per lesito del referendum, quanto perch lacqua del mare antistante sera alzata di 1 grado centigrado. Il referendum infatti non aveva nessun potere decisionale.

re le opinioni della cittadinanza. Anche il Capogruppo dei Socialisti Indipendenti Vadesi (Aldo Marabotto) si mostrava perplesso: Venticinque anni fa, quando stata concepita questa centrale, si pensava molto allo sviluppo della nazione e poco, molto poco, alle condizioni di vita dei cittadini. Tra i possibili problemi conseguenti a quel tipo di restauro si sarebbero avuti infatti: fumi meno caldi in uscita dalle ciminiere (50-60 gradi in meno) con conseguente ricaduta di inquinanti superiore a quella gi presente al tempo nelle aree immediatamente circostanti la centrale, aumento innaturale dellumidit nel raggio di poche centinaia di metri dai nuovi desolforatori (I tecnici comunali hanno sempre affermato che pensano che quanto esposto non si verificher, i tecnici di La Spezia sostengono esattamente il contrario) e problemi rilevanti al traffico continuo su strade inadatte al trasporto di materiali dannosi o potenzialmente pericolosi per unarea abitata (il trasporto del carbone e gesso (prodotto dai desolforatori) pu portare a inquinamento consistente a bassa quota. A questo proposito bisogna allontanare la strada di scorrimento dai Griffi per via del traffico che ci sar). Il MODA contest accanitamente queste decisioni delle amministrazioni locali; si trattava di un compromesso, i gruppi a carbone (anche se due) avrebbero continuato ad inquinare e quindi ad uccidere. Il movimento boll gli accordi con lENEL come un evidente voltafaccia dei comuni di Vado, Quiliano e della Provincia di Savona che pure avevano votato per depotenziamento e completa metanizzazione di questa centrale in citt.

Mani pulite e tangenti rosse


Dulcis in fundo, come era avvenuto dieci anni prima con il caso Teardo, usc fuori che la centrale era entrata ancora una volta nellorbita del malaffare politico: i desolforatori di Vado

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risultarono implicati nel giro di tangenti (PCI, DC e PSI) dellinchiesta Mani pulite4. Su La Stampa del 18 febbraio 1993 apparve un articolo nel quale si leggeva che lingegner Valerio Bitetto aveva raccontato al giudice Antonio Di Pietro che limpianto di Vado Ligure fa parte del giro daffari spartito tra gli imprenditori come Cifa, Ansaldo, De Bartolomeis e COOP ai quali furono appaltati circa 870 miliardi di lavoro per la desolforazione delle centrali di Sulcis, Brindisi e Vado Ligure. Sul Corriere della Sera del 28 febbraio apparve un articolo dal titolo SPUNTA UN CONTO SVIZZERO DEL PDS Un manager

della Ferruzzi ai giudici: Versai al partito 621 milioni di una tangente ENEL e su La Stampa del 4 marzo un chiarimento locale: Linchiesta sul presunto conto svizzero ha chiamato in causa anche il piano di restrutturazione della Centrale ENEL di Vado. Secondo il manager del gruppo Ferruzzi, Lorenzo Panzavolta, limpianto, insieme ad altri, era oggetto di una trattativa che doveva portare nelle casse del PCI-PDS, della DC e del PSI una tangente miliardaria. Parve cos spiegato perch fin dagli anni Ottanta e prima cera tanto interesse a realizzare lampliamento e a costruire il Megaterminal carbonifero. Proprio mentre uscivano sui giornali queste pesanti accuse, Vado e Quiliano cedettero alle intriganti iniziative dellENEL. La Presidenza del Comitato dei Garanti della VII Usl con una lettera del 12 febbraio 1993 inviata alla Provincia e alla Procura denunciava la condotta vergognosa dei comuni di

Vado e Quiliano e della Provincia che non erano ancora riusciti a fermare la sperimentazione a carbone ed anzi erano favorevoli ad una ristrutturazione invece che una conversione totale al metano. Nel maggio 1995 il Procuratore Maurizio Picozzi invi avvisi di garanzia a tre esponenti del partito PCI-PDS e ad un addetto alle pubbliche relazioni dellENEL. Il motivo? Stando alla Procura della Repubblica dal 1987 al 1992 il PCI-PDS avrebbe ottenuto finanziamenti illeciti dallEnel camuffati dallacquisto, a prezzi maggiorati, di spazzi pubblicitari nellambito del Festival dellUnit come scrisse La Stampa; e oltre a questo Picozzi contestava, secondo il quotidiano, la mancata denuncia alla presidenza della Camera dei deputati delle somme incassate. Gli esponenti PDS respinsero le accuse, sostenendo che tra federazione provinciale PCI-PDS e ENEL non intercorsero mai rapporti di interesse. Larticolo su La Stampa evidenziava come eventuali finanziamenti illeciti potrebbero essere unonda di ritorno di accordi a livello nazionale (negli atti dei giudici di Mani Pulite compare la centrale Enel di Vado Ligure) ma nellinchiesta non se ne trova cenno. I tre del PCI-PDS rientrarono gi nellinchiesta sui finanziamenti illeciti tramite la Festa dellUnit che interessavano lItalgas.

I rifiuti urbani di Milano vengono bruciati in centrale


Nel 1995 Legambiente, nel Convegno di Genova, denunci la ristrutturazione a carbone valutandola fortemente inadeguata e ancora dannosa per il grave impatto ambientale e ribad la necessit di un immediato depotenziamento e di una completa metanizzazione dellimpianto (sempre sulla base delle conclusioni della Commissione di Spotorno). Nel 1996, il 24 gennaio, in Parlamento venne depositata linterrogazione parlamentare degli Onorevoli parlamentari Mattioli, Scalia, De Benetti e Del Gaudio al Ministero dellInterno, dellindustria e dellAmbiente, in cui erano

Anche su Lespresso del 26 maggio 1995 si fa cenno a tutto ci.

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Avviso di garanzia della Procura di Milano del periodo di Mani pulite. Si pu leggere nelle motivazione di tale mandato: fatti relativi agli appalti Enel per i lavori di desolforazione delle centrali termoelettriche di Brindisi, Sulcis e Vado Ligure. Da Epoca del 19 ottobre 1993.

riproposte le tesi della Commissione di Spotorno e di Legambiente. Gi il 15 novembre 1995 come poi il 20 marzo 1998 la Provincia di Savona, per ben 2 volte allunanimit, vot per il depotenziamento e la completa metanizzazione della Centrale di Vado, come richiesto da mozioni di Verdi e Rifondazione Comunista, ma non si realizz nessuna modifica per la Giunta Provinciale e la centrale continu imperterrita la combustione del carbone. Le centraline della rete ENEL non erano ancora a norma di Legge e la Provincia di Savona pubblic uno studio sullinqui-

namento ambientale utilizzando i dati di tale rete dando cos unimmagine migliorativa cio falsa della qualit dellaria. Fin dal 1993 gli Ambientalisti di WWF, Italia Nostra e MODA avevano denunciato la mancanza a Savona di una rete di monitoraggio a norma di legge (D.M. 20/5/1991) ma alla Provincia non bastarono 3 anni per la sua realizzazione e, infatti, non aveva ancora attivato la propria rete di monitoraggio, dimostrandosi cos gravemente inadempiente per i controlli ambientali. Lo studio Regionale Filse (cos come il Piano Regionale del dicembre 1999) denunci ancora gravi inadeguatezze per i controlli ambientali ed il costante superamento a Savona dei limiti della qualit dellaria e dei livelli di attenzione per ossidi di azoto, idrocarburi, benzene e particolato fine. Quando nel 1999 lex Assessore Regione allAmbiente Nicol Alonzo (DS), nel PIANO REGIONALE RIFIUTI del novembre di quellanno, progett la combustione dei rifiuti della Liguria come Cdr (Combustibile da Rifiuti) nella Centrale a carbone di Vado, alla quale sarebbe seguita una produzione di diossina e metalli pesanti in pieno centro abitato spaventosa, a molti parve una follia o una provocatoria boutade. Ma non si trattava affatto di uno scherzo. Tutto venne bloccato dal tempestivo intervento del Ministero dellAmbiente, ma doveroso sottolineare seppur triste e squallido che gi nel passato parte della spazzatura di Milano era stata bruciata segretamente nella centrale a carbone di Vado. Le Centrali a carbone sono le uniche, infatti, in cui si possono bruciare rifiuti solidi. Nellallegato de Il sole 24 ore del 16 marzo 1996 era data per certa la combustione di rifiuti milanesi in centrale. LENEL e il Comune di Milano erano da tempo in trattative per costruire una centrale elettrica alimentata a rifiuti; a Milano, comunque, erano in fase di progettazione almeno due inceneritori nuovi. Tuttavia riguardo alla combustione di rifiuti si era decisamente andati oltre la pianificazione, in quanto venne scritto che una buona quantit di spazzatura di Milano parte segretamente e viene bruciata in via sperimentale nelle centrali ENEL a carbone di Vado Ligure (Savona) e Fusina (Venezia-Marghera).

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Come documentato in un articolo del 23 dicembre 1998 de Il Secolo XIX, si era progettata la combustione a La Spezia e a Vado di vecchi copertoni della Pirelli. Le fumate nere che fuoriuscivano dalle ciminiere alla fine degli anni Novanta erano popolarmente conosciute come gli spurghi di tale combustione. Ma che cosa avvenne veramente? Su Il Secolo XIX si poteva leggere: LEnel ha fatto un accordo con la Pirelli per bruciare nelle sue centrali i copertoni usati un combustibile particolarmente calorico a costo zero. Nello stesso periodo era partita una tale sperimentazione a Fusina, nel veneziano, per verificare i possibili problemi alla salute derivanti da tale combustione. Era noto che bruciare tali rifiuti avrebbe generato grandi quantit di diossina. E la diossina faceva immediatamente riaffiorare alla memoria il disastro di Seveso del 1976; se quella era stata definita una piccola Hiroshima italiana, quante altre minuscole Hiroshima ci sarebbero state? Tuttavia cera chi sosteneva che se il Cdr fosse bruciato contemporaneamente al carbone non si sarebbe prodotta diossina. Il professor Eros Bacci, docente di ecotossicologia allUniversit di Siena uno degli esperti messi in campo da La Spezia per cercare di comprendere i reali effetti che avrebbe comportato la decisione della Regione sul Cdr afferm che quando i livelli di anidride solforosa (SO2) sono sufficientemente alti da raggiungere e superare quelli del cloro (Cl) dando valori del rapporto S/Cl maggiori dellunit, viene ostacolata la formazione di PCDD/F cos come desunto dagli studi di Gullet e Ramanathan del 1997. E pensare che la piana di Vado si era disfatta di inceneritori molto prima di tante altre citt italiane. Nella primavera del 1986 infatti chiuse linceneritore di Savona, ritenuto obsoleto da diversi gruppi di contestazione popolare. Secondo questi cittadini, capeggiati da Renzo Briano, ed esperti limpianto era responsabile dellemissione di microinquinanti organo-clorurati, idrocarburi policiclici aromatici e metalli pesanti oltre che di diossina. Nellinceneritore, che era posto a Legino 2 (alle spalle di Zinola), era bruciato l80% dei rifiuti urbani, la restante percen-

tuale finiva invece nella discarica di Cima Mont. I cittadini di Legino 2, diverse decine di famiglie, esasperati dai cattivi odori provenienti dalle ciminiere dellimpianto, inviarono un esposto allautorit giudiziaria (al Procuratore della Repubblica di Savona e, per conoscenza, anche al Comando dei Carabinieri della citt, alla Guardia di Finanza, al sindaco, al coordinatore sanitario della VII Usl del savonese e allUfficio di Igiene). La Regione ordin che entro il 31 dicembre 1986 si sarebbe dovuto abbandonare luso del sito, ma la chiusura avvenne prima. Solo con la fine degli anni Ottanta vennero potenziate a Vado le discariche del Boscaccio (rifiuti urbani) e di Bossarino (rifiuti speciali) gi esistenti da diversi anni. La popolazione di Legino 2 aveva anche paura del nuovo depuratore consortile in fase di costruzione; temeva infatti che i miasmi delle vasche di decantazione avrebbero provocato disagio e problemi sanitari. Purtroppo di l a poco, con lentrata in funzione dellimpianto, effettivamente i miasmi incominciarono a farsi sentire, soprattutto nelle calde e afose giornate estive. Le polemiche si trascinarono fino al gennaio 2001, quando cio lAsl decise di organizzare una serie di studi sui decessi nella piana da Vado a Legino degli ultimi dieci anni. Lobiettivo era capire se vi fosse correlazione tra le morti di cittadini residenti in zone limitrofe al depuratore e tanto per non farsi mancare nulla alla centrale di Vado. Da l a un anno, promise lAsl, sarebbero stati resi noti i risultati dello studio.

Tempi moderni
Con gli anni Duemila la societ Tirreno Power subentrata allENEL nella gestione della centrale e a partire dal 2004 inizi grandi lavori di riammodernamento dellimpianto, con la sosti-

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tuzione di parte del gruppo a carbone con uno a metano. In occasione della cessione della centrale ai privati, il Ministero dellAmbiente impose temporaneamente limiti molto restrittivi obbligando la combustione sui gruppi 1 e 2 non ancora ristrutturati di olio senza tenore di zolfo (STZ) in attesa di una rapida ristrutturazione dei gruppi 1 e 2 per il metano. La Vado del nuovo millennio non si trovata solo ad affrontare il problema della centrale a carbone; basti ricordare, a questo proposito, le aspre polemiche riguardo alla realizzazione dellenorme piattaforma containers Maersk. Ma la Maersk per il momento solo un progetto. La centrale elettrica invece una realt inquinante da quarantanni, secondo molti medici. I toni con i quali ci si espressi sui media sono stati, il pi delle volte, molto pacati. Eppure c stato anche chi, voce fuori dal coro, si scagliato a spada tratta contro lo strapotere dellestablishment locale; era il dicembre 2000 quando venne stampato un opuscolo nel quale si poteva leggere, tra laltro, di come, stando alle parole dellautore nel dopoguerra, le uniche fantasie dei sindaci savonesi e dei loro circonvicini alleati [] sono state profuse nella ricerca di spese esorbitanti da farsi per opere disgustose sia sotto il punto di vista architettonico che di quello ambientalistico; e ancora: La centrale dellENEL; stata la geniale toccata e fuga dei sindaci del Piano Regolatore Intercomunale, la ciliegina sulla torta. Il massimo disprezzo per la salute del popolo (che non ha avuto nemmeno riduzioni di bolletta). [] LENEL ha fatto mangiare tante persone, praticamente tutti. Vogliamo togliere pane e companatico a dei poveri candidati alla disoccupazione? Crepate di tumori, ma il pane non mancher. Autore del testo fu Franco Pellero, gi noto storico autodidatta autore di numerose opere su Vado e il savonese in genere. stata questa lunica volta in cui lo stile politically correct venuto meno nella nostra provincia; probabilmente Pellero, ormai malato, aveva deciso di affondare la lama, non potendo pi essere oggetto di attacchi e ripercussioni dal punto di vista politico (molto dura fu la sua opinione sulle amministra-

zioni locali, scritta in una replica al precedente pamphlet nel gennaio 2001). Nel 2001 si apprese che le centraline provinciali per i controlli dellinquinamento atmosferico gestite da Provincia e ARPAL erano rimaste bloccate da ben 18 mesi a causa di un guasto al sistema informatico, rendendo cos impossibile il monitoraggio ambientale. Nello stesso anno, nel volume 14 del NOTIZIARIO della Societ Lichenologica Italiana presso il Museo Nazionale di Scienze Naturali di Torino, apparve un articolo del professor Massimiliano Lupieri dellUniversit di Trieste: Biomonitoraggio della qualit dellaria presso la centrale di Vado Ligure (SV) tramite licheni epifiliti come bioindicatori e bioaccumulatori. Lesame era il risultato di 178 rilievi effettuati in 52 stazioni per lo studio della bioindicazione e in 21 stazioni per lanalisi delle deposizioni di 27 elementi nei talli di Parmelia camerata una specie di lichene (studio di bioaccumulo). Dalle analisi si pot constatare che dal 1990 la qualit dellaria della rada era un pochino migliorata ma ci che allarm fu la quantit di vanadio presente in concentrazioni elevate attorno alla fascia costiera. Il vanadio prodotto dal carbone combusto e le elevate quantit presenti in centro abitato andrebbero quindi ricollegate direttamente alla centrale. Il lichene prospera dalla regione delle nubi agli spruzzati dal mare. Scala le vette dove nessun altro vegetale attecchisce. Non lo scoraggia il deserto, non lo sfratta il ghiacciaio, non i tropici o il circolo polare. Sfida il buio delle caverne e si arricchisce nel cratere del vulcano. Teme solo la vicinanza delluomo. Cos ebbe a dire un grande poeta italiano 80 anni fa, il savonese Camillo Sbarbaro. Ironia della sorte, negli anni passati tocc proprio al territorio savonese, da Bergeggi ad Albissola, rilevare il preoccupante fenomeno denominato deserto lichenico, situazione in cui, a causa del grave inquinamento, i licheni (principali bioindicatori dello stato di salute dellaria) arrivano perfino a essere incapaci di sopravvivere Nel 2003 comparvero alcuni risultati riguardo allinquinamento atmosferico. Nelle CONCLUSIONI della relazione dellARPAL del Dipartimento Provinciale di Savona intitolata Relazione

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riassuntiva sulla qualit dellaria monitorata nel Comune di Savona relativa agli anni 2000-2001 e 2002 si leggeva La valutazione dei dati di qualit dellaria, monitorata nel Comune di Savona nel triennio 2000-2003 rappresenta complessivamente una situazione positiva, infatti, non si riscontrano situazioni particolarmente critiche. Ma nella relazione dellARPAL non comparivano assolutamente dati ed elaborazioni relative a molti importanti inquinanti che dovrebbero essere attentamente monitorati per legge dalla rete pubblica di centraline ed in particolare spiccava lassenza delle PTS (polveri totali sospese). Il MODA forn lelenco delle misurazioni mancanti nella relazione ARPAL: Livelli di attenzione e di allarme per PTS (DM 25/11/94) Obiettivi di qualit per IPA (Idrocarburi policiclici aromatici) e PM10 (particelle con diametro di 10 micron) (DM 25/11/94) Valori limite di qualit dellaria per PTS, Piombo, Fluoro, NMHC (idrocarburi non metanici) (DPCM 28/3/83 3e DPR n.203/88) Valori guida di qualit dellaria per PTS (DPR n. 203/88) Valore limite per le PM10 (DM 2/4/2002) Alla fine degli anni Duemila in particolare nel 2006 venne definitivamente reso noto il progetto di ampliamento della centrale che, stando alle stime, avrebbe comportato la spesa di circa 800 milioni di euro, con ricadute importanti nelloccupazione del savonese (ma le stime a riguardo erano contraddittorie) e una conseguente situazione economica tuttaltro che disprezzabile (ma solo in certi ambiti) e, in conseguenza degli ampliamenti e della ristrutturazione degli impianti vecchi ancora a carbone, un miglioramento della situazione ambientale di tutta la Provincia, in quanto sarebbero stati utilizzati migliori e moderni strumenti di rilevamento e abbattimento delle sostanze inquinanti, mai impiegati dal 1970. La commissione tecnica regionale, in sostanza, bocci il piano di ampliamento. Questo non era un problema: quello che pi avrebbe contato sarebbe stata la Via (Valutazione Impatto Ambientale) e le decisioni del Governo. Il dottor Franceschi, in quanto Referente Scientifico dellOrdine dei Medici, ribad: Nessuno

studio serio sulla centrale di Vado prende in esame le Pm 2,5 ovvero le polveri sottili. Si continua a dire che una delle cause di maggior inquinamento sia determinata dal traffico veicolare. falso. Il 90% dellinquinamento in Provincia di Savona [90%! Nda] proviene dalla centrale e solo un 10% assimilabile ad altre fonti. Nel 2007 si avvi il ciclo combinato a gas naturale da 760 Mw che soppiant il 1 e il 2 gruppo a carbone. Allo stesso tempo continuarono a funzionare completamente i gruppi a carbone, esempi di una progettazione ormai vetusta in quanto risalenti alle teorie in campo energetico risalenti a circa mezzo secolo fa e da pi di ventanni del tutto fuori progettazione in tutto il mondo occidentale. Nello stesso periodo il Comune di Savona, il 31 luglio, vot allunanimit per la metanizzazione completa dalle centrale di Vado-Quiliano e per labbandono totale del carbone. Lassociazione Uniti per la Salute (la principale associazione di cittadini che combattono contro lampliamento della centrale, guidata dalling. Gianfranco Gervino) intanto aveva avviato una raccolta di firme contro lampliamento. Ad ottobre del 2007 erano oltre 7000; il movimento invi questa prima tornata di firme a diverse istituzioni (italiane e straniere). Accenni riguardo alla ricevuta dei documenti arrivarono per non dal territorio nazionale, bens da Bruxelles. Nello stesso mese, venerd 19, al Teatro Nuovo di Valleggia venne organizzata la conferenza Produzione di Energia e Rischi per la Salute: la parola ai medici, con ospiti diversi scienziati tra i quali il dottor Giovanni Ghirga pediatra di Civitavecchia e portavoce dei medici per lAlto Lazio (nonch volto noto per alcune apparizioni in famose trasmissioni televisive; i giornali in particolare sottolineavano i suoi interventi negli studi Rai con Santoro). Il pubblico pot cos appurare come dalle centrali a carbone fuoriescano non meno di 67 sostanze inquinanti (48 almeno portatrici di

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tumori e 55 in grado comunque di arrecare gravi disturbi al sistema nervoso); le pi pericolose sarebbero larsenico ed il mercurio. Per quanto riguarda lesposizione alle Pm 2,5 e, ripeto, secondo i medici tutti i cittadini della piana ne respirano incontrollatamente quantit oscene ogni ora basterebbero poche ore a loro contatto, inalandole o assorbendole in altro modo, per avvelenare il sangue e quindi gli organi. I filtri in circolazione garantiscono soltanto leliminazione delle polveri grossolane, le cosiddette Pm 10, ma non delle micropolveri, le pi insidiose per luomo. Ugo Trucco, presidente provinciale dei medici savonesi, chiar che siccome lOrdine dei medici deve garantire la tutela dei cittadini contro rischi di inquinamento ovviamente contro lampliamento della centrale. Nellagosto 2009 il MODA forn alcuni dati sulla centrale: i costi esterni del funzionamento degli impianti sarebbero ammontati a 133 milioni di euro allanno, di cui 40 milioni di euro per danni alla salute e 93 milioni di euro per danni agli ecosistemi e alle cose e riscaldamento globale. Mentre Tirreno Power ricaverebbe dalla centrale un profitto dalla vendita di energia pari a circa 500 milioni di euro allanno, creerebbe danni allambiente per circa 135 milioni allanno pagati interamente dalla societ civile. Le conclusioni del MODA erano chiarissime: in questo contesto di totale latitanza di pubblici controlli sulle polveri sottili Tirreno Power sfacciatamente chiede ancora un ampliamento a carbone con un nuovo gruppo da ben 460 Mw. Data questa gravissima situazione, documentata anche dalla Comunit Europea, a tutela della salute e dellambiente e per motivi economici il MODA chiede per questa centrale in citt limmediato depotenziamento e la completa metanizzazione con la chiusura dei 2 obsoleti gruppi a carbone da 660 Mw non a norma con le direttive UE IPPC mantenendo il gruppo a gas (ciclo combinato) da 760 Mw che da solo produce gi il doppio dellenergia consumata in provincia di Savona, per realizzare cos depotenziamento e totale metanizzazione come richiesto oggi autorevolmente dallOrdine dei Medici di Savona e come votato allunanimit dai consigli comunali di Vado e di Quiliano, per 2 volte dal consiglio provinciale di Savona, come

era stato richiesto dallIstituto Superiore di Sanit dal Direttore elaborazione dati, prof. Cortelessa, nel maggio 88. La totale metanizzazione stata votata anche dal Consiglio Comunale di Savona in data 31 /07/2007. La Commissione di Via nazionale ha dato il benestare allampliamento a carbone perch la centrale si trova in una zona gi classificata dalla Regione come inquinata. Cos esordiva larticolo de la Stampa del 21 dicembre 2008, firmato da Ermanno Branca, inerente alle decisioni della commissione che per pi di un anno aveva tenuto in considerazione il progetto di ampliamento. E larticolo si rifaceva alle informazioni tratte dal verbale della commissione. Lo sgomento e lincredulit, oltre che aver preso piede tra i Verdi e tutti gli altri gruppi di contestazione (e tra i medici), lasci decisamente di stucco i cittadini. Che razza di motivazione ? chiedeva qualcuno; oppure: Allora vero che una zona inquinata!. Lo sconforto dilag con la rapidit di un passaparola. Savona, Vado, Quiliano e La Spezia erano state inserite dalla Regione nella cosiddetta Zona 2, vale a dire che erano considerate tra le pi inquinate della Liguria (con livelli rilevanti di polveri sottili, benzene e ossidi di azoto dispersi nellaria); la centrale tra VadoQuiliano poi, nel Piano della qualit dellaria per la Regione, era considerata la responsabile del 60% di emissioni di ossidi di azoto, del 64% delle polveri sottili e dell80% degli ossidi di zolfo. La Regione non era stata invitata a partecipare alle decisioni finali della commissione; non appena il ministro dellambiente Prestigiacomo avesse firmato il Via, i gruppi di contestazione, promisero, avrebbero avanzato un ricorso al Tar. Nel febbraio 2010 la Tirreno Power rese note due pagine in cui dichiarava la regolarit del lavoro in centrale e sostenendo di essere altres calunniati dalle numerose espressioni di protesta di alcuni

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personaggi e gruppi ambientalisti o di cittadini. Tra le varie affermazioni si pot leggere: La centrale di Vado Ligure rispetta tutti i parametri imposti dalla legge italiana e dalla Comunit Europea, oltre a quelli imposti dai permessi di concessione rilasciati ai singoli impianti e per quanto riguardava il monitoraggio si sostenne che limpianto vadese dotato di un sistema di gestione ambientale che gli ha consentito di conseguire i pi importanti riconoscimenti del settore. Le polemiche continuarono. Per cercare di raffreddare i bollenti spiriti e per evitare che la gente non preparata sullargomento potesse credere alle accattivanti teorie dei gruppi di contestazione e dellOrdine dei medici, Tirreno Power organizz una serie di visite guidate agli impianti; complice la scelta del giorno (era sabato 19 giugno, quindi in pieno weekend) e lampia pubblicit organizzata per tutti i media, le visite protrattesi dalle 10.00 alle 19.00 furono piuttosto numerose. Fuori dagli impianti per venne organizzato un picchetto di protesta. Nel frattempo Uniti per la Salute si mise in contatto con Terra, una societ di consulenza ambientale di San Don di Piave (Ve); i risultati delle indagini della societ riguardo allinquinamento di Vado e Quiliano vennero pubblicamente presentate in Sala Rossa, nelledificio comunale di Savona, il 28 settembre 2010. Relatore dellincontro fu il professor Marco Stevanin, amministratore delegato di Terra, docente alla Columbia University di New York e componente della Commissione di Valutazione dimpatto ambientale durante lultimo governo Prodi (2006-2008). Stevanin dimostr efficacemente come il progetto di ampliamento proposto da Tirreno Power (con un nuovo gruppo da 460 Mw) porterebbe ad un aumento dellinquinamento, e non a una sua riduzione, come propagandato. Stevanin afferm, tra laltro: Lindustria fa bene a cercare il profitto, sono le istituzioni pubbliche a dover dire fin dove ci si pu spingere. Il 16 dicembre 2010 il sindaco di Vado, Caviglia, durante la conferenza dei servizi a Roma, richiese che venisse ultimata la pro-

cedura per il rilascio dellAia prima che si decidesse qualunque cosa sullampliamento. Sostegno in questo senso vi fu da parte del Comune di Quiliano e della Regione. Solo con il rilascio dellAia si potrebbe comprendere ogni tipo di limiti emissivi e prescrizioni con una precisa tempistica entro la quale lazienda dovr, ai sensi di legge adeguare limpianto applicando le BAT come si poteva leggere nel libello informativo del Comune distribuito ai cittadini nel primo mese del nuovo anno. Quel 16 dicembre a Roma si recarono anche alcuni membri di Uniti Per La Salute, per chiedere un intervento di non pi di cinque minuti proprio nelle trattative. Non solo non vennero fatti entrare, ma perfino la Regione (cos riportato dai verbali), con lassessore allAmbiente Renata Briano al tavolo delle decisioni, vot contro il loro ingresso. E tanto per non far mai mancare la parolina sussurrata nellorecchio, cos per puro pettegolezzo (ma con lo sguardo severo di chi ti vuol dire: U, mi raccomando, io non ho detto nulla), un membro della commissione, miracolosamente raggiunto da un attivista del comitato che gli mise sotto gli occhi la truculenta cartina della Regione nella quale si nota lelevatissimo inquinamento presente nel savonese, rispose alle domande con noncuranza: Per quanto mi riguarda non ci porterei nemmeno la mia famiglia in vacanza da voi e, prima di sparire oltre la cortina di riporti inguardabili della calca in procinto di andare al buffet, aggiunse: Mi dispiace per voi. Purtroppo non v alcuna testimonianza vocale non ci si era portati dietro i-pod o vecchi nastri solo la memoria ha potuto registrare indelebilmente quelle insulse parole di circostanza. Il vero e proprio terremoto sia per le coscienze che per lassetto politicoamministrativo del comprensorio fu nel gennaio 2011, quando lavvocato Roberto Suffia consegn in Procura un documento (che si avvalse della collaborazione di molti avvocati, medici e esperti, e che fu sottoscritto da 53 persone, molte delle quali direttamente

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colpite dalle conseguenze dellinquinamento) che richiedeva il sequestro preventivo degli impianti per il reato di getto pericoloso di cose, lesioni personali e omicidio per dolo eventuale. Lesposto si richiamava al principio giuridico per cui le persone che hanno coperto ruoli di responsabilit non potevano non sapere dellenorme danno che la centrale ha procurato e procura ai cittadini anche in termini di mortalit. Nelle 30 pagine dellesposto venivano riportate alcune accuse fondamentali: chi inquina latmosfera non pu non sapere che avvelena anche il suolo e le acque circostanti. Il codice penale punisce severamente chi si rende colpevole di avvelenamento delle acque e/o delle sostanze destinate allalimentazione (cfr. art. 439 cod. pen.); la regolare autorizzazione amministrativa dellattivit non da sola sufficiente per escludere il reato quando dallesercizio dell'attivit derivi pregiudizio per la salute dei terzi ovvero anche la diffusione di polveri nell'atmosfera perseguibile ai sensi dellart. 674 cod. pen; si punisce non solo ogni condotta attiva, ma anche ogni condotta omissiva che provochi levento pericoloso, atteggiandosi come reato commissivo mediante omissione. Anche la Corte di Cassazione, prendendo atto del principio comunitario sintetizzato nella regola di prevenzione, ancor prima che di punizione, chi inquina paga (cfr.: Cassazione penale, sez. III, 12/02/2009, n. 15734) aveva recentemente ribadito che: Il reato di getto pericoloso di cose integrabile indipendentemente dal superamento dei valori limite di emissione eventualmente stabiliti dalla legge, in quanto anche unattivit produttiva di carattere industriale autorizzata pu procurare molestie alle persone, per la mancata attuazione dei possibili accorgimenti tecnici. Nel documento era anche ribadito che esposti alla pericolosit dei fumi sarebbero tutti i cittadini liguri abitanti entro un raggio di 50 Km dalla centrale. Un gruppo di firmatari attese fuori delledificio giudiziario la consegna del documento. I giornalisti (tra cui gli inviati de Le Iene di Mediaset) erano anchessi appostati fuori con macchine fotografiche e telecamere. Suffia afferm: Se un tempo lENEL produceva energia elettrica come servizio reso ai cittadini, oggi Tirreno Power produce energia a scopo di lucro.

Lo stesso Governatore della Regione Liguria Claudio Burlando gi in precedenza aveva dichiarato che lampliamento non aveva carattere di pubblica utilit, e che la richiesta di Tirreno Power non motivata da esigenze di copertura del fabbisogno energetico nazionale, ma da esigenze di competitivit aziendale. Ricordiamo che Burlando era stato votato con un programma elettorale in cui si esprimeva la contrariet al progetto di Tirreno Power (tappezzando la Provincia di manifesti contro lampliamento), per poi cambiare idea nel luglio 2011, tradendo cos il mandato assegnatogli dai propri elettori. Tirreno Power ovviamente non fece attendere le sue ragioni e replic dichiarandosi indignata e pronta a fare tutti i passi legali necessari per tutelare limmagine e la reputazione dellazienda. Per i cittadini esasperati era curioso vedere sui quotidiani del giorno dopo il termine indignato usato dagli inquinatori, e non associato agli inquinati o ai malati. Lesposto penale venne successivamente sostenuto da quasi tutti i partiti provinciali5 (per la prima volta in 40 anni quindi gran parte della politica sosteneva un atto penale contro la centrale a carbone), ad eccezione di PD e PDL, che sulla questione Tirreno Power hanno spesso sostenuto posizioni sostanzialmente simili. Nella lettera polemica del segretario del PD Di Tullio, secondo cui la politica non si deve occupare di denunce, perch il compito della politica sarebbe altro, ovvero risolvere i problemi, Stefano Milano della libreria Ubik scrisse: Sig. Di Tullio, cosa c di pi politico di occuparsi della minaccia alla vita e alla salute di migliaia di persone? Arrivare allatto legale (che di per s un elemento di sconfitta per tutti, anche per chi lo propone) si rende necessario proprio perch la politica non sostanzialmente stata in grado di tutelare gli interessi legittimi della comunit, tra cui quello della salute, garantiti dalla Costituzione.
5 I partiti che sostennero lesposto furono: i partiti di centro (API, UDC), tutta la sinistra (Sinistra Ecologia e Libert, Rifondazione Comunista, PDCI, PCL, Verdi), la destra savonese (Futuro e Libert, Nuova Destra savonese), lItalia dei Valori, il MoVimento 5 Stelle, Noi per Savona e 4 candidati sindaco su 7 (Pongiglione, De Benedetti, Anselmo, Ghione).

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Tuttavia la sera del 18 febbraio 2011 il Teatro Chiabrera di Savona era gremito di gente: Uniti Per La Salute aveva organizzato un incontro sul problema dellinquinamento della centrale invitando diversi medici ed esperti e, cosa molto gradita dal pubblico, rappresentanti di altri movimenti per la difesa dellambiente costretti ad avere a che fare con problematiche molto simili a quelle di Vado, Quiliano e Savona. Si trattava di esponenti di Porto Tolle, Civitavecchia, Brindisi (cio citt dove le centrali esistono da molti anni), ma ci fu anche un esponente del movimento NO CARBONE ROSSANO (gruppo che sta cercando di evitare la costruzione di una centrale a carbone in Calabria). A maggio la Confederazione Cobas della Val Bormida rese noto che lAssociazione italiana di epidemiologia ha inserito la zona Cengio-Saliceto tra le 44 aree italiane dove il numero di malati per tumori supera di molto la media nazionale. I Cobas affermarono che la bassa Valle Bormida tristemente tutto un rosario di tumori e oltre ad aver avuto grandi problemi a causa dellAcna risulta attualmente (cio, attualmente ma gi da molti anni) zona sottoposta a polveri di carbone e polveri sottili provenienti dalla centrale di Vado Ligure e dagli impianti di Bragno. Nei primi giorni di giugno il sindaco Gian Paolo Calvi di Spotorno e lassessore comunale ai lavori pubblici Mattia Fiorini si sono schierati con Vado contro lipotesi di ampliamento della centrale. necessario dichiar Calvi garantire alla popolazione dei nostri territori unaria pi pulita e la consapevolezza di poter vivere in un ambiente salubre. In seguito alla grave crisi economica che nel 2008 ha investito il mondo, la politica ha tergiversato riguardo al problema della centrale: dichiarazioni sibilline, poca voglia di soffermarsi seriamente sul problema, laconiche parole del tipo vedremo. Queste posizioni sono il risultato della situazione drammatica del paese: fabbriche ed industrie che chiudono o che sono costrette a mettere in cassa integrazione buona parte dei lavoratori per non collassare. Dire apertamente che la centrale pericolosa significherebbe, indirettamente, privare del posto di lavoro un numero non certo (si parla di diverse centinaia) di operai, perch significherebbe bloccare i progetti di ampliamento se non perfino di fare luce sulle lacune in ambito di tutela

ambientale. Il MODA (con Fadda e Torcello) ormai andato oltre lultimo tab sulla questione, sostenendo che siccome la centrale non ha ottenuto lAia ed quindi fuori norma, i due gruppi a carbone vanno immediatamente fatti chiudere. Crisi o non crisi. Questa posizione ha trovato entusiasti sostenitori soprattutto in seguito alla bocciatura, da parte del Consiglio di Stato, di un decreto del 2009 varato dal ministero dellAmbiente che approvava il Via per luso massiccio di carbone nella centrale di Porto Tolle (maggio 2011). Sempre il MODA continua a sostenere la pericolosit delle convenzioni stipulate gi anni addietro riguardo la combustione di almeno 40.000 tonnellate di Cdr (combustibile dei rifiuti) nelle caldaie della centrale, con rilascio di importanti quantit di diossina e metalli pesanti nellatmosfera. Se un tempo (1988 caro lettore, torna a leggere quella parte) i sindacati si erano schierati con i gruppi di contestazione perch gli operai dellimpianto non meritavano di essere sottoposti a evidenti pericoli per la salute (oltre che di essere sfruttati per molte ore, ma questa unaltra questione), oggi si chiede praticamente allunanimit di lasciare da parte i problemi di salute per dare lavoro. A chi? Boh! Cos come dopo quarantanni non chiaro a chi dovrebbero giovare gli ampliamenti tanto agognati6. Qualche politico sostiene che non il caso di fare tante parole: la maggior parte degli operai verrebbe da fuori e sarebbero comunque per la maggior parte stranieri (extracomunitari o delle zone dellEst da poco entrate nellUnione). In occasione di alcuni tafferugli tra stranieri avvenuti alluscita della centrale qualcuno ha iniziato a mostrare diffidenza verso le nuove iniziative. Tanto lavoro, tanti stranieri, tanta delinquenza il naturale pensiero di alcune frange politiche. Le indecisioni e la mancanza di incisivit mandano per in bestia i cittadini esasperati.
6 Lex Assessore Regionale allAmbiente Zunino, in un articolo su La Stampa del 1 giugno 2011, ribadiva il concetto: attualmente problemi occupazionali, per quanto riguarda la centrale, non ce ne sono. Le teorie riguardo a possibili benefici, in un futuro indeterminato, vanno presi per quello che sono. Cio teorie. doveroso invece tutelare i cittadini e il lavoro che attualmente si svolge nella piana, senza sperare in gloriose rivoluzioni.

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Il resto di niente
Sabato 11 giugno, nel pomeriggio, a poche ore dal referendum sul nucleare, in piazza Sisto IV, innanzi al Municipio di Savona, venne organizzata una manifestazione a favore dellambiente ed in particolare contro lutilizzo del carbone nella centrale di Vado. Oltre a momenti di divulgazione, letture e musica, il momento pi emblematico fu il finto tributo da parte di alcuni figuranti in costume ai morti di cancro che, secondo le stime dei medici e degli scienziati, la centrale avrebbe provocato in quarantanni di attivit: la piazza era stata disseminata di croci bianche, come fosse stato un sacrario di guerra, e gli spettatori potevano passeggiare tranquillamente in quel singolare praticello macabro.

Grande commozione ha suscitato la lettura recitata di un testo teatrale che gi dal titolo dice tutto: Savona. Storie di una ecatombe. Lopera, scritta da Alma Carlevarino, un concentrato di triste realt: si tratta di una serie di ritratti essenziali di decine di uomini, donne, ragazzi e bambini presentati con un nome fittizio quanto comune, vittime che hanno

subito la piaga inspiegabile della malattia tumorale. Tutti ritratti veri, tutti cittadini del savonese. Il termine ecatombe rievoca le mattanze rituali (per lo pi animali) dellantichit classica, ma purtroppo qui le vittime (umane) sono state immolate a una divinit ben pi feroce e subdola di qualunque altra in un pantheon pagano e che tuttavia vanta un gran numero di fedeli: una volta lo chiamavano il Dio Denaro, da qualche tempo qualcuno lo chiama Progresso (o Azienda, sempre con la maiuscola). Cos in questa storia di uomini non illustri (mi sia concessa la citazione del libro di Giuseppe Pontiggia) si pu toccare con mano il dramma che si nasconde sotto le rassicuranti stime di un fronte politico e al di l degli agghiaccianti resoconti dellOrdine dei medici e dei comitati. Del resto non pu andare davvero tutto bene come si vuol far credere, da qualche parte (oltre le tende inamidate di una finestra, appena dietro la porta smaltata di un appartamento) qualcuno entrato in uno di quegli elenchi da capogiro. Il testo accompagnato da meravigliose fotografie (in quanto evocative e melanconiche allo stesso tempo) di sculture funebri. Le morbide forme della fanciulla modellate per decorare una delle tombe monumentali del cimitero di Staglieno accompagnano cos lepigramma ad perpetuum delladolescente sfinita dalla tragica fatalit desser nata allombra delle ciminiere, l dove si respirata lintera tavola di Mendeleev, cos come la candida compostezza di Ilaria Del Carretto si addice alla sventurata sorte della giovane madre che non ha fatto in tempo ad allevare il figlio, e il primo piano di un pugno nerboruto di uomo di fatica limmagine pi onorevole che

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si potesse desiderare per la rievocata immagine del padre devastato dalle cure inutili. UnAntologia di Spoon River italiana, diretta, drammatica, che ammicca al tono mesto e ineluttabile del De Andr di Non al denaro, non allamore n al cielo, in una rivisitazione del testo in chiave contemporanea che avesse avuto il tempo di darle unocchiata non sarebbe affatto dispiaciuta alla Pivano che scriveva con entusiasmo la sua recensione ai libri cardine del libero pensiero. Era da poco finita la campagna elettorale a Savona che vide riconfermata la presenza della sinistra, anche se il Partito Democratico aveva perso diversi punti percentuali a favore delle altre liste di sinistra. Durante la campagna la questione della centrale era stato, ovviamente, un importante tema dibattuto dai diversi candidati. Non affatto stato un caso che il MoVimento 5 Stelle abbia preso circa tremila voti e quindi sia entrato in Consiglio Comunale, allopposizione; il commento delle altre liste vincitrici, riguardo a questa vittoria clamorosa ed inaspettata, era stato piuttosto laconico. un voto di protesta, come ce ne sono stati tanti altri in Italia era il senso dellespressione annoiata dei politici intervistati al riguardo. In verit se il MoVimento 5 Stelle ha avuto la fortuna che ha avuto stato soprattutto perch la questione della centrale era ed molto sentita da parte della cittadinanza. Soprattutto dallelettorato giovane, che non ha nessuna intenzione di sottostare a diktat perentori di ormai sorpassate concezioni politiche dellaltro secolo. Il referendum sul nucleare, cos come quello sullacqua e sul legittimo impedimento, riport lItalia alle urne dopo anni di quasi totale disinteresse per le questioni politiche e sociali dello stivale. Vinsero i S in tutti i quesiti. Ma quello che colpisce, nellassetto della piccola provincia savonese, il dato proveniente da Vado e riguardante lafflusso alle urne: pi del 70% dei cittadini aventi diritto di voto espresse le sue

convinzioni per quanto riguardava la questione energetica (contro il 59% in Liguria); anche a Vado pass il S. Il dato da ritenere interessante, in quanto denota una viva partecipazione della popolazione riguardo il futuro utilizzo di fonti rinnovabili al posto del classico carbone (e per forza Vado aveva ben presente il carbone) e dellinquietante atomo (industria questa che sarebbe dovuta praticamente incominciare da zero dopo larresto avvenuto nel lontano 87, proprio dopo il referendum post Chernobyl, e che dopo il disastro di Fukushima non dava pi ormai molte rassicurazioni). Nel frattempo, dopo circa un paio di mesi dagli ultimi incontri, Tirreno Power sollecit le amministrazioni (Regione soprattutto) a riprendere il confronto per lampliamento: non cera pi tempo da perdere, che si decidesse una buona volta cosa fare entro lestate.

Il 16 giugno i giornali riportarono la notizia che la Procura di Savona sera messa ad indagare sulla questione dei numerosi decessi per malattie tumorali nellarea attorno alla centrale; la magistratura savonese aveva due filoni di indagine aperti su Tirreno Power: uno relativo a eventuali ipotesi di inquinamento ambientale di aria e acqua, laltro riguardante la tutela della salute. Per questo secondo filone i gra-

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vissimi reati ipotizzati (a carico di ignoti) erano di lesioni colpose ed omicidio colposo plurimo. Per poter meglio comprendere lesatta entit del danno ipotizzato, la Procura affid a cinque esperti (medici e scienziati di fama nazionale) il compito di valutare la qualit e gli effetti delle emissioni delle ciminiere e degli scarichi della centrale. Il tutto era la naturale conseguenza delliter incominciato a gennaio, quando era stato depositato in Procura il famoso ed inquietante esposto contro ignoti con le ipotesi di reato di di getto pericoloso di cose, lesioni personali e omicidio per dolo eventuale. Il lavoro dei cinque esperti consisteva anche nello stabilire se effettivamente la centrale, con le sue immissioni di polveri sottili, potesse essere la responsabile dei tumori che hanno ucciso (e fatto ammalare) un gran numero di cittadini dellinterland savonese. Per stabilire tutto ci si sarebbero serviti anche di alcuni studi dellIst: quello comprendente il decennio 19881998 e quello relativo al quinquennio 1999-2004. Il primo per mortalit maschile al polmone rilevava una media annua di 54 casi su 100.000 in Italia, ma che diventavano 97 casi a Savona e ben 112 casi nella sola Vado Ligure. Cifre ancora pi inquietanti per la mortalit femminile annuale su 100.000 abitanti: su 7 casi in Italia ne corrispondevano ben 36 a Noli. Il secondo, invece, riteneva nella norma italiana lincidenza rilevata. Tuttavia, nel 2010, proprio lIst non era stato affatto clemente con lo studio di impatto ambientale presentato da Tirreno Power. Lazienda comunque si mostr sempre e comunque tranquilla, continuando anzi a ribadire lassoluta correttezza del lavoro svolto in centrale. Il giorno seguente unaltra notizia da prima pagina: uno studio dellArpal aveva individuato nei sedimenti melmosi di fronte alla foce del torrente Quiliano (il punto nel quale si riversa in mare lacqua di raffreddamento della centrale) una quantit di elementi inquinanti da far accapponare la pelle.

Nella lista di tali sostanze spiccavano metalli pesanti, arsenico ed idrocarburi policiclici aromatici con valori in alcuni casi anche 100 (cento) volte superiori ai limiti di legge. Le concentrazioni di tali elementi erano talmente alte, rispetto ai dati rilevati durante altre misurazioni effettuate in vari torrenti liguri, da sforare perfino nel grafico dei valori. Ma al di l della notizia di questindagine, ci che fece risaltare larticolo fu la tragicomica constatazione che tale studio (pi volte citato in precedenza dai comitati) era stato dimenticato in Regione, e mai considerato, dal gennaio 2010. Sebbene impossibile, al momento, affermare con certezza che tali livelli preoccupanti siano derivati dallinquinamento della centrale (si deve anche tenere presente che nel secolo precedente sulle sponde del Quiliano erano in attivit diverse industrie e che, comunque, gli inquinanti potrebbero essere stati trasportati in quel punto dalle correnti da altri fondali pi o meno distanti comunque della rada) molti fecero un veloce accostamento tra scarico delle acque e centrale. Il piombo rilevato ammontava a una quantit di 150 mg/kg (il limite consentito di 30 mg/kg), il benzo(a)pirene (idrocarburo policiclico aromatico cancerogeno) a 4,56 mg/kg (il limite invece inferiore allo 0,1). Gli idrocarburi policiclici aromatici sono notoriamente una conseguenza della combustione di fonti fossili. I Comuni, per questo, si misero sullattenti. Il comitato Uniti Per La Salute aveva gi da qualche tempo incominciato a suggerire ad alcuni politici di dare unocchiata a quello studio dimenticato in un cassetto della Regione, come sottolineato dalla stampa. La data decisiva era stata fissata: mercoled 13 luglio. Quel giorno, nella Conferenza dei servizi a Roma, si sarebbe conclusa una lunga stagione per tutta la provincia savonese, lunga quanto la storia della centrale.

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Nei giorni immediatamente precedenti lincontro ci fu una grande agitazione nei gruppi di contestazione, fioccarono dichiarazioni sui giornali di ogni tipo; in testa il MODA e il Comitato ambiente e salute di Spotorno-Noli, inviarono una raccomandata urgente al Ministero dellAmbiente, della Salute e dello Sviluppo economico, al presidente della Commissione Aia, al presidente della Provincia (Angelo Vaccarezza) e al presidente della Regione (Claudio Burlando) richiedendo limmediata chiusura dei gruppi a carbone in attivit obsoleti con pi di quarantanni alle spalle responsabili del massiccio inquinamento della piana. Nelle stesse ore Verdi, Comunisti Italiani, Rifondazione, Sel, MoVimento 5 Stelle, Noi per Savona, Uniti Per La Salute, Arci, Acli, Anpi, Legambiente, Italia Nostra, WWF e altre associazioni del comprensorio presentarono formalmente un Atto di Diffida (inviato al Ministero dello Sviluppo economico, dellAmbiente, alla Regione ed alla Provincia) riguardo al progetto di ampliamento, nel quale si richiamavano varie irregolarit normative (assenza di procedimento AIA, assenza di molte prescrizioni, assenza di una Valutazione di Impatto Sanitario, mancanza di una completa campagna pubblica di controlli, ecc). Anche in questa iniziativa, volta a salvaguardare la salute pubblica (che univa quasi tutte le principali realt associative e partitiche del territorio), spiccava in modo imbarazzante lassenza del Partito Democratico, lasciato nuovamente solo anche dalle Associazioni notoriamente vicine al PD, come Arci, Acli e Anpi. Vado e Quiliano, insieme a tutti gli altri comuni della provincia interessati agli effetti nefasti del carbone (in tutto 18 Consigli Comunali) erano ovviamente schierati dalla stessa parte dei Comitati contro lampliamento a carbone. Lunica arma rimasta a disposizione di tutti questi gruppi e di tutte queste comunit, qualora le decisioni fossero state

prese per il 13 luglio (cio prima del rilascio dellAia), era lazione legale e nei vari comunicati e diffide sottolinearono proprio questa possibilit.

Umiliati e offesi
La sera del 13 luglio, guardando il TGR innanzi ad una fetta danguria o di melone, un numero non quantificabile di cittadini savonesi venne colto da improvviso arresto cardiaco. Ma dur pochi secondi e continuarono tutti a vivere Lampliamento era stato deciso, con un investimento di circa 1400 milioni. I lavori dovrebbero durare 12 anni, divisi in tre fasi distinte: per prima cosa si costruir subito il nuovo gruppo a carbone da 460 Mw che entrer in funzione in sei anni circa (linizio dei lavori stato pronosticato gi per il 2012), nel momento stesso dellavvio dei lavori del nuovo gruppo, inizier la trasformazione del parco a carbone allaperto in un deposito chiuso in silos, e contestualmente anche la ristrutturazione dei due gruppi a carbone in attivit per ridurne parzialmente linquinamento. Quando il nuovo

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gruppo da 460 Mw entrerebbe in funzione, uno dei due gruppi vecchi da 330 Mw verrebbe demolito e sostituito da uno nuovo ma della stessa potenza, e questo, pi o meno, in tre anni. Dopo poco, stessa sorte toccherebbe al gruppo gemello anchesso in funzione dal 1970. Ma per questultima parte del progetto, la costruzione di un nuovo gruppo da 330 Mw (che sarebbe il terzo) potr avvenire solo se prima la centrale otterr adeguate valutazioni ambientali; queste valutazioni (esami epidemiologici e dati ambientali) dovranno essere verificate dal Ministero dellAmbiente e della Salute, da Regione, Arpal, Provincia e Comuni e pagate in toto da Tirreno Power, che per non potr gestirne il controllo come in passato. Entro poche settimane i due Comuni (Vado e Quiliano) si sarebbero dovuti incontrare con Tirreno Power per accordi burocratici quali alcuni interventi rivolti a compensare il disturbo per i lavori come ad esempio linstallazione di impianti solari, eventuali agevolazioni finanziarie e costituzione di una rete per il teleriscaldamento. Grande soddisfazione venne dichiarata dalla Provincia, dallUnione Industriali (il cui vicepresidente proprio Giovanni Gosio, direttore generale di Tirreno Power), Lega e dai sindacati. Un giornalista di Rai3 ci rifer di aver visto festeggiare sindacalisti e industriali insieme nella sede di questi ultimi, anche perch, per le commesse che ne sarebbero scaturite, si ritenne certa la collaborazione e lutilizzo di realt e forze lavorative del posto. Lo stesso Fabio Atzori, come Presidente dellUnione Industriali, dichiar che per Savona come aver vinto al Superenalotto, ma contestualmente anche come Amministratore Delegato della ditta Demont (che ha forti interessi economici con Tirreno Power), in un attimo di confusione tra interesse pubblico e interesse privato, dichiar che, grazie al nuovo progetto di Tirreno Power, finalmente avrebbe potuto assumere 10 nuovi dipendenti. Ricordiamo, per dover di cronaca, che, come riporta il giornale La Stampa, Atzori qualche mese prima era stato iscritto

nel registro degli indagati per false fatturazioni della ditta Demont, proprio per lavori alla Tirreno Power. Totale indignazione espressero i gruppi di contestazione e diverse frange politiche. Tutti (da Legambiente ai Verdi, dal MoVimento 5 Stelle ai vari membri dellopposizione savonese) constatarono come le decisioni prese si fossero rilevate diverse dalle ferme posizioni che fino a pochi giorni prima sembravano far ben

sperare; lAia sarebbe stata rilasciata in seguito allavvio dei lavori (non il contrario) e la realizzazione del terzo gruppo a carbone non era affatto stata scongiurata. Si accus apertamente il governatore Burlando di aver cambiato rotta allimprovviso in viso alle speranze di migliaia di cittadini liguri. E pesanti accuse vennero rivolte anche al PD savonese che in un primo tempo, allepoca delle elezioni regionali, si era prodigato (con tanto di manifesti e raccolta di firme) contro lampliamento, mentre poi La centrale non aveva problemi n di occupazione n di produzione energetica, si diceva. E poi, al di l di tutto, non venne speso un rigo a favore del metano. Perch il carbone (universalmente noto per la pericolosit della combustione) poteva essere bruciato e il metano (un po pi costoso s ma con molti meno rischi inquinanti) nemmeno preso in considerazione? O perch il carbone s e il solare, leolico o chiss che altro invece nada? Milena De Benedetti (consigliere comunale a Savona del MoVimento 5 Stelle) afferm: Sono calpestate le volont e le esigenze dei cittadini da coloro che col voto dovrebbero rappresentarli. Questo avviene in termini e modi che sanno di presa in giro e offesa alla loro intelligenza. Far passare per condizioni poste allazienda in cambio di, quelle che dovrebbero essere invece richieste obbligatorie a prescindere. Annunciare nei titoli No al terzo gruppo quello che invece nella sostanza un s totale e

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incondizionato a qualsiasi desiderata di Tirreno Power. I Verdi, tramite il portavoce Simona Simonetti, si espressero invece in questi toni: Lampliamento stato concesso nonostante la consapevolezza dei danni alla popolazione. Inoltre non vi necessit energetica: lItalia tecnicamente autosufficiente e nei confronti del Pd (che era comunque soddisfatto delle decisioni) afferm che la giunta deve spiegare agli abitanti della provincia di Savona perch ha concesso lampliamento nonostante lelevato tasso di tumori e malattie polmonari riscontrato nella provincia di Savona, senza che vi sia necessit di una nuova energia. Non piacque nemmeno molto la condotta di alcuni quotidiani che, nelle sezioni locali, trattarono o sbrigativamente la clamorosa notizia (poco spazio per una notizia di quel peso) o utilizzarono titoloni ingannevoli (Tirreno Power cede), quasi avessero voluto far passare lerrata idea che la Regione laveva avuta vinta sui progetti dellazienda. Stefano Milano della Ubik pubblic su Internet alcune personali riflessioni; tra queste spiccava laccostamento del 13 luglio 2011 ad una sorta di giorno del giudizio che negli anni a venire, nei decenni futuri, sar ricordato come la data pi terribile della storia locale: il giorno della condanna a morte di centinaia e centinaia di persone. E tutti, davanti al dolore di un caro in sostanza ne sapranno la causa. Lo scritto venne anche esposto in alcune bacheche pubbliche:

Hanno vinto loro: chi fa affari sulla nostra pelle, chi mette pancia sopra i nostri diritti. Non hanno avuto piet dei nostri polmoni, non hanno avuto paura di future manette per omicidio colposo plurimo. Da domani, potranno trovare le ali spezzate del nostro Senso Civico nel Mercatino dellusato. A fianco di Felicit e Futuro, Salute e Diritti, se non li hanno gi venduti. Tredici Luglio Duemilaundici: ci ricorderemo di questo giorno opaco, quando negli anni a venire moriranno molti pi figli della nostra gente. Per mali ineluttabili. Ovviamente. Del tutto inascoltate furono dunque le grida dallarme lanciate da medici, scienziati e oncologi di fama internazionale, dai medici per lambiente, dallOrdine dei Medici, dalle associazioni ambientaliste. Il progetto peraltro fu portato avanti da azienda, Ministeri e Regione anche al costo di aver creato una grave frattura con il territorio, dato che non tenne conto della posizione della popolazione savonese e di tutti i sindaci dei 18 comuni interessati, contrari allampliamento. Un progetto propagandato come una contropartita necessaria per indurre lazienda ad effettuare quegli interventi di miglioramento per gli impianti esistenti che invece sono richiesti per legge dalla normativa IPPC. Lazienda, per ottemperare ai suoi obblighi di legge, chiese e ottenne quindi una pesantissima e inaccettabile contropartita in termini di futuri danni ambientali e sanitari. La segreteria Provinciale del PD (guidata da Livio Di Tullio), principale sostenitrice del progetto di ampliamento (e quindi secondo i Comitati moralmente responsabile della gestione da anni della questione Tirreno Power), sulla centrale aveva dichiarato piena fiducia negli organismi pubblici prepo-

La Morte si sconta ampliando


Ieri arrivata la decisione: costruzione di nuovi devastanti gruppi a carbone per Vado/Savona, contro la nostra volont Ieri hanno deciso per lampliamento della centrale a carbone di Vado Ligure. Nuovi gruppi a carbone che devasteranno la nostra Provincia per altri 50 anni.

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sti al controllo della salute delle persone, e questo pur sapendo della insufficiente misurazione delle nocive polveri PM2,5 da parte dellARPAL (i cui dirigenti regionali peraltro sono gi stati indagati in altre circostanze dalla Procura di Genova per falso, turbativa dasta ed altri gravi capi daccusa), della nulla misurazione delle pericolosissime polveri ultrafini PM1 e PM0,1 (che nessun gruppo energetico anche di nuova generazione in grado di trattenere), della mancanza di controlli pubblici delle emissioni delle ciminiere della centrale e degli scarichi idrici (il controllo effettuato dalla stessa Tirreno Power: il controllato anche il controllore), della non ottemperanza di molte prescrizioni, della mancanza di Autorizzazione Integrata Ambientale, dei valori di inquinamento di aria, acqua e terreno fuori norma, dellassenza di una seria indagine epidemiologica, di una Valutazione di Impatto Sanitario, di un Registro Tumori, del non adeguamento di Tirreno Power alle normative europee.

Tutto a posto e niente in ordine


A pochi giorni di distanza dalla decisione i toni non si erano affatto calmati e sembrava proprio che non ci si fosse affatto rassegnati alla notizia. Secondo il sindaco di Vado, Caviglia, prima di sei o sette anni i lavori non sarebbero cominciati affatto: prima di tutto si sarebbe dovuta effettuare lindagine epidemiologica (condizione presente nella prescrizione inserita nel Via del 27 luglio 2009). Il MODA non us mezzi termini: Regione e Provincia hanno fatto solo gli interessi di Tirreno Power perch oltre ad autorizzare il nuovo gruppo, non hanno nemmeno imposto la chiusura immediata dei due gruppi a carbone obsoleti. Tutto questo evidenzia che gli enti non hanno tenuto conto dellampia documentazione scientifica sullinquinamento prodotto dalla centrale. Ci auguriamo almeno che i Comuni facciano ricorso al Tar. Nel mondo politico scoppi anche una poco nobile diatriba tra i due principali partiti

(PDL e PD), tra chi per primo aveva creduto nella causa della ristrutturazione della centrale da poco approvata. Una sorta di rincorsa ad attribuirsi i meriti di un ampliamento di potenza con nuovi gruppi energetici a carbone, la cui durata prevista di funzionamento di circa 50 anni. Il PD e la CGIL (il segretario PD Di Tullio era stato per anni segretario della Camera del Lavoro e, secondo molti, ha ancora una enorme influenza operativa sullazione di questo sindacato) hanno sempre giustificato il loro sostanziale sostegno al progetto ritenendo che solo con gruppi energetici di nuova generazione si poteva convincere lazienda Tirreno Power a inquinare meno, e che se non si fosse intervenuti ci saremmo trovati i vecchi gruppi (molto inquinanti) funzionanti per molti altri anni, con maggior danno per la popolazione. Intanto i sindacati, dopo aver appoggiato liniziativa andata a buon fine, incominciarono a richiedere garanzie: cerano diverse ditte della zona che avrebbero potuto lavorare nella fase di restyling. Le istituzioni dovevano ora garantire diversi posti di lavoro. Uniti Per La Salute invi una lettera dai toni poco pacati a Burlando, ricordando al governatore che, stando al Via del 2009, prima dellinizio dei lavori dovr essere prodotto uno studio epidemiologico per evidenziare la presenza o meno di patologie collegate agli inquinanti emessi dalla centrale, ribadendo che in uno stato di diritto, dove si rispettano le leggi, ad una prescrizione debba essere dato seguito. Ma ce ne fu anche per lassessore regionale allAmbiente Renata Briano che, sui giornali, aveva affermato che aspettare lindagine epidemiologica sarebbe stata unimposizione che va contro il principio, accolto da tutti di migliorare la situazione ambientale della zona. A lei venne ricordato che se lindagine epidemiologica prevista prima dellinizio dei lavori, la si ottempera e basta. Ad entrambi doveva essere ben chiaro che i due gruppi non possono restare come sono ma per legge, dovevano gi essere adeguati alle migliori tecnologie dal 2007 e soprattutto senza condizioni.

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Lex assessore regionale allAmbiente, Zunino, capogruppo PRC a Savona in Consiglio Comunale, asser che la partita legata allampliamento della centrale Tirreno Power tuttaltro che chiusa. E non parlava solo delle azioni legali. Pregava tutti i gruppi e le frange politiche che si erano sempre mossi contro le iniziative di ampliamento di non mollare e accus, oltre che la Provincia, i sindacati: i principali responsabili della frattura interna al blocco che protestava senza apparente motivo. Non esiste in questo settore disse unemergenza posti di lavoro. E loccupazione poteva essere potenziata e tutelata anche con impianti a metano.

I magistrati, stando alle cronache giornalistiche, pare siano determinatissimi a giungere a una conclusione, anche in tempi pi brevi del previsto. Molti sono coloro che potrebbero rischiare: manager, politici, amministratori, anche i sindaci, che in qualit di Primi Responsabili della tutela della Salute pubblica non avrebbero fatto abbastanza per impedire tale situazione ambientale. Lindagine della Magistratura, infatti, potrebbe finalmente fornire alla comunit savonese uno studio epidemiologico serio, dopo che precedenti ricerche sulla salute del territorio hanno fornito dati sostanzialmente non omogenei o non attendibili, nonch una indagine ambientale che indichi quale lo stato di degrado delle zone pi esposte alle ricadute degli agenti tossico nocivi e cancerogeni prodotti dalla combustione del carbone per anni. La Provincia, nello stesso tempo, affid alla societ Ireos il compito di monitorare, tramite due stazioni (a Varazze e a Finale Ligure), la quantit di polveri sottili (PM 10) presenti nel territorio savonese. I rilevamenti dovrebbero avvenire nel biennio 2011-2012 e dovranno quantificare anche la presenza di sostanze particolari quali: benzopirene, arsenico, cadmio, nichel e piombo. E quando, dopo settimane di piovaschi, finalmente agosto sprigion la tipica ondata di caldo e afa, una ennesima notizia da brivido: i rilevatori sparsi sul territorio evidenziarono una anormale e pesante presenza di benzene (gi nota sostanza cancerogena) nellaria di Vado; ma il fatto clamoroso stava nel momento della giornata in cui si avevano picchi da avvelenamento. Infatti in piena notte a Vado la presenza di benzene sale a livelli insopportabili, cio quando le vetture (uniche responsabili di detto tipo di inquinamento nelle aree non industriali) non sono che una manciata in tutto, sparse per stradicciole deserte. Si ricorda a proposito che il benzene pu

Luned 25 luglio, in Procura, si tenne la riunione operativa con tanto di proiezione di filmati riguardo alla questione Tirreno Power (per comprendere a che punto si era nelle indagini e quali sarebbero potute essere le mosse future); presenti, oltre al procuratore Granero e al sostituto Paolucci, la polizia giudiziaria e ovviamente i consulenti nominati a giugno: Paolo Crosignani (primario dellIstituto tumori di Milano nonch perito di parte della cittadinanza di Casale Monferrato durante il processo per i danni dellEternit), Valerio Gennaro (responsabile allIst di Genova del dipartimento di Epidemiologia e membro di Medici per lAmbiente), e il dottor Paolo Franceschi e altri due specialisti nel campo scientifico-biologico. Limportante sar trovare un nesso di causalit tra le numerose morti per cancro nella zona e le emissioni della centrale.

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avere almeno altre due origini: pu derivare dagli spurghi di industrie chimiche o dalla combustione del carbone. Purtroppo a Vado esistono sia la centrale a carbone sia industrie chimiche importanti. Stando alle voci che come al solito seminano il terrore tra i cittadini, dette industrie si adopererebbero proprio di notte (quando tutti o quasi dormono e quando la visibilit non nitida come in pieno giorno) a far fuoriuscire tutto il potenziale inquinante prodotto nella giornata da sfiatatoi e ciminiere. Il Comune di Vado ha tuttavia dichiarato che il problema della concentrazione del benzene stata s pi elevata del solito, ma non cos tanto da destare preoccupazioni; la colpa di tali sforamenti andrebbe ricercata proprio nelle calde ed afose giornate dagosto che hanno impedito alle sostanze di disperdersi con facilit nellatmosfera. Alla fine di agosto le associazioni ambientaliste Greenpeace, Legambiente, WWF e Medicina Democratica hanno proposto una moratoria per bloccare la costruzione del nuovo gruppo da 460 Mw in attesa degli esiti della Magistratura; tra le motivazioni forti, oltre a ribadire che i danni derivanti dallinquinamento a Vado ammontano almeno a circa 140 milioni di euro allanno (e in un periodo difficile per leconomia pare assai un grande spreco), spicca quella che dichiara che sono troppe le documentazioni scientifiche locali, nazionali ed internazionali sui danni allambiente, alla salute e sui tassi di mortalit prematura legati alla centrale termoelettrica di Savona, con le aggravanti di essere una centrale in citt, ovvero dislocata in un centro abitato e in unarea gi pesantemente sottoposta a quarantanni di inquinamento industriale. Nel documento si ricordava come laumento delle emissioni di CO2 derivante dallampliamento della centrale andrebbe contro gli importantissimi accordi presi dallItalia nel protocollo di Kyoto. Secondo Greenpeace il carbone rappresenta la

prima minaccia per lequilibrio climatico mondiale: oltre un terzo delle emissioni mondiali di CO2 si devono alluso di carbone. La battaglia per salvare il Pianeta dalla crisi climatica dunque una battaglia contro il carbone. Ogni nuova centrale a carbone o ogni ampliamento un atto criminale contro la sopravvivenza della vita stessa sul Pianeta. Il Comune di Vado appoggi tale iniziativa. Nel frattempo il 13 settembre 2011 Gianfranco Gervino e lassociazione Uniti Per La Salute, con la consulenza dellavvocato di Rovigo Matteo Ceruti (uno dei massimi esperti italiani di cause ambientali), coinvolsero un insieme di partiti e associazioni con lintenzione di attivare una serie di iniziative legali contro il progetto, dando cos seguito allatto di diffida da essi presentato due mesi prima. In primo luogo, dissuadere i sindaci di Vado e Quiliano Caviglia e Ferrando dal sottoscrivere la convenzione tra azienda, Regione e Provincia prevista dallaccordo di luglio e dallaccettare le compensazioni economiche cos previste per le aree interessate, dato che la loro accettazione alla convenzione avrebbe fatto decadere qualsiasi ricorso legale passato e futuro dei due enti territoriali, e avviato quindi liter del potenziamento della Centrale. Per pura coincidenza, nello stesso giorno lassociazione Casa della Legalit (guidata da Christian Abbondanza) and oltre, e denunci con un esposto in Procura i sindaci di Vado e Quiliano per omissione di atti dufficio perch, in quanto Primi Responsabili (anche penalmente) della tutela della Salute pubblica, non avevano fatto quanto in loro potere per lincolumit dei cittadini. Secondo lesposto i sindaci sono legittimati ad adottare ordinanze urgenti in presenza di un pericolo imminente ed attuale (ai sensi dellart. 50 D.Lgs. 267/2000), e sono legittimati ad

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emanare ordinanze per la cessazione di attivit lavorative nocive e dannose per la salute pubblica (ai sensi dellart. 13 Legge 833/1978). Nellesposto si affermava: davanti a dati inconfutabili sulla fonte di inquinamento derivante dalle attivit degli attuali impianti della centrale, oltre al fatto che i limiti di legge non verrebbero nemmeno rispettati a seguito dellampliamento della centrale, i due sindaci hanno omesso ladozione dei provvedimenti necessari alla tutela della salute pubblica e conseguenti allattuazione del principio di Precauzione. La Casa della Legalit si richiam anche allordinanza del sindaco di Civitavecchia, il quale aveva prescritto e ottenuto la chiusura immediata e la dismissione della locale centrale Tirreno Power per contemporanea e consolidata presenza di rilevanti fattori di pressione ambientale, per lo stato di sofferenza sanitaria della popolazione, registrato da diverse indagini epidemiologiche, perch le decisioni strategiche rispetto ai piani di riconversione energetica devono tener conto dello stato di salute della popolazione residente. Queste iniziative di varia natura che avevano per oggetto lazione dei due sindaci si basavano sulla considerazione che essi non potevano non sapere della reale entit del pericolo per la salute pubblica derivante dall'inquinamento prodotto dagli impianti della centrale. Ci venne anche accentuato dalla tardiva pubblicazione (due mesi dopo la sua emissione) della perizia giurata Analisi critica della documentazione tecnica relativa alla centrale Tirreno Power compiuta dalla ditta Terra srl e commissionata proprio dagli stessi due Comuni, la quale forniva unanalisi estremamente critica del progetto. Queste azioni erano ormai tra le ultime armi giuridiche utilizzabili dalle organizzazioni savonesi che avevano a cuore il problema ambientale. In attesa che la Procura

A nessuno permettiamo di calunniare lAzienda. Tirreno Power e le contestazioni


Come detto in precedenza, Tirreno Power si sempre dichiarata unazienda trasparente ingiustamente accusata di orribili colpe. Per questo motivo ha diverse volte sostenuto la volont di intraprendere azioni legali nei confronti di alcune frange politiche e pi in generale dei gruppi di contestazione che ritengono invece gli impianti non solo inquinanti, ma anche responsabili della morte di un numero indeterminato di cittadini del savonese. Ancora pochi mesi fa, a gennaio, in concomitanza con la deposizione in Procura dellesposto per omicidio colposo di un gruppo di cittadini, non si fatta attendere la risposta decisa dellazienda. Tirreno Power una societ nata ufficialmente nel gennaio 2003 (ma si era costituita gi lanno precedente, quando rilev dallEnel una sua genco, la Interpower S.p.A.) che vanta diversi impianti energetici sparsi per lItalia; al momento proprietaria di tre centrali elettriche (Vado Ligure, Torrevaldaliga e Napoli) e diverse centrali idroelettriche nel nord (nel savonese di Tirreno Power la diga di Osiglia). Azionisti della Tirreno Power sono diverse societ: la principale la GDF SUEZ (50%) alla quale contrapposta una triade con un altro 50% (Sorgenia, Hera, Iren). Per questo motivo Tirreno Power ha sottolineato che la societ non di propriet della famiglia De Benedetti e non fa parte del gruppo CIR. Sorgenia, societ del gruppo CIR, il secondo azionista di Tirreno Power con una quota di circa il 39%. Il resto del capitale posseduto da GDF SUEZ, Hera ed Iren. Il progetto di Vado uniniziativa del management di Tirreno Power, condivisa con tutti gli azionisti della societ. Il motivo per cui si sentita in dovere di chiarire la questione ricollegabile ancora una volta alle accuse di certi gruppi e comitati che ritengono fin troppo sfacciata la presenza di De

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Benedetti in un contesto politico gi marcatamente di sinistra e che quindi tenderebbe ad acconsentire ampliamenti senza troppi problemi. Cos come aveva fatto lEnel, anche Tirreno Power si fin da subito mostrata disponibile ad aiutare in pi modi le comunit della piana in occasione di feste e iniziative varie, elargendo una certa quantit di contributi a seconda della questione. Oltre ad aver sponsorizzato diverse sagre e altre simili feste di paese, risultata fondamentale anche per lo sport e per la cultura (da incontri con importanti personalit dello spettacolo a concerti, tra cui quello di Cristiano De Andr, il quale per a fine concerto firm un documento intitolato Quando lo sponsor inquina). Negli ultimi mesi, per, in occasione proprio delle decisioni sullampliamento, i Comuni hanno fatto marcia indietro e non hanno pi mostrato affatto gli stendardi dellazienda nelle solite iniziative pubbliche. Tirreno Power ha sempre sostenuto che la centrale di Vado allavanguardia sotto tutti i punti di vista, soprattutto per quanto riguarda limmissione di particelle velenose e cancerogene. Proprio nel sito Internet della societ si pu leggere: LAzienda dedica grande attenzione al rispetto dei parametri ambientali ed ha adottato un Sistema di Gestione Ambientale che ha permesso alle Centrali di Vado Ligure e Torrevaldaliga (Civitavecchia) di conseguire la certificazione ISO 14001 e la registrazione EMAS (Eco-Management and Audit Scheme) garanzia di ricerca, innovazione ed eccellenza di performance ambientali. Riguardo alle perplessit di un gran numero di cittadini che durante la stagione invernale ha notato fuoriuscire dalla ciminiera funzionante una gran quantit di vapore di color grigiastro che, con il buio, assumeva inquietanti colorazioni, venne riba-

dito che il fatto esclusivamente attribuibile al fenomeno di condensazione del vapore acqueo conseguente al periodo di freddo intenso. Il fenomeno dunque destinato a ripetersi nei giorni in cui le temperature scendono a valori prossimi allo zero. Questo perch destavano preoccupazione le ipotesi di alcuni ex operai di industria. Costoro raccontavano che, quando ancora lavoravano, le vecchie industrie con fumaioli della piana avevano s filtri per impedire che le polveri fuoriuscissero nellatmosfera, ma una volta pregni erano semplicemente girati nellaltro senso e quindi depurati facendo cos fuoriuscire quantit di veleni inimmaginabili nelle giornate invernali, quando appunto locchio fa fatica a distinguere la semplice condensa con il fumo vero e proprio. Tirreno Power ribad che: le emissioni al camino sono costantemente monitorate in applicazione delle vigenti disposizioni di legge e vengono rese disponibili in tempo reale alla Autorit di Controllo preposta. Sulla questione torn pi volte sottolineando: Limpatto ambientale attuale dellimpianto costantemente monitorato dagli enti pubblici chiamati alla tutela della salute e come ribadito ufficialmente in pi occasioni non desta preoccupazione. Le attivit di ricerca giunte a conclusione recentemente [...] svolte dagli enti pubblici specializzati (documenti ufficiali della Regione Liguria, studio dellIST, Istituto Scientifico Tumori, e ASL 2 Savonese7) hanno ribadito lassenza di rischio specifico. Per quanto riguarda le emissioni, la provincia di Savona al 25 posto in Italia per le minori concentrazioni di polveri sottili confermando una qualit dellaria pi che buona (dati ambientali APAT annuario 2007).

7 Tirreno Power, per rassicurare la popolazione, ha sempre tirato in ballo questi dati affermando di essere, dunque, perfettamente in regola. grazie proprio a questi esami che lazienda si permessa di bollare come ca-

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Riguardo alle recenti decisioni in merito allampliamento, lazienda ha pi volte garantito la seriet innanzi agli impegni (onerosi) stabiliti il 13 luglio con la Regione: numerosi gli impegni prescritti tra i quali limmediata adozione dellautorizzazione integrata ambientale A.I.A. per i due gruppi esistenti (VL3 e VL4), la copertura del parco carbone, la realizzazione di una nuova e moderna rete di rilevazione e listituzione di un Osservatorio permanente su base regionale per il monitoraggio ambientale ed epidemiologico guidato dal Ministero della Salute e dalla Regione Liguria. Per soluzioni adottate e tecnologia applicata, limpianto vadese sar una delle centrali pi avanzate in esercizio in Europa, divenendo punto di riferimento del settore. Va ricordato che, per, su tutti questi dati gli amministratori della centrale per anni hanno sempre rifiutato qualsiasi confronto pubblico con lOrdine dei Medici, con i Comitati e pi in generale con la cittadinanza, lasciando ad alcune delle migliori agenzie pubblicitarie italiane una massiccia comunicazione fatta di slogan facilmente smentibili dai dati scientifici (abbiamo la tecnologia, carbone pulito, ampliamo per migliorare laria, per crescere insieme).

Le ultime indagini sullinquinamento


Il MODA, nelle persone di Virginio Fadda, biologo, e del medico Torcello (ormai da pi di trentanni impegnato nelle campagne di indagine riguardo al reale stato dellinquinamento nella piana) continuarono a contestare le decisioni politiche, locali e nazionali, che propendono per lampliamento degli impianti. Il comitato, ad ogni nuova affermazione favorevole al potenziamento, non faceva attendere la propria risposta sui giornali come sugli altri media che mostravano interesse per la questione, ribadendo con dati alla mano il proprio NO alle idee dominanti nellestablishment che si trova a governare le sorti della gran parte dei cittadini (e si vogliono intendere anche schieramenti opposti che, per quanto di orientamento differente, paiono concordi su talune questioni e iniziative). Dagli ultimi dati resi noti dagli studiosi sopraccitati (estate 2010) e che si rifanno anche a studi internazionali, si pu rilevare che: ogni anno dalla centrale fuoriescono 5 milioni di tonnellate di anidride carbonica, 5.500 tonnellate di ossidi di zolfo,
Il dottor Paolo Franceschi intervistato per un servizio sul problema della centrale di Vado da un giornalista Mediaset. Il servizio and in onda nel maggio 2010 a Mattino Cinque, seguitissimo programma su Canale 5 condotto da Federica Panicucci.

lunniatori tutti i gruppi di contestazione e lOrdine dei medici. Tuttavia, come perfino documentato da un servizio televisivo del TGR della Rai proposto a decine di migliaia di liguri (ora facilmente visibile su Youtube), la dott.ssa Marina Vercelli che lo realizz si sostanzialmente discostata dalle conclusioni utilizzate da Tirreno Power dicendo che linchiesta non era centrata su Vado, ma faceva la media tra zone esposte e non della Provincia. Il TGR concludeva che servirebbe ben altro per fugare i dubbi. Lepidemiologo dellIst Valerio Gennaro aggiunse che in Liguria non ci sono ricerche precise sulle zone a rischio, se non quelle ordinate dalla Magistratura.

4.000 tonnellate di ossidi di azoto, qualcosa come 6.500 tonnellate di polveri sottili secondarie cancerogene e cardiotossiche (stimate per i gas emessi in atmosfera). Senza considerare che tut-

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ti i discorsi sullampliamento della centrale sarebbero decisamente anacronistici: se un tempo si poteva affermare che linquinamento cera (quando era velatamente fatto intendere, ovviamente) perch di fatto non esistevano leggi o normative specifiche a riguardo (o se cerano non ne era garantita lefficacia in quanto non applicate in tutte le situazioni), oggi esistono specifiche leggi e normative che vietano certi exploit. Senza contare che, secondo i parametri dello studio Externe dellUnione Europea, il progetto di ampliamento porterebbe danni allambiente per 140 milioni allanno, pesantissimi danni alla salute dei cittadini, alle attivit turistiche, al settore agroalimentare, cos come accaduto nelle altre citt dove sono dislocate centrali a carbone. Comunque i gruppi 3 e 4 risulterebbero anche illegali secondo le nuove disposizioni italiane (che ricalcano in sostanza le decisioni europee). Anzi, tali gruppi produrrebbero circa l80% di tutto linquinamento dellimpianto, superando ampiamente i valori limite stabiliti dallUe in valori Bat (acronimo straniero per migliori tecnologie disponibili); qualora anche venissero ristrutturati (come si stabilito da progetto) non si avrebbe un miglioramento: come gi detto pi volte gli impianti sono troppo datati per poter competere con le moderne direttive europee. Affermazioni, queste ultime, ribadite dal Ministero dellAmbiente (nella dichiarazione di Via). Infine, molta paura si dissemin tra i cittadini quando venne reso noto che il Piano Provinciale dei rifiuti prevedeva anche che si sarebbe potuto bruciare nella centrale (cos come nei cementifici) il Cdr derivato dai rifiuti (ma da sottolineare che alcuni esponenti della politica non ritengono affatto possibile un tale rischio perch il Piano Provinciale non prevederebbe tale condotta). Ma non furono nuove questioni: un certo tipo di spazzatura era gi stata combusto in una centrale (quella di Milano e pare anche vecchi copertoni della Pirelli). Chiss! forse per

i tempi non destarono sconcerto o allarme nella moltitudine che oggi (anche politicamente schierata) accalca i meeting sulla questione e che, novelli Savonarola, immediatamente griderebbe allo scandalo sfoggiando, su palchi improvvisati nelle piazze, conoscenze pedanti (e spesso confuse) snocciolando brani di testi ambientalisti o di Diritto. Grande eco hanno sulla questione diversi medici tra i quali il pneumologo Paolo Franceschi da molti anni cerca di dimostrare quanto gli impianti siano nocivi. Ad ogni nuova iniziativa funesta (per i cittadini, non per leconomia, sintende) riguardante il sito non si deve attendere a lungo per leggere un intervento, anche di poche righe, su giornali, o per vedere interviste in televisione. Per la competenza nel campo delle conseguenze insite nella respirazione di polveri nocive e metalli volatili che fuoriescono dalle industrie, il dottor Franceschi ha spesso fatto rilevare come molti bambini, anche neonati, soffrano di asma e siano affetti ad allergie per metalli quali il nickel. In passato, quando dalle ciminiere uscivano metalli volatili in gran quantit, la vita di decine e decine di bambini era impossibile nella citt: continui problemi alla respirazione, eczemi, irritazioni, tosse cronica e uno stato di malessere continuo e invalidante costringeva (chi se lo poteva permettere) a mandare i figli in collegio nel basso Piemonte oppure da parenti che vivessero distante parecchi chilometri da Vado. E chi non poteva permettersi tale lusso forse qualcuno potr raccontare assai meglio la vita tragica, da isolato, di quei pochi supersiti che hanno respirato lintera tavola di Mendeleev. Per una fortunata serie di circostanze almeno, dipende dal punto di vista in pochi mesi presero decisa posizione contraria allampliamento sia lOrdine dei Medici che i gi noti gruppi ambientalisti e gli Enti locali. Sulla scia di tutto ci nacquero nuovi e spontanei movimenti di cittadini; uno degli avvenimenti pi importanti dal punto di vista popolare fu lo spettacolo (Conferenza scientifica) tenuto da Beppe

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Grillo in Piazza del Popolo a Savona nellestate 2007, manifestazione alla quale parteciparono come spettatori moltissimi cittadini del savonese e come relatori diversi medici ed ingegneri (tra i quali il dottor Paolo Franceschi e Maurizio Pallante, consulente del ministero dellAmbiente). Proprio in occasione delle nuove manifestazioni di dissenso, la Rete incominci ad essere largamente impiegata per informare i cittadini sulle novit riguardo alla centrale; nacquero cos, o comunque ebbero pi felice esistenza, un gran numero di siti Internet e blog zeppi di informazioni, commenti e documentazione fotografica riguardo alle pi recenti presunte fuoriuscite nocive dal fumaiolo attivo. LIst-Asl 2 tenne monitorato un gran numero di persone tra il 1994 e il 2004; risultato del lavoro fu che, stando agli esperti del settore, non ci sarebbero rischi sulla salute per via dellinquinamento. Venne scritto: La mortalit per tumore non dipenderebbe da fattori ambientali [...] la mortalit associata prevalentemente alle patologie del sistema circolatorio, come noto pi correlate agli stili di vita che ai fattori ambientali. Allineata con i dati nazionali e regionali (o inferiore) la mortalit per tumore. Invece Torcello e Fadda asserirono che la mortalit totale in Provincia di Savona aumentata sia nei maschi che nelle femmine rispetto alla media regionale e che gli incrementi di mortalit sia generale che per malattie tumorali , cardiovascolari e respiratorie, si concentrano prevalente nelle aree che presentano maggiori livelli di inquinamenti stabiliti in base agli studi di biodiversit lichenica condotti negli ultimi 15 anni in Provincia di Savona da ARPAL, Regione Liguria, Universit di Genova. Molto sconfortanti i dati forniti dai due studiosi: paragonando la centrale di Vado Ligure a quella simile di Sempra Twin Oaks 3 in Texas (USA), e riferendosi a degli studi condotti su tale impianto dal Public Citizens Texas Office e dalla Sustainable

Energy and Economic Development Coalition (SEED), i medici del MODA hanno potuto concludere che per la centrale a carbone di Vado-Quiliano, dal 1978 al 2008, in 30 anni di funzionamento prevalentemente a carbone, si potrebbe stimare una mortalit prematura di circa 3.380 morti (con una stima relativa di costi pari a 2 miliardi di dollari), cos distinti: 3.200 morti in 20 anni (periodo 1978-1999) 140 morti in 7 anni (periodo 2000-2006) 40 morti in 2 anni (periodo 2007-2008) Basandosi su studi internazionali noto che: per i bambini colpiti da eccessivo inquinamento si rilevato che le facolt intellettive si riducono di molto (QI decisamente preoccupante), oltre che un maggiore rischio di malformazioni. stata constatata grande frequenza dellautismo in vicinanza a centrali a carbone, cos come linsorgenza di malattie degenerative dellapparato muscolare (sclerosi). Nel savonese, secondo i sondaggi, vi un picco di queste patologie e non se ne comprende la ragione. Secondo lo scienziato Garca-Prez intorno alle centrali a carbone la mortalit per tumori polmonari, alla laringee alla vescica superiore alla media del resto del territorio e il dott. William Grant fa ammontare tale quantit al 6% in pi circa. Analizzando il cordone ombelicale dei neonati che nascono in corrispondenza ad impianti che funzionano a carbone si constatato che vi una gran quantit di addotti DNA-IPA (idrocarburi policiclici aromatici, gi negli anni Ottanta considerati cancerogeni) che porterebbero ad una maggiore probabilit, nelladulto, di sviluppare tumori. Dalle centrali, poi, fuoriuscirebbe naturalmente mercurio. E per quanto riguarda lantica questione delle radiazioni (ti ricorderai, lettore, nelle pagine precedenti le accuse sollevate a principio degli anni Ottanta), si ribadisce che ovviamente nel carbone combusto ci sono tracce di radio, torio, ecc e quindi

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Pomodori verdi fritti al cianuro


Secondo i Comitati la centrale non produce ricchezza e buona occupazione, ma soprattutto diseconomie, e perdita di posti di lavoro nel settore turistico e agroalimentare. In citt come Civitavecchia, Brindisi, Porto Tolle la situazione molto grave: intere economie agroalimentari e turistiche compromesse, divieti di coltivazione (a Civitavecchia vietato coltivare in un raggio di diversi chilometri dalla centrale, che pure non si trova accanto alle abitazioni), migliaia di posti di lavoro persi, tumori e altre patologie mediche diffuse ovunque, e i tanto promessi controlli allinquinamento spesso non vengono neanche effettuati. Danni inestimabili anche al Sistema Sanitario Nazionale. LArci a questo proposito aveva rivolto al Governatore Burlando una domanda molto precisa: Dato che il bilancio del settore sanitario Ligure al collasso, non pensa che sia importante decidere preventivamente contro ipotesi industriali che prevedano il carbone, dato che le patologie che ne derivano a Savona comportano costi sanitari per molte decine di milioni di euro allanno, pesando drammaticamente nel bilancio regionale?. Non si comprende come mai a Vado e Quiliano non ci siano divieti di coltivazione ma, anzi, le pianticelle di pomodori e melanzane vengano su che un piacere letteralmente a pochi passi dal carbonile. Non si comprende neanche perch alla foce del fiume Quiliano, dove sono stati riscontrati livelli abnormi di inquinamento, non venga attuato il divieto di balneazione. Presto i turisti milanesi e torinesi sapranno del peggioramento della condizione ambientale della Provincia savonese. E ci si chiede quale vocazione strategica e quali linee di sviluppo siano state delineate per la Provincia di Savona per fronteggiare la globalizzazione e le economie asiatiche. Lamletica domanda : il marketing turistico o il carbone? E in questo caso avere un bel teschio bianco e ghignante in mano non sarebbe solo un fatto scenico, quanto un faccia a faccia con la propria coscienza per le tante, troppe, persone che a Roma o a Genova hanno deciso della sorte di migliaia di savonesi non secondo coscienza. Un faccia a faccia anche con la realt del mondo della chimica, a quanto pare enigmatica. Per chi vuole che resti tale.

Che cosa rappresenta la centrale oggi?


La centrale una struttura affascinante, vista da fuori e oggi rappresenta tante cose. anzitutto il simbolo incontrastato della citt (le rovine di Vada Sabatia non sono nulla in confronto; e nulla sar anche il nuovo terminal portuale. Vado e sar per sempre le ciminiere). I bambini da generazioni disegnano fin dallasilo una citt che ingombrata da due giganteschi tubi caratteristici che sembrano sorreggere il cielo, il cielo infantile costituito da qualche riga azzurra (e non macchiato di nero); e tra le case addossate ai tubi scarabocchiano una freccia con su scritto casa. una meta geografica: per chi lavora e vive in localit liguri agli antipodi, le ciminiere simboleggiano la vicinanza o la lontananza da un punto ben preciso che si vuole raggiungere o lasciare per tornarsene sulla propria strada. E poi sinonimo di propaganda commerciale; quanti esercizi si vantano della loro vicinanza con gli impianti, in messaggi trash quali cartelloni provocanti o sketch in radio e tv locali, dove una maliziosa signorina o un intrigante ragazzetto in giacca e cravatta invita a recarsi direttamente ai piedi delle ciminiere? Ma anche un sistema che si regola da s e che non ha alcun rapporto con il mondo quotidiano di chi abita in citt, di chi passa per lautostrada per i suoi affari e di chi trascorre il pomeriggio nei saloni di merci graziose e raffinate; sta l, immobile e quando d segni di vita generalmente ci si preoccupa. Anche per questo, nel contempo, luogo per tanti di mistero e paura; la particolarit della centrale sta nel fatto che concentra buona parte delle angosce e paure dei cittadini che temono i possibili rischi per la salute. Pare una struttura inaccessibile, sebbene a frotte la mattina e la sera passano per i cancelli miriadi di operai e impiegati e ci che vi si fa allinterno, nel bene o nel male, fa s che

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un impulso elettrico rischiari la notte con un semplice tac quando lo si desidera. La fantasia, innanzi a grandi opere, ha sempre prevalso su chi sta al di fuori del fenomeno. Se si vuole si pu anche vedere la centrale non come simbolo ma come unit di ingegneria applicata, come se si leggesse un testo tecnico; eppure non la stessa cosa. A confronto pare pi viva la superstizione popolare che fascicoli di stime, calcoli e schemi elettrici e tutte le altre esposizioni fredde e burocratiche. In un modo o nellaltro anche la pericolosa e sospetta centrale diventata un simbolo pop a tutti presente.

La questione Vado: dai media classici ai tempi di Internet


Gli ultimi anni hanno riportato in primo piano il tema dellinquinamento della centrale; questo in occasione dei progetti (sempre i medesimi dal 1975, cio da quando si sarebbe dovuta avviare lultima coppia da 640 Mw complessivi) che vorrebbero potenziare lo sfruttamento del carbone per il funzionamento dellimpianto, continuando cos sulla scia della sperimentazione ormai pi che trentennale del carbone. Durante gli anni Novanta e nella prima met di quelli Duemila, le proteste di gruppi di contestazione furono sporadiche e piuttosto contenute e i media non trattavano efficacemente il problema dellinquinamento; poi, passato quel decennio, con laffermarsi di posizioni decisamente favorevoli ad iniziative industriali che iniziarono a far dubitare la popolazione sulla loro sorte, ecco che ultimamente (da cinque anni circa a questa parte) le pagine dei giornali locali tornarono gradualmente ad occupare colonne su colonne con il problema della centrale. Lopinione pubblica, inaspettatamente dopo anni di apparente indifferenza, sembr rivitalizzarsi; e questo anche grazie alla massiccia campagna televisiva sia nei servizi della rete pubblica (TgR in primis), di Mediaset (diverse volte Striscia la Notizia) nonch negli spazi intervista e dibattito di numerose emittenti locali private. Il tema, fino a pochi anni fa off limits, divenne infine assai interessante: ed ecco cos il telegiornale regionale Rai mandare servizi sulla problematica dellinquinamento e perfino un allucinante servizio (perch ai

La questione della centrale ha, da qualche anno, grande eco su internet. Qui una pagina di youtube.

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pi parve una cosa terribile) su inspiegabili morti e malattie tumorali nella vallata del Segno e del Quiliano, con interviste ai cittadini interessati in prima persona come operai, parenti di vittime di tumori, farmaciste che assicurano di aver davvero notato un boom di patologie tumorali negli ultimi anni (spesso tra coloro che vivono nelle vicinanze della centrale, soprattutto le prime case di Valleggia e Tiassano, tumori al cervello che la leggenda vuole far derivare dai trasformatori dellalta tensione e dai numerosi tralicci impiantati nelle vicinanze), madri di operai impiegati nellimpianto che affermano di come, checch se ne dica, molti ragazzi muoiano come mosche e che a tutti vietato di diffondere informazioni a riguardo allesterno, pena il licenziamento. Ci che pi spaventa, guardando i TG o i servizi di alcuni programmi di nicchia, sono i casi cos numerosi di tumori e neoplasie che sembrerebbe di

ripropongono i filmati e le interviste e che chiunque pu rivedere e ascoltare in ogni momento. Sicuramente, riguardo alla crescente mobilitazione popolare, ha giocato un ruolo importante la situazione socio-politica italiana di questo recente periodo, in cui lideologia dei cittadini non trova pi un valido portavoce n negli schieramenti compatti di destra n in quelli di sinistra e si rivolge cos a gruppi indipendenti che non sembrerebbero costretti a moderare linguaggio e iniziative qualora limpeto della protesta lo richiedesse. Lindifferenza politica del Duemila ha fatto s che la questione Vado, sempre monopolizzatasi tra due schieramenti, abbia infine trovato lacme e, in parte, la risoluzione pi spontanea in un manipolo di esterni, politicamente sintentende, ormai convintisi delle relazioni pericolose che troppo spesso intercorrono tra personalit pubbliche e personalit, o meglio Societ, private. Gruppi quali: Amare Vado, Vivere Vado, Uniti Per La Salute. Questi gruppi organizzano spesso incontri con il pubblico e tengono stretti contatti con altri gruppi di contestazione italiani: da Porto Tolle a Brindisi, da Civitavecchia (impianto dalla travagliata storia e riconvertito a carbone in anni recenti) e Tarquinia a Rossano Calabro (dove si sta facendo di tutto per evitare la costruzione di una centrale a carbone). Per usare un termine un po datato e un tempo molto in voga durante le manifestazioni di massa, la popolazione (italiana e quindi anche vadese) ha preso coscienza del fatto che la vita umana, nelle sue fasi e vicissitudini naturali (e quindi condivisibili con tutti i viventi in genere) spesso non pu essere compatibile con le necessit, sacrosante sintende, del sistema economico. Il 7 luglio 2009 un gruppo di undici attivisti Greenpeace, tra tedeschi e polacchi, entr di notte nella centrale e, accampatosi sulle ciminiere, espose grandi striscioni e scrisse con la vernice sulle ciminiere frasi contro luso del carbone in occasione del G8 (la stessa cosa avvenne in altre centrali italiane).

trovarsi, possiamo immaginare il telespettatore allo scuro di ci, sulle rovine di una Hiroshima (o meglio di una Nagasaki, vista la comune geografia) appena colpita dalla bomba. I vadesi come gli hibakusha giapponesi. Orrore. Peculiarit poi di questi ultimi anni stato lavvento di Internet ed in particolare di tutti quei siti con finestre video che

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Le televisioni e i giornali riportarono la notizia e nelle ore successive la curiosit dei savonesi fu enorme: a sera vi era il mondo a guardare levento e a scattare foto ai piedi delle ciminiere. Cortei spontanei si radunarono ai giardini dei Griffi e lanziana Janina Levratto, vedova del giornalista Piero e cognata di Felice, di origine polacca fece da interprete ai giovani ragazzi protagonisti dellimpresa che rimasero sospesi sulle ciminiere quasi due giorni. In linea di massima quellatto venne visto con simpatia e ammirazione da gran parte di vadesi, quilianese e savonesi. Erano passate poche ore dallallarme che terrorizz la popolazione, riguardante il pericolo di esplosione di un grande serbatoio della Petrolig, ex Ape, contenente liquido infiammabile; il serbatoio aveva il coperchio rovinato e penzolante nellincavo e avrebbe potuto far scoccare una scintilla da un momento allaltro; vennero fatte evacuare diverse famiglie abitanti nei pressi degli impianti pericolosi nel raggio di 250 metri e, pi in generale, sulla scia delle proteste nazionali che seguirono al disastro di Viareggio del 29 giugno, la popolazione vadese fece garbatamente notare che erano praticamente cento anni che conviveva con potenziali piccole bombe a due passi da casa. In quei giorni, per, avviene un fatto storico per la citt: per la prima volta dopo 65 anni, in uno dei centri pi rossi dItalia, (il PCI nel passato aveva sempre ottenuto percentuali bulgare), perde la sinistra e vince una lista civica indipendente, guidata da Attilio Caviglia. Non si pensi che i vadesi avessero cambiato idee politiche, solo il fatto che dopo 40 anni di amministrazioni che sui temi ambientali avevano fatto scelte contrarie al bene dei cittadini, questultimi avevano fatto valere la loro protesta e il loro diritto ad essere meglio rappresentati. Nellestate 2010 venne redatto un questionario di dieci domande riguardanti il progetto di ampliamento di Vado indirizzato ai dirigenti

dellimpianto e a Carlo De Benedetti, azionista di maggioranza di met della Tirreno Power (controllata al 39% dalla sua Sorgenia)8 nonch come tendono a ricordare certi giornalisti tessera numero uno del PD. Il documento, ideato dalla libreria Ubik di Savona (che ormai si immersa nella quaestio vadensis, oltre ad essere un punto culturale molto noto non solo a livello locale) ebbe come firmatari moltissimi personaggi del mondo politico, scientifico e intellettuale italiani. Tra le domande si poteva leggere: Perch continuate a far funzionare i gruppi 3 e 4 della centrale, nonostante non siano allineati alle norme IPPC dellUnione Europea, alla direttiva 96/61/CE, e al decreto legislativo 59/05, e nonostante siano privi della certificazione AIA?. Nella lettera, tra laltro, veniva chiesto a De Benedetti: perch Lei che si dichiara il primo tesserato del PD, calpesta buona parte dei principi e dei valori ai quali si ispira il centrosinistra: rispetto della volont popolare (contraria al progetto), rispetto della vita umana, rispetto e cura per lambiente, confronto e dibattito nelle decisioni, adeguamento alle normative dellUnione Europea, adeguamento alle leggi non come merce di scambio, considerazione delle opinioni degli esperti e degli organi medici competenti, sviluppo delle energie rinnovabili, ecc.? La lettera a De Benedetti poi terminava cos: il rispetto per la vita e per lambiente non pu e non deve far parte di un mero gioco di interessi politici ed economici, ma deve invece far parte
8 Informazioni desunte da il Manifesto del 25 agosto 2010 che ha lungamente trattato la questione dellampliamento ipotizzato a Vado. Anche altri giornali (Libero, Liberazione, Il Giornale, Il Secolo XIX, Terra) dello stesso giorno trattarono distesamente del problema. Tra gli intellettuali che firmarono la lettera ci furono Fo, Rame, Grillo, Hack, De Magistris, Pannella, Don Ciotti, Bertinotti, Guzzanti, Ovadia, Benni, Mercalli, Don Gallo, Vergassola, Menapace, Agosti, Maggiani, Beha, Imposimato, Staino e diversi Segretari Nazionali di Partito come Ferrero, Bonelli, Diliberto.

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dei valori primari ed inalienabili di ogni popolo civile. Produrre energia non un fine ma un mezzo per far funzionare la societ in cui viviamo: etico e doveroso investire capitali per produrre energia con le metodiche meno inquinanti possibili, compatibili con la salute dei cittadini. Nessun calcolo economico pu giustificare la richiesta di perpetuare e addirittura incrementare lo scempio ambientale e le morti premature causate dalla combustione del carbone. Le chiediamo quindi di rispettare la volont della comunit savonese, desistendo dal Suo progetto di ampliamento della centrale a carbone, e riducendo fortemente i livelli di inquinamento, cos come previsto dalla legge. Anche un anno dopo, con laccordo del 13 luglio 2011 sullampliamento della centrale, nuovamente non solo i giornali locali ma anche le testate nazionali si occuparono del caso Vado Ligure. Dopo larticolo della principale testata nazionale del mondo ecologista Terra, apparve un grande articolo a tutta pagina anche su Il Fatto Quotidiano, firmato da Ferruccio Sansa e voluto dal Direttore Antonio Padellaro, dal titolo La centrale inquina e raddoppia, con la benedizione Pdl-Pd. Il tema successivamente venne trattato in prima pagina anche sul sito internet del giornale, insieme a un nuovo sconvolgente video sui malati di tumore vicino alla centrale. Sansa aveva avuto modo di dichiarare un mese prima che non ci si pu pi fidare di Istituzioni che decidono di ampliare una centrale a carbone contro il volere della cittadinanza. Non solo il danno ai polmoni, danno alla credibilit della politica. Anche il TG3 nazionale, con il giornalista Santo Della Volpe, fece un servizio molto intenso sui malati di tumori nelle valli vadesi, in cui il Presidente dellOrdine dei Medici, dott. Ugo Trucco, ricord che in provincia di Savona in 16 anni erano avvenuti 1.356 decessi in pi fra i maschi e 1.308 in pi fra le femmine rispetto a ci

che ci si attendeva, in base ai tassi standardizzati di mortalit della Liguria. Nel frattempo il quotidiano internet Savonanews.it (direttore del quale Mario Molinari, che annovera nel suo passato molti anni di inchieste per le trasmissioni televisive Le iene e Striscia la Notizia) era diventato in pochi anni il riferimento mediatico on line delle battaglie civili a Savona. Rispetto ad altri mezzi di informazione cittadini, Savonanews, per scelta editoriale e per preservare la propria indipendenza, non accett mai sponsorizzazioni da Tirreno Power. La notizia pi inquietante e clamorosa apparsa nel sito internet fu pubblicata nel maggio 2011: sette componenti della Commissione di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) del Ministero dell'Ambiente che nel 2009 avevano dato parere positivo allampliamento della centrale di Vado Ligure (le persone che in sostanza avevano deciso il futuro dei savonesi) erano gli stessi che erano stati appena indagati dalla Procura della Repubblica di Rovigo per unanaloga pratica di valutazione per la centrale di Porto Tolle, con gravissime ipotesi di reato: alcune testate giornalistiche parlarono di abuso d'ufficio, produzione di documenti ideologicamente falsi, gravi sottostime dell'impatto della combustione del carbone sulla comunit esposta, creazione di pericoli per persone e ambiente. Nel luglio 2011 il sito inizi a mettere in prima pagina anche una serie di articoli relativi a persone decedute per tumore prematuramente e in qualche modo conosciute nel mondo cittadino, articoli che terminavano sempre con la stessa frase: quante volte ancora? Scrisse Molinari in un toccante editoriale: non riusciamo ad accettare per un attimo lidea supina della fatalit di certe morti. Neppure per un attimo. Quindi non vogliatecene, sindacalisti della chimica che reclamano posti di lavoro in cambio di inquinamento a norma. Non ce ne vogliano i disinteressati fratelli di Unione industriali e Camera di Commercio, cui unico orizzonte di sviluppo attendere le piogge monsoniche di milioni velenosi. Non ce ne vogliano i signori dellASL 2, che pur in tan-

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ti, non sanno. E anche alle belle pance grasse, con doppia e tripla carica, ai facitori di opere inutili, ai percettori di lauti compensi pubblici, ai silenziosi tutori del malaffare, a chi accetta pubblicit pulita e soldi da chi inquina, chiediamo, e lo faremo finch saremo vivi: Quante volte ancora?. Tra queste morti premature spicc quella del musicista e professore Gianni Lagorio, un altro nome da aggiungere allelenco delle epigrafi della nostra Antologia savonese. In verit la notizia non era solo quella, quanto le pesanti parole che Lagorio aveva scritto su Facebook rivolte allestablishment locale che si mostrava irresistibilmente attratto dallinvestimento che prometteva Tirreno Power (800 milioni di euro e diverse decine di posti di lavoro). Il titolone di apertura del giornale informatico (che vanta almeno due migliaia di utenti giornalieri) era: Il Maestro Gianni Lagorio morto di tumore a 48 anni. Abbiate politici, il coraggio di leggere le sue parole e le sue parole (quelle riferibili) erano pietre: nel momento in cui c connivenza tra sindacati, politici e imprenditori tutto va a puttane, in primis la nostra salute sotto sotto c un bel circolo vizioso fra sindacati, azienda e quant'altro, della serie: se mi fai fare quello che voglio io non licenzio tanto c sempre la logica del guadagno alle spalle degli altri. Le parole che molti, moltissimi pensavano, ma che non avevano mai osato proferire o scrivere, per il rischio di incorrere in pesanti ritorsioni legali soprattutto da parte dellazienda. Parole che per in questo caso uscirono dallanonimato, anche perch nessuno avrebbe potuto querelare una persona che non era pi tra noi. Savonanews si era distinta anche per la pubblicazione di un video che, grazie alluso di filtri a gradiente, permetteva di vedere la reale consistenza dei fumi che uscivano dalle ciminiere (senza quindi le tecniche utilizzate per renderli non visibili al fine di non allarmare la popolazione): 30 tonnellate al giorno di ossidi di azoto, di ossidi di zolfo, di metalli pesanti, di polveri sottili (immaginate cosa vuol dire nocive polveri di 0,1, 1 o 2,5

micron, invisibili a occhio nudo, e quante ne occorrono per arrivare a farne una tonnellata, 100, 1.000, 10.000 tonnellate allanno). In due diverse occasioni anche la Diocesi di Savona si era mostrata molto perplessa riguardo alle ipotesi di ampliamento; in un appello del settembre 2010 aveva sottolineato come un tale impianto a carbone non possa coesistere con una realt abitata da decine di migliaia di persone senza dare problemi in termini di salute pubblica. Su Il Letimbro, lo storico giornale della Diocesi di Savona, nel luglio 2011 apparve un nuovo editoriale piuttosto polemico e interessante, firmato da don Angelo Magnano, riguardo proprio alla scelta politica di Burlando di appoggiare lampliamento di potenza della centrale, e intitolato Se il carbone batte la prudenza. Tra laltro si pot leggere: Ha sorpreso la posizione della Regione. Nonostante tutte le rassicurazioni piovute dopo questa decisione, va a contraddire le valutazioni di alcuni partiti in appoggio del governatore Burlando che pure in campagna elettorale avevano detto no al potenziamento. Un potenziamento che, al netto di tutte le prescrizioni stato invece concesso, considerato che 460 Mw pi 330 Mw, costituiscono una potenza ben pi ampia degli attuali gruppi da 330 Mw luno. Non molto che la Chiesa ha ufficialmente inserito linquinamento ambientale nella lista dei nuovi peccati moderni da evitare. Su tutti, ricordiamo Karol Wojtyla e il suo pensiero su ambiente e salute: Lambiente diventato spesso una preda a vantaggio di alcuni forti gruppi industriali e a scapito dellumanit nel suo insieme, con conseguente danno per gli equilibri dellecosistema, della salute degli abitanti e delle generazioni future. Se si buoni cattolici In sintesi, certo grazie allinteressamento dei media, Vado non pi solo e sempre la Liguria che non si vuol guardare, la landa dei dimenticati e diseredati che soffrono e muoiono in si-

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lenzio per non interferire con interessi pi grandi di loro. A seconda del periodo cio, a seconda che vi siano in programma incontri di una certa importanza tra Enti Locali, Azienda Tirreno Power e Sindacati, oppure in occasione di manifestazioni di protesta pu eccezionalmente capitare di notare, tra la miriade di autoveicoli fermi ai parcheggi o che percorrono le strade interne di Vado, un certo numero di macchine o furgoncini con il logo di diverse televisioni sia locali che nazionali; in quei giorni ti pu capitare di imbatterti in cameramen con telecamera sulle spalle che si aggirano per la citt in cerca di scorci caratteristici da mandare al montaggio il pi in fretta possibile. Scorci quali, ad esempio, un gruppo di graziose palazzine con mimosa in fiore nel giardino sovrastate dallitifallica mole delle ciminiere, colpite da commoventi raggi di sole, o da due avvilenti coni dombra, poco prima del tramonto. Trafitti da un raggio di sole, o di celebrit, appunto: ed subito sera. Lora in cui i vadesi tornano nel gorgo, muti.

Frammenti di verit

La piazza principale di Vado si affaccia sulla via Aurelia; poco oltre la litoranea si estende lombrosa boscaglia della passeggiata e gli scivoli del parco giochi. Laggi, quasi invisibile, il mare ed i pontili. In mezzo alla piazza una fontana circolare, bianca, non sempre sciabordante dacqua; qualche zampillo esce dalle bocche di stucco sporche di muschi verdastri, altri dalla brocca che una delle due statue di bambini, issate sulla sommit della fontana stessa, rovescia verso linvaso. In questa piazza, sulla quale si affacciano diversi negozi e locali pubblici, la gente di paese conversa del pi e del meno, di aneddoti e pettegolezzi, di curiosit e insulsaggini. Qualche volta si ride, qualche volta si rimane seri. questo il miglior luogo dindagine per chi vuol conoscere lesatto grado di preoccupazione della popolazione, se preoccupazione c. Ma vuoi perch la maggior parte dei signori presenti di una certa et e vuoi perch la giornata magari non delle migliori, non si riesce a catturare alcun rimprovero, alcun doloroso rammarico. Chi vuole comprendere cosa la popolazione pensa della centrale, e dei politici ai quali spettano le decisioni al riguardo, deve essere prima di tutto sconosciuto, potersi immergere senza problemi nella folla di clienti di questo o quel negozio, far finta di nulla, ammiccare quasi sbadatamente alle ultime notizie a propos de Operazione che, ovvio, nessun politico pu svolgere. E questo non affatto un bene: non potendo percepire lesatta entit dellumore dellelettorato rischia di andare, spesso e volentieri, contro il sentire diffuso, con tutte le conseguenze che ci comporta. Invece ordinando allortolano due pesche o qualche carota, o mostrando al macellaio il pezzo di carne che pi aggrada, quanto materiale per sondaggi istituzionali, quanti scatti di nervosismo e truci sguardi di impotenza!

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Il libro che stai finendo di leggere, caro lettore, ha incominciato a prendere forma talmente tanto tempo fa che posso anche prendermi il lusso di dichiarare con animo tranquillo che tra i mesi e gli anni antecedenti il 13 luglio 2011 e le settimane successive a questa data c stato un grande cambiamento: prima serpeggiava lo sdegno, lo schifo, il disprezzo puro e semplice verso i grandi capi responsabili della cosa pubblica, ma non erano pochi coloro che credevano sinceramente di vivere ormai in unepoca davvero moderna, in grado di rispondere prontamente e senza alcuna titubanza alle iniziative controcorrente di certe frange e certe aziende. I luoghi di incontro-dibattito erano stracolmi (lintero teatro Chiabrera pieno zeppo, con tanto di calca in attesa sotto il porticato, gente appoggiata alle bianche colonne doriche illuminate da lampade suggestive, un entusiasmo che nemmeno una prima di Albertazzi sarebbe riuscita a scatenare). I meeting erano caldi quanto bastava, i toni accesi, i servizi televisivi da apocalisse, pagine intere di siti internet, il disappunto sui primi piani dei politici che non sapevano che dire non vera quasi dubbio sul futuro, che doveva essere tutto sommato pi salubre del presente. E invece arriv il 13 luglio. Da allora latteggiamento dei cittadini radicalmente cambiato. Purtroppo, come tipico nel panorama italiano, molte persone sebbene sdegnate e a dir poco irate sembrano dedite a quella particolare forma solitaria di protesta che va sotto il nome di indifferenza consapevole. Conoscono il problema: se capita di parlarne, cos, in un intermezzo tra una sigaretta e una sorsata di birra, ci si pu anche accorgere con stupore di una certa loro sapientia a riguardo: Ma non mi dire niente, laltra sera ho visto uno speciale tv veramente una vergogna da non credere lo si studia a scuola che il carbone nocivo ed molto costoso arginarne linquinamento. Ma per il resto si limitano a leggere fuori della tabaccheria il manifesto della conferenza sullampliamento o sul carbone, convinti che in fondo nulla si possa fa-

re a riguardo oppure che, visto che ci pensano cos attivamente gi gli altri, non c motivo dalzar troppo la voce. Quindi, spazio allineluttabile. Dal 14 luglio 2011 non v pi sdegno, ribrezzo, orrore. Non c pi spazio per tutto ci quando anche le speranze sono andate in fumo. Girovagando per le strade afose dagosto, sotto il sole giaguaro, sulle spiagge, sotto ombrelloni e gazebo, dietro le schiere di cabine e i coni gelato che nascondono i volti sudaticci e arrossati, si profila lo spettro pericoloso e beffardo di un unico sentimento, lunico possibile: lodio. Si prova odio a Vado, a Quiliano, a Savona, in ogni dove tutto attorno alla tanto famosa centrale. E tanto pi se ne prova l dove i muri intonacati di una casa o le persiane ormai calate sul davanzale hanno attutito gli ultimi lamenti dei vinti, finiti da oscuri mali incurabili. Questa ad oggi la drammatica, truculenta, inconfessabile realt. S rotto quasi irrimediabilmente il rapporto tra cittadinanza e istituzioni e non per via di scandali da cronaca rosa o pettegolezzi piccanti su questo o quel notabile. E allora i vadesi, i quilianesi, i savonesi come la pensano? Bombardati da decine e decine di notizie ora rassicuranti, ora inquietantissime come si vive oggi sotto le ciminiere? C il signore di ottantanni che sopravvissuto alla guerra che dice solo: Cosa vuole, meglio veder scendere dal cielo della fuliggine che dei bengala e delle bombe. E poi, se proprio fa male come si sente in giro, per voi zueni non affatto difficile andare altrove. Per noi vecchi tanto, anno pi, anno meno; la contadina, mani giunte sul bastone della pala piantata nel terreno: Speriamo che non sia vero: io la roba che coltivo la mangio, ne do anche ai miei nipoti. Uno pensa di fare del bene e invece; lanziano operaio: La centrale inquiner s, ma solo la punta delliceberg; Vado era una macchina sputaveleni, lo era centanni fa cos come lo oggi; il pescatore che pesca da una vita sul pontile ti prende da parte e ti racconta: Lo

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sai che il mare talmente inquinato che i pesci non hanno un colorito vivo? Ad esempio i pesci che dovrebbero essere rossi, tipo gli scorfani, qui e solo qui a Vado sono di un malaticcio color ravanello pallido. Tanto che quando li pesco, li ributto in mare. Non li darei da mangiare nemmeno al gatto. Che poi, io ho i miei anni, sai, quel po che riesco a tirar su con la canna me lo cucino per cena. Quanto debbo ancora campare, in fondo?. Un altro, un anziano muratore che ha contribuito a tirar su gran parte delle palazzine e delle varie casette private sorte dopo la guerra, gettando lunghe fumate che sembran proprio voler dire almeno se devo rimanerci ci rimango per volont mia, sceglie un aneddoto personale: Io ho abitato a Bergeggi per diversi anni. Avevo una casa che, dallalto del borgo, dava sul tratto di costa che sta tra lisola e Spotorno. Quindi sul versante di l della citt industriale. Ebbene, prima che mi trasferissi, ventanni fa e passa, quando soffiava la tramontana, sul terrazzo si depositava uno strato di terriccio color polline; ci passavi un dito sopra e avvertivi la grana di quella polvere. Sai cosera? Erano tutti i fumi tossici di Vado, la Vado di quel tempo, ancora fino agli anni Ottanta ti dico. Si spantegava ovunque, a seconda di dove tirasse il vento. E poi, scusa nn la maggior parte mi si rivolgeva con un premuroso e dialettale nn, vista la mia innegabile giovinezza facci caso: anche oggi, sebbene dalle ciminiere esca ormai solo un po di fumetto incolore, quando tira la tramontana finisce tutto verso le montagne, ci vuole un attimo che finisca tutto sopra Finale e oltre. Pensa quanta se ne respira a Noli, a Varigotti, ma anche pi in l. Se i turisti lo sapessero scapperebbero alla Speedy Gonzales, te lo dico io. Anzi e spegne il mozzicone nel portacenere

di vetro forse sarebbe lunico modo per spronare quei belinoni a ribellarsi. Quando non hai pi clientela ti metti subito in allarme, non c santo che tenga. Poi c persino chi, prendendomi come campione di quella che la giovent del posto, non ha usato mezze parole per accusare di imbecillit, incoscienza e quantaltro tutta la massa di under 20: Voi non fate nulla, voi. Passate tutto il tempo a rompere i coglioni per le strade con quei cazzo di motorini e invece dovreste andare ad incatenarvi ai cancelli e rompere i coglioni a quelli l. Ormai io ho i miei anni, crepare dovr crepare comunque, sta scritto cos. Ma voi! Quando poi andate a ritirare un esame o vostro figlio star male, incomincer a smagrire, a perder sangue dal naso allora vi attiverete? Fra trentanni, quando non si potr pi fare nulla? Poi mi fate veramente ridere quando vi dispiacete per qualcuno dei vostri coetanei che muore improvvisamente di mali incurabili, sembrate ebeti, non ve la date che il colpevole l davanti, ci passate sotto tutti i giorni. Alzate quei cazzo di occhi una buona volta, non teneteli solo sul culo di quella che entra in discoteca. Tanto pi che la discoteca delle volte si compiace desser proprio nei pressi della centrale. Non dovete avere timore di incazzarvi, fa cos bene! E poi allaltro mondo culi al vento non ce ne sono, ricordatelo. Io ci vado agli incontri che si fanno, sullinquinamento eccetera delle volte il pi giovane ha quarantacinque anni. Dove cazzo siete voi, me lo dici un po, mi racconti cosa fate?. Ci sono i due torinesi in pensione che, sulla cima del monte Beigua, scrutano con il binocolo verso Vado, verso lisola di Bergeggi appena distinguibile, non si spiegano il perch di una onnipresente cappa nebbiosa proprio in quel punto e allora vogliono sapere da un savonese qualche informazione: Lei che di Savona domandano al signore col cappellino a visiera ma da voi c sempre cos tanta nebbia? Sa, io e mia moglie veniamo spesso anche dinverno e c sempre quella cappa verso Genova c lo smog, si vede bene, qui sotto a Varazze non c nulla a Savona c quel fumo, ma state come a Lon-

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dra? E il signore con la visiera: In verit, caro signore, quella una cappa un po diversa da quella nebbiosa da qua non si vede ma ci sono due ciminiere. C la coppietta di Milano che non si trattiene dallentusiasmo: Sa, confessano alla signora di Quiliano, vogliamo trasferirci qui. A noi piace tanto Noli, la adoriamo, fin da bambini avevamo il sogno di trasferirci forse adesso ci riusciremo!. E quella a rispondere loro, mesta: Cari ragazzi, lasciate perdere. Statevene dove state, oppure sceglietevi un altro posto. A Noli purtroppo non si respira cos tanta aria buona. Poi c anche la vittima di altri disastri: Sono di Casale Monferrato, sono sceso un po qui per cambiare aria ma non possibile, anche qui c un problema! rimasto qualche pezzo dItalia ancora vergine? Lo sa come mi sento? Come uno di quegli sventurati che si sono presi la bomba di Hiroshima un giorno e laltro quella di Nagasaki. A Casale avevamo lamianto, con il vento finiva ovunque diavolo! E noi che pagavamo per far s che i nostri figli stessero destate almeno un po su queste spiagge abbiamo regalato loro solo unalternativa allasbestosi. Come faccio a sapere di Vado? Guardi che su internet ci va chiunque, soprattutto chi sa cosa cercare lItalia intera pu vedere i servizi. Ormai una questione sdoganata, ridicolo che quei signori che vi comandano pensano che il problema non lo conosce nessuno. Chiss quanti sono rabbrividiti al sentire quella farmacista che diceva ci stanno sterminando. Che cosera, il servizio de Il fatto quotidiano?. Mi capitato persino di imbattermi nella pietra grezza delle parole di chi sta spendendo tutte le sue energie civili in questa battaglia: Sono allibito da questa situazione, allibito. Quante volte, vedendo uscire il fumo dalle ciminiere, o sentendo una puzza diversa, ci siamo chiesti cosa si sta bruciando, cosa ci tocca, in sorte, di respirare, oggi come tra un mese. Provo a dirlo io: oggi in quelle ciminiere forse si stanno bruciando i nostri diritti, il diritto e allautodeterminazione, il diritto alla vita e alla salute sanciti dalla Costituzione, si sta bruciando la nostra capacit di indigna-

zione, la nostra possibilit di scegliere democraticamente lambiente in cui far vivere i nostri figli. Perch dobbiamo morire in silenzio per non ostacolare gli interessi economici di un grande gruppo privato? Perch, nel momento in cui alcune persone devono decidere su un progetto dal devastante impatto ambientale, scompaiono i volti delle persone, le storie spezzate, la rabbia dei cittadini malati? Cosa direbbe del nostro operare Calamandrei, che ci ricordava che la libert come laria e che sulla libert bisogna vigilare? Stiamo realmente vigilando, o la svendiamo a chi sa far valere il suo immenso potere?. La signora di mezza et, raggiante per la figlia fresca di laurea, limmagine dellottimismo: Beh per la Vado di oggi bella, non affatto invivibile. S ci sono le ciminiere, ma sar poi vero che c inquinamento? Io non credo. Sono sicura anzi che siano solo boutade politiche, non ti credere, ci sono interessi anche tra i buoni, ho i miei anni e conosco il mondo. Nessuno si organizza per puro buon cuore. Ammetto che non fa piacere avere la centrale cos attaccata alle case, ma c di peggio. E poi ci lavora un mio nipote, sta benissimo, non credo che ci facciano lavorare della gente se cos inquinata come dicono. In passato beh, s, penso che nessuno ti possa dire il contrario da queste parti: usciva di tutto dalle ciminiere. Ma ad oggi non siamo sciocchi, non c pericolo, ci sono strumenti moderni, efficienti che controllano. Sono ottimista, sono uninguaribile ottimista. Credo che il pericolo grosso stia nel traffico delle macchine, dei camion: lautostrada che passa in mezzo a Valleggia, la superstrada, il caos sullAurelia quello s che il problema. La centrale no. D solo fastidio politicamente. Penso che viviamo in una delle aree pi controllate dItalia. Il trentenne che allena un gruppo di bambini per una partita a pallone: Tutte cretinate, hanno tutti interessi quelli che protestano. E poi che male c ad essere sponsorizzati dalla centrale? una importante realt economica del posto, ci mancherebbe che non aiutasse i ragazzi. E poi uff!... sempre a parlare di morti, ma dio santo, ma sono

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dei repressi, ma che se ne vadano un po a divertirsi il sabato sera e non rompano le balle con sti dati! Pensi davvero che se ci fossero problemi lo Stato non interverrebbe? Lo credi davvero? Cazzate, solo cazzate te lo dico io!. Ma anche queste sono solo voci, voci che circolano, tali e quali, gi da decenni. Eppure ci deve essere un modo per dare unidea pi attuale della questione ambientale, senza cadere nella retorica (detesto le frasi fatte!). la Fortuna rieccola! forse ha voluto darmi un segno quando ha fatto s che mi arrivasse una lettera di un conoscente da tanti anni trasferitosi altrove. E alcuni ricordi sono riaffiorati immediatamente, con la loro terribile scia di dubbi appresso. Ti ricordi le fumate nere delle ciminiere?. C solo una domanda che, realmente, destinata a non avere mai risposta: che cosa ho respirato quando, da bambino, dalle ciminiere fuoriusciva il nero fumo che per anni sceso come una nuvola bassa sulla citt, sul quartiere? Perch io ricordo, ricordo perfettamente certe giornate estive; mi si pu dire qualunque cosa, che tutto okay, che i filtri oggi funzionano che una meraviglia, che non si corre alcun pericolo ad abitare a poche decine di metri dagli impianti, che dagli sfiatatoi delle ciminiere non pu che uscire del semplice e innocuo vapore acqueo, ma nessun avvocato, nessun professore universitario di chimica o di qualsivoglia altra disciplina pi o meno scientifica e tanto meno nessun imprenditore in giacca e cravatta pu osare sorridermi bonario quando pretendo di sapere quel che un tempo usciva dalle ciminiere. Uscivano s o no delle sostanze inquinanti?. Eh! Eh! Ragazzino, quante cose vuoi sapere. Al diavolo i no coment! Io ho dalla mia, purtroppo per questi signori, il nitido ricordo di lontane giornate di luglio. Un diagramma pu essere falsificato cos come una tabella dei valori di questa o quella sostanza, per non parlare poi dei documenti di certificazione e quantaltro ma la memoria no, impossibile! Almeno impossibile oggi che ho ventanni esatti. Non mi so-

no affatto sognato che mentre ero al parco giochi, un tardo pomeriggio di quindici anni fa circa (lo ammetto, qui la memoria fallace, ma sempre bambino ero) ad un certo punto laria umida e soffocante incominci a vibrare di uneco lontana, come una risacca improvvisa di un mare in tempesta che pian piano si faceva sempre pi fragoroso e violento; non mi sono affatto sognato che, incominciate a tremare le imposte delle case e i vetri delle palazzine, guardando alla sommit di una delle ciminiere vidi uscire una nuvolaglia nerissima come di catrame, di pece, dinchiostro pi nera dellasfalto appena colato e nel frattempo il rumore aumentava senza sosta; non mi sono affatto sognato la gente, seduta sulle panchine allombra o sdraiata su lettini da spiaggia sui balconi, che trascinava i bambini via dal parco giochi e che con loro si andavano a chiudere nei portoni delle palazzine attendendo che tutto finisse; non mi sono affatto sognato i panni stesi ritirati con fretta, le imprecazioni del tipo Dio Santo, ma cosa cazzo fanno? o lira di quelli che volevano farsi sentire in un qualche modo: I carabinieri chiamo, altro che! Mica possono fare quello che vogliono quelli!; e non mi sono affatto sognato il silenzio dei giornali, il giorno seguente: mentre cera chi puliva il parabrezza dellautomobile o spalava proprio come fosse un ingombrante mucchio di neve i residui bitumosi sul terrazzo, la stampa si occupava dellultima raviolata del paese tal dei tali o della prossima sagra di muscoli. Come mi sarebbe piaciuto vivere nei pressi di un moderno impianto dalla sicurezza certa e famoso in tutta Italia (e magari anche in Europa) dove i bambini delle scuole vengono portati in gita senza alcun tipo di imbarazzo, come invece accade oggi descritto su internet e in televisione in tutta la sua impeccabile bellezza tecnica. Oh! Assistere a documentari interi, sulle reti nazionali, ad esso dedicati, come fosse il miglior esempio della tecnica moderna. E invece sono nato l dove il silenzio, limbarazzo e il disappunto regnano sovrani. Guai a parlare della centrale, nella migliore delle ipotesi linterlocutore gira gli occhi

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altrove. Guai a parlarne al di fuori della citt. Guai a chiedere informazioni, anche stupide, banali: Ma senta un po, quei rumori che si sentono. Guai. Guai a mettere in dubbio le scelte politiche. Guai. Quelle volte che Savona con il suo porto, Albissola con le sue ceramiche, Bergeggi con la sua isola, Noli con le sue torri medievali e col suo castello, Varigotti con il borgo saraceno e Finale con le sue rievocazioni medievali irrompono sul teleschermo in qualche trasmissione della domenica, roba per turisti, lelicottero che riprende lampio arco costiero o la motovedetta che naviga poco al largo con i cameramen sul ponte, non si soffermano mai sulle ciminiere. Vado, seppure esiste topograficamente, non esiste mediaticamente. Del resto, come dare torto ai registi? Quanto possono essere invitanti le ciminiere, a due passi da Bergeggi e da tutte le altre localit turistiche avvelenate da imprecisate sostanze? Cercare Vado in televisione in tutto il suo squallore, con i tubi azzurri che trasportano il carbone e che si sbracciano come tentacoli di una piovra vorace e temibile tra le palazzine e i giardinetti tenuti cos bene, al tramonto, e poi sperare in un primo piano della testa della piovra con i panciuti dossi metallici dei serbatoi, le squadrate imponenze dei locali caldaia, le lugubri e malauguranti ciminiere, le montagne di carbone accanto alla linea ferroviaria che va verso quelle tanto famose localit rivierasche (Borgio Verezzi, Loano, Albenga, Alassio e via via fino a Sanremo e Bordighera), tutto ci assurdo. Solo un regista dellorrore potrebbe appassionarsi ad una tale realt, magari per un sequel di qualche fortunata serie sugli zombie. Nemmeno Italo Calvino, quando nel 1974 era salito sulla terrazza del Priamar per conto dellItalsider per prendere spunti visivi per un libello divulgativo sulla Liguria, Ferro rosso Terra verde, al quale collabor per quanto riguardava larea savonese, nemmeno lui ha osato descrivere, con il suo stile cos leggero, la centrale elettrica. Lo sguardo di Calvino da Savona spazi fino a Capo Vado (anche se poi simmagin il Fi-

nalese e ne scrisse a lungo, cos come la Val Bormida aleramica e napoleonica) ma non cit per nulla lopera che era pi evidente; un pugno nellocchio certo per uno scrittore che, amando la sua Liguria, non smise mai di criticare quella politica che dagli anni Cinquanta inizi a sommergere di cemento tutta la costa (La speculazione edilizia lopera pi evidente; ma anche nel Barone rampante e in vari altri racconti emerge unidea sconsolata delle iniziative moderne che vogliono prevalere sul naturale). Gettando gli occhi su Vado, sulla schiera di montagne che cingono la rada, si limit a risentirsi per le cave che squarciano le pendici verdi della costa di ferite esangui che restano aperte, dolorose alla vista (ripagher il vantaggio economico immediato dellestrazione la perdita di unarmonia naturale che non si risarcisce?). No, della centrale ormai entrata in funzione non v cenno. Anche se avessi impostato tutto questo lavoro in maniera diversa, se mi fossi obbligato a essere quanto pi possibile al di l delle parti si arriva sempre ad un punto in cui non ci si pu credere semplicemente super partes; tanto pi che, in questo caso, lo scrittore stato o ancora? chiss, chiss! anche vittima. E cos, non sapendo ancora quello che io, assieme ad altri, ho respirato in quel lontano giorno solo quel giorno ho preso desempio non posso fare a meno di esimermi dal fare la parte della povera ed impotente vittima che non sa quel che dire. In attesa di una risposta riguardo allantica domanda su quel che ho respirato, mi basta aver almeno testimoniato, come si dice, una verit; una verit percepita fisicamente, dai sensi e che in certi casi ha avuto anche conseguenze non molto gradevoli (sfoghi improvvisi, asma, allergia a qualcosa di non ben determinato), che valgono molto pi di stime o rassicurazioni. Anche se fossi lunica persona sulla terra a credere che quel giorno qualcosa di nocivo e velenoso entrato nei miei pol-

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moni e in quelli di tutti gli altri viventi presenti in quel momento allaperto, continuer a credere quello che effettivamente ho vissuto.

Nel frattempo nel quartiere si continua a vivere; negli ultimi tempi una nuova ondata di persone ha affittato o comprato immobili sotto le ciminiere, per necessit o per convinzione; altri bambini giocano a pochi metri dagli impianti e guardano allimponenza delle ciminiere come si potrebbe guardare la magnificenza di un grattacielo. Nei primi anni Novanta vennero ricostruiti i giardini pubblici al centro del quartiere, venne demolito il civico mattatoio e al suo posto edificato il deposito della S.A.T., della raccolta rifiuti; nel contempo anche le rovine della S.I.R.M.A. lasciarono il posto ad un nuovo e moderno complesso commerciale molto vasto nel quale si trasferirono alcune attivit del savonese e un market per la vendita allingrosso di alimentari.

Certe volte, magari quando si in compagnia di uno dei tanti bagnanti che in estate dal Nord calano sulle nostre spiagge armati di creme solari e fiocine per pesca subacquea, pu sempre capitare di sentire commenti del tipo: Guarda che roba, quella specie di forno crematorio, laggi, magari quando si allautogrill dellautostrada e si sta per rientrare in macchina dopo il caff; per poco male mica sanno, quelli, che a due metri da loro c uno dei muti abitanti di quella realt. Come ci si sente Fantozzi, per! Come ci si sente un personaggio di Carlo Verdone! Quel che sar il futuro non affatto chiaro, nessuno pu azzardare sicure ipotesi; e ci si chiede per quanto ancora la farsa e la tragedia continuer, se mai potr cambiare qualcosa, se un giorno aprendo le imposte sul quartiere al tramonto non si vedr pi lombra delle ciminiere che tagliano lultima luce sulle aiuole come fossero aste di ciclopiche meridiane. E c risposta a queste domande? Sino a quando? Fino a cosa? Per ora tutto tace. O se qualcosa o qualcuno parla, non sibila che insulse verit in questo inferno. Un inferno. Un inferno tecnologico, chimico, politico, ambientale, sociale. Vado Ligure come inferno. Vado ha subito talmente tanti cambiamenti negli ultimi cento anni che non si pu dire che la Vado attuale sia la Vado di venti anni fa; cos come quella di ventanni fa non era la Vado del ventennio precedente e cos via. Solo considerando il Novecento sono esistite quattro o cinque Vado che, in un modo o nellaltro, non sono pi visibili perch scomparse sotto la spinta della Storia. Solo negli album degli scatti depoca si pu ritrovare quellatmosfera un po provinciale e paesana da cui la citt industriale ha attinto manodopera e spazi; e allora si pu dire, come il viaggiatore a Maurilia, che era una localit graziosa, in fondo bella nel senso pi schietto del termine cio piacevole da godere, ma questo non pu avvenire che guardando alcune foto, ora che decenni di industrializzazione e modernit hanno stravolto del tutto quelloriginaria atmosfera. Vado potrebbe essere tranquillamente una citt invisibile di Calvino che in un itinerario vagabondo si pu visitare di sfuggita non

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curandosi troppo degli abitanti che sarrabattano a viverci, passando loro solo accanto, mossi da un modesto senso di curiosit ma supportati dalla superbia che fa atteggiare da privilegiato spettatore di un martirio umano al quale non si appartiene. Non ti curar di lor, ma guarda e passa. Il sacerdote e storico Cesare Queirolo, concludendo il suo libro su Vado nel 1868 (Dellantica Vado Sabazia), si augurava che il passato della citt potesse essere guida per le iniziative future (cos come era luogo strategico nellantichit, con i mezzi moderni sarebbe dovuta essere teatro delle nuove scoperte del mondo industriale; e cos fu) e che nel contempo quelle future iniziative lasciassero il dovuto spazio alla memoria; un po per rispetto di chi prima dei grandi magnati sera fermato a vivere nella piana e un po per potersi ancor pi vantare desser stata da sempre un centro importantissimo. Scrisse: che giammai venga meno in te o mia Sabazia, il retaggio della piet de tuoi avi. Anzi dessa ognora pi in te safforzi ed avvalori, e sar questo il pegno pi certo della tua vera prosperit del tuo morale e civile progresso. Purtroppo da modesto insediamento industriale, in pochi anni la Sabazia si trasformata in un orribile paese; la speculazione che si fatta del territorio ha raggiunto limiti mostruosi, tanto che senza voler prendere in considerazione progetti che oggi destano preoccupazione, vivere a Vado sta diventando unimpresa. Il passato stato calpestato; della Sabazia non ci rimane nulla nemmeno in un museo, perch di fatto da nessuna parte si pu rintracciare la vetusta Vada Sabatia. La centrale, le grandi industrie chimiche, lautostrada, le cave di pietra, le discariche sono tutte opere che fanno parte dellimmaginario comune di ogni cittadino e nel complesso compongono linferno quotidiano, linferno che si mostra nei fetori chimici, negli spurghi delle ciminiere, nellorgia di traffico pesante che viaggia sulle strade, nei rumori e tremori notturni, nel mare macchiato di liquami portuali. Ma moltissimi vivono in questo inferno da sempre e vi hanno fatto labitudine, ci convivono cercando di non essere troppo intaccati dalla presenza funesta di troppe strutture, automi quasi per i fore-

stieri che credono che Vado sia nata perch le industrie potessero usufruire di uomini e non sanno che prima cera gi una comunit che stata chiusa in un ghetto di palazzine pi o meno vivibili, in quartieri non sempre piacevoli. Ecco perch non me la sento di chiudere questa lunga, terribile, drammatica ma necessaria opera con le parole speranzose del Queirolo, ma sono costretto a rifarmi ancora a Calvino e alle sue Citt invisibili; calato nellinferno di questa terra martoriata da tutto e da tutti, nellinferno ho cercato ci che ancora non s fatto mostruoso come il desiderio della rivalsa e, salvandolo dalloblio, lho messo in salvo da un presente inquieto. Linferno dei viventi non qualcosa che sar; se ce n uno, quello che gi qui, linferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare linferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo pi. Il secondo rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo allinferno, non inferno, e farlo durare, e dargli spazio.

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APPENDICI

Savona. Storie di una ecatombe raccolte da Alma Carlevarino

...RITA, casalinga di Savona, 68 anni, si ammala di tumore al seno, mastectomia. La famiglia le si stringe intorno Coraggio, ce la farai.... Le levano il seno, la sua vita compromessa, senza forza, si gira per casa come un fantasma, non pi quella di prima. Lanno dopo un cancro alla tiroide se la porta via ...CESARE, 44 anni, impiegato, intelligente, cervello fino, ricoverato per esaurimento nervoso, astenia, depressione, le analisi del San Paolo appurano un cancro al fegato.

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Si spegne, pallido come una larva, consumato dal male, in un afoso giorno destate, lasciando una moglie di 39 anni ed una bambina di 12 ...ROBERTA, un fiore, 18 anni, dolce, sensibile, responsabile, occhi azzurri grandi come il mare. Dopo aver festeggiato la maturit si sente male. La ricoverano, cancro ad un ovaio. Inizia una lunga, massacrante odissea, Cairo, Savona, centro tumori di Milano. I ricoveri si susseguono e le chemio anche. Il male corre rapido, le porta via la vita, prima che lei e la famiglia se ne possano rendere conto. Si spegne velocemente, come una candela per un colpo di vento troppo forte. Di lei ricordo solo gli occhi, un mare azzurro di trasparenza e di incredulit. Perch? Sua mamma morta di cancro al seno a 37 anni, perch? ANGELO. Una quarantina danni abbondanti, il meningioma lo colpisce nel fiore degli anni della vita, e dellascesa professionale: lavora in un posto di responsabilit, ha una mansione di grande importanza sociale. Angelo dato per spacciato, non c pi niente da fare, gli dicono, ma lui non si arrende, corre a Parigi, l lo operano. Resta col viso deforme, un occhio storto, il profilo deformato, atroce. Dieci anni dopo il tumore si riforma, Angelo si riopera. Il suo aspetto peggiora ancora. Vive una vita normale per unaltra decina di anni, moglie, figli, casa, impegni sociali, da quel lavoro di responsabilit si ritirato. Ora ad Angelo, che aspetta un nipotino, hanno riscontrato un tumore al cervello riformatosi per la terza volta. Aspetta notizie, spera di potersi operare ancora, spera di poter vedere il suo nipotino

MARIA LUISA, 68 anni, sana come un pesce tutta la vita, sportiva, socievole, grande lavoratrice, caparbia, precisa, disponibile. A 68 anni, durante un controllo di routine, le viene diagnosticato un tumore al seno, mastectomia, sembra una cosa da nulla. Ma il dottore, aprendola, trova una situazione ben pi grave di quella prevista, il tumore ramificato, i linfonodi sono gi presi. Effettua una mastectomia totale. Maria Luisa fa la chemio, la radio e la terapia ormonale. Ai controlli successivi i dottori di Brema dicono alla famiglia di stare tranquilli, Maria Luisa guarita. Invece... dopo qualche anno le scintigrafie successive evidenziano metastasi osse, gravi, diffuse, con cui Maria Luisa ora convive, aspettando il suo momento e sperando che sia il pi in l possibile. Luisa ringrazia i medici, gli oncologi e gli infermieri del reparto Oncologia per la loro umanit e disponibilit. Luisa ogni settimana passa due, tre giorni in ospedale per le cure e le analisi ZITA, 40 anni, amata a benvoluta da una sorella angelica e da una famiglia numerosa, piena di nipotini allegri che la sfruttano al massimo come baby sitter e dispensatrice di vizi e coccole. Zita si ammala a 40 anni di cancro al seno, va a Milano a farsi curare. La chemioterapia la debilita, estate, fa un caldo pazzesco, i nipotini sono esuberanti e lei non ha la forza fisica di stargli dietro. Progettano le vacanze per lanno successivo ma lei non ci arriver. Il cancro, estirpato con la mastectomia, si forma nel cervello, la operano alla testa ma dopo si riforma ancora. Zita ci lascia, dopo aver perso, a causa della massa tumorale, il controllo della realt e la dignit di persona.

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Ci manca molto, un buco nel cuore, tra parenti, amici e colleghi. La sua foto troneggia ancora dietro la sua scrivania, chi arrivato dopo di lei le vuole troppo bene per toglierla da l. Zita ancora con noi GIOVANNA, una sessantina danni, bionda, allegra, ben curata, capelli perfetti, unghie sempre impeccabili, sorridente, gioiosa, aperta con tutti. Una delle regine delle Fornaci. Una leucemia galoppante se la porta via in pochi mesi. Se ne va, disperata, che una larva umana, pallida, grigia in volto, spossata dal male, la ricorderemo in piena forma, come sarebbe piaciuto a lei VANNA, la sua amica, altrettanto curata, riccioli biondi, bellissima lei, bellissimo il marito, bellissimo il figlio, alto, abbronzato, un esercito di nipotini, tutti bellissimi ed abbronzati. Passeggiava tutti i giorni per le Fornaci, estate e inverno, con il marito e le amiche, impettita, radiosa, felice, quasi insolente nella sua austera bellezza, comunicativa, serena. Se ne va in pochi mesi per un cancro, lasciandoci tutti orfani del suo buon umore e del suo amor proprio. Lultimo nipotino non lo ha neppure potuto conoscere... VIOLA, una quarantina danni, viveva nella valle di Vado, una bella famiglia, tanti amici che le volevano bene, due bambini. Cancro al cervello, operata, chemio, il cancro si riforma, operata, chemio, il cancro si riforma, ancora, per un po di volte. Si spegne alla clinica Rossello, senza riconoscere neanche pi i suoi bambini, nutrita solo con flebo e sondini. Adesso quando si incontrano, gli amici scoppiano a piangere a turno, col marito, al pensiero che lei non c pi. E non se ne fanno una ragione.

E i bambini stanno vivendo un dramma immane, con un buco nel cuore... BERARDO, il finanziere, vive alla Rusca, 44 anni, bello, robusto, intelligente, sportivo, tutte le sere corre e va a fare jogging, lo conoscono tutti. Un giorno gli scoprono un cancro, si opera, torna a stare bene, il cancro si riforma nulla da fare questa volta. Berardo lascia una famiglia disperata, ha due figli, uno piccolo e una adolescente. Anche i colleghi sono increduli, e riempiono a chiesa al suo funerale. Savona non sa della sua morte, la famiglia per riservatezza sceglie di non stampare necrologi, come si fa a tacere casi cos? Meditiamo... forse non solo sfortuna, che ci sia qualcosa nell'aria? TATJANA, 38 anni, Pietra Ligure, mal di schiena lancinante, indaga ed tumore. Una lunga agonia. Due bambine piccolissime, la pi grande che urla in chiesa il suo dolore, e piange disperata dietro la bara. Scene che una persona normale non vorrebbe vedere mai, e che a Savona succedono con sconcertante frequenza La MAESTRA DI SPOTORNO, sui 60 anni, se la porta via un cancro un freddo giorno di inverno. Il paese incredulo, tutti le volevano ancora bene, stata un esempio di correttezza per generazioni... Ad ANNA sono morti di cancro fratello, di 30 anni abbondanti, padre e madre. Abitavano a Cengio, che gli effetti dellinquinamento di Savona, Vado e Valbormida si mischino in un mix letale per la gente?

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TOMMASO, cancro alla laringe, vive con un microfono in mano e per potersi esprimere lo avvicina alla gola dilaniata dallintervento ed emette mugolii che la sua famiglia, col tempo, ha imparato ad interpretare. Ha sui 70 anni ed vivo, gi buona cosa.... Invece GINO, stesso male, grande appassionato di ciclismo, non ce l'ha fatta, e forse organizza gare di bici nei cieli... MARIA ROSA, una cinquantina di anni ma ne dimostra venti di meno, bella, aristocratica, gioviale, ambiziosa, ben tenuta. Carcinoma al seno. Si interessa di problemi ambientali ed incredula di cosa stia accadendo nella nostra provincia. Quando la preghiamo di produrre le cartelle cliniche ai fini statistici afferma che non si sente di darcele, troppo dolore dietro. Anche suo padre e sua madre sono morti di carcinoma, e lei sta ancora troppo male. Prega tutti i giorni che le sue ragazze non si ammalino. Siamo con lei con tutto il cuore ANNUNZIATA, Savona, con suo marito voleva un bambino e invece ha fatto 5 aborti, in mesi differenti di gestazione. Ora hanno presentato domanda di adozione, e sono pi sereni, il tempo ha affievolito il cupo dolore NOLI, una strage annunciata. Pochi giorni fa muore il vigile urbano, 51 anni, gran brava persona. Tutti lo ricordano con affetto per la sua personalit e la sua umanit. Pieno di bambini con asme ed allergie. Ma evidentemente ai nostri politici fa bene cos CLARA di Spotorno, muore di leucemia a 16 anni

LINO, Lavagnola, affetto dalla nascita da autismo, seguito dalla mamma con grande impegno e dedizione, sta migliorando col tempo. Forse, in un ambiente meno intriso di metalli pesanti, sarebbe nato sano GIANPIERO, politico, muore di cancro alla gola in et media lasciando la compagna ed i figli, tra i quali uno piccolissimo. Sar perch era un accanito fumatore o perch abitava a Bergeggi? Comunque quel bimbo non ha mai visto il volto di suo pap, se non in foto, e noi siamo in pena per lui MORELLA, 11 anni, appena terminate le scuole elementari, stata portata via da un cancro al cervello. Undici anni. Si manifestato quando era piccola, le sue amiche la aspettavano alle medie, ma sta frequentando quelle del paradiso degli angeli ANNA, 12 anni. Una brutta macchia sotto un occhio, si ricovera a Savona, le diagnosticano una leucemia, la portano di corsa al Gaslini. Anna morir di leucemia tre mesi dopo. Abitava a Vado, sotto le ciminiere NOEMI, 12 anni, melanoma, ha iniziato le medie ma non riuscita a compiere la prima settimana di scuola. Era su tutti i giornali, quei tristi giorni, bella come il sole, occhi verdi smeraldo, se aprite la sua pagina di facebook ancora vi sorride, tra la coroncina di reginetta dei bagni, il suo cagnolino ed i suoi peluches. Forse non meritava di vivere ancora?

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Poche settimane dopo se n andata la nonna, cancro, 60 anni, il quartiere tappezzato di manifesti. Abbiamo passato giorni col pensiero fisso a quella madre, a quella donna, al pensiero di quali incredibili tragedie siano passate in un arco di tempo cos irrisorio. Per colpa di chi? ancora nel COMUNE DI SPOTORNO, inizio di questa settimana, funerali ad una giovane mamma, morta di cancro. Gli amici sono sconvolti, la famiglia anche, le amichette della figlia le si stringono intorno, ma nulla, purtroppo, potr farla tornare tra noi BETTO, 39 anni, lavora nella valle di Vado, a un passo dalle ciminiere. Si spegne di leucemia fulminante nel giro di un giorno. Non si sente bene, va al pronto soccorso, lo ricoverano, gli diagnosticano la leucemia, ma la mattina si spegne, nel fiore degli anni. Lascia due bimbi adolescenti, una moglie giovane, ed una famiglia nellangoscia. Perch? Suo padre viveva ad Albisola e muore di cancro al fegato, ereditariet o inquinamento? LALLA, 35 anni circa, bella, intelligente, ricca, appartiene alla Savona bene, le diagnosticano cancro al seno, si opera, si cura, sopravvive. Dopo anni di angoscia, vissuti nel timore che il male ritorni, il ginecologo lautorizza a fare un figlio, ormai le pesanti cure che ha fatto si sono disperse nellorganismo e non hanno pi lasciato traccia. Ora Lalla una mamma felice ed appagata, ma nel frattempo la sua mamma, arzillissima professionista savonese, stata colpita da un cancro, e dopo innumerevoli cure e sofferenze, morta anche CINDY si ammala di cancro al seno in giovane et, intorno ai 30 anni, ma per fortuna grazie alla diagnosi precoce

ed alle cure guarisce, oggi una felice mamma che si occupa della sua famiglia e lotta per lambiente. Sua mamma invece non ce la fa, muore di cancro allutero intorno ai 60 anni MARIA, due cancri gravissimi, stata parecchio tempo in fin di vita, dichiarata senza speranza, ha passato le pene dell'inferno, viva per miracolo. Ma non smette di lottare, per la salute e per l'ambiente, affiancata da una famiglia molto in gamba e molto unita. Se n andata a vivere lontano da Savona, teme linquinamento di questa citt, ora vive in campagna, in un posto isolato, dalla natura incontaminata. Labbiamo incontrata in questi giorni, triste, stanca, sconvolta, stata ad un controllo in oncologia, si sono ripresentati dei problemi... CARLETTO, famiglia benestante, unita, si ammala di cancro al cervello. Dopo innumerevoli peregrinazioni, Savona, Genova, Milano, Parigi, Carletto ci lascia. Troppo presto. Ha 16 anni e non vedr mai i figli di sua sorella, che arriveranno tra poco. Ogni volta che incontriamo sua madre e la guardiamo negli occhi, leggiamo un dolore indomito, grigio, rabbioso e abbassiamo i nostri PAOLO, zona Fornaci. Bello, alto, simpatico, gioviale, pieno di amici, di energie e di iniziative. Non c pi da pochi mesi, cancro. Incurabile, non perdona. Tutti noi, amici suoi, non possiamo che ricordarlo nelle gite di montagna, o mentre girava il pentolone con dentro lo zimino di ceci. Ma ci manca, la sua famiglia sfatta

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ANNUNZIATA, morta di cancro, 60 anni, sua figlia non si sente di darmi le cartelle cliniche per scopi statistici perch sta ancora troppo male solo allidea di riprenderle tra le mani. Quelle palpitano ancora per la sofferenza di sua madre e il dolore della famiglia GIULIA, Celle, padre e madre morti di cancro anche se gi avanti negli anni, il padre cancro al polmone sebbene non fumatore. Cause ambientali? RITIN e LELLA, Savona, padre e madre morti di cancro. Si chiedono il perch e sono in pena per i loro bambini. Si ammaleranno? NUNZIO e GIACOMO, padre e figlio, tutti e due morti di cancro, giovanili e sportivi, grandi sciatori, pochi mesi di distanza uno dallaltro. Macabro destino o altro? GIACOMO ha una fattoria a Roviasca, sopra Quiliano, e coltiva biologicamente la frutta, la verdura, gli olivi per s e per gli amici, ha conigli e galline. Intorno ai 60 anni ha contratto il cancro, si curato e grazie a Dio per adesso va avanti, ma ha paura per il futuro suo e del suo territorio, nonch per la salute di figli e nipotini... OLGA, giovane professionista savonese, colpita pi volte da un cancro, quando ha sentito che le forze non la reggevano pi, che lenergia vitale defluiva dal suo corpo, ha organizzato una grande vacanza per gli amici, in un mare di paradiso, offrendo tutto lei con i suoi soldi.

Ce la vogliamo ricordare cos, generosa, allegra ed espansiva, pur nella sua disperazione, aveva 51 anni. Ma in quel posto in Corsica, non riusciamo pi a tornare. Troppo magone, troppa disperazione... FULVIA, sartina precisina di 60 anni, sempre elegante, impeccabile, schietta, ironica, sarcastica, ma disponibile, allegra, piena di vita, sportiva. Ci ha lasciato per un cancro allutero. Viveva sotto le ciminiere STELLINO, non fumatore, ci ha lasciato questestate per un cancro ai polmoni, aveva 46 anni. La sua mamma pesa 30 kg ed a guardarla negli occhi le si legge un dolore senza fine, che trova consolazione solo nella sua smisurata fede. Dio la consoli, noi non ce ne facciamo una ragione ANTONELLO, anziano pio uomo di Lavagnola, muore di un cancro ai polmoni senza mai aver visto una sigaretta A VADO DUE CARE AMICHE, uninfermiera e la proprietaria di una lavanderia, si ammalano di cancro e muoiono. Hanno intorno ai 35 anni a Vado BEATRICE, 30 anni, ha il cancro al seno. Si sta curando ma disperata e non sa di chi sia la colpa LISETTA, giovane donna, 40 anni, dagli incantevoli occhi verdi, separata, ha il cancro, in chemio, la sua bambina affidata a diverse persone per la vita normale e lo sport, lei purtroppo non la pu seguire, i giorni della terapia si sente molto, troppo debole.

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Ma non vuole assolutamente che si sappia del suo tumore, si comprata una costosa parrucca e cerca di fare vita normale, nascondendo al mondo il suo male come se fosse una vergogna. Ma negli occhi della piccola Anastasia si legge la paura... GIO BATTA di Vado, ha una cinquantina di anni, ha il cancro alla gola, molto arrabbiato perch sta male e non sa come fare per guarire. Sa che il cancro nelle persone relativamente giovani non perdona a GIULIANA a 2 anni viene diagnosticata la leucemia. Entra in cura al Gaslini, inizia un martirio per la mamma. La cosa che le fa pi paura, nella sua ingenuit di bimba, sono gli aghi e le flebo, continuamente piantate nei suoi braccini, che le fanno molto male. Ora Giuliana, dopo tanti anni di cure, per fortuna, dovrebbe essere guarita e conduce una vita normale... quelle pungenti zanzarine forse resteranno solo un triste ricordo, ma la mamma ancora traumatizzata. L'infermiera di pediatria, in merito allenorme incidenza di cancri infantili e leucemie in zona, ci ha detto Guardi che la situazione non visibile per niente, perch i bambini che si ammalano nella Provincia di Savona vanno a curarsi (e nei casi drammatici a morire) al Gaslini di Genova MARIANNA, donna attiva e organizzatissima, ottima cuoca, gran casalinga, attenta a tutto, un giorno scopre sangue nelle feci. Corre dal medico, le diagnosticano un carcinoma allintestino. Si opera, sorgono complicazioni, gravissima per un lungo tempo, va in rianimazione, sembra agli sgoccioli ma di fibra

forte e la vicenda per adesso si conclusa bene, per fortuna viva, e dopo lintervento ha ancora visto nascere la sua nipotina, la frugolina Claudia. In compenso questinverno, dopo una lunga agonia morta di cancro sua cognata, e suo cognato agli ultimi respiri. Aspettiamo che Dio ponga fine al suo calvario FLORIANA in gita con noi, siamo in Francia a fare trekking nelle gole del Verdun, si sente male, pallida, non ha la forza di mangiare. Lo ricordiamo come fosse adesso, che fatica faceva per deglutire un uovo sodo. Torna a casa, va dal medico, una gastroscopia le mette in evidenza un cancro allo stomaco, con ramificazioni, ha gi preso altri organi, cistifellea, pancreas. Un cancro che spesso non perdona, inizia il calvario. Floriana perde 30 kg, diventa una larva, non riesce a respirare, a mangiare, a deglutire, a camminare, a fare le faccende di casa, pallida e trema anche nelle attivit pi banali. Per fortuna ha un marito e dei figli meravigliosi, che la accompagnano sempre a fare le chemio e le preparano ogni giorno pappette e ricostituenti. Oggi ce lha fatta, o cos pare, anche se regolarmente deve fare i controlli ELISEO, 50 anni, da tempo sta male, sta sempre male e non sa perch. Fa analisi su analisi e non risulta nulla. Esasperato va in un ospedale fuori regione e, da unindagine pi accurata, gli scoprono una leucemia, che cova da almeno 10 anni, che nessuno prima gli ha riconosciuto. Vive e lavora nella valle di Vado, zona industriale del savonese PIETRO, amico, animatore, sindacalista, mediatore culturale, il gigante buono, viene portato via da un ictus a 69 an-

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ni. Una persona che aveva ancora tanto da dare al mondo, con due nipotini piccolissimi, una famiglia gettata troppo presto nella disperazione NIKITA sta lottando disperatamente con noi contro il carbone, un giorno, mentre parliamo, si apre la camicetta, mi fa vedere la gola squarciata e ricucita, e con un misto di orgoglio, dolore e pena mi esclama Io ho gi dato, cancro alla tiroide. Quando si ammalata, Nikita non aveva ancora 40 anni... ora sta facendo gli esami di follow up con regolarit, ma ha paura per le sue ragazze, tre graziosissime adolescenti LOLLO, nasce con un tumore al cervello, per fortuna molto circoscritto, gli fanno unoperazione difficilissima, in quanto neonato e un minimo sbaglio comprometterebbe i suoi centri nervosi, con conseguenze irreparabili. Dopo mesi e mesi di cure e di follow up ora Lollo stato dichiarato guarito, gioca sereno con le sue sorelline e la malattia non resta che un brutto ricordo, ma la sua mamma, che conosciamo bene, ancora sotto choc per quanto ha passato col figlio... FORNACI, ultima estate, la sposina MICHELA va a cena col marito e al ritorno si sente poco bene. Va al pronto soccorso, pensando ad una brutta indigestione. Le diagnosticano una leucemia fulminante, dopo poche ore cessa di respirare. La famiglia, che le era legatissima, affranta, distrutta, ammutolita: pochi anni fa era morto il fratello di cancro. Ventanni.

un caso, o qualcuno ha delle colpe per il grado di inquinamento del savonese, che non viene per nulla monitorato? per fortuna non sono tutti morti, qualcuno vivo e vegeto e sta anche bene e lotta con noi contro il carbone. ALMA CARLEVARINO

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Prima della centrale elettrica

Primi anni del Novecento

Qualcuno, passando distrattamente sotto la centrale in macchina o a piedi si domanda: Ma perch hanno costruito le case cos vicine allimpianto?. Ma la domanda mal posta. Dovrebbero chiedersi invece: Perch la centrale stata costruita cos vicina alle case?. Prima delle ciminiere cera gi qualcosa.

Anni Duemila

Un po di toponomastica
Larea da me presa in esame comprende sia quella vasta porzione di territorio che da decenni risulta completamente stravolta dagli insediamenti della centrale e dalle infrastrutture ad essa collegate, sia il territorio intorno agli impianti industriali che comunque, nel giro di pochi anni, ha subito trasformazioni tali da non lasciare neppure ravvisare intuitivamente quella che, non troppo tempo, fa era la naturale conformazione del luogo. I confini che delimitano la mia ricerca, per quanto riguarda Vado, sono: in area urbana, via Sabazia (dal complesso residenziale MA.RA. a piazza Martini, dietro la chiesa parrocchiale); via Ferraris con la sua prosecuzione valleggina di via Diaz (dal ponte della ferrovia alla stazione di Vado-Quiliano); la zona della strada di scorrimento che dallarea Bombardier giunge fino a Bossarino, con sconfinamenti nellarea Esso Chimica. Per quanto riguarda il territorio di Quiliano: dalla stazione FFSS al termine di via Cosciari, con inclusione della frazione di Tiassano per quanto concerne strettamente allindagine qui esposta. unarea molto vasta e allinizio della ricerca in modo particolare ci si dedicher proprio allanalisi di tutto questo ampio territorio; ma pian piano che ci si spinger a trattare di et storiche pi recenti, il protagonista indiscusso della scena sar il quartiere e la localit Griffi pi propriamente intesa. Verranno utilizzati diversi toponimi tipici del posto che vale la pena elencare con una breve spiegazione del termine (che, riproponendosi pi e pi volte nella zona del savonese, ha assunto caratteristiche proprie nei diversi contesti territoriali) per quanto riguarda la peculiarit che esso ha nel comprensorio preso in esame: Bricchetta: si intende la vasta collina boschiva costituita da terra per uso industriale che dominava labitato di tutta Vado, situa-

Panoramica dellarea attualmente occupata dalla centrale elettrica e da altre infrastrutture: in primo piano lindustria Oscar Sinigaglia (attuale Bardier Bombardier). Da sinistra a destra: la casa della Bricchetta, la collina un tempo detta lo Sciarto, la fornace di mattoni della famiglia Griffo, il possente caseggiato della Torre dei Griffi. Il borgo rurale sulla destra Tiassano (la foto si riferisce ai primi anni del Novecento).

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to comera al centro della rada, e che stata nei decenni ridotta ad un misero e rachitico terrapieno tra palazzi e industrie; si useranno anche il termine bricchetti (linsieme di tutte le gibbosit dellarea interessata dalla Bricchetta, che si sviluppava in quote diverse) e bricco (semplicemente utilizzato per definire laltura di una collina, o, nel caso della Bricchetta, della sua sommit). Valletta: luogo di scorrimento delle acque piovane, nonch strada pubblica fin dallepoca arcaica, che univa Vado a Quiliano; in seguito sar sinonimo del caseggiato popolare che verr innalzato in quellarea. Griffi: la localit cui dedicata questa pubblicazione stata mutilata dalla costruzione della centrale Enel; ne esiste ormai solo il toponimo in relazione al quartiere moderno omonimo ancora esistente a pochi passi dagli impianti termoelettrici. Prende il nome dalla famiglia Griffo; il cognome in questione talmente inflazionato nella vallata che impossibile comprendere quale ceppo esattamente fosse in antichit il primo proprietario della zona (ad esempio si conosce, nel Settecento, la famiglia Griffi-Bonello di Tiassano che deteneva vaste propriet nei dintorni). C poi il fatto che in dialetto Griffo e Griffi si alternano senza distinzione alcuna tra i componenti del ceppo originario, che resta comunque Griffo. La trasformazione da Griffo a Griffi non affatto unanomalia nella tradizione linguistica popolare: numerose altre famiglie sono registrate con questa variante minima nei documenti notarili antichi; un esempio relativamente recente pu essere riscontrato con la famiglia Spirito: nei primi anni del Novecento questa famiglia fece costruire sulla propria terra, il localit la Costa, un palazzo di grande eleganza; la gente comune lha ribattezzato immediatamente, secondo una consuetudine appunto secolare, come palazzo degli Spiriti (e non il caso di ricercare in questo nome chiss quale origine superstiziosa o paranormale). Gli ultimi Griffo, spodestati dalla propria abitazione demolita a seguito degli sbancamenti, abitarono per qualche tempo

nelle nuove palazzine del quartiere, per poi trasferirsi a Loano dove probabilmente sera da parecchio tempo insediato un ramo (almeno da un centinaio di anni); o forse il ceppo loanese di questa famiglia era originariamente proprio il primo possidente della localit (non si pu affermare con certezza). Tana: localit posta a ridosso di Bossarino, confinante con il territorio quilianese. Quel poco che ne rimaneva stato cancellato dallampliamento della Esso Chimica, negli anni Novanta. Termi: toponimo che si riferisce ad un nucleo abitato costituito da un agglomerato di costruzioni rustiche in territorio del Comune di Quiliano ma sovrastante parte della vallata del Segno e da cui possibile avere una panoramica dellintera rada vadese; il termine andrebbe probabilmente fatto risalire ad epoca molto antica (qualcuno sostiene addirittura allepoca Romana) e trarrebbe la sua origine dalla presenza nella localit di un termine appunto, cio un pilastro o monolite che indicava un determinato confine territoriale (impossibile dire se si trattasse di pertinenze private o di una intera comunit). Cosciari: localit del territorio valleggino appena sotto Tiassano, oggi unarea martoriata dal cemento delle grandi infrastrutture che ingombrano la vallata. Sciarto: fin nei documenti pi antichi viene indicato con questo nome una montuosit compresa tra le terre coltivate dei Cosciari e il rilievo modesto della Bricchetta; in questa pubblicazione si tende a far coincidere lo Sciarto e larea ad esso limitrofa con la localit dei Griffi (si leggano a proposito le pagine sulla storia della contrada). Montrucco: termine dialettale con cui si indica un rilievo collinare che, nella forma (ridotta), ricorda in un qualche modo la sagoma di un monte; le fonti orali e le testimonianze scritte (anche antiche) lo utilizzano spesso al posto del pi appropriato e, dal punto di vista della lingua italiana, pi corretto poggio o collina. Fino al 1966 larea denominata Griffi era costituita da due reti stradali principali, oltre che dalla solita via Ferraris ancor og-

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gi esistente e che giunge fino nel territorio di Quiliano, formalmente registrate nelle carte e a cui si faceva riferimento per la corretta distribuzione dei numeri civici e la conseguente distribuzione di posta: via dei Griffi (che da via Ferraris costeggiava il quartiere dal lato verso la S.I.R.M.A. fino alla Bricchetta) e via Torre dei Griffi (la strada che, sempre da via Ferraris, risaliva fin verso la costruzione omonima appunto e che costituiva la parte del quartiere verso Valleggia). Con il nuovo assetto urbanistico conseguente ai lavori di costruzione della centrale e della superstrada, via Torre dei Griffi mut dapprima in via IV Strada Nuova e infine in via Sardegna (nome con il quale viene designata ancor oggi) e divenne, oltre che unico accesso al quartiere, svincolo della strada di scorrimento; via dei Griffi, quella originale, cess di esistere e attualmente con quel nome si intende una delle due reti stradali che contornano i giardini pubblici che si estendono al centro dellarea residenziale (laltra via Piemonte, lunica a non aver cambiato n sito e n nome da quando venne posta la prima pietra del primo palazzo popolare).

Le colline dargilla
Larea collinare era costituita da sedimenti alluvionali prevalentemente di colore giallognolo formatisi nellera Cenozoica (geologicamente denominate Argille di Ortovero); la sua origine pu essere fatta risalire al Pliocene (medio e inferiore), circa sei milioni di anni fa, quando il mare occupava totalmente lattuale piana vadese infrangendosi sulle pendici delle montuosit come in una sorta di ampio golfo. Il mare deposit sul fondale vari sedimenti che in seguito alla regressione, fenomeno tipico nella preistoria sconvolta da numerosi cambiamenti climatici, rimasero allaria aperta costituendo il noto paesaggio collinare. I sedimenti pliocenici sono prevalentemente argillosi in questarea e sono costituiti da alcune parti cementate con conglomerati minuti (cio frammenti cementati alternati ad argilla con sabbie non cementate). Generalmente si trova in colorazioni che vanno dal giallo al rossiccio per via dei processi di ossidazione dei sali di ferro in superficie, mentre in profondit assume uno straordinario effetto azzurro scuro-blu. In questo strato pi profondo si possono identificare alcuni fossili di organismi quali Globorotalia hirsuta, Bolivina placentina e Uvigerina rutila. Si pu sommariamente ricordare che larea oggi occupata dalla centrale elettrica e dai vari impianti ad essa soggetti, aveva quote variabili del terreno comprese tra i +7 e i +25 m.s.l.m. Attualmente la centrale sorge a +9 m.s.l.m. Attraversate da numerosi alvei di ruscelli che, quando non erano alimentati dalle acque nei giorni di pioggia, erano impiegati come rete stradale locale, le colline si estendevano alle spalle dellabitato ed erano meta di passeggiate e, nella parte pi in piano, ideali per le colture. Lacqua, passando per i letti scavati nella terra, filtrava nel terreno andando ad alimentare sorgenti sotterranee che i contadini sfruttavano tramite vari pozzi o si riversava nel rio Valletta, esso stesso, per secoli, strada principale di comunicazione tra Tiassano e Vado, ac-

Vado Ligure in una foto aerea del 1960

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ciottolata in pi punti, nella quale scivolava lacqua piovana fino al mare. Largilla dei Griffi era molto particolare; era infatti in grado di resistere molto bene alle alte temperature e anche per questo era detta refrattaria. Ma le vene di argilla purissima che si aveva la fortuna di scoprire erano richiestissime anche perch, mischiate debitamente ad oli particolari, davano origine ad un mastice ideale per suturare crepe e fenditure varie. Lo stucco per isolare le finestre, insomma, partiva anche da qui. probabile che fin dallet preromana, al tempo in cui le trib di Sabates erano ancora padrone del territorio, i manufatti ceramici fossero forgiati utilizzando questa terra locale. I vadesi ritennero sempre la fornace di Tab la pi antica del territorio; essa sorgeva a ridosso della Bricchetta, lungo la via Quintana (attuale via Sabazia), a lato dellasilo comunale dove oggi si apre la vasta spianata del parcheggio dal fondo ghiaioso della Bocciofila. Una conferma di questa radicata convinzione dei vecchi la diede in parte, nel 1955, il professor Nino Lamboglia, quando pubblic il resoconto delle scoperte archeologiche avvenute a Vado in quegli anni, durante le campagne di scavo negli edifici romani in piazza S. Giovanni. Afferm che il ritrovamento di migliaia di cocci di riporto, raccolti nello strato pi basso (anteriore alla conquista Romana della Liguria) e risalenti allEt del Ferro era dovuto sicuramente allo scarico di unantichissima fornace posta nelle vicinanze; lo strato, spesso circa 15/20 cm, fu utilizzato per permettere un migliore drenaggio dellacqua nel terreno paludoso proprio della zona vadese di quei tempi. Pi di duemila anni fa non era inusuale servirsi di questo metodo per bonificare le aree paludose su cui sarebbero sorte delle strutture abitative o difensive. Recentemente, in seguito ad analisi archeometriche condotte nellarea di via Sabazia e in altre aree del vadese, si definitivamente stabilito che tra lEt dei Metalli e larrivo dei Romani erano numerose le fornaci di ceramica esistenti in zona; lungo la via

Sabazia furono comunque numerosi i ritrovamenti archeologici, sia frammentari che integri: ancora negli anni Novanta, durante la realizzazione di un complesso residenziale nellarea dellantico Campo di Leo, vennero rinvenuti numerosi oggetti fittili risalenti allepoca Romana, sebbene larea fosse gi stata sconvolta da numerosi lavori di costruzione allepoca dellindustrializzazione di inizio Novecento. Il Mezzana, a principio del secolo scorso, rinvenne presso lantico cimitero una piccola fornace, di forma cilindrica, scavata nella marna pliocenica circondata da numerosi cocci di anfore; pochi metri pi avanti, nel 1947, si fece appena in tempo a scorgere diverse tombe collocate nel terreno argilloso assolutamente vergine delle quali pi nulla si sa. Diverse erano le cave che intaccarono limponente mole della Bricchetta e delle altre colline che svettavano modestamente tra gli orti e i terreni incolti verso Bossarino (con la Tana) e verso Tiassano (con i Griffi); almeno un paio di quelle erano di una certa grandezza. Largilla che affiorava in importanti filoni sulla sommit del Bricco, oltre la chiesa e per tutta la sua lunghezza in quella sorta di altipiano boscoso, man mano che si scendeva verso mare la si doveva andare a cavare sempre pi in profondit. Il fatto che fosse impermeabile sarebbe stato allorigine della formazione di paludi nella zona pianeggiante. Fin dal XIX secolo i mattoni di argilla locale furono esportati, tra laltro, a La Spezia, a Massa e soprattutto vennero impiegati nella costruzione degli altiforni delle acciaierie di Bagnoli a Napoli. Queirolo, in quegli stessi anni, annot orgogliosamente come quellattivit fosse ritenuta tra le pi importanti del paese: [] i dintorni di Vado sono ricchi di miniere di terra argillosa ad uso di stoviglie e mattoni, e di terra per forni e fonderie, di cui si fa ampio mercato in Savona, in Genova e altrove. Lestrazione dellargilla avveniva nelle cave sotto il diretto controllo dei proprietari. Per quanto riguarda la famiglia Griffo sappiamo che disponeva in loco, sui suoi terreni, di una piccola

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fornace, in quella zona pianeggiante detta Fasce Lunghe o terra della Madonnetta, appena sotto ledificio rurale detto torre dei Griffi (nelle antiche fotografie si intravede, tra le piante in bianco e nero, un alto comignolo bianco). Le formelle di argilla (modellate proprio con la forma dei mattoni) erano messe ad asciugare su stuoie di canniccio, poi cotte o semplicemente essiccate erano poste in capaci ceste di vimini che uomini e donne impiegati nella lavorazione trasportavano sulle spalle o sulla testa fino sul lungomare, dove si era costruito appositamente un pontiletto ad uso dei Griffo per imbarcare la merce. Le imbarcazioni che trasportavano i mattoni erano prevalentemente piccoli ed agili velieri che salpavano dalla costa vadese nei pressi degli odierni giardini pubblici della passeggiata a mare Colombo e che costeggiavano il litorale italico fino alla meta. Un po da tutta la costa si estendevano pontili dai quali prendevano il mare numerose imbarcazioni, come da tradizione; era una vera e propria flottiglia composta da pi tipi che alimentavano unattivit di cabotaggio per la Liguria, portando commestibili, grano, legna, calce e mattoni come scrisse il prefetto Chabrol. La vegetazione della Tana e dei Griffi era costituita per lo pi da pinastri marittimi, qualche quercia, qualche castagno (residuo dellantica copertura vegetale attestata nei documenti antichi) e vari tipi di arbusti, piante che del resto caratterizzavano la maggior parte del territorio vadese. Quando era tempo spuntavano anche i funghi, mangerecci e non. Nei pressi del grande polo commerciale di via Italia, sulla Bricchetta un tempo pi vasta e rigogliosa, vi era molta vegetazione ed ancor vivo il ricordo delle madri popolane che dicevano ai loro bambini, in dialetto: Andate sul Bricchetto a cercare un po di funghi per fare il sugo della domenica. Parte della zona collinare era stata frazionata in numerosi orti (molto ben esposti al sole) con ognuno un proprio pozzo o peschiera. Era coltivata soprattutto la vite; tra gli ortaggi pi pre-

senti si ricordano i cavoli, i pomodori, i finocchi e le melanzane che pare crescessero a dismisura. Un bel campo di girasoli era posto non lontano dalla casa-torre. Come alberi da frutta abbondavano i ciliegi e gli albicocchi. Allinizio del XX secolo, nel periodo in cui sorsero le pi importanti industrie della piana, la Bricchetta era pi aristocraticamente chiamata Bricco Miramar ed era meta di passeggiate, nonch luogo privilegiato per la costruzione di eleganti villini liberty e casette operaie. Era motivo di orgoglio per la cittadinanza e per questo venne lodato in quella pregevole stampa, datata 14 agosto 1910, del numero unico Lido Vadese (libello propagandistico del tempo sulla villeggiatura per la borghesia di inizio secolo). Laltura, oggi ridotta ad un terrapieno fastidioso e devastata da vari lavori di edilizia e di industria, venne in quelloccasione cos descritta: Chi dalla nostra rada osserva il panorama di Vado e ne esamina i dintorni, potr facilmente distinguere da lontano una catena di colline che la chiude come in un vasto semicerchio, ma poi in gi, pi vicino allabitato, potr scorgere graziosi poggi che, presentando tutte le gradazioni del verde, fanno pompa delle loro piantagioni di castagni, di pini, di brughi sempre verdi e di erbe aromatiche. Il pi pittoresco tra questi senza dubbio il Bricco Miramar a cinque minuti dallabitato. Bench a questo si possa accedere per diversi sentieri, tuttavia la via pi comoda si quella che partendosi da Piazza Statuto, dietro alla Chiesa sinoltra su per lerta e conduce ad una spianata dalla quale verso levante si domina il mare, ed a ponente si scorge la vallata del Segno col suo torrente, le varie frazioni del Comune ed i camini giganti di varie industrie. questo il poggio che si volle chiamare Miramar, e nome pi appropriato non si poteva conferirgli, poich da lass si domina collo sguardo tutta lampiezza della nostra rada, e locchio spaziando per il lontano orizzonte scorge nelle giornate terse e serene il picco di

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Portofino, le montagne della Spezia e le vette della Gorgonia e la Superba Genova, la dea dei mari che, a mezzo della sua lanterna, cambia, durante la notte, il silenzioso saluto col faro del nostro Capo e tutti e due coi loro lampi intermittenti sono guida e segnale al navigante. Il Miramar destinato sicuramente a diventare il quartiere aristocratico della nostra futura citt, ed ai nostri giovani sar forse riservato il piacere di vederlo coronato da leggiadri villini, di fioriti giardini, di strade ampie e forse da qualche albergo sontuoso. Linizio venne gi dato dallintraprendente Cavaliere Uff. Paolo Michallet che costru da un anno pittoresche casette a cui si accede comodamente per una via ampia, tutta fiancheggiata da leggiadri rosai, che, in omaggio al grande suo compatriota, il grande scienziato, volle denominare Pasteur. Per ora accontentiamoci che serva come di una passeggiata amena dove si possa respirare laria pura, balsamica, impregnata di odore che mandano le resine dei pini e le brughiere in fiore e le corolle delle erbe aromatiche e selvatiche, e dove possano liberamente tubare i loro inni damore gli innamorati, deliziare lo sguardo i romantici e sollevare lanimo i nevrastenici. Per i campi disseminati un po ovunque attorno ai bricchetti si coltivavano una gran quantit di ortaggi. Apprezzatissime erano poi le albicocche del posto, soprattutto e arbicocche da Tanna che non si esitava a rubare nei campi di propriet di terzi. Ancor oggi, a ridosso di Tiassano, possibile notare qualche coltivazione che riuscita a venir su nonostante il cemento e i numerosi tralicci dellalta tensione disseminati un po ovunque.

Notizie storiche da un mondo perduto


Don Cesare Queirolo, nelle sue ricerche atte a dimostrare limportanza che Vado doveva avere al tempo della Romana dominazione, individu notevoli vestigia nei pressi della chiesa parrocchiale e nei terreni limitrofi di propriet dei benefici par-

rocchiali; un centinaio di anni dopo, con lo scavo delle fondamenta del nuovo edificio comunale, a pochi metri dal sagrato delledificio religioso lesionato dai bombardamenti, riemersero le rovine di una villa di et Romana. Secondo il sacerdote ed erudito il centro dellantica Vada Sabatia era da ricercarsi proprio in quellarea in leggera pendenza compresa tra la Bricchetta e largine del torrente Segno, ossia quel nucleo abitativo sviluppatosi attorno agli edifici sacri e denominato la Costa (costa Vadorum, inteso come insediamento posto su di un terreno in rilievo, testimoniata fin dalle pi antiche fonti scritte). Lampia zona pianeggiante che dal centro abitato pi popoloso (attuale piazza Cavour, con il nucleo dello Spuncia cu di via Garibaldi), detto borgo della Marina, ripa Vadi o marina Vadi, giungeva fino a Zinola e alla foce del torrente Quiliano, non venne presa troppo in considerazione dallo studioso perch al tempo in cui scrisse il suo fondamentale e pionieristico testo sulla storia di Vado (Dellantica Vado Sabazia cenni storici), quellarea era disseminata di pozze malsane, fetide e pericolose per le periodiche febbri tifoidee che ciclicamente colpivano i valligiani; e dalle fonti documentaristiche e cartografiche appare evidente che la topografia con cui aveva a che fare Queirolo era tale da qualche secolo, certamente fin dal medioevo. Tutta quella vasta area paludosa era detta Pantani o, come si trova citata altre volte, Paltani: certo un nome che rendeva bene lidea di un luogo poco idoneo alle attivit agricole e men che meno abitative (tranne qualche casetta sulla strada litoranea, solo la villetta De Mari, poi Gropallo, era di qualche interesse architettonico). Cos, in poche parole, il Queirolo trasmette la sua teoria: Lasciando a parte i Pantani di Vado, dove non doveva sorgere che un sobborgo della Citt, il quale dallattuale palazzina De Mari volgeva sino alla detta Brichetta, e alla torre de Griffi, il quartiere della Costa presentava il centro e la parte principale della Sabazia.

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Non sappiamo se Queirolo raccolse, nelle sue perlustrazioni, qualche anforetta o altro materiale alla torre de Griffi; e nemmeno possiamo immaginare se nella sua ragguardevole raccolta numismatica che, cos come ci pervenuta, consta di pi di quattrocento monete prevalentemente Romane, ci sia anche un sesterzio rinvenuto tra i calanchi argillosi di quellanonima localit (qui per la prima e unica volta citata su di un testo di storia locale). Certamente, da acuto autodidatta, avr indagato col giusto peso anche quella periferica e poco abitata appendice della sua parrocchia. E che ipotizzi un possibile insediamento rurale anche l, una buona prova a favore di coloro che, spronati a parlare, mi dissero a denti stretti: Cosa credi, che quando han sbancato non hanno tirato fuori nulla da sotto terra?. La via Aemilia Scauri da Vado risaliva verso Quiliano, costeggiando il pi possibile le colline per evitare le paludi; quindi assai probabile che passasse per i Griffi o certamente sulla Bricchetta per poi giungere a Tiassano (in dialetto Tiasn) o Terensano la cui origine viene da decenni fatta risalire ad un nobile Terentianum, possibile proprietario di una mansio) e tramite Valleggia (il cui nucleo pi antico andrebbe fatto risalire allet imperiale) oltrepassasse il torrente per poi riguadagnare le montuosit verso la val Quazzola dove ancor oggi sono conservati alcuni ponti romani. Con il crollo dellImpero Romano gli abitanti di Vada Sabatia si insediarono in pi localit poste su alture, per meglio contrastare le invasioni barbariche e difendersi da eventuali assalti, nonch per cercare di tenersi lontani dalle paludi che, a seguito dellabbandono della piana, tornarono a svilupparsi. La localit alla quale bisogna far riferimento da questo momento in poi, per cercare di tracciare una sommaria cronaca degli avvenimenti compresi tra medioevo ed et moderna, Tiassano, nucleo abitativo di qualche fuoco che, come gi detto, andrebbe probabilmente fatto risalire allet romana, ma che di fatto risulta essere di epoca posteriore; e proprio in

quanto principale aggregato rurale della zona, non un caso che fosse stata indicata come localit alla cui dipendenza sottostava un territorio pi o meno esteso. In questo caso comprendeva una buona parte del territorio di Vado (certamente dalla via Quintana con le sue adiacenze e la zona costiera presso la foce della Valletta) e a nord arrivava almeno alla confluenza del Quazzola nel Quiliano; ma alterne vicende storiche cambiarono molto e frequentemente i confini sommari con i terreni limitrofi di altri nuclei abitati.

Il palazzo del Vescovo o torre dei Griffi


Nel XIII secolo lepiscopatus Saonensis, cio la signoria vescovile territoriale, comprendeva diverse terre e propriet in numerose localit rivierasche quali Spotorno, Tiassano, Viarasca e Legino; anzi molto probabile che Tiassano (assieme alla Costa di Vado) e Legino fossero stati beni della Chiesa vadese fin dal tempo in cui la cattedra vescovile nostrana poggiava sulle rovine della vetusta Vada Sabatia straziata dalle invasioni barbariche e che essa lavesse ricevuta in dono dallImperatore stesso. A Tiassano (come in ogni altra localit dellepiscopatus) era sorto il palazzo vescovile (palacium) che era il simbolo della potenza temporale della Chiesa sul territorio e ambiente in cui si stabilivano i contratti con i manenti delle terre (nonch possibile residenza estiva o di ritiro del vescovo); ma ad esso si aggiunsero, a Vado, anche quello dello Sciarto e quello della Costa. E su questo Sciarto mi devo necessariamente soffermare per un po. Per quanto riguarda i toponimi Tiassano e la Costa non ho riscontrato assolutamente problemi di tipo interpretativo (cio: sono termini ancor oggi presenti sulle cartine geografiche e naturalmente noti alle persone del posto); Sciarto invece non mi tornava affatto. Anche chiedendo a coloro che vissero nella Vado dellanteguerra e che correntemente parlano il dialetto, non sono riuscito a localizzare precisamente la localit. Sciarto? mi facevano, guardandomi sbigottiti S, Sciarto

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o Xarto o magari anche Salto tentavo allora di suggerirgli non ti dice proprio nulla?. Guarda, in tanti anni, non ho mai sentito un nome del genere da queste parti! era la tipica fine del colloquio. E si vedeva che non erano perplessi, che non stavano ancora l a spremersi le meningi per esser sicuri di non aver effettivamente dimenticato quel nome. Sapevano bene quel che dicevano e se proprio avevano un cruccio dipinto sul volto, lo si doveva interpretare come un loro tentativo di capire da dove diavolo avessi tirato fuori quel nome. Lunica fonte su cui dovetti ripiegare, per cercare di raccapezzarmi, furono gli atti notarili e gli antichi documenti che dal tardo medioevo giungono fino allet moderna. Nei documenti notarili medievali conservati negli archivi sono infatti riportati importanti toponimi che, alteratisi non troppo nei secoli, risulteranno tali fino alla fine del XVIII, se non oltre. Larea da me studiata era sotto la giurisdizione della gastaldia di Tiassano; il vescovo aveva beni terrieri che da Valleggia arrivavano sino alla riva del mare. Allo Sciarto era uno dei palazzi del vescovo e di questo toponimo (scritto anche come Xartum, Xarto o Sartum a seconda dellepoca e dello scrittore) abbiamo le pi antiche tracce manoscritte negli atti del notaio Arnaldo Cumano, cos come nel Liber iurium et consuetudinum episcopatus saone compreso tra il 1258 e il 1259. In questultimo documento si pu leggere in un punto: palacium Xarti cum terris cultis et incultis arboratis castanearum quercharum fructuarum et aliarum arborum. Ancora nel 1378, nellelenco dei debitori in moneta con pagamenti nel 1378 e 1379, riportato boschum quod dicitur Xartum. Largilla, che era molto richiesta per la produzione di mattoni, era estratta da una cava posta in localit il campo osia Xarzo. Dal punto di vista semantico, col mutamento linguistico tipico del periodo, la x (pronunciata cs) venne ben presto sop-

piantata (inizialmente nel volgare parlato e in seguito anche nello scritto) dal suono sc. Ecco cos che Xarto divenne Sciarto. In latino Saltus indicava un bosco montano; facile identificare questa localit, con laiuto delle antiche foto vadesi, proprio con parte della Bricchetta, un tempo sovrastata da una caratteristica e folta pineta. Nel 1646 troviamo una descrizione sommaria della zona che andava dalla chiesa di Vado verso monte: verso Termi (cio partendo dalla mulattiera che dalloratorio saliva alla collina e che dava verso Termi) cera un terreno di ulivi detto Bricco, pi avanti uno di castagni detto Xalto e infine un altro di vigneti detto Coxaro. Il bosco che si estendeva oltre queste zone, sulle altre colline alluvionali verso Termi (cio tra Bossarino e le alture montuose), era zona detta di l dalla Costa. Ancora cinquantanni fa, chi fosse salito dallodierna piazza Martini (lantico oratorio venne demolito dopo il bombardamento del 1944) per recarsi poniamo a Tiassano evitando la rete viaria consueta (come fecero i partigiani) avrebbe attraversato, in ordine, la Bricchetta (Bricco) subito dietro la chiesa, le collinette dei Griffi (Xalto) e infine la lussureggiante spianata di campi detta localit Cosciari (Coxaro) appena sotto le case di Tiassano. Negli atti delle terre del poder di Genova, nel 1757, troviamo ancora pi volte il termine Sciarto; per esempio nei confini di una terra hortiva circondata da mura con casa che si trovava tra lattuale Piazza Cavour (piazza o altre volte piazza del mercato), via Sabazia (la Chintana) e la Torre di Scolta (casa e torre con terra hortiva) nella zona campiva del Leo, verso monte si aveva lo Sciarto. Tutto ci che era oltre il muro di contenimento dellantica via Quintana era monte o collina dello Sciarto, ben diverso dalla Bricchetta (i beni detti la Brichetta appartenevano in parte a particolari, in parte al Seminario di Savona e alla Mensa Vescovile) e con la sua prima propaggine dietro loratorio (montrucco o collina delloratorio). Oppure si

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aveva come confine lo Sciarto, verso mare, se si era manenti dei terreni ai Cosciari (confinanti ancora con la Tana, con Tiassano e con la strada pubblica-Valletta). Dove oggi si innalza una delle ciminiere della centrale elettrica, quella pi vicina allabitato, fino al 1966 si ergeva un caratteristico caseggiato formato da due costruzioni di differente et non comunicanti tra di loro, sulle pendici di un montrucco che sorgeva in quel luogo. Era uno dei pi importanti edifici della zona (talmente importante che diede il nome alla localit); probabile torre di avvistamento antisaracena, simile ad altre che un po ovunque fiorirono sulla costa ligure nel Cinquecento, difficile in realt cercare di darle una datazione. Per certo si sa che cera una torre, non solo perch ci suggerito dal toponimo del luogo (Torre dei Griffi) ma anche perch in una cartina militare di met Settecento troviamo strategicamente indicata una torre proprio in quella propaggine pi estrema della Bricchetta; anche le testimonianze orali confermano che in origine la costruzione doveva essere proprio un baluardo difensivo o di avvistamento. Dai racconti di coloro che per ultimi abitarono nelledificio sono venuto a conoscenza del fatto che poco dopo linsediamento nella dimora della loro famiglia (negli anni Venti) si dovettero intraprendere alcuni importanti lavori di restauro, soprattutto per quanto riguardava il tetto; esso era infatti ancora fornito di terrazzo e per questo, ad ogni pioggia, lacqua ristagnava sulle ciappe liscie e filtrava tra le pietre e la malta gocciolando dal tetto e inzuppando gli interni delledificio. I lavori di riassetto fecero s che il tetto diventasse a spioventi, cos che tutta lacqua scivolasse a terra; durante la fase di ricostituzione della sommit dellantica torre riemersero alcune peculiarit architettoniche: sebbene col tempo il cornicione si fosse consunto, riemersero evidenti le originali e inconfondibili nicchie della struttura (la mia fonte mi mo-

strava, gesticolando nellaria, figure ad onde: Cos, vedi, ondulate tac, tac). Durante loccupazione militare piemontese della rada, tra il 1746 e il 1749, in occasione dei turbolenti risvolti bellici della successione di Maria Teresa dAustria al trono paterno che infuocarono lEuropa, la scuola topografica torinese organizz unaccurata reconnaissance sul territorio da parte di un gruppo di valenti ingegneri con lo scopo di creare una carta quanto pi possibile precisa della nostra area per impieghi militari (e si ricorda che a Torino si era molto preoccupati per la scarsa cura che si era sempre avuta nel dotare lo specchio acqueo savonese di adeguate fortificazioni). Il pregevole risultato dei numerosi rilevamenti di Cant, Durieu, Garella, Coloniato e Sottis fu la Carta della Riviera di Ponente di Genova. Incominciata da Savona e continuata fino a Nizza. Copiata esattamente dalloriginale, levato geometricamente lanno 1746 e il 1747, un acquerello dettagliatissimo che riporta con una minuzia incredibile strade, corsi dacqua, centri abitati, fortificazioni e perfino i toponimi locali. La precisione della scuola topografica venne descritta entusiasticamente dal Generale Costa di Beauregard, in un saggio del 1817 (Mlanges tirs dun portefeuille militaire) in questi termini: le acque colorate in blu, i boschi in verde, le citt e le fortificazioni in rosso, le strade, secondo la loro qualit, con diverse gradazioni di giallo, producono un insieme molto chiaro, piacevole e convincente. Se possibile fare una critica, considerandole dal punto di vista militare, si potrebbe dire che sono troppo rifinite, sovraccariche di contenuto topografico. Nella zona dei Griffi la carta riporta una costruzione in rosso e, in bella grafia, il termine Torre, ad indicare che effettivamente, oltre ogni ragionevole dubbio, nellarea si ergeva una struttura militare (confermata anche dal colore rosso), isolata tra i poggi; intorno non vengono riportate altre costruzioni prima di Tiassano e della Marina di Vado, a riprova che limportanza

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strategica delledificio era fondamentale in quanto sorgeva su di un rilievo che dominava lampio arco costiero che da Capo Va-

Torre dei Griffi. La foto stata scattata per conto di una discendente dei Griffo che avrebbe voluto poi un quadro a colori dipinto da un artista del posto; era gi abbandonata in quanto di l a poco sarebbero iniziati gli sbancamenti.

do arrivava al Priamar e che si trovava sul confine tra i due poderi della piana. Altre torri nelle vicinanze si potevano trovare a Tiassano (la possente torre eretta nel borgo datata tra il XVI e XVII secolo) e presso il campo di Leo (allincirca di epoca coeva), oggi zona urbana compresa tra via Maestri del Lavoro e via Sabazia, che venne demolita nel 1926 per lasciare posto allindustria Astrea; era detta torre di Scolta e serv anche come spogliatoio ai calciatori del Vado FBC al tempo in cui si giocava sulla spianata incolta nonch come abitazione per il custode dellarea (di essa ci sono giunte numerose fotografie e citazioni su atti notarili antichi).

In realt, secondo la tradizione, quella torre era stata anche convento; cosa probabilissima visto che i terreni erano del vescovato, ma sicurezza su questa ipotesi non c. Vero , per, che nei documenti vari appezzamenti di terreno erano di diverse congregazioni religiose. Forse furono proprio i frati ad incidere iscrizioni in latino sui travi portanti lignei del solaio che ancora gli ultimi abitanti della casa-torre riuscirono a leggere in epoca recente. Forse la torre dei Griffi era un avamposto militare per lavvistamento di navi nemiche (la vista da lass dominava tutta la rada) e poi anche un termine di riferimento tra due possedimenti terrieri. Se precedentemente, ad esempio in epoca medievale, su quel sito esistette unaltra costruzione non si pu dire (o se le strutture di base fossero risalenti a tal periodo); non nemmeno sicuro che il palazzo vescovile dello Sciarto coincidesse con la torre. Per sono anche vere due constatazioni: la prima che nel medioevo la torre, lavamposto militare, era simbolo di potenza e sicurezza (la temporalit del vescovo era ribadita anche da questi emblemi esteriori e da fonti documentarie si sa che il palacium savonese, nellantico borgo del Priamar, si trovava in una torre); la seconda un po pi terra terra, nel senso che in tutta larea da me presa in considerazione non esistevano ruderi di antiche e misteriose costruzioni: questa certezza non lho ricavata solo dai catasti o dalle immagini aeree della zona, ma soprattutto dalle parole degli abitanti del posto che hanno percorso in lungo e in largo ogni millimetro delle colline. Nel XIX secolo si aggiunse alla costruzione principale un altro edificio rustico (nel quale vissero addirittura tre numerose famiglie contemporaneamente) dove abitarono i contadini che lavoravano negli appezzamenti circostanti; e probabilmente venne anche ingrandita la torre stessa, stravolgendone in parte la struttura caratteristica. Vicino alla casa, verso il sentiero che la

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costeggiava ad est, si arrivava ad un pozzo dove i contadini erano soliti attingere acqua. Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale venne restaurata dallimpresa di Attilio Pellero che sostitu, tra laltro, la copertura del tetto in ardesia (anche il lato della struttura a tramontana era munito di lastre identiche) con una di tegole di terracotta. In fine, allinizio degli sbancamenti, venne demolita in una sola giornata da un grosso caterpillar allamericana.

la dopo una giornata al pascolo. Dal lato sinistro della stalla si entrava nella stanza del forno, dove veniva cotto il pane e, oltre al forno, in muratura cera il cos detto runfo, il focolare acceso in terra. Dalla porta rivolta alla rada si entrava nellabitazione vera e propria e si incontravano subito due camere, una delle quali adibita ad angolo cottura, poi si saliva per una scala e si arrivava ad unaltra camera (cui si poteva anche arrivare tramite la gi citata scala che partiva dalla stalla) ed infine vi erano ancora altre due camere.

Costituzione interna
Lintero complesso (torre + casa addossata) era ben distinto e suddiviso rispecchiando la tipica casa contadina ligure; cera il solaio (su), fatto di tavole di legno poggianti su travi a vista, e un pavimento costituito da mattonelle rosse di argilla locale (dette tavelle). Ledificio principale (lantica torre sostanzialmente, con il suo prolungamento successivo) era cos strutturato: per la porta di accesso che dava sullaia ci si immetteva in una stanza che fungeva anche da cucina; una ripida scala portava poi al piano superiore dove si aprivano due camere, cos come altre due si trovavano allultimo piano. Nel lato della struttura che volgeva a sud vi era anche lingresso di un doppio locale adibito a cantina e a ricovero per attrezzi. Sullo stesso lato si trovavano anche il pollaio e la latrina (una baracchetta che ricorderebbe una cabina da spiaggia). La costruzione rurale che stava accanto alla torre era costituita diversamente: accanto allingresso della torre si apriva un locale che fungeva da stalla (cerano tra laltro delle mangiatoie ricavate nella muratura) e da ricovero per attrezzi da lavoro; dalla stalla poi si poteva accedere ad una scala che portava direttamente al piano di sopra, ma ai piedi della scala si apriva una porta che introduceva al lato nord del bricco e che veniva utilizzata per far entrare le capre e le pecore nella stal-

Unarea di passaggio importante


Essendo stata unarea di passaggio fondamentale per i contatti tra la costa e lentroterra quilianese (da cui si poteva raggiungere la Val Bormida per le Langhe) non c da stupirsi se, crollato limpero romano sotto la spinta dei barbari e passati i secoli bui antecedenti lanno Mille, rientr subito nelle mire di coloro che per buona parte del medioevo detennero il potere: Chiesa e Stato. Possedere vaste propriet consentiva sia di riscuotere i tributi sborsati dai particolari ai quali erano affittate le terre per la coltivazione, sia di intascare i guadagni delle attivit di sfruttamento del suolo (come nel caso della presenza di cave), sia di pretendere legittimamente una somma per i pedaggi qualora una rete stradale importante avesse attraversato i terreni. Dalle balze argillose della Bricchetta e dei Griffi passava limportante rete viaria detta Via di Tre Ponti che sinseriva, oltre il Quiliano, nel tracciato dellantica via romana e che fu teatro di varie controversie in particolare nel primo ventennio del XIII secolo. Questa via de tribus pontibus era proprio lultima sezione dellAemilia Scauri ed era cos denominata perch passava su tre dei sei ponti della val Quazzola. Sappiamo, a riprova della fondamentale importanza di questa strada, che il 16 novembre 1220 il Consiglio di Savona approv un compromesso tra il podest genovese e quello nole-

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se che erano in combutta per quanto riguardava il loro diritto o meno di usufruire della strada. In quel periodo, infatti, Noli confinava territorialmente con Savona tramite la foce del Quiliano (oltre a possedere la valle del Segno con met del castello carrettesco) e il Comune impediva ai vadesi e ai nolesi il transito (sono documentati arresti e percosse da parte di soldati di guardia ai termini). Sempre in quella data si chiuse la questione riguardante alcune case di Spotorno distrutte da Noli; ci avvenne in quanto Spotorno era territorio del vescovo di Savona e ai nolesi parve un buon modo di vendicarsi di quegli affronti subiti che lavevano anche penalizzata economicamente.

Gli insediamenti abitativi della Tana


La Tana sempre stata ritenuta una delle localit pi antiche della piana vadese, anche per via di quel nome cos oscuro che la ricollegherebbe alla nobile stirpe dei Tana, di discendenza carrettesca. Era un territorio coltivato intensamente e decisamente ameno, formato da leggiadre colline di terra tufacea, ed era disseminato di cascinotte e piccole costruzioni talvolta raggruppate disordinatamente attorno ad una strada di pubblica utilit, come nel caso del complesso di via Massimo DAzeglio, sopravvissuto fino alla prima met degli anni Novanta allombra delle cisterne e dei serbatoi della Esso, che laveva assediata a partire dalla fine degli anni Sessanta, e ferita dalla striscia dasfalto della strada di scorrimento che le passava poco distante. La demolizione di questo ultimo nucleo, dotato del proprio pozzo, avvenne per esigenze di espansione industriale degli impianti dellindustria leader nel settore chimico. Una di quelle case aveva infissa, sopra lingresso della cantina, una lastra di marmo raffigurante in rilievo cinque pigne; dietro questa sorta di stemma la leggenda voleva che ci fosse nascosto un tesoro e i bambini della borgata usavano tirarci

delle pietre nel tentativo di staccare la lastra e ritrovare il prezioso bottino (chi poi demol il caseggiato pot constatare la veridicit o meno della credenza). Che cosa fosse quella rappresentazione scolpita non chiaro: era forse lo stemma di una antica famiglia o, pi probabilmente, leffige di qualche frantoio o mulino (la cantina era di grande capacit, superiore ai sei metri di altezza); oppure il riferimento a qualche ordine religioso. La tradizione vuole infatti che un tempo la struttura fungesse da convento di monache: chi vi abit in anni non molto lontani giur che la struttura era evidentemente servita un tempo a quello scopo, perch gli interni erano costituiti da piccole stanze (come celle di ritiro) abbellite da volte ad archi e dotate di piccolissime finestrelle simili a feritoie.

Terre preziose e fertili


Dagli archivi antichi sono anche riemersi altri toponimi del luogo. Dal Cartulario di Arnaldo Cumano e Giovanni di Donato veniamo a sapere che i canonici di Savona possedettero una parte del prato de Rovore che, assieme ad omnia prata que habet in canonica in plano de Vadi, diedero in affitto a tre uomini. Ancora nel Cartulario del notaio Martino riportato un prato de Rovere che apparteneva allospedale di Terrino di Savona. In una relazione del 1821, che si rif ad una documentazione del 1732, citato un Chiapino di Cavereto con casa ivi sita e il Queirolo (1868) don Cesare Queirolo riporta un chiapino di Rovereto in un documento riguardante le pertinenze territoriali della parrocchia, forse da ricollegare a quellarea che nel medioevo era detta prato de Rovere (considerando maggiormente attendibile il Queirolo, che aveva ben pi dimestichezza con i toponimi e le localit del posto piuttosto che qualche vicario savonese o compilatore di documenti di altra citt, che verosimilmente poteva sbagliare la trascrizione). In dialetto poi era uso chiamare Ciappin de ruvei la stradicciola che saliva verso Tiassano.

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Durante il tardo medioevo gli accordi di potere conseguenti ai mutamenti dinastici, che interessarono lEuropa del tempo, ebbero ripercussioni notevoli nellarea savonese; ed anche un piccolo tratto come quello da me preso in esame cambi faccia. Anzitutto Genova ambiva da molto tempo ai possedimenti di Savona e per fortunate vicende storiche, limportante citt marinara riusc effettivamente ad appropriarsi dei territori dellinterland savonese anni prima che avvenisse la definitiva sconfitta da parte di Genova sulla citt della Torretta (che dovette pagare cara la sua superbia e la sua indipendenza, subendo la distruzione dellantico borgo sul Priamar e la successiva costruzione dellimponente fortezza). Durante il XVIII secolo, a ridosso delle colline argillose, si estese la lussureggiante tenuta dei Paltani, della famiglia De Mari, che dalla costa (con il villino settecentesco oggi sede della biblioteca e della pinacoteca) arrivava a lambire, con il suo parco ed i suoi viali alberati ricoperti di ghiaietto colorato, i Griffi; cos le paludi lasciarono spazio a giardini e ad ampi appezzamenti coltivati.

Nel 1537 si divisero, infine, le due comunit poi chiamate Quiliano poder di Savona (da Quiliano a Valleggia) e Quiliano poder di Genova (da Tiassano, con il territorio attorno che un tempo era la gastaldia Teazani, fino al mare); rimasero tali praticamente fino al 1797 con lavvento del nuovo ordinamento della Repubblica Ligure. I confini tra Valleggia e Tiassano sono ancora poco chiari; in seguito comunque Valleggia pass al poder di Genova (probabilmente perch era diventato un villaggio di modesta estensione).

La casa della Bricchetta


Era un grande e possente caseggiato posto sul percorso della Valletta ed probabile che risalisse alla seconda met del XVII secolo (forse, oltre che essere stata casa colonica, per la sua posizione particolare sulla via principale pubblica che univa la costa con la vallata quilianese, fu edificio adibito anche ad hostaria). La documentazione archivistica fa riferimento ad alcuni complessi architettonici nella zona ma la sicurezza che si tratti di questa o di altre costruzioni in seguito demolite non c fino al secolo XVIII, quando la compilazione di alcune importanti cartine della piana, prime su tutte quelle riguardanti la tenuta dei Paltani con i suoi confini, riporta proprio un caseggiato di modeste dimensioni sul sito della costruzione in esame, dalle fattezze straordinariamente somiglianti. Gi dal principio del Settecento viene ricordata come casa della Fregoglia. Questo termine piuttosto strano, in quanto lunica volta che compare negli atti ufficiali dei cartografi che ebbero ad

Et moderna
Nel 1506 il vescovo di Savona aveva ancora preteso la restituzione delle terre che un tempo gli confisc papa Urbano VI. Ma i tempi erano cambiati; Genova era veramente diventata una super potenza economica e militare come poche sul Mediterraneo. Ed era vicinissima alla piccola Savona. Cos, tutta la secolare questione, si concluse drammaticamente nel 1528, quando decenni di stipulazioni e trattati divennero di colpo carta straccia sotto le suole laminate delle feroci truppe genovesi che conquistarono la citt per vendetta; a quasi mille anni di distanza dal tragico destino della Savo Romana, ancora violenze e distruzione calarono su uno dei pi antichi liberi comuni del Nord Italia.

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operare in zona e nemmeno un paio di anni pi tardi, non verr pi nominata in quel modo, ma pi semplicemente casa della Bricchetta. Potrebbe essere un errore di attribuzione, o un termine che si riferiva ad una famiglia ( attestato in alcuni documenti savonesi il cognome Fregogia) o ad una particolare localit cos chiamata, uno dei tanti termini scomparsi nel nulla (ma anche in questo caso non ci sono riscontri altrove); nel tentativo di raccapezzarsi con quello strano nome emersa solo una somiglianza con la parola dialettale freguggia, ossia briciola. Forse, intendendola effettivamente come casa della briciola, potrebbe essere confermata la presenza di un luogo di ristoro in questa costruzione. Tuttavia nella maggior parte degli atti ed in varie altre documentazioni veniva definita casa della Bricchetta, in quanto sorta alle pendici dellomonimo grande bricco alberato, e faceva parte dei beni terrieri nominati a quel modo. Dalla seconda met dellOttocento vi si insedi la famiglia Vallarino, proveniente da levante nei pressi di Genova, che gest anche gli appezzamenti attorno alla casa e come avvenne in molti altri casi i membri di detta famiglia assunsero il titolo di della Bricchetta, appellativo che seguiva il nome di battesimo del componente del nucleo e che lo distingueva da altri omonimi nel paese. Diverse sono poi le testimonianze fotografiche a partire dal principio del XX secolo, quando la Michallet si espanse verso i Griffi e inglob letteralmente la struttura nei suoi caseggiati e capannoni, sebbene rimanesse comunque affacciata sulla via Ferraris, nel frattempo divenuta via principale dopo labbandono della Valletta che ormai raccoglieva solo le acque meteoriche per rovesciarle in mare, e di lato venne edificata una centralina elettrica.

Negli anni Cinquanta, durante la fase di ristrutturazione degli stabilimenti lesionati dalle bombe, si decise la demolizione della storica struttura, gi da qualche tempo in stato di abbandono: probabile che si sarebbe dovuta eliminare comunque in occasione della costruzione della strada di scorrimento o per edificarvi una nuova e pi moderna centralina elettrica. Con gli elementi costitutivi delledificio, la famiglia Vallarino si costru unaltra abitazione di gusto pi contemporaneo lungo la stradicciola che saliva verso Tiassano.

Arriva la Storia
In seguito alla Rivoluzione Francese, superato il periodo del terrore e la dittatura personale di Robespierre, le truppe doltralpe iniziarono a pressare sui confini occidentali; le prime armate si mossero a partire dal 1794 e occuparono diverse localit del Ponente. Nel 1795 francesi e austriaci si scontrarono nella battaglia nella piana di Vado (la Repubblica francese dichiar guerra al Regno di Sardegna, il quale si alle con lAustria ed entrambi si scontrarono con noncuranza nelle terre della Repubblica di Genova che era neutrale). Il fatto darmi fu di inaudita violenza e si svolse tra la Madonna del Monte, Zinola e Tiassano, sfruttando la zona pianeggiante e pressoch priva di nuclei abitati di una certa importanza. Alla fine di giugno, gli austriaci, scendendo dalla Madonna del Monte assalirono la postazione vadese comandata da Kellermann; i francesi, bench costituiti da un esiguo numero di militari, riuscirono ad arginare linvasione trincerandosi oltre il Quiliano e, allaltezza della foce, barricandosi nel fortilizio da loro costruito al ponte saraceno. La sanguinosissima giornata si concluse con loccupazione austriaca di Vado, presieduta dal reggimento Alvinczy. La strage sulla piana (Queirolo, che oltre ai documenti fece riferimento a ci che i parrocchiani allora pi

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giovani gli raccontarono, scrive che molti erano i morti, molti i feriti) era stata una delle tante che si svolsero sulle alture e presso i nodi stradali nevralgici del savonese in quei giorni. Invano i francesi tentarono di bombardare gli austriaci dalle batterie e dai forti in loro possesso. Gli austriaci si preoccuparono di fortificare il centro abitato e la sommit della Bricchetta, alle spalle della chiesa e delloratorio (che divenne ospedale per i feriti). Queirolo racconta: I Tedeschi poi si diedero a fortificare il luogo, erigendo trincee sulla collina che sta dietro loratorio, distruggendo alluopo parecchie vecchie case cherano in fondo alla via detta quintana. Di queste costruzioni militari cera traccia ancora nei primi anni del XX secolo ed anzi unantica fotografia del nucleo della costa mostra una sorta di possente fortilizio proprio nel luogo indicato dal parroco. I francesi, in seguito, riuscirono a conquistare non solo Vado ma anche la Liguria; e con Napoleone le nostre terre aprirono allArme la strada per la conquista dellEuropa intera. I Griffi furono certo anchessi luogo di scontro; probabilmente ancor pi lo fu la spianata dei Cosciari, a ridosso comera del campo trincerato francese di Tiassano. Con il crollo dellimpero napoleonico la zona entr in una crisi profonda; la tenuta dei Paltani, gi depredata dalle varie truppe conquistatrici, perse la bellezza passata e nuovi proprietari si aggiudicarono il territorio. La Tana entr a far parte della Magnifica Comunit della Valle di Vado ed era sfruttata soprattutto per le terre coltivabili e per il legname. Dalla met dellOttocento assai probabile che le terre del posto iniziarono a chiamarsi Griffi perch ne divenne padrona definitivamente la famiglia Griffo.

Le prime industrie e lalba del Novecento


Nel 1887, in localit Schiene (appena sotto la Bricchetta, oltre la Quintana), si insedi la Michallet, sul sito della vetreria Tubino (che aveva avuto vita breve). La prima vera importante industria di Vado, che sorse lungo i muraglioni della Valletta per meglio rovesciare gli scarichi nel corso dacqua che li avrebbe portati al mare, in breve si ampli e la sua importanza divenne sempre pi palese in ambito nazionale (la posizione privilegiata di Vado, alle porte del Nord Italia, gioc un ruolo fondamentale). Paul Michallet assieme a Paul Chomienne si specializzarono nella produzione di refrattari per laterizi e sanitari e gres per tubature. Nel 1892 la Michallet-Chomienne & C. divenne S.A.M.R. e si avvalse dellaiuto di Clement Mathon; in seguito la S.A.M.R., alla fine degli anni Cinquanta, venne assimilata dalla Ceramica Pozzi che la incorpor completamente nel 1962. Chiuse nel 1984 sullonda della crisi del settore dopo essere diventata S.I.R.M.A. Molti collaborarono con la prima industria: tra questi alcuni abitanti della C du Patrun a Valleggia in via Diaz, che utilizzavano carretti di legno per il trasporto dei materiali. Limportanza di questa industria, oltre ad esser stata di tipo commerciale, va anche ricercata nellarte: Arturo Martini, uno dei pi importanti scultori del XX secolo, nel suo periodo vadese, ne utilizz infatti i materiali, gli ambienti e gli strumenti tecnici per plasmare le sue opere, al tempo in cui Libero Collina (fratello di Raffaele) era capofabbrica e faceva un po la parte del mecenate di tutti gli artisti della zona egli stesso divenne scultore come Rivo Barsotti; prov anche ad imbonirsi il signor De Lucis, proprietario della fornace poi denominata Tab, ma le serate trascorse al Bar Novo dietro i tavoli del biliardo per ingraziarselo non servirono a nulla. Nel 1905 la societ Westinghouse compr parte dei terreni della famiglia Groppallo, (subentrata ai De Mari nella possesso

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della ex tenuta dei Paltani) e vi costru lomonima industria, poi diventata TIBB (Tecnomasio Italiano Brown Boveri), Adtranz e infine Bombardier. Al secondo decennio del secolo, poco prima dello scoppio della Prima Guerra Mondiale, risale linizio dei lavori per la costruzione del complesso abitativo della Valletta, addossato al torrente omonimo e affacciante coi suoi poggioli sulla polverosa via Ferraris, mentre i ballatoi daccesso e le garitte dei latrine davano sulla Michallet. Questo caratteristico nucleo di case operaie (undici palazzine unite le une alle altre in schiera) era abitato da decine di nuclei famigliari di ogni estrazione sociale ed era ricchissima di botteghe; il primo edificio del complesso venne ultimato allinizio degli anni Dieci ma per vedere la Valletta cos come la si pu ammirare oggi si dovettero aspettare gli anni Venti. I Griffi vennero anche scelti per costruirvi il civico mattatoio, primo vero edificio moderno sorto dove, qualche anno dopo, si sarebbe innalzato il quartiere odierno. Era situato tra il rio Valletta e la strada vicinale dei Cosciari. Oltre ai Griffo e ad altri piccoli proprietari (quale don Foletti, canonico della Cattedrale di Savona) la gran parte del territorio era di propriet della Societ Immobiliare Industriale di Genova (un gruppo di proprietari terrieri riunitisi in una societ) che in seguito lavrebbe ceduta ad altri compratori. Nella zona Cosciari le propriet dellomonima famiglia confinavano con le terre della nobile famiglia genovese dei Pertuso e con quella dei Garroni (padroni del borgo di Tiassano e abitanti nel bel palazzo signorile sorto appena fuori il nucleo di case rustiche). Il quartiere residenziale della Pertusina, sorto successivamente con la sua schiera di villini a due piani circondati da giardini, si innalza proprio su quegli appezzamenti poco distanti dalla ferrovia. A principio del secolo scorso lunico edificio di una certa importanza sorto su quella zona era una specie di modesto castel-

letto finto antico, pi volte rimaneggiato ed oggi posto al limite dellabitato; in quelledificio abit la contessa Luisa Bove1, vedova dellesploratore dellArtico Giacomo. La signora si era anche accaparrata diversi terreni e dai racconti paesani pare fosse un personaggio sopra le righe. Davanti al complesso della Valletta, nel 1911, venne impiantato uno stabilimento metallurgico da Oscar Sinigaglia: la Ditta Sinigaglia & Di Porto. Durante la Prima Guerra Mondiale produsse diversi proiettili dartiglieria e negli anni Trenta divenne Ilva meccanico. Chiuse nel 1963 dopo che venne trasferito tutto nella sede savonese dellItalsider. Negli anni Trenta inizi a emergere la Esso che di l a poco avrebbe intaccato gran parte della Tana.

La villa dei Griffo


Palazzone rustico di due piani pi il pianterreno, era fornito di un ampio terrazzo che lo tagliava come in due strutture: luna alta e imponente, quasi a voler ricordare la roccaforte di un torrione (possibile richiamo alla torre poco distante); laltra pi bassa e oblunga. Sorgeva dove oggi si possono osservare i serbatoi di combustibile della centrale, appena oltre la cinta in cemento che separa gli impianti dalla strada di scorrimento. Era la residenza della famiglia Griffo e pare risalga ai primi anni Venti del secolo scorso; precedentemente la ricca famiglia abitava a Vado. La costruzione del maestoso edificio si dovette al volere di Nanni Griffo, ultimo importante vecchio della famiglia che possedeva i terreni in quellarea.
1 Luisa Bruzzone, vedova Jaworka, spos Giacomo Bove il 7 giugno 1881 e lo accompagn in alcuni importanti viaggi di esplorazione in America Meridionale, nella Terra del Fuoco. Giacomo Bove, ammalatosi dopo aver contratto una grave patologia in uno dei suoi viaggi, si suicid a Verona nel 1887.

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La struttura era pitturata di un caratteristico rosa ligure, tranne ai lati delle imposte scure che erano invece incorniciate di bianco, come nella pi tipica tradizione nostrana; vi si accedeva tramite un grande portone dingresso in legno. Bench ideata da Nanni, la famiglia Griffo originaria vi risiedette poco o nulla; per gentile concessione del signore infatti vi si trasferirono alcuni parenti, il manente del terreno e lautista personale; questultimo fatto ci d anche unidea effettiva della ricchezza della famiglia, dato che non era da tutti possedere unautomobile nei primi decenni del Ventesimo secolo.

Dalla guerra alla costruzione del quartiere


Con il Secondo Conflitto Mondiale iniziarono a piovere bombe sui civili, nemmeno quarantotto ore dopo il discorso del Duce allItalia, il 10 giugno 1940. La S.I.R.M.A., a ridosso dello stabilimento stesso, scav un rifugio sotto la Bricchetta. Nei pressi della fornace di Tab le autorit, con progetto della Esso, ne fecero scavare uno molto ampio per i cittadini; si trattava di una galleria che attraversava la terra rossa della collina ed usciva dalla parte della Tana, oltre i serbatoi di carburante. E sempre al noccioleto della Tana, la popolazione della Valle e di Bossarino si adoper per adattare a riparo una cava dismessa, da dove era estratto il tufo e vi si rivers disperata. Chi poteva si scavava autonomamente buchi pi o meno profondi vicino a casa, ma nei momenti pi critici del conflitto, come nellestate del 1944, quando gli allarmi erano continui e gli attacchi violentissimi, molti cittadini si decisero a trasferirsi con qualche oggetto indispensabile presso limboccatura delle gallerie, sistemandosi in baracchette di lamiera o legname e vivendo alla giornata, nella speranza che tutto finisse al pi presto. Sulla Bricchetta cerano almeno tre postazioni in cemento armato per lattacco contraereo munite di cannoni potentissimi, calibro 88.

Terminata la guerra, anche i Griffi risultarono tempestati di crateri e qualche casupola nei dintorni era lesionata, compreso il mattatoio; bisogna considerare anche che sulla sommit del montrucco poco distante dalla casa-torre, cos come sulla Bricchetta, erano state sistemate delle batterie contraeree in cemento armato e quindi larea era considerata di interesse strategico data la porzione di territorio che si poteva abbracciare da lass. Con il periodo della ricostruzione si tracciarono, con i progetti per una nuova edilizia, i lineamenti del quartiere. La Brown Boveri per prima indennizz i manenti dei terreni distesi lungo via Ferraris cui aveva donato le terre di sua propriet che non aveva ancora sfruttato (gli atti a questo proposito risalivano allepoca delle iniziative di Oscar Sinigaglia) e, allargando anche la strada, edific quattro palazzine da tre piani per le famiglie dei suoi dipendenti, circondate da cortili e aiuole. Poi fu la volta di due palazzi dellIstituto Case Popolari e di unabitazione privata nella zona Fasce Lunghe e a seguire le restanti costruzioni che, con altre tre edificazioni private a principio degli anni Sessanta, ultimarono laspetto del quartiere; al centro, in unarea sgombra di edifici, vennero realizzati i giardini con alberi (pini, cipressi, querce e abeti) aiuole ampie e panchine, e giochi per bambini come altalene e scivoli. Aprirono due esercizi commerciali: la latteria Di Domenico e gli alimentari da Adriana, oltre che ad una officina. Nel complesso, considerando anche le antiche case del circondario, una bella frazione di Vado, abbastanza salubre, e popolatissima.

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Via dei Griffi con la cabina dellEnel.

Via dei Griffi, la Ca da Bianca e la Bricchetta.

Via dei Griffi con una costruzione e la Bricchetta. In tutte e tre le foto di questa pagina sono mostrati edifici non pi esistenti. Al posto di tutto ci oggi passa la superstrada. Il quartiere dei Griffi nei primi anni Settanta.

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Via Ferraris al fondo della Valletta presso lentrata dello stabilimento Ceramiche Pozzi (poi Sirma).

Via Diaz, dove iniziava il Ciappin de Ruvei per Tiassano e dove sarebbe sorta la stazione ferroviaria; sullo sfondo Valleggia.

Via Ferraris presso lIlva Acciaierie; poco dopo il traliccio esisteva un negozietto di generi alimentari della Marilla dove in estate si andavano a comprare meloni e angurie.

La spianata dei campi dei Griffi e Cosciari ripresa dalla torre dei Griffi. Si nota la Pertusina.

Appezzamenti agricoli lungo via Ferraris. Si notano i prefabbricati degli operai del cantiere della centrale. In quella zona sorgeva la segheria Bruzzone; la foto risale agli anni Sessanta.

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Ringraziamenti
stato quando ho capito questo che ho cominciato a brandire il telecomando non pi verso il video, ma fuori della finestra, sulla citt, le sue luci, le insegne al neon, le facciate dei grattacieli, i pinnacoli sui tetti, i tralicci delle gru dal lungo becco di ferro, le nuvole. Poi sono uscito per le vie col telecomando nascosto sotto lala del mantello, puntato come unarma. Al processo hanno detto che odiavo la citt, che volevo farla scomparire, che ero spinto da un impulso di distruzione. Non vero. Amo, ho sempre amato la nostra citt, i suoi due fiumi, il miagolio straziante delle sirene delle ambulanze, il vento che prende dinfilata le Avenues, i giornali spiegazzati che volano raso terra come stanche galline. So che la nostra citt potrebbessere la pi felice del mondo, so che lo , non qui sulla lunghezza donda in cui mi muovo ma su unaltra banda di frequenza, l che la citt che ho abitato per tutta la mia vita diventa finalmente il mio habitat. ITALO CALVINO, Lultimo canale, 1984.

Per la buona riuscita di questo libro vorrei ringraziare alcune persone che mi hanno dato consigli e che mi hanno gentilmente raccontato avvenimenti e aneddoti. Anzitutto gli abitanti del quartiere dei Griffi. Grande aiuto mi stato fornito dal signor Loni e dal signor Murialdo della Societ Savonese di Storia Patria che cortesemente mi hanno assistito nelle ricerche con consigli e documenti (cinque anni fa cos come oggi). Almerino Lunardon, gi scrittore di vicende storiche locali, mi ha indirizzato alla raccolta fotografica del Comune di Vado; il personale dellUfficio Urbanistica del Comune poi stato molto paziente nel darmi i dovuti permessi e nel mostrarmi le belle immagini aeree della rada vadese nel 1960. Grande disponibilit mi ha anche mostrato la signora Franca Guelfi, vicesindaco di Vado, da sempre molto attenta alle ricerche che interessano il territorio vadese, siano esse opere di accademici o di autodidatti. Anche il personale della biblioteca di F.lli Rosselli di Vado Ligure, che mi ha sopportato quando volevo fotografare alcuni vecchi dagherrotipi di inizio secolo, stato molto gentile. Infine non posso non ringraziare le signore del personale dellArchivio di Stato di Savona e dell Archivio Vescovile in particolare la professoressa Massimiliana Bugli e don Caneto che mi hanno permesso di consultare tranquillamente il materiale documentaristico anche se la prima volta, non sapendo cosa cercare, dovetti raccontare loro cosa stavo facendo: Guardi, io non so bene cosa cercare, per le racconto cosa dovrei cercare. A questo proposito un particolare ringraziamento a don Botta, archivista della Diocesi e scrittore di testi di storia e religione, che fug i sospetti dei responsabili dellarchivio; io

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entrai, feci capire che ne sapevo meno di loro sullargomento, e la responsabile allora di turno si gir verso il don: Don Botta, le risulta che nella zona della centrale a Vado ci fossero dei possedimenti della Diocesi? e lui, meditabondo, annu col capo. Bene, allora vediamo di aiutarti. E si inizi. Per quanto riguarda lampia parte dedicata alla storia della centrale inizialmente incominciata da solo man mano che il libro prendeva forma ha necessitato del controllo di alcuni esperti sulla questione che mi hanno consigliato, inviato articoli e altri documenti e corretto quel che avevo gi scritto. Questo, oltre ad aver elevato il lavoro, mi permette di poter affermare con grande tranquillit che le notizie riportate hanno un fondamento veritiero. Quindi desidero ringraziare il pneumologo Paolo Franceschi, Referente Scientifico dellOrdine dei Medici, i cui studi sono stati essenziali alla riuscita dellopera; il signor Renzo Briano che mi ha anchesso fornito prezioso materiale documentario riguardo allinquinamento e alle lotte (anche personali) per la salvaguardia della salute pubblica; la signora Valeria Rossi; il dottor Agostino Torcello e il biologo Virginio Fadda del MODA. Fadda e Torcello, oltre ad essere menti storiche per quanto riguarda la questione della centrale, mi hanno fornito materiale che oserei definire eccezionale, in quanto poco conosciuto e di grande interesse (non solo dal punto di vista ambientale, ma anche storico), proveniente sia da pubblicazioni (riviste, quotidiani, manifesti del MODA e interventi di scienziati) che da ricordi personali e interpellanze parlamentari del passato. Infine desidero ringraziare il personale della libreria Ubik di Savona ed in modo particolare Stefano Milano, il quale ha immediatamente intravisto qualcosa in questa pubblicazione ed ha cercato in tutti i modi di far risaltare quello che c scritto. La Ubik, dal 2007 (quando ha aperto), oltre ad essere uno dei fulcri culturali pi importanti della zona (tutte le settimane orga-

nizza incontri con autori di fama nazionale e internazionale, attori, uomini di scienza eccetera), ha sempre ritenuto importantissima la questione della centrale di Vado. Per questo, al di l di qualunque becera e superficiale dimostrazione di gratitudine, dovrebbe se non altro essere riconosciuta come una delle forze che hanno permesso di rendere caldo (come deve in effetti essere) questo e molti altri temi di interesse locale e non solo, contro un pi dilagante e spontaneo sentimento di ennu esistenziale che vorrebbe tutte le questioni scivolare su di un me ne lavo le mani o in una snobistica boutade del tipo ma chi se ne frega!. Ringrazio in modo particolare anche Antonio Ricci, noto autore di programmi televisivi, per aver scritto la prefazione di questo libro. Oltre a tutto questo un grazie doveroso riservarlo a quegli scienziati di tutto il mondo che, nel secolo scorso come oggi, hanno affrontato la spinosa questione dellinquinamento umano sulla Terra, andando controcorrente rispetto alle credenze delle societ evolute, guastando la festa ai benpensanti progressisti pronti perfino a sommergere di cemento lultimo spazio verde del globo pur di poter affermare quanto la sola razionalit umana possa creare di perfetto in campo ingegneristico ed economico, gettando nel dubbio e nellansia le coscienze di milioni di esseri umani del gran mondo. Del resto senza studi sullargomento non so mica che cosa avrei scritto oltre allindagine puramente storica. Probabilmente, lettore, ti saresti imbattuto in una ventina di pagine magari anche ben scritte e interessanti per poi inciampare in parole piuttosto disperanti e vacue del tipo: Qualcuno dice che forse tali impianti sono dannosi; qualcuno sostiene persino di essersi ammalato per causa di tali impianti. Ma chi pu dirlo? Forse sono solo dicerie, n pi n meno insulse di quelle che un tempo facevano urlare alla folla incolta e avvilita Al rogo luntore!.

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Un saluto caloroso va, infine, agli impiegati e agli operai della Tirreno Power, che si guadagnano onestamente e quotidianamente il loro pane quotidiano. Lintento di questo libro (ma anche dei comitati che da anni si battono contro linquinamento) non certo quello di attaccare la loro professionalit o minacciare il loro posto di lavoro. Il futuro e i diritti di queste persone e di queste famiglie vanno comunque salvaguardati, ma anteponendo sempre e prima di tutto il diritto alla salute della cittadinanza. Questa opera, frutto della ricerca in archivi, quotidiani, riviste, libri, siti internet, documenti vari e del prezioso aiuto di numerosi consulenti, prima ancora di essere ricostruzione storica per un prodotto culturale, e come tale (al di l delle polemiche contingenti e di parte) vuole inserire un problema locale nel pi universale problema della riflessione sul rapporto uomo-ambiente, attivit umana-vita sulla Terra. Se il contenuto di queste pagine pu aver urtato la sensibilit di qualche lettore, mi congedo da essi prendendo a prestito le parole di Albert Einstein: Per libert io intendo condizioni sociali tali che la manifestazione delle opinioni e dei giudizi su argomenti particolari e generali nella conoscenza non implichi pericoli o seri svantaggi per colui che li esprime. Questa libert nella comunicazione indispensabile per lo sviluppo e lestensione della conoscenza scientifica []. Lo sviluppo della scienza e in generale delle attivit creative dello spirito richiede ancora un altro genere di libert, che pu essere definito libert interiore. Questa libert dello spirito consiste nellindipendenza del pensiero dalle limitazioni imposte dai pregiudizi sociali e dallautorit in genere dalla meccanica routine e dalle abitudini inveterate. Questa libert interiore un raro dono della natura e un degno obiettivo per lindividuo []. Ma nello stesso tempo anche la comunit pu fare molto per favorire questa impresa, almeno col non interferire nel suo sviluppo.

Bibliografia e referenze fotografiche

Archivio di Stato di Savona (consultazione documenti antichi). Archivio Storico Diocesano di Savona (consultazione e riproduzione fotografica di documenti e cartine antiche su autorizzazione). Archivio fotografico del Comune di Vado Ligure (riproduzione fotografica su autorizzazione dellUfficio Urbanistica). BETTINI, V., Appendice: Detersivo per uno stivale: il significato della crisi ambientale in Italia [= in Il cerchio si chiude di Barry Commoner, Garzanti, 1977]. BISLENGHI, A., GRANERO, A., MOLTENI, F., Storia di Vado, Savona 1996. BONI, P., MOSNA, S., VANOSSI, M., Carta Geologica dItalia (alla scala 1:100.000), Foglio 92-92, Albenga-Savona, Servizio Geologico dItalia. BORRELLO, G., La storia del quartiere dei Griffi, stampa in proprio, 2005. BULGARELLI, F., Contributo per una carta archeologica di Vado Ligure, in Archeologia in Liguria nuova serie, vol. II 20062007, Istituto Internazionale di Studi Liguri, 2010. CALVINO, I., Le citt invisibili, Einaudi 1972. CALVINO, I., Il savonese, [= in Ferro rosso Terra verde, Genova 1974]. CALVINO, I., Prima che tu dica Pronto, Mondadori, 1993. Carte e cartografi in Liguria, a cura di M. Quaini, Genova 1986. CAVIGLIA, C., DE MARCO, N., Il grande Vado, Savona 1997. CELOTTO, A., GARBARINO, A., ZINOLA, M., Novecento vadese, Savona 1999.

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www.wikipedia.org www.lastampa.it www.youreporter.it www.ilsole24ore.com www.greenpeace.org/italy/it www.gazzettadelsud.it www.mediterraneonline.it www.nocarbonerossano.org www.youtube.it www.savonanews.it
www.ilmanifesto.it

Siti Internet
Sito Internet della Tirreno Power (con particolare attenzione allampia sezione dedicata alla rassegna stampa, non solo su Vado, ma pi in generale sugli altri siti italiani e sulle problematiche ambientali). unitiperlasalute.blogspot.com www.viverevado.it www.uominiliberi.eu amarevado.blogspot.com www.comune.portotolle.ro.it

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Indice
COSTITUZIONE DELLA REPUBBLICA FRAMMENTI PREFAZIONE LA CITT E LA MEMORIA INTRODUZIONE Look, look the horror! Cantami o diva... del mondo allombra delle ciminiere ARRIVA IL PROGRESSO INIZIANO I LAVORI Anni di piombo (... non solo nei polmoni) Energia, lavoro e ambiente: una questione italiana Iniziano le contestazioni... e la stampa si scatena Il fungo delle ricadute arriva ovunque Non solo a Vado... Gli ultimi miraggi dei fantastici anni Ottanta TUTTO CAMBIA... PER RIMANERE TUTTO UGUALE E alla fine i programmi cambiano Mani pulite e tangenti rosse I rifiuti urbani di Milano vengono bruciati in centrale Tempi moderni Il resto di niente Umiliati e offesi Tutto a posto e niente in ordine A nessuno permettiamo di calunniare lAzienda. Tirreno Power e le contestazioni Le ultime indagini sullinquinamento Pomodori verdi fritti al cianuro Che cosa rappresenta la centrale oggi? La questione Vado: dai media classici ai tempi di internet 7 9 13 16 17 17 22 39 41 53 56 60 87 92 93 105 108 109 111 115 128 135 140 147 151 156 157 159

FRAMMENTI DI VERIT APPENDICI SAVONA. STORIE DI UNA ECATOMBE RACCOLTE DA ALMA CARLEVARINO PRIMA DELLA CENTRALE ELETTRICA Un po di toponomastica Le colline di argilla Notizie storiche da un mondo perduto Il palazzo del Vescovo o torre dei Griffi Costituzione interna Unarea di passaggio importante Gli insediamenti abitativi della Tana Terre preziose e fertili Et moderna La casa della Bricchetta Arriva la Storia Le prime industrie e lalba del Novecento La villa dei Griffo Dalla guerra alla costruzione del quartiere RINGRAZIAMENTI BIBLIOGRAFIE E REFERENZE FOTOGRAFICHE

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Finito di stampare nel novembre 2011 da STAMPA EDITORIALE srl - Manocalzati (AV) per conto della FRATELLI FRILLI EDITORI srl - Genova Printed in Italy

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