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1969 - 1972

la metamorfosi della Uilm


Antonio Maglie

Non vedr mai Taranto bella


non vedr mai le betulle
n la foresta marina
Alda Merini
(dedica a una citt metalmeccanica, bella e dolente)

II Edizione: Settembre 2015


copyright 2015
Fondazione Bruno Buozzi
via Sistina, 57 - 00187 Roma
tel. 066798547 fax 066798845
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Finito di stampare nel settembre 2015
dalla Tipolitografia Empograph
Villa Adriana (Roma)

IV

uesto Quaderno nato un po' casualmente. In


principio c'era solo il saggio che lo apre, redatto
su sollecitazione della Fondazione Giacomo Brodolini
che sta realizzando un lungo e stimolante seminario sulle
culture del socialismo prendendo in esame il ventennio
che va dal 1957 al 1976. Una parte di questo seminario
dedicata al sindacato e su invito del presidente onorario della Fondazione, Enzo Bartocci, ho elaborato questo
lavoro sul contributo della Uilm alla costruzione di una
linea d'azione riformista. Poi Giorgio Benvenuto ha ritenuto che adeguatamente arricchito, il saggio poteva diventare l'occasione per una ricostruzione storica un po'
pi ampia, per una ricerca di quelle radici che fanno del
presente una evoluzione del passato irrobustendo quel
filo rosso della memoria che rende tutti noi figli orgogliosi
di qualcosa e non orfani inconsolabili del nulla. In questi
anni, con Giorgio Benvenuto o da solo, ho scritto molto
per la Fondazione Bruno Buozzi. Forse ho scritto troppo
e ne sono talmente convinto che questa propensione compulsiva alla narrazione periodicamente mi riporta alla
mente un paio di metafore. Una di un calciatore bravissimo e intelligente degli anni Ottanta (non dico il nome
altrimenti si scatenano gli istinti tifosi) che poco incline

a concedersi alla stampa diceva: Anche Einstein, intervistato tutti i giorni, farebbe la figura del cretino. L'altra di un noto scrittore, Alberto Arbasino, che con ironia
descriveva questa catalogazione anagrafica: A trent'anni brillanti promesse, a cinquanta soliti stronzi, a
settanta venerabili maestri. Essendo a met tra il secondo e il terzo gradino, lascio al buon cuore dei lettori
la decisione relativamente alla retrocessione al secondo
o alla promozione al terzo. Ma al di l della quantit
di scritti sino ad ora prodotti, a questo sono particolarmente legato. Per diversi motivi.

n primo luogo, una questione familiare. Mio padre


era un tornitore, bravo e pieno di spirito di iniziativa
che utilizzando al meglio le occasioni di un periodo felice
di questo paese (gli anni del boom) si mise in proprio garantendo ai suoi figli benessere e una buona istruzione.
E poi mio fratello, un tecnico che ha sempre lavorato in
aziende metalmeccaniche e che con la sua straordinaria
manualit suscita la mia invidia: come cantava Lucio
Battisti, con un cacciavite in mano fa miracoli; io, al
contrario, con lo stesso cacciavite combino disastri.
V

n secondo luogo, le origini. Taranto, la citt dei due


mari, dei tre ponti, dei tre porti, anche dei due arsenali; siamo gente che non si fa mancar nulla tanto
vero che l'Italsider (continuo a chiamarla cos perch cos
l'ho conosciuta da ragazzo) che gi era nata piuttosto
ampia, ce la siamo fatta anche raddoppiare. Per descriverla, potrei usare gli stessi versi con i quali Pino Daniele
ha illustrato la sua citt: Napule nu sole amaro/ Napule addore e' mare, Napule na carta sporca/ e nisciuno se ne importa. D'altro canto, anche la musica,
oltre il mare, unisce le due citt visto che le poesie di Salvatore Di Giacomo a cominciare da Era de maggio,
venivano tradotte in note da un tarantino, Mario Pasquale Costa. Una citt bella e dolente, una carta
sporca guardata con indifferenza da tutti, specialmente
dai governi, costretta a vivere nel drammatico pi che
amletico dilemma: morire di fame o morire di cancro.
Qualcuno, prima o poi, quel dilemma dovr risolverlo.
Anzi, molti qualcuno perch, come dice il sociologo
Franco Cassano che insegna all'universit di Bari, la
politica il luogo dei molti... il luogo del conflitto e lo
scontro la attraversa costantemente, e le anime belle che

la disprezzano dipingendo armonie immaginarie non meritano considerazione. Ma la politica anche lo sforzo
di tenere insieme un popolo, di far derivare dai molti la
citt, dai polloi la polis. Esattamente quello che non
avvenuto a Taranto dove si scatenata una sorta di
guerra di religione in cui industrialisti e ambientalisti si
sono misurati in una partita che non a somma zero. Il
fatto che non siamo abituati a considerare la modernit per quello che : un acceleratore, un moltiplicatore
di conflitti perch, come sottolinea Cassano, le societ
complesse figlie di un mondo globalizzato combinano
questi scherzi: l'operaio che in Italia perde il posto perch
l'imprenditore delocalizza sar giustamente imbufalito;
ma lo stesso imprenditore potr contare sulla complicit dei lavoratori che vengono impiegati nel paese che
beneficia della delocalizzazione almeno sino a quando
non spunter la manodopera di un'altra nazione o di un
altro continente a costo ancora pi basso che indurr
sempre lo stesso imprenditore a fare nuovamente le valigie trasformando gli operai felici di un tempo in disoccupati incazzati.
VI

aranto stato sino ad ora il regno delle contraddizioni, ma pu diventare il laboratorio del nuovo,
dell'innovazione perch la ragione intima di un conflitto
nella sua inevitabile composizione. Taranto non pu
morire di cancro ma non pu nemmeno morire di fame
e chi pensa che la questione sia risolvibile con un po' di
turismo o un po' di agricoltura o un po' di attivit legate
al mare fa parte proprio di quel gruppo di anime belle
di cui parla il professor Cassano. Per quanto l'Italsider
non occupi pi trentamila persone come negli anni d'oro,
non molto semplice sostituire una attivit produttiva
che resta, anche se con numeri pi contenuti, ad alta intensit di lavoro. La strada principale della citt dedicata a un intellettuale che fu anche sindaco, Tommaso
Nicol D'Aquino che scrisse un poema dal titolo Deliciae Tarentinae. D'Aquino aderiva all'Accademia dell'Arcadia ma questo non tempo di pure e belle forme.
E la storia dell'Ilva dovrebbe richiamare altri antenati.
Ad esempio, Archita che resta il miglior amministratore
che la citt abbia avuto in tre millenni di storia (oggettivamente ci vuol poco ad esserne convinti). Era amico
di Platone e quattro secoli prima di Cristo invent a Taranto un sistema di welfare che Aristotele esalt nel

quarto libro della sua Politica, quello dedicato alla democrazia. Ecco, Taranto avrebbe bisogno di un nuovo
sforzo di ingegno, di un nuovo Archita capace di conciliare bisogni solo apparentemente inconciliabili.

metalmeccanici hanno segnato la storia sindacale italiana: la loro spinta innovativa ha prodotto il passaggio dal vecchio sindacalismo dei mestieri al nuovo
sindacalismo industriale; la loro spinta innovativa ha
prodotto una parte essenziale di quei diritti che oggi vengono messi in discussione da governi troppo sensibili alle
indicazioni che vengono da Berlino, da un Parlamento
troppo predisposto a inserire in Costituzione norme che
con una Costituzione non hanno nulla a che spartire
perch, come diceva Calamandrei, la legge fondamentale
parla una sola lingua, quella dello Stato, quello della
Collettivit che organizza, non parla le lingue dei trattati internazionali. Questo Quaderno vuole ricordare
(e semmai stimolare) quella vocazione a essere primi
della classe che tanto infastidiva alcuni negli anni dell'Autunno Caldo ma che numerosi effetti positivi ha prodotto per la soddisfazione di tutti.
VII

I parte

Il Racconto

CAPITOLO I

Dal moderatismo al movimentismo


Fiom e della Fim, Bruno Trentin e Luigi Macario.
Benvenuto aveva da poco pi di un mese compiuto trentadue anni e poteva gi vantare nel suo
curriculum un contratto che sarebbe entrato nella
storia del sindacato, per le conquiste ottenute ma
anche per il valore simbolico che nel tempo quell'accordo avrebbe assunto. Nel mondo dell'informazione che seguiva le vicende sindacali (all'epoca
frequentato da firme autorevolissime come quelle
di Piazzesi, Bocca, Turone, De Vecchi) lui era
l'uomo nuovo. Ma quella novit fisica esprimeva
una novit politica: la Uilm di quella stagione cominciava ad avere ben poco a che spartire con
quella vecchia, decisamente pi paciosa che era
nata con Arturo Chiari e si era evoluta, ma in maniera decisamente parziale, con Bruno Corti. Una
realt sindacale, quella Uilm, ricca soprattutto di
potenzialit inespresse e di promesse non mante-

evoluzione permanente teorizzata dai giovani


della Uil, mi appare una formula che ha ancora
un sapore turatiano e che potrebbe risultare anche un
modo nuovo di impostare una sinistra moderna1. Con
queste poche ma chiarissime righe Gianfranco
Piazzesi chiudeva un articolo che La Stampa
pubblic il 15 gennaio del 1970. Piazzesi aveva realizzato per il quotidiano torinese di propriet della
famiglia Agnelli, una serie di ritratti dedicati ai
capi sindacali che avevano guidato le lotte dei lavoratori nella vertenza, quella dei metalmeccanici,
che aveva caratterizzato l'Autunno Caldo. Quel
giorno il quotidiano aveva dedicato ampio spazio
a Giorgio Benvenuto, il pi giovane dei leader,
anche il meno noto, salito solo da pochi mesi (precisamente a maggio) al vertice della Uil, titolare di
una carta di identit decisamente pi verde rispetto a quella che esibivano i suoi colleghi della

Gianfranco Piazzesi: Benvenuto, il riformista La Stampa 15 gennaio 1970

Venezia 1969: Viglianesi parla al Congresso Uilm

nute o mantenute solo parzialmente.


Per limiti propri, evidentemente, ma
anche per motivi pi generali in qualche misura legati all'aspro conflitto
ideologico prodotto dalla Guerra
Fredda, dalla frantumazione dell'unit sindacale, dal confronto senza
esclusione di colpi per la conquista dell'egemonia del mercato sindacale da
parte della Cgil, il sindacato comunista, e della Cisl, il sindacato democratico. Nel mezzo la Uil e, di
conseguenza, anche la Uilm, vaso di
coccio tra vasi di ferro, in continua
lotta per la sopravvivenza contro i tentativi di annessione e di subordinazione. Una condizione che a volte
consigliava scelte contraddittorie o decisamente inappropriate. Una condizione che Alberto Bonifazi (uno di quei
giovani a cui faceva riferimento Piazzesi) ha spiegato qualche anno dopo,

curando una raccolta di documenti elaborati dai


metalmeccanici Uil al congresso di Venezia del
maggio 1969 (quello del cambio della guardia al
vertice con l'avvento di Benvenuto) al congresso
confederale del 1973. Diceva Bonifazi a proposito
di Venezia:
Un Congresso vivo, spregiudicato, spietato addirittura nei confronti dei mostri sacri confederali, un
congresso senza complessi e senza tab, che non intendeva assolutamente fare da cornice a decisioni di
ristrette cerchie di dirigenti, ma aprire la grande stagione dei congressi del movimento sindacale italiano
per dare una risposta coraggiosa alle aspettative dei
lavoratori, alle profonde tensioni che percorrono il nostro paese. Si trattava di abbattere vecchie concezioni,
metodi superati, comodi conformismi che avevano paralizzato e cristallizzato l'azione della Uilm, che
troppe volte negli ultimi anni era rimasta quasi attonita dinanzi all'evoluzione della societ, dinanzi alla
crescita dei lavoratori, dinanzi, soprattutto al loro desiderio di partecipazione... Il rassegnato fatalismo, il

compiacente moderatismo, il complice silenzio


erano stati battuti a Venezia da una ventata di coraggio, di iniziativa, di coscienza dei valori che erano
e sono alla base della nostra organizzazione; venivano spazzate in un sol colpo tutte le sovrastrutture
che, impedendo alla Uilm di crescere, rischiavano di
troncare con una sorda forma di rachitismo intellettuale ogni legame con la realt2.
Gli aggettivi utilizzati da Bonifazi possono far pensare a una sorta di parricidio grazie al quale si
consum il passaggio dalla vecchia alla nuova
Uilm. Ma pi realisticamente rappresentano il
senso di insoddisfazione di quella nuova generazione di sindacalisti che avvertivano di poter vantare l'eredit di una imbarcazione ma non di una
bussola, cio di un complesso di ideali (pi che di
ideologie) fondato sul passato ma capace di produrre evoluzioni nel futuro; al contrario, quel sistema valoriale e culturale era rimasto inchiodato
nella contemplazione di un'Italia passata, di un
Paese in cui la politica, quella tout court e quella

A cura di Alberto Bonifazi: Da Venezia sulla strada dell'unit, Uilm 1973

sindacale, si poteva alimentare con il semplice lievito anticomunista, con l'anatema nei confronti
dell'avversario. Bonifazi come Enzo Mattina, come
Silvano Veronese, come Gianni Salvarani, come
Walter Galbusera, come Sandro Degni, come
Aldo Pugliese, come Corrado Ferro, come Ivano
Degli Esposti, come Secondo Perone, come Vinicio Natali, come Pino Chiuminatto, come Mario
Castellengo, come Amedeo Croce, come Marcello
Ottanelli, come Piero Imberti, come Carmelo Saraceno, come Franco Sassano, come Carlo Fabricci, come Pietro Eleuteri, come Sergio Donelli,
come Lorenzo Caso, come Tonino Serina, come
Floriano Cerdini gli ancor pi giovani Luigi Angeletti, Franco Lotito e Carmelo Barbagallo, avvertivano che non c'erano pi rendite di posizione da
sfruttare, parole d'ordine utilizzabili per sollecitare
una fedelt di bandiera, una adesione acritica a
ideologie ingessate e polverose, lontane da un presente in cui i linguaggi cambiavano, le generazioni
cambiavano, i bisogni cambiavano. Non contava
3

pi il dagli al comunista o il dagli al democristiano perch nelle fabbriche cresceva un pensiero


pi solido, complesso e pragmatico allo stesso
tempo, profondamente lontano dalle paure del
primissimo dopoguerra perch segnato dall'angosciante concretezza delle urgenze quotidiane: i
ritmi lavorativi sempre pi intensi, i luoghi della
produzione sempre pi insalubri e pericolosi, la ripetitivit alienante della catena di montaggio, l'organizzazione autoritaria, repressiva e punitiva, la
difficolt di trovare una abitazione a un costo sostenibile, una assistenza che penalizzava i meno abbienti, un sistema previdenziale che non garantiva
la certezza di una vecchiaia serena. In quell'articolo
confezionato da Piazzesi, Benvenuto spiegava:
Noi vogliamo trasformare le proteste in proposte.
L'evoluzione permanente non la rivoluzione permanente la linea di condotta a cui deve ispirarsi ogni
sindacato democratico e moderno3.
E aggiungeva a ulteriore precisazione di quel riformismo dinamico, movimentista che doveva tra-

Gianfranco Piazzesi, articolo citato

sformarsi nella nuova bussola culturale prima della


Uilm e poi anche della Uil:
Per me l'autunno italiano stato l'esatto contrario
del maggio francese: la spinta di fondo non stata
eversiva, neo-anarchica, ma al contrario stata riformista, intesa com'era a rafforzare e a far progredire
le istituzioni democratiche del nostro paese4.
L'Italia era cambiata e la Uilm aveva bisogno di ritrovare le proprie radici ideali, da un lato modernizzandole e, dall'altro, rendendole compatibili
con la complessit di una struttura sindacale in cui
convivevano idee diverse di riformismo. Di questa
complessit ne aveva fatto le spese anche il fondatore, Italo Viglianesi, che con la proposta del sindacato socialista non aveva certo scaldato i cuori
di alcuni suoi coinquilini. Perch, dal punto di
vista della strumentazione teorica, la Confederazione (e le Federazioni che la componevano) era
figlia della coesistenza non sempre agevole tra socialisti, socialdemocratici e repubblicani, tra spinte
fortemente anticomuniste, rigurgiti anti-socialisti

e attenzione a una modernit che fra gli allievi di


Ugo La Malfa a volte prendeva le sembianze di suggestioni tecnocratiche. Quel terzo sindacato che
nelle intenzioni avrebbe dovuto costruire un ponte
fra le organizzazioni maggiormente in contrapposizione, in realt non era riuscito a esprimere pienamente la sua vocazione, a dare un seguito
concreto a quelle che erano state le ambizioni programmatiche iscritte nell'atto di nascita. Per motivi
vari e variamente assortiti. All'inizio la debolezza
organizzativa figlia della limitatezza dei mezzi economici. La Uilm stessa ne aveva fatto le spese rimanendo almeno sino alla seconda met degli
anni Sessanta (la situazione, infatti, cominci a
cambiare a partire dal 1966 con aumenti degli
iscritti pari al 12,16 per cento nel '67 e al 15,54 nel
'68) una federazione rappresentativa solo di alcune
realt produttive (grandi fabbriche come la Fiat,
pezzi dell'industria di Stato), presente sul territorio
in maniera irregolare, a macchia di leopardo. Insomma, robuste concentrazioni di iscritti in alcuni

Gianfranco Piazzesi, articolo citato

capannoni, preoccupante assenza in molti altri. Di


qui anche la tendenza a inseguire soluzioni strumentali o utilitaristiche. Come, ad esempio, in occasione delle elezioni per le commissioni interne
alla Fiat del 1958 quando emerse con grande chiarezza la questione del condizionamento che
l'azienda esercitava sugli esiti di quelle consultazioni. La Cisl era la Confederazione che ne traeva

gli utili maggiori a livello di dimensione del consenso ma il dibattito politico che parlava gi di uno
spostamento a sinistra degli assetti di governo, portarono Giulio Pastore, per evitare danni di immagine e perdita di credibilit, a chiedere
apertamente all'azienda un comportamento super
partes, insomma di tenersi fuori dalla mischia, di
non orientare i comportamenti elettorali con sotterranee forzature.
Un invito che indusse cento dei
114 membri di
Commissione Interna Cisl a costituire un nuovo
sindacato, il SidaLld, ben visto dalla
Fiat che notoriamente si adoper
per la sua creazione. La Uil rimase a guardare

Il Congresso Uilm del 1969, una immagine della platea congressuale

evitando di assumere la medesima posizione. La


Cisl ebbe un tracollo passando da ventottomila a
settemila voti. Gran parte di quei consensi finirono al Sida ma benefici li consegu anche la Uil
che, poi, gradualmente super l'organizzazione voluta dall'azienda arrivando a conquistare la maggioranza relativa nel 1961 (29,7 per cento). Su
quella scelta del 1958, anni dopo i dirigenti della
federazione metalmeccanica avrebbero fatto autocritica ma quell'episodio era anche figlio di una
identit che nel tempo si era andata appannando.
Cos come contraddittorio apparve qualche anno
dopo il comportamento sul governo Tambroni. La
Uil, allineata alle posizioni antifasciste nella condanna formale, prefer, per, non scendere in
piazza contro i missini che avevano deciso di tenere il loro congresso nazionale a Genova, citt
nella quale, tra dicembre del 1943 e gennaio del
1944, dieci operai erano stati fucilati avendo aderito agli scioperi contro gli occupanti nazisti, peraltro proclamati proprio da quel Bruno Buozzi,
leader riformista, la cui immagine campeggiava in

numerose sedi confederali. E se la Cisl davanti all'astensione dal lavoro proclamata dalla Cgil per il
30 giugno 1960 prefer esprimersi con un ni, la
Uil decise di rispondere con un no chiaro, netto
ma poco comprensibile visto che all'iniziativa avevano aderito tutti i partiti di riferimento (Psi, Psdi
e Pri). Il ricambio generazionale (nella confederazione laica pi lento che nella Cisl) ispir la costruzione di nuove fondamenta teoriche ma questa
ricerca venne incentivata anche da fenomeni
esterni. Tre in particolare: il sostanziale naufragio
della proposta di sindacato socialista fortemente
sostenuta da Italo Viglianesi che, per, su questo
versante, non trov sponde adeguate nel Psi; la nascita del centrosinistra; l'unificazione socialista e,
soprattutto, il repentino divorzio in seguito ai deludenti risultati elettorali.
La proposta del sindacato socialista aveva tratto
nuovo alimento dai colloqui di Pralognan tra
Nenni e Saragat dell'estate del 1956. Per man
mano che i socialisti si avvicinavano alla maggioranza e al governo, la prospettiva di una organizza9

zione che accogliesse tutti i sindacalisti d'area sotto


il medesimo tetto si allontanava. Non decoll
nemmeno con l'unificazione e con la cancellazione
dell'obbligo di iscrizione alla Cgil imposto statutariamente ai militanti socialisti. La caduta di quel
vincolo, in ogni caso, si rivel benefico visto che
la Uilm a cavallo tra la fine degli anni Sessanta e
gli inizi dei Settanta si irrobust dal punto di vista
organizzativo riuscendo a raggiungere i centoventimila
iscritti. Per spingere la proposta,
alle elezioni per le
commissioni interne
alla Fiat, venne addirittura presentata la
lista Uil-Unit Socialista che consent
alla
confederazione di
guadagnare consensi

tra i militanti del Psi che preferivano tenersi alla


larga dall'abbraccio con i comunisti. Viglianesi
aveva investito molto su quell'idea che di fatto si
contrapponeva a quella del sindacato democratico sostenuta dalla Cisl. Il centro-sinistra, che in
teoria avrebbe dovuto facilitare quella soluzione,
avvi in realt un pi ampio disgelo politico che
seppure non fece venir meno la conventio ad excludendum nei confronti del Pci (anche
per i ritardi e le lentezze dei comunisti a
disincagliare la loro
corazzata dalle secche del Mar Nero),
rese in qualche maniera superati (e
quindi inutilizzabili
soprattuto nelle fabbriche dove si ragionava sui problemi
concreti di uno svi-

Venezia 1969: Viglianesi e Corti in primo piano

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luppo diseguale) i richiami alle antiche contrapposizioni (i linguaggi della fine degli anni Quaranta
e degli inizi dei Cinquanta erano vissuti se non
come reperti archeologici, come semplice testimonianza di una pagina del passato che la storia si
stava preoccupando di voltare). Soprattutto fece
nascere una consapevolezza nuova in gente come
Piero Boni, Ruggero Ravenna e Giorgio Benvenuto: perch accontentarsi di una piccola unit di
bottega quando si poteva lavorare su una pi ambiziosa unit organica che avrebbe potuto sanare
lo strappo del '48 e superare le contraddizioni
che avevano minato alla radice il Patto di Roma?
In qualche maniera furono proprio i giovani della
Uilm, i socialisti a interrompere il sogno di Viglianesi, leader controverso ma con l'ambizione di
pensare in grande, a volte troppo in grande rispetto alle potenzialit organizzative della Uil degli
anni Cinquanta e alle strettoie della dinamica correntizia. Una contraddizione accentuata anche dal
rapporto complicato, sicuramente non di incondi-

zionata simpatia, con il leader storico della socialdemocrazia italiana, cio Giuseppe Saragat. Poi, a
incidere in misura sostanziale nella elaborazione
di una cultura riformista se non totalmente nuova,
comunque rinnovata, incise il nuovo divorzio tra
gli uomini di Nenni e quelli di Saragat che mut i
numeri all'interno dell'organizzazione assegnando
ai socialisti la maggioranza relativa dei consensi.
Lo ha sottolineato Franco Simoncini, all'epoca dei
fatti segretario confederale:
Si era realizzata nell'ottobre del 1966 l'unificazione
socialista, che con la sua attuazione cre grandi
aspettative nella Uil e con la sua dissoluzione
avrebbe poi fortemente influito sui suoi equilibri interni5Da questa posizione di forza, quell'area politica
maggioritaria cominci a lavorare per dotarsi di
nuovi strumenti non solo di interpretazione della
realt, ma anche di soddisfacimento dei bisogni
che la condizione operaia, segnata da fenomeni
profondamente nuovi, poneva. Scriveva Benve-

Franco Simoncini: Dall'interno della Uil 1950-1985 Franco Angeli 1986, pag. 137

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nuto sul giornale della Uilm poco dopo la conquista della segreteria:
Siamo anche tornati alle origini riprendendo con rinnovato entusiasmo e con fiducia le idee che animarono
e mossero i fondatori della nostra organizzazione...
Forti di una esperienza assai deludente di un riformismo spicciolo e paternalistico, abbiamo affrontato i
problemi di fondo della nostra societ con la convinzione che i valori supremi e irrinunciabili della libert
e della democrazia si conquistano e si difendono non
solo con la denuncia ma nelle indicazioni delle riforme necessarie per far progredire la nostra societ...
Ma non ci siamo limitati a chiedere... Siamo disposti
anche ad impegnarci, anche a contrapporre in un dialogo serrato le nostre tesi per una alternativa di politica economica e sociale che faccia camminare il
paese pi speditamente verso nuovi traguardi di democrazia e libert6.
Il ritorno alle origini, la ricerca di una rotta pi
chiara e definita ma che comunque non doveva
trasformare l'organizzazione in un ring in cui le di6

verse anime avrebbero potuto combattersi a mani


nude. Un riformismo, dunque, che guardando al
passato socialista fosse in grado di intercettare
umori provenienti da ambienti pi schiettamente
liberali. La Uil, insomma, come laboratorio LibLab, forse in maniera inconsapevole ma non per
questo meno produttiva. Sulla strada di questa ricerca, i giovani che avevano conquistato la guida
dei metalmeccanici e si preparavano, nel giro di
sette anni, a espugnare anche la Confederazione,
finivano per ricevere gli impulsi positivi di teorizzazioni che partendo dal campo della sociologia
del diritto e della filosofia del diritto finivano per
contaminare anche l'aria del mondo del lavoro. Da
questo punto di vista, quei giovani risentivano
delle elaborazioni che, ad esempio, era andato sviluppando Norberto Bobbio a partire dal 1968
quando aveva spiegato:
Il diritto del lavoro nato con la Rivoluzione industriale ed altrettanto legato al suo compimento. Tale
diritto non basta fondarlo n proclamarlo. Ma non

Giorgio Benvenuto, Il Lavoro Metallurgico n. 6-7 giugno-luglio 1969

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tani come quello di Marco Pannella, dei radicali,


delle battaglie per i diritti civili che rientrano fra
quei diritti, nell'interpretazione di Bobbio, che si
moltiplicano seguendo l'evoluzione della societ.
Le assonanze tra l'antica predicazione turatiana
che tendeva a tenere distinti i piani e l'aspirazione
di Buozzi a fare politica attraverso il sindacato, apparivano evidenti attraverso la lettura dei testi che
in quei mesi la Uilm che si preparava a cambiare
guida e direzione di marcia, era andata producendo. La mozione che chiuse il congresso di Venezia, del 15-18 maggio 1969 ad esempio, nella
quale rompendo con le passate timidezze manifestate a proposito del processo unitario, i giovani
dirigenti metalmeccanici prendevano apertamente
posizione a favore legandolo, per, a un quadro di
riferimento internazionale chiaro, un quadro in
cui i diritti di libert si incrociavano inevitabilmente con quelli sociali esaltandosi a vicenda.
E poi l'idea di un ruolo del sindacato autonomo
rispetto al sistema dei partiti non perch intenzio-

basta neppure proteggerlo. Il problema della sua attuazione non un problema n filosofico n morale.
Ma non neppure un problema giuridico. E' un problema la cui soluzione dipende da un certo sviluppo
della societ, e come tale sfida anche la costituzione
pi progredita e mette in crisi anche il pi perfetto
meccanismo di garanzia giuridica7.
Avremo modo di tornare sulla questione dei diritti
di libert e dei diritti sociali, sulle analisi di Bobbio
e sui diversi ruoli che all'interno di una societ evoluta devono svolgere la legge e la contrattazione.
Ma evidente che il riformismo di cui era portavoce Bruno Buozzi, di cui si faceva interprete Filippo Turati a cui pure Piazzesi aveva fatto
riferimento provando a descrivere quel giovane leader metalmeccanico che aveva stravolto equilibri
e regole del gioco all'interno della Uil e della Uilm,
poteva solo avere una interpretazione dinamica e
quella interpretazione avrebbe consentito tanto ai
metalmeccanici quanto, pi tardi, alla Confederazione di incrociare mondi apparentemente lonNorberto Bobbio: L'et dei diritti Einaudi 1990 pagg. 42-43

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nato a sovrapporsi o, peggio ancora, a sostituirsi a


quel sistema, ma perch portatore e portavoce di
politiche alternative nella soluzione dei problemi
complessivi, basate su una interpretazione della figura del lavoratore inquadrata in un contesto glo-

bale: non pi una monade chiusa all'interno del


microcosmo della fabbrica, ma un soggetto che diventando collettivo, fosse capace di incidere sulla
direzione di marcia dello sviluppo (si cominci a
parlare di controllo degli investimenti, concetto
con una qualche assonanza
con il controllo della produzione perseguito da Buozzi
nella parte finale dell'occupazione delle fabbriche), un soggetto, insomma, che si sentisse
a tutti gli effetti classe dirigente. La mozione da questo
punto di vista era chiarissima:
Il movimento sindacale realizza
una effettiva autonomia nella misura in cui sar in grado di assumere un proprio ruolo originale e
di elaborare un proprio disegno
strategico, contestativo all'occasione o alternativo alle scelte che
Torino, scontri a Piazza Statuto per laccordo separato alla Fiat
altre forze politiche ed economiche
14

vorrebbero imprimere allo sviluppo economico e civile


della nostra societ8.
La battaglia per le incompatibilit esplosa in quegli
anni e in quei mesi, era di questo nuovo modo di
interpretare l'attivit sindacale, al di fuori delle
strettoie partitiche, l'inevitabile corollario:
L'affermazione delle incompatibilit tra incarichi sindacali e mandati politici, parlamentari o amministrativi, deve discendere da una logica nuova che
tenda ad esaltare il ruolo autonomo di ogni componente della societ... L'autonomia del sindacato non
pu essere interpretata n in chiave corporativa n
come vocazione al pansindacalismo9.
E qui quel sapore turatiano che Piazzesi aveva avvertito nelle dichiarazioni di Benvenuto rilasciate
solo sette mesi dopo il congresso, assumevano una
significativa rotondit:
Abbiamo presente la distinzione tra azione del sindacato (si nel sindacato perch costretti dalla propria condizione di lavoratori) e azione di partito (si
IV congresso Uilm, mozione conclusiva
IV congresso Uilm, mozione conclusiva
10
IV congresso Uilm, mozione conclusiva

nel partito per libera scelta sul modo di affrontare


i problemi della societ)10.
Riecheggiava in qualche maniera quella vecchia polemica animata proprio da Turati e Treves agli inizi
del Novecento, a proposito della differenza tra politica sociale e politica socialista, una polemica che
i due leader riformisti avevano sollevato proprio
per sottolineare come il sindacato non poteva acquisire la coloritura di una sola parte in quanto
strumento di trasformazione nelle mani di soggetti
che in comune avevano, appunto, la condizione lavorativa e, solo in un secondo momento e certo
non in maniera unanimistica, l'adesione a un progetto politico. Su queste basi l'unit poteva crescere
e rafforzarsi come aveva scritto, alcune settimane
dopo l'appuntamento congressuale, Benvenuto illustrando ai propri iscritti la piattaforma contrattuale che avrebbe accompagnato l'Autunno Caldo:
E' anche vero che con le proprie richieste le organizzazioni sindacali intendono svolgere una qualificata

8
9

15

di altri, di molti altri, un beneficio legato al censo,


non uno strumento per dare dignit a tutti; nacquero cos le 150 ore che consentirono un programma di scolarizzazione
diffuso che garant a una moltitudine di operai dotati semplicemente della licenza elementare di
acquisire un titolo superiore, la
licenza media e di rincorrere cos
anche avanzamenti di carriera.
Infine, nel '76 emerse chiaramente l'arretratezza del sistema
produttivo italiano e il sindacato
si impegn nella definizione di
nuovi strumenti di governo dell'attivit in fabbrica attraverso la
rivendicazione e la conquista dei
diritti di informazione, in pratica
uno scatto verso la modernit
che, per, non raggiunse i caratteri della compiutezza perch in
tanti remarono contro. Scelte

ed autonoma azione politica che introdurr profonde


conseguenze in ordine alla ripartizione dei redditi,
alle scelte di investimento, alla programmazione11.
Quel contratto del '69, d'altro
canto, se analizzato in maniera
comparativa con quelli poi firmati dalla Flm nel '73 e nel '76,
sono elementi proprio di quel disegno riformista intuito da Piazzesi. Quei tre accordi sono legati
da una logica, ognuno interpreta
un bisogno e tutti insieme costruiscono una idea alternativa di
societ. Il contratto dell'Autunno
Caldo fu quello dell'uguaglianza,
negli aumenti salariali, nei rapporti tra operai e impiegati, nei
diritti, nella stessa riduzione degli
orari. Nel '73 il sindacato avvert
che non poteva esistere una societ evoluta laddove l'istruzione
era un privilegio di alcuni e non

Alberto Bonifazi

Giorgio Benvenuto: A qualcuno piace caldo Il Lavoro Metallurgico agosto-settembre 1969

11

16

teoriche che cambiarono anche il rapporto tra


Confederazioni e Federazioni con le prime che
sentendosi spossessate della funzione contrattuale
(nei tre protocolli i metalmeccanici fecero riferimento alla semplice assistenza confederale e per
quello del '69 la Fim di Macario e Carniti neg
anche il richiamo alla semplice assistenza) provarono con l'accordo-quadro (perseguito con grande
impegno e determinazione) a ridurre il potere delle
seconde; lo scontro che ne deriv fu durissimo ma
alla fine determin una nuova divisione dei compiti: all'interno delle fabbriche il dominus era
l'organizzazione di categoria, nella societ, invece,
l'iniziativa ricadeva sulle spalle delle strutture confederali le quali dovevano battersi per le riforme.
Il lavoratore come produttore da un lato, il lavoratore come cittadino dall'altro: facce di una stessa
medaglia perci da difendere nella sua totalit perch il produttore ha bisogno di un contesto funzionante che riduca gli squilibri di un rapporto di
lavoro che anche (soprattutto) rapporto di potere
(e di poteri). Principi, peraltro, rinvenibili nella
stessa Costituzione nel momento in cui fa riferi-

mento ai principi di eguaglianza e all'obbligo dello


Stato di rimuovere gli ostacoli che impediscono la
marcia verso l'obiettivo.
Inquadrato il tema, a questo punto pu essere
utile ripercorrere le tappe e ricostruire le modalit
in cui questa nuova cultura riformista and perfezionandosi all'interno della Uilm. Tre date possono esserci di aiuto; nella sostanza, un prologo,
un' appendice e una vicenda centrale in cui molto
nacque ma non tutto si esaur, anzi.

17

1963, elezioni Commissioni Interne (Archivio Fiat)

CAPITOLO II

Lo choc di piazza Statuto

uando la Uilm cominci a riflettere su se pegnati nelle fabbriche della penisola, non solastessa, sulla sua proposta sindacale? mente in quelle aree produttive in cui l'organizzaQuando cominci quel viaggio tormentato verso zione vantava un radicamento ampio seppur, in
una culqualche
tura riformaniera,
mist a
non prorinnovata
fondiscapace di
simo, ma
entrare
anche in
in sintoquelle renia con
alt in cui
la base
la federad e g l i
zione coniscritti e,
tinuava
pi in gead essere
nerale,
estranea e
dei lavola sua ofratori im- Foa (al centro, con la Ginzburg e Bobbio) sugli incidenti di Piazza Statuto cambi pi tardi idea ferta pro18

positiva faticava a emergere e affermarsi? I processi non sono mai brevi e sono spesso legati a fenomeni contingenti, improvvisi e normalmente
non voluti. Cominciavano, comunque, a lievitare
all'interno della Uilm settori che avvertivano i segnali della trasformazione in atto, determinata da
una crescita economica che aveva stravolto i vecchi
equilibri, prodotto il consolidamento di una classe
numericamente poco vasta di nuovi ricchi, l'abbozzo di una middle class in larga misura parassitaria, lo sviluppo di un neocapitalismo chiuso in
se stesso, intenzionato a cannibalizzare gli effetti
positivi, cio le ricchezze prodotte da uno sviluppo
che il centrismo sino a un decennio prima trionfante si era guardato bene dal governare attraverso
una credibile politica economica e industriale. Settori sindacali lavorando nelle fabbriche o analizzandole dall'esterno si rendevano conto che la
composizione anagrafica e geografica stava cambiando e che quei cambiamenti cominciavano a
determinare modificazioni profonde nei costumi,
negli atteggiamenti, nel sentire comune. Giovani

dirigenti ancora impegnati in posizioni secondarie


portatori di una sensibilit in qualche misura inedita. Colsero i segnali dell'arrivo della tempesta ma
non riuscirono a evitarla, guidati da una leadership ancora arroccata su quelle posizioni di compiacente moderatismo come le avrebbe definite
anni pi tardi Bonifazi. Quel turbolento luglio del
1962 fu per quei giovani una sorta di rivelazione
che li aiut a capire come il riformismo passivo, la
sua retorica declamazione non pu bastare
quando si tratta di andare in strada e governare un
movimento che tra spinte anarcoidi rivendica un
profondo rinnovamento della organizzazione produttiva e sociale. Piazza Statuto fu molte cose insieme. Fu la cartina di tornasole di un rapporto
nuovo, che nel tempo sarebbe diventato estremamente pericoloso, tra rivendicazione rabbiosa e sua
violenta rappresentazione; fu il segnale di una
nuova classe operaia che forse, come avrebbe detto
Elio Petri in un film famosissimo, sognava di andare in paradiso, ma nel frattempo era stanca di
vivere all'inferno anche perch dalle promesse di
19

benessere pur presenti nella societ, veniva soltanto marginalmente lambita, mentre dalle distorsioni di una distribuzione diseguale del reddito
veniva chiamata a pagare il conto, anche sotto
forma di emarginazione, rifiuto, sfruttamento. Un
discorso che riguardava in particolare i metalmeccanici che erano arrivati molto
tardi al traguardo del primo
contratto nazionale (1956 dopo
un tentativo non perfezionato che risaliva al 1947) nonostante l'esplosione del
processo di industrializzazione,
i grandi profitti che venivano
accumulati nelle fabbriche automobilistiche o in quelle che
producevano frigoriferi e lavatrici o, ancora, in quelle che furoreggiavano
nel
settore
dell'elettronica di consumo. Fu
l'annuncio di un movimento
che, nel tempo, avrebbe as-

sunto caratteri impetuosi e dimensioni estremamente ampie e che proprio per questo obbligava i
sindacati a organizzare una proposta nuova capace
di intercettare le domande evitandone la trasformazione in pericolose e politicamente inconcludenti jacqueries.
Questioni che chiamavano direttamente in ballo la Uilm, il suo riformismo un po' ingessato e
burocratico, definito in astratto e
ben illustrato in qualche manuale
di istruzioni ma inadatto a fare i
conti con le turbolenze della realt che non chiedevano la rivoluzione ma, come pi tardi avrebbe
detto Benvenuto, l'evoluzione.
Piazza Statuto fu per la Uilm l'inizio, drammatico, di una nuova
storia, la presa di coscienza dell'esistenza di un mondo a cui le
vecchie ricette proposte dall'organizzazione guidata da Bruno

Raniero Panzieri

20

Corti non riuscivano pi a dare risposte. Soprattutto, la presa di coscienza di un modo di fare attivit sindacale superato, travolto da un clima
politico nazionale e internazionale che obbligava
al confronto, all'apertura e non alla chiusura, all'emarginazione, alla definizione di rassicuranti
confini all'interno dei quali affermare la propria
immobile presenza. In quel torrido luglio cominci un percorso che sarebbe stato compiuto nel
giro di almeno altri sei anni e nel corso del quale
i sindacati avrebbero replicato l'errore compiuto a
Piazza Statuto, con effetti meno drammatici ma
non meno significativi dal punto di vista politico
(la riforma del sistema pensionistico realizzato con
un accordo dalle Confederazioni nel 1968 e respinto dai lavoratori e dagli iscritti al mittente per
essere rivisto e corretto nel giro di pochi mesi).
Piazza Statuto lavor sotto traccia, come un fiume
carsico e nove anni dopo, nel pieno del dibattito
sull'unit sindacale, con la nuova Uilm attestata
su una posizione che probabilmente la vecchia
12

Uilm non avrebbe mai assunto (e che certo non


assunse in quei giorni di luglio del '62), Giorgio
Benvenuto in un articolo per i quaderni di Rassegna Sindacale ricostruiva e ripensava in termini
espliciti e autocritici:
Una data significativa che costituisce una svolta
nella storia sindacale del nostro Paese. E' infatti il
principio della fine degli accordi separati, la fine
della discriminazione tra sindacati democratici e
sindacati socialcomunisti12.
Quell'intesa a cui faceva riferimento Benvenuto siglata dalla Uilm e dal Sida ma non da Fim e Fiom
conteneva anche soluzioni interessanti ma le modalit e i tempi non erano pi in linea con le aspettative dei lavoratori, la soluzione veniva vissuta
come il prodotto di mediazioni carbonare e,
quindi, figlia di scambi inconfessabili: in una societ pi aperta, attenta e vigile quel modo di procedere produceva solo sospetti e faceva lievitare le
rabbie. Su quella rivolta torinese molte parziali
analisi o dichiarazioni sono state prodotte ma alla

Giorgio Benvenuto: A qualcuno piace caldo Il Lavoro Metallurgico agosto-settembre 1969

21

Non molto diverso fu il trattamento che Pietro


Nenni riserv a Panzieri accusandolo di aver fatto
da sponda a una sommossa di stampo fascista, in
un momento delicato per la sinistra con i socialisti
che stavano entrando organicamente nella maggioranza di governo. Panzieri con una lettera rispose
indignato alle accuse del leader socialista smarcandosi dai tumulti definiti manifestazioni di anarchismo sottoproletario e occasione di provocazioni
poliziesche14. Quella vicenda continua ancora oggi
in qualche misura a essere vissuta con un certo imbarazzo anche perch se da un lato c'era l'interesse
democristiano (il governo era presieduto da Amintore Fanfani, il ministro dell'interno era Paolo
Emilio Taviani) a confinare la vicenda negli angusti confini di una questione di ordine pubblico (
quasi una costante la tendenza delle forze moderate italiane ad affrontare le questioni legate al disagio lavorativo e sociale schierando battaglioni
dell'esercito o, all'epoca di cui parliamo, della Ce-

resa dei conti l'unica ricostruzione organica resta


quella di Dario Lanzardo che all'epoca dei fatti lavorava ai Quaderni Rossi, la rivista di Raniero
Panzieri che fin al centro di accuse e polemiche
che di fatto culminarono nella rottura tra Foa (che
spos le tesi della Cgil salvo poi in tempi pi recenti rivederle in buona misura) e Panzieri e tra
Panzieri e la sinistra ufficiale (Pci e Psi). Tracce di
tutto ci sono rinvenibili in una dichiarazione di
Goffredo Fofi, anche lui all'epoca collaboratore
dei Quaderni Rossi. Spiegava:
Nel 1962 vivevo a Torino, lavoravo mezza giornata
al Centro Gobetti e l'altra met ai Quaderni Rossi.
La rivolta arriv improvvisa, per come la vidi io fu
uno strano connubio tra i giovani comunisti, gli operai delle piccole fabbriche e gli immigrati meridionali... Quelli della Cgil e del Pci pensavano che noi
dei Quaderni Rossi avessimo qualche ruolo. Il sindacalista Pugno incontr Vittorio Rieser e gli intim di
far cessare le manifestazioni13.
13
14

Rinaldo Gianola: Piazza Statuto, 1962 Un accordo separato alla Fiat scaten la rivolta sociale. E prepar il '69 l'Unit, 1 luglio 2012
Raniero Panzieri: Lettere 1940-1964 (a cura di S. Merli e L. Dotti) Marsilio 1987

22

lere), dall'altro c'era quello socialista a non creare


situazioni che potessero condizionare negativamente gli sviluppi del centro-sinistra e dall'altro ancora quello comunista a negare la presenza in
quella piazza di fotografie dell'album di famiglia e,
comunque, la rega di un movimento che avrebbe
fornito del partito una sgradita identit insurrezionale. Oggi, per, a tanti anni di distanza una analisi organica che leghi aspetti sindacali, politici e
sociali in fondo potrebbe tornare decisamente
utile. Perch al di l delle prese di distanza pubbliche, quelle vicende hanno avuto una influenza sui
successivi comportamenti ed elaborazioni delle organizzazioni dei lavoratori, di tutte, non solo della
Uil come peraltro a distanza di pochi anni riconobbe Benvenuto. Dopo piazza Statuto, ad esempio, le vertenze (contrattuali e non) sono state
precedute da ampie consultazioni e le piattaforme
sono state il frutto di una elaborazione collettiva:
le logiche elitarie o carbonare sono finite in soffitta (e questo stato uno dei punti di forza dell'Autunno Caldo); gli accordi sono stati sottoposti

all'approvazione assembleare e non imposti come


un atto di fede; la stessa rapidit con la quale
Fiom, Fim e Uilm presero atto della piega che l'Autunno Caldo avrebbe potuto prendere se la guida
del movimento fosse stata assunta da organizzazioni votate allo spontaneismo inconcludente e
anche per questo predisposto a piegarsi a logiche

Il professor Giuseppe Berta, docente di storia

23

violente, il prodotto della sensibilit affinata proprio nei giorni drammatici di piazza Statuto
quando la situazione sfugg di mano a tutti venendo abbandonata in quelle non proprio delicatissime del Battaglione Padova della Celere.
Ripercorrere quei giorni riproponendo anche
qualche lettura di quella vicenda, pu essere utile
per capire come poi tutto questo incise sulle successive scelte della Uilm, sulla elaborazione di quel
riformismo evolutivo o movimentista che sar il
tratto caratterizzante della Federazione nel periodo
a cavallo tra la fine degli anni Sessanta e la prima
met dei Settanta e che anche dopo il passaggio di
Giorgio Benvenuto alla segretaria generale della
Uil, continu a informare le scelte dell'organizzazione sotto i leader successivi a cominciare da Enzo
Mattina che subentr proprio a Benvenuto. La costituzione del primo governo di centro-sinistra
aveva determinato la sconfitta dell'ala pi conservatrice della Confindustria che predicava lo scivolamento a destra piuttosto che l'apertura a sinistra.

Una strategia non condivisa da Fiat e Montecatini


che avevano cercato l'anno prima di sostituire Alighiero De Micheli con il pi duttile e navigato Angelo Costa. Alla fine, per, alla guida degli
industriali arriv Fabio Cicogna, un moderato,
con Vittorio Valletta che aveva improvvisamente
scoperto di avere anche una porzione di cuore progressista (il governo di centrosinistra un frutto dello
sviluppo dei tempi. Non si pu e non si deve tornare indietro. Si commettono gravi errori non solo da parte dei
sindacati ma anche da parte della Confederazione dell'industria. E' mia impressione, peraltro, che quanto
prima ambienti all'interno della federazione padronale
faranno pressione sui responsabili dell'attuale politica
confindustriale affinch siano abbandonate certe posizioni di principio troppo rigide15) non dimenticando,
comunque, le antiche abitudini repressive a cui
fece ricorso qualche tempo dopo quella presa di
posizione a mezzo-stampa. Settimane e mesi difficili per la politica italiana che stava scoprendo il
brivido dell'apertura a sinistra che, per, non po-

Sergio Turone: Storia del sindacato in Italia 1943/1980 Laterza 1981, pag. 283; intervista apparsa su Il Messaggero del 26 giugno 1962

15

24

teva essere presentata come uno schiaffo ai settori


di destra che trovavano calorosa accoglienza sotto
l'ampio ombrello dello scudocrociato democristiano: Antonio Segni al Quirinale fu un pesante
pedaggio pagato alla strategia aperturista e lo stesso
accordo laico che in agosto venne trovato tra Psi,
Psdi e Pri (che, comunque, escluse l'uscita dei socialisti dalla Cgil) venne letto come una maniera
per coprirsi un po' di pi al centro. Per giunta,
dopo anni di letargo, la combattivit sindacale
sub un improvviso risveglio tanto vero che le ore
di sciopero balzarono da 79 milioni nel '61 a 181
milioni. A dare alimento a questa combattivit
provvidero i metalmeccanici che avevano il contratto in scadenza. La Uil il 17 marzo spiazz le
altre confederazioni chiedendo l'apertura anticipata delle trattative; gli industriali, preoccupati dall'aumento delle ore di sciopero, accolsero
positivamente la proposta nella speranza di riportare nei capannoni la normalit. Segnali di rinnovato interesse per l'unit sindacale arrivavano da
diverse realt aziendali e l'11 aprile del 1962 la

Fiom e la Fim organizzarono al Vigorelli di Milano


una manifestazione nel corso della quale avrebbe
dovuto parlare anche il segretario della federazione
cislina, Volont, che venne, per, bloccato dal segretario generale, Bruno Storti. Al suo posto intervenne Pierre Carniti e quel suo discorso fin per
essere un clamoroso segnale del rinnovamento generazionale in atto all'interno della Fim. Carniti
us parole nuove, dirette, ruppe, insomma, con
una tradizione sindacale fatta di retorica stantia.
Era il primo soffio di modernit che si poggiava,
peraltro, su un altro soffio: la creazione sempre da
parte di Carniti (originalissimo personaggio non
democristiano in una organizzazione di centro, talmente sensibile ai messaggi socialisti da sostenere
Riccardo Lombardi in una campagna elettorale)
della eterodossa rivista Dibattito sindacale. Sul
terreno del riformismo, d'altro canto, nella Flm si
incontrarono Carniti, Benvenuto e Trentin;
ognuno lo declinava a suo modo ma la spinta delle
lotte dal basso consent di superare le differenze,
almeno sino a quando il radicalismo del giovane
25

leader cislino non determin l'accentuazione delle


distanze con lo scavalcamento a sinistra di una
Fiom in cui il segretario, a sua volta, aveva cominciato a ragionare su quella politica dei diritti che
svilupp poi pi organicamente una volta giunto
alla guida della Cgil, verso la fine degli anni Ottanta. A maggio anche Fiom e Fim (che avevano
accolto con fastidio la mossa a sorpresa della Uil)
fecero sapere di essere pronte ad aprire la trattativa
a patto che la Confindustria prendesse atto che il

Piero Boni, Roberto Romei e Giorgio Benvenuto

26

contratto nazionale non impediva la firma di accordi aziendali. La Uilm rimase ai margini di questo primo abbozzo di processo unitario ma sulla
questione del contratto dei metalmeccanici non
che gli imprenditori fossero pi coesi visto che se
da un lato gli industriali privati erano attestati su
una posizione di chiusura, quelli pubblici il 5 luglio attraverso Intersind e Asap firmarono una intesa in cui veniva riconosciuta la legittimit della
contrattazione articolata e la possibilit per i lavoratori di eleggere per ogni reparto
propri rappresentanti.
A questo punto utile una breve
parentesi sulle strategie contrattuali
anche perch il discorso incrocia
altri momenti caratterizzanti della
storia sindacale degli anni Sessanta.
Dopo il contratto nazionale del '56,
si svilupp un dibattito a distanza
sull'articolazione da dare alla politica rivendicativa dei metalmeccanici. Viglianesi e Corti lanciarono

la proposta dei contratti di settore. In sostanza, un Cisl, infatti, continu a premere l'acceleratore sulla
protocollo nazionale con la costruzione di specifi- contrattazione decentrata ottenendo notevoli succit normative per i diversi ambiti produttivi. E se cessi all'interno di quelle realt in cui era maggiorla Cgil era attestata sulla sacralit del contratto na- mente presente, cio le industrie di stato, e
zionale, la Cisl si
suscitando la feroce
muoveva con grande
opposizione da parte
dinamismo sul fronte
dell'organizzazione
degli accordi aziendegli imprenditori.
dali. Il contratto di
Questo
scontro
settore arriv troppo
ideologico lacer a
tardi anche perch
tal punto la Confintanto gli accordi del
dustria che le aziende
'56 quanto quelli del
pubbliche abbando'59 garantirono ai lanarono l'organizzavoratori
benefici
zione e fondarono,
molto limitati. Su
nel 1962, Intersind e
questa delusione si inAsap determinando
nestarono le rivendicos il raddoppio
cazioni aziendali che
della pratica negodeterminarono
la
ziale. La cosa, peralcrisi all'interno della
tro, fin per produrre
Corrado Ferro
Confindustria. La
effetti nel tempo e su
27

altri versanti, le gabbie salariali, ad esempio, che


furono scardinate proprio dall'attivismo rivendicativo di quelle citt in cui pi robusti erano gli insediamenti statali, cio Napoli e Taranto. Il
management pubblico (Glisenti, Massaccesi, ecc.)
era guardato con simpatia dai socialisti anche perch con un dinamismo che sembrava mancare agli
ingessati padroni privati, favoriva veri momenti
di innovazione tanto produttiva quanto sociale e
agevolava quel processo di industrializzazione e di
affrancamento economico del Sud che era uno dei
punti qualificanti dell'anelito riformista del centro-sinistra che puntava le sue fiches su uno sviluppo del Paese pi equilibrato, programmato.
Piazza Statuto nacque in questo contesto La Uil,
infatti, si dichiar pronta a firmare un'intesa con
la Fiat se avesse ricalcato nei contenuti quella stabilita con Intersind e Asap. Fiom e Fim avevano
proclamato uno sciopero di 72 ore per il 7, 9 e 10
luglio ma la notte tra il 6 e il 7 la Uil firm il contratto (che poi venne cancellato per ordine prefettizio obbligando le organizzazioni dei lavoratori a

rinegoziarlo unitariamente). Si accod anche il


Sida. Di qui l'invito delle due sigle ai propri iscritti
a non partecipare allo sciopero ma il 6 e il 7 luglio
venne distribuito ai cancelli della Fiat un volantino
dai militanti dei Quaderni Rossi (sezione Rodolfo Morandi) in cui si annunciava quella firma
separata (di qui anche le accuse mosse a Panzieri
di aver fomentato i disordini). Uil e Sida alla Fiat
vantavano il 63 per cento dei consensi ma il 7 luglio il 92 per cento degli operai della fabbrica automobilistica partecip allo sciopero. Nella
mattinata si cominciarono ad avvertire le prime
turbolenze; nel pomeriggio part la rivolta vera e
propria. In sordina, come raccontarono le cronache de La Stampa: tre-quattrocento persone si
raccolsero alle 14 sotto la sede della Uil (per il giornale in prevalenza iscritti al sindacato laico) in
piazza Statuto per esprimere in maniera rumorosa
la propria rabbia per quell'accordo separato. Alle
15 arriv il battaglione Padova, alle 16 i manifestanti erano alcune migliaia, fra le 19 e le 20 gli
scontri e le cariche si fecero pi duri e intensi e da
28

Roma arriv per coordinare le operazioni il vicecapo della polizia, Agnesina; alle 21 in corso San
Martino spunt la prima rudimentale barricata;
quasi senza soluzione di continuit, la rivolta and
avanti sino alle 4,30 del mattino. Prosegu luned
9 e si concluse marted 10. Il bilancio fu pesantissimo: 1.215 fermati, 90 arrestati e rinviati a giudizio (per direttissima: settantuno furono
condannati), 169 feriti fra le forze dell'ordine; la

Fiat licenzi in tronco 84 operai per punizione. La


vertenza continu e per quanto riguardava le industrie pubbliche si concluse il 20 dicembre. Sul
fronte degli imprenditori privati, dopo una nuova
rottura con la Confindustria, il 9 gennaio Cgil,
Cisl e Uil produssero il primo comunicato unitario dal divorzio del '48; semplice il contenuto: la
lotta continua. Dopo un altro sciopero generale
che si svolse l'8 febbraio del '63 (da nove anni non

Giorgio Benvenuto, Vinicio Natali e Ivano Degli Espossti

29

se ne vedeva uno di tale portata e ampiezza), gli Fiom per l'inserimento di propri dirigenti negli orimprenditori crollarono e Bruno Trentin al con- ganismi internazionali) per far lievitare all'interno
gresso della Fiom del '64 che si svolse a Rimini sot- dell'organizzazione una cultura riformista nuova,
toline che per gli imprenditori l'onere di quel pi generosa e coraggiosa.
contratto era stato di 140 miliardi di lire; nel me- Di questi fenomeni, seppur indirettamente, Piazza
desimo periodo, buona parte di quegli imprendi- Statuto stata l'incubatrice. In diretta, per, la pertori avevano trasferito all'estero mille miliardi. cezione fu diversa, molto diversa. Cgil e Cisl si
Quel congresso, peraltro, segn la storia dell'orga- smarcarono immediatamente dalla rivolta. La Cgil
nizzazione. E a segnarla provvidero soprattutto i socialisti, Piero Boni ed Enzo Bartocci
che misero in minoranza Trentin, fecero passare le norme sull'incompatibilit e crearono
le condizioni per una segreteria generale
doppia (Trentin-Boni). Il ruolo di Boni nell'unit sindacale probabilmente non stato
sottolineato in maniera adeguata. Eppure, se
la Uilm riusc a rientrare nei giochi unitari
dopo essere stata lungamente ai margini, un
riconoscimento va riservato proprio all'allora
co-segretario generale della Fiom che a partire
dal '68 si offr come sponda a Benvenuto (il
Michele Mauro, Vittorio Foa e Gino Giugni in un convegno
quale, a sua volta, sostenne la battaglia della
organizzato da Lavoro Italiano nella sede della UIL

30

denunci la presenza di provocatori che operavano sul piano del teppismo; la Cisl parl di
gruppi di teppisti, prevalentemente formati da
elementi estranei alle organizzazioni sindacali, assoldati da chi ha oggi particolari interessi a determinare nell'opinione pubblica il discredito sui
sindacati. Le Acli, invece, non salvarono nemmeno la Cisl: Certe tendenze esasperate della
lotta presenti anche in ambienti sindacali democratici. Giuseppe Raffo, dirigente torinese della
Uil, punt il dito senza mezzi termini contro il Pci,
con nomi e cognomi, sostenendo la tesi di un
cambio della guardia (si parl dell'arrivo di giovani non torinesi, giunti a bordo di auto lussuose)
fra i manifestanti del mattino e quelli del pomeriggio. Spieg il sindacalista: Le squadre che hanno
dato il cambio alle prime ci sono state; le prime erano
venute a urlare e minacciare. Le altre dovevano fare il
pestaggio. Ma sempre squadre comuniste erano. Perch
stato preso a sassate Pajetta, perch stato in pericolo
Garavini? E' semplice: le squadre di ricambio erano di

Mantova, che so, di Carmagnola e non conoscevano i


loro superiori di Torino16. Oggettivamente difficile
pensare a una organizzazione della rivolta in qualche misura militare, preordinata nei minimi dettagli, cos come solo il clima dell'epoca pu
giustificare un atto di accusa cos diretto ai vertici
locali del Pci e della Cgil. Ma, allo stesso tempo,
non completamente fondata la tesi dei teppisti
cio di soggetti estranei al mondo della fabbrica
che pure recentemente ha ripetuto Diego Novelli,
ex sindaco torinese ed ex capo, all'epoca, della redazione piemontese de l'Unit. Ha raccontato:
Mi telefonarono al mattino avvertendomi che da
Stura, la fabbrica Fiat vicino all'imbocco dell'autostrada per Milano, gli operai erano usciti e stavano
andando in centro. Raggiunsi il corteo, che scese in
corso Giulio Cesare, a porta Palazzo e poi in piazza
Statuto dove c'era la sede della Uil. Vol qualche
sasso, ci fu un po' di confusione, ma nulla di straordinario. Nel pomeriggio la situazione cambi perch
insieme agli operai arrivarono anche altri soggetti.

Dario Lanzardo: La rivolta di Piazza Statuto Torino, luglio 1962 Feltrinelli 1979, pag. 39

16

31

mente sanguinaria. Quel giorno, pur essendo impiegato in una fabbrica chimica, era a piazza Statuto e lo ha raccontato cos:
Cominciai a lavorare per la cellula, il sindacato, la commissione interna. Ma in modo
svogliato. Poi arrivarono i fatti
di piazza Statuto. Fu il primo
segno del risveglio. Nell'estate
del 1962, per la prima volta la
base rivoluzionaria scavalc
apertamente il partito... La
battaglia dur tre giorni e
l'Unit ci chiam teppisti alleandosi coi borghesi. Fu il crollo
per molti compagni delle ultime
illusioni di un ravvedimento rivoluzionario del Pci18.
E c'era anche Alberto Asor
Rosa che sui Quaderni

C'era tanta gente incazzata che non c'entrava niente


con la Fiat, giovani, immigrati, anche personaggi malavitosi17.
Che ci fossero personaggi
malavitosi, o che tali sarebbero diventati poco ma sicuro. Che, per, fossero in
qualche misura espressione
di un album di famiglia
anche quello abbastanza
certo. Sante Notarnicola,
ad esempio, salito da Castellaneta (provincia di Taranto) a Torino insieme alla
madre, iscritto prima alla
Fgci e poi al Pci. Avrebbe
creato con Pietro Cavallero
e Adriano Rovoletto una
banda fortemente politicizzata ma altrettanto forte-

Ferruccio Ferrari con Giorgio Benvenuto

Rinaldo Gianola: Piazza Statuto, 1962 Un accordo separato alla Fiat scaten la rivolta sociale. E prepar il '69 l'Unit, 1 luglio 2012
Dario Lanzardo: La rivolta di piazza Statuto Torino, luglio 1962 Feltrinelli 1979, pag. 131

17
18

32

Le analisi pi meditate hanno fornito di quella viRossi scriveva:


Di fronte ai miei occhi crolla il mito grandioso del cenda una immagine decisamente diversa da
quella che soprattutto la propaganda politica del
neocapitalismo19.
Vittorio Foa, ripensando a quei giorni a molti anni tempo tendeva, per le esigenze dei partiti, ad acdi distanza ha affermato con grandissima onest creditare. Ad esempio, quella di Marco Revelli che
intellettuale:
ha scritto:
Noi non abbiamo capito piazza Statuto... Ho dettato dalla camera del lavoro di Torino un comunicato... in cui
si riconosceva che c'erano state manifestazioni sinceramente popolari, ma
dentro c'erano stati fenomeni di provocazione. E questa formula odiosa era
una tipica espressione comunista che
in partenza infirma qualunque manifestazione spontanea accusandola di
provocazione. Questo fu il nostro limite pi grave: abbiamo concesso che
c'era qualcosa di vero ma avvertendo
Da sinistra Benvenuto, Perone, Guttadauro e Marcacci
che c'era la provocazione20.

Alberto Asor Rosa: Tre giorni a Torino 7-8-9 luglio in cronache dei Quaderni Rossi, settembre 1962, n. 1, pag. 76; in Guido Crainz:
Il Paese mancato: dal miracolo economico agli anni 80 Donzelli 2003, pag. 42
20
Vittorio Foa e Carlo Ginzburg: Un dialogo Feltrinelli 2003, pag. 55
19

33

Giorno, Umberto Segre; gir per la citt facendosi


guidare da Goffredo Fofi. Spieg quei giorni cos:
Il dramma dell'attesa morale insoddisfatta, della privazione di solidariet sociale, la fatica di un lavoro
appena scoperto, la stanchezza delle notti nelle soffitte collettive22.
E, infine, Giuseppe Berta:
Si disse che quella radicalit dei giovani operai derivava dalla loro frustrazione e dunque avevano reagito
con una violenza spontanea. Per altri c'era qualche
cosa di diverso, faceva parte di un fenomeno pi
ampio di protesta giovanile collettiva tipica degli
anni 60. La sinistra non era pronta a capire cosa
stava cambiando, vennero evocati fascisti e provocatori, ma c'era molto di pi. Torino passa da 650 mila
abitanti a fine anni 50 a oltre un milione nel 1961,
una bomba sociale. Neanche la Fiat era pronta. Valletta era vecchio e la gerarchia militare dell'azienda
non poteva funzionare. Con piazza Statuto si pre-

In piazza Statuto vengono alla superficie i nuovi lavoratori della catena di montaggio... Erano lavoratori
invisibili, o meglio, visibili solo nella forma dell'immigrato, visibili a porta Palazzo, nei crocchi che si
formavano la domenica, visibili a Porta Nuova
quando arrivavano con la valigia di cartone, visibili
nel labirinto delle stanze a pagamento in cui dormivano a turno, le otto ore di notte quelli del turno di
giorno e le otto ore di giorno quelli del turno di notte.
Ecco: era questo il popolo delle tenebre, che si era
formato all'interno della fabbrica e che invadeva ora
la scena urbana e la invadeva nell'unica forma che
conosceva, quella della jacquerie, della rivolta...
Dopo che verr chiuso il contratto del 1962, torner
al silenzio, per altri sei lunghi anni e riemerger, questa volta organizzata, con un proprio linguaggio, con
un proprio discorso, nell'autunno caldo, nel biennio
1968-196921.
In quei giorni a Torino arriv anche l'inviato de Il

21
Marco Revelli: Le spie ricorrenti del disagio sociale: jacqueries, rivolte urbane, proteste giovanili, subculture della protesta. In C.
Dellavalle (a cura di): Repubblica, Costituzione, trasformazione della societ italiana 1946-1996: percorsi di cittadinanza Franco
Angeli 2000
22
Guido Crainz, op. cit. pag. 43

34

para il ritorno in fabbrica del sindacato23.


Sfugg a tutti la pressione di un inurbamento a
tappe forzate. Non era la prima volta che accadeva
a Torino, citt che aveva visto crescere i suoi confini in occasione della prima guerra mondiale
quando le fabbriche (Fiat in testa) assecondavano
lo sforzo bellico attraverso l'aumento massiccio
della produzione. Ma a quell'epoca si ragionava in
decine di migliaia; agli inizi degli anni Sessanta in
centinaia di migliaia. Immigrati poco scolarizzati,
accolti con diffidenza quando non proprio con fastidio, sottoposti a forme fastidiose e nemmeno
tanto striscianti di apartheid, in sostanza stranieri
nel proprio paese, incompresi e in difficolt anche
nella soluzione dei pi semplici problemi quotidiani. La Uil per aiutarli pubblic degli elementari
vademecum, cre anche un ufficio di assistenza
che si dedicava alla vendita dei biglietti ferroviari
per consentire ai nuovi torinesi di poter mantenere i contatti con i paesi di origine; non un caso

che attraverso quella struttura l'organizzazione


abbia costruito un bel pezzo del proprio consenso.
Riproposta in una chiave diversa Piazza Statuto
assume i connotati di una lezione sul campo. La
Uilm ne fece tesoro: cap che i tempi degli accordi
separati erano terminati e che in quel processo
unitario avviato da Fiom e Fim in qualche modo
doveva esserci, con le sue idee, con il suo modo di
intendere la lotta sindacale, con un riformismo capace di cogliere i bisogni che si esprimevano nella
fabbrica e, attraversando i cancelli, arrivavano
nella societ. Un riformismo capace di rendere visibili quegli invisibili di cui parla Marco Revelli,
ponendosi il problema di un letto non a turno,
di una casa dignitosa, di una gerarchia in fabbrica
rispettosa dell'uomo prima ancora che del lavoratore. Ci vorranno altri anni (come vedremo) per
raggiungere la meta ma alla fine veramente nulla
sar e apparir come prima.

Rinaldo Gianola: Piazza Statuto, 1962 articolo citato 1 luglio 2012

23

35

CAPITOLO III

La svolta di Venezia

l congresso che si svolse nei saloni barocchi


della Ca' Giustinian dal 15 al 18 maggio del
1969 rappresenta il momento culminate del processo di costruzione di quella rinnovata dimensione di riformismo che la Uilm aveva faticato a
definire nel decennio della gestione Corti. Corti
era un abile politico, estremamente attento agli
equilibri interni e anche a quelli esterni. Era
espressione, per, di un moderatismo che proveniva da un'altra epoca, da un altro mondo, non a
caso Sergio Turone in una cronaca sul successivo
congresso confederale di Chianciano mettendo a
confronto i linguaggi del vecchio segretario metalmeccanico e del nuovo, cio Giorgio Benvenuto,
diceva che il primo sembrava uscito dagli anni
Cinquanta mentre il secondo gi si proiettava
negli anni Settanta. Non era solo una questione
di linguaggi ma anche di posizioni politiche: Corti

esprimeva quelle pulsioni anti-comuniste che lo


portavano (lui e i suoi compagni di partito, il Psdi
che in quel momento si chiamava Psu) a guardare
con diffidenza ai discorsi sull'unit organica che
diventavano sempre pi impetuosi, alimentati
dalle alleanze che si creavano in fabbrica sulle ri-

Antonio Guttadauro e Giuseppe Sabatini

36

vendicazioni da avanzare e da quelle che stavano


sorgendo tra settori delle organizzazioni spinte dai
venti generazionali e politici (i rapporti che Benvenuto arrivato in Federazione nel '64 aveva cominciato a costruire con Carniti, l'assonanza
unitaria con Boni e Bartocci). In pi le questioni
di linea si intrecciavano con le tensioni interne alla
Uil dove la ri-scissione socialista aveva aperto una
lotta feroce per la successione a Italo Viglianesi
che, in base al principio dell'incompatibilit, nel
congresso di Chianciano si present dimissionario
e non pi ricandidabile; in attesa di una collocazione ministeriale, la Confederazione gli ritagli

una carica di presidente che non era prevista statutariamente. Nella Uil di quei tempi, in realt, la
questione delle incompatibilit aveva addirittura
una dimensione doppia perch si potevano cumulare cariche federali e confederali e cariche sindacali e politiche. Corti al congresso di Venezia
annunci che non si sarebbe ricandidato: i metalmeccanici, infatti, avevano deciso di anticipare una
norma che sarebbe stata approvata a Chianciano
solo quale mese dopo (l'ordine del giorno venne
presentato dal repubblicano Aride Rossi24: per pacificare le diverse anime confederali il documento
stabiliva anche la triarchia dei segretari e quella

24
Il documento sanc il faticoso accordo tra le componenti. Rossi lo present ai delegati dicendo: Il documento che la presidenza sottopone alla vostra approvazione rispecchia le istanze della organizzazione unanimemente emerse dal dibattito congressuale. Esso costituisce una decisione e un impegno congressuale per una gestione unitaria nella linea di politica sindacale che sar adottata dal
congresso. Il documento era articolato in tre punti: a) incompatibile la carica di membro di Comitato Esecutivo di Camera Sindacale
Provinciale, di C.E. Regionale, di C.E. di sindacato provinciale di Federazione di categoria, nonch di componente dell'organo esecutivo
confederale con cariche esecutive provinciali, regionali e nazionali di partito, e con i mandati elettivi parlamentari di Consigli o Assemblee Regionali e Provinciali e Comunali, esclusi i comuni non capoluoghi di provincia con popolazione inferiore ai trentamila abitanti. Nel caso un dirigente sindacale venga investito di un incarico di cui sopra o si presenti candidato ad elezione ai mandati
sopraelencati si ritiene temporaneamente sostituito nella sua funzione sindacale esecutiva. Comunque i casi di incompatibilit dovranno
essere risolti entro il 30 giugno 1970. b) La Segreteria composta da uno o pi segretari generali e da un numero di segretari confederali
che il comitato centrale fisser ed elegger con almeno due terzi dei voti dei membri presenti. c) Presidenza: eletta con due terzi dei
voti dei membri presenti del Comitato Centrale. Convoca e presiede le riunioni del Comitato Centrale stesso e del Comitato direttivo.
Le convocazioni sono effettuate su deliberazione della Segreteria Confederale. In assenza del presidente le sue funzioni sono assolte
dalla Segreteria Generale. Archivio Fondazione Bruno Buozzi

37

sorta di clausola di garanzia rappresentata dalle votazioni a maggioranza qualificata per l'elezione
degli organismi di vertice). Salut i militanti con
un discorso di commiato, lasciando a Benvenuto
il compito di leggere la relazione introduttiva.
Ma se a Venezia il passaggio di consegne aveva
avuto toni estremamente civili, a Chianciano, l'ex
segretario metalmeccanico, anche nella veste di responsabile dell'ufficio sindacale del suo partito, decise di dire tutto quel che non aveva detto cinque
mesi prima. Sergio Turone ricord un momento
significativo di quello strano scontro postdatato in
un articolo apparso su Il Giorno alla fine di novembre. Conteneva anche un gustoso aneddoto.
Scriveva l'autorevole giornalista:
Al congresso confederale tenutosi in ottobre a Chianciano il leader della corrente socialdemocratica, l'onorevole Bruno Corti del Psu, segretario della Uilm
prima di Benvenuto, ottenne per diritto di anzianit
di parlare dopo il suo successore e, pur senza nomi-

narlo, lo accus di essere un massimalista che tenta


di mimetizzare il proprio sinistrismo e lo paragon a
quel ciabattino della commedia di Shakespeare che,
per divertire i propri compaesani, si mise una maschera da leone e rugg, ma di tanto in tanto temendo che gli spettatori si spaventassero davvero
li rassicurava dicendo: Badate che io sono in legno
finto. Un delegato operaio comment cos: Io non
conosco Shakespeare, ma so che, ruggiti o no, solo da
quando c' Benvenuto la Uilm ha imparato a mordere25.
I due congressi, quello di Venezia e quello di
Chianciano, ancora oggi non si riescono a leggere
come i capitoli di un medesimo libro, tanto erano
distanti per umori e aneliti. Quello metalmeccanico rappresentava il momento di chiusura di una
storia passata e l'avvio di una nuova storia con
tutto quello che ne conseguiva dal punto di vista
dell'elaborazione; quello di Chianciano, nonostante il tentativo di molti esponenti dell'area so-

25
Sergio Turone: Chi sono i leader dell'autunno caldo metalmeccanico: Giorgio Benvenuto della Uilm. Dalla scrivania arrivato
nelle fabbriche Il Giorno, 30 novembre 1969

38

cialista, a cominciare da Viglianesi, di spostare i al sistema e senza ampie sollecitazioni, le riforme


discorsi sulle strategie da mettere a punto per su- non vengono, si accentuano i divari sociali, si scleperare quelle polverose e ormai inservibili che ave- rotizza lo sviluppo), ma il dialogo rimase tra sordi
vano caratterizzato un pezzo del cammino della con i repubblicani e i socialdemocratici che a
Confederazione, si trasform in realt in una esi- giorni alterni, nel corso della fase congressuale (dal
bizione muscolare, in una sorta di resa dei conti 27 al 31 ottobre) agitavano lo spettro di una scisper stabilire il peso delle varie componenti dopo sione, i primi per chiedere garanzie che di fatto
che la ri-scissione socialista aveva fatto saltare gli si traducevano nell'attribuzione a Raffaele Vanni
equilibri interni. Il segretadella segreteria; i secondi
rio uscente prov, anche
per evitare che si applicon una generosa autocricasse la norma che prevetica a spostare il dibattito
deva l'attribuzione di un
sulle questioni di contebonus alla componente di
nuto politico e sindacale
maggioranza
relativa,
(siamo partiti da un prenorma che avrebbe reso assupposto sbagliato che si
soluta quella conquistata
rivelato illusorio: che fosse
dai socialisti. La regola,
cio sufficiente operare
per evitare guai, non
nella cosiddetta sfera di
venne applicata, i socialisti
compatibilit del sistema
conquistarono il 49 per
per sollecitare e ottenere le
cento dei consensi, i reGiacomo
Brodolini
(al
centro)
riforme... Senza forzature
pubblicani il 27, i socialdecon Ruggero Ravenna (a destra)

39

mocratici il 24. Vanni non ottenne la segretaria in alla liquidazione della Uil in un sindacato unitasolitudine e si dovette accontentare, temporanea- rio egemonizzato dal partito comunista. La sua rimente, di condividerla con Ruggero Ravenna (che cetta, invece, era semplice: una organizzazione
rappresentava l'ala pi avanzata della Confedera- ancorata ai suoi principi tradizionali che operi afzione e anni dopo avrebbe commentato cos i la- finch le azioni del sindacato siano omogenee al
vori di Chianciano: Doveva essere il congresso sistema. La logica ormai obsoleta del vecchio mocontro i metalmeccanici, divenne il congresso dei deratismo, di un sindacato integrato nel sistema,
metalmeccanici con l'elaborazione di una piatta- il segno che nulla di quanto era avvenuto in Italia
forma unitaria che nessuno allora ebbe il coraggio e nelle fabbriche a partire da piazza Statuto aveva
di contestare) e con Lino Ravecca, socialdemocra- scalfito le incrollabili certezze del leader socialdetico. Corti contimocratico. La
nu la sua
politica sindaindiretta polecale, poi, racmica con Benveconta
anche
nuto
e
i
stranissimi parametalmeccanici
dossi. Sette anni
puntando il dito
dopo quel concontro Viglianesi
gresso in cui
accusato di proaveva
messo
porre una linea
sotto accusa i
(sull'unit) che
portatori di una
avrebbe portato 1972, Mattina, Benvenuto e Trentin al congresso di scioglimento della Uilm idea pi avan40

zata di riformismo, Bruno Corti sostenne la scelta


di sostituire Vanni (con il quale la sua componente
a Chianciano, e anche dopo, flirt intensamente)
con Benvenuto e lo fece con tanta convinzione che
fu proprio lui a escludere le candidature alternative che erano state prospettate affermando che era
necessaria una svolta generazionale.
Quelle giornate termali vennero sintetizzate da
Aniello Coppola (con un apprezzabile sforzo di
preveggenza visto che si trattava di un articolo di
presentazione dell'avvenimento) su Rinascita in
maniera molto caustica. Scrisse:
Riassumiamo con un certo schematismo. Per il Psu
si tratta di recuperare la presa sull'organizzazione che
ha sempre svolto il compito di fornire una base di
massa alla socialdemocrazia. Il Psu dunque spinto
da una esigenza primordiale a colmare il vuoto
aperto dallo spostamento nel Psi di quasi tutte le
strutture della Uil... Il Pri, a sua volta, con un discorso meno grettamente di partito, punta a fare della

Uil (sulla base di un accordo con il Psu) una componente essenziale del disegno politico lamalfiano che
ha bisogno di un sindacato moderato, efficiente, moderno, fortemente integrato nel sistema e quindi corresponsabile e in qualche modo garante della sua
logica di sviluppo... I socialisti non sembrano in grado
di liberare tutte le potenzialit innovatrici che sono
andate emergendo in seno alla Uil. E ci anche perch i gruppi pi avanzati (anche qui la punta il
sindacato dei metalmeccanici diretto da Giorgio Benvenuto, il Carniti della Uil) non intendono identificarsi o comunque esaurirsi in un gioco di partito e
di corrente e preferiscono qualificarsi sul terreno pi
specificamente sindacale26.
Coppola concludeva in maniera significativa:
Contro il gruppo di estrazione socialista si andata
consolidando nelle ultime settimane l'alleanza tra repubblicani e socialdemocratici, sulla base di un accordo tra Raffaele Vanni (Pri) e Bruno Corti,
attualmente responsabile sindacale del Psu27.

Aniello Coppola: La Uil alla vigilia del congresso decisivo Il sindacato-cerniera Rinascita, n. 42, 24 ottobre 1969
Aniello Coppola, art. cit.

26
27

41

Diverso era stato il congresso dei metalmeccanici


che, molto pi dei vertici della Confederazione,
volevano dare sostanza teorico-culturale alla propria iniziativa, stabilire soprattutto un rapporto tra
la strategia sindacale e i bisogni diffusi di una societ in movimento, una societ squilibrata ma dinamica, che vedeva irrompere sulla scena
protagonisti nuovi, personaggi pirandellianamente
in cerca di autore. I giovani della Uilm si proponevano di essere, appunto, gli autori. Venezia era
il luogo in cui le idee, emerse nei mesi e negli anni
precedenti potevano sintetizzarsi in una proposta.
La Uilm impigrita dal moderatismo di Corti era
di fatto finita ai margini della dinamica sindacale.
E mentre Fiom e Fim moltiplicavano le iniziative
unitarie, l'organizzazione laica rimaneva alla finestra, in qualche maniera paralizzata. Le parole che
Coppola avrebbe usato nei confronti della Confederazione (evidentemente condizionate anche da
un certo settarismo dell'autore) in realt potevano
descrivere alcuni aspetti dell'organizzazione metal28

meccanica dei primi anni Sessanta, cio una federazione espressione sindacale di una socialdemocrazia,
come quella italiana, con ristrette basi di massa, scarsa
incidenza nel mondo operaio, rapporti vincolanti con
qualificati settori del padronato28. Il delegato operaio
citato da Turone con la storia del ruggito forniva,
alla resa dei conti, una lettura non differente da
quella predisposta da Coppola: la ricerca di una
nuova sostanza di idee e comportamenti in sintonia con le attese e le esigenze dei lavoratori interpretata da Benvenuto con atti e parole in contrasto
con il passato diventavano per Corti l'occasione
per lanciare contro i nuovi l'accusa di massimalismo velleitario. Le cose non stavano proprio cos.
Non era il massimalismo a ispirare la nuova generazione di sindacalisti che trovavano nella Uilm il
luogo ideale per mettersi alla prova, ma la consapevolezza che senza un adeguamento degli strumenti, senza un lavoro profondo sulle idee
attraverso le quali intercettare il consenso, l'organizzazione si sarebbe sempre di pi chiusa in se

Aniello Coppola, art. cit.

42

stessa, prigioniera della propria rassicurante autoreferenzialit, cinghia di trasmissione anche per
aree politiche che formalmente criticavano quel
concetto considerato tipicamente comunista.
Il cambio della guardia a Venezia non fu inaspettato. Silenziosamente, Benvenuto aveva lavorato,
a partire dal 1964, al rinnovamento dei quadri,
aveva girato in lungo e largo il Paese scovando
nuovi talenti, dirigenti locali capaci di trasmettere meglio che nel passato i messaggi dalle fabbriche alla Federazione, dalla periferia al centro.
Soprattutto uomini che per et e cultura erano in
grado di sintonizzarsi con i linguaggi della classe
operaia cresciuta tumultuosamente attraverso il
processo di industrializzazione e la nascita al Sud
della Cattedrali nel deserto. A marzo del 1968, sul
problema delle pensioni, Il Lavoro Metallurgico
usava concetti nuovi, figli di un riformismo che
aveva deciso di aprire gli occhi davanti alla realt,
di un gradualismo che non era sinonimo di arrendevolezza n di flemma britannica. Giorgio Ben-

venuto puntava il dito contro gli sprechi e le contraddizioni del sistema che si stava provando a riformare:
Gli statali, i parastatali, i marittimi, i minatori, i
bancari, i telefonici, gli elettrici, i dipendenti dalle
imposte di consumo ed esattori, i gasisti, gli esercenti
servizi di trasporto, hanno propri sistemi privilegiati
di pensionamento... Dinanzi a questi lavoratori privilegiati che hanno proprie pensioni assicurate da
Fondi Autonomi aventi una propria gestione, ci sono
tutti quei lavoratori che hanno avuto la disgrazia di
versare i soldi all'Inps con riferimento all'assicurazione obbligatoria... E cos capitato e capita ancora
che i soldi dei lavoratori dell'industria vengano utilizzati per pagare la pensione ai coltivatori diretti, ai
contadini, agli artigiani, ecc... Basti pensare che nel
1966 l'Inps ha introitato dal settore agricolo 60 miliardi, spendendone addirittura 65029.
E qualche mese dopo questo intervento sulle pensioni, la Uilm ancora sotto la segreteria Corti, lanciava la sua offensiva sul versante dell'unit

Giorgio Benvenuto: Il perch di una riforma Il Lavoro Metallurgico, marzo 1968

29

43

sindacale attraverso la proposta di un contratto eu- ghi in corso tra Cgil, Cisl e Uil. Giudichiamo per tali
ropeo che, per, sarebbe stato realizzabile solo nel dialoghi una esercitazione dialettica, una manifestazione
momento in cui la Cgil si fosse sciolta dall'abbrac- di accademia sindacale ove ogni partner esprime e cerca
cio mortale con l'internazionale ad egemonia so- di imporre la filosofia della propria organizzazione sinvietica (la Fsm). Ancora una volta Benvenuto che dacale. La nostra impressione che si cerchi di chiudere
del giornale dell'organizzazione era il direttore, (anche se si parla di apertura) le stalle quando i buoi
spiegava che le Federazioni di categoria, sia pure in sono gi scappati. Si vuole cio con il dialogo confederale
mezzo a riserve ed a perplessit, cementano l'unit di impedire i colloqui di categoria, accentrando tutto nel
azione, raggiungono sempre pi spesso larghe intese uni- sancta sanctorum di Roma ove tutto si riduce a una
tarie soprattutto tra i memonotona espressione di virtalmeccanici
ove
si
tuosismi o di sterili assolo31.
Si andava, cos, definendo
sostituiscono ad esperienze
l'immagine della nuova
dolorose (come i fatti di
Uilm: il contratto ma
Piazza Statuto a Torino)
anche le riforme; l'unit
altre esperienze di avanguarma come espressione di
dia30. In nome dell'autoun movimento che sale dal
nomia delle avanguardie,
basso e non come una
Benvenuto
accusava:
operazione algebrica defiNon vogliamo certo discononita dall'alto.
scere l'importanza dei dialoGiuseppe Di Vittorio
30
31

Giorgio Benvenuto: La nuova frontiera Il Lavoro Metallurgico, febbraio 1969


Giorgio Benvenuto, art. cit.

44

Quando il 9 maggio del 1969, Bruno Corti, solle- eccidi di Avola e di Battipaglia e i giovani della Uil
citato da una lettera, inviava al capo del Servizio sostenevano che questi fatti dovevano convincere
Assistenza Previdenza Uil le tesi del congresso di il nostro padronato e lo Stato in genere che per realizzare
Venezia, Raffaele Vanni, che di quell'ufficio era il le riforme non bisogna aspettare le contestazioni, i disorresponsabile, si ritrovava tra le mani un docu- dini, i morti. Sostegno alla programmazione
mento che rompeva la consolidata (seppur varie- (nuova, pi dinamica, che non si esaurisca nella enungata) ortodossia ideologica. Gi il documento della ciazione dei piani a lunga scadenza, ma che invece preSegreteria Nazionale che accompagnava il testo veda soluzioni a breve e medio termine) ma anche una
segnava un momento di rottura: Non pi possibile diversa politica contrattuale basata sulla conferma
per il Sindacato asdel valore della
sistere come testicontrattazione namone all'evolversi
zionale ma sottodella societ, racl i n e a n d o
chiudendosi
nel
l'importanza e la
ghetto del contratto
validit della sua
come se tutti i proarticolazione per
blemi dei metalmecsettori, per comcanici dipendessero
plessi,
per
solo ed esclusivaazienda, perch
mente dalla regolal'articolazione conmentazione
del
trattuale, positivarapporto di lavoro.
mente collaudata
Bruno Buozzi in esilio a Parigi con la moglie Rina;
C'erano stati gli
negli ultimi anni,
al centro la piccola Giuliana Nenni
45

tega visto che era stato lui, nel '63, ad agevolare


l'ascesa al vertice dei metalmeccanici del dirigente
piemontese emarginato in Confederazione da
Bruno Storti. Il ministro scald i cuori di quella
assemblea che avvertiva di essere arrivata alla meta
dopo una breve e intensa marcia. Disse Brodolini:
Vorrei pregarvi innanzitutto di liberare la mia presenza qui da ogni carattere di ufficialit e di considerarmi non tanto il ministro del lavoro quanto il
compagno tra compagni... Solo la pigrizia mentale
potrebbe farci pensare che i problemi si pongono esattamente nei termini di venti anni fa. Non esiste pi
la guerra fredda... Il pericolo del comunismo naufragato nel fiume Ussuri. Ogni progresso consistente
verso l'unit sindacale, quale quello che voi avete concorso a promuovere con questo vostro congresso un
progresso della democrazia che vale anche a ridurre i
rischi che alla democrazia stessa derivano dalle avventatezze della classe politica32.
Fu in quel congresso che si articol nella maniera
pi compiuta il contributo della Uilm alla defini-

costituisce la pi rilevante conquista dei metalmeccanici


che va non solo difesa dinanzi ai desideri di rivincita del
padronato ma ulteriormente collaudata. E poi l'invito
al congresso per una coraggiosa presa di posizione a
favore dell'unit organica... Una unit nella chiarezza
che superi le piccole furbizie ed i patriottismi di organizzazione per realizzare un'unit vera da verificare giorno
per giorno a tutti i livelli attraverso il confronto, il dibattito, la dialettica sulle rispettive posizioni. Una unit,
infine, che non sia la semplice sommatoria dei sindacati
oggi esistenti ma invece rappresenti la riunione di tutti i
lavoratori in un unico sindacato. L'innovazione avviata con le tesi, trov ulteriore sistemazione a Venezia. La presenza di Giacomo Brodolini, ministro
del lavoro ed ex sindacalista, mise le ali al dibattito.
In platea, per la prima volta dopo la rottura, erano
seduti Piero Boni (Fiom) e Luigi Macario (Fim)
che pur essendo anagraficamente lontano dai pi
giovani della Cisl, era l'espressione attempata di
quel rinnovamento generazionale che aveva in
Carniti il motore, l'ispiratore e anche il grande stra32

Atti del 4 congresso nazionale Uilm. Archivio Fondazione Bruno Buozzi

46

zione di una cultura riformista. Un contributo filtrato attraverso la relazione di Benvenuto che affermava:
Questa emigrazione, questo spopolamento enorme
delle campagne non ha trovato uno sbocco giusto, sociale. Anzi, ha portato tensioni e fermenti che negli
ultimi anni, negli ultimi mesi sono esplosi in maniera
drammatica. Accanto ad alcune oasi di benessere esiste ancora il deserto della disoccupazione e del sottosviluppo. Questo ha portato alla contestazione.
Occorre che questa contestazione possa trovare uno
sbocco democratico, che non significa enunciazione
della riforma ma attuazione delle riforme... Dobbiamo imporre il cambiamento del clima nelle nostre
fabbriche e che le fabbriche diventino un luogo democratico... Tutto questo ci fa intravedere un orizzonte
diverso; ci porta a uscire dal ghetto del contratto... Il
nuovo non distruggere quello che c' gi... ma significa affiancare, arricchire e aumentare gli strumenti
operativi del sindacato... Non vogliamo un sindacato

di partito ma un sindacato pi forte33.


Su quella lunghezza d'onda ormai si muoveva il
quadro dirigente rinnovato, portatore di una cultura decisamente diversa rispetto anche al recente
passato. Diceva Enzo Mattina, segretario della
Uilm di Napoli:
Si lasciato che il capitale privato determinasse e caratterizzasse tutto lo sviluppo economico italiano. Gli
investimenti pubblici hanno interessato le industrie
di base, siderurgia e petrolchimica, settori cio tipicamente non vincolati all'economia locale e scarsamente idonei a promuovere effetti indotti... Il
sindacato ha fatto solo della retorica meridionalistica... Il sindacato soltanto pu e deve assumere la
guida di quella rivoluzione meridionale che Guido
Dorso reclamava negli anni Venti, che riproponeva
all'indomani della riconquista delle libert democratiche ma che nessuno volle capeggiare34.
Decisamente critico nei confronti del vecchio quadro dirigente della Uilm un giovane delegato di

Atti del 4 congresso nazionale Uilm. Archivio Fondazione Bruno Buozzi


Atti del 4 congresso nazionale Uilm. Archivio Fondazione Bruno Buozzi

33

34

47

Taranto, operaio dell'Italsider, Aldo Pugliese:


Io penso che una parte degli uomini della segreteria
non siano affatto convinti nel loro intimo di quanto
hanno detto e scritto ed i fatti lo dimostrano chiaramente35.
Rompeva definitivamente con il passato, Silvano
Veronese, segretario della Uilm di Vicenza che sottolineava come quel volare alto del programma
sindacale contenuto nelle tesi non fosse frutto di
un esercizio presuntuoso:
E' indiscutibile la sua aderenza ai fermenti, alle
ansie, alle tensioni che oggi prepotentemente salgono
dalle fabbriche metallurgiche specialmente sotto la
spinta delle giovani generazioni che non vogliono pi
sopportare i rapporti autoritari... L'unit la vogliono
i giovani che non hanno vissuto la triste esperienza
della scissione sindacale36.
Corrado Ferro interpretava le attese e le inquietudini della classe operaia torinese:
Gli studenti sono riusciti a imporre delle riforme

senza l'appoggio di un solo deputato... Come si risolvono i problemi? Si risolvono con i rapporti di forza.
Noi crediamo nella validit del sindacato per pretendiamo che il sindacato ritorni alle origini, ritorni
ad essere il sindacato solo dei lavoratori37.
Sandro Degni, a sua volta, scriveva su Il Lavoro
Metallurgico del maggio 1969:
La realizzazione di un ambiente sociale pi giusto,
dove le esigenze del singolo siano in armonia con
quelle della collettivit diventata un miraggio... In
effetti si tratta s di un rovesciamento di posizioni,
ma di un rovesciamento che tende a restituire al lavoratore la sua dignit di uomo, obiettivo questo che
rappresenta pur sempre la ragione fondamentale del
movimento sindacale.
A quel punto la Uilm era definitivamente uscita
dal cono d'ombra del vecchio moderatismo per cominciare a confrontarsi con i Movimenti senza
complessi di inferiorit ma forte di una identit
che affidava certo alle riforme la soluzione dei ri-

Atti del 4 congresso nazionale Uilm. Archivio Fondazione Bruno Buozzi


Atti del 4 congresso nazionale Uilm. Archivio Fondazione Bruno Buozzi
37
Atti del 4 congresso nazionale Uilm. Archivio Fondazione Bruno Buozzi
35

36

48

tardi e delle contraddizioni sociali ma le sollecitava


con simpatia alla protesta dei giovani che si svilupattraverso il dinamismo propositivo. La mozione
pata nelle universit e nelle scuole e si associa alla
finale spiegava ancor meglio questa scelta:
lotta che gli studenti conducono per trasformare, atDue alternative si pongono oggi dinanzi al movitraverso una profonda democratizzazione delle strutmento: da una parte la cristallizzazione di un tipo
ture, il nostro sistema scolastico da strumento di
di politica esclusivamente rivendicativa, pi o meno
classe a servizio sociale38.
legata a concezioni corporative; dall'altra l'assun- Chiarissimo anche il discorso sull'unit: un processo che doveva
zione di una
svilupparsi reprecisa funspingendo i tenzione di rinnotativi egemonici,
vamento
evitando di risociale che moprodurre le condifichi sostantraddizioni del
zialmente
i
Patto di Roma e,
rapporti di posoprattutto, non
tere a favore
essere affetto da
dei lavoratori
strabismo internella societ e
nazionale pernella
fabch il nuovo
brica...
La
Da sinistra a destra, Raffo, Benvenuto, Vanni, Rufino e Paddeu
sindacato unitaUilm guarda
Atti del 4 congresso nazionale Uilm. Archivio Fondazione Bruno Buozzi

38

49

rio poteva soltanto guardare all'occidente induschieramenti internazionali39.


strializzato, sottolineature che rimandavano diret- Il messaggio finale era soprattutto diretto ai comutamente alle scelte di Bruno Buozzi. La mozione nisti della Cgil ai quali si chiedeva di affrancarsi
dopo aver sottolineato che la rottura sindacale nel totalmente dal richiamo della foresta sovietico.
dopoguerra si era consumata per motivi politici, Sar poi la strada internazionale che seguir la Flm
indicava le basi per ricostruirla in maniera pi so- nel momento in cui decider di aderire alle IMF,
lida:
(organizzazione internaL'unit va vista su basi
zionale occidentale dei
concrete che si riferiscono
metalmeccanici) facendo
all'impegno senza equiuna scelta di campo
voci del sindacato nella
chiara, senza equivoci. La
difesa degli ideali di decostruzione teorica, a
mocrazia e di libert
quel punto, era sostanzialmente definita. Fu ultesenza i quali non vi posriormente perfezionata
sibilit di progresso sonel congresso che si svolse
ciale, impegno che non si
a Milano dal 9 al 10 giulimita a platoniche digno del 1972 quando
chiarazioni di principio,
Benvenuto specific i
ma che si esplica anche
contorni dell'autonomia
attraverso scelte auto(Per noi autonomia non sinome nei confronti degli
Gianni Salvarani con Giorgio Benvenuto
Atti del 4 congresso nazionale Uilm. Archivio Fondazione Bruno Buozzi

39

50

gnifica solo non avere questi legami formali con i partiti,


ma soprattutto fare in modo che il sindacato si trasformi
da agente esecutore e gestore per conto di questo o quel
partito o quella formula, in interlocutore40) e dei rapporti tra fabbrica e societ (abbiamo sempre sostenuto che la sintesi di questa linea, di questa strategia
non rappresentata da una pretesa alternativit tra fabbrica, contratto, societ, riforme, ma dalla capacit di
saper portare avanti un disegno di rinnovamento che
contemporaneamente investa e modifichi la fabbrica e
la societ41). Due anni prima, nella conferenza nazionale Uilm (12-15 ottobre 1970), il segretario
aveva definito un rinnovato profilo riformista relativamente all'antico dilemma sui modi in cui realizzare il riequilibrio del sistema capitalistico, il
rapporto tra lavoratori e imprenditori:
Due linee tradizionali tentano di dare una risposta.
La prima linea pensa di cambiare la nostra societ
eliminando il rapporto proprietario; la seconda invece basata sull'accettazione acritica del sistema eco-

nomico e sociale cos come oggi si presenta. Bene queste due strade sono fallite perch le esperienze che abbiamo dinanzi ai nostri occhi ci dimostrano che l
dove non esiste pi la propriet privata, non esiste
certo la libert del lavoratore, cos come dove esiste il
sindacato integrato non c' la liberazione dell'uomo
da quelli che sono i condizionamenti della civilt industriale. Ci deve essere una terza via che parta dalla
constatazione che esistono oggi nella fabbrica e nella
societ rapporti di potere retti da identiche logiche
autoritarie che rifiutano gli stessi principi della carta
costituzionale42.
Cinque anni dopo, nella conferenza della Flm che
si svolse a Milano dal 13 al 15 novembre, chiudendo i lavori, Benvenuto illustr una proposta
che oggi potrebbe in qualche maniera richiamare
la compartecipazione alla tedesca, dove i sindacati
e i lavoratori davanti a problemi aziendali, prospettano una idea organica per realizzare e gestire una
riduzione dei costi che non sia in contrasto con gli

Atti del 4 congresso nazionale Uilm. Archivio Fondazione Bruno Buozzi


Atti del 5 congresso nazionale Uilm. Archivio Fondazione Bruno Buozzi
42
Atti della II conferenza nazionale Uilm. Archivio Fondazione Bruno Buozzi
40

41

51

interessi degli operai. In quel periodo la vita italiana era flagellata dalla crisi economica. A gennaio
era stato chiuso l'accordo sul punto unico di contingenza (una soluzione accettata anche da Agnelli
che sperava di ridurre il rivendicazionismo salariale
attraverso un meccanismo automatico di adeguamento degli stipendi al costo della vita) ma nel frattempo le fabbriche chiudevano e come spesso
capita nel nostro Paese nelle fasi di crisi, i capitali
prendevano la via dei paradisi fiscali. Il sindacato
metalmeccanico doveva in qualche modo governare questa fase che non essendo di espansione obbligava a valutare anche interventi sui livelli
occupazionali. Benvenuto affermava dal podio:
Io non capisco chi dice: Ma parlare di mobilit, di
ristrutturazioni un cedimento al padrone... Noi sappiamo che l'apparato industriale nel nostro paese,
cos com' non pu andare e deve essere ristrutturato.
Allora dobbiamo sapere che le scelte sono due: o noi
ci rinchiudiamo in fabbrica in una battaglia disperata, difensiva, con degli arretramenti successivi fi-

nendo poi per accettare quello che in pratica stabilisce il padrone... oppure stabiliamo nel contratto
(quella conferenza venne convocata per selezionare
gli obiettivi della piattaforma in vista del rinnovo,
n.d.a.) in coerenza con l'azione generale, delle richieste precise sul problema degli investimenti e sulla ristrutturazione che impediscano al governo e al
padrone di decidere da soli ma anzi li obblighino ad
un confronto con il sindacato sulla base di una serie
di meccanismi di controllo da parte di quest'ultimo...
allora la mobilit non una concessione che noi facciamo al padrone, ma diventa una condizione per
portare avanti una politica di ristrutturazione che si
muova nella logica di una politica economica, di una
politica industriale diversa nel nostro paese; una mobilit, quindi, che non generica contropartita, ma
una condizione per impedire che essa in assenza di
una iniziativa del sindacato diventi la mobilit da
occupato a disoccupato o una forma di nomadismo43.
In Italia periodicamente viene avviata la ricerca dei
responsabili dei ritardi che hanno prodotto quel-

Conferenza Flm: contratto, potere, occupazione Milano 13/15 novembre 1975. Atti. Archivio Fondazione Bruno Buozzi.

43

52

l'accumulo di problemi che ci impedisce di guar- principi di un riformismo concreto e possibile. Dadare con fiducia al futuro. Inevitabilmente il sin- vanti a un Paese in recessione, i metalmeccanici aldacato finisce sul banco degli imputati, accusato largavano l'orizzonte delle loro proposte andando
di conservatorismo, di svolgere un ruolo frenante, molto al di l dell'aspetto prettamente contrattuadi guardare agli occupati dimenticando i disoccu- listico; l'organizzazione guardava all'interesse genepati, di rappresenrale evitando
tare i lavoratori a
il rischio di
tempo indetermirinchiudersi
nato, i tipici, ma
nello stretto
di non essere pi
recinto corpoin sintonia con
rativo; voleva
quelli a tempo decontribuire
terminato, con gli
alla ripresa
atipici. Eppure ridell'Italia defileggendo oggi le
nendo regole
conclusioni della
capaci
di
conferenza della
coinvolgere la
Flm, ci si rende ageresponsabilit
volmente conto del
dei lavoratori.
carattere innovaL'aspetto ecotivo delle proposte
nomico
in
sindacali ispirate ai
quel rinnovo
Autunno Caldo, alla Fiat lassemblea approva il contratto
53

finiva per apparire secondario. Prevalente era l'interesse per i meccanismi attraverso i quali governare i processi di rilancio produttivo, di
ristrutturazione, di mobilit, di riqualificazione
professionale, di governo del mercato del lavoro.
Si chiedeva che i consigli di fabbrica fossero informati e messi nelle condizioni di verificare i pro-

grammi di investimento (localizzazioni, livelli occupazionali, obiettivi produttivi, condizioni di lavoro ambientali ed ecologiche), di valutare le
conseguenze delle trasformazioni tecnologiche sui
modi e suglistrumenti della produzione, di contrattare temporanee riduzioni dell'orario di lavoro
in funzione anti-cicliche, di negoziare la mobilit

Una manifestazione a Torino dellAutunno Caldo

54

interna alle aziende e i piani di ristrutturazione, ri- sviluppare una rete di trasporti collettivi in grado
conversione e riqualificazione del personale, di es- di riequilibrare il peso di quelli privati, a un piano
sere messi al corrente, a tutela della salute dei per l'elettronica e l'informatica che stava muolavoratori, dei prodotti utilizzati nelle diverse pro- vendo i primi passi, segno evidente che gi alduzioni. E poi ulteriori garanzie sul fronte del di- l'epoca il sindacato sapeva bene che nell'iPhone
ritto allo studio e sull'inserimento dei portatori di non sarebbe stato necessario inserire un gettone
handicap all'interno dei luoghi di lavoro. E al go- telefonico; da una politica tendente a frenare, in
verno (presidente del consiglio,
un periodo gi di alta inflaAldo Moro, vice, Ugo La Malfa)
zione, gli aumenti tariffari e dei
che aveva presentato un deluprezzi amministrati, a una
dente programma a medio ternuova legislazione fiscale supmine, la Flm indicava una serie
porto di una politica funzionale aldi interventi che avrebbero pol'attuazione delle riforme, allo
tuto modernizzare il Paese (da
sviluppo della domanda interna,
un programma di opere edilizie
alla tenuta dei livelli occupazionali
coordinate con una legge urbae come strumento per finanziare i
nistica per impedire alla rendita
programmi di spesa pubblica e di rifondiaria di proliferare, a un
duzione del deficit dello stato).
piano energetico per assicurare
nel tempo all'Italia l'autosufficienza; da un programma per
Felice Amadei
55

CAPITOLO IV

Il sindacato dei diritti

a definizione di un nuovo profilo teorico-ideologico della Uilm era andato di pari passo all'evoluzione del dibattito sull'unit organica,
traendo in qualche misura anche ispirazione da
quel clima di rinnovamento sindacale che aveva
portato alla costruzione della Federazione Lavoratori Metalmeccanici e che, al contrario, aveva
avuto un andamento molto ondivago all'interno
di tutte le Confederazioni dove pi direttamente
veniva a scontrarsi con le strategie dei partiti di riferimento. Nell'autunno del 1976, quando Giorgio
Benvenuto lasci la guida dei metalmeccanici nelle
mani di Enzo Mattina per sostituire Raffaele
Vanni alla guida della Uil, il processo unitario
ormai languiva e anche laddove era andato pi
avanti producendo delle conseguenze tangibili, cominciava a mostrare segni di arretramento. Il quadro politico era cambiato, dalla crisi del

centro-sinistra si era passati a una solidariet nazionale tentennante che vedeva, seppur in forme
inizialmente traverse (la non sfiducia), l'ingresso
del Pci nell'area di governo favorita da una situazione di emergenza dal punto di vista economico
e sociale (il dilagare del terrorismo) ma non sostenuta da unadeguata politica riformatrice tanto
vero che i comunisti si guardarono bene dal contrattare con Giulio Andreotti e con la Dc un programma di governo coerente con le loro intenzioni
pubblicamente proclamate. Nel Psi, dopo il deludente risultato elettorale del 20 giugno '76, i quarantenni erano arrivati al vertice del partito e a
loro volta avevano cominciato a elaborare la definizione di una base programmatica post-ideologica, capace di andare al di l anche ufficialmente
del marxismo, seguendo l'esempio della Spd e
della stessa Internazionale Socialista che aveva de56

classato Marx al ruolo di coprotagonista spogliandolo degli abiti del protagonista assoluto. Benvenuto continu a lavorare sulla definizione di un
sistema ideologico originale per la sua organizzazione, come avrebbe sottolineato nel 1980, nell'ultimo libro dato alle stampe, Walter Tobagi, poi
assassinato in un giorno di fine maggio dello stesso
anno, da un
commando
terrorista che
con
quell'azione puntava
a
ottenere l'ufficiale affiliazione
alle
B r i g a t e
Rosse.
E
quando il 4 e
5 marzo sempre di quell'anno,
in

occasione del trentesimo anniversario della nascita


della Uil, nel contesto di un Comitato Centrale,
venne organizzata una giornata di studi su Bruno
Buozzi, un cerchio sembr chiudersi. Come aveva
detto undici anni prima, commentando su Il Lavoro Metallurgico il congresso di Venezia, Benvenuto riportava la Uil alle sue origini, cio al
riformismo
che
aveva
ispirato
l'azione sindacale prima
dell'avvento
al potere del
fascismo.
Buozzi nel
sindacato
aveva rivestito sino a
quel
momento pi
una funzione

Giugni, luomo dello Statuto dei Lavoratori, con Benvenuto

57

iconografica che ideologica. Il suo ritratto campeggiava dietro il tavolo della presidenza, al cinema
Adriano di Roma, in occasione della fondazione
della Cisl: una esibizione figlia soprattutto della
contrapposizione polemica con la Cgil che aveva
in qualche misura accantonato il leader di
Pontelagoscuro,
ma anche dell'esigenza di fornire
un punto di riferimento politico
a quei socialdemocratici che
avevano trovato
accoglienza sotto
le bandiere cisline.
D'altro
canto, nel sindacato guidato da
Buozzi, i cattolici

non erano presenti. Quell'immagine trovava posto


ovviamente nelle sedi della Uil che aveva avuto inizialmente nei socialdemocratici il punto di riferimento principale: Giuseppe Saragat (che pure non
aveva guardato di buon occhio alla nascita dell'or-

Trentin (con Boni e Pastorino) evoc da segretario generale della Cgil, il sindacato dei diritti

58

ganizzazione manifestando le sue perplessit con


un messaggio all'assemblea di costituzione scritto,
per, in francese) di Buozzi era stato allievo (aveva
collaborato alla sua ultima campagna elettorale) e
amico (aveva condiviso con lui lunghi periodi dell'esilio parigino e lo aveva affiancato nel momento
in cui si oppose all'espulsione di Pietro Nenni reclamata a gran voce dai riformisti di destra guidati
da Modigliani nel fuoco delle polemiche successive alla firma del patto Molotov-Ribbentrop). Di
Vittorio, a sua volta, in occasione del decimo anniversario della morte dell'uomo che aveva guidato
prima la Fiom e poi la CGdL44, pubblic un intervento su l'Unit in cui, pur esaltando la figura
del compagno di antiche battaglie (anche di antichi incontri nel momento in cui le due CGdL
sorte sotto il fascismo si riunificarono sotto l'insegna buozziana e scontri dialettici avvenuti nel

corso della trattativa sul Patto di Roma), si dedicava con maggiore impegno a contrapporre il suo
vero riformismo a quello considerato fasullo
di Saragat e del Psdi sottolinenando che se alla
prova delle urne quel partito era uscito bocciato (i
socialdemocratici avevano perso il 7 giugno del
1953 il 2,6 per cento) la colpa non era stata del
destino cinico e baro.
Un ritorno alle origini che aveva come obiettivo
soprattutto l'esigenza di garantire in termini ideologici un nume tutelare a una organizzazione che,
attraverso il rinnovamento promosso dai metalmeccanici, aveva acquisito un volto diverso pur dovendo fare ancora i conti con una sintesi che
riuscisse a mettere d'accordo tre componenti politiche e ideali. Ma era evidente che la connotazione
pi marcatamente socialista e riformista accostava
inevitabilmente il sindacato a quel punto guidato

44
Scriveva Di Vittorio: A differenza dei capi socialdemocratici, Bruno Buozzi aveva conservato un legame vivo e profondo con la
classe operaia. Il limite estremo del suo gradualismo sempre stato rappresentato dal bisogno di non staccarsi in alcun modo dalla
classe operaia, alla quale egli apparteneva integralmente, organicamente... Quale differenza dai capi socialdemocratici nostrani, i
quali si pavoneggiano su posizioni non soltanto estranee, ma pienamente contrarie agli interessi e agli ideali della classe operaia e poi
incolpano il destino cinico e baro se gli operai percorrono una via opposta a quella reazionaria che segue la socialdemocrazia.
Da l'Unit del 4 giugno 1954: Bruno Buozzi combattente antifascista

59

da Benvenuto a quello che aveva trovato in Buozzi


il leader pi autorevole. Poi, volendo, si potevano
anche individuare delle coincidenze storico-economiche tra i due periodi. Buozzi era vissuto e aveva
fatto crescere il suo sindacato nel momento in cui
in Italia cominciavano a soffiare i venti sempre pi
impetuosi della seconda rivoluzione industriale,
quella legata all'impiego del petrolio e alla nascita
delle prime centrali elettriche. Alla porta dell'Italia
e del mondo nella seconda met degli anni Settanta e nei primi anni Ottanta, cominciava a bussare la terza rivoluzione industriale. Il Pentagono
proprio nella seconda met degli anni Settanta
aveva avviato la ricerca che avrebbe partorito internet e con internet la rivoluzione dell'informazione
che legandosi, anche in maniera inconsapevole
(avrebbe fornito strumenti essenziali ai processi di
delocalizzazione), alla controffensiva liberista che
covava negli Usa e in Gran Bretagna per esplodere,
poi, con l'avvento di Reagan e della Thatcher,
avrebbe prodotto nel tempo quel sistema globale
che in buona misura ha finito per spiazzare i sin-

dacati e determinato la cancellazione o la correzione (in peggio) di quelle conquiste e di quelle garanzie che avevano caratterizzato la storia del
movimento operaio non solo italiano, tra gli anni
Sessanta e la prima met dei Settanta. Le coincidenze non significano certo che la lezione di
Buozzi potesse essere riutilizzata sic et simpliciter,
ma quella esperienza un messaggio comunque valido lo conteneva: la necessit per una organizzazione
dei
lavoratori
di
rilegittimarsi
continuamente agli occhi dei propri iscritti, dei
propri rappresentati, soprattutto nelle fasi pi
complicate della vicenda collettiva. Buozzi l'aveva
fatto garantendo alla Fiom la riemersione da
quella condizione di irrilevanza in cui era precipitata a causa di una pericolosa tendenza dei dirigenti all'autoreferenzialit e a un uso del potere a
scopo privato (anche di arricchimento personale).
C'erano nelle scelte di Buozzi delle intuizioni che
potevano tornare utili anche a sessanta, settanta
anni di distanza. Alla guida dei metalmeccanici,
Benvenuto aveva puntato (soprattutto nell'ultimo
60

contratto di categoria firmato il 1 maggio del


1976) sui diritti di informazione, quasi una premessa per quell'idea compartecipativa che negli

ambienti sindacali veniva vista con estrema diffidenza. Buozzi aveva provato a percorrere quella
strada, con l'accordo che chiuse l'occupazione delle

Aldo Pugliese a nome della Uil regionale della Puglia, premia Giorgio Benvenuto

61

fabbriche, intesa che rimase lettera morta perch


avrebbe dovuto tradursi in una legge che non
venne mai approvata e che fece dire ai critici del
segretario della Fiom che alla resa dei conti era
stato giocato dal furbo Giolitti che per far cessare la vertenza gli aveva sbandierato sul viso una
banconota falsa.
Il riferimento a Buozzi era, soprattutto, ai valori
non contrattabili in una visione riformista dell'azione sindacale, in particolare quando questa
azione puntava ad assumere un carattere pi generale evitando il rischio di una ghettizzazione nella
fabbrica perch, poi, non tutti i problemi dei lavoratori si risolvono con la controparte diretta. Era
anche il riferimento a un sindacalista concreto e
pragmatico ma, al tempo stesso, capace di volare
alto come quando alla fine della prima guerra
mondiale, consapevole della crisi del vecchio stato
liberale e del tramonto di una classe dirigente in

buona misura screditata, si batteva per la Costituente con un quarto di secolo d'anticipo rispetto
a quella che produrr l'attuale Costituzione45, una
via riformista ma, per l'epoca, per nulla moderata
per uscire da una strettoia che avrebbe portato
l'Italia al fascismo. Era il riferimento all'idea che
eleggeva la contrattazione a strumento essenziale
dell'identit sindacale producendo, cos, il risultato di un accordo come quello del 1913 che per
conquiste (fatte le debite proporzioni) non era
certo secondo a quello firmato oltre mezzo secolo
dopo da Trentin, Benvenuto e Macario (la Fiom
di Buozzi ottenne il sabato inglese, la riduzione dell'orario di lavoro a parit di salario, un incremento
di due centesimi sulla paga oraria e, soprattutto, il
riconoscimento dell'organizzazione e delle rappresentanze di fabbrica). Era il riferimento alla coerenza delle posizioni unita alla adattabilit alle
nuove situazioni imposte dalla realt, come in oc-

45
Ha sottolineato Alceo Riosa: Quando Buozzi pone il problema della Fiom che deve battersi anche per la Repubblica, per la Costituente, si pone il problema di una rivoluzione democratica nel nostro paese come terza soluzione per uscire dall'impasse sia del vecchio
riformismo sia delle spinte bolsceviche. Alceo Riosa: Considerazioni su Buozzi tra partito e sindacato in Aa. Vv.: Bruno Buozzi e
l'organizzazione sindacale in Italia Editrice Sindacale Italiana 1982 pag. 34 e in Maglie A.: Bruno Buozzi il padre del sindacato,
Fondazione Bruno Buozzi 2014, pag. 326

62

casione della prima guerra mondiale quando


venne abbracciata la posizione socialista contraria
al conflitto46 ma, una volta perduta la battaglia,
trasformata in una interpretazione del non aderire n sabotare finalizzata all'alleggerimento delle
restrizioni della Mobilitazione (attraverso una pratica in fabbrica non lontana dalla compartecipazione) e a una riduzione del sacrificio (e del danno)
per le famiglie operaie47. Era il riferimento a un
uomo che aveva interpretato l'autonomia dai partiti come autonomia da un sistema che accentua
le contrapposizioni, contrariamente alla missione

unificante del sindacato (di qui anche il rifiuto


della suggestione del Partito del Lavoro pur molto
diffusa nella fase finale del primo decennio del secolo scorso48). Concetti che i metalmeccanici della
Uil avevano sviluppato, in forma ovviamente aggiornata, a partire dal congresso di Venezia, saldando la fedelt valoriale al dinamismo
dell'azione. In quella giornata di studio Leo Valiani disse significativamente:
Se io dovessi riassumere il senso, la lezione di questa
vita di Buozzi che ho tratteggiato direi: l'uomo del
sindacato industriale in un paese in cui il sindacato

Anche in questa guerra, come in tutte quelle del passato, il proletariato versa il proprio sangue prezioso unicamente forse nell'interesse
della borghesia, e quindi quello italiano ha il dovere di lottare con ogni mezzo perch l'Italia non partecipi alla grande carneficina.
Cos scriveva Bruno Buozzi su Il Metallurgico del 19 settembre 1914: Per la neutralit italiana. In Epifani G. (a cura di): Bruno
Buozzi, scritti e discorsi, Editrice Sindacale Italiana 1975, pag. 77 e in Maglie A.: Bruno Buozzi il padre del sindacato, Fondazione
Bruno Buozzi, 2014, pag. 105
47
Eravamo stati incapaci di impedire la guerra e sarebbe stato puerile e ridicolo pensare di impedirne le conseguenze. E quando sentimmo la mobilitazione alle spalle, ci demmo d'attorno perch essa riuscisse il meno peggiore possibile e perch la nostra Federazione
venisse considerata come si meritava. Bruno Buozzi: L'opera della Federazione Metallurgica in le condizioni della classe lavoratrice in Italia 1922-1943. Bruno Buozzi e il movimento sindacale in Italia Feltrinelli 1973, pag.33
48
E' possibile la costituzione di un Partito del Lavoro in Italia, sia pure fra qualche anno? E da chi potr essere composto? Gli operai
che seriamente professano delle idee politiche e le sentono, difficilmente si adatterebbero a rinunciare alle stesse per entrare in un partitone tipo economico; gli altri, che idee politiche non hanno, sar tanto se riusciremo a farli entrare in un discreto numero di organizzazioni. Ma ammesso pure che la cosa sia possibile, come si pu pensare ad escludere la politica dal nuovo partito? Bruno Buozzi:
Di un partito del Lavoro, Il Metallurgico 10 agosto 1910. In il riformismo socialista italiano. Matteotti-Buozzi Marsilio 1981
pag. 199 e in Maglie A.: Bruno Buozzi il padre del sindacato Fondazione Bruno Buozzi 2014, pag. 237
46

63

che se fossero infranti non avrebbero ragion d'essere49.


I riferimenti agli ideali di libert e l'attenzione
alle trasformazioni in atto. L'Autunno Caldo
stato definito il
secondo Biennio Rosso. Eppure per il
modo in cui
modific realmente la condizione operaia, il
protocollo che
partor
pu
forse essere pi
oggettivamente
accostato
al
contratto che
proprio Buozzi
firm nel 1913.
Nacque da una

per anni era stato o artigiano o soprattutto agricolo,


l'uomo che conciliava la forte organizzazione, la forte
struttura, la forte direzione centrale del sindacalismo
senza di che il
sindacalismo
inerme
nei
grandi conflitti
sociali, con la
consultazione
della base, con
la democrazia
sindacale,
l'uomo
dell'unit ma non
dell'unit indistinta,
ma
l'unit con gli
ideali di democrazia, di progresso, ideali

Il filosofo Norberto Bobbio

49
Leo Valiani, intervento alla giornata di studi su Bruno Buozzi organizzata in occasione del 30 anniversario della fondazione della
Uil, 4-5 marzo 1980. Atti. Archivio Fondazione Bruno Buozzi

64

delusione, esattamente come quello del '69 si svilupp sui ricordi delle limitate conquiste ottenute
nel '66; fu lo strumento attraverso il quale la Fiom
si rilegittim dopo l'aspra battaglia che solo pochi
mesi prima si era conclusa con una disfatta anche
per colpa dell'offensiva populista e nichilista dei
sindacalisti rivoluzionari. Apriva la strada a un protagonismo nuovo dei lavoratori nella societ italiana (che in qualche maniera riusc a non essere
stritolato dalla guerra e dalle strettoie della Mobilitazione). Contratti, insomma, a forte valenza sociale, che facevano presagire un dopo,
esattamente come nel caso della Fiom di Buozzi
che alla fine della guerra propose la riforma pi
grande: la Costituente. Lo sottolineava Benvenuto,
a conclusione dell'Autunno Caldo:
La lotta dei lavoratori non finita. Attraverso una
sintesi tra tutte le categorie occorre passare dalla lotta
contrattuale alla lotta per le riforme, da quella fiscale... , alla politica sanitaria, alla politica della
casa, alla riforma burocratica, alla realizzazione di

una vera politica di programmazione50.


Un chiamata alle armi esplicita per le Confederazioni che dovevano trovare il loro spazio nella difesa del lavoratore all'interno della societ ma che
invece, irritate per l'attivismo delle Federazioni (e
dei metalmeccanici in particolare) cercavano di
prendersi la rivincita influendo sulle negoziazioni
di categoria, ad esempio attraverso l'indicazione
degli aumenti salariali sotto forma di Elementi Distinti della Retribuzione (clausola contenuta nell'accordo Agnelli-Lama sul punto unico di
contingenza del gennaio '75 ma violato dalla Flm
nell'intesa dell'anno successivo). Come agli inizi
del secolo, il contratto dell'Autunno Caldo era
nato sulla base di una consultazione capillare (abbiamo sentito 600 mila lavoratori, scrisse Benvenuto); aveva dato al sindacato la consapevolezza di
poter giocare in proprio, trasformando lo strumento dell'unit in una potentissima arma politica. Era, insomma, un accordo nuovo,
esattamente come quello del 1913 e al pari di

Giorgio Benvenuto: Un minuto di un'ora Il Lavoro Metallurgico ottobre-dicembre 1969

50

65

quello aveva segnato una sorta di Rinascimento


Sindacale. Scriveva Benvenuto:
E' la prima volta che le organizzazioni sindacali impostano e realizzano soluzioni contrattali non in base
ad una astratta e coercitiva compatibilit del sistema, ma prendendo il riferimento delle condizioni
effettive dei lavoratori nelle fabbriche e nella societ.
Il raggiungimento delle 40 ore nell'arco del contratto
per tutte le categorie, l'aumento uguale per tutti, la
limitazione degli straordinari, la parit malattia-infortuni tra operai e impiegati, l'eliminazione di fatto
delle categorie degli intermedi, l'entrata in vigore del
nuovo contratto al momento della scadenza del vecchio, l'assemblea, i permessi e la tutela dei dirigenti
sindacali, sono le conquiste pi qualificanti51.
Come quell'antico precedente, il contratto del '69
mutava gli equilibri:
E' stata una battaglia destinata ad incidere sulle
strutture sociali ed economiche del Paese, trasformandole e democratizzandole secondo quelle esigenze che

ormai ogni lavoratore avverte come mature nella propria coscienza senza ancora ritrovarle nelle fabbriche
e nel paese. Una battaglia che ha dimostrato chiaramente che la vera unit si costruisce dal basso52.
E al pari di quell'antico accordo, pure l'altro stipulato quasi sessant'anni dopo rompeva le logiche di
una azione sindacale tutta giocata al vertice e forniva una nuova conferma dell'unit interpretata
come un insostituibile valore:
Il nuovo modo di fare politica rivendicativa ideato,
sperimentato e realizzato unitariamente dalle tre Federazioni metalmeccaniche ha troncato ogni legame
di continuit con quel sistema sindacale verticistico
e burocratico di direzione della lotta e di scelta delle
rivendicazioni che aveva contraddistinto la politica
del passato53.
L'ascesa di Benvenuto (e di Carniti) al pari di
quella di Buozzi era stata la conseguenza di un inevitabile rinnovamento generazionale che, peraltro,
nella Uilm aveva seguito traiettorie pi contorte e

Giorgio Benvenuto, articolo citato


Giorgio Benvenuto, articolo citato
53
Giorgio Benvenuto, articolo citato
51

52

66

si era sviluppato seguendo ritmi pi lenti rispetto quello con cui era stato obbligato a fare i conti
a quelli tumultuosi che avevano caratterizzato la Buozzi: nellelaborazione di Gramsci, strumento di
Fim. E quel rinnovamento si esaltava attraverso educazione e governo delle masse, compito poi atl'unit che consentiva di far saltare le vecchie cata- tribuito dallintellettuale sardo al partito nelle suclogazioni: la Cgil a sinistra, la Cisl al centro, la Uil cessive interpretazioni dei Quaderni dal carcere)
a destra. I giovani Carniti e Benvenuto non ci che puntava a superare gli schieramenti politici forstavano e nel dibattito sulle cose spesso finivano nendo rappresentanza a tutti, iscritti e non, quindi
per scavalcare a sinistra la Cgil, certo non sempre non pensato come strumento di una rivoluzione imo non solo per convinzione ideologica, a volte maginata (o immaginaria). I consigli con la loro
anche
per
apertura
semplici esiconsentirono
genze tattiche.
all'organizzaMa non era
zione laica di
tattica la concostruire una
vinzione con la
presenza
quale i gioanche in realt
vani guidati
da cui era stata
da Benvenuto
sino a quel
sostennero i
momento asconsigli di fabsente.
brica un orgaBuozzi ganismo (molto
rantiva alla
diverso
da
elaborazione
Una manifestazione dellAutunno Caldo
67

teorica della Uilm (e della Uil) le radici, ma poi


era la quotidianit che imponeva un dinamismo
capace di esplorare anche territori considerati pericolosi. Come quelli concimati dai ragazzi della
sinistra extra o ultra-parlamentare che dir si voglia.
Un'apertura che nasceva anche da una esigenza
pratica: dare a una organizzazione che era cresciuta
enormemente tra il 1966 e il 1971 un quadro dirigente nuovo, sensibile alle fascinazioni di una modernit spesso contraddittoria, in grado di
rappresentare quei bisogni emergenti che si tendeva a sottovalutare perch non immediatamente
riferibili alla realt del lavoro industriale. Sensibili,
insomma, al vasto mare dei diritti sociali e qui
entra di nuovo in ballo Norberto Bobbio. Il sindacato era obbligato a scoprire quelli che il filosofo
chiamava diritti politici e sociali che richiedono un
intervento diretto dello Stato54. Era alla valorizzazione
e alla difesa di quei diritti, sollecitando l'intervento
dei governi, stimolando l'azione legislativa, che il
sindacato doveva cominciare a prestare attenzione.

Argomentava Bobbio:
Il riconoscimento dei diritti sociali pone, oltre il problema della proliferazione dei diritti dell'uomo, problemi ben pi difficili da risolvere rispetto a quella
prassi di cui ho parlato all'inizio, perch la protezione di questi ultimi richiede un intervento attivo
dello stato che la protezione dei diritti di libert non
richiede... Mentre i diritti di libert nascono contro lo
strapotere dello stato, e quindi per limitarne il potere,
i diritti sociali richiedono per la loro pratica attuazione, cio per il passaggio dalla dichiarazione puramente verbale alla loro protezione effettiva, proprio il
contrario, cio l'accrescimento dei poteri dello stato55.
La necessit del sindacato di ampliare il proprio
raggio di azione anche in questo campo, non derivava da infantili spinte al pansindacalismo, ma da
una condizione oggettiva che lega la tutela (e il soddisfacimento) di questi diritti con lo sviluppo economico e, quindi, con il benessere diffuso.
Spiegava ancora Bobbio:
Le richieste che si concretano nella domanda di un

Norberto Bobbio: L'et dei diritti Einaudi 1990, pag. 68


Norberto Bobbio, op. cit. pag. 72

54

55

68

tamente le societ complesse provvedono quotidianamente a smentire. La frontiera dei diritti negli
anni Ottanta avrebbe accomunato nuovamente
Benvenuto e Trentin, tutti e due condizionati non
solo da Bobbio ma anche dalle esperienze americane (il secondo aveva soggiornato negli Usa per
un anno). Perch l era cresciuta, impetuosamente
per giunta, sotto la spinta delle rivolte dei Campus
degli anni Sessanta e delle battaglie per i diritti civili, l'elaborazione giuridica, economica e sociologica su quelli che venivano chiamati diritti di
cittadinanza. Molto nasceva dalla frequentazione
che i due leader dell'Autunno avevano avuto con
i capi del potente sindacato dell'automobile,
l'UAW, l'ala sinistra del sindacalismo statunitense
che aveva senza esitazioni sostenuto i metalmeccanici nella vertenza del '69. Affinit elettive ma non
solo: c'era un interesse delle organizzazioni americane a promuovere il miglioramento delle condizioni salariali in quelle realt (come l'Italia) in cui
apparivano pi arretrate perch a parit di situa-

intervento dello stato, possono essere soddisfatte soltanto ad un certo grado di sviluppo economico e tecnologico, e che rispetto alla stessa teoria sono proprio
certe trasformazioni sociali e certe innovazioni tecniche che fanno sorgere nuove richieste imprevedibili e
impraticabili prima che queste trasformazioni e innovazioni fossero avvenute56.
Il contratto, inquadrato in una sana dinamica economica, momento di sviluppo e pu produrre
sviluppo; ma la ricerca, l'innovazione tecnologica,
le conseguenze delle varie rivoluzioni industriali
che l'occidente ha conosciuto pongono problemi
sociali inediti che possono frenare o liberare le potenzialit dello sviluppo. Conseguenza: il sindacato
non pu uscire dai posti di lavoro ma non pu
nemmeno ghettizzarsi nei posti di lavoro; la sua
azione deve inevitabilmente svilupparsi in territori
pi vasti anche a dispetto di quei liberisti d'antan
o di nuovo conio che rivendicano il monopolio
delle soluzioni (soprattutto legislative) ritenendo
di essere depositari di una verit assoluta che soliNorberto Bobbio, op. cit. pag. 77

56

69

zioni economiche, la competitivit si sarebbe sviluppata su terreni diversi da quelli delle buste-paga
(rivista al tempo presente, con una competizione
tutta giocata sulla compressione degli stipendi, sorgono spontanee amarissime considerazioni).
Anche le battaglie per la pace nel Vietnam avvicinarono le due sponde dell'Oceano favorendo cos
la contaminazione delle idee. Prossime, le due concezioni, ma non uguali perch in Trentin prevaleva
una idea pi statica del sindacato dei diritti, mentre nell'interpretazione evoluzionista, tipica del riformismo socialista, i diritti non sono immobili
essendo il loro soddisfacimento legato al momento
storico in cui vengono riconosciuti, legittimati, organizzati e tutelati. Un' idea, la seconda, che obbligava il sindacato a un continuo confronto con la
realt, a un continuo adattamento delle strategie.
Prevaleva nella Uil l'impostazione di Bobbio,
quella che non considerava i diritti acquisiti per
l'eternit, essendo, quelli economici e sociali, per

natura mutabili e moltiplicabili sotto la pressione


del progresso e dello sviluppo che pone quotidianamente domande originali imponendo cos un
continuo ammodernamento delle risposte. Quella
giornata di studi su Bruno Buozzi non casualmente veniva cos conclusa da Ruggero Ravenna:
Il nostro nemico non lo sviluppo; il nostro nemico
la stagnazione, la crisi, lo squilibrio; sono questi
gli avversari che dobbiamo combattere e possiamo
combatterli in modo veramente efficace solo assicurando uno sviluppo alla societ italiana e quindi assumendoci come classe lavoratrice una funzione di
classe dirigente57.
Si chiudeva cos il cerchio di una ricostruzione teorica che la Uilm aveva contribuito a far crescere
nel clima favorevole di un confronto non settario
ma fecondo con le altre due organizzazioni, Fim e
Fiom. L'unit non ha retto ma ha lasciato in eredit un bagaglio di idee.

57
Ruggero Ravenna, intervento alla giornata di studi su Bruno Buozzi organizzata in occasione del 30 anniversario della Uil, 4-5
marzo 1980. Atti. Archivio Fondazione Bruno Buozzi

70

CAPITOLO V

Quando lItalia cambi

empo fa, Mario Capanna raccont l'epoca


d'oro della contestazione giovanile in un
libro dal titolo al tempo stesso significativo e nostalgico: Formidabili quegli anni. E formidabili
furono veramente anche dal punto di vista del sindacato perch il 1969, il congresso di Venezia e,
pi ancora, l'Autunno Caldo, furono come una
porta spalancata sul futuro. Dietro quella porta,
l'ignoto che ai pi pavidi fa paura mentre nei pi
temerari sollecita il desiderio della scoperta. Furono cos formidabili quegli anni da favorire narrazioni che in qualche misura andavano al di l
della realt travisandola. Un travisamento di cui il
sindacato rimasto anche vittima. Ha scritto Simona Colarizi a proposito dell'Autunno Caldo:

Per quanto le richieste dei lavoratori fossero passate


dai valori puramente quantitativi pi salario,
meno ore a quelli qualitativi che investivano l'intera esistenza in casa e in fabbrica, era difficile dare
loro un significato rivoluzionario, anche se le modalit e l'ampiezza delle lotte allarmavano i settori borghesi impauriti da questo quotidiano sovvertimento
dell'ordine pubblico58.
L'intensit delle lotte cumulandosi alle voci (peraltro non totalmente infondate) di un colpo di
Stato, alla realt dello stragismo, al torbido contesto in cui si sviluppava la rivolta di Reggio Calabria, agli appelli almirantiani alla creazione di
milizie in chiave anti-comunista che sembravano
uscire da un altro tempo (poco rassicurante), attra-

Simona Colarizzi: Novecento dEuropa, Laterza 2015, pag. 381

58

71

versando le aule universitarie rianimavano il dibattito sull'aggettivo con cui qualificare la Resistenza:
fallita (secondo la versione comunista); tradita (secondo quella azionista), esaurita (secondo quella
democristiana e liberale). Nei settori in cui fin per
prevalere la prima interpretazione, alcuni ritennero giunto il momento di riaprire armi in pugno
quel discorso senza tenere presente che, per
quanto imperfetta e dominata dal paradigma democristiano, l'Italia era pur sempre retta da un sistema democratico e che lo stato borghese pu
anche essere abbattuto ma i lavoratori e le classi
subalterne, laddove la forza delle urne ha finito per
prevalere, sono storicamente riuscite a cambiare i
meccanismi molto meglio di quanto non abbiano
fatto coloro che hanno preferito liquidarli. Come
diceva Norberto Bobbio, si trattava da un lato di
superare il socialismo illiberale e dall'altro il liberalismo asociale che, seppur non apertamente dichiarato, era l'obiettivo del sindacato nuovo che
stava nascendo dalle fabbriche. In ogni caso, come

ha sottolineato la Colarizzi, le vicende greche dove


a partire dal 21 aprile del 1967 si era insediato il
regime dittatoriale dei Colonnelli, finivano
per confermare la scelta della lotta armata decisa
dalle frange estremiste dei gruppi extraparlamentari
italiani, nati nel movimento studentesco. In una lettura della realt distorta dal furore ideologico, l'Italia
non era retta da istituzioni democratiche, ma da un
regime clerico-fascista asservito al capitalismo delle
multinazionali contro il quale si dichiaravano le Brigate Rosse59.
Ne parleremo pi avanti ma chiaro che queste
narrazioni hanno finito per favorire una interpretazione distorta del movimento sindacale di quegli
anni, utile soprattutto a chi alacremente lavorava
per ripristinare le vecchie, sane regole d'ordine del
bel tempo antico, degli anni Cinquanta e della
prima parte dei Sessanta quando ognuno stava al
suo posto e quello dei lavoratori era perennemente
collocato uno, anche due gradini pi in basso.
L'ignoto, poi, parlava un linguaggio che al sin-

Simona Colarizzi, ibidem pag. 385

59

72

dacato sino a quel momento era apparso se non


oscuro, quanto meno troppo carico di insidie per
essere utilizzato in maniera consuetudinaria. Era
l'idioma dell'unit, una sorta di koin che avrebbe
dovuto superare antiche e, per molti versi, ingiustificate fratture. Era il rilancio di una idea che, ad
esempio, Bruno Buozzi, insieme a Giuseppe Di
Vittorio e Achille Grandi, aveva accarezzato e in
qualche misura anche realizzato quando Badoglio,
caduto il fascismo, dopo il 25 luglio del 1943, lo
aveva nominato commissario dei disciolti sindacati
corporativi. Aveva voluto accanto a s il comunista
Roveda e il democristiano Quarello. E quello
schema unitario prov a riproporre nelle commissioni interne che fece rinascere grazie all'accordo
con il nuovo presidente della Confindustria, una
sua vecchia conoscenza dell'epoca dell'occupazione
delle fabbriche, Giuseppe Mazzini60. Buozzi era

convinto che la guerra di Liberazione che lui stesso


aveva provveduto di fatto a proclamare firmando
dopo l'8 settembre l'appello in cui si chiedeva ai
lavoratori di non riconoscere e, quindi, di opporsi
alle decisioni assunte dal governo repubblichino,
illegittimo e collaborazionista, avrebbe cancellato
le ragioni degli antichi contrasti (non prevedeva,
evidentemente, che la Guerra Fredda ne avrebbe
fatti sorgere di nuovi), nati dopo la fine dell'occupazione delle fabbriche ed esplosi con le scissioni
socialiste. Al resto avrebbe provveduto, poi, il fascismo con le leggi liberticide, l'accordo di Palazzo
Vidoni, la cosiddetta Carta del Lavoro, in sostanza
con la sostituzione del vecchio sindacato di classe
con un nuovo sindacato unico, suggestione che,
peraltro, riemerge di tanto in tanto soprattutto in
chi confusamente maneggia gli strumenti della rappresentanza democratica confondendo l'unicit

60
Un anno dopo la morte di Buozzi, Giuseppe Mazzini nel sollecitare un suo vecchio collaboratore ad adottare iniziative a sostegno
della vedova, Rina Gaggianesi, in difficolt economiche, scriveva: Bruno a mio parere non solo al di sopra dei partiti ma anche
delle classi... la sua lealt era tale e cos la sua alta comprensione, che egli ha fatto sempre del bene a tutti, a quelli che rappresentava
e a quelli che combatteva perch, soprattutto, ha fatto del bene allItalia... per noi sindacalisti padronali, che Bruno ha fieramente
combattuto, ma stimato, per me soprattutto la memoria di lui sacra. In Mario Abate: La lotta sindacale nella industrializzazione
in Italia 1906-1926, Franco Angeli 1967.

73

con l'unitariet o forse proprio immaginando di


dotare i lavoratori di uno strumento simile in qualche misura a quello fascista, cio una organizzazione burocratica votata al controllo dei lavoratori
non alla difesa dei loro diritti e alla promozione
dei loro interessi. Quel sindacato unico non entr
mai nei cuori dei lavoratori, soprattutto di quelli
dell'Industria (gli operai della Fiat accolsero Benito
Mussolini tanto nel '32 quanto nel '39 molto freddamente, cosa che irrit non poco lo stesso duce).
Palmiro Togliatti, nel corso delle lezioni sul fascismo tenute fra gennaio e aprile del 1935, alla
scuola dell'Internazionale comunista, sottoline
che prima di andare al potere il fascismo contava nelle
sue organizzazioni sindacali 558 mila iscritti mentre
ben altra forza aveva la CGdL che nel 1921 poteva
contare su tre milioni e seicentomila iscritti61. E
l'iscrizione era totalmente volontaria, non apriva
la strada verso un posto di lavoro o garantiva il
mantenimento di una occupazione gi conquistata.

Buozzi non vide l'alba del Patto di Roma ma nemmeno quella della successiva e abbastanza repentina rottura. Un quarto di secolo dopo, i sindacati
cominciarono a utilizzare nuovamente quel linguaggio, tra spinte generose e retromarce improvvise, in un contesto in cui le strategie sindacali e
quelle politiche finivano per sovrapporsi, in molti
casi pericolosamente. Dal '69 al '72 in quel'Italia
che era rapidamente mutata sotto la spinta tanto
della contestazione studentesca quanto di quella
operaia, tutto appariva possibile, anche l'unit;
anche dopo la soluzione al ribasso della Federazione delle Confederazioni, cio la Federazione
Unitaria Cgil-Cisl e Uil; anche dopo i venti scissionisti che continuarono a spirare per quasi tutta
la prima met degli anni Settanta. Il primo ad accorgersi che qualcosa per non quadrava, che la
generosit dei pionieri stava cedendo il passo al
realismo dei conservatori, fu un grande saggio
della politica italiana, un uomo al di sopra non
delle parti ma dei pregiudizi, Riccardo Lombardi

Palmiro Togliatti (a cura di Giuseppe Vacca): Sul fascismo, Laterza 2004, pagg. 169-170

61

74

che nel 1976 in un libro-intervista diceva allo stostanza evidenti che minacciano seriamente lo sviluppo
rico Carlo Vallauri:
dellunit sindacale, ma anche la persistenza del
A me pare che quello che le confederazioni fanno in
grado di sviluppo a cui lunificazione sindacale era
questo momento sia sostanzialmente e globalmente
arrivata62.
sulla linea giusta. Semmai, la mia preoccupazione in Tanti ragazzi si avvicinarono in quegli anni prima
questo momento che il processo di unit sindacale a Lombardi e soltanto dopo al Psi. Intrigava con
che essenziale proprio ai fini di una qualificazione quel suo volto spigoloso e sofferente, quellaria austera da vecchio
politica coerente
partigiano e milidella politica sintante azionista,
dacale, sia troppo
quel suo modo diinsidiato da una
dattico e allo
ripresa di tentastesso tempo aptivi di utilizzapassionato
di
z i o n e
esprimere le sue
strumentale dei
valutazioni, quel
sindacati come
suo socialismo in
cinghia di trabuona
misura
smissione dei parpost-ideologico e
titi, di ritorno di
anti-dogmatico.
spinte di collateEra appassionato
ralismo abbaGiorgio Benvenuto e Michele Mauro
Riccardo Lombardi: L'alternativa socialista intervista a cura di Carlo Vallauri Ediesse 2009 pag. 33

62

75

anche in quel momento, davanti a Vallauri


quando, facendo riferimento alla cinghia di trasmissione e al collateralismo, puntava il dito verso
i due grandi partiti di massa, il Pci e la Dc, indicati
come i veri frenatori e spesso sabotatori dellunit
sindacale. E pur non avendo la palla di vetro, stava
illustrando il futuro. Perch lunit sindacale, avvicinata ma mai completamente raggiunta se non
attraverso la breve e minoritaria parentesi dei metalmeccanici, della Flm, gi vivacchiava e sarebbe
stata stritolata, come vedremo, proprio da quel terribile abbraccio. Si sarebbe trascinata (almeno in
quella forma ridotta che fu la Federazione CgilCisl-Uil) formalmente per altri otto anni, sino alle
19 del 7 febbraio 1984, quando, verificata limpossibilit di una posizione comune sul famoso decreto di San Valentino messo a punto dal governo
Craxi che tagliava quattro punti di contingenza,

Pierre Carniti, diventato nel frattempo segretario


generale della Cisl, prese la parola per pronunciare
una formula irrituale:
La Segreteria Cgil, Cisl e Uil ritiene opportuno concludere i lavori (del direttivo, n.d.a.63) prendendo atto
che sui criteri e sullentit della manovra sul salario
non c accordo64.
Si interruppe, prese un po di fiato, poi lasci cadere
sulluditorio una frase tagliente che di fatto riponeva lunit, in una di quelle cantine in cui vengono
abbandonate le cose vecchie e ormai in disuso:
Attenzione, qui finita la Federazione unitaria, noi
siamo cristiani ma non offriamo laltra guancia65.
Erano stati sufficienti quattordici anni per trasformare un sogno in una pi banale illusione. Sembrava ripetersi una storia, anzi, sembrava compiersi
una maledizione, la stessa che aveva colpito il sindacato dopo il Patto di Roma. Proprio la circola-

La riunione si svolse all'Hotel Midas di Roma, lo stesso che otto anni prima aveva visto l'ascesa al vertice del Psi di Bettino Craxi e
della generazione dei Quarantenni
64
Giorgio Benvenuto Antonio Maglie: Il divorzio di San Valentino Cos la scala mobile divise l'Italia Fondazione Bruno Buozzi 2014
pag 33
65
Giorgio Benvenuto Antonio Maglie: Il divorzio di San Valentino op.cit. pag. 33
63

76

rit delle vicende induce a fare una digressione.


Non si tratta di un vezzo n di una maniera per girare in tondo senza mai andare al cuore dellargomento. Nella fase decisiva del confronto sul modo
in cui realizzare lunit, cio tra lautunno del 1970
e la primavera del 1972, al Patto di Roma molti fecero riferimento, semmai per sostenere posizioni
inconciliabili. Dellaccordo che fece rinascere la
Cgil unitaria parl, il 5 agosto del 1971, Giorgio
Benvenuto in una intervista a il Fiorino. Era
stato da nove giorni sostanzialmente espulso dalla
Uil, e al segretario generale della Confederazione,
Raffaele Vanni, che aveva adottato la clamorosa
decisione, diceva:
Avverr che di fronte a questa perdita di prestigio e
di credibilit del movimento sindacale gli interlocutori
diventeranno i partiti e che dinanzi a questo sfacelo
della situazione economica e di quella politica saranno i partiti a riprendere in mano le briglie e dopo
il 1973 a trovare delle soluzioni che tengano conto
delle loro logiche di schieramento secondo le quali essi

potranno spingere per un certo tipo di soluzione o per


un altro che, anche se non riprodurr fedelmente
quello che era il Patto di Roma, si muover sempre secondo quel tipo di logica66.
Conclusione: senza lunit, un sindacato visto
come un prolungamento socio-economico dei diversi partiti. In posizione, ovviamente, subalterna.
Ma al Patto di Roma, in un senso diametralmente
opposto faceva riferimento, poco meno di un
anno dopo, proprio Raffaele Vanni. Lesponente
repubblicano era diventato il segretario generale
unico della Uil (prima la Confederazione era stata
retta da una triarchia completata dal socialista
Ruggero Ravenna e dal socialdemocratico, Lino
Ravecca) e in tale veste aveva rilasciato il 2 marzo
1972 una intervista a LEuropeo con la quale rinviava sostanzialmente alle calende greche la nascita
del sindacato unico. Affermava Vanni:
Subito dopo la guerra avevamo costruito lunit sindacale sbagliando, appunto perch labbiamo costruita come un fatto politico. Per pi di ventanni

Il Fiorino Intervista a Giorgio Benvenuto di Franco Oliva 5 agosto 1971

66

77

nava il sindacato a farsi cinghia di trasmissione e


a negarsi la qualifica di soggetto politico (come dicevano i metalmeccanici e come sottolineava in
maniera accorata Lombardi), ma leccesso di unit
che finiva per far prevalere lidea di un partito ri-

abbiamo sofferto di quellerrore. Se qualcuno pensa


oggi di costruire lunit su un secondo fatto politico
commetteremmo un altro errore, ci prepareremmo altri
ventanni di difficolt e di delusioni67.
Dunque: non era la divisione in sigle che condan-

Una immagine della presidenza del congresso nazionale della UIL che si svolse a Chianciano nel 1969

67

Giuliano Ferrieri: L'Unit sindacale impossibile intervista a Raffaele Vanni L'Europeo 2 marzo 1972

78

spetto a quella di un altro partito, a imporre sulla


vita in comune legemonia ideologica di qualcuno.
La premessa di questo dibattito e dello
scontro successivo fu lAutunno Caldo, cio il
seme che gener la Flm e il processo unitario, che
poi alcuni hanno voluto trasformare nella causa
principale del terrorismo. Avendo intorno a noi,
dentro noi, dentro tutti noi, molecole di un malanno che ci ha afflitto per pi di un decennio, si
voluto, invece di procedere ad attente e autocritiche valutazioni, individuare lOrco, un po come
si fa con i bambini quando si preferisce troncare
sul nascere discorsi che riguardano aspetti scomodi
della vita. Lorco faceva comodo: ai partiti che si liberavano dei problemi, agli imprenditori che
avendo subto dalla met degli anni Sessanta laggressivit sindacale ed essendo stati costretti da questa aggressivit a cedere qualche privilegio,
potevano puntare il dito contro luntore di manzoniana memoria (lo fanno ancora, al di l dei pesanti ritardi sindacali). Un atteggiamento scellerato.
Perch, per quanto contraddittoria la posizione del

sindacato possa essere stata allinizio nei confronti


delle Br (gli album di famiglia a volte contengono
immagini spiacevoli e come tali rimosse), le confederazioni ci hanno messo la faccia e hanno lasciato
sul campo anche qualche vittima: Guido Rossa, che
era un operaio della Flm, Ezio Tarantelli, che era
uno degli ideologi della Cisl di Pierre Carniti.
Laccusa di renitenza non pu essere mossa a chi in
quegli anni era costretto a vivere blindato. Poi la
fabbrica un microcosmo. Noi, per rassicurarci,
siamo portati a esternalizzare la violenza. Da
anni, ad esempio, sentiamo dire che gli ultras cattivi sono solo negli stadi e che quello un mondo
a parte. Ovviamente non vero: non un mondo
a parte e se poi si prova a valutare bene le situazioni, ci si rende conto che esistono anche delle
complicit. Isolare nella fabbrica il morbo aveva
un effetto rassicurante. Peccato, per, che la fabbrica la societ, non il circolo della caccia, un
tornio un tornio non una mazza da golf, non
risulta che i balli delle debuttanti si svolgano nei
pressi di un altoforno, di una colata continua, di
79

una acciaieria, di una carrozzeria, di un reparto


verniciatura. Se vogliamo, possiamo pure raccontarcelo, ma non cos. La fabbrica un luogo duro
perch il lavoro duro, fatica, solidariet ma
anche conflitto, comprensione ma anche contrapposizione, creazione ma spesso alienazione. Dalla
fabbrica esce il bene e pu uscire il male, come da
qualunque altro posto perch la storia ci ha spiegato che il male venuto fuori anche da paludate
facolt universitarie, da eleganti terrazze in cui ci
si alimentava con tartine al caviale, da circoli esclusivi. Domanda: chi ha ammazzato Walter Tobagi?
Questo schiacciamento dellAutunno Caldo (e
della Flm) su una realt inventata non onesto e
non accettabile. LAutunno Caldo (e la Flm)
come tutte le realizzazioni umane, non stato perfetto. Ma, rispetto alle rappresentazioni fuorvianti
che si deciso di fornire, stato di pi e di meglio.
Lo sottoline Paolo Leon illustrando quelli che a
suo parere erano stati i contenuti fondamentali di
quella stagione di lotte: a) il controllo diretto della
68

base operaia sulle condizioni e la qualit del lavoro nella


singola fabbrica; b) il rifiuto della monetizzazione del rischio e della nocivit; il rifiuto dellincentivo materiale;
c) la ricerca dellegualitarismo nelle retribuzioni e nello
status sociale68. Forse hanno ragione economisti
come Joseph Stiglitz che sottolineano come lattacco liberista sia stato agevolato da una campagna
tendente a screditare, pi o meno ovunque nel
mondo industriale, lazione del sindacato, soprattutto quella che aveva prodotto successi maggiori
a livello salariale e di diritti (la tendenza a risolvere
le crisi attraverso leggi che modificano le norme
sul lavoro una affidabile cartina di tornasole). Bisognava, insomma, screditare i protagonisti per disarticolare quelle conquiste, per aprire la strada
alla terza rivoluzione industriale, quella che, come
sottolineava gi a met degli anni Novanta, Jeremy
Rifkin avrebbe distrutto non solo posti di lavoro
ma lavori, aumentato in maniera cronica i tassi di
disoccupazione, favorito una distribuzione sempre
pi diseguale del reddito. Poi, se la cosa non appa-

Paolo Leon: Il quadro economico dei due autunni in L'autunno caldo 10 anni dopo (a cura di Aldo Forbice), Lerici 1979, pag. 13

80

consegnare lopposizione da
un lato alleversivo estremismo fascista che allepoca vestiva ancora il doppiopetto
solo in alcune ore dei giorni
di festa, e, dallaltro, allav-

risse troppo provocatoria, ci


si potrebbe cimentare in un
analisi delle conseguenze sociali di una strategia come il
Compromesso Storico che
stabilizzando le larghissime intese (interpretate
come obiettivo finale di una
proposta politica e non
Autunno Caldo: i giornali annunciano la conclusione della vertenza
come momento emergenziale di una democrazia compiuta basata sullalter- venturismo nichilista di una sinistra molto pi che
nanza delle maggioranze), finiva di fatto per ultra, affascinata dal mito della geometrica po81

tenza armata e di una improbabile guerriglia urbana e di massa.


E veniamo allaspetto pi rilevante. La Flm non
piaceva ai grandi partiti e creava enormi allarmi al
di l dellAtlantico. Non piaceva soprattutto al Pci
che allunit degli eletti, preferiva quella dei nominati, cio la Federazione Unitaria Cgil-Cisl-Uil e
anche quella a Botteghe Oscure andava di traverso
perch prevedeva una distribuzione paritaria dei
posti nel Direttivo: trenta, trenta e trenta. Con un
dettaglio che non riempiva certo di gioia i cuori
dei dirigenti comunisti: quei trenta che spettavano
alla Cgil dovevano essere divisi fra le varie componenti della confederazione con il risultato che gli
uomini pi vicini a Botteghe Oscure erano condannati a essere perenne minoranza. Cosa, peraltro, che nella dinamica unitaria non stata mai
sfruttata, nemmeno nei momenti pi polemici, ad
esempio in occasione del decreto di San Valentino
quando venne deciso di chiudere il Direttivo Unitario a cui prima abbiamo accennato senza un voto
che avrebbe sancito la rottura cristallizzando lesi-

stenza di una maggioranza e di una minoranza.


Non piaceva nemmeno alla Dc tanto vero che
vasti settori della Cisl si schierarono contro lunit
e si schierarono con tanta determinazione che
quella Confederazione rischi la scissione. Non
era gradita, come vedremo, ad ampi settori della
Uil, quelli che facevano riferimento al Pri e al Psdi.
La Flm affascinava minoranze che vedevano nel
sindacato un momento essenziale di quel movimento sociale, soprattutto generazionale che attraversava il Paese, che aveva preso lavvio con le
magliette a strisce che avevano sconfitto il governo Tambroni, che reclamava non un semplice
o generico protagonismo ma una idea nuova di
Italia, un Paese pi aperto, meno bacchettone, ripulito da quei residui clerico-fascisti che si portava
dietro dalla fine della guerra, travasati nella Repubblica attraverso il continuismo, pi ricco non solo
nei salari ma anche nei diritti civili: non un caso
che in quel clima siano passati indenni nei referendum la legge sul divorzio e quella sullaborto. Lo
ha sottolineato magistralmente Gaetano Arf in
82

una rievocazione dellazionismo giellista:


Fu lantifascismo azionista un punto questo che
meriterebbe unattenta e metodologicamente difficile
ricerca che dette una sua forte impronta a quella
operazione di immissione tra le masse della tradizione
antifascista e di saldatura tra due generazioni, che
ebbe il suo momento di maggiore intensit nel 60,
nella lotta contro il governo Tambroni69.
Nel Psi la persona pi attenta a questo magma era,
non a caso, Riccardo Lombardi, erede proprio di
quella tradizione a cui faceva riferimento Arf.
Sulla stessa lunghezza donda nei confronti della
Flm si sintonizzavano Livio Labor e le Acli. Dallunione di queste due sensibilit minoritarie
nacque lAcpol. Perch Lombardi e Labor nella
loro visione dinamica della societ immaginavano
lincontro tra socialisti e cattolici progressisti come
un processo che riguardava le persone non le gerarchie, una idea profondamente diversa rispetto
a un Compromesso Storico che alla fine si materializzava in un accordo di potere con Giulio An-

dreotti alla guida dellesecutivo. Eppure il mondo


cattolico era attraversato da fermenti che avrebbero dovuto e potuto consigliare terreni di intesa
diversi da quelli di un processo alchemico verticistico. Labor aveva rotto col collateralismo con la
Dc e dopo di lui Emilio Gabaglio, confermando
la scelta, si era beccato prima la sconfessione della
Cei e poi laperta deplorazione di Paolo VI. Insomma, nellaria cera qualcosa di serio e di nuovo
che a sinistra non tutti colsero (o vollero cogliere),
impegnati comerano a perseguire strategie costruite a tavolino ma lontane dai rumori di fondo
della societ. La sintesi di quellesperimento lha
fornita Luigi Covatta che vi partecip:
"Livio Labor non era n un cattolico conciliare, n un
catto-comunista, n un cristiano per il socialismo. Era
un democratico di sinistra e la sua rottura con la Dc fu
di tipo politico. Non si propose di fare il secondo partito
cattolico ma di ristrutturare la sinistra Fummo sconfitti ma il progetto di Labor non era effimero". Dur
poco la parentesi della Flm. Ma almeno, come

Gaetano Arf: Giustizia e Libert la storia di uomini che non trionfarono mai ma che non furono mai vinti Ossimoro.it

69

83

unit organica, stato un esperimento realizzato.


E lo fu per un motivo in fondo piuttosto semplice:
perch venne costruito su un sistema di solidariet,
personali e di gruppo, che non annullava le differenze politiche, semplicemente le faceva coesistere
in unidea che portava coloro che vi partecipavano
a considerarsi protagonisti di unazione politica collettiva e non strumenti di una strategia elaborata
da altri, nel chiuso di qualche asettico pensatoio.
Come Buozzi, quei sindacalisti volevano fare politica attraverso il sindacato. Un modo di vivere la
militanza che ha riguardato altri grandi leader socialisti, ad esempio Piero Boni che proprio per la
fedelt a questa impostazione rifiut nel 1976 un
seggio sicuro al Senato finendo, poi, per perdere
anche i gradi di segretario generale aggiunto della
Cgil. Quellunit era fastidiosa anche perch si accompagnava a quella immagine di primi della
classe che veniva spesso contestata ai metalmeccanici. Ma le motivazioni erano soprattutto politiche:
lunit cos intesa privava il Pci della cinghia di trasmissione perch tale la Flm non era e non sa-

rebbe mai stata, proponendosi come soggetto politico forte e autonomo. Turbava i sonni nella Dc di
Flaminio Piccoli e Amintore Fanfani (ma anche
Donat Cattin) che si adoperarono alacremente per
farla fallire. Irritava Ugo La Malfa che considerava
la Flm un pericoloso covo di estremisti e la Cgil
una confederazione rassicurante. Si preferiva il
quieto vivere a quel movimento continuo e assordante: Bruno Storti era una garanzia per la Dc (almeno sino a un certo momento) e per il Pci
contemporaneamente; Raffaele Vanni (sostenuto
da Ugo La Malfa) non era sgradito ai comunisti.
Lunit degli eletti (e non dei nominati) finiva per
imporre delle scelte. Ad esempio, quella delle incompatibilit tra cariche sindacali e politiche. Nella
Fiom la questione la sollevarono, non a caso, i socialisti (Boni, Bartocci) nel congresso del 1964. E
il congresso di Livorno della Cgil nel 1969 si gioc
tutto su quel tema, con Agostino Novella, ancora
segretario, ferocemente contrario a quella soluzione
e Luciano Lama, candidato a sostituirlo, che assecondava londa unitaria e vedeva in quella pregiu84

diziale lessenza stessa dellautonomia dai partiti.


Nel Pci la posizione di Novella non era certo isolata. Pietro Ingrao (che poi avrebbe cambiato opinione) nel 1967, ad esempio, scriveva:
"Se ho capito bene laffermazione dellincompatibilit
serve a evitare una commistione di funzioni e di sedi che
oscuri lautonomia della posizione del sindacato e possa
sfavorire le strumentalizzazioni. Ma questa solo
la faccia formale, giuridica dellautonomia che
sar tanto pi naturale, e
logica quanto pi verr
maturando nella lotta
lautonomia sostanziale
del sindacato"70.
Sembravano sfuggire in
quel momento persino a
Ingrao, intellettuale finissimo, alcuni aspetti

del movimento che si agitava nella societ e nelle


fabbriche: un atteggiamento che non gli consentiva di prendere atto che per gli incompatibilisti la
forma era sostanza. Lo spieg, quattro anni dopo,
Livio Labor con un articolo su Rinascita. Parole
chiare che illustravano il senso della posizione
degli incompatibilisti: non si trattava di una soluzione di facciata ma di
una scelta pratica o di una
soluzione di pratica opportunit che avrebbe dovuto garantire il taglio di
quel cordone ombelicale
che rischiava di incatenare
il sindacato al sistema politico inteso come articolazione
partitica;
la
conseguente conquista
per questa via di una autonomia reale nellinterpre-

La vecchia 600, uno dei simboli del boom economico

Pietro Ingrao: E' la forza del sindacato a garantirne l'autononia Rinascita 20 gennaio 1967

70

85

tazione dei bisogni della societ, nelle proposte per


garantirne la soddisfazione, nelle lotte per raggiungere gli obiettivi, nelluso della strumentazione riformista per dare un senso pi democratico e
moderno allo Stato. Scriveva Labor.
Il discorso delle incompatibilit non mai stato slegato da un discorso di linea, non si mai sviluppato
in s e per s: siamo stati incompatibilisti perch vogliamo recuperare in modo pi autentico la funzione
politica e cio la radice unitaria e di classe del sindacato, e perch vogliamo recidere i cordoni ombelicali che, attraverso la filiazione partitica, hanno
spesso legato il sindacato al guinzaglio del sistema71.
Meno di un paio di anni prima dellintervento di
Labor, la questione aveva raggiunto il collo dellimbuto, al congresso della Cgil. Ha raccontato qualche tempo fa Aris Accornero che faceva parte dello
staff di Novella:
"Il nodo vero non era tanto lunit: Novella in verit
era scettico ma allinterno della Confederazione e
71

fuori, nelle fabbriche, la spinta era fortissima No, il


nodo vero di quel congresso fu il problema delle incompatibilit Il passaggio delle incompatibilit era ritenuto la prova vera per la Cgil, in quanto era pi
politica: pi politica nei partiti, pi politica in Parlamento. La Cgil aveva pi rappresentanti della Cisl e
della Uil messe assieme. Siccome, poi, i metalmeccanici premevano uniti per questa che sembrava una
scelta emblematica, la Cgil era pressata anche da dentro".
Ma al di l delle incompatibilit, era proprio
lunit che a Novella (e al Pci) non stava bene:
"Su questo era (Novella, n.d.a.) veramente sulla linea
del partito. E questa sua convinzione era appesantita
da come vedeva farsi lunit sindacale nella Fiom che
con la Fim e la Uilm dette vita di l a poco alla Flm.
Non gli piaceva quello che stava succedendo. Non credeva allunit sindacale, non che non la volesse, ma
non la riteneva fattualmente possibile Una cosa
contro cui si scagliava, parlando con noi, era la pariteticit. Non concepiva come la Cgil potesse avere lo

Livio Labor: Scritti e discorsi M & B Publishing, II volume, pag 164 articolo pubblicato il 1 maggio su Rinascita

86

stesso peso della Uil"72.


Quel congresso, nonostante i toni fortemente polemici (ai fautori del nuovo il segretario della
Cgil diceva che rischiavano di fare la fine di quelle
persone che si lanciano in alto mare a digiuno di
rudimenti natatori e Vittorio Foa gli replicava che
difficilmente si impara a nuotare se non ci si tuffa
in acqua) termin con un gentlemen agreement:
il principio delle incompatibilit venne accettato,
Novella fu confermato ma, non essendo convinto
della soluzione adottata, si fece successivamente e
coerentemente da parte optando, in linea con le
scelte congressuali, per gli incarichi politici e
aprendo la strada alla segreteria di Lama. Ma quel
che interessa ai fini di questo lavoro la diversit
dei discorsi che esprime la diversit delle culture
politiche. Ad esempio, quello che pronunci Piero
Boni in occasione della commemorazione di Fernando Santi a un anno dalla morte, al Teatro
Regio di Parma l11 ottobre del 1970:

"Proprio in questi giorni, in cui certe conquiste sono


certamente il frutto della lotta e dellunit dei lavoratori italiani, ma sono il frutto anche di quella unit
che Santi voleva, che si costruisce nella dialettica, che
non accordo di vertici, che non conformismo Su
questo rifiuto del settarismo, su questa tolleranza, su
questa profonda convinzione unitaria, lunit andata avanti"73.
Il modello Flm non decoll tra i partiti e decoll
solo parzialmente a livello sindacale: lo adottarono, seppure in versioni non totalmente analoghe, i chimici, gli edili e gli alimentaristi. Ma non
riusc ad attecchire in categorie numericamente
forti, servizi, pubblico impiego e, soprattutto, agricoltura, settori in cui era robusta la presenza di un
sindacalismo cattolico piuttosto distante dalle versioni conciliari di Carniti e Macario.
Quel che avvenne negli anni Sessanta (Autunno
Caldo compreso) e dopo, se non figlio, quanto
meno nipote del centro-sinistra. Quella for-

Enrico Galantini: Intervista ad Aris Accornero Quello scontro tra Lama e Novella Rassegna Sindacale 29 aprile 2010
Discorsi pronunziati al Teatro Regio di Parma l11 ottobre 1970 in occasione del primo anniversario della morte di Fernando Santi.
Ossimoro.it
72
73

87

mula politica fu una grande incubatrice: di speranze, di illusioni e di delusioni. Fu, in qualche misura, vittima dellimpossibile sintesi tra aspirazioni
generose (ma anche contraddittorie) e la complessa
realt oggettiva che in un Paese come lItalia decisamente allenato alle cospirazioni, a volte si mani-

festa in maniera molto oscura. Ma se le realizzazioni


sono state quantitativamente inferiori alle attese,
non si pu negare che quello spostamento a sinistra dellasse di governo abbia avviato processi di
modernizzazione, politici, sindacali e culturali, che
hanno poi caratterizzato la fase finale di quel decennio e quella iniziale del decennio successivo. La
limitatezza delle conquiste rispetto alle attese ha alimentato un giudizio negativo che oggi appare ingeneroso e superficiale.
Lo ha sottolineato Giuseppe Mammarella:
"Al di l degli adempimenti programmatici, il centrosinistra contribu ad aprire una stagione di profonde
trasformazioni nei valori civili e sociali del paese promuovendo la legislazione che le rese operanti, anche se
esse spesso si realizzarono sotto la pressione degli avvenimenti di forze esterne talvolta ostili al sistema politico
che le fece proprie. Nel campo sindacale riforme come
la giusta causa per i licenziamenti, quella pensionistica
e soprattutto lo statuto del lavoratori contribuirono
anche se solo per una fase relativamente breve, al rovesciamento dei rapporti di forza tra datori di lavoro e la-

Brodolini e Corti al congresso UILM del 1969

88

Tambroni (lultimo, tragico anello della crisi del


centrismo), le repressioni violente, fecero emergere
un impasto socio-politico che finir per caratterizzare almeno quindici anni della storia dItalia. Lo
scrisse Ferruccio Parri sul "Ponte" a proposito della
rivolta di Genova: "Londata spontanea, semplice
e profonda di sentimento antifascista stata prodotta in parte da giovani, studenti e operai". Cio
gli stessi protagonisti prima del Sessantotto e poi
dellAutunno Caldo. Ha sottolineato lo storico
Giovanni De Luna: "Con i giovani con le magliette
a strisce, i protagonisti fisici della mobilitazione
contro Tambroni, era laspetto generazionale a fare
il suo ingresso nello spazio pubblico della cittadinanza e della partecipazione politica"75.
Cosa fu il centro-sinistra? Come disse Pietro Nenni,
protagonista centrale in quella vicenda, "nella svolta
di centro-sinistra concorsero uno stato di necessit
e una scelta politica". Nel 1977, invitato dal suo biografo, Giuseppe Tamburrano, a stilare un bilancio

voratori e pi durevolmente ad introdurre nel nostro


paese una delle legislazioni del lavoro pi avanzate del
mondo che tuttavia trover una parte della nostra industria impreparata ad accoglierla. La riforma della
scuola media, divenuta scuola dellobbligo al di l della
sua capacit di progresso e di promozione culturale,
concorse certamente alla crescita del movimento studentesco, al quale i socialisti pi che i comunisti guardarono come espressione coerente con gli ideali e i valori
della propria cultura politica. In quanto alle grandi riforme civili degli anni Sessanta, come quella del divorzio, dellaborto, del diritto di famiglia, dellobiezione di
coscienza, esse vennero realizzate indipendentemente
dagli accordi del centro-sinistra, ma furono in larga misura il frutto dei fermenti politici e culturali che esso
aveva contribuito ad attivare"74.
Come in un gioco a incastro, gli inizi degli anni
Sessanta combinarono trasformazioni economiche, fermenti politici e rinnovamenti generazionali. Le rivolte di piazza contro il governo

Giuseppe Mammarella: Il centrosinistra in La politica italiana Dizionario critico 1945-95 a cura di Gianfranco Pasquino,
Laterza 1995, pag. 211
75
Giovanni De Luna: Una politica senza religione Einaudi 2013 pag. 56
74

89

di quella esperienza, rispose:


"Quante volte anche io mi sono detto: andiamocene.
Ma ho resistito al mio impulso, alle pressioni degli intransigenti paladini del tutto o niente non solo perch
avevo paura del vuoto che si sarebbe aperto nella societ e nello stato se fosse fallita lunica formula allora
possibile, ma anche perch avevo fiducia che con tenacia e pazienza, qualcosa di realmente importante
si potesse fare. Soprattutto per i lavoratori. Guar-

diamo al bilancio. Linizio del centro-sinistra coincide


con una forte ripresa della combattivit sindacale. Per
lunghi anni i lavoratori erano rimasti quasi fermi: crescevano i profitti, vertiginosamente, non si muovevano
i salari. Non voglio dire che le lotte dei primi anni
Sessanta sono state determinate unicamente dalla
partecipazione dei socialisti alla maggioranza. So
bene quanti fattori vi hanno concorso. Ma il fattore
politico decisivo, perch d uno sbocco ai processi
maturi, in senso progressista o conservatore. Chi pu
negare che la nostra iniziativa politica abbia favorito
uno sbocco progressista dei processi maturati nella societ? Noi ponemmo lobiettivo dello Statuto come un
insieme di riforme: la giusta causa nei licenziamenti,
il riconoscimento giuridico delle commissioni interne,
i diritti dei lavoratori nella fabbrica. Il riconoscimento
giuridico delle commissioni interne fu lasciato cadere,
erano istituti in estinzione: nelle fabbriche si venivano
riorganizzando i sindacati e apparivano primi segni
di una presa di coscienza autonoma della classe operaia che porter alle grandi lotte del 69. Non siamo
riusciti a far passare il provvedimento relativo ai di-

Pietro Nenni

90

la mancanza di distinzione che cosa diversa e probabilmente peggiore del vecchio interclassismo democristiano. A dispetto dellantico motto flaianeo,
"tengo famiglia" che campeggerebbe sulla bandiera
di molti italiani, i nostri partiti non hanno famiglia
ideologicamente parlando, a livello europeo non
sanno dove sedersi in maniera convinta, siamo gli
unici ad aver abbandonato i grandi filoni politicoculturali continentali per inventarci un "nuovo"
senza passato, che fatica a creare un futuro. LAutunno Caldo, poi, ai tempi di Nenni, aveva ancora
connotati epici, non aveva assunto colorazioni sataniche. Insomma, un pezzo di storia politica che
oggi andrebbe riletto con altra attenzione e diversa
predisposizione danimo, soprattutto con mente
sgombra da pregiudizi, tenendo presente quella
paura del vuoto a cui faceva cenno Nenni e che
Arf, allepoca direttore dell Avanti!, convinto
sostenitore della formula, precisa ulteriormente
quando a proposito della crisi del centro-sinistra
parla di un evento che ebbe:

ritti dei lavoratori per le resistenze che anche tu hai


conosciuto. Ma passata la giusta causa nei licenziamenti. Ricordo la prima sentenza che dichiarava
nullo un licenziamento avvenuto per ragioni politiche.
Chi pu negare che con quella legge i lavoratori sono
diventati pi liberi? Con Brodolini, un socialista che
ha lottato per lo Statuto sino allultimo soffio di vita,
siamo riusciti a far passare il provvedimento sui diritti
dei lavoratori nelle fabbriche. Le premesse di quel
provvedimento le abbiamo poste fermamente negli
anni precedenti; lautunno delle grandi lotte operaie
e lunit sindacale sono stati le nuove spinte. Ma
anche in questa occasione stata la presenza socialista al governo che ha dato uno sbocco al processo di
crescita civile e sindacale"76.
Anche il lessico era diverso: un leader di sinistra
non aveva paura a utilizzare il sostantivo "lavoratore" e la circospezione con cui oggi viene usato dimostra quanto ci siamo allontanati da una politica
che era fatta di ideali, di categorie di riferimento,
di ceti alla cui difesa ci si dedicava. Adesso trionfa

Pietro Nenni: Intervista sul socialismo italiano a cura di Giuseppe Tamburrano Laterza 1977, pag. 128

76

91

uno sfondo che oggi appare assai pi torbido e minaccioso di quanto allora si potesse intuire.
I l centro-sinistra stato un momento essenziale
della vita del Paese perch risvegli la coscienza di
classi che erano state narcotizzate, piegate in una
condizione di subordinazione ritenuta irreversibile.
In tempi recenti lo ha sottolineato Arf attraverso un
confronto con epoche a noi decisamente pi vicine,
iscritte nel calendario della Seconda Repubblica:
Oggi appare come circonfuso da un alone da ottobre
rosso rispetto al centro-sinistra che saremo chiamati a
votare.
Limpegno socialista sullo Statuto accertato, fuori
discussione. Perch quella legge a tanti non piaceva e perch la sua incubazione era cominciata
prima che il dibattito sullunit sindacale assumesse toni impetuosi esaltandosi, infine, nella
Flm. Innegabili le resistenze politiche (nella Dc e
nel Pci) e anche le perplessit sindacali. Raccontava Nenni:
"I sindacati se ne fanno vanto. E non vi dubbio che
77

senza la pressione della classe lavoratrice e dei suoi


organismi non si strappano alla classe dominante diritti che sono grosse rinunce non solo a quote di profitto ma a quote di potere e questi sono i sacrifici pi
duri per il padronato. Ma non vi dubbio che senza
i socialisti al governo le lotte del sindacato per lo Statuto non avrebbero dato risultati. Anche perch uno
dei sindacati, la Cisl era in via di principio ostile alla
regolamentazione con legge della materia e la Uil era
molto tiepida"77.
La potenza riformista dello Statuto emerge dal racconto di Aris Accornero:
"Nelle fabbriche, allepoca, si stava proprio male. E
come ricordava Gino Giugni che faceva anche lavvocato, se difendevi i lavoratori nelle cause di lavoro era
impossibile vincere. Tanto che lo stesso Giugni tre anni
dopo scrisse la riforma del processo del lavoro. La situazione richiedeva un intervento. Qui intervenne il Partito socialista, con Nenni e con Brodolini che dovettero
superare allinizio le resistenze non solo della Dc ma
degli stessi sindacati. In Parlamento cerano dei progetti

Pietro Nenni: Intervista sul socialismo italiano, op. cit. pagg.127-128

92

di legge pi o meno tutti uguali: "articolo 1: la Costituzione si applica anche nelle fabbriche". Che era poi
la vecchia idea di Di Vittorio: la tutela, dallalto della
legge, del lavoratore come persona. La domanda vera
a cui doveva rispondere una legge era, per: chi che
difende il lavoratore? Questa la domanda pragmatica
della scuola del Wisconsin, dove Giugni aveva studiato,
questo il lascito di Selig Perlman: il problema tutto l.
C qualcuno che ti difende? Lo Statuto era questo. Lo
Statuto era il Sindacato. Lo Statuto era la promozione
di un soggetto atto a tutelare i lavoratori, perch neanche una legge con trentamila obblighi sarebbe bastata
a cambiare le cose in fabbrica"78.
Saranno stati forse questi ricordi a indurre Berlinguer a definire il centro-sinistra, nel corso del dibattito parlamentare sulla fiducia al governo
Andreotti delle "astensioni", "passaggio politicamente obbligato della vita italiana". E a continuare
su Rinascita lautocritica:
Dietro quellautonomismo cera molto di pi e di di-

verso dellanticomunismo o della ricerca di uno spazio


per il Psi cera unanalisi nuova non solo dellItalia e
del mondo, giusta o sbagliata che fosse. Ma da qui si
partiva, dalla profonda, drammatica convinzione che,
per una serie di fattori oggettivi (lavvento del neo-capitalismo) e soggettivi (la crisi dello statalismo e del movimentismo comunista internazionale), la classe operaia
e quindi la democrazia italiana rischiava di essere spinta
in un vicolo cieco e di andare alla sconfitta"79.
Di tutto questo, per, in Enrico Berlinguer non
si rinvenir traccia nel momento in cui decider
di avviare una crociata pi o meno santa contro il
governo di Bettino Craxi e contro il decreto di San
Valentino negli anni Ottanta, inducendo Luciano
Lama ad affermare:
"Mi sarei ricordato di Togliatti e del centro-sinistra
Il Pci togliattiano aveva detto di no al centro-sinistra
per era stato cos abile da tenere una posizione meno
conflittuale di quella tenuta dal Pci nei confronti del
governo Craxi"80.

Enrico Galantini: Quello scontro tra Novella e Lama intervista ad Aris Accornero Rassegna.it 29 aprile 2010
Enrico Berlinguer, intervento su Rinascita del 23 luglio 1976
80
Luciano Lama (a cura di Giampaolo Pansa): Intervista sul mio partito Laterza 1987, pag. 122
78
79

93

Ci non toglie che Nenni valutasse quella opposizione "meno conflittuale" con queste parole: "Lopposizione comunista stata frustrante per noi in
tutti e due i sensi, ci ha pungolato ma nello stesso
tempo ha fatto penetrare nel partito il complesso del
cedimento". Lo Statuto (che giuridicamente era ispirato dalle idee liberal pi che dallideologia marxista)
e il processo del lavoro nella nuova versione elaborata da Gino Giugni oggi sono vissuti come dei problemi non come delle soluzioni, come un segno di
arretramento culturale non di incivilimento generale. Eppure non bisognerebbe mai dimenticare quel
che rivel lautore di quei provvedimenti a Pietro Inchino in una intervista che ha quasi i crismi del testamento culturale. Parlando proprio del nuovo
processo del lavoro, Giugni raccontava:
Per questa legge ho un feeling tutto particolare perch
mio padre pass gli ultimi anni della sua vita a rodersi

la bile, selvaggiamente sfruttato dagli avvocati, in una


interminabile causa contro il suo datore di lavoro. La
riforma della giustizia del lavoro fu un omaggio alla sua
memoria. Se oggi le cose vanno un po (ma solo un po)
meglio, lo vedo anche come un riscatto delle angosce di
tanti pensionati che non riuscirono mai a vedere la luce
di una sentenza, nel tentativo di avere giustizia dei torti
subiti (o pensati come tali: sul piano psicologico lo
stesso) durante la vita di lavoro81.
Non manc lo stesso Giugni di sottolineare, qualche
tempo dopo lAutunno Caldo, come la condizione
psicologica dei lavoratori nelle fabbriche fosse cambiata, proprio grazie a quel clima di libert messo in
moto dal centro-sinistra e che trov nello Statuto
uno sbocco per molti versi inevitabile82.
Il centro-sinistra liber energie vitali favorendo il ricambio. Nella politica, nella societ, nel sindacato.
Ai giovani sindacalisti degli anni Sessanta non ba-

Pietro Ichino: Intervista a Gino Giugni pubblicata sulla Rivista Italiana di Diritto del Lavoro. N. XI ottobre 1992
Dall'intervista concessa da Gino Giugni ad Aldo Forbice nell'ambito del libro: Autunno caldo 10 anni dopo, Lerici 1979, pag.
147: E' vero nel 1966 era venuta una legge che tutelava i lavoratori dai licenziamenti indiscriminati... Tuttavia il senso di precariet
del posto di lavoro e la sensazione che si rischiava sempre grosso permane anche negli anni '60; comincia a mutare questa sensazione
gradualmente con il benefico effetto del nuovo clima politico del centro sinistra, di cui si potr dire tutto il male possibile, ma certamente
non si pu disconoscere che ha favorito l'espansione di un clima di libert a tutti i livelli.
81

82

94

stava pi guardare la realt attraverso i cancelli di una


fabbrica. Volevano andare oltre, volevano sentirsi
protagonisti di una rivoluzione pacifica che entrava
nella fabbrica provenendo dal mondo. Avvertivano
lo "spirito dei tempi", scandito dagli eventi internazionali (Kennedy, le grande avventure spaziali, il
Muro e la sfida al monolite sovietico: "Ich bin ein Berliner") ma anche da quelli nazionali (Giovanni XXIII
che pure prefer non intervenire in maniera chiara e
aperta sulle dinamiche politiche italiane ma che comunque comp un gesto quasi rivoluzionario inviando al congresso del Psi che si svolse a Venezia nel
1957, in qualit di Patriarca un messaggio non formale: "Saluto questo eccezionale avvenimento che
tanta importanza ha per il futuro del nostro paese"),
primo fra tutti lapertura a sinistra.
Cera in quel modo di vivere la rappresentanza sindacale anche un po di quello che nel 1946 aveva
scritto Riccardo Lombardi, da segretario del Par-

tito dAzione, nella lettera-aperta alla Cgil:


Compito (del sindacato, n.d.a.)... che non pu limitarsi ad essere... soltanto quello della difesa e della
rappresentanza degli interessi di singole categorie di
lavoratori (dordinario quelle meglio organizzate o dotate, per circostanze diverse, di maggior forza di pressione politica ed economica), ma deve estendersi... alla
rappresentanza e difesa degli interessi di tutto il popolo lavoratore: e aggiungiamo ancora non soltanto
dei lavoratori gi provvisti di un lavoro continuativo
o appartenenti a categorie ben definite economicamente e sindacalmente, ma altres dei lavoratori potenziali, cio principalmente disoccupati83.
E qui pu essere utile aprire una parentesi a proposito della contaminazione che, attraverso Lombardi ma non solo attraverso di lui (Francesco De
Martino, Vittorio Foa, Gaetano Arf, Norberto
Bobbio, Tristano Codignola), si venne a determinare tra cultura socialista e cultura azionista. E i

83
La lettera aperta porta la data del 25 ottobre 1946, a giugno dell'anno successivo si sarebbe svolto a Firenze il primo (e unico) congresso della Cgil unitaria. Il Partito d'Azione era stato di fatto escluso dal processo che aveva portato alla ricostituzione dell'organizzazione sindacale e Lombardi affermava: La prima richiesta che noi facciamo alla Confederazione quella di reagire nei modi e
nelle forme opportune, con gradualit ma con continuit, contro la pratica del tripartitismo che non esitiamo a definire letale per il
sindacalismo moderno.

95

"ponti" ideali che lAzionismo cre tra uomini attestati su posizioni diverse (nel sindacato dei metalmeccanici, ad esempio, tra Bruno Trentin, figlio
di Silvio, Pierre Carniti e Giorgio Benvenuto). Allinterno del partito, i socialisti di provenienza azionista erano guardati con sospetto e, a volte, con
antipatia (ad esempio, da Sandro Pertini). Ci non
toglie che essi portarono il soffio di quella "religione civile" di cui parla lo storico Giovanni De
Luna, una religione nel nostro Paese difettosa e che
ha trovato forse la migliore composizione proprio
in quel partito incompiuto che ha attraversato il
cielo dellItalia come una meteora, caratterizzandosi come movimento di lite e non di popolo.
Una religione che aveva il suo asse portante in
Piero Gobetti e per le vie di un dinamico confronto
intellettuale, in Carlo Rosselli. Era la religione fuori
dai compromessi che, come sottolinea De Luna, si
fondava "sulla resistenza e sullantifascismo", che si
contrapponeva allItalietta dellUomo Qualunque
che, al contrario, predicava (e in larga misura pre84

dica ancora oggi): "Noi vogliamo vivere tranquilli, non


vogliamo agitarci permanentemente come non abbiamo
voluto vivere pericolosamente; vogliamo andare a teatro,
uscire la sera, recarci in villeggiatura, trovare sigarette,
ordinarci un abito nuovo". Da un lato, insomma,
unItalia dalla schiena dritta, che eleggeva a propri
"eroi" Carlo Pisacane e Vittorio Alfieri, dallaltro il
paese della "desistenza", felice e ancor oggi non
smentita espressione di Piero Calamandrei, cio,
come sottolinea De Luna, "una condizione in cui affiorano la felicit di oblio, il rifiuto di trarre le conseguenze logiche della esperienza sofferta, il riattaccarsi con
pigra nostalgia alle comode e cieche vilt del passato, il
cambiare discorso infastiditi quando si sente parlare di
antifascismo, nella sfiducia nella libert, nel desiderio di
appartarsi, di lasciare la politica ai politicanti"84.
La contaminazione stata lideologia
fondante della Federazione dei Lavoratori Metalmeccanici che si svilupp nel momento in cui le
tre Federazioni erano guidate da un comunista
anomalo di cultura azionista come Bruno Trentin

Giovanni De Luna: Una politica senza religione Einaudi 2013 pagg. 44-45

96

(comandate giovanissimo di una brigata partigiana


di "Giustizia e Libert"), da un socialista irregolare
come Pierre Carniti e da un socialista dichiarato
come Giorgio Benvenuto. Si tende a considerare la
Flm come un momento unico e irripetibile. Ma la
Flm non stato un frutto fuori stagione. stata
qualcosa di serio e di solido e non solo nelle intenzioni. stato lunico momento realmente riuscito
di unit sindacale del dopoguerra. stata quella
quarta confederazione che andava oltre le divisioni,
che poneva fine a inutili e secolari litigi, che avendo
come punto di riferimento il lavoratore nella complessit dei suoi bisogni pensava alla concretezza
delle battaglie e non alla vaghezza delle teorie. La
Flm stato un esperimento riuscito. Certo, per un
breve tempo. E lo stato per un breve tempo non per
un accidente del destino e non perch le culture socialiste, che di fatto lhanno alimentata, siano state deboli e quindi disarmate, ma perch ha dovuto fare i
conti anche con politiche elaborate a sinistra come il
Compromesso Storico, che non accettavano forme di
vera autonomia sindacale, che si muovevano in senso

esattamente contrario a quello che postulano i principi socialdemocratici europei: parit perfetta tra sindacato e partiti; ognuno protagonista nel proprio
campo di azione (lidea di Buozzi arrivata attraverso

Sandro Degni e Giorgio Benvenuto

97

il revisionismo di Bernstein). Mentre allestero si inseguiva il compromesso socialdemocratico, qui da


noi si pensava a un incongruo Compromesso Storico
che da un lato vedeva in quellalleanza un argine contro derive autoritarie di tipo cileno tenendo a bada
le forze pi retrive della Dc, dallaltro veniva considerato come un momento di passaggio verso il socialismo (e come ci fosse possibile dialogando con quelle
forze retrive era operazione a dir poco misteriosa e
decisamente poco logica).
Il Pci degli anni Settanta perseguendo il Compromesso Storico non poteva accettare il movimentismo
metalmeccanico, l ambizione della Flm di farsi soggetto autonomo al di l dei diktat dei partiti di riferimento e delle loro necessit tattiche. Guardava
allorizzonte, quella costruzione, in un momento in
cui, per, altri non riuscivano a guardare al di l del
proprio naso (o pensavano di guardare oltre il proprio naso senza rendersi conto di quanto quelle scelte
fossero di corto respiro). A quel Pci la Flm non mai
piaciuta. E, stranamente, non piaciuta proprio a
quei settori che maggiormente avrebbero dovuto appoggiare le scelte di segno riformista. Quando ader

98

allorganizzazione mondiale dei metalmeccanici di


ispirazione prettamente occidentale (con un decennio danticipo rispetto alladesione della Cgil alla confederazione internazionale) lUnit ebbe una reazione
a dir poco veemente. Il fondo portava una firma in
qualche misura imprevedibile: quella di Giorgio Napolitano, esponente migliorista. Era il 1980 e Pio
Galli aveva combattuto in maniera convinta la battaglia per ladesione della Flm alla Fism, lorganizzazione internazionale occidentale: corollario di quella
scelta era luscita della Fiom dalla Fsm, la struttura
filosovietica. Al comgresso di Washington, Galli
venne eletto nel Comitarto Esecutivo della Fism ricevendo, per, il giorno dopo la reprimenda del
partito attraverso quellarticolo durissimo con cui Napolitano interpret umori molto diffusi allinterno
del Pci. La settimana dopo, a Botteghe Oscure si
tenne una riunione chiesta proprio da Pio Galli, per
ricucire lo strappo; cerano con Berlinguer, anche
altri esponenti di punta del Pci (Pajetta, Napolitano).
Il leader sindacale venne difeso soltanto da Berlinguer che con quella presa di posizione evit la scomunica ufficiale della Fiom. Quel marciare uniti

per colpire uniti (come avrebbe detto Trentin nel discorso di investitura dopo lelezione alla segreteria
Cgil: "Uniti non sempre si vince, per si perde
meno") infastidiva perch si poneva al di sopra delle
fedelt di appartenenza, era il rifiuto della "cinghia
di trasmissione", non cercava sponde perch si faceva
sponda. stata una occasione perduta. Ma non solo
per il sindacato, per tutta la sinistra italiana che attraverso la Flm avrebbe scoperto quellequilibrio che
appunto tipico delle socialdemocrazie, quella parit
di pesi tra sindacato e partito che arricchisce e non
impoverisce.
Il bilancio pratico rappresentato soprattutto da
tre robusti rinnovi contrattuali: 1969, 1973 e 1976.
Il primo port quattrini, il riconoscimento di diritti fondamentali come quello alla salute sul posto
di lavoro che, come si urlava nelle piazze, non era
in vendita, riduzioni di orario di lavoro; il secondo le 150 ore che ispir un ampio processo
di scolarizzazione allinterno delle fabbriche; il terzo
il riconoscimento di quei diritti di informazione
che avrebbero potuto avviare lItalia sul terreno
della compartecipazione alla tedesca. Poi, nel rin-

99

novo del 79 fu inserita la trappola del ricorso


alla mobilit che in un periodo in cui persino la
Fiat annunciava assunzioni (che effettivamente fece
salvo poi ritornare rapidamente sui suoi passi con
la vertenza dellanno successivo culminata nella
Marcia dei Quarantamila) appariva come una ipotesi molto remota e che invece Walter Mandelli,
allepoca vice-presidente della Confindustria con
delega ai rapporti sindacali, trasform puntualmente in realt. La Flm fu il momento culminante
di un processo che riguard un periodo storico
estremamente ampio e che solo per semplicit comunicazionale viene ora identificato con lAutunno. Ma c un prima e, soprattutto, un dopo.
Laccusa di pansindacalismo... non ha... alcun serio
fondamento. anche troppo facile il rilievo che questi
settori dellopinione pubblica sembrano propensi a vedere sempre e solo il lato negativo del sindacalismo.
Se esso lascia che il perseguimento dei propri obiettivi
sul piano politico venga svolto dai partiti, risulta dominato dai partiti, se lo fa in conto proprio, vuol sostituirsi ai partiti. In realt questultima scelta
appare la pi coerente con la volont di autonomia

del sindacato85.
Queste valutazioni Gino Giugni, protagonista indiscusso della scena politica di quel tempo in
quanto autore dello Statuto dei Lavoratori, le elabor per la rivista Il Mulino poco dopo la conclusione della vertenza dei metalmeccanici che ha
consegnato lAutunno alla storia. Il fatto che
quella vertenza (che sintetizzava un moto molto
pi vasto sia da punto di vista cronologico che da
quello dei soggetti sociali coinvolti) introdusse mutamenti sostanziali nellazione sindacale. Giugni li
illustrava cos:
Il sindacato degli anni settanta, quale si presenta
dopo gli ultimi due anni, densi di vicende che lhanno
avuto a protagonista, appare in realt rappresentativo
di una volont di rinnovamento sociale, radicato su
una notevole posizione di forza e su una consistente
carica partecipativa86.
Una sintesi che esprimeva esattamente quel che

era accaduto e che era maturato nel corso degli


anni: un biennio, secondo Giugni; qualcosa di
pi, secondo altri interpreti e secondo altri segnali.
Ad esempio, la spinta verso lunit era emersa, seppur in maniera disomogenea, gi a partire dal
1963. Lo ricordava Pierre Carniti:
La prima manifestazione unitaria fu tenuta a Milano al Vigorelli nel 63 e dovevano parlare per la
Fiom Trentin e per la Fim il segretario di allora Volont. Ma mentre stavamo organizzando i cortei per
andare al Vigorelli, ci raggiunse il segretario aggiunto
della Fim comunicando che Volont non sarebbe pi
intervenuto dopo pressioni del vertice della Cisl... La
nostra reazione non fu certo di resa, decidemmo invece
di continuare e parlai io87.
La Uil era ancora ai margini di quel processo ma
tre anni pi tardi, Giorgio Benvenuto, in qualit
di direttore della rivista della Uilm, Il lavoro metallurgico, e di segretario nazionale della categoria

Gino Giugni: L'autunno caldo sindacale Il Mulino n.207 gennaio-febbraio 1970, pag. 41
Gino Giugni, op. cit. pag. 42
87
Giorgio Benvenuto: Millenoventosessantanove I metalmeccanici e l'autunno caldo Dietro le quinte: interviste, ricordi, commenti
Fondazione Bruno Buozzi 2009 pag. 62
85
86

100

(guidata in quel momento da Bruno Corti), scriveva: Noi della Uil, per coerenza e per quel che
ha ispirato la nostra condotta, crediamo allunit
dei lavoratori. La marcia di avvicinamento sarebbe diventata pi spedita nel 68 sullonda dei
malesseri operai pi che su quelli studenteschi; favorita in qualche misura da eventi politici come la
nuova separazione tra socialisti e socialdemocratici
che avrebbe prodotto anche il cambio al vertice
della Uilm, con Benvenuto che prima dellAutunno Caldo sostitu Corti. Ma quello fu anche
lanno della fine delle gabbie salariali decretata
con laccordo del 18 marzo (il ruolo dellavanguardia al sud fu interpretato dagli operai del siderurgico di Taranto che anticiparono la cancellazione
di quellingiusta discriminazione trascinando in
quella conquista di civilt gli altri compagni meridionali, a cominciare dai napoletani) e del varo di
una legge sulla riforma delle pensioni (dopo notevoli vicissitudini e la bocciatura di un primo testo
da parte dei lavoratori) che riordinava la previdenza stabilendo il superamento delle forme di ca101

pitalizzazione, la perequazione automatica, la pensione sociale per coloro che non avevano un reddito e quella di anzianit.
LAutunno, poi, venne annunciato da una straordinaria proliferazione di vertenze dovuta anche
alla delusione che aveva accompagnato la chiusura
del contratto dei metalmeccanici nel 1966. Le ore
di sciopero schizzarono da 58 milioni (nel 68) a
228 (nellanno successivo). Esplosero vertenze emblematiche come quella della Fatme, a Roma, dove
i vertici aziendali provarono a bloccare Bruno
Trentin ai cancelli per impedirne la partecipazione
a una assemblea non autorizzata: venne portato di
peso allinterno del capannone dagli operai che
travolsero tutte le barriere, comprese quelle
umane. La nascita nello stabilimento di Bicocca
della Pirelli del primo Comitato Unitario di Base
convinse il sindacato a organizzare, prima di essere
scavalcato, quella carica partecipativa che era
esplosa in una miriade di vertenze aziendali ma
che rischiava di assumere connotati anarcoidi e,
dunque, inconcludenti. Le vecchie riunioni quasi

carbonare organizzate dalle singole sigle vennero


archiviate, sostituite da oceaniche assemblee che
davano alla consultazione un carattere pi capillare e coinvolgente. Lo ha sottolineato Bruno Trentin con queste parole:
Certamente importante fu poi il modo con il quale
il sindacato var la piattaforma contrattuale con una
campagna amplissima di consultazione fra i lavoratori e due giorni intensissimi di una conferenza unitaria nazionale dei delegati delle tre Federazioni
nazionali metalmeccaniche che dopo un numero infinito di votazioni selezion le rivendicazioni prioritarie
e gli obiettivi irrinunciabili... Pensiamo solo ai numeri
di quella consultazione sindacale: parteciparono almeno trecentomila lavoratori88.
da questa spinta partecipativa che nascono i
Consigli. La democrazia diventa piena: si vota su
una scheda bianca, per reparti, senza distinzione
tra iscritti e non iscritti. E su questo terreno vengono sfidati anche i partiti di riferimento. Come
88
89

nel caso delle elezioni delle commissioni interne


alla Fiat. Avrebbero dovuto tenersi lanno dopo
lAutunno, nel 1970, ma Cisl e Uil erano contrarie
a una tornata elettorale che avrebbe solo replicato
allinfinito una rappresentanza che segnava il territorio sviluppandosi allinterno di precisi confini
politici (si votava per liste). Le maggiori resistenze
le dovette piegare Trentin che fu messo pesantemente sotto accusa in una riunione del Pci alle
Frattocchie. Lintervento di Berlinguer89 sblocc la
situazione e le elezioni non si tennero. Le spinte
partecipative e i consigli favorirono un profondo
rinnovamento generazionale dei quadri sindacali,
un processo peraltro che era gi cominciato nella
prima met degli anni Sessanta. Lo spauracchio
che agitavano con maggiore frequenza gli anti-unitari riguardava il pericolo di una egemonia comunista e della Cgil sul nuovo sindacato unico che
sarebbe dovuto nascere dallesperienza della Flm
e dellAutunno. In realt, proprio il meccanismo

Giorgio Benvenuto, op. cit. pag. 64


Nel Pci in quel periodo Enrico Berlinguer ricopriva la carica di vicesegretario

102

di elezione pi aperto e non pi bloccato su liste


consent a sindacati come la Uil di costruire una
presenza in realt produttive in cui erano stati sempre assenti. Era quella notevole posizione di
forza di cui parlava Giugni che consentiva a Trentin, Carniti e Benvenuto di sfidare i vertici confederali, obbligandoli a inseguire su un terreno per
molti versi impervio e sconosciuto. Ad esempio,
quello della contrattazione aziendale. E qui emerge
un altro elemento di novit di
quella stagione irripetibile. I metalmeccanici riscoprirono lessenza del ruolo sindacale e per
questo divennero forti, autorevoli, popolari. E la riscoperta di
quellessenza ebbe i caratteri di
una vera e propria rivelazione: il
sindacato esiste se contratta, soprattutto sul posto di lavoro,
nella realt pi prossima e conosciuta. Di qui il rifiuto dellaccordo-quadro che le segreterie

confederali avrebbero voluto imporre prima dellAutunno per ingabbiare in qualche maniera le
strutture di categoria, la contrattazione articolata
e confermare cos una leadership fortemente indebolita e a quel punto estranea allo spirito dei
tempi. Ancora una volta la sintesi migliore la offr
Giugni:
Il rifiuto dellaccordo-quadro fu il primo passo verso
il rifiuto di qualsiasi schema di articolazione prede-

Carniti e Lama con Benvenuto al congresso UIL di Bologna (1977)

103

terminato... Qual il contributo positivo di tale innovazione, del tutto evidente, anche se inespressa?
Essa significa che la contrattazione riproponibile in
qualsiasi sede e per qualsiasi materia, in vigenza del
contratto nazionale, per
cui non vi ha pi alcuna
forma di garanzia di
pace sindacale nel triennio in cui questultimo rester in vigore. Il
contratto viene firmato
per fare cessare il conflitto in atto, non per garantire le aziende da
quelli possibili in futuro... Se il contratto...
non pone le basi di un
nuovo sistema di competenze, esso peraltro realizza in pieno lobiettivo
del riconoscimento del

90

Gino Giugni, op. cit. pag 35

sindacato nellazienda90.
Un modello sindacale estremamente lontano, in
quel momento, da quello confederale, molto pi
burocratico, pi chiuso, ingessato, timoroso, per
alcuni aspetti quasi pantofolaio. Un modello
che Trentin, Carniti e
Benvenuto apprezzavano
cos poco che in occasione della prima, grande
manifestazione unitaria a
Roma a sostegno della
vertenza, ricordando le
forzature subite per far
passare laccordo-quadro,
rifiutarono la presenza sul
palco e gli interventi dei
leader delle confederazioni, uno sgarbo che
Novella non perdon mai
al segretario della Fiom.

Trentin uno dei protagonisti dellAutunno Caldo

104

CAPITOLO VI

Lunit tra spinte, frenate e scissioni

uella dei metalmeccanici fu una unit breve


ma vera e intensa; quella delle Confederazioni, invece, rimase come una
bandiera a mezzasta. A un certo
punto Cgil, Cisl e
Uil diventarono
come Icaro: erano
forti, potenti, le
lotte avevano dato
loro credibilit e
autorevolezza, ma
quando provarono
a spiccare lultimo

volo si accorsero che la cera delle loro ali si stava


sciogliendo pur non essendosi avvicinati troppo al
sole. Lo spirito
della Flm non riusc a contaminare
Cgil, Cisl e Uil
anche perch in
tanti (anche sotto la
spinta dei partiti di
riferimento) decisero di non farsi
contaminare. La
partita decisiva si
gioc in due anni:
fra lottobre del

1970: a Reggio Calabria comincia una torbida rivolta

105

1970 e il maggio del 1972 (con code velenose sino


al 1975). Anno complicato, il 1970. La spinta
dellAutunno Caldo si era affievolita sotto i colpi
della crisi economica che cominciava a farsi sentire
e di una situazione generale caratterizzata da richiami dordine, velleit di svolte autoritarie assecondate da piazze pericolosamente turbolente. Il
15 luglio del 1970 a Reggio Calabria vennero prese
dassalto le sedi del Pci e del Psi. Sulla strada, senza
vita, rimase il corpo di un ferroviere iscritto alla
Cgil, Bruno Labate. Era linizio di quella torbida
storia che va sotto il nome di Rivolta di Reggio. Il
sindacato avvertiva che bisognava compiere un
salto di qualit e lunica strada percorribile era
quella dellunit di cui si parlava molto, si parlava
da tempo, ma non si era fatto granch. Certo, i segnali non erano mancati. La Uilm di Benvenuto,
ad esempio, nel comitato centrale dell11 gennaio
che si era svolto a Rimini aveva rilanciato la proposta di celebrare unitariamente il 1 maggio (cosa
che poi si fece a partire dal 1972). Ma il decollo del
progetto appariva ancora difficoltoso. I motori vennero rimessi definitivamente in moto con la con-

vocazione dei Consigli Generali di Cgil, Cisl e Uil.


Ventidue anni dopo la scissione della Cgil nata dal
Patto di Roma, al palazzo dei Congressi di Firenze,
dal 26 al 29 ottobre 1970, si ritrovarono 403 delegati in rappresentanza delle tre sigle. La relazione
dapertura la lesse Franco Simoncini, segretario
confederale della Uil ma il testo era stato concordato con Cgil e Cisl. Per evitare polemiche, furono
definite regole estremamente rigide: lo stesso numero di oratori sarebbe salito sul podio per ogni
sigla; il tempo degli interventi venne contingentato
in maniera draconiana. Soprattutto, era esclusa la
votazione su documenti. Insomma, una esplorazione prudente del nuovo mondo.
I metalmeccanici, che scalpitavano ed erano gi un
pezzo pi avanti a tutti, premevano per dare allappuntamento che poi passer alla storia sindacale
come Firenze 1, un contenuto pi solido. Non
a caso la mozione (a cui aderirono quarantotto delegati) con la quale si chiedeva una accelerazione
da un punto di vista operativo con la convocazione
ogni quattro mesi dei Consigli Generali sino al
raggiungimento dellunit organica, portava la

106

firma di Bruno Trentin, Pierre Carniti e Giorgio


Benvenuto. Non fu nemmeno discussa e, ovviamente, non venne messa ai voti. Venne, per, approvata alla fine della tre giorni una
proposta-appello:
Le grandi lotte contrattuali, quelle rivendicative condotte nei luoghi di lavoro, lazione per le riforme (era
il terreno su cui in quel momento i sindacati si stavano cimentando, n.d.a.), il permanente impegno a
migliorare la condizione operaia ed a superare lo sfruttamento nella fabbrica e nella societ hanno reso sempre pi evidente come lunit sindacale organica
costituisca la pi efficace, necessaria ed attuale risposta politica che la classe lavoratrice possa dare al padronato, nel rafforzamento del ruolo autonomo del
sindacato...
La Presidenza propone di convocare entro lestate
1971 una assemblea unitaria della Cgil, Cisl e Uil
per verificare i risultati conseguiti attraverso le indicazioni fornite, per esaminare gli sviluppi del processo
unitario e per adottare coerenti decisioni atte a realizzare il sindacato unico di tutti i lavoratori italiani.
La nave dellunit, seppur prudentemente sem-

107

brava mettersi in moto. Persino Vito Scalia, segretario generale aggiunto della Cisl non propriamente prossimo alle posizioni di Macario e
Carniti, sostenne la necessit di un sindacato che
portasse allunit di classe. Luciano Lama che
aveva provato a sostenere lipotesi di una Federazione delle Confederazioni rinfoder lidea.
Contro la proposta-appello votarono i socialdemocratici della Uil mentre i repubblicani celarono i
loro mal di pancia adeguandosi seppur controvoglia ai voleri della maggioranza. Ma quello che sembrava un coro ben intonato cominci a prendere
delle stecche anche perch a orientare le scelte
sindacali intervennero i condizionamenti politici
e le ambizioni personali. La Uil, ad esempio, era
retta da una triarchia, una soluzione che, nel
dopo-Viglianesi, aveva in qualche maniera composto le differenze fra le componenti che in termini
numerici, nellestate del 69, con la nuova separazione dei socialisti dai socialdemocratici, avevano
subito profondi mutamenti, alimentando spiriti
revanscisti. Italo Viglianesi, al momento della separazione aveva compiuto una scelta che aveva

sorpreso i pi: era rimasto nel Psi (prossimo a


Mancini, aveva un ottimo rapporto con Brodolini)
portandosi dietro poco meno della met dei consensi. I socialdemocratici, evidentemente indeboliti, avevano premuto lacceleratore sulla loro
vocazione anti-comunista. Raffaele Vanni, a sua volta,
forte del sostegno del leader storico dei repubblicani,
Ugo La Malfa, puntava a diventare segretario unico.
Allinterno della Cisl il segretario della federazione dei

braccianti Paolo Sartori (insieme a Luigi Sironi che


guidava gli elettrici e a Franco Marini) era attestato decisamente su posizioni anti-unitarie. I dissenzi si riferivano allinquadramento dei lavoratori agricoli, alla
adesione all organizzazione internazionale (la Cgil era
affiliata ancora alla Fsm che gravitava nellorbita di
Mosca) e alle incompatibilit.
Le elezioni presidenziali del 1971 complicarono ulteriormente la situazione, spostando un po pi a
destra il quadro politico. Amintore
Fanfani, candidato a succedere a Saragat, venne bruciato per via del suo
integralismo (il Manifesto mont
una vera e propria campagna); i socialisti pensavano ad Aldo Moro ma tentennarono; alla fine la Dc fece
convergere i suoi voti su Giovanni
Leone; si accodarono repubblicani e
socialdemocratici; e tutti insieme si ritrovarono in compagnia del Msi i cui
voti risultarono decisivi per lelezione
dellesponente napoletano. SommoviGiorgio Benvenuto con Lino Ravecca (alle sue spalle Enzo Mattina)
108

menti che non potevano non avere delle conseguenze nella Cisl e nella Uil dove gli equilibri
erano pi fragili. I metalmeccanici continuarono
a premere sul pedale dellacceleratore e il 10 e 11
dicembre del 1970 nei consigli generali che si svolsero a Sesto San Giovanni decisero che era venuto
il momento di dare un colpo decisivo allunit
della categoria. Quasi contemporaneamente la
Cgil archiviava la prudente segreteria di Agostino
Novella e dichiarava i Consigli di Fabbrica struttura di base del nuovo sindacato unitario. A
scompaginare le carte, per, interveniva Raffaele
Vanni che accordandosi con i socialdemocratici
della Uil, metteva in minoranza i socialisti, spostando cos la linea della confederazione su posizioni decisamente meno unitarie. Come scrisse
Sergio Turone, a causa di un franco tiratore e mezzo
(un no per il documento socialista e una scheda bianca)
il Comitato Centrale della Uil ha avuto oggi la sua
svolta inattesa91.

Una svolta contenuta in paio di cartelle e mezza


approvate con trentasette voti a favore e trentacinque contrari. Due cartelle e mezza per rallentare il
treno in corsa dellunit:
Il Comitato Centrale della Uil riafferma che il ruolo
originale e caratterizzante rivendicato dallorganizzazione nel dialogo unitario presuppone il mantenimento autonomo di tutte le proprie strutture
organizzative; i rappresentanti sindacali della Uil
previsti dai contratti e dallo Statuto dei lavoratori
vanno comunque eletti dagli iscritti al sindacato92.
Netta la scomunica delle decisioni prese dalla
Uilm nei Consigli Generali di Sesto San Giovanni: Sono ad avviso del comitato centrale della Uil
da considerarsi in aperto contrasto con la linea politica
della Confederazione, obiettivamente ritardatrici in un
generale processo unitario oltre che lesive dellautonomia
decisionale dellorganizzazione... allo stato attuale dei
rapporti non esistono le condizioni sufficienti per realizzare ai vari livelli forme di tesseramento unitario, fondi

Sergio Turone: La polemica all'interno della Uil. Messa in minoranza la corrente del Psi. Il Giorno, 20 dicembre 1970
Il riferimento contiene un carattere di netta sconfessione delle aree pi unitarie dell'organizzazione e dei metalmeccanici in particolare
che attraverso i consigli di fabbrica facevano partecipare anche i non iscritti alla scelta dei delegati
91
92

109

sindacali comuni, sedi e servizi unitari, cio tutto


quello che i metalmeccanici stavano facendo.
La risposta di Benvenuto, allepoca segretario dei
metalmeccanici Uil, fu veemente:
Gli sconfitti siamo noi ma anche i repubblicani che
per il classico piatto di lenticchie hanno rinnegato
tutto il loro passato coraggioso e coerente93.
La conseguenza fu il deferimento di Benvenuto ai
probiviri. Il fatto che allinterno dellorganizzazione, a parte i socialisti, le altre due componenti
desideravano prendersela comoda, molto comoda
sul fronte del processo unitario. I socialdemocratici
perch temevano che il nuovo sindacato si trasformasse in una organizzazione egemonizzata dai comunisti; Vanni perch con i repubblicani aveva un
ruolo di cerniera che gli consentiva di ottenere dei
vantaggi che andavano anche al di l dei consensi
della componente: i Consigli di Fabbrica con la
loro apertura anche ai non iscritti e la nuova strutturazione sindacale che sarebbe derivata, potevano
limitare quegli spazi di manovra, quella rendita di
93
94

posizione. In pi il Pri, come avrebbe detto in un


libro intervista scritto da Alberto Ronchey, proprio
Ugo La Malfa, puntava a essere un piccolo partito
interclassista e in questa veste voleva rappresentare
ampi settori della borghesia imprenditoriale che
certo non apprezzavano il movimentismo del metalmeccanici e non ricordavano con nostalgia lAutunno Caldo.
Ha scritto Sergio Turone:
Eppure nel corso del 1971 bench alle speranze si
intrecciassero costanti polemiche ci fu un momento
in cui parve che la chimera dellunit di tutti fosse
avviata a diventare realt94.
Come la chimera, lunit organica rest un animale mitologico: un terzo toro, un terzo capra, un
terzo drago. Certo, il 12 febbraio di quellanno la
riunione delle tre segreterie (nota come Firenze 2)
si concludeva con un comunicato in cui si affermava: Le Segreterie confederali proporranno agli organi
stessi la convocazione per il periodo successivo alla seconda riunione dei tre Consigli Generali prevista per

Sergio Turone, articolo citato


Sergio Turone: Storia del sindacato in Italia 1943/1980 Laterza 1981, pag 431

110

lestate di questanno, la convocazione dei congressi stra- pi oscuramente chiamati dispareri. Ostia rapordinari delle tre Confederazioni cui spetta ogni defini- present una frenata imprevista. Perch nella pretiva decisione sullunit sindacale organica e sui cedente riunione fiorentina (a porte chiuse) era
conseguenti adempimenti anche statutari. Un passo stato approvato un programma di massima per reain avanti e poi, quattro mesi
lizzare lunit organica. La
dopo, un passo indietro
Cgil, come ha sottolineato
sotto il sole di Ostia (25 e 26
Turone, per replicare allacgiugno). Il comunicato finale
cusa di perseguire lunit
sottolineava soprattutto i
solo a parole, tolse dal tapunti di contrasto: le segretevolo altri due impedimenti
rie approfondendo il dibatfornendo garanzie sullautotito
hanno
chiarito
nomia (anche dal Pci) e sulle
ulteriormente le divergenze
incompatibilit. Accett la
che permangono sui temi
Cisl (Scalia compreso), acdellautonomia, delle incomcett Vanni che a quel
patibilit, della collocazione
punto avrebbe dovuto dire
internazionale, nonch sui
chiaro e tondo che lunit
tempi di realizzazione delnon rientrava tra i suoi prolunit organica. In quei
getti: prefer non farlo lamesi e in quegli anni, persciando ai socialdemocratici
sino il linguaggio seguiva una
il compito di rendere publinea di grande prudenza e i
blici i mal di pancia. Lama,
dissensi, i contrasti venivano Vito Scalia, luomo della fallita scissione sindacale nella conferenza nazionale
111

dei metalmeccanici a marzo, annunci che entro


lestate dellanno successivo i Consigli Generali
delle tre Confederazioni avrebbero convocato i
congressi per decretare lo scioglimento delle sigle.
Poi arriv la riunione di Ostia e la marcia rallent.
In effetti, piccole frenate si erano avute gi nelle
settimane successive al vertice fiorentino tanto
vero che nel comitato centrale della Uilm del 16
aprile, Giorgio Benvenuto lanciava inequivocabili
avvertimenti:
Chi... oggi sostiene che lunit sindacale non possibile, che occorre bloccare il processo attraverso il ritorno a vecchi ed abusati metodi di gestione e di
direzione del sindacato deve rendersi conto che cos facendo si addossa la responsabilit di una profonda
emarginazione della classe operaia dalla politica di
sviluppo del Paese... il processo unitario andr avanti;
quelle alleanze che oggi passano attraverso le Confederazioni e lintero schieramento dei lavoratori potrebbero, se lasciate senza guida, determinare una
spaccatura che vedr da un lato una organizzazione
che raggrupper prevalentemente gli impiegati, il pubblico impiego ed un settore dei lavoratori della terra,

112

dallaltro una organizzazione che sar forte soprattutto nel settore dellindustria.
Le trappole disseminate sul cammino unitario, ancorch bene occultate, non sfuggivano, poi, agli osservatori pi attenti. Livio Labor tra il vertice di
Firenze e quello di Ostia, in occasione della Festa
del Lavoro affrontava la questione con l articolo
a cui abbiamo precedentemente accennato. Un
vero e proprio campanello dallarme, un invito a
non abbassare la tensione. Prendeva il toro (un
pezzo della chimera) per le corna della battaglia
sulle incompatibilit dicendo:
Dopo che le componenti unitarie delle categorie attualmente impegnate a dare operativit alle decisioni
unitarie hanno spuntato larma dei neo-incompatibilisti e anti-unitari di sempre, evitando di far degenerare il confronto sulle incompatibilit, la destra
sindacale stata costretta a uscire allo scoperto dimostrando come avvenuto nel recente comitato centrale della Uil di essere la pi burocraticamente
legata a logiche di correnti partitiche del Psdi e del
Pri... Questa azione di snidamento delle posizioni
della destra sindacale va condotta ulteriormente

avanti con molta decisione come ha fatto il socialista Ravenna se si vuole salvare oggi il disegno unitario: innanzitutto in direzione di posizioni
apparentemente pi rispettabili, quelle socialdemocratiche e repubblicane, in quanto non cos scopertamente compromesse, come quelle con la destra
governativa e col partito della crisi95.
Il riferimento alla destra governativa chiamava direttamente in causa Sartori e Scalia che continuava
a mantenere un basso profilo in attesa delloccasione buona per proporsi come punto di riferimento della corrente anti-unitaria (occasione che,
come vedremo, arriver). Labor puntava il suo dito
senza reticenze:
Intendo riferirmi alle posizioni della destra della Cisl,
che scaricando sulla pelle dei braccianti cislini le frustrazioni intellettuali dei teorici del sindacalismo filogovernativo degli anni 50 e delle premesse di valore
degli anni 60, ripropone nel 1971, e con questi chiari
di luna, una concezione privatistica del sindacato che

sembra tolta di peso da un museo archeologico americano96.


Gli anti-unitari come reperti di un passato figlio
della Guerra Fredda, in grado solo di riproporre
schemi superati (ma non solo gli schemi, anche le
azioni):
Solo coinvolgendo in un autentico processo unitario
tutta la classe operaia, il sindacato potr divenire uno
dei fondamenti principali di una dialettica sociale di
massa, capace di garantire assai meglio del formale
garantismo giuridico borghese le libert individuali
e di classe nei confronti della tecnostruttura e dello
stato industriale moderno97.
A luglio, per, il treno dellunit deragli provocando un assordante rumore di polemiche. Perch,
a quel punto, le resistenze attraversavano quasi
tutti i partiti e tutte le organizzazioni sindacali. Aumentarono anche le pressioni esterne, determinate
dalla parziale consultazione elettorale amministrativa che aveva regalato alla Dc un risultato delu-

Livio Labor, articolo apparso sul numero di Rinascita del 1 maggio 1971, tratto da Scritti e dicsorsi, op. cit.
Livio Labor, op. cit.
97
Livio Labor, op. cit.
95
96

113

dente. Furono proprio i cattolici a uscire allo scoperto segnalando che lestate sarebbe stata caldissima non solo nella Uil ma anche nella Cisl. Si
mossero per primi i Gesuiti che su Civilt Cattolica del 5 giugno sentenziarono:
In queste condizioni lunit sindacale per la Cisl sarebbe a nostro parere una specie di suicidio, a tutto
vantaggio dun nuovo sindacato che non porter pro-

Livio Labor

114

babilmente il nome di Cgil, ma che ne sar pi o


meno la copia conforme; a tutto vantaggio del Pci,
che acquister ben altro peso una volta che potr controllare unenorme forza elettorale.
I gesuiti sapevano di poter contare sulla sponda di
Sartori e di Scalia. Conseguenza? Il Consiglio Generale della Cisl del 18 giugno si concluse con un
documento sullunit approvato a maggioranza e
non allunanimit. Ma le preoccupazioni di Civilt Cattolica trovavano una sponda
anche nellanticomunismo
dei socialdemocratici e alla
fine provvide la Uil a consegnare il detonatore per
lesplosione che invest sia i
metalmeccanici di Benvenuto che quelli di Pierre Carniti (nei cui confronti,
comunque, la deflagrazione
fu momentaneamente pi
controllata). Di fronte alla
decisione di Fim e Uilm di

non azzerare le decisioni adottate per accelerare


lunificazione della categoria (sedi comuni, tesseramento unico, eccetera), mentre la Cisl rispose
con un invito (titolo decisamente soft de Il Popolo del 28 luglio) a ripensarci, la Uil dichiar la
sostanziale espulsione (non fu usata la parola non
essendo prevista statutariamente) di Benvenuto e
della componente socialista dei metalmeccanici.
Ovviamente, i vari organi di partito diedero la notizia con titoli pi o meno (o diversamente) strillati. Per La Voce Repubblicana era stata
sconfessata la linea dei metalmeccanici dalla maggioranza della Uil; l Umanit preferiva uno stile
daltri tempi, a essere malevoli, da purghe staliniane, proprio loro che brandivano lanticomunismo come arma anti-unitaria: I dirigenti frazionisti
dei metalmeccanici dichiarati fuori dallorganizzazione; l Avanti! puntava, invece, sulla reazione
delle truppe fedeli a Benvenuto: Ferma protesta
di base contro i tentativi antiunitari. Con 39 voti
a favore e 32 contrari (segno di qualche cedimento
nel fronte socialista), il comitato centrale della Uil
dichiarava il 28 luglio che le decisioni assunte nella

115

riunione dei consigli generali dei metalmeccanici... contrastano in modo netto con i documenti della Uil e con
il documento di Ostia delle tre Confederazioni, quindi
questi dirigenti si sono posti fuori dellorganizzazione:
Nel finale un appello a tutti i lavoratori metalmeccanici fedeli alla linea ed al ruolo della Uil affinch garantiscano la rappresentanza sindacale ed il
potenziamento organizzativo della categoria. Era insomma, linvito a creare un altro sindacato dei metalmeccanici che cadde sostanzialmente nel vuoto
visto che nel giro di ventiquattro ore cinquanta
strutture provinciali si schierarono con Benvenuto,
insieme alle organizzazioni di categoria degli edili,
degli elettrici, dei ferrovieri, degli autoferrotranvieri, degli ospedalieri, dei lavoratori dellaria.
Tra laltro lincertezza che cre questa vicenda fin
per esaltare i legami di solidariet che univano i
tre segretari metalmeccanici. Avendo acquistato la
sede unitaria di via Trieste a Roma, cera il pericolo che leventuale nuovo sindacato della Uil (si
chiamava UILMD) ne reclamasse la propriet di
una quota. Trentin ebbe lidea: la parte della Uilm
sarebbe stata temporaneamente intestata a Benve-

nuto. Il moto sussultorio che aveva colpito la Uil


attraverso onde non proprio invisibili arriv nella
sede della Cisl che con un documento del Consiglio Generale approvato a maggioranza chiese a
Carniti, con toni meno aspri di quelli usati a via
Lucullo di rientrare nei ranghi:
Il Consiglio Generale della Cisl deve constatare che
le scelte operate dai metalmeccanici nella loro recente
riunione del 21-22 luglio sono in contrasto con la
strategia generale della organizzazione come risulta
dalle decisioni degli organi. In questa logica il Consiglio Generale non pu che rispondere negativamente alle proposte avanzate dai metalmeccanici alle
organizzazioni confederali ed invitare la Fim Cisl a
riconsiderare tempestivamente tali proposte di soluzione.
Meno felpato Sartori che accusava Carniti di essere rimasto vittima del complesso dei primi della
classe e aver, per questo motivo, interpretato ruoli
diversi da quelli voluti dalla maggioranza dei lavoratori.
E ancora: Respingere tali decisioni (linvito a rientrare
nei ranghi, n.d.a.) dopo che la maggioranza dei due organismi confederali (Cisl e Uil, n.d.a.) democratica-

116

mente ed al termine di un ampio dibattito le hanno assunte, equivale a porsi automaticamente fuori dalle linee
di azione e dalle politiche delle due centrali.
Benvenuto, dopo aver letto il documento approvato dal comitato centrale della Uil, aveva causticamente commentato: Non potendo espellere un
uomo, hanno espulso un partito; Sartori replicava il
copione in casa Cisl. Ciononostante, i toni allinterno della Cisl non raggiunsero in quei giorni livelli ultimativi (londa perfetta sarebbe arrivata pi
tardi). Lipotesi della scissione circolava ma restava
sullo sfondo come unombra inquietante, manovrata ad arte. Storti, poi, con il suo procedere prudente e ondivago (frutto dellesigenza di limitare
gli allarmi nel socio di riferimento, la Dc, e della
necessit di limitare scossoni alla sua gestione evitando di irritare aree vaste e influenti come quella
che si era aggregata intorno allasse Macario-Carniti) riusciva, seppur faticosamente, a garantire un
minimo di equilibrio.
Le diversit, poi, riguardavano anche la Cgil e, in
particolare, la componente comunista che aveva
interpreti straordinariamente ortodossi come Ri-

naldo Scheda. Il processo unitario in quei settori


veniva visto non come un inevitabile evoluzione
politico-sindacale ma come un cedimento allo spirito dei tempi e, successivamente, come un pericolo per una strategia di partito (il compromesso
storico) definita dallo stesso Giorgio Napolitano,
molti anni dopo, totalizzante. Non un caso che
in quei giorni convulsi sullorgano del partito,
lUnit, siano apparse le notizie accompagnate
da titoli ben schierati dal punto di vista unitario
ma non editoriali che avrebbero coinvolto la linea
del Pci, facendone, semmai, emergere le ambiguit. Cronache dellepoca, peraltro, sottolinearono queste contraddizioni. Ad esempio, il
Manifesto del 29 luglio 1971. Larticolista (anonimo) scriveva: In sostanza la Cgil cerca di minimizzare laccaduto per evitare limbarazzo di rendere
esplicito il proprio punto di vista che tutti sanno essere
vicino su questo punto a quello di Storti (lUnit ha dato
ieri la notizia delle clamorose decisioni prese da Cisl e
Uil in un colonnino in pagina interna evitando an-

chessa ogni commento)98.


Anche nella Uil lo scontro non produsse una scissione ma fu durissimo e probabilmente avrebbe
avuto conseguenze insanabili se i metalmeccanici
non avessero fornito una risposta straordinariamente compatta. La polemica fu pi dura anche
perch era lespressione delle posizioni di una pluralit di partiti. Era forte il condizionamento della
opzione anti-comunista del Pri e, sopratutto, del
Psdi che, per giunta, allinterno dellorganizzazione
dopo la separazione delle anime socialiste aveva
perduto consensi. Dettagli che evidentemente non
sfuggivano ai metalmeccanici guidati da Benvenuto che con una lettera al Comitato Centrale
della Confederazione del 27 luglio rispondevano
cos allanatema:
I processi, in tale contesto, hanno scarso spazio: possono forse servire a soddisfare le esigenze di rivalsa di
taluni e possono anche essere utili a confermare un
potere, sia pure assolutamente burocratico, alla Confederazione, possono per anche rappresentare occa-

Fim e Uilm hanno detto no alle ingiunzioni delle rispettive confederazioni. La Uilm estromessa articolo senza firma apparso su il
Manifesto del 29 luglio 1971
98

117

sione per creare crisi e disorientamento tra i lavoratori.


A questo punto non possiamo ignorare il momento politico, le tendenze reazionarie, la ripresa repressiva
nelle fabbriche e nel Paese, la crisi economica montante.
Poi interveniva anche lesecutivo dei metalmeccanici che definiva la sostanziale espulsione un ingiustificato atto di rappresaglia, ribadendo la
validit delle decisioni assunte dai metalmeccanici nella
loro 2^ Conferenza Nazionale Unitaria ed esprimendo al contempo la ferma convinzione che lunit
sindacale rappresenta lunica risposta concreta allattacco antisindacale e antiproletario in atto nel Paese.
Dal coro della Triarchia confederale si differenziava, ovviamente, il socialista Ruggero Ravenna:
Va da s che il provvedimento assunto dalla maggioranza del comitato centrale del tutto nullo, resta comunque la evidente e meditata volont scissionista di
chi ha ideato questa farsa. Bisogna, per, anche sottolineare che a premere sullacceleratore dellespulsione furono soprattutto i socialdemocratici
mentre Vanni altern parole di fuoco a comportamenti pi diplomatici tendenti a impedire la chiu-

118

sura definitiva dei canali di comunicazione. Il leader repubblicano aveva due preoccupazioni: una
personale, cio la conquista della carica di segretario unico; una di componente perch fuori i socialisti, si sarebbe ritrovato a dover fare i conti con
la corrente socialdemocratica a quel punto ringalluzzita e che certo non gli avrebbe consegnato la
guida dellorganizzazione in solitudine su un piatto
dargento: poteva essere il garante di un equilibrio
tra le parti non lespressione del prevalere di una
parte sullaltra.
In autunno la situazione trov una composizione:
da un lato venne sotterrata lascia di guerra, dallaltro
i socialisti non ostacolarono il 27 ottobre lascesa di
Vanni alla segreteria generale. Anche se poi il gioco
delle alleanze fin per collocarlo, cinque anni dopo,
dalla parte degli sconfitti. E a decretare la sua uscita
di scena furono nel 1976 non solo i socialisti (i lombardiani in particolare che parteciparono in massa
al convegno della componente sindacale che si svolse
il 15 settembre allhotel Jolly di Roma; in sala, in
veste di osservatore cera anche il segretario del Psi,
Bettino Craxi), ma paradossalmente anche Giu-

seppe Saragat con una telefonata al nuovo leader so- lUnit, su l Avanti! i commenti apparvero e
cialista: lex presidente della Repubblica si dichiar a firma del segretario del partito, Giacomo Manpronto a sostenere lelezione di Benvenuto (che pure cini, incalzato tanto dai lombardiani che dai deaveva considerato agli inizi degli anni Settanta un martiniani. Il 30 luglio agli allarmismi politici,
pericoloso estremista) perch non gli sembrava op- ai partiti che brandivano larma della paura evoportuno che alla guida di una organizzazione di la- cando lacquartieramento dei cosacchi in Piazza
voratori vi fosse luomo espresso da un partito che San Pietro e il trionfo di ingovernabili spinte estreflirtava con i Poteri Forti (allepoca si parlava di un mistiche, Mancini replicava che
coinvolgimento in pooggi vediamo quale
litica sotto le insegne
malapianta abbia gerdel Pri di Gianni
mogliato allombra di
Agnelli; in realt, per,
quelle esasperazioni.
nemmeno Saragat era
Oggi vediamo i tentalontano dal mondo
tivi di divisione invaFiat).
dere lo stesso campo
Ma se vero che
sindacale in opposilesito dello scontro
zione a un processo uninon port alla polvetario che certamente
rizzazione della Uil,
porr problemi allo
anche vero che i toni
Stato, ai partiti, allimfurono durissimi e
presa pubblica e priche al contrario de
vata ma che un
Bettino Craxi e Giacomo Mancini
119

processo nello stesso tempo altamente positivo poich


esso non potr avere altro sbocco che quello della pi
ampia assunzione di responsabilit delle masse operaie di fronte ai problemi generali. Se i tempi scelti
dai metalmeccanici per il raggiungimento della loro
unit sono pi brevi... di questo si possono ringraziare
tante ottusit, tanti calcoli sbagliati che hanno acceso
le lotte sindacali dei metalmeccanici forgiando in essi
una pi profonda coscienza unitaria... Per questo noi
riteniamo un grave e inutile errore i tentativi di divisione o addirittura di scissione che sono in atto nella
Uil. Se i tempi peggioreranno non sar un fantasma
di sindacato scissionista che avr una parola da spendere... Per lunit della Uil e per lunit sindacale il
nostro partito deve impegnarsi subito, in questi giorni
in una azione pronta e immediata di difesa nella consapevolezza che lattacco contro la Uil e il sindacato
dei metalmeccanici che della Uil il distaccamento
pi combattivo e avanzato, trova ispirazione e appoggi nelle stesse forze che il Psi ha dovuto fronteggiare
nel luglio 1969. La battaglia per lunit della Uil
99

contro gli scissionisti un capitolo di una battaglia


pi generale che si svolge sul terreno sindacale e su
quello politico99.
La scelta di campo del Psi era chiara, probabilmente in quel momento anche obbligata (quella
espulsa era la componente socialista; in pi il partito era un punto di riferimento in aree collocate
in tutte e tre le sigle sindacali) ma era lespressione
di una consapevolezza che induceva Benvenuto a
giocare una partita pericolosa e complicata e Piero
Boni, allinterno della Cgil, ad alimentare le ragioni di una unit organica anche in aperta contrapposizione con gli ortodossi di quella
Confederazione, tra i quali, evidentemente, non
cera Luciano Lama che per era perfettamente
consapevole delle rigidit interne ed esterne (il Pci)
e doveva, quindi, lavorare sullesile confine della
mediazione.
Vanni in una intervista apparsa su Il Fiorino
ventiquattro ore dopo leditoriale di Mancini, provava a replicare:

Giacomo Mancini: Difendere la Uil dall'attacco scissionista editoriale apparso sull' Avanti! del 30 luglio 1971

120

Non so molto bene che cosa significhi moderati o avanzati. In Italia ha perso significato una vecchia aggettivazione di questo genere. Comunque so che i lavoratori
italiani non hanno tutti lo stesso pensiero e so che alcuni di essi vorrebbero la rivoluzione e la vorrebbero domani, altri vogliono cambiare il sistema dal suo interno,
altri ancora sono forse abbastanza soddisfatti dellattuale sistema. Ebbene tutti questi lavoratori, li si
chiami moderati o avanzati, hanno diritto di dire la
loro parola nel processo unitario e di di pretendere che
la causa dellunit sia una casa comune per tutti100.
Sar, in effetti, lo slogan di Vanni: lunit di
tutti, una maniera per sottolineare lideologismo
che, a suo parere, caratterizzava lidea degli altri e
per addolcire gli aspetti pi fortemente classisti di
una unit che non poteva comunque fare a meno
di un riferimento di classe. Il tutto, ovviamente,
condito da ultimatum per gli eretici della sua
confederazione: Benvenuto e gli altri dirigenti della

Uilm che lo seguono tornino con la cenere sulla testa e


noi potremo rivedere le decisioni adottate101.
Non ci fu bisogno n di abiure n di cenere ci
non toglie che alla lunga sul processo unitario
avrebbe inciso molto di pi la posizione frenante
di Vanni che la coraggiosa utopia degli unitari.
E gli unitari, soprattutto i metalmeccanici, lo capivano benissimo: il treno andava preso in corsa
perch il tempo lavorava contro di loro. Lo sottoline con chiarezza proprio Benvenuto in una intervista a Il Fiorino apparsa cinque giorni dopo
quella di Vanni:
Credo che lunit sindacale ha dei tempi estremamente brevi: il tempo gioca contro di essa. Sono convinto che se a ottobre e a novembre non viene fatta
lunit sindacale si apre per il nostro Paese un momento di estremo pericolo, nel quale noi correremo il
reale rischio di vedere esplodere le pi grosse contraddizioni e vedremo le confederazioni fare la fine del-

100
Intervista esclusiva al Fiorino del Leader della Uil No di Vanni a un pateracchio conciliare articolo apparso senza firma
il 31 luglio 1971 su Il Fiorino
101
No di Vanni a un pateracchio conciliare, intervista citata

121

limpero austro-ungarico102.
Il segretario dei metalmeccanici si guadagn la
qualifica di Cassandra in quellarticolo, evidentemente dimenticando larticolista che la figlia di
Priamo ed Ecuba non fu portatrice di disgrazia ma
ne predisse una che puntualmente si verific
(anche secondo la storia archeologica e non solo
secondo Omero), cio la distruzione di Troia.
Erano rischi che non avvertiva solo Benvenuto ma
che erano allinterno del Psi un modo di sentire
comune. Non un caso che Riccardo Lombardi il
17 settembre prendesse carta e penna e inviasse al
segretario, Giacomo Mancini, una lettera intrisa
di amarezza (si va perdendo la nozione di ci che
il partito realmente vuole con la conseguente sfiducia della base) ma anche di sollecitazioni. Diceva Lombardi (dopo aver espresso il suo plauso
per la risposta data dal segretario con larticolo apparso sull Avanti!):
Oggi a distanza di poche settimane quel gruppo di
compagni (cio Benvenuto e i metalmeccanici, n.d.a.)
102

minaccia di essere isolato, relegato in posizioni subalterne e ci non tanto sotto il profilo che pure ha la
sua importanza di un rapporto minoritario artificiosamente creato, ma quanto per il pratico abbandono
delle posizioni sulle quali si definita la loro azione
rinnovatrice. Se di fatto si arrivasse, come viene proposto, a rinviare il congresso confederale alla fine del
72, a far gestire nel frattempo la politica confederale
da una maggioranza costituita a tavolino e per di pi
avente la pretesa di imporre il vincolo disciplinare al
rispetto delle sue direttive in sede di sindacati verticali,
in sede aziendale e in sede locale, non esiste dubbio
che un gruppo rinnovatore di notevole qualit, quale
quello che ha guidato fino ad oggi il processo rinnovatore, dovrebbe assistere rapidamente al suo discredito, alla sua autoliquidazione e in definitiva
allabbandono da parte dei compagni di base della fiducia non nel gruppo ma nellorganismo sindacale
cos menomato; ci in concomitanza con la ripresa
della campagna contrattuale del 1972.
Da un lato il timore di un isolamento degli uni-

Franco Oliva: intervista a Giorgio Benvenuto apparsa su Il Fiorino il 5 agosto 1971

122

tari allinterno della Uil (e non solo), dallaltro la


consapevolezza che tutto questo non sarebbe stato
senza conseguenza sul processo di rinnovamento
del sindacato che aveva il suo fine ultimo nellunit organica e che considerava quellunit organica come il mezzo per sviluppare ulteriormente
allinterno dei luoghi di lavoro e della societ una
funzione di proposta e di orientamento delle scelte
di governo. Concludeva Lombardi:
Quello che importa avere la certezza che se malgrado tutti gli onesti sforzi per arrivare ad un ragionevole e onorevole compromesso, quello raggiungibile non
fosse n ragionevole n onorevole, il Partito sosterr la
battaglia e i nostri compagni impegnati in essa affrontando le prevedibili difficolt, ma sapendo che la
posta in gioco ne vale la pena.
Molte delle preoccupazioni di Benvenuto e Lombardi trovarono conferma nei fatti ma non prima
di una penultima giravolta tattica e strumentale di
Vanni diventato segretario unico e, perci, come
ha scritto Turone, recuperato, temporaneamente,
alla causa dellunita sindacale organica.
Il canto del cigno si celebr il 22, 23 e 24 novem-

bre sempre a Firenze (in gergo: Firenze 3). I Consigli Generali di Cgil, Cisl e Uil con tanto di pubblico comunicato annunciarono il parto fissando
anche la data: autunno dellanno successivo. In
fondo cosa sono dieci mesi. Poca cosa. Sufficiente,
per, per dare sostanza alle previsioni pessimistiche di Benvenuto. Nel comunicato, le tre organizzazioni concordavano nel fissare la data del 21
settembre 1972 per la celebrazione dei rispettivi congressi
nazionali per lunit e confermano limpegno comune di
convocare entro i 5 mesi successivi il congresso costituente
della nuova organizzazione sindacale unitaria dei lavoratori italiani. Calendari alla mano, a febbraio del
1973 lItalia avrebbe potuto contare su una sola
sigla sindacale. Vanni per rabbonire i socialisti e
non deludere i socialdemocratici (che comunque
votarono contro la risoluzione finale) articol
lidea dellunit di tutti: Abbiamo cercato di costruire una piattaforma per lunit nella quale potessero
riconoscersi tutti, non i molti o i pochi, i moderati e gli
avanzati. Lesercizio di equilibrismo avrebbe retto
quattro mesi anche perch nel frattempo incombevano scadenze politiche (le elezioni) che avreb-

123

bero di nuovo spinto il segretario della Uil verso


una deriva anti-unitaria e anti-comunista mentre
nel frattempo nel Pci cominciava a maturare la
svolta del Compromesso
Storico e nella Dc crescevano le preoccupazioni
per un eccessivo annacquamento sul fronte sindacale dei caratteri
moderati (proprio nel
momento in cui gli equilibri di governo segnavano una non irrilevante
oscillazione a destra). In
sostanza, a met strada venivano a incrociarsi due
anticomunismi (incrocio,
peraltro, non inusuale in
Italia): quello di sinistra
e quello cattolico. E se
Ugo La Malfa alzava il

tono delle polemiche contro il centro-sinistra,


Vanni si produceva in unultima inversione di
rotta (lintervista a lEuropeo) quasi contemporaneamente alla sortita
della Conferenza Episcopale Italiana che attraverso Monsignor Santo
Quadri faceva sapere:
Il discernimento cristiano e
la responsabilit propria dei
pastori impongono, di fronte
a incognite cos grandi e di
fronte allincertezza di fondo
che gi da oggi si manifestano con la presenza di diverse
e
contrastanti
concezioni, di valutare realisticamente entro quali limiti
si possa realizzare un accostamento nellazione tra
forze sindacali che fino a ieri

La storica intervista del segretario della UIL, Raffaele Vanni

124

sono state tanto diverse per tradizione e che partono


da una diversa concezione del sindacato, della sue finalit e della sua funzione nella societ103.
Fu premura sempre di Monsignor Quadri lanno
dopo convocare un meeting sindacale nel corso del
quale con parole estremamente chiare ricord che
la leadership di un sindacato cattolico necessita dellapprovazione della Chiesa per ogni passo che intenda intraprendere. A quel punto, peraltro, i condizionamenti
provenienti da oltre-oceano erano divenuti pi palpabili.
In quel marzo del 1972 arriv anche lintervento
al congresso del Pci di Luciano Lama. Nella relazione introduttiva, tra laltro, Enrico Berlinguer
parl di un partito pronto a fare la sua parte al governo, anche non in alternativa a una Dc che
avesse compiuto una scelta in senso riformatore
ma il riferimento allaspetto riformatore era di carattere soprattutto propagandistico: i comunisti
pur di entrare nella maggioranza erano pronti ad

andare allaccordo con la Democrazia Cristiana


disarmati tanto vero che nel luglio del 1976
diedero il via libera al governo Andreotti senza neanche discutere il programma. Dalla tribuna di
quel congresso, il segretario della Cgil nella parte
relativa allunit sindacale inser un pericoloso sostantivo: egemonia. In sostanza, Lama diceva che
lunit un fatto di fiducia in noi stessi, nella nostra capacit di egemonia. Una sottolineatura che
metteva inevitabilmente in allarme quei settori politici che temevano proprio la nascita di un sindacato unico egemonizzato dai comunisti. Quello di
Lama fu un lapsus? Difficile crederlo. Molto pi
probabilmente fu uno stratagemma dialettico finalizzato a convincere proprio quei suoi compagni
preoccupati di perdere legemonia allinterno di
una struttura in cui tutte le culture dovevano trovare adeguata rappresentazione. Lama, semmai, invitava i suoi compagni a compiere una orgogliosa
apertura di credito nei confronti della propria ca-

103
Monsignor Santo Quadri era il vescovo delegato per la Pastorale del Lavoro della Commissione episcopale italiana. Stralcio tratto
da Sergio Turone: Storia del sindacato in Italia 1943/1980 Laterza, 1981

125

pacit di riuscire, anche in un confronto tra diversi, a sostenere la validit delle proprie ragioni.
Ma quali che siano state le vere intenzioni di
Lama, resta il fatto che nel momento in cui Vanni
rilasciava le sue dichiarazioni allEuropeo non era
solo ma in ottima compagnia e che Firenze 3 era
ormai un ricordo. Perch per quanto autonoma,
la scelta dellallora segretario della Uil poteva contare sul sostegno silenzioso, complice e interessato
di numerosi protagonisti in commedia, compresi,
a quel punto, anche buona parte dei comunisti e
dei democristiani. Diceva Vanni nellintervista incriminata:
Lunit sindacale oggi impossibile. Questo il
punto fermo. E allora? possibile rischiare la spaccatura verticale dei sindacati? No, o certamente non
sar io a favorirla. Io penso e mi preparo a proporlo,
a un patto permanente di consultazione fra i tre
grandi sindacati italiani dei lavoratori che salvi da

una parte lunit di azione e dallaltra lautonomia


di ciascuna delle confederazioni104.
E precisava a proposito della sua proposta:
Il patto di consultazione che io suggerisco permette
sicuramente, sia pure a prezzo di fatiche e di contatti
quotidiani, anche di contrasti, di compromessi, che
siano mantenute salve lunit dazione lunit contrattuale di tutti i lavoratori105.
Pensando alle elezioni che si sarebbero svolte il 7
maggio di quellanno, aggiungeva:
inevitabile che nel momento elettorale i sindacati
rischino una pressione verso la politicizzazione: ci
fosse gi il sindacato unitario di certo a questo punto
esso si spaccherebbe106.
La fine del sogno unitario trov conferma un paio
di mesi dopo, quando si riunirono a Roma le tre
segreterie. Era il 4 maggio, tre giorni dopo ci sarebbero state le elezioni che avrebbero in parte
cambiato la geografia politica (quanto meno spo-

Giuliano Ferrieri: Clamorosa intervista con il segretario della Uil. L'unit sindacale impossibile. Numero del 2 marzo 1972, in
edicola dal 23 febbraio
105
Giuliano Ferrieri, articolo citato
106
Giuliano Ferrieri, articolo citato
104

126

stato i punti cardinali). Il verbale racconta una riunione piuttosto tesa. Esordiva Vanni:
Credo che non sia necessario attendere il risultato
elettorale per fare il punto sullunit sindacale. La
maggioranza della Uil ritiene che le regole ed i tempi
per lunit concordati a Firenze 3 siano saltati. Permangono difficolt reali che impediscono lunit di
tutti. Lobiettivo finale dellunit rimane valido e la
Uil non intende rinunciarvi, ma non in grado di fissare scadenze precise. Bisogna rimeditare modi, tempi
e strategia per arrivare allunit. Non vogliamo proporre solo un rinvio ma ripensare il processo unitario
e perci non possiamo fissare scadenze precise. Il congresso della Uil si svolger secondo quanto decider il
Comitato Centrale entro tempi concordati e sar un
congresso di verifica generale. Il nostro Comitato Centrale dovr farsi carico delle responsabilit e proporre
una nuova strategia unitaria. Rifiutiamo una logica
di fratture e siamo per il mantenimento dellunit di
azione. A Firenze 3 avevamo detto s allunit di tutti
107
108

e con la riserva di sperimentare. I risultati della sperimentazione sono stati per noi negativi107.
A quel punto, Luigi Macario, segretario confederale della Cisl, incalzava il collega:
Chiedo di sapere con chiarezza se la Uil vuole lunit
o non la vuole. Non servono pi i no... per, oppure i
s... per. Siamo ancora in salita o in discesa verso
lunit? Saltano i tempi o salta lobiettivo unitario?
Tutto questo deve dirci chiaramente la Uil108.
Sbottava Lama:
Non possibile per nessuno scherzare su queste cose.
Bisogna dire chiaramente che alcuni hanno cambiato
opinione, altri no. Caro Vanni il tuo ragionamento
assurdo. Tu devi dire con chiarezza chi non vuole
lunit e perch. Volere lunit di tutti e poi dire io
non ci sto costituisce una grave contraddizione. Le ragioni politiche reali e sostanziali per non fare lunit
non le ho ancora sentite. Chiediamo di sapere perch
lunit non possibile anche per conoscere le condizioni da soddisfare per realizzarla. Per noi lunit si

Verbale della riunione delle segreterie Cgil, Cisl, Uil del 4 maggio 1972
Verbale della riunione delle segreterie Cgil, Cisl, Uil

127

pu fare sulla base degli accordi e degli impegni temporali di Firenze 3. La Uil non pu decidere unilateralmente come non esistessero le altre due
organizzazioni. Quale strategia unitaria propone la
Uil? Abbiamo il diritto di saperlo. Se salta lunit organica anche lunit di azione diviene difficile e il
movimento sindacale attuale ingovernabile. Fenomeni
di questo genere gi esistono109.
E Storti, segretario generale della Cisl:
Noi non possiamo accontentarci di prendere atto
delle decisioni della Uil; vogliamo anche conoscere le
ragioni reali di tali decisioni. Si dice che la strada per
lunit saltata, ma Vanni che ha fatto il dinamitardo e lha fatta saltare. disposta la Uil a prendersi
la piena responsabilit di quello che propone? In alternativa allunit alle condizioni gi concordate cosa
propone la Uil? La Uil non pu evitare chiare risposte
a queste domande. Vanni ha detto che saltata la logica unitaria di Firenze 3. A mio parere di logiche
unitarie non ne esistono altre. Non si pu volere
lunit senza dire chiaramente come e quando. Voglio

anche sapere con precisione se lunit organica ancora la meta finale per la Uil110.
Fu una sorta di processo a porte chiuse a Vanni
il quale nel finale della riunione rilanci la proposta della Federazione delle Confederazioni. Lama,
che pure ne era stato il promotore a Firenze 1, la
scart: Oggi non sarebbe pi valida perch molto
pi avanzato il processo unitario alla base. Ma
poi la proposta sarebbe spuntata di nuovo e sarebbe diventata la soluzione. Allinterno di una
riunione piuttosto tesa, spiccava latteggiamento
in qualche maniera rilassato di Rinaldo Scheda, il
segretario della Cgil che meglio degli altri interpretava (per quanto numerosi e significativi passaggi
del processo unitario avessero potuto contare sulla
benedizione di Berlinguer come lelezione dei
Consigli di fabbrica a nuovi organi fondamentali
del sindacato o lincompatibilit) gli umori prevalenti allinterno del Pci. Scheda non sembrava
stracciarsi le vesti e faceva sostanzialmente da
sponda allattendismo di Vanni:

Verbale della riunione delle segreterie Cgil, Cisl, Uil del 4 maggio 1972
Verbale della riunione delle segreterie Cgil, Cisl, Uil

109
110

128

A me sembra ancora importante convocare i tre di- che decimale, i missini stravinsero (8,7 per cento,
rettivi per ricercare una intesa sulle politiche contrat- cio pi 4,2 rispetto alle precedenti elezioni). Gli
tuali, sulle strutture di fabbrica e per parlare anche equilibri di governo si spostarono verso destra con
dellunit, evitando nel contempo decisioni unilaterali lesecutivo Andreotti-Malagodi e lincancrenirsi
di ogni organizzazione111.
del rapporto polemico tra repubblicani e socialisti
La questione dellunit veniva in coda alla scala (fuori dallarea governativa) che resero di nuovo
delle sue priorit finendo per assumere i caratteri incandescenti le relazioni allinterno della Uil dove
di un elemento accesci furono cedimenti
sorio (per parlare
anche nella minoANCHE dellunit).
ranza socialista visto
Cominciarono giorni
che il 17 maggio il
convulsi con un fiComitato Centrale
nale in buona parte
approv la nuova
gi scritto. Contribu
linea di Vanni con
a scriverlo anche
quarantacinque voti
lesito della consultaa favore contro trenzione elettorale e i
tuno. Ci non imnuovi equilibri di goped tanto alla Uilm
verno. La Dc perse
quanto alla Fim di
qualche decimale, il
proseguire
sulla
Pci guadagn qualstrada dellunit orLama e Storti, due protagonisti del dibattito sullunit
111

Verbale della riunione delle segreterie Cgil, Cisl, Uil

129

ganica della categoria con lo scioglimento delle


loro strutture. Ma questa scelta di Carniti (insieme
alloffensiva anti-unitaria lanciata dalla Dc e alimentata da una inedita convergenza tra la destra
del partito che faceva riferimento ad Andreotti e
la corrente sociale di Donat Cattin, Forze Nuove)
fece esplodere le contraddizioni allinterno della
Confederazione. Lo scontro cominci quasi in sordina, il 25 settembre quando al Consiglio Federale
la segreteria venne messa imprevedibilmente in minoranza (49 voti contro 44). In quelloccasione,
Scalia vot a favore della relazione di Macario. La
guerra vera esplose venti giorni dopo, il 15 ottobre, a Spoleto, quando le due parti si contarono
nuovamente. Questa volta Scalia, che nel frattempo grazie allinvestitura e ai sostegni della Dc
aveva organizzato la minoranza, usc allo scoperto.
Risultato: il documento di Storti non pass per
due voti (62 contro 64); ma non riusc a prevalere
nemmeno quello di Scalia (64 pari). Si inizi in
quel momento unaltra partita giocata anche sullasse Roma-Washington, una partita che, come ve-

dremo, durer altri tre anni e che pur avendo


come campo principale la Cisl, riguarder il
complesso degli equilibri sindacali. La parabola di
Scalia, in realt, entr nella fase discendente in un
altro Consiglio Generale che si tenne a Roma
qualche giorno dopo, il 24 ottobre con la segreteria
che si present dimissionaria. Storti vinse per un
voto (67 a 66) e rest al suo posto mentre i segretari di minoranza, Scalia, Tacconi e Fantoni, confermarono le dimissioni. Ci non imped al leader
degli anti-unitari di continuare a lavorare per la costituzione di un nuovo sindacato con laiuto (non
incondizionato, comunque) degli amici americani. Alla fine di maggio, in ogni caso, nel corso
del Comitato Direttivo, Lama rilanci la proposta
della Federazione delle Confederazioni. La Conferenza Nazionale dei metalmeccanici che si svolse
sempre alla fine di quel mese a Brescia accett, seppur senza scene di giubilo, lidea del patto federativo ma pose un paio di condizioni: che si trattasse
di un ponte verso lunit organica che doveva avvenire in tempi certi; che le categorie che avevano

130

avviato lo scioglimento delle sigle potessero andare


avanti su quella strada.
Alla fine venne fuori la proposta Lama-Storti che
fu perfezionata in una serie di riunioni a Tarquinia:
Cgil, Cisl e Uil di fronte alle difficolt insorte in ordine ai modi e ai tempi di conclusione del processo unitario, previsti nella riunione di Firenze dellautunno
scorso, confermando lobiettivo dellunit sindacale organica quale esigenza irrinunciabile e politicamente
attuale per assicurare una pi valida e completa difesa
degli interessi dei lavoratori e per rafforzare le basi del
sistema democratico nel Paese, convengono sulla necessit di realizzare un patto che, salvaguardando, consolidando ed estendendo il patrimonio unitario
acquisito in questi ultimi anni, dia certezza alla realizzazione dellunit sindacale organica. A tal fine decidono di costituire con carattere di transitoriet e
come mezzo per il raggiungimento di tale obiettivo
una Federazione tra le Confederazioni, articolata a
tutti i vari livelli delle strutture orizzontali e verticali
e con prerogative ed organi propri. La Federazione
112

denominata Federazione Cgil-Cisl-Uil.


Una soluzione (laccordo fu raggiunto il 4 luglio)
che non piacque a Piero Boni che avvertiva come
quel ponte si sarebbe trasformato in un labirinto
(lui parl di gabbia) che avrebbe impedito al sindacato di trovare la strada dellunit organica e nel consiglio generale Cgil di Ariccia del 10 e 11 luglio con
altri trentatr socialisti prefer la strada dellastensione. Nella Uil, al contrario, rimase isolato Benvenuto (manca qualsiasi garanzia di collegamento e di
sviluppo della democrazia di base per la quale i metalmeccanici si batteranno nella nuova realt venutasi a
creare112) visto che gli altri socialisti del direttivo, seppur con motivazioni diverse, alla fine votarono a favore. Il 24 luglio del 1972 la Federazione Unitaria
Cgil, Cisl e Uil vide ufficialmente la luce alla Domus
Mariae, cio nello stesso luogo in cui tredici anni
prima si era consumata la rottura della corrente fanfaniana con la successiva nascita dal gruppo doroteo,
cio del ventre molle della Dc; il patto federativo,
in effetti, aveva alcuni caratteri della adattabile mol-

Aldo Forbice: La federazione Cgil, Cisl e Uil fra storia e cronaca Bertani, 1973, pag. 287

131

lezza dorotea in rapporto alla potenza pi coerentemente innovativa dellunit organica.


Oggi quella lunga trattativa tutta interna al
mondo sindacale appare come un ingannevole gioco
di specchi che si presta a una molteplicit di interpretazioni, a cominciare dalle motivazioni e dalle coperture (dichiarate od occulte) che indussero Vanni
a uscire allo scoperto con quellintervista che di fatto
chiuse la porta in faccia allunit organica. C una
intervista rilasciata da Piero Boni allallora presidente della Fondazione Vera Nocentini, Giovanni
Avonto, che fornisce una chiave di lettura interessante e largamente condivisibile. In quella chiacchierata, riproposta dalla rivista della Fondazione
Brodolini Economia & Lavoro, Boni indica, tanto
per cominciare, le radici delle sensibilit unitarie allinterno della Cgil:
Ad essere unitari ce lo aveva insegnato innanzitutto
Di Vittorio... Una generazione di sindacalisti - io, Luciano Lama, Di Gioia, ma anche Trentin e lo stesso
Vittorio Foa - cresciuta a questa scuola ed ha sempre
cercato di realizzare lunit anche con i non unitari:
per esempio Volont, segretario generale dei metalmec-

canici Cisl, che nellunit non ci credeva assolutamente, come se temesse che io e Lama avessimo la pistola in tasca per sparargli... Si trattava quindi di una
generazione predisposta culturalmente allazione unitaria... In merito al processo unitario vorrei ricordare
due esempi specifici. Il primo riguarda la sostituzione
di Volont quale segretario generale della Fim-Cisl; il
secondo lopera di Luigi Macario il quale, dopo i fatti
del 1958 a Torino, promuove lespulsione dei dirigenti
della Cisl che hanno fondato il Sida... Intanto erano
fiorite le rose anche in sede Uil perch Benvenuto convinto assertore dellunit sindacale, aveva sostituito
Corti alla segreteria dei metalmeccanici.
Sembrava una valanga inarrestabile. Invece unintervista bast a fermarla. Perch? Boni fornisce questa
risposta interessante:
Vanni non ha mai parlato di quella famosa intervista
rilasciata nel febbraio del 1972, che fermava il processo
di unit e lo rinviata a tempo indeterminato. Cosa c
dietro quella intervista? Quando ci incontriamo, adesso
che abbiamo i capelli bianchi tutti e due, non scende
mai su questo terreno, che non riguarda solo la Uil ma
riguarda tutti noi. Segnatamente riguarda i massimi

132

dirigenti della Cgil e della Cisl: Luciano Lama, che cerStorti hanno perduto una grande occasione di passare
tamente lunit la voleva ma, purtroppo, non la voleva
come protagonisti della grande storia del sindacato.
il Pci e una parte del gruppo dirigente della Cgil, ad
L accordo al ribasso non fu sufficiente a
iniziare da Rinaldo Scheda che al Pci era maggiormente bloccare le trame scissioniste che ebbero nella Cisl
legato; Bruno Storti, molto pi tiepido su questo tema lepicentro ma si propagarono, come le onde sismie pi sensibile allorientache finendo per coinvolmento maggioritario della
gere la Uil. Uno schema
Dc, contrario allunit.
che in qualche modo riLunit, infatti, realizcordava quello che era avzando un sindacato che
venuto nel 1948 con la
veniva considerato troppo
fine dellesperienza delforte per la situazione italunit anti-fascista, la crisi
liana, era ritenuta dai
del neonato e debolissimo
due maggiori partiti di gosindacato unico e la naverno e dopposizione, un
scita delle altre due sigle.
elemento destabilizzante
E come oltre ventanni
di un equilibrio politico e
prima, furono le aperte
di potere sul quale si era
ingerenze internazionali,
retto, nel secondo dopostatunitensi ad alimentare
guerra, il bipartitismo
il fuoco della divisione.
imperfetto italiano. Per
Analogo copione, identici
Vanni B. Montana, evocato spesso in quegli anni
questa ragione Lama e
protagonisti. Uno in par133

ticolare: Irving Brown113. I sindacalisti italiani avevano fatto la conoscenza di Brown nel luglio del
1948 quando a San Francisco si era tenuta una riunione del Bit114. Avvicin due dei tre membri della
delegazione, cio il democristiano Roberto Cuzzaniti e il socialista Enzo Dalla Chiesa (il terzo era
Giuseppe Di Vittorio) e comunic loro che erano
disponibili cospicui quantitativi di dollari per favorire luscita dalla Cgil (in quel momento ancora
unita) dei non comunisti115. Alla Cisl in effetti i
soldi arrivarono anche abbastanza copiosi tanto

vero che servirono, come ha raccontato anche


Bruno Storti116 ad acquistare la sede, a realizzare a
Firenze la prima scuola sindacale e a reclutare un
migliaio di quadri che garantirono una presenza
immediatamente capillare sul territorio.
Gli americani con la Uil furono meno generosi
come emerge da una lettera117 di Italo Viglianesi a
Vanni B. Montana118, altro personaggio-chiave
nelle scissioni sindacali dellimmediato dopoguerra (e che ebbe un ruolo attivo anche se meno
decisivo, negli anni Settanta), nella quale il leader

113
Nato a Chicago, figlio di un assistente di Alexander Kerensky, Irving Brown dopo una breve carriera da pugile, era entrato nella Federazione Americana del Lavoro, poi nell'Afl-Cio, provando a mettere ordine nel sindacato dei camionisti americani all'epoca controllato
dalla mafia. L'Oss, il servizio segreto americano, in occasione della seconda guerra mondiale lo incaric di preparare prima lo sbarco
in Sicilia e poi quello in Provenza. La conoscenza dei temi sindacali e dell'ambiente italiano e francese, indusse la Cia ad attribuirgli
il compito, dopo l'esplosione della Guerra Fredda, di favorire la creazione di organizzazioni sindacali democratiche, non collegate in
alcun modo con Mosca (al contrario della Cgil che aderiva alla Fsm gravitante nell'orbita sovietica). In Francia nacque dalla Cgt per
la scissione voluta da Andr Bergeron e Lon Jouhaux la Cgt-Force Ouvrire; in Italia vennero fondate la Cisl e la Uil
114
Bureau International du Travail, organismo internazionale collegato all'Onu
115
Significativa la testimonianza di Enzo Dalla Chiesa relativamente all'incontro con Brown: Mi propose, senza mezzi termini, di poter
disporre di valige di dollari e che potevamo avere quante ne volevamo se ci fossimo decisi ad uscire dalla Cgil. Io gli risposi con sdegno
che aveva scelto l'interlocutore sbagliato. In Sergio Turone: Storia dell'Unione Italiana del Lavoro Franco Angeli 1990 pag. 63 e
in Aldo Forbice: Scissioni sindacali e origini della Uil. Le vicende politiche e sindacali che portarono, nel 1948-50, alla formazione
del pluralismo del movimento sindacale italiano, Lavoro Italiano 1981, pag. 77
116
Nell'intervista di Giorgio Cavallini contenuta nell'e-book di Enrico Giacinto (titolo: Bruno Storti segretario generale della Cisl,
Biblioteca centrale Cisl 2007) a pag 16 si legge che i soldi americani servirono ad acquistare una sede dignitosa e ad aprire, dopo
qualche anno, la prima scuola sindacale. Gli aiuti arrivavano attraverso la nuova internazionale sindacale che avevamo contribuito a
fondare a Londra e della quale facevano parte anche inglesi, francesi e tedeschi occidentali

134

e fondatore dellorganizzazione sottolineava il fatto


che la mancanza di risorse impediva la costruzione
di una rappresentanza pi diffusa. Il sostegno statunitense in una prima fase fu di tipo politico (i
buoni uffici del Cio consentirono lingresso del sindacato laico nellinternazionale, duramente avversata dalla Cisl che nel luglio del 1951 al congresso
milanese aveva fatto in modo che la richiesta di affiliazione non fosse nemmeno messa allordine del
giorno); solo in una seconda fase, a partire dal 1956
il sostegno economico (che veniva assicurato dalle
centrali sindacali internazionali) divenne pi consistente puntando in quella maniera a favorire la
confluenza dellorganizzazione guidata da Viglia-

nesi nella Cisl (cosa che il segretario della Uil riusc


a evitare con una politica prudentemente attendista che gli consent di dimostrare che i socialisti del
suo sindacato non erano delle quinte colonne di
Mosca). Il processo unitario era stato seguito dallamministrazione statunitense con preoccupazione
crescente anche perch accompagnato da un dibattito politico che accennava con insistenza alla cancellazione della conventio ad excludendum nei
confronti del Pci, cosa decisamente poco gradita a
Richard Nixon e Henry Kissinger, presidente e consigliere per la sicurezza nazionale, poi segretario di
Stato. La paura dei rossi riportava perci sulla
scena vecchi protagonisti dellimmediato dopo-

Il 16 ottobre del 1951, Italo Viglianesi scriveva a Vanni B. Montana: Vi sono numerosi sindacalisti ancora militanti nella Cgil e nel
partito di Nenni che noi potremmo raccogliere se avessimo la possibilit di garantire loro un minimo di stipendio, ma purtroppo non
essendo questo ancora possibile, li dobbiamo lasciare lavorare con i comunisti. In Sergio Turone: Storia del sindacato in Italia
1943-1980 Laterza 1981, appendice pag. 542
118
Giovanni Buscemi nasce a Mazara del Vallo nel 1902 e diventa Vanni Montana solo dopo l'espatrio, clandestino, negli Stati Uniti.
Angela Torelli ha cercato di chiarire con una ricerca pubblicata sul n. 1 del 2004 della rivista Nuova Storia Contemporanea (pagg. 8194) i punti pi oscuri della sua biografia (titolo: La doppia vita di un anti-fascista italo-americano. Vanni Montana da informatore
della polizia italiana ad agente dell'Oss). Giovanni Buscemi in giovent aderisce al PCd'I. Nel 1923, nel tentativo di espatriare, viene
fermato a Ventimiglia e pochi giorni dopo la polizia annuncia al ministero che il ventunenne siciliano ha molto da dire a proposito dei
suoi compagni di azione politica. Diventa a quel punto un informatore, si lega anche a Ignazio Silone, viaggia in Italia, in Francia e
in Germania. Poi, clandestinamente, passa negli Usa dove cambia nome, entra nel sindacato, abbraccia gli ideali socialdemocratici.
Reclutato dall'Oss, partecipa alla preparazione dello sbarco delle truppe americane in Italia. Contribuisce alla scissione di Palazzo
Barberini e alla nascita della Uil
117

135

guerra, gente esperta in scissioni. Irving Brown e


Vanni Montana, appunto.
Come in quel lontano incontro a San Francisco,
Brown evoc generosi sostegni finanziari. Lo fece
anche al tavolo di un ristorante del Gianicolo. Accanto a lui Vito Scalia, Raffaele Vanni e Lino Ravecca. Lobiettivo era sempre quello lungamente e
vanamente inseguito dagli americani negli anni
Cinquanta
cio la creazione di un
sindacato democratico in
cui far confluire democris t i a n i ,
repubblicani e
socialdemocratici. A quel tavolo si parl
anche di organigrammi: nel

nuovo sindacato, Scalia sarebbe stato il segretario


e Vanni il segretario generale aggiunto. Ma quella
proposta, cio la scissione della Cisl con successiva
ricomposizione in una nuova sigla, poteva essere
una ricetta valida nellimmediato dopoguerra,
molto meno negli anni Settanta. Poteva essere utilizzata come arma di pressione per bloccare o indebolire il processo unitario ma non poteva essere
la cura n per
le preoccupazioni americane
che
puntavano a
consolidare gli
argini anti-comunisti (la Dc)
e temevano
che una nuova
divisione sindacale potesse
produrre leffetto opposto,

Donat Cattin (con Viglianesi) Ministro del Lavoro durante lAutunno Caldo

136

n per quelle democristiane che pi che a costruire


una nuova organizzazione dei lavoratori pi ortodossa, puntavano a riconquistare la vecchia superando col tempo lanomalia rappresentata da
unarea culturalmente egemone (quella di Carniti)
pi sensibile alle suggestioni eterodosse socialiste
che alle obbedienze cattoliche.
Nella Uil i messaggi scissionisti trovarono sponde
soltanto in alcuni settori che avevano riattivato i canali di collegamento con Vanni Montana (in risposta a Donelli, luomo che stava organizzando la
federazione metalmeccanica alternativa, che gli
aveva chiesto un incontro, litalo-americano replicava119 cautamente: Puoi benissimo venirmi a trovare.
Prima per di procedere oltre, ti prego di farmi telefonare
dal compagno Corti120) in funzione anti-Benvenuto.
In particolare, erano gli uomini prossimi a Luigi
Preti che non disdegnavano le ipotesi scissioniste.
Uno di loro, il senatore Franco Tedeschi, responsabile dellufficio sindacale del Psdi, scriveva a un

altro animatore della federazione metalmeccanica


alternativa, Vitali, per invitarlo a coordinare meglio le sortite del gruppo con quelle del partito,
lanciando un siluro contro i vertici della Uilm ufficiale con parole schizzate fuori dallarmamentario
pi beceramente anticomunista dellimmediato dopoguerra e che davano il senso della lontananza di
quei settori dal clima culturale che caratterizzava
quellItalia: I comunisti e i loro utili idioti dovrebbero
essere censurati per essere essi stessi promotori di costituzione di grosse formazioni capitalistiche, anche se non
evidentemente nel settore privato bens nel settore pubblico121. Ma tanto Vanni quanto Ravecca accolsero
i discorsi di Brown e Scalia con una certa freddezza.
Il primo perch non voleva assumere una iniziativa
che aveva tutto il sapore di uno schiaffo ai comunisti proprio mentre Ugo La Malfa avviava una politica di apertura e perch la nuova organizzazione
lo avrebbe di fatto degradato, da segretario generale ad aggiunto; il secondo perch, ricordando gli

Lettera di Vanni Montana dell'8 febbraio 1972. Archivio Fondazione Bruno Buozzi
Corti, socialdemocratico, era stato segretario della Uilm fino al 1969 quando era stato sostituito da Giorgio Benvenuto
121
Lettera di Franco Tedeschi del 28 gennaio 1972. Archivio Fondazione Bruno Buozzi
119

120

137

scontri degli inizi degli anni Cinquanta, anche con


i socialdemocratici approdati nella Cisl, la cruenta
battaglia per laffiliazione allInternazionale, guardava con sospetto a una soluzione che evitando
legemonia comunista, irrobustiva, per, quella democristiana. In pi, la scissione avrebbe ridotto numericamente lorganizzazione a ben poca cosa visto
che quasi la met era schierata sulle posizioni socialiste (anche se non sempre con coerenza) e difficilmente avrebbe seguito Vanni e Ravecca in quella
disperata avventura.
Pi complicate le dinamiche cisline, con contrapposizioni che affondavano le radici nel tempo. In
sostanza, nel congresso che si svolse a Roma dal 17
al 20 luglio 1969 quando Bruno Storti venne riconfermato solo con i voti della destra, non essendo riuscito a convincere la sinistra di Macario,
Armato e Carniti con la sua svolta progressista
sintetizzata nello slogan potere contro potere che
suscit la replica ironica di Nino Pagani: Nessuno
di noi aveva mai pensato di contrapporre al potere dei
padroni un concerto di violoncelli122. La sinistra rest
122

fuori dalla segreteria unitaria. Lo strappo, almeno


dal punto di vista degli organigrammi venne ricomposto a Sorrento, a marzo, con Macario che
pass in Confederazione e Carniti che gli subentr
alla guida dei metalmeccanici. Le divisioni sostanziali, per, rimasero perch nei settori pi moderati, interni ed esterni, il cambio di linea del
segretario aveva creato allarmi e rancori. Uomo di
fiducia della Dc e degli americani, da quel momento Storti cominci a essere guardato con sospetto tanto nel partito di riferimento quanto
oltre-oceano, anche per via dei suoi accordi con
Lama. La destra, a sua volta, accentu le sue rigidit non solo anti-unitarie, ma anche anti-comuniste. Scalia, segretario generale aggiunto, era uno
dei punti di riferimento (non a caso su di lui era
inizialmente caduta la scelta del partito) e poteva
contare sul sostegno del leader doroteo, Flaminio
Piccoli. Ma allinterno della Dc alla fine prevalse
la linea di Donat Cattin che puntava a una normalizzazione nel tempo della Cisl e non alla sua
divisione. Questa linea si affid a Franco Marini,

Sergio Turone: Storia del sindacato in Italia 1943/1980 Laterza 1981, pag. 380

138

sindacalista furbo e manovriero con uno spiccato


senso dellorganizzazione, discepolo di Donat
Cattin. Su questa posizione si realizzava una convergenza con Kissinger che, significativamente,
qualche anno dopo, alla vigilia del trionfo elettorale del Pci, in un vertice Nato svoltosi il 23 gennaio 1976 a Bruxelles, avrebbe spiegato: LItalia
il nostro problema principale. In teoria sappiamo cosa
fare: rafforzare i partiti democratici123. I consigli generali di Spoleto e quello successivo di Roma, il
congresso del giugno 1973 che consegn a Scalia
il voto di 899.500 iscritti (la maggioranza di Storti
ottenne 1.121.500 consensi), convinsero Carniti
che la battaglia non era pi tra la Fim e la Confederazione ma allinterno della Confederazione.
Approdato a via Po anche lui individu in Marini
la controparte pi moderata con cui avere un
rapporto dialettico, un rapporto che avrebbe portato alla segreteria di Macario, a due mandati al

vertice dello stesso Carniti e, alla fine, allinvestitura di Marini che avrebbe realizzato quella normalizzazione immaginata da Donat Cattin con la
cancellazione dellanomalia carnitiana.
Un elemento di chiarificazione rispetto alle vicende di quegli anni arrivato dalla pubblicazione
da parte di WikiLeaks dei Kissinger cables. Le
comunicazioni parlano delle visite di Scalia a via
Veneto, allambasciata americana retta a quellepoca da John Volpe, dove lanciava i suoi poco
velati appelli per un supporto finanziario124 e raccontano le motivazioni con le quali lesponente sindacale sosteneva le sue tesi scissioniste: Il punto pi
importante del discorso di Scalia che c bisogno di una
azione tempestiva contro lunit sindacale, quello di cui
c bisogno per la creazione di una alternativa alla Cgil
di alcuni leader con un sufficiente appoggio nei posti
giusti125. Illustrano anche la posizione della Dc finora riluttante ad appoggiare una spaccatura della

Umberto Gentiloni: Gli anni Settanta nel giudizio degli Stati Uniti: un ponte verso l'ignoto in (a cura di Giovagnoli A. Pons S.)
Tra guerra fredda e distensione Rubbettino 2003, pag. 111
124
Stefania Maurizi: Franco l'amico degli Usa Espresso.it, 18 aprile 2013
125
Stefania Maurizi, articolo citato
123

139

Cisl126 e la scelta compiuta proprio con laffermazione della linea maggioritaria favorevole allapproccio della mediazione scelto dal gruppo Marini127. Le
comunicazioni sono del 1973; a marzo dellanno
successivo Marini volava negli Usa e incontrava i
vertici dellAfl-Cio. Lambasciata faceva un rapido
resoconto: Marini punta a rafforzare e modellare la
Cisl dallinterno per competere con la Cgil. Questo in
contrasto con Scalia che spesso minaccia uno scisma128.
A novembre di quellanno, le preoccupazioni per
le trame ormai ben pi che anti-unitarie venivano
rese pubbliche da nove socialisti nel corso del comitato centrale della confederazione guidata da
Vanni: in un documento condannavano una ipotesi di scissione, che significherebbe la disintegrazione
della Uil e la spaccatura del movimento129. Il Consiglio generale della Cisl del 16-19 luglio 1975, infine, ricompose lunit della confederazione (il

conto politico lo aveva gi pagato Storti che non


era riuscito a presentare nei consigli generali Cgil,
Cisl e Uil dellaprile precedente il progetto di
unit organica, ormai ridotta a un fantasma); il 15
settembre i probiviri sospesero per sei mesi Scalia
dal ruolo di socio e lo destituirono da ogni incarico. A luglio dallambasciata USA, in concomitanza col Consiglio Generale, partiva una
comunicazione in cui si rilevava lapprezzamento
democristiano per la ritrovata unit della Cisl
sottolineando il fatto che Marini ha giocato un
ruolo di instancabile mediatore tra le forze130. Il tono
del cablo era pi di soddisfazione che di delusione.
Il clima a quel punto diventava pi disteso, anche
nella Uil. Ha ricostruito Franco Simoncini: Sopravveniva una fase di distensione, che... conduceva al
superamento dei rischi di spaccature e lacerazioni131.
Ha commentato Franco Bentivogli: Loperazione

Stefania Maurizi, articolo citato


Stefania Maurizi, articolo citato
128
Stefania Maurizi, articolo citato
129
Franco Simoncini: Dall'interno della Uil 1950-1985 Franco Angeli 1986, pag. 213
130
Stefania Maurizi, articolo citato
131
Franco Simoncini, op. cit. pag. 214
126
127

140

ai rapporti internazionali va sottolineato. Se lamministrazione americana si impegn per inserire dei


bastoni tra le ruote del processo unitario, di segno
nettamente diverso furono le valutazioni sindacali
che accompagnarono la fase pi travolgente di quel
processo, cio lAutunno Caldo. Victor Reuther, a
nome del potente sindacato statunitense dei lavoratori dellautomobile (Uaw) rilev in una lettera che
i risultati da voi raggiunti rappresentano chiaramente la
pi significativa vittoria di tutte le organizzazioni che vi
hanno partecipato, ci congratuliamo per il grado di stretta
unit con cui siete stati capaci di realizzarla133, inoltre
in un telegramma esprimeva ancor pi calorosamente le sue felicitazioni anche a nome di un milione e settecentomila lavoratori degli Stati Uniti e del
Canada per la conclusione di una vertenza che dal
sindacato dellautomobile era stata seguita con
ansia... certi del risultato finale; il messaggio si chiu-

Scalia fallir per la debolezza, la pretestuosit e lequivocit del progetto, che pi che proporsi un ritorno alle
origini della Cisl si andava configurando come aggregazione conservatrice e corporativa132. Quello di Scalia
appare come un fallimento personale (annusato il
sapore della vittoria a Spoleto, dilaniato dallambizione personale, non cap la correzione di rotta
politica, non si ferm per tempo e and incontro
alla sconfitta: la sentenza dei probiviri venne significativamente accolta con timide e rituali proteste
dalla minoranza) ma le dinamiche che mise in
moto hanno cambiato il corso degli eventi: del processo unitario, della trasformazione della Cisl che
si blocc per tornare in qualche misura al passato
proprio nel momento in cui la Prima Repubblica,
con i suoi referenti politici, cominciava a scricchiolare e il comunismo realizzato entrava nella fase finale della sua crisi. Un ultimo dato relativamente

132
133

Nella Fim da una vita testimonianza di Franco Bentivogli raccolta da Bruno Liverani Primastampa.Com 2013 pagg. 41-42
Giorgio Benvenuto: Millenovecentosessantanove, op. cit. pag. 344; la lettera porta la data del 3 febbraio 1970

141

deva con un appello a quellunit che, al contrario,


altri settori dellamministrazione americana osteggiavano: Persistete insieme nella marcia verso una effettiva solidariet internazionale del mondo del lavoro e per
il miglioramento concreto delle condizioni di vita dei lavoratori tutti. Di analogo tenore furono i commenti

dellinternazionale dei metalmeccanici (Graedel134)


e del comitato europeo (Kopke135). Un consenso
che indusse le tre federazioni a elaborare un opuscolo in inglese che venne spedito a tutte le organizzazioni europee. Il titolo era: Unity and victory136.

1969,
Benvenuto a una
affollata
assemblea
allAlfa
di Arese

134
Graedel era il segretario generale della Federazione Internazionale Metalmeccanici, esprimeva la sua soddisfazione per la conclusione dell'autunno caldo con un telex
135
Gunter Kopke era il capo del Comitato Europeo dei Sindacati Metalmeccanici; il suo lungo telegramma datato 4 febbraio 1970
136
Giorgio Benvenuto: Millenovecentosessantanove, op. cit. pag 349-374

142

CAPITOLO VII

1972: si scioglie la Uilm, nasce la Flm

applauso accolse la fine della relazione. Due


ore e mezzo di analisi appassionata sintetizzata, poi, nelle prime quattro righe della mozione
di maggioranza: Il congresso della Uilm approva la
relazione del segretario nazionale e decide lo scioglimento
dell'organizzazione per realizzare l'unit sindacale dei
metalmeccanici e dell'intero movimento. Sino a quel
momento, tutto era scivolato secondo copione:
l'apertura dei lavori da parte del presidente del Comitato Centrale della Uilm, Giuseppe Della
Motta, davanti a quattrocento delegati in rappresentanza di centoseimila iscritti; i saluti dei padroni di casa, i segretari della Uil e della Uilm
milanese, Giulio Polotti e Walter Galbusera. Ma
non era da copione la situazione: sul podio degli
143

oratori, il segretario dei metalmeccanici, Giorgio


Benvenuto; al tavolo della presidenza, il segretario
della Uil, Raffaele Vanni, repubblicano, diventato
unico il 27 ottobre dell'anno prima, dopo aver condiviso la poltrona nella difficile successione a Italo
Viglianesi, con il socialista Ruggero Ravenna e con
il socialdemocratico, Lino Ravecca. Al microfono,
come abbiamo raccontato nelle pagine precedenti,
l'uomo che era stato espulso in virt dell'accordo
tra le componenti repubblicana e socialdemocratica, anzi che si era messo fuori dall'organizzazione (come dicevano coloro che in realt
volevano metterlo alla porta ma con un linguaggio
apparentemente pi educato e rispettoso delle
regole statutarie); alla presidenza il leader che di

fatto lo aveva estromesso salvo poi accorgersi di


aver in realt allontanato dalla casa-madre un' intera struttura. Volendo una situazione un po' kafkiana. Resa ancora pi singolare dai contraddittori
sviluppi che caratterizzavano la vita del sindacato
di categoria e della confederazione: il primo si scioglieva per navigare a vele spiegate verso l'unit organica; la seconda era impegnata, peraltro
vittoriosamente, con il suo segretario, a rallentare
il processo unitario e a favorire l'unit di tutti,
cio la soluzione al ribasso della Federazione Cgil,
Cisl e Uil, quindi l'unit di nessuno come il tempo
si sarebbe incaricato di dimostrare travolgendo
una costruzione troppo fragile. Cos lontani eppur
cos vicini. L'applauso finale, corale e rumoroso,
fu una sorta di rito di liberazione. Vanni, per,
non si un al rito. Ma per sottolineare che gli scontri feroci dell'anno prima erano in via di superamento, diede la mano al leader dei
metalmeccanici: un gesto di bon ton. Pasquale
Paddeu, capo dei siderurgici tarantini, che presiedeva in quel momento l'assemblea, davanti a
144

quella mano allungata e alla platea che scandiva lo


slogan unit, unit facendo tremare le mura
della sala, pens bene di aggiungere una chiosa
personale ma ampiamente condivisa dai quattrocento delegati e rivolgendosi a Vanni lo invit a
prendere atto del volere dei lavoratori. In tribuna
stampa, Sergio Turone, uno dei pi acuti osservatori di cose sindacali, prendeva appunti e nella cronaca apparsa poi su il Giorno (titolo: I
metalmeccanici Uil cercano il rimedio per salvare
l'unit) sottolineava l'irritazione di Vanni (aveva
cos poco gradito la battuta di Paddeu, da aver immediatamente meditato lipotesi di abbandonare
il congresso) precipitato nel bel mezzo di un calderone ribollente di spirito unitario, cos poco in
linea con la famosa intervista da lui rilasciata poco
pi di tre mesi prima all'Europeo, anzi, in aperta
polemica con quella linea.
Il 9 giugno del 1972 in quella sala si celebrava il
secondo atto del congresso del 1969. La spinta unitaria che era emersa a Ca' Giustinian si era evoluta
producendo una vera e propria accelerazione sin-

tetizzata nello slogan del congresso che campeggiava alle spalle degli inquilini del tavolo della presidenza, quindi anche di Vanni che forse lo viveva
come una vera e propria coltellata alla schiena:
1969-1972 La Uilm per l'unit: dall'impegno alla
realizzazione. L'hotel Michelangelo un palaz-

zone enorme, oggettivamente non bellissimo accanto alla stazione centrale milanese, a poche decine di metri da quello che all'epoca era uno dei
grattacieli simboli della nuova Italia industriale,
dell'epopea del Boom economico, il Pirellone di
Gio Ponti. La grande sala delle conferenze, al

Benvenuto legge la relazione introduttiva al congresso di Milano

145

piano terra, era piena come un uovo e inondata


di fumo. Giornate storiche (il congresso si concluse il giorno dopo, il 10), atto finale di quel braccio di ferro tra Confederazione e sindacato di
categoria che aveva prodotto una espulsione di
massa e un singolare tentativo di scissione sollecitato dalla parte maggioritaria del vertice confederale (come abbiamo raccontato nel precedente
capitolo, le turbolenze scissioniste sarebbero continuate ma in maniera decisamente pi controllata
coinvolgendo la stessa struttura confederale). La
Uilm, per, aveva retto e quel che sarebbe accaduto in quel disadorno salone milanese era ampiamente noto gi da prima della relazione di
Benvenuto. Il segretario solo pochi giorni prima si
era premurato di distribuire ai suoi collaboratori
un' articolata scaletta del suo intervento divisa
in capitoli. D'altro canto, lo stesso rito lo aveva celebrato tre settimane prima la Fim di Pierre Carniti. E poi come in tutti i matrimoni che si
rispettano i promessi sposi avevano gi acquistato casa e nessun Don Abbondio o Don Rodrigo
146

avrebbe potuto fermarli. Nella vecchia sede romana della Uilm, quasi contemporaneamente alla
conclusione del congresso, avevano cominciato a
chiudere gli scatoloni e a spedirli nella nuova sede
unitaria, quella di Corso Trieste, scelta da Bruno
Trentin. Perch sul tavolo dei tre segretari era arrivata anche un'altra proposta immobiliare: un palazzo dalle parti dell'Ostiense. Il prezzo era anche
buono ma a Trentin la cosa non quadrava. Intuizione fondata visto che poi quel palazzo sarebbe finito al centro di una controversia legale. Il 1
agosto, due mesi dopo il congresso di Milano e
due mesi prima della nascita ufficiale della Flm, il
trasloco era gi terminato. Il dado, insomma, era
tratto e non c'era stato nemmeno bisogno di attraversare il Rubicone. E se da un lato i promessi
sposi metalmeccanici viaggiavano verso il lieto
fine, tra lanci di riso e di confetti, all'interno della
Uil le diverse anime (repubblicani e socialdemocratici da un lato, socialisti e metalmeccanici dall'altro) vivevano nella stessa armonia che
caratterizza le relazioni tra separati in casa. Tenuti

insieme faticosamente grazie a un Patto Associativo firmato nell'autunno dell'anno precedente parallelamente all'ascesa solitaria di Vanni alla
segreteria, ma divisi sulle scelte strategiche, cio
unit e soluzioni economiche e contrattuali. D'altro canto, meno di un mese prima del congresso
metalmeccanico, il fuoco della polemica era divampato nel comitato centrale della Confederazione. Scontro totale: sulla data del congresso
confederale che venendo rinviato faceva calare il
sipario sul processo unitario; ma anche sull'impostazione di politica economica. Con quarantuno
voti a favore e trentuno contrari, Vanni era riuscito
a far passare una soluzione che solo pochi mesi
prima Riccardo Lombardi con una lettera al segretario socialista, Giacomo Mancini, aveva denunciato come uno strumento per delegittimare il
lavoro di rinnovamento sindacale portato avanti
dai giovani (e anche dai meno giovani) dirigenti
che si aggregavano intorno a Benvenuto. Le paure
del vecchio leader trovavano conferma il 17 maggio
del 1972:
147

Il comitato centrale della Uil rileva come l'andamento del processo unitario abbia ulteriormente confermato la validit delle valutazioni espresse nella
precedente sessione del Comitato Centrale in ordine
alla constatata impossibilit di realizzare l'unit di
tutti i lavoratori secondo la logica, i tempi e le intenzioni operative scaturite dai convegni unitari di Firenze. Tale constatazione non diminuisce l'impegno
dell'intera organizzazione per il mantenimento dell'obiettivo e del patrimonio unitario tramite la formalizzazione del principio e del metodo dell'unit di
azione. Pertanto il congresso ordinario gi autonomamente convocato dalla Uil rinviato ai giorni 1-5
marzo 1973.
Insorgeva la minoranza. Prima attraverso le parole
del segretario confederale Camillo Benevento:
Lo spostamento del congresso confederale della Uil,
suggerito dalla relazione del segretario generale e formalmente proposto dal documento conclusivo, segna
il coronamento di un disegno strategico volto a mettere definitivamente in crisi prospettive e tempi dell'unit previsti e concordati dalla Uil, dalla Cisl e

dalla Cgil nel corso dei Consigli Generali di Firenze.


Rompere unilateralmente le intese, senza che siano
intervenute, nel movimento sindacale italiano, ragioni valide per questa iniziativa, significa snaturare
profondamente il ruolo della Uil sorta con autentica
vocazione unitaria sin dal 1950, e alterare le stesse
indicazioni dell'ultimo congresso nazionale di Chianciano... Noi consideriamo tuttora valida la risposta
che il movimento sindacale pu e
deve dare al
tentativo di involuzione reazionaria in
atto nel paese,
re a l i z z a n d o
l'unit.
E in effetti la situazione se non
era semplice all'interno della

Uil, all'esterno appariva ancora pi complicata.


Nello stesso giorno in cui Vanni faceva approvare
lo slittamento del congresso, a Milano, sotto casa,
veniva assassinato il commissario Luigi Calabresi.
E appena dieci giorni prima, il 7 maggio le elezioni
politiche anticipate avevano fatto segnare una clamorosa e preoccupante avanzata dei nostalgici
del Msi, un successo reso ancora pi preoccupate
dalle dichiarazioni rilasciate
dall'allora segretario di quel partito,
Giorgio
Almirante, a proposito della mobilitazione dei
giovani di destra
pronti a rispondere con la forza
alla mancata reazione dello Stato
nei confronti

Luigi Della Croce sostitu Amadei alla segreteria metalmeccanica

148

delle violenze dei coetanei della sinistra: una sorta


di chiamata alle armi, di evocazione di antiche
milizie volontarie decisamente poco in linea con
il rispetto dei principi democratici e lo spirito della
Costituzione nata dalla Resistenza. Il tutto, poi, aggravato da una situazione politica plumbea: un
presidente della Repubblica, Giovanni Leone,
eletto l'anno prima con i voti decisivi dei neo-fascisti; un governo tripartito (Dc, Psdi, Pli) presieduto da Giulio Andreotti che segnalava un
pericoloso scivolamento a destra dell'asse politico
italiano alle prese con la crisi irreversibile della vecchia e logorata formula di centro-sinistra e alla ricerca di equilibri nuovi, con una crisi economica
latente che sarebbe esplosa in tutta la sua gravit
l'anno successivo con lo choc petrolifero e la
guerra del Kippur. Una situazione complessa che
nel corso del congresso dei metalmeccanici venne,
ad esempio, sottolineata da Ruggero Ravenna:
L'impegno per l'unit non pu essere disgiunto dalla
consapevolezza che lo scontro di classe nel paese tende
ad inasprirsi sia sul piano politico che sul piano
149

aziendale. In questa contestualit non casuale l'arretramento del quadro politico ed i tentativi di soluzione moderata (il governo Andreotti sarebbe nato
una quarantina di giorni dopo l'appuntamento milanese, n.d.a.) della crisi aperta dalle forze politiche
contrarie all'azione riformatrice che coincidono con
la rottura del processo unitario, con i tentativi di spezzare l'azione contrattuale, con la volont di modificare i rapporti di potere creati dal sindacato nelle
fabbriche e nella societ... Le forze che agiscono all'interno della Uil, della Cisl e della Cgil, devono mettere alle corde gli avversari palesi e nascosti, dentro e
fuori del movimento.
Alla delicatezza del momento, faceva riferimento
nella sala milanese pure Bruno Trentin, sottolinenando il clima diverso rispetto al '69 che il sindacato avrebbe incontrato nella stagione negoziale in
via di apertura:
Le forze padronali sono pi che mai decise a colpire
l'unit dei lavoratori per disarmarli soprattutto ora
che ci si avvia a una battaglia sui rinnovi contrattuali.

In questo quadro si inserivano le polemiche sul


rinvio del congresso della Confederazione e alla
severa presa di posizione di Simoncini prima citata
si aggiungeva, contemporaneamente, quella durissima dei membri metalmeccanici del comitato centrale della Uil, Benvenuto, Enzo Mattina, Ivano
Degli Esposti, Antonio Guttadauro e Pasquale
Paddeu:
La proposta avanzata dal Segretario della Uil,
Vanni, di rinvio dei tempi dell'unit l'aspetto pi
evidente di una linea che ha come obiettivo la liquidazione dei contenuti politici che hanno caratterizzato l'iniziativa del movimento sindacale negli ultimi
anni.
L'atto d'accusa dei metalmeccanici non riguardava
soltanto il processo unitario, investiva anche la
linea politica scelta dalla Confederazione sul
fronte contrattuale. Perch nel corso del comitato
centrale era stato approvato anche un documento
sulla situazione economica. In particolare tre passi
del documento incontravano la fiera opposizione
dei metalmeccanici che sin dalla trattativa dell'Au-

tunno Caldo avevano affermato da un lato la loro


autonomia bloccando i tentativi delle centrali confederali di riappropriarsi del potere negoziale attraverso un accordo-quadro e dall'altro il carattere
strategico della contrattazione integrativa e l'intangibilit dei Consigli di Fabbrica, strumenti al servizio di una rappresentativit pi democratica,
sburocratizzata e capillare che la Confederazione
puntava, invece, a ingabbiare e depotenziare, cio
a sabotare. Diceva il documento approvato a maggioranza:
Il Comitato centrale della Uil riunito in Roma nei
giorni 16 e 17 maggio udita la relazione del segretario
generale Raffaele Vanni, l'approva e... ritiene, alla
vigilia di una importante stagione di rinnovi contrattuali che il collegamento delle varie piattaforme in
una strategia generale per il reale mutamento strutturale della nostra economia sia garanzia concreta
per non rendere effimere le conquiste dei lavoratori.
Per questo, nel rispetto dell'autonoma elaborazione
di ogni categoria indispensabile l'impegno confederale di coordinamento e di iniziativa.

150

E in un altro passaggio:
All'interno di questa logica di coerenza devono trovare giusta collocazione la contrattazione integrativa
e l'azione delle nuove strutture di fabbrica, delle quali
restano da definire configurazione e potere.
Un vero e proprio dito nell'occhio per Benvenuto
che soltanto cinque giorni prima, il 12 maggio,
aveva spedito alle strutture provinciali e ai membri
del comitato centrale della Uilm il promemoria
elaborato dalla segreteria nazionale della Uilm e
discusso dal comitato esecutivo sul problemi legati
ai contenuti ed alla strategia del contratto per il
1972, sottolineando contemporaneamente che
si tratta di materiale di documentazione, in
quanto come vi noto, nei prossimi giorni le Federazioni Nazionali provvederanno ad inviare ai
propri organismi periferici per il dibattito con i lavoratori, la proposta di piattaforma per il rinnovo
contrattuale. E il documento annunciato da Benvenuto effettivamente arriv in autunno, il 4 ottobre: ovviamente unitario e accompagnato dalle
firme dei segretari nazionali responsabili dell'uffi151

cio sindacale, Franco Bentivogli, Antonio Lettieri


e Vincenzo Mattina. Oggi, in una fase in cui il lavoro viene ridotto a una merce senza valore, merce
non come le altre ma di livello addirittura inferiore, quella piattaforma pu sollecitare nei lavoratori momenti di nostalgia perch esprime
l'immagine di un sindacato che pensava in grande
e praticava un gioco offensivo. In qualche maniera
si poneva il problema che oggi ripropone Papa
Francesco con queste parole:
Di fatto la tecnica ha una tendenza a far s che nulla
rimanga fuori dalla sua ferrea logica, e l'uomo che
ne il protagonista sa che, in ultima analisi, non si
tratta n di utilit n di benessere, ma di dominio;
dominio nel senso estremo della parola... L'economia
assume ogni sviluppo tecnologico in funzione del profitto, senza prestare attenzione a eventuali conseguenze negative per l'essere umano. La finanza
soffoca l'economia reale... La gente non sembra credere in un futuro felice, non confida ciecamente in
un domani migliore a partire dalle attuali condizioni
del mondo e dalle capacit tecniche. Prende coscienza

che il progresso della scienza e della tecnica non equivale al progresso dell'umanit e della storia, e intravede che sono altre le strade... Rinunciare ad investire
sulle persone per ottenere un maggior profitto immediato un pessimo affare per la societ137.
Quella piattaforma che era stata messa a punto
nella conferenza unitaria di Genova, pensava ancora che si potesse investire sulle persone e che l'investimento sulle persone fosse la scelta migliore.
Tanto vero che dedicava uno spazio decisamente
ampio al diritto allo studio e alla formazione: le
150 ore, i permessi per gli studenti-lavoratori che
dovevano sostenere degli esami con l'aggiunta di
due giorni per consentir loro un' adeguata preparazione; la qualit della vita tanto sotto forma di
limiti alla giornata lavorativa (non pi di cento ore
di straordinario mensili; orario settimanale pi
corto di due ore, 38 invece di 40 per gli operai
della siderurgia in quanto impegnati in una attivit
pi faticosa e usurante; registri dei dati ambientali
e libretti personali sanitari e di rischio, tutela del
posto di lavoro per malattia o infortunio sino alla
137

completa guarigione; inquadramento unico). Di


fronte al tentativo della Confederazione di ritornare a essere il centro della galassia contrattuale,
Benvenuto, Mattina, Degli Esposti, Guttadauro e
Paddeu rispondevano senza mezzi termini:
Il disegno ha una logica stringente e inequivocabile:
parte dalla pretesa di centralizzazione confederale
della contrattazione nazionale, passa attraverso il
tentativo di regolamentare i Consigli di Fabbrica e
di limitare la contrattazione aziendale, e si conclude
con l'asserzione gratuita dell'impossibilit di realizzare l'unit sindacale nei tempi concordati. Un disegno siffatto non consente alcun margine di intesa e
forse neanche di confronto, in quanto rappresenta
l'abdicazione totale per il movimento sindacale ad
ogni ruolo di reale cambiamento della fabbrica e
della societ. La nostra opposizione assoluta, perch
non accettiamo scelte limitative della dinamica contrattuale, delle strutture di fabbrica, della autonomia
della categoria.
Il nuovo contratto era in sostanza una prosecuzione di quello dell'Autunno Caldo nel senso che

Lettera Enciclica Laudato Si del Santo Padre Francesco sulla cura della casa comune

152

segnava un ulteriore salto di qualit nelle richieste, macchina come strumento al servizio della capaampliava l'orizzonte del sindacato con l'obiettivo cit professionale e produttiva dell'uomo in un
di inserire il lavoratore in un sistema socio-econo- rapporto pi sano non solo dal punto di vista ecomico pi accettabile e vivibile; le rivendicazioni sa- nomico, ma anche sociale, fisico, sanitario, cultulariali e l'egualitarismo che erano servite per rale, morale. Era la ricerca di questa modernit,
scuotere l'albero delle relazioni industriali fatte seppur compiuta in maniera caotica, a preoccusino a quel momento di accordi al ribasso, che ave- pare le controparti padronali che faticavano a comvano impedito ai lavoratori essere inseriti nel prendere e quindi a governare la protesta, il
boom economico da beneficiari rimanendo emar- conflitto. Non a caso erano gli anni in cui uno
ginati al rango di produttori di beni per il benefi- come Gianni Agnelli, cos diverso dai self made
cio altrui, dovevano
man protagonisti del
per forza di cose preMiracolo, puntava il
figurare uno sviluppo
dito contro i ritardi
rivendicativo capace
culturali della Condi risolvere in mafindustria, la sua inaniera pi complessiva
deguatezza
a
le questioni legate al
misurarsi con il
rapporto con la fabnuovo, l'incapacit a
brica e la societ.
rispondere in maL'uomo non pi visto
niera originale a docome prosecuzione
mande
che
della macchina, ma la
apparivano inedite
Politica delle riforme sotto attacco nel 1972
153

solo perch poste in Italia per la prima volta ma


gi molto diffuse in contesti pi avanzati. L'esplosione del sistema industriale scontava la sua
arretratezza
ideologica, la giovinezza di
una categoria imprenditoriale in cui abbondavano i protagonisti di
prima o, al massimo, seconda generazione, ma
quasi mancavano quelli
di terza. Erano i tempi,
peraltro, in cui nell'industria era impiegato il
numero massimo di lavoratori. Lo aveva sottolineato Paolo Sylos
Labini nel suo saggio
sulle classi sociali: nel
1971 venne raggiunto il
picco pi alto di salariati

impegnati nel manifatturiero, il 31 per cento; di l


in poi la curva cominci a flettere a vantaggio dei
servizi. In questo contesto i metalmeccanici si
sentivano fortissimi per
i numeri che esibivano:
cinque milioni di lavoratori,
novecentomila
iscritti alla nascente Flm,
una potenza negoziale
impressionante.
Il congresso che decret
lo scioglimento della
Uilm fu anche questo, la
certificazione di una realt ricca di vitalit, una
ricchezza in larga misura
ancora inespressa. Per
quel gruppo di giovani
che aveva conquistato il
potere tre anni prima a
Venezia e aveva trasfor-

Donne protagoniste nel movimento sindacale

154

mato la sostanza, la narrazione e il lessico dell'orattiva a ogni forma di ricatto da chiunque provenga.
ganizzazione, quella di Milano era una sorta di
Con questo congresso intendiamo impedire che la
prova di maturit. Anche per questo non erano
Uilm e la Uil diventino lo strumento operativo per
ammessi arretramenti. Lo disse con chiarezza Benrealizzare la rottura dell'unit e per avallare una povenuto nella sua relazione introduttiva:
litica sindacale di rinuncia e di subordinazione. SemL'aver mantenuto fermo il congresso, il chiedere il propre con questo congresso, nel riconfermare le scelte
nunciamento definitivo di scioglimento dell'organizgi operate unitariamente dai metalmeccanici, intenzazione per realizzare ad ottobre il congresso per
diamo dare un contributo reale affinch il discorso
l'unit della categodell'unit esca dalla paria, non costituisce
lude degli incontri di riun atto di sfida o la
stretti gruppi dirigenti e
manifestazione di
dei condizionamenti reuna volont di rotciproci tra questi vertici
tura con il resto del
e sia riportato nelle fabmovimento sindacale.
briche al giudizio, al
E', al contrario,
confronto e alle deciun'espressione di coesioni definitive dei lavorenza morale e poliratori138.
In realt in quel contica, un atto di lealt
gresso si udirono
verso l'intera classe
poche voci di disoperaia, una risposta
Referendum sul divorzio, choc benefico per il Paese
138

Alfonso Scotti: Uil: dissenso ma non rottura fra metalmeccanici e Unione, Corriere della Sera 10 giugno 1972

155

senso anche perch da un punto di vista numerico


la minoranza era ridotta quasi a pura testimonianza. Alla verifica delle votazioni, infatti, la linea
della segreteria, quella dell'unit sindacale, pass
con il 79 per cento dei consensi; sul fronte opposto la conta si ferm al 21 per cento. Diversissime
le logiche che ispiravano le due mozioni finali. Da
un lato quella degli unitari sottolineava che
le decisioni della maggioranza del Comitato Centrale
della Uil di spostare la data del congresso confederale,
rinviando conseguentemente la fase finale dell'unit
rappresentano un grave atto politico non essendo
state verificate con un generale dibattito all'interno
dell'organizzazione... Il congresso nazionale della
Uilm-Uil considera fondamentale... la realizzazione
dell'unit proprio perch certo che solo un sindacato
unico pu avere la forza di condurre vittoriosamente
uno scontro politico di tale ampiezza.
Dall'altro i perplessi sul discorso unitario manifestavano tutto il loro scetticismo riecheggiando le
parole d'ordine di Vanni:
Ogni atteggiamento autonomistico, ogni linea pole-

mica o di contrapposizione alle Confederazioni


avrebbe effetti disastrosi e irreparabili... E' un grave
errore contrapporre l'unit delle fabbriche ai contrasti
di vertice.
E ancora:
Consolidare l'unit di azione con strumenti e fatti
permanenti.
Infine l'affondo contro la scelta della maggioranza:
Sciogliere alcune Federazioni di categoria, mentre
aperto il dibattito tra le Confederazioni e le valutazioni sullo stato raggiunto dal processo unitario non
sono positive, significherebbe al contrario un deciso
passo indietro dell'unit di tutti.
L'unit di tutti era lo slogan di Vanni e veniva brandito proprio per negare la possibilit di una unit
organica capace di affrancarsi dai condizionamenti
politici e da temute egemonie. Il dibattito tra le
confederazioni, al di l delle valutazioni contenute
nella mozione della minoranza, in realt a una conclusione era approdato: l'obiettivo ambizioso che i
metalmeccanici stavano provando a raggiungere era
praticamente scomparso dall'orizzonte delle Con-

156

federazioni. Una quarantina di giorni dopo il congresso di Milano, infatti, sarebbe nata la Federazione Unitaria. Era considerato un ponte verso
lunit ma nessuno volle percorrerlo anche perch
la situazione complessiva peggior e le manovre
scissioniste che avevano inizialmente riguardato la
Uilm, si manifestarono con sviluppi e conseguenze
decisamente pi gravi nella Cisl anche perch gli
anti-unitari trovarono in quella confederazione un
leader forte (Vito Scalia) e la sponda di categorie
robuste da un punto di vista numerico, come
quella dei lavoratori della terra, decisamente attente e sensibili a quel tipo di lusinghe. La situazione, per giunta, si complic anche per
l'intervento, come abbiamo raccontato nelle pagine
precedenti, dei soliti amici americani. Abbiamo
fatto riferimento nel precedente capitolo a due lettere che illustrano le manovre che vennero sviluppate a sostegno della Uilmd. Ma la chiave di lettura
di quelle missive contenuta nella nota con la
quale Benvenuto le fece pervenire alle strutture
della sua organizzazione. Spiegava il segretario ge157

nerale:
Nella prima lettera, indirizzata dal sen. Franco Tedeschi all'ex segretario provinciale della Uilm di Varese, Aderato Vitali, si rivendica con chiarezza la
paternit del Psdi per quanto riguarda la Uilmd e le
relative posizioni... Nella seconda lettera indirizzata
da Vanni Montana all'ex segretario della Uilm di
Milano (Sergio Donelli, n.d.a.), sono contenute affermazioni gravi che confermano i legami dell'on.
Corti alla Uilmd e l'interesse che si tenta di suscitare
negli ambienti pi reazionari americani per avallare
in Italia operazioni di rottura del movimento sindacale. Significativo , a tale proposito, l'accenno a Lovestone, vice-segretario dell'Afl-Cio di cui sono noti i
legami con la Cia.
Al congresso la Uilm ci era arrivata dopo essersi
difesa dal fuoco amico, alimentato soprattutto
dalla componente socialdemocratica. Una offensiva durissima che aveva visto in prima linea anche
i segretari confederali Lino Ravecca, Vincenzo Berteletti e Gildo Muci che a fine dicembre avevano
deciso di inviare alle strutture periferiche un do-

cumento per invitarle a disapplicare le decisioni


adottate dalla nostra Federazione di categoria139,
cio dalla Uilm. Un vero e proprio colpo basso che
Benvenuto non manc di denunciare a Vanni. Al
centro della polemica, il Patto associativo che
avrebbe dovuto creare le condizioni organizzative
per un accettabile modus vivendi ma che nelle
mani dei socialdemocratici si trasformava nello
strumento per lanciare un duro attacco al vertice
metalmeccanico. Contestando a Benvenuto il
mancato rispetto dei
patti, i tre segretari confederali affermavano:
Chi era gi dichiaratamente fuori dalla Uil
non si fatto scrupolo
di agire in violazione
dei patti sin dall'indomani della loro stipulazione.
Abbiamo

denunciato queste violazioni nell'ultimo Comitato


Centrale, e ancora attendiamo e sollecitiamo che
venga presa una posizione adeguata nei confronti di
queste intollerabili provocazioni.
Poi, con la Befana, precisamente il 7 gennaio, arrivava anche la costituzione del nuovo sindacato
dei metalmeccanici. Nasceva (sostanzialmente gi
morta) a Milano la Uilmd alla presenza benedicente di Gildo Muci e sotto la guida di Sergio Donelli. Manovre di
disturbo che si alimentavano anche con le turbolenze
che
cominciavano ad attraversare la Cisl. L'assalto
finale venne lanciato da
Ravecca pochi giorni
dopo la fine del congresso della Uilm, con
un comunicato che sostanzialmente riecheg-

La battaglia per lo Statuto dei lavoratori

139

Lettera di Giorgio Benvenuto a Raffaele Vanni del 5 gennaio 1972

158

giava nei toni e nelle parole quelli emessi un anno


prima per dichiarare Benvenuto e i suoi fuori dall'organizzazione. Ma a quel punto erano parole
un po' fuori dal tempo perch Vanni non era pi
intenzionato a riaprire la battaglia con un fronte
che aveva dimostrato una compattezza granitica:
perseverando correva il rischio di perdersi per
strada il pezzo pi rilevante dell'organizzazione
anche perch, nel frattempo, la Uilmd si stava rivelando una finzione scenica per diversi motivi. Il
primo: socialdemocratici a parte, quel sindacato
scissionista non aveva scaldato i cuori di nessuno,
nemmeno quelli dei repubblicani che tra i metalmeccanici erano schierati su posizioni di sinistra e
di fronte a quella rottura molti di loro abbandonarono la componente (clamorosi i casi di Silvano
Veronese, Franco Veroni e Sante Trimboli). Amadei, che aveva assecondato loperazione, dopo il
mutato atteggiamento di Vanni, rientr tra i ranghi ma qualche mese dopo il congresso milanese
venne sostituito alla segreteria della categoria da
Luigi Della Croce, esponente di punta della sini-

stra repubblicana. Il secondo: due sentenze del tribunale di Roma e di Bologna che impedivano agli
scissionisti di usare la sigla Uilm seppur arricchita
con la D finale, convinse Vanni a chiudere una
parentesi totalmente priva di sbocchi; le vicende
giudiziarie aggiunsero ulteriore cautela al gi pi
prudente e diplomatico atteggiamento del segretario della Confederazione. Lattacco di Ravecca era
lultimo sussulto di una organizzazione che davanti
alle precedenti sollecitazioni a sciogliere la segreteria, aveva risposto con un incomprensibile diniego.
Dopo Milano la strada per era segnata e lentamente i socialdemocratici usciti dalla Uilm per
creare la struttura scissionista rientrarono allinterno dellorganizzazione confederale (ma non tra
i metalmeccanici). Che le cose sarebbero andate
in questa maniera lo si cap quando dalla platea
congressuale Vanni lanci da questo punto di vista
un messaggio inequivocabile: Accetto che la Uilm
faccia l'unit ma rimanendo affiliata alla Uil. E per
difendersi dalle accuse di lavorare contro l'unit,
rilasciava una intervista in cui provava a spiegare

159

le sue posizioni e soprattutto negava di essere stato


lui il guastatore, il dinamitardo che aveva fatto
saltare gli accordi con l'intervista all'Europeo:
Lasciamo da parte i termini abbastanza offensivi di
unitari o antiunitari... Gli accordi sono saltati perch
erano accordi che prescindevano dalla realt... L'unit
rimane il nostro fine ultimo ma non pu essere una
semplice aggregazione di forze non sempre in accordo
fra loro... Noi riteniamo contrariamente ai metalmeccanici che sia meglio arrivare al traguardo tutti insieme, piuttosto che frazionati. Non vogliamo l'unit
a pezzi e a bocconi140.
Il pi cauto atteggiamento di Vanni, per, non imped a Ravecca di usare parole di fuoco evocando i
fulmini di una espulsione non pi all'ordine del
giorno:
Oggi che il gruppo dirigente della Uilm ha realizzato
il disegno della scissione, la segreteria della Uil vincolata al rispetto delle norme statutarie, ha il dovere di
esprimere la pi netta condanna nei confronti di co-

loro che hanno voluto sottrarsi al giudizio confederale... Non resta che prendere atto della manifesta volont della Uilm di porsi fuori dall'organizzazione per
evitare un dibattito dal quale la strategia che la ispira
sarebbe uscita battuta.
Dall'altra parte, Benvenuto prendeva atto con soddisfazione del cambio di atteggiamento del segretario e chiosava:
Finalmente ci si resi conto che i problemi che ci vedono divisi si risolvono con il dialogo e non con la repressione o le sconfessioni... Non vogliamo rotture ma
realizzare con esse (le Confederazioni, n.d.a.) comuni
impegni sui contratti... e sulla politica economica. Perci non faremo gesti clamorosi... La sede unitaria che
noi metalmeccanici ci apprestiamo a occupare costituisce un gesto di responsabilit. Porteremo quindi
avanti il processo di unit ma senza tracotanza141.
In ogni caso, all'interno della Uilm, non tutti i socialdemocratici accettavano di seguire la linea antiunitaria. E lo spieg con chiarezza il delegato

Enzo Passanisi: Intervista al segretario della Uil-Vanni respinge laccusa di essere contro lunit sindacale, Corriere della Sera
10 giugno 1972
141
Dopo il congresso Uilm-Intervista con Benvenuto: Ed ora costruiamo lunit dei metalmeccanici ma senza tracotanza, Sindacato
140

160

napoletano, operaio all'Italsider di Bagnoli, Vallesi: Io sono un socialdemocratico convinto ma


non per questo anti-unitario. Ridimensionati gli
obiettivi unitari sul fronte confederale, quello milanese fu il congresso in cui con maggiore chiarezza
emersero le diversit ideologiche, diversit che attraversavano orizzontalmente il panorama sindacale. Soprattutto emerse la grande determinazione
metalmeccanica nel perseguire un disegno ritenuto indispensabile per un reale e completo rinnovamento
sindacale.
Spiegava
Pierre Carniti:
Se
l'unit fallisce, la colpa
non sar di
Vanni o di
Ravecca, ma
nostra. E

Bruno Trentin gli dava man forte:


La rinuncia all'unit organica il primo obiettivo
che il padronato tenta di conseguire alla vigilia delle
scadenze contrattuali. Se la proposta dei metalmeccanici di favorire in un quadro concordato tutte le
forme di unificazione possibili, non mette in alcun
modo in questione la direzione politica e organizzativa delle Confederazioni, l'opposizione che questa
proposta incontra lascia supporre che il vero nemico
di certe componenti sindacali il processo di democrazia e di
rinnovamento fondato
sui
consigli di
fabbrica e
che ha ispirato le grandi
esperienze rivendicative
degli ultimi

Il tavolo della presidenza durante lintervento di Vanni

161

anni... A decidere sulla maturit o meno del processo


unitario in questa o in quella struttura non possono
essere gli organi dirigenti di questa o quella organizzazione ma la grande massa dei lavoratori interessati142.
Il congresso termin il 10 giugno ma probabilmente l'epilogo di tutto quel dibattito, di tutto
quel che avvenne in quella sala e in altre sale, va
collocato pi in l, molto pi in l: nella notte fra
il 2 e il 3 aprile 1973 quando davanti al ministro
del lavoro, il democristiano Dionigi Coppo, ex segretario generale aggiunto della Cisl, Benvenuto,
Carniti e Trentin firmarono con la Federmeccanica (si trattava dell'esordio dell'organizzazione di
categoria confindustriale) il nuovo contratto. Fu
una trattativa lunga (sei mesi), complessa, dura,
sbloccata in qualche maniera anche dalla decisione adottata dagli operai della Fiat la mattina del
29 marzo, di occupare lo stabilimento di Mirafiori.
La delegazione degli imprenditori privati (l'Intersind aveva gi firmato) alla fine cedette. Fu un con142

tratto dai significati particolari perch sottoline


il tentativo dei sindacati metalmeccanici di uscire
dalla fabbrica per invadere la societ, di accollarsi
davanti alle carenze, alle lentezze, alle assenze e alle
amnesie dello stato una funzione di supplenza.
Scandalizzati, i benpensanti di centro e di destra
immediatamente parlarono di pansindacalismo
senza quasi mai fare i conti con quella che era la
situazione italiana di quegli anni, con l'immobilismo e l'arretratezza di un paese che non si era preoccupato di compiere investimenti di tipo sociale,
che aveva continuato a ragionare di scuola come
di un privilegio garantito ad alcuni e negato ad
altri, conseguenza di una visione discriminatoria
della vita culturale e dell'azione formativa pi da
fine Ottocento che da seconda met inoltrata del
Novecento. Quando i sindacalisti avanzarono la richiesta delle 150 ore, gli imprenditori strabuzzarono gli occhi: appariva singolare che i sindacati
chiedessero spazi non solo per l'aggiornamento tecnico del lavoratore, ma addirittura per il suo ar-

Bruno Ugolini: Concluso il congresso di Milano-Uilm: deciso lo scioglimento per fare lunit organica, lUnit 11 giugno 1972

162

ricchimento e la sua promozione culturale. Secondo il racconto divertito di Sergio Turone, uno
di loro, membro della delegazione, fece una domanda: E se un mio operaio un musicofilo, le 150
ore devo garantirle anche a lui? E la risposta di parte
sindacale fu esattamente quella che l'industriale
non si immaginava, cio s. Circolava ancora, in
quel ceto imprenditoriale uno spirito antico, da
padroni delle ferriere, non era ancora scomparso
il sciur padrun da li beli braghi bianchi. Erano per,
scomparsi gli operai intesi come bestie da soma,
supinamente e stupidamente al servizio della macchina e del taylorismo; l'alienazione non aveva
semplicemente a che fare con le braccia perch cominciava a partire dalla mente, non era pi un
problema fisico ma stava diventando un malessere
dell'anima. Ingoiarono a mala pena l'inquadramento unico (lo avrebbero volentieri evitato o depotenziato sistemando nelle categorie pi alte solo
gli impiegati) che alla fine pass articolato in otto
categorie, in quattro delle quali si incrociavano colletti bianchi e tute bl. Passarono pure le trentotto
163

ore settimanali per gli operai siderurgici ma Felice


Mortillaro che incautamente venne delegato dai
sindacalisti a redigere l'articolo dedicato al tema,
diede fondo a tutto il suo barocchismo linguistico
rendendo di fatto inapplicabile la norma: tre anni
dopo, Bentivogli, Benvenuto e Trentin gliel'avrebbero fatta pagare chiudendolo in una stanza e raggiungendo l'accordo sul nuovo contratto
telefonando direttamente a Umberto Agnelli.
L'aumento salariale fu di sedicimila lire: la Flm ne
aveva chiesti diciotto ma prefer non spingere l'acceleratore sul versante economico per evitare avvitamenti inflazionistici in una fase di notevole
svalutazione della lira. Nelle trattative aziendali, in
molti casi venne raggiunto l'accordo per il versamento di un contributo sociale che veniva recuperato dal monte-salari: con quei soldi si creavano
nell'area della fabbrica quei servizi che lo stato si
guardava bene dal garantire.
Fu un contratto sotto molti aspetti ancora pi innovativo di quello dell'Autunno Caldo e che sottoline con un episodio significativo la forza non

semplicemente negoziale ma politico-sociale dei


metalmeccanici e della Flm. Nella delegazione che
firm l'accordo erano presenti tre grandi giuslavoristi: Gino Giugni, Federico Mancini e Tiziano
Treu. Fu un'idea di Carniti. Trentin era inizialmente perplesso: temeva che i professori spesso
interpellati anche dagli imprenditori, potessero
perdere quel ruolo di terziet che veniva loro tacitamente riconosciuto. Ma Carniti non moll.
Parl della cosa a Mancini che, a sua volta, telefon a Trentin per fargli sapere che avrebbe accettato volentieri l'invito a far parte della delegazione.
Anni di attese, di speranze, di illusioni e
delusioni. In quel 1972, in quel congresso, in quel
che avvenne prima e dopo, si possono ritrovare
tutte le ragioni della nobilt del sindacato e, contemporaneamente, anche molte delle ragioni della
sua miseria; le cause dei suoi successi e le cause dei
suoi insuccessi e, in qualche misura, del suo declino. L'Autunno Caldo fu il momento pi alto
della combattivit sindacale, non una combattivit
cieca ma finalizzata al raggiungimento di concreti
164

obiettivi attraverso una pratica che, al di l della


visione onirica di alcuni esponenti della sinistra
orfani inconsolabili di una rivoluzione che non
hanno mai prodotto anche perch mai hanno provato a organizzarla avendola immaginata solo nel
chiuso e al caldo dei salotti, era schiettamente,
chiaramente riformista. Quel contratto venne preceduto dalla strage di Piazza Fontana e seguito
dalla morte rimasta comunque oscura di Giuseppe
Pinelli, volato gi da una finestra della Questura
milanese. In quell'Italia di trame, in cui ai primi
venti di riforme, immediatamente si avvertiva il
tintinnar di sciabole (parole di Pietro Nenni), in
quel paese avvelenato da servizi deviati e da cosiddetti servitori dello Stato felloni e infedeli, l'Autunno Caldo era stato vissuto dalle classi dirigenti
e dominanti, da molti degli uomini al potere come
una minaccia non come la spinta a una benefica
modernizzazione. Lo ha sottolineato nella sua
Storia Sergio Turone ricordando quegli avvenimenti e la casuale coincidenza con la firma del
contratto dei metalmeccanici del '69:

Si era gi messo in moto il meccanismo repressivo che


avrebbe contrastato l'ulteriore crescita politica del sindacato, iniettandogli germi di crisi, in cui avrebbero
trovato crescente ostacolo non poche delle aspirazioni
sorte sul finire degli anni Sessanta intorno alla vitalit riformatrice del movimento143.
E ancora:
L'intervento brutale della reazione ha avuto efficacia
evidentemente anche perch la realt sociale del
paese era ancora per molti aspetti immatura rispetto
alla volont di rinnovamento coagulatasi nel 1969
attorno al sindacato144.
A conclusione di questo saggio che diventato un
libro per successive approssimazioni (e anche dilatazioni), penso che sia giusto dare a Cesare quel
che di Cesare. Le ragioni della nobilt del sindacato erano in quella capacit di rinnovamento che
veniva intercettata e organizzata dai dirigenti metalmeccanici. Ma quella capacit si scontrava con
un paese nel migliore dei casi immobile, nel peg143
144

giore arretrato. E anche con pezzi di sindacato per


molti aspetti o troppo vecchio o troppo immaturo
o troppo preoccupato di continuare a sfruttare le
comode rendite di posizione costruite negli anni
tranquilli in cui i manovratori si disturbavano
con cautela e scarsissimo movimentismo. La polemica sull'unit, gli scontri, i tentativi di rispondere
agli innovatori con l'arma preistorica delle espulsioni o, peggio ancora, delle scissioni pilotate da
vecchi arnesi dei primordi della Guerra Fredda,
sul modello fine anni Quaranta, inizi Cinquanta,
spiegano come anche all'interno delle Confederazioni le novit venissero colte con fastidio, se non
proprio con paura. E il fastidio nasceva dalla difficolt a comprendere le ragioni di certe rivendicazioni. Molti dirigenti sindacali di quegli anni non
erano granch diversi dall'imprenditore che chiedeva alla controparte se le 150 ore dovevano valere
anche per l'operaio che voleva studiare musica
come se Verdi non facesse parte dell'universo cul-

Sergio Turone: Storia del sindacato in Italia 1943-1980, Laterza pag. 403
Sergio Turone: Ibidem pag. 404

165

turale o il suo ascolto fosse privilegio di anime


belle dalle mani pulite, senza tracce di sudore e di
grasso. Il burocratismo caratterizzava ancora ampiamente i vertici confederali pi sensibili ai richiami dei partiti di riferimento o dei leader
politici di riferimento che alle necessit reali, concrete dei propri iscritti e, in generale, dell'intero
popolo (seppur diversificato per attivit, impegno,
salario, ecc.) del lavoro dipendente. La Flm si muoveva in un territorio sconosciuto, al di l dei padroni e dei padrini, cercava un ancoraggio nella
societ, puntava non a portare il mondo nella fabbrica ma a diluire la fabbrica nel mondo anche se
poi l'operazione non sempre riuscita come ebbe
modo di affermare Enzo Mattina:
Sarebbe interessante analizzare per quale motivo non
siamo riusciti a rendere il cittadino lavoratore ugualmente partecipe delle strutture lavorative e di quelle
urbane145.
E se le sponde sindacali erano incerte, i riferimenti
a livello politico erano dannosi. I partiti erano
ormai strutture anchilosate, la stessa riproposi145

Sergio Turone, ivi

166

zione di un governo centrista da anni Cinquanta


come il famoso Andreotti-Malagodi era il sintomo
pi chiaro di una insuperabile arretratezza, culturale prima ancora che politica: il paese si muoveva,
correva, a volte sbandava ma chi lo governava mancava degli strumenti di analisi per afferrare pienamente il senso e la direzione dei mutamenti in
atto. Mancava soprattutto in gran parte di quella
classe dirigente e di governo il coraggio, lo spirito
di avventura, la voglia di sfidare l'ignoto, all'imponderabilit del nuovo veniva preferita la rassicurante
furbizia politicante (e da questo punto di vista non
che la situazione sia molto cambiata). Lo choc
del referendum sul divorzio (sottolineato nei suoi
aspetti positivi per la vita collettiva da un politico
di razza come Nenni) arriv troppo tardi: quattro,
cinque anni prima forse sarebbe stato diverso non
solo il destino delle coppie-scoppiate ma anche
quello della societ nel suo complesso e, in particolare, di quegli spezzoni di societ pi vitali come
la Flm e i suoi novecentomila iscritti metalmeccanici.

Ecco perch mi son tenuto per ultima una piccola storia. La sigla Flm non nacque per caso. A
chi venne in mente? Forse a Trentin? Pi probabilmente a qualche dirigente
che all'interno del sindacato
si occupava di questioni internazionali. Perch il senso
pi segreto di quella sigla
dato da una assonanza.
Quelli erano gli anni in cui
crollavano gli ultimi residui
di colonialismo, di l a poco
anche in Portogallo la democrazia avrebbe dato lo sfratto
alla dittatura attraverso
quella che passata alla storia
con la floreale definizione di
rivoluzione dei garofani;
proliferavano i Fronti di Liberazione Nazionale, cio Fln.
La F funzionava bene
anche a livello sindacale per-

ch era la sigla del sostantivo Federazione, riferimento linguistico che evitava l'allargamento del
solco gi ampio che divideva le Confederazioni dai
metalmeccanici: in fondo di
Federazione delle Confederazioni avevano parlato proprio loro. Ma era il resto,
l'assonanza tra Flm e Fln che
segnalava un profondo desiderio di libert che trovava
per giunta espressione nella
nuova forma di rappresentanza di base, cio i Consigli
di fabbrica: tutti eleggibili
perch la scheda era completamente bianca e tutti revocabili
con
un
voto
dell'assemblea. Ho raccontato una storia: la storia della
Uilm, della sua evoluzione,
della nascita della Flm, dell'unit organica, delle resi-

Dal passato un messaggio per il presente

167

stenze e delle tentate scissioni; in sostanza, la storia


di una idea di sindacato condannata a morte per-

Giorgio Benvenuto e Raffaele Vanni a Venezia

168

ch nata troppo presto; avrebbe avuto bisogno di


una incubatrice per irrobustirsi, ma la societ politica italiana non poteva ancora esserlo attardata
com'era nella contemplazione di un mondo immobile all'interno di un contesto drammaticamente
autoreferenziale (e non che le cose siano molto
mutate, forse l'unica novit tangibile data da internet e da twitter e dal conseguente uso massiccio
di una comunicazione che scambia il contenitore,
cio il mezzo, con il contenuto, cio l'essenza profonda del messaggio, la visione di futuro con uno
spot televisivo). Ecco perch, a questo punto, la domanda come diceva un noto conduttore televisivo,
sorge spontanea: in che misura ancora oggi stiamo
pagando il conto di quell'occasione perduta, di
quel nuovo non voluto, non cercato, solo profondamente temuto? E, sia chiaro, non parliamo pi
solo di sindacati o di metalmeccanici. Chiss se
come canta Bob Dylan la risposta ce la porter il
vento. Perch se cos, allora c' da sperare che
soffi forte, ma veramente tanto, tanto forte.

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fuori dall'organizzazione 28-29 luglio 1971

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fuori dalla Uil 15 giugno 1972

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1961

Stretta di mano fra Bruno Storti e Luciano Lama (accanto al segretario Cgil, il giornalista Saverio Cicala)

176

II parte

Interviste, Ricordi

C O M E E R AVA M O : E N Z O M AT T I N A

Noi giovani al comando

' una pagina bianca del saggio che vorrei


aiutarti a scrivere e che serve a comprendere per quali strade si arriv la svolta della Uilm
nel congresso di Venezia del 1969. Vincenzo Mattina si accomoda dietro la sua scrivania, accende
una sigaretta e comincia a parlare dando fondo a
quella verve narrativa che tipica dei napoletani.
Dalla finestra del suo ufficio si intravede il Tevere,
il suo scorrere tranquillo tra le vene di una citt
caotica, imperfetto in quel colore che del biondo
cos spesso e tradizionalmente evocato ormai non
ha proprio nulla. Non aveva ancora compiuto ventinove anni quando si present da leader dei metalmeccanici di Napoli nei saloni barocchi che
ospitarono il congresso del nuovo corso, quello
che fece conoscere all'organizzazione i piaceri del
179

movimentismo coniugato all'abbandono di un


rassicurante tran tran fatto di moderatismo. Racconta divertito come ci era arrivato alla guida di
quel manipolo di metalmeccanici. A Napoli il privato non mai particolarmente impermeabile. Si
sa tutto di tutti e un vicino aveva saputo che mi
sarei volentieri dedicato a una attivit lavorativa
per irrobustire il mio magro portafoglio di studente in giurisprudenza. Lavorava all'intendenza
di finanza e mi propose un bell'impiego precario,
precarissimo. La guerra era lontana ma non lontanissima e molti militari ritornata la pace erano
stati assunti in quei posti. Ma normalmente si trattava di persone che avevano una preparazione scolastica approssimativa, nel migliore dei casi la terza
media. Gli archivi abbondavano di impiegati ma

mancavano quelli in grado di sbrigare le pratiche.


Dall'intendenza di finanza dipendeva anche un
gruppo di metalmeccanici, gli addetti al silurificio
di Baia. Compagni straordinari che mi chiedevano
di scrivere i comunicati e le lettere. E cos, un comunicato dopo l'altro, mi ritrovai segretario. Ma
mi ci ritrovai soprattutto perch nel frattempo
nella segreteria nazionale era arrivato Giorgio: lui
ha cambiato la Uilm e la vita mia e di molti giovani sindacalisti come me. Ecco la pagina bianca
che Mattina vuole scrivere: quell'arco di tempo che
intercorre tra i fatti di Piazza Statuto, lo choc, e il
congresso di Venezia; nel mezzo, l'approdo in federazione di un giovane funzionario spedito a dirigere, in qualit di segretario nazionale,
l'organizzazione; la paziente costruzione di una
rete di nuovi dirigenti: A volte penso che in realt internet l'abbia creata Benvenuto. E pensare
che non solo non esistevano i computer, ma persino i telefoni erano bloccati con un lucchetto.
Giorgio ci teneva insieme, in rete, potremmo dire
oggi, saltando da una parte all'altra dell'Italia,
180

come la pallina di un flipper.


La svolta di Venezia non fu un fulmine a ciel sereno: la nuova Uilm era stata costruita negli anni
precedenti. Come?
Qualche tempo dopo i fatti di piazza Statuto, Benvenuto divenne segretario organizzativo della federazione metalmeccanica. Ricordo che si divideva
tra la Confederazione e la Uil: un ufficio in via Piemonte e un altro in via Lucullo. Lui cap subito
che la Uilm aveva un problema: se voleva continuare a esistere doveva rinnovarsi profondamente.
Il segretario generale era Bruno Corti, sicuramente
non uno stupido. Per, lo lasci fare, forse sottovalutandolo. E Giorgio, in effetti, fece: approfittando della disattenzione di Corti e dando libero
sfogo a un carattere incancellabile del suo dna, l'attivismo. Cominci a girare per l'Italia, a reclutare
giovani dirigenti, persone, cio, che erano in sintonia con i linguaggi nuovi che attraversavano
l'aria.

Reclut anche te che, peraltro, avevi pure un


posto fisso. Decidesti di abbandonarlo, scelta
piuttosto avventurosa in un'Italia che dell'occupazione sicura, semmai sotto l'ombrello dello
Stato, aveva fatto un traguardo esistenziale. Come
andarono le cose?
La mia vita di precario sembr cambiare nel
1963. Venne
varata una
legge
che
prevedeva
quella che
oggi definiremmo stabilizzazione.
Mi ero laureato, feci il
mio bravo
concorso e
mi ritrovai
dipendente
dell'Inten-

denza di Finanza. Poi arriv Giorgio che cominci


a farmi riflettere. Mi disse: ma sei proprio sicuro
che vuoi trascorrere la tua vita in mezzo alle carte?
Tu puoi fare dell'altro, mi disse. Capii immediatamente che aveva ragione e feci la scelta pi bella
della mia vita: mi dimisi e tornai precario. Almeno
sino al 1971, quando la Uilm rese stabile il mio
rapporto.
Sai, a quei
tempi se la
passavano
un po' meglio, almeno
dal punto di
vista della sicurezza, chi
era un dipendente
dell'organizzazione. Chi
non lo era
poteva ritro-

Enzo Mattina in piedi; alla presidenza Bruno Trentin, Pierre Carniti e Giorgio Benvenuto

181

varsi senza quel sostegno economico, peraltro decisamente contenuto, dal giorno alla notte. E in
effetti, a un certo punto, Bruno Corti, che si era
reso conto evidentemente dell'aria che tirava, mi
sospese il rimborso. Giorgio, per, continu a garantirmelo: sinceramente, ancora oggi, a tanti anni
di distanza, non so come ci riusc. Ma il rapporto
tra i giovani di quel gruppo si cement anche cos:
noi sapevamo che Giorgio ci copriva. Pensa che mi
arriv anche una proposta di lavoro dalla Olivetti.
Avrei dovuto, per, trasferirmi a Ivrea. Ma c'era
anche la possibilit di tornare rapidamente a Napoli. Olivetti aveva una fabbrica a Pozzuoli...
L'aveva inaugurata a met degli anni Cinquanta
Adriano Olivetti con un discorso dai toni fortemente meridionalistici...
L'Olivetti di quegli anni ti apriva un mondo, ti
metteva in contatto con le pi moderne elaborazioni della sociologia industriale. Nella fabbrica di
Pozzuoli c'era una biblioteca straordinaria, c'erano
tutti i libri delle edizioni di Comunit, la casa edi182

trice che Olivetti aveva fondato subito dopo la fine


della guerra. Eppure, nonostante l'affascinante
prospettiva professionale, convinto da Giorgio, decisi di regalarmi ancora qualche anno di precariet.
Gli anziani come vi guardavano?
Certo non con sospetto. Mi piaceva scrivere, avrei
voluto studiare all'universit lettere e filosofia ma
all'epoca difficilmente, soprattutto al Sud, si trasgrediva ai genitori e mio padre mi pose una semplice alternativa: medicina o giurisprudenza. Mi
dedicai alla legge con contenuta passione. Molto
di pi mi divertiva l'impegno con un giornaletto,
Democrazia socialista. Mi piaceva il rumore delle
linotype, l'odore dell'inchiostro impastato nel
piombo, gli umori pesanti della tipografia. I vecchi
militanti della Uilm venivano quasi tutti dalla
Cgil. Ne erano usciti perch non sopportavano la
forte pressione ideologica del Pci; molti avevano
compiuto la scelta dopo i fatti di Ungheria. Vivevano, per, quella condizione con un senso di

colpa. Noi giovani in qualche maniera con la nostra sfrontatezza e la mancanza di vincoli con quel
passato, li liberavamo dal peccato originale. Ricordo ancora che con la copertura di Giorgio
aprimmo la sede della Uilm a Bagnoli. I vecchi militanti sprizzavano orgoglio da tutti i pori perch
l c'era solo un'altra sede sindacale: quella della
Fiom. Erano operai con una forte identit dal
punto di vista lavorativo, orgogliosi del loro ruolo,
dignitosi seppur in condizioni economiche spesso
difficili. Mi viene in mente un operaio dell'Alfa
Romeo. L si costruivano motori per gli aerei. Questo operaio era sempre in bolletta essendo a capo
di una famiglia numerosa, una decina di figli,
molti dei quali sono diventati miei amici e nella
vita grazie a quel padre si sono regalati spazi professionali di tutto rispetto. Ogni volta che tenevo
una assemblea in quella fabbrica, chiedeva di tenere le redini della presidenza. Invariabilmente
apriva il dibattito annunciando: Ora diamo la parola al segretario della Fiom. Mi raccomando, compagni, non fischiate. Era il segnale perch appena
183

il segretario della Fiom apriva bocca, il tetto del capannone veniva gi per i fischi. Eppure, un fischio
dopo l'altro, in quella fabbrica la Uilm conquist
la maggioranza.
La rivoluzione generazionale quali effetti immediati produsse?
A Napoli passammo da qualche centinaio di
iscritti ad alcune migliaia.
Quando arrivaste a Venezia, era tutto gi deciso.
S. Per c' una cosa da dire. Quelli erano tempi
in cui vi era grande rispetto nei rapporti e la vecchia guardia aveva solidi princpi etici. Corti non
alz le barricate. Evidentemente non assecond il
disegno di Benvenuto ma, sembrer strano, non
ne imped nemmeno la realizzazione.
Perch?
Ebbi l'impressione che anche lui, anche Viglianesi
capivano che il mondo stava mutando, che non
potevano guidare il cambiamento perch erano uo-

mini di un altro tempo ma non potevano impedirlo perch sarebbe stato anti-storico. La Uilm
cambi veramente pelle. In occasione del rinnovo
del contratto del 1966, Corti era contrario ai comizi unitari, Giorgio, invece, li sollecitava. La battaglia per la riforma pensionistica, ad esempio. Un
giorno mi chiama Giorgio e mi dice: dovresti farmi
una cortesia, tenere un comizio a Trieste. Nulla di
pi incongruo, all'apparenza: avevo meno di trent'anni e le questioni pensionistiche erano lontane
dal mio universo
quotidiano, per
giunta ero pure
precario. E poi: un
napoletano che
andava a parlare ai
lavoratori
del
nord, apparentemente una distanza incolmabile
dal punto di vista
delle sensibilit,

dei linguaggi. Invece, and benissimo: Giorgio,


che stato sempre un gran collezionista di documenti e giornali, mi mand un po' di materiale e
io diedi fondo al mio bagaglio oratorio. Era una
rivoluzione copernicana per l'organizzazione perch quella scelta aveva toccato anche me nel senso
che aveva riguardato tanti altri come me. Il mio
primo comizio l'ho fatto insieme a Piero Boni della
Cgil e a Nino Pagani della Cisl: era il '66, cio nel
pieno della vertenza per il rinnovo.

Berlinguer a Mirafiori, il 26 settembre 1980

184

Hai detto prima


che Corti non
osteggi Giorgio,
lo lasci fare. Una
scelta che per lui
si rivel suicida.
Eppure Corti politicamente era
piuttosto abile.
Come mai le sue
antenne si rivela-

rono cos poco sensibili?


A mio parere Corti sottovalut Giorgio. Soprattutto sottovalut il suo dinamismo: faceva su e gi
per la penisola, mentre per lui era gi molto lungo
un viaggio alla volta di Brescia. Pensava che primo
o poi Giorgio si sarebbe sgonfiato, afflosciato
come quei palloncini che lentamente perdono
l'aria che stata soffiata all'interno dal venditore.
E lo choc di piazza Statuto che ruolo ebbe?
Con sincerit devo dire che al sindacato io sono
arrivato dopo quei fatti quindi non li ho vissuti direttamente. Ma ho sempre pensato che quella sia
stata una vicenda molto torinese, con qualche ripercussione sulla situazione milanese.
Tra voi giovani turchi c'erano contatti stabili,
strutturati?
I contatti tra me, Veronese, Pugliese e gli altri li
cre Giorgio, lui costru la rete e ci mise nelle condizioni di stare in rete. Produceva una quantit incredibile di circolari: molte erano indirizzate a tutti
185

i dirigenti, altre, per, arrivavano solo ad alcuni di


noi. Aveva una resistenza alla guida veramente
fuori dal comune, praticamente viveva in auto. In
pochi oggi che la comunicazione semplice e multiforme, che i trasporti sono, nonostante i molti
guai di questo paese, comunque rapidi, possono
capire cosa fu Giorgio per la Uil.
Cosa fu?
Uno choc. In pochi nella vecchia guardia pensavano che si potessero ottenere i risultati che riuscimmo a ottenere ma in tanti erano anche
convinti che la macchina non poteva andare pi
avanti con i ritmi e i metodi precedenti. Se avessero voluto, Viglianesi e Corti avrebbero potuto
tranquillamente frenare la valanga perch Giorgio
era debolissimo. Ma non lo fecero. Faccio un
esempio: a Taranto il segretario era Paddeu ma
quando cominci ad emergere la figura di Pugliese
non fece quasi nulla per oscurarla. Aldo era venuto a Taranto con la sua famiglia dall'Istria, aveva
fatto le scuole tecniche e nella grande fabbrica, nel-

l'Italsider, c'erano tanti giovani come lui: parlava


il loro stesso linguaggio e Paddeu cap che quella
era una chiave per entrare nello stabilimento, che
Pugliese avrebbe creato spazi anche a lui. E poi, ripeto, i principi etici erano solidi, le regole si rispettavano; di espulsioni ancora non si parlava e se ne
parler solo pi tardi quando lo scontro sull'unit
si politicizz. L'Autunno Caldo, il '69 fu una esperienza straordinaria e noi della Uilm ci siamo stati
dentro dall'inizio come protagonisti, sin dall'elaborazione della piattaforma. Sembra preistoria ma
era un mondo nuovo quello che veniva definito
con gli aumenti uguali per tutti, l'inquadramento
unico, l'estensione delle tutele per le malattie visto
che sino a quel momento agli impiegati erano riconosciuti cinque giorni e agli operai nemmeno
un minuto. E i diritti sindacali: se entravi in fabbrica da sindacalista rischiavi di essere denunciato
e noi ci entravamo perch da Roma Giorgio ci sosteneva. La diversit era culturale. Corti interpretava l'unit di azione sui rinnovi contrattuali come
un momento tattico oltre il quale ognuno doveva
186

rinchiudersi nel recinto della propria sigla; Giorgio


voleva l'unit di azione come una fase di passaggio
per arrivare all'unit organica.
Ideologicamente come eravate? Anzi, cosa eravate?
Sinceramente: eravamo un po' confusi. Molti di
noi (io stesso) fino a un certo momento hanno militato nel Psdi. Poi, quando all'orizzonte si manifestata l'ipotesi della riunificazione socialista,
abbiamo spinto su quel versante. Infine, dopo la
nuova rottura, siamo rimasti nel Psi.
Perch?
Eravamo convinti che l'azione sindacale fosse cosa
diversa dall'azione politica e da questo punto di
vista la linea riformista, quella delle origini, meglio
interpretava questa nostra convinzione. Per carit,
anche il Psi su questo terreno ha ondeggiato tenendo spesso un atteggiamento ambiguo. Lo
stesso Nenni aveva un'idea strumentale del rapporto tra partito e sindacato nel senso che al sin-

dacato doveva spettare il compito di organizzare


solo i movimenti, non doveva avere una sua linea,
una sua proposta. Ma se una interpretazione simile poteva stare bene ai comunisti che all'epoca
avevano ancora qualche problema con il sistema
capitalistico, noi, al contrario, eravamo fermamente convinti che il capitalismo bisognava addomesticarlo non abbatterlo.
Come diceva Olof Palme: la pecora va tosata non
ammazzata.
Esattamente. Ma soprattutto questa posizione era
nel dna dei nostri iscritti molti dei quali venivano
dalla Cgil e l'avevano abbandonata anche per quei
motivi. Parliamoci chiaro: sino alla fine della
guerra l'industria italiana si era retta lavorando per
la macchina bellica. Con la pace, le fabbriche si riconvertirono e cominciarono a lavorare o per il sistema difensivo messo in piedi dal Patto Atlantico
o per produrre materiali che servivano all'industria
americana. In quegli anni i comunisti facevano gli
scioperi contro la Nato, contro il Piano Marshall,
187

poteva accettare una cosa del genere quell'operaio


dell'Alfa Romeo di cui ho parlato prima con tante
bocche da sfamare? Sinceramente non penso tanto
vero che pass con la Uil.
Il bisogno di cambiamento vi teneva insieme?
Diciamo che c'erano pi sensibilit che chiari
convincimenti. In questi casi, la differenza la fa il
leader e noi il leader lo avevamo. Nel '69 Benvenuto non che apparve accanto a Trentin e Macario come l'ultimo arrivato. Noi eravamo dentro
quei fermenti saldamente. Dialogavamo con il movimento studentesco pi di quanto non facesse
Trentin che, al pari del Pci, non lo cap immediatamente.
Qual era il rapporto tra Benvenuto e Trentin?
Ho l'impressione che Trentin lo ispirasse. Sia
chiaro: parliamo di una figura di grande fascino
intellettuale. Di Vittorio poteva anche essere un
bracciante autodidatta ma aveva un gran cervello
e lo volle all'ufficio studi della Cgil perch aveva

intravisto in quel giovane dirigente grandi qualit.


Bruno aveva fatto, giovanissimo, la Resistenza, era
cresciuto in Francia, era stato in America dove era
sorta una scuola innovativa di sociologia industriale, era maturato in un ambiente familiare che
era un grande circolo culturale con il padre Silvio,
professore universitario e oppositore del fascismo,
figura centrale. Giorgio ha assorbito alcune delle
elaborazioni di Trentin ma le ha rielaborate rendendole praticabili. Trentin, infatti, aveva una impostazione molto ideologica. Era un uomo
complesso perch in realt non era un comunista
organico avendo alle spalle una formazione politica azionista. Stando nella Cgil, per, viveva la sua
atipicit come un complesso: a volte sembrava
quasi che volesse legittimarsi agli occhi dei pi ortodossi. Probabilmente non aveva nemmeno torto
visto che alla guida della Cgil, a cui era naturalmente votato, ci arrivato dopo una fase di passaggio, la gestione di Pizzinato, e qualche esame
del sangue. Quel complesso lo ha superato negli
ultimi anni della sua vicenda politica, quando il
188

comunismo caduto e il Pci ha rinunciato a nome


e insegne. Giorgio, al contrario, non aveva questi
vincoli politici e gli imput che gli arrivavano da
Trentin li rielaborava in maniera pi laica e concreta. Faccio un esempio: l'ho detto prima, Trentin
fatic a capire il mondo studentesco, Giorgio no
e infatti intu che quello che stava accadendo nelle
universit e nelle scuole avrebbe prodotto un effetto di trascinamento nelle fabbriche; aveva capito
che, in fondo, erano gli stessi giovani, generazioni
ormai lontane dalla guerra che chiedevano di voltare pagina, anche rispetto all'immediato dopoguerra. Siamo stati noi a stabilire per primi dei
rapporti con i Movimento Studentesco, con l'ala
pi riformista quella che faceva riferimento a Turi
Toscano e quando Toscano mor le persone pi vicine a lui come Renzo Canciani approdarono da
noi. Dopo il congresso di Venezia, in tanti scoprirono la Uilm e la loro presenza, nel tempo, si
rivel preziosa perch ci aiutarono a capire le tendenze degenerative che andavano maturando nei
settori pi radicali del movimento. Essendo meno

ideologizzati, riuscivamo a stabilire agevolmente


rapporti. Poi, chiaro, con alcuni ci intendevamo
meglio, con altri peggio, con altri ancora non ci
intendevamo per nulla. Ad esempio, siamo tutti
amici di Tonino Lettieri che aveva una formazione
politica molto eterodossa; le affinit che ci legavamo a persone come Raffaele Morese sono sempre stati evidenti.
Era la trasversalit dei rapporti umani prima ancora delle convergenze politiche che irrobustiva
il tessuto delle pulsioni unitarie?
Penso
di
s.
Quando la Uilm
venne espulsa in
massa dalla Uil, furono Fiom e Fim a
sostenerci. Poi noi ci
rivolgemmo al tribunale, vincemmo e il
giudice ci riconobbe

anche un bel risarcimento. Tanto vero che a


volte, scherzando con Giorgio, dico che vincemmo
quella battaglia non per la la causa (politica) ma
per la cassa. Dopo Venezia, arriv il congresso
della Uil di Chianciano e l si tocc con mano la
decomposizione della vecchia classe dirigente, confusa davanti ai fermenti che attraversavano il
Paese, incapace di sintonizzarsi su quella lunghezza
d'onda mentre noi, i nuovi dirigenti, i giovani, ci
sguazzavano dentro. C' lo slogan di un congresso
della Uil che, qualche anno dopo, ha sintetizzato
ideologicamente il
mutamento che proponevamo.

Carlo Callieri, lorganizzatore della marcia dei quarantamila

189

Recitava?
Dall'antagonismo
al protagonismo: fu
lo slogan del congresso del 1981. Per
tutto questo fu possibile perch ci fu uno

che intu dove stavamo andando, cio Benvenuto.


Abbiamo parlato dei rapporti con Trentin.
Come furono quelli di Benvenuto con Carniti?
Carniti nel rinnovamento della Cisl era partito
un po' prima di Giorgio. Lui faceva una bella rivista a Milano. Per noi Carniti diventa un punto di
riferimento essenziale perch rivendica l'autonomia del sindacato, l'autonomia della Cisl dalla Dc.
Pierre aveva un legame fortissimo con la scuola
della Confederazione, a Firenze. Alla resa dei conti
ci spron sulla strada della rottura di ogni forma
di subordinazione; diceva una cosa semplice: la
Cisl non ha bisogno del partito, al contrario pu
essere un interlocutore dei partiti. La sua rottura
diede a noi la consapevolezza che si poteva agire
anche senza avere la benedizione delle forze politiche di riferimento. E questa libert ci consent di
fare i conti prima di altri con i problemi che il cambiamento quotidianamente poneva. Quando
emersero gli squilibri dell'inquadramento unico,
fummo i primi a porci la questione dell'appiatti-

mento verso il basso, a discapito di lavoratori pi


qualificati, pi professionalizzati. Ponemmo il problema dei quadri prima ancora della Marcia dei
Quarantamila e dicemmo che non bisognava contrapporsi a loro ma interagire con loro, integrarli
nell'organizzazione. Fummo osteggiati. Ricordo
Garavini che tuonava: i quadri sono roba padronale. E io lo canzonavo chiedendogli quando
avrebbe superato il complesso di essere nato in una
famiglia di ricchi imprenditori.
La Flm stata la logica conseguenza di quel rinnovamento ideologico, sociale, generazionale.
S. Per durata sino al 1980, cio sino al pesante
condizionamento esercitato dal Pci in occasione
della vertenza Fiat. Onest intellettuale mi obbliga
a sottolineare che Lama e Trentin provarono a resistere. Ma non ci riuscirono. A Botteghe Oscure
erano entrati nell'ottica di riprendere il controllo
della Cgil. In quel clima, naufrag l'unit. Non ho
mai accettato la tesi che faceva di tutta l'erba un
fascio, che addossava ai sindacati la responsabilit

190

della vicenda Fiat. I picchetti i sindacati li volevano


togliere; i sindacati volevano fare quell'accordo che
poi furono costretti ad accettare in articulo mortis.
Era la posizione del Pci che impediva alla Cgil di
muoversi in autonomia. Il 1980 il confine e questo atteggiamento comunista ebbe un altro effetto:
noi ci avvicinammo sempre di pi al Psi e la Cisl
riscopr vecchie radici che poi portarono alla segreteria di Franco Marini.
La tua esperienza sindacale nasce con gli impulsi
unitari di Benvenuto e si spegne sotto il colpi antiunitari di Berlinguer.
La fine della Flm, del sindacato unitario per me
fu un trauma. Non riuscivo a pensare a una azione
sindacale che fosse segnata dalla contrapposizione,
dalla competizione fra le tre sigle. In tanti abbiamo
sofferto, a cominciare da Giorgio. Con un paradosso potrei dire che avevo quasi pi amici in Cgil
che nella Uil e la stessa cosa potrei dire per Giorgio. A un certo punto mi sono sentito un pesce
fuor d'acqua. Avevo cominciato nel '65 con
191

un'idea; quindici anni dopo se ne affermava un'altra, totalmente diversa. Ero sindacalmente nato in
un clima di grande confronto, di trasferimento di
idee, di contaminazione, di capacit di ascoltare e
di voglia di elaborare, tutte cose che messe insieme
sono il sale della vita. Non vivevamo di veloci battute ma cercavamo di capire dove il mondo stava
andando. Le diversit c'erano e venivano fuori, ma
si manifestavano con l'obiettivo di arricchire non
di impoverire le menti, non avevamo inventato un
nuovo centralismo democratico ma un modo di
stare insieme esaltandoci a vicenda in un confronto di personalit. Non ci eravamo divisi nemmeno in occasione della vertenza Fiat. Certo, tutto
divent complicato quando ai cancelli della fabbrica si present Berlinguer e a quattro sfessati in
pieno delirio occupatorio, il segretario del pi numeroso partito della sinistra rispose che se fosse
stata decisa l'occupazione degli impianti, il Pci sarebbe stato al fianco dei lavoratori. Poi sono arrivate le interpretazioni autentiche sul tipo: ma lui
non ha detto di occupare. Perch poteva dire

voi l'avete fatta negli anni Sessanta. Ce ne vorrebbe una anche oggi? E quali caratteristiche dovrebbe avere?
Posso parlare per il settore privato perch in
quello pubblico si sviluppano altre dinamiche. In
questo momento penso che in Italia si dovrebbe
pensare seriamente a forme di cogestione dell'attivit economica. Attraverso la concertazione stata
realizzata una sorta di cogestione politica, al contrario niente di simile stato mai
fatto nelle imprese.
Non si tratta di copiare i tedeschi, ma
di costruire un modello nostro, nazionale.
Abbiamo
bisogno di creare
un sistema che accompagni il cittadino in tutta la sua
Qurantamila in marcia, lepilogo della vertenza Fiat dei 35 giorni
vita lavorativa che

qualcosa di pi di quel che aveva detto rispondendo a quella domanda davanti a Mirafiori? Ma
no, non era un sostegno, dissero ancora gli esegeti. E allora cos'era? Un appuntamento al bar? La
lezione etica di Berlinguer credo che sia da accogliere in toto. Per, dal punto di vista della proposta politica, soprattutto negli ultimi anni dopo il
naufragio del compromesso storico, ha commesso
una straordinaria quantit di incancellabili errori.
Credo che valga
la pena leggere un
piccolo saggio di
Miriam Mafai:
Dimenticare
Berlinguer.
Guarda le cose
dalla stessa casa,
ma da una finestra diversa.
La vostra rivoluzione sindacale

192

non sar pi lineare perch sono venute meno le


forme di economia protetta, perch l'evoluzione
tecnologica ha acquisito ritmi estremamente accelerati, direi esasperati. Una idea di cogestione che
altro non che la continuazione di quel protagonismo di cui parlava lo slogan congressuale del
1981. Certo, la concertazione va recuperata in
qualche modo, ma da un lato il sindacato deve
uscire da una logica puramente interdittiva e dall'altro il governo deve capire che il confronto non
pu esaurirsi nel tempo che si impiega per bere un
caff. Ma la pre-condizione che si possa e di
debba ragionare di tutto, anche di articolo 18 a
patto che si crei un sistema diverso che tuteli il lavoratore che resta sempre il contraente debole nel
rapporto. Ma il sindacato deve sviluppare una capacit propositiva. Ho conosciuto operai che andavano in pensione dopo aver trascorso trenta,
quaranta anni in un posto e al momento dell'addio venivano premiati con una medaglietta che poi
a casa custodivano gelosamente. Oggi se consegni
la medaglietta ti spediscono in un incerto paese.

E, d'altro canto, sempre pi difficile identificarsi


con un lavoro (figuriamoci con un posto di lavoro)
perch la trasformazione tecnologica cambia quotidianamente le carte in tavola obbligandoti a un
continuo aggiornamento delle conoscenze, delle
competenze e delle funzioni. Bisogna allora costruire una nuova identit del lavoro. A fronte di
un mondo che cambia a ritmi serrati, il sindacato
deve essere disposto a cambiare continuamente se
stesso. E' evidente che non potr mai rinunciare
alla sua anima conflittuale, ma dovr dotarsi di
una robusta capacit propositiva che pu essere alimentata solo dalla conoscenza e dall'aggiornamento continuo.
C' un paradosso che ci spiazza. I giovani hanno
difficolt a entrare nel mondo del lavoro, gli ultracinquantenni faticano a restare nel mondo del
lavoro spazzati via dai processi di ristrutturazione. In tanti sembrano sorprendersi, molti cercano di tirare la coperta dalla propria parte ma
la realt che questo processo venne anticipato e

193

illustrato vent'anni fa circa da Jeremy Rifkin che


all'epoca proponeva di utilizzare la leva del Terzo
Settore per evitare agli anziani un periodo di inattivit troppo ampio a causa di una vita che si allunga sempre di pi. Costi sociali (il rischio di
sentirsi troppo presto inutili) ed economici (il
peso del welfare) si sommano. La politica sembra
dare risposte semplicistiche a domande serie e
molto complesse giocando sullo scontro generazionale. Non pensi che il sindacato dovrebbe invece muoversi in una direzione diversa, provando
a legare e non a dividere le generazioni, favorendo da un lato l'accesso al lavoro dei giovani
ma dall'altro anche la non dispersione di capacit, competenze, esperienze, semmai facendo
coincidere benefici collettivi e risparmi economici?
Sono convinto che sforzandosi a qualcosa del genere in termini di proposta si possa arrivare. Oggi
io lavoro nel campo della formazione. Ebbene,
questa attivit spesso molto costosa. Allora per
raggiungere il medesimo obiettivo mantenendo
194

inalterata la qualit dell'insegnamento, facciamo


ricorso a mezzi virtuali di formazione. Per elaborarli, per, abbiamo bisogno di gente che conosca
l'intero processo produttivo. Ultimamente ci
stato richiesto di formare lavoratori per una determinata produzione e a quel punto mi sono rivolto
a una mia vecchia conoscenza. Un signore di settant'anni che ha cominciato da operaio, poi si
specializzato, quindi si diplomato, diventato caporeparto, si licenziato dalla sua azienda e con
la liquidazione ha aperto una attivit propria.
Adesso d lavoro a duecento persone e di quel
ciclo produttivo conosce veramente tutte le fasi.
Con il suo aiuto abbiamo definito gli strumenti
virtuali attraverso i quali formare i giovani che ci
venivano richiesti. Ecco, nel campo della formazione quelle esperienze che possono essere disperse
trovano la possibilit di essere, al contrario, recuperate. Stiamo rischiando di perdere saperi che potrebbero tornare utili per traghettare i giovani
verso le attivit lavorative. Ma tutto questo obbliga
ad avere un progetto e una proposta.

COME SIAMO: ROCCO PALOMBELLA

Ripartire dalla categoria

egli ultimi anni si affermato uno strano


riformismo che definirei declamatorio.
Un riformismo basato su un principio di convenienza: prima si valuta l'impatto che le scelte potranno avere sugli iscritti, le conseguenze dal punto
di vista del consenso immediato e poi si decide se
farle o non farle. Ma il riformismo, quello vero,
quello che emerge anche dalla lettura della vicenda
storica della Uilm si basa sull'assunzione di responsabilit: le scelte si fanno non perch portano voti,
per quanto il consenso in una societ democratica
sia cosa serissima, ma perch potranno produrre
un beneficio (o evitare conseguenze negative) alla
collettivit che noi rappresentiamo, cio i lavoratori metalmeccanici. Ed quello che abbiamo fatto
ad esempio nella vicenda della Fiat, ma non solo

in quella, nella Electrolux, nell'Ast e in tante altre.


Lo abbiamo fatto essendo pienamente convinti
che in quella maniera evitavamo di bruciare posti
di lavoro. Questa nostra ricostruzione di un periodo cruciale della storia della Uilm, la fase in cui
meglio si definisce l'identit ideologica (per quanto
un sindacato debba essere imbevuto pi di pragmatismo che di ideologismo) dell'organizzazione,
non poteva non farci approdare al presente, cio
a Rocco Palombella che adesso guida quei metalmeccanici che cominciarono a Venezia nel 1969 la
loro traversata nel deserto. La traversata, purtroppo, non finita e non perch i lavoratori in
questi anni si siano astenuti dal marciare con lena,
ma perch il deserto ha allargato i suoi confini. I
mutamenti climatici non c'entrano nulla perch

195

qui parliamo di desertificazione produttiva e di un


paese che si svegliato dalla crisi dentro una realt
per molti, troppi aspetti nuova.
I piedi di argilla del gigante industriale appaiono
oggi ancora pi friabili. C'
uno studio messo a punto
per un seminario dell'Isfol
dal professor Leonello
Tronti, docente presso la
Scuola Nazionale dell'Amministrazione, che offre
uno spaccato di quel che
siamo e, soprattutto, del
modo in cui siamo cambiati. Il professore ha spiegato, dati Istat alla mano,
quindi incontestabili, che
la crisi ha accentuato il nostro nanismo imprenditoriale, che non proprio un
segnale positivo in un
mondo globalizzato in cui

sul ring del mercato si affrontano pesi massimi e


non pesi piuma: nei vent'anni intercorsi tra il 1991
e il 2011, quasi tutto l'incremento del numero
delle aziende (il 98 per cento) stato realizzato nel
segmento delle micro-imprese. Le ricadute occupazionali segnalano un
evidente squilibrio visto
che quel 98 per cento ha
assorbito il 58 per cento
di assunzioni, mentre il
restante due il quarantadue per cento. In sette
anni (dal 2007 al 2013)
sono andati perduti un
milione e ottocentomila
posti di lavoro ma ben
830 mila sono stati bruciati nel settore manifatturiero. Le conclusioni
del professor Tronti sono
chiare: l'industria italiana

Rocco Palombella con Carmelo Barbagallo

196

dalla crisi esce pi piccola, in termini sia di prodotto che di occupazione, e caratterizzata da imprese sempre pi piccole... Assai pi terziarizzata,
per la differente contrazione dell'occupazione nell'industria e nei servizi con una pubblica amministrazione meno numerosa e con una piccola
crescita occupazionale nelle attivit professionali,
scientifiche, tecniche, artistiche e di intrattenimento. E' evidente che un simile quadro obbliga
il sindacato a modificare le strategie e, in qualche
misura, ad aggiornare il senso del suo riformismo.
Se poi il sindacato quello che organizza i lavoratori che hanno caratterizzato la storia delle organizzazioni negli ultimi centoventi anni, cio i
metalmeccanici, allora la questione diventa complessa e ricca di spigoli. Ed inevitabile che il discorso scorra sul confine sottilissimo che separa il
passato dal presente, con tutto quello che ne consegue dal punto di vista dei rischi da un lato di
esaltazione retorica e dall'altro di autoassoluzione.
Segretario, nella lettura del saggio sul contributo
197

riformista della Uil, ti sei ritrovato e, soprattutto, cosa hai ritrovato? La riflessione sul passato
pu trasformarsi in una fonte di ispirazione per
il futuro?
Tanto per cominciare, direi che il saggio ci consegna il racconto di un'epoca, cosa utile per comprendere come la Uil, attraverso vari momenti e
avvenimenti, approdata alla sua identit. Tra l'altro, il racconto restituisce a tutti noi un motivo di
orgoglio. Spesso, la Uilm stata illustrata come
una organizzazione in qualche maniera al seguito
delle altre due pi grandi, cio la Fim e la Fiom. Il
saggio fa giustizia di questo vecchio e infondato
pregiudizio perch racconta di uomini e di vicende
in cui questa organizzazione ha assunto posizioni
forti, con conseguenze non irrilevanti tanto all'interno quanto all'esterno del suo mondo. La Uilm
stata diretta da uomini che hanno assunto posizioni coraggiose nel confronto con le altre organizzazioni sindacali, nella difesa delle dinamiche
negoziali e nella dialettica all'interno della stessa
Uil. Mi ha colpito il linguaggio degli interventi e

dei documenti congressuali di quegli anni.


Perch?
L'ho trovato in molti passaggi decisamente attuale, soprattutto nei temi che venivano sollevati.
Posso sollecitarti con un esempio?
Fai pure.
La salute, questione spinosissima in un momento
in cui i tribunali italiani si occupano di Ilva, di
Eternit, eccetera. Quanto di quel discorso, che fu
centrale in uno dei rinnovi contrattuali del periodo d'oro dell'unit metalmeccanica, stato poi
sviluppato?
L'azione sindacale figlia, come ogni cosa, dello
spirito dei tempi. Questo un tempo di crisi, un
tempo che ci obbliga a riflettere su quanta parte
della contrattazione nazionale deve essere salvata
cos com' e quanta dirottata a livello territoriale,
aziendale all'interno di un sistema produttivo sempre pi polverizzato; che ci obbliga, insomma, a ri-

flettere sui vari livelli della contrattazione e sui


contenuti da assegnare a ognuno di essi. Per noi
metalmeccanici, il contratto da sempre, come direbbero i militari, un obiettivo sensibile. Con
franchezza bisogna ammettere che il tema della salute, in un momento di crisi, passato in secondo
piano.
Perch?
Perch le urgenze erano inevitabilmente altre, a
cominciare dal salvataggio dei posti di lavoro in
una fase in cui spesso sono stati cancellati con un
tratto di penna e proprio con la rapidit e la facilit con cui il tratto pu essere realizzato da
ognuno di noi. In un momento cos complesso e
drammatico si finiscono per smarrire valori, conquiste, certezze. Abbiamo perso quel discorso un
po' di vista. Ma penso che sia ora di riprenderlo e
rilanciarlo perch non pu esistere un'azione sindacale che non faccia della salute un tema prioritario.

198

Si poteva fare diversamente?


Chiss. Non so se seguendo l'onda, nelle diverse
vicende che abbiamo affrontato nelle varie situazioni di crisi, avremmo ottenuto di pi o, al contrario, avremmo accentuato il danno. Certo che
negli ultimi vent'anni avvenuto veramente di
tutto: privatizzazioni, l'irruzione di gruppi stranieri,
la distruzione di pezzi dell'apparato industriale, la

crisi pi lunga se non della storia, di quelle a nostra memoria. Una sovrapposizione cos esasperata
di problemi che alla fine qualcosa abbiamo finito
per perdere di vista.
Il tema della salute oggi ha caratteristiche per
molti aspetti nuove perch se all'epoca dell'Autunno Caldo il problema era visto soprattutto all'interno della fabbrica
(ritmi di lavoro, sistemi di
produzione come il cottimo, insalubrit degli
ambienti, tutele diverse
tra impiegati e operai),
adesso c' anche una dimensione esterna che a
volte determina una contrapposizione tra sindacato, impegnato nella
difesa dei posti di lavoro,
e popolazione; e anche
una scissione identitaria

Una immagine dellIlva di Taranto dal Mar Piccolo

199

tra il cittadino-lavoratore e il cittadino-cittadino.


E' evidente che c' una emergenza pi ampia che
ci obbliga a rilanciare l'attenzione su temi relativi
alla sicurezza, di tutti, ovviamente. Una societ
non pu ritenersi avanzata se non offre risposte e
soluzioni su temi come quello della difesa dell'ambiente e della sicurezza del lavoratore.
Quelli presi in esame dal saggio sono stati anni
di grandi battaglie e di grandi conquiste. I metalmeccanici furono la categoria di riferimento, le
mosche cocchiere o, per quelli che soffrivano questa sorta di premiership sociale, i primi della
classe, i Pierini. Pu la categoria tornare a svolgere
questo ruolo in un'Italia che ha bisogno di innovazioni che nessuno realizza perch nessuno le
chiede con forza, determinazione e, soprattutto,
chiarezza di idee? Oppure l'epoca delle categorie
di riferimento, delle mosche cocchiere finita e i
Pierini sono solo quelli immortalati in alcuni pessimi prodotti cinematografici figli del degrado
della commedia all'italiana?

Va detto che quelli erano tempi in cui c'era una


gran voglia di stare insieme e c'erano anche condizioni e luoghi per stare insieme sulla base di numeri oceanici. La situazione era diversa. Tanto per
cominciare, vivevamo in un paese al centro di un
possente processo di industrializzazione. Un processo cos vasto che poneva questioni gigantesche
come quelle legate all'emigrazione, allo spostamento con enormi costi sociali di ampie masse di
lavoratori dal Sud al Nord; la necessit di costruire
condizioni capaci di garantire la convivenza sociale
e una pi ampia diffusione del benessere. Col
tempo l'industria ha perduto peso nel sistema; le
dimensioni delle fabbriche si sono ridotte. Il sindacato dei metalmeccanici stato in grado in quel
contesto di dare un'impronta allo sviluppo, di tradurre la sua azione in salario e diritti e cos facendo di modellare il profilo del Paese,
modernizzandolo e democratizzandolo. Pian
piano, per, dalle grandi dimensioni, siamo passati a dimensioni medie sino a giungere a quella
polverizzazione vera e propria che caratterizza il si-

200

stema economico-produttivo del nostro paese. Alle


assemblee della Fiat in quegli anni partecipavano
trentamila lavoratori. Oggi l'Ilva di Taranto, che
l'insediamento industriale pi popoloso, mette insieme dodicimila lavoratori in tutto; Melfi, destinata a diventare il pi grande complesso Fiat in
Italia, impiegher settemila persone. Tutto questo
non ininfluente nella comprensione del presente
alla luce di quel che avvenuto nel passato.
Ma anche evidente che c' dell'altro.
Certamente. Le divisioni, in primo luogo. La nostra categoria cre in quegli anni le condizioni dell'unit. Nacque prima la Flm e soltanto dopo la
Federazione Unitaria. I metalmeccanici, insomma,
contaminarono il sindacato nella sua pi vasta
espressione con le loro scelte unitarie. All'inizio
del nuovo millennio, si prodotta la rottura. E la
contaminazione che ha funzionato beneficamente
in un verso, agisce ora, negativamente, nel verso
opposto: le divisioni della categoria hanno finito
per allontanare anche le Confederazioni. Nono201

stante gli sforzi, la rottura diventata ineluttabile.


Io e te siamo seduti in un palazzo che porta l'insegna della Flm, simbolo e anche conquista di una
antica unit. Ma oggi di quell'unit non c' pi
nulla. Non siamo uniti nemmeno pi sulle scale
di questo palazzo visto che si parla di liquidazione
della societ che ne proprietaria e sulla vicenda
si aperta una vertenza legale. E tutto questo perch? Perch non la pensiamo allo stesso modo. Da
un lato ci dichiaravamo tutti riformisti, dall'altro
la litigiosit produceva posizioni inconciliabili. Nel
saggio si parla di una Flm che era in grado di condizionare le scelte che venivano compiute nella
legge finanziaria; adesso non riusciamo a metterci
d'accordo nemmeno sulle vertenze da chiudere.
C' una sigla che ha deciso di interessarsi di politica e questa scelta ha finito per svalorizzare le organizzazioni, l'azione sindacale. Gi nel 2009,
Regazzi che mi ha preceduto su questa sedia, firm
un contratto che contestava l'egemonia della Fiom.
Per quanto mi riguarda ho provato a limitare una
litigiosit che nuoce alla categoria e a sostenere ini-

ziative che potessero in qualche misura condizionare le politiche del governo. Ho firmato due contratti e fatto un accordo con la Fiat per impedire
all'azienda di abbandonare l'Italia. Risultato: lo
strappo con la Fiom diventato ancora pi profondo.
L'analisi comparata della tua esperienza con
quella degli anni
raccontati nel saggio, che tipo di riflessione
ti
sollecita?
Quelle di quegli
anni sono state
grandi battaglie
che hanno oggettivamente inciso sul
volto del paese.
Quelle
attuali
sono battaglie dettate dalla crisi, po-

sitive ma, inevitabilmente, meno grandi. So bene


che non entrer nell'elenco di coloro che hanno
realizzato conquiste in grado di lasciare il segno sul
modo d'essere dell'Italia. Certo abbiamo salvaguardato il contratto, garantito la sopravvivenza di
aziende e, di conseguenza, di posti di lavoro, ma
sono perfettamente consapevole che si tratta di
battaglie di contenimento.

Rocco Palombella durante una manifestazione

202

Si pu in qualche
maniera uscire
dalla strettoia che
la crisi vi ha obbligato a percorrere?
Esiste una via
d'uscita che possa
restituire ai metalmeccanici quella
leadership sindacale che per tanto
tempo
hanno
avuto, seppur in

una societ terziarizzata, che attraverso internet


e l'esplosione della comunicazione ha puntato
pi sull'industria pensante (declinata coi tempi e
i modi della finanza, per) che su quella pesante,
sconvolgendo le dinamiche stesse della nostra
quotidianit, cancellando lavori, promettendo
una liberazione dalla fatica che si trasformata
in realt nella drammatica soppressione di posti
e di salari?
Guarda, io mi rendo conto che nel momento in
cui si smarriscono spazi e tempi di azione, il recupero diventa molto complicato, soprattutto in una
societ come quella attuale, perennemente connessa, veloce nella trasmissione di informazione e
di dati ma anche nell'evoluzione delle tecnologie
che di conseguenza obbliga tutti noi a inseguire sul
terreno impervio dell'aggiornamento delle competenze attraverso la formazione continua. Il sindacato entrato nello stesso vicolo cieco in cui sono
precipitati partiti e istituzioni. Siamo sotto attacco,
inutile nasconderlo. Il fatto che dai governi veniamo considerati interlocutori da sentire (pi che

da ascoltare) ma senza una reale capacit di incidere sulle scelte, ha come conseguenza la modifica
di tutto il sistema della rappresentanza.
Questa l'illustrazione della realt. Ma a questo
punto forse bisogna porsi il problema di come la
si modifica.
Potremmo dire, al modo di un grande poeta, questo il problema. Io penso che sino a quando il
sindacato continuer a lamentarsi per il fatto che
le porte di Palazzo Chigi siano socchiuse, a chiedere un interlocutore che, evidentemente, non si
vuole offrire a noi, la situazione potr soltanto peggiorare. Per rilanciare il nostro ruolo di rappresentanza dobbiamo tornare alle origini, alle categorie.
Furono le categorie ad alimentare la rinascita degli
anni Sessanta. E' l che si intercettano i bisogni del
popolo che noi vogliamo tutelare, l che si parlano linguaggi comuni e comprensibili. Bisogna riformare le strutture categoriali rilanciando quelle
industriali perch dalla manifattura che partir,
e non pu essere diversamente, la ripresa. Bisogna

203

ripensare tutta l'organizzazione, dalla struttura nazionale a quella aziendale costruendo i modi per
esaltare il rapporto continuo con i lavoratori, perch quel rapporto che legittima la nostra azione
e che legittimandola irrobustisce, d sostanza, realt alla nostra rappresentanza e al potere che ne
deriva. Questo recupero dal basso restituir energie anche all'organo confederale, reso, semmai, pi
certo da un quadro di riferimento legislativo.
In pratica, tu dici che venuto il momento di
dare concreta attuazione all'articolo 39 della Costituzione, una norma che contiene una delle idee
che Bruno Buozzi sostenne nelle trattative per il
Patto di Roma e la rinascita del sindacato unitario
e che non riusc a portare a termine perch i nazisti prima lo arrestarono e poi lo uccisero.
S, credo che il momento sia quello giusto. Si
parte dalla base per dare reale rappresentativit alle
Confederazioni. Dobbiamo tornare a parlare la
lingua delle persone che soffrono, che hanno problemi con l'affitto, con un salario inadeguato, con

un anziano non autosufficiente in casa e non


sanno a che santo votarsi, ai giovani che chiedono
una strada per entrare nel mondo del lavoro e ai
non pi giovani che invece ne reclamano una dignitosa per uscire dal mondo del lavoro dopo oltre
quarant'anni di attivit. Certo, pu essere affascinante parlare di temi alti ma io penso che ci si
debba concentrare un po' meno sulla politica finanziaria e un po' di pi sui problemi concreti;
abbiamo bisogno di un sindacato pi diretto, che
fa i conti con le attese e i bisogni della gente che
incontriamo ogni giorno in fabbrica perch quella
la nostra gente. Un sindacato meno politico e
che non scimmiotti i riti e i tic della politica. Da
questo punto di vista la Uil la sua parte oggettivamente l'ha fatta: siamo realmente autonomi, da
tutti. Poi chiaro abbiamo la nostra impostazione
ideale, ci muoviamo secondo i princpi del riformismo, ma senza avere come punto di riferimento
questo o quel partito.
Come cambiata la Uilm dai tempi narrati nel

204

saggio?
In realt non cambiata granch, le nostre caratteristiche hanno resistito nel tempo. Prima eravamo presenti soprattutto nelle grandi realt
industriali. Ora che le grandi realt si sono ristrette, ci muoviamo con maggiore disinvoltura
in quelle medie. Non che nelle piccole non
siamo presenti, ma per raggiungere quelle zone del
sistema produttivo c' bisogno di una grande capillarit. La Fiom e la Cgil sono un po' come le stazione di carabinieri, presenti anche nei paesini di
un migliaio di abitanti. Noi non siamo cos capillari anche se, al contrario di quanto ha fatto la
Cisl, siamo presenti nei luoghi di lavoro. E' venuto
il momento di uscire dalla logica della lamentazione perch non con questo approccio che riusciremo a imporre all'interlocutore governativo la
linea del confronto. L'unico terreno quello delle
proposte. Sono convinto che il riformismo sia questo, sia assunzione chiara di responsabilit nel momento in cui le situazioni e i tempi lo impongono.
Insomma, non si riformisti a corrente alternata,

solo quando conviene. Noi della Uilm in questi


anni non siamo fuggiti davanti alle responsabilit,
ce le siamo sempre assunte, con la Fiat e non solo.
Sinceramente non so se altre categorie, anche all'interno della Uil, abbiamo mostrato analogo coraggio.
Com' lo stato di salute del riformismo in salsa
sindacale?
Non buono perch invece di evolversi si involuto. Quando si pass dalle commissioni interne
ai consigli di fabbrica, questi ultimi diedero una
spinta sulla strada dell'evoluzione. Oggi, nel nome
del riformismo, si creano sistemi che di fatto il riformismo lo bloccano.
Cosa intendi dire?
Che l'idea di un ricorso sempre e comunque al
referendum non la soluzione del problema ma
si trasforma nel problema. Sia chiaro, io i lavoratori li voglio consultare ma bisogna tenere presente
che la fabbrica un luogo in cui si produce se-

205

guendo i ritmi di decisioni che vengono imposte sto esiste una responsabilit del mondo imprendida un mercato globalizzato. Non possiamo pensare toriale.
di trasformare i capannoni in una palestra in cui
si misura la forza muscolare delle varie sigle. Il sin- Perch?
dacato deve garantire i diritti e tutelare i lavoratori Molte imprese vengono da fuori, sono distaccasenza dimenticare che la funzione primaria della menti di grandi multinazionali con sede all'estero
fabbrica la produzione. La vera sfida riformista e che non sono interessate a fare evolvere il siriguarda il modo in
cui garantiamo occupazione stabile e protetta, un salario
decente, una condizione di vita, dentro e
fuori il luogo di lavoro, dignitosa. Ecco,
su tutto questo tra di
noi vi sono visioni diverse e chi oggi si proclama
riformista
rischia di ingessare il
sistema. Ma sia
chiaro: su tutto queElkann, Marchionne e un gruppo di lavoratori presentano a Renzi la Jeep prodotta a Melfi
206

stema. Hanno un solo obiettivo: ottenere il massimo dei profitti attraverso i benefici che sono stati
loro riconosciuti. Nel momento in cui insieme ai
benefici cessano anche i profitti, fanno le valigie e
vanno via. Esempi ne abbiamo diversi, a cominciare dall'Alcoa. La colonizzazione imprenditoriale
non ha certo agevolato la costruzione di regole democratiche di confronto. Poi ci sono gli imprenditori italiani, i pochi che hanno resistito e che non
hanno la forza per modernizzare il sistema delle relazioni industriali. Quando ho cominciato la mia
attivit, gli imprenditori contribuivano alla crescita
dei quadri sindacali. Oggi, per, nelle fabbriche
comandano i manager, gli amministratori delegati
e con il sindacato tratta il responsabile delle relazioni sindacali, con l'amministratore delegato che
nel frattempo fa le sue brave scelte senza ascoltare
nessuno. Ma come si pu avere un confronto con
uno come Marchionne che sta a New York? Col
tempo si affermato un modello alla Landini: tu
sbraiti e io decido.

Ma non pensi che il Jobs act poteva anche essere


uno strumento per sparigliare. Mi spiego: se tu
chiedi una, come dire, flessibilit sui diritti, allora io ti rispondo che lo si pu fare valorizzando
il momento del confronto e del controllo preventivo, non successivo che si fa nei tribunali. Che
poi la logica del modello tedesco che si tiene insieme perch si poggia su tre gambe: un sistema
di collocamento e formazione continua, una flessibilit in entrata e in uscita che, terzo elemento,
viene garantita dal confronto sulle strategie produttive nei consigli di gestione. Ci pu essere una
fase di inaridimento della domanda che impone
un ridimensionamento degli organici ma si possono anche firmare accordi, come stato fatto,
che prevedono, sulla base della programmazione
produttiva, il mantenimento dei livelli occupazionali per un certo numero di anni anche in
una fase di crisi come quella attuale. Non stata
forse una occasione perduta nel confronto con
Renzi? O, quantomeno, non poteva essere un
modo per snidarlo e verificare la seriet dei suoi

207

proclami (il mio modello non la Spagna ma la


Germania)?
In molti sono rimasti sorpresi per il fatto che noi
pi di altri abbiamo brandito la bandiera della protesta contro Renzi. Alla base della nostra scelta c'
stata la delusione per un governo che ha fatto di
tutta l'erba un fascio senza valorizzare il ruolo e la
proposta di un sindacato come il nostro che in
questi anni ha agito pi di altri secondo una logica
riformista. Ha deciso di modificare il diritto del lavoro senza confrontarsi con noi. E' stato un modo
per eludere il confronto? Pu darsi ma questo finisce per mortificare il sindacato che pi di altri
si speso su questo terreno. Noi abbiamo rinnovato i contratti senza un'ora di sciopero: se questo
non riformismo, allora cos'? Io non mi accodo
a coloro che sostengono che quel che la legge toglie, dobbiamo recuperarlo con il contratto nazionale. Mi sembra una scelta suicida. Io invece dico
che dobbiamo comportarci come abbiamo fatto in
occasioni di grandi vertenze che avevano come
posta in gioco l'occupazione: abbiamo creato il

luogo in cui poter esprimere le nostre proposte.


Poi il giudizio su quella riforma del lavoro netta:
sono state varate norme che danneggiano i lavoratori, le imprese e l'Italia in generale. Per carit, non
nego che vi siano anche elementi positivi: ad esempio se reale l'obiettivo del disboscamento contrattuale per ridurre l'area del precariato, a noi va
benissimo. Per alcune regole sembrano ispirate
da un desiderio di rivalsa nei confronti dei lavoratori e quelle regole vanno cambiate.
Come?
Facendo capire che il lavoratore un valore.
Cominciando, semmai, a cancellare dal lessico ordinario la definizione di capitale umano perch
come ha detto un filosofo, il capitale ha un valore
economico che viene definito dal gioco della domanda e dell'offerta sul mercato; gli schiavi erano
capitale perch si vendevano e si acquistavano ma
la schiavit stata cancellata da tempo...
Il lavoratore un valore, non un prodotto e come

208

zione con la conseguenza di una perdita notevole


dal punto di vista della qualit e, quindi, della capacit concorrenziale. Ha scritto Tronti a proposito dell'organizzazione internamente flessibile:
Simili strategie devono
essere assistite da sistemi
innovativi dotati di infrastrutture scientifiche, di
formazione e di accrescimento del capitale
umano e dalla diffusione
di sistemi di coesione sociale; esse richiedono una
flessibilit di tipo funzionale e interna all'impresa,
caratterizzata dall'utilizzo
di lavoro qualificato, da
rapporti di lavoro di
lungo periodo, elevata
mobilit interna tra compiti e funzioni differenPalombella con un lavoratore
ziate e progressione di

tale deve essere trattato, soprattutto non deve essere soggetto a discriminazione. Con questa riforma, invece, alcuni lavoratori avranno
determinati diritti, altri lavoratori avranno diritti
diversi. Un messaggio veramente preoccupante.
Il professor Leonello
Tronti nell'analizzare la
capacit di resistenza delle
imprese ai colpi della
crisi, ha sottolineato come
hanno retto meglio quelle
che hanno adottato il modello alternativo dell'organizzazione internamente
flessibile; hanno retto peggio, al contrario, quelle
che hanno fatto ricorso al
vecchio strumento della
flessibilit in uscita per
contenere i costi di produ-

209

carriera indotte dalle competenze acquisite; il


processo decisionale segue un approccio consensuale, in cui i rapporti fiduciari e la responsabilit individuale o di gruppo vengono realizzati
mediate il coinvolgimento delle risorse umane
nell'organizzazione dell'impresa. E' questa la via
d'uscita o, almeno, una delle vie d'uscita?
Penso che sia quella la direzione in cui bisogna
muoversi. Aggiungo un altro elemento. Nelle piccole e medie imprese il salario premiale sostanzialmente ridotto a zero, parliamo di incrementi
intorno al 3-4 per cento. Nelle imprese pi grandi
la quota sale al 25-30 per cento. E' evidente che in
questo sistema di imprese la valorizzazione interna
funziona ancora. Il problema vero che quel sistema perde pezzi di giorno in giorno riducendo
progressivamente i suoi confini.

protagonismo, sintetizzava al meglio quella vocazione riformista che la Uilm e, di conseguenza,


la Uil hanno perfezionato sul finire degli anni
Sessanta. Per aggiornarlo si potrebbe dire: dal
protagonismo al governo della modernit?
Penso di s. Ed quello che abbiamo provato a
fare in questi anni, senza sbraitare, utilizzando la
protesta come strumento e non esaltandola come
fine. Invece di sforzarci di apparire, abbiamo badato a fare le cose, a realizzare quel che la gente ci
chiedeva di fare. La visibilit da talk show non ci
affascina perci la lasciamo ad altri. A noi sta bene
essere considerati per quel che facciamo in difesa
dei lavoratori. Ed una scelta che paga perch, al
di fuori delle luci della ribalta, la persone ci tengono in considerazione proprio per questa nostra
concretezza. Personalmente privilegio l'essere all'apparire, perci ho sempre detto che preferisco
un contratto figlio del momento ma applicabile a
un contratto bellissimo che, per, non avr mai
applicazione.

Enzo Mattina che ti ha preceduto su quella sedia


fra la seconda met degli anni Settanta e l'inizio
degli Ottanta, sostiene che lo slogan del congresso confederale del 1981, dall'antagonismo al
210

UGO GREGORETTI, IL TESTIMONE

Gli operai irripetibili dellAutunno


Autunno Caldo stato un momento fondamentale della storia dei metalmeccanici e delle loro organizzazioni sindacali,

con la firma del rinnovo contrattuale giunta dopo una vertenza dura e complessa. Una battaglia vittoriosa che diede
una spinta decisiva anche al varo dello Statuto dei Lavoratori e alla definizione di un complesso di norme che
garantirono diritti e garanzie sino a quel momento soltanto immaginate. Ma da quella vertenza usc irrobustita
la voglia di unit: a quei tavoli negoziali era praticamente nata la Flm prima ancora della fondazione ufficiale.
Sul tema le testimonianze e i ricordi abbondano, in particolare quelli di parte sindacale. Chi fu protagonista principale,
per, pu correre il rischio di offrire una ricostruzione sin troppo carica di retorica.
E cos diventa preziosa la testimonianza di chi non fu un protagonista diretto ma ci si trov dentro per curiosit,
per interesse professionale. Ugo Gregoretti uno degli autori pi creativi che la Tv (ma anche il cinema e il teatro)
italiana abbia conosciuto in una sessantina d'anni di vita. Nei furori dell'Autunno del '69 si ritrov proprio nella
veste di regista: gir prima un documentario (ora li chiamerebbero docu-film) sull'Apollon, cio su una delle
vertenze pi significative di quegli anni (fu in quella azienda tipografica in via di smantellamento per dare corso
a una speculazione edilizia, che il ministro del lavoro, Giacomo Brodolini, pronunci la famosa frase da una
sola parte, dalla parte dei lavoratori), quindi un film sulla vertenza dei metalmeccanici dal titolo inequivocabile,
Contratto. La testimonianza stata raccolta e filmata nel 2009, in occasione del quarantesimo anniversario
dell'Autunno Caldo. Ed stata testualmente riportata negli Annali dell'Archivio Audiovisivo del Movimento
Operaio e Democratico. Titolo: Ciak, si lotta Il cinema dell'Autunno caldo in Italia e nel mondo.
Edito da Ediesse, stampato nel 2011 e curato dal presidente della Fondazione Giuseppe Di Vittorio,
Carlo Ghezzi che ringraziamo per averci consentito la riproposizione di questo testo.

211

A cura di Antonio Medici*


l 1968, lanno delle mobilitazioni internazionali di studenti e operai, ti vede vestire i
panni del cineasta militante, al servizio degli operai che occupavano da molti mesi la tipografia
Apollon, a Roma. Come nata questa complicita

con la classe operaia, per uno che veniva da una


certa vicinanza con il Partito repubblicano...
La mia simpatia per la classe operaia inizia con il
boom economico e con il mio primo film I nuovi
angeli, dove credo che, per la prima volta, una
macchina da presa sia entrata in una fabbrica vera,
la Innocenti di Milano. si vedeva la catena di montaggio, in un episodio narrativo costruito intorno
alla presenza di un gruppo di giovani operai nella
fabbrica. La catena di montaggio si bloccava, a un
certo punto, perche uno di loro, sgridato malamente dal capo-officina, si era innervosito e aveva
dato allo sportellino del cruscotto di unautomo-

bile due martellate in pi. A quel punto, il capoofficina veniva chiamato dalla responsabile delle
human relations: lui pensava di aver fatto gli interessi del padrone, ma lei lo sgridava spiegandogli
che il padrone voleva invece unatmosfera positiva,
rasserenante. Un paio di anni dopo, ho realizzato
Omicron, un film di fantascienza, grottesco, che
pero fa riferimento alla vicenda reale di una vertenza molto dura che cera stata in Fiat tra il 1959
e il 1960, di cui Carocci aveva pubblicato, su
Nuovi Argomenti, una corposa testimonianza intitolata Inchiesta alla Fiat. In quella occasione, la
Fiat invent il sindacato giallo, usando il quale
aveva messo in atto una forma di persecuzione
verso i sindacalisti piu politicizzati. Poi, dopo la finzione de I nuovi angeli e di Omicron, ho incontrato la classe operaia vera. in quegli anni, pur
non essendo politicizzato (non ero iscritto a nessun partito), ero un lettore de il Mondo di Pan-

*Questa conversazione si e svolta nel luglio del 2009 a Roma, presso il casale della Cervelletta, ed stata filmata da Paolo Di
Nicola. Pubblicata su: Annali 12 Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico Ciak, si lotta! Il cinema dellAutunno caldo in Italia e nel mondo. Edizioni LiberEt Ediesse 2011

212

nunzio, giornale dei liberali di sinistra, da cui poi


nacque il partito radicale. sono stato influenzato
da quel tipo di liberalismo democratico, antifascista. Quello che oggi diventato un punto di riferimento per tutte le forze progressive. in seguito,
mi iscrissi al Pci (praticamente, mi ci cacciarono
dentro a pedate, ma questa e unaltra storia) e
fui anche candidato ed eletto al consiglio comunale di Roma. Ma non sono mai stato un esponente del ceto politico, anzi mi consideravo e mi
consideravano un ingenuo.
Ricordi il primo giorno
che hai messo piede
allApollon?
S, che lo ricordo! era il
periodo nel quale la fabbrica godeva della solidarieta delle cooperative
emiliane. il che voleva
dire che alla mensa si
mangiavano tortellini,

parmigiano, salumi... Queste cooperative avevano


mandato addirittura dei tir alimentari per sostenere loccupazione. il primo ricordo quello di
aver mangiato dei tortellini meravigliosi, cucinati
dalle operaie (le quali di giorno occupavano e di
sera tornavano a casa, per non dar luogo ad insinuazioni sconce). Capii, da quello che mi dissero
gli operai, che loro stavano attraversando, in qualche modo, un dissidio interno. Credevano nel cinema, nellefficacia propagandistica che tale
strumento poteva avere al servizio della lotta, ma
tutti quelli che erano andati l (dai gruppi del movimento studentesco,
agli intellettuali e ai
molti cineasti) si erano
presentati con lidea di
dover dettare la linea
politica agli operai, i
quali invece, da revisionisti riprovevoli,
segui- vano il sindacato
e il Pci. Era la difesa del

Il regista Ugo Gregoretti

213

posto di lavoro, il loro primo e pi urgente obiettivo, e invece tutti i gruppettari e gli ultra-sinistri, che andavano a fargli proposte di alleanze, a
loro giudizio piu rivoluzionarie, gli proponevano
astrazioni del tipo: uscite tutti sulla Tiburtina!
(la strada dove affacciava lApollon); occupatela!
interrompete il traffico. Gli operai cercavano di
spiegare che quello era
un reato, previsto dal codice penale, e avrebbe
comportato larresto di
tutti loro e quindi, praticamente, la restituzione
della fabbrica al padrone, una volta che
fosse stata spopolata di
occupanti. Invece il
gruppetto che, in qualche modo, io capeggiavo, aveva innanzitutto
lintenzione di proporre
un film che dovesse es-

sere scritto, immaginato, o per lo meno inventato,


da noi insieme con gli operai. Essi volevano che i
contenuti fossero quelli che, politicamente, ritenevano i piu giusti, soprattutto i pi utili per creare
interesse intorno a questa vertenza, farla conoscere, favorirne la solidariet. La forma, dovevamo
mettercela noi. Cos nacque Apollon. Una fabbrica occupata. unaltra
cosa che aveva un po irritato gli operai che i cineasti rivoluzionari
volevano
sbarazzarsi
della macchina da presa,
perch dicevano che
nelle loro mani diventava strumento di obiettiva sopraffazione di
classe. Quindi, proponevano ai lavoratori di
prendere loro in mano la
cinepresa e girare. Ricordo che un povero tor-

La locandina del film Apollon, una fabbrica occupata

214

nitore diceva: io, tuttal pi, so fa mi fijo sur vasetto e mi moglie che cucina, ma come faccio a
gira un film, io?. Follie di cui allora si era capaci.
Il sottoscritto, invece, da buon revisionista, obiettivamente colluso con il padronato, accett di
fare non solo quello che volevano i lavoratori, ma
anche di condurre la regia del film. Allora, non
cerano ancora le assemblee; lo strumento di governo operaio, nella fabbrica, era la commissione interna. Il leader della commissione interna
dellApollon, Rolando Morelli, che purtroppo
morto qualche anno fa, aveva un ascendente carismatico sugli operai. era lui che li aveva, piano
piano, politicizzati fino al punto di convincerli a
fare gli scioperi. Gli operai temevano questo tipo
di lotte. Venivano tutti dalle campagne del Lazio
meridionale, erano stati raccomandati dal prete,
etc., erano completamente privi di cultura, chiamiamola operaistica o sindacale. Morelli, Scucchia e altri li avevano, con il passare del tempo,
aiutati a prendere coscienza della loro condizione
e del paternalismo del padrone (quello s uno
215

strumento per sfruttarli meglio). Tanto vero che


arrivarono alloccupazione della fabbrica, quando
scoprirono che il padrone voleva farla fallire.
LApollon falliva lentamente, ma era unoperazione pilotata, per acquisire larea che aveva un
enorme valore immobiliare. Dietro a tutto questo
cera un settore della Democrazia Cristiana, che
aveva inviato nel consiglio di amministrazione
dellApollon un componente chiamato il becchino, perch era specializzato nel far fallire le fabbriche, nel sotterrarle.
La lotta dellApollon ebbe comunque un grande
seguito a Roma e il film fu un grande successo
quale strumento per far conoscere la battaglia sindacale degli operai, per raccogliere ulteriore solidariet. Piacque anche a Bruno Trentin, allora
segretario della Fiom, che poi ti propose, con gli
altri sindacati dei metalmeccanici, di fare un film
anche sul rinnovo del loro contratto nel 1969.
Com nato lincontro con Trentin?
Apollon. Una fabbrica occupata si rivel unarma

di combattimento molto efficace. Prima di tutto


perche era venuto in modo gradevole: cerano momenti in cui ci si divertiva, altri nei quali ci si commuoveva, altri ancora dove ci si indignava. Era un
film che riusciva a mobilitare emozioni di vario
tipo. Questa era una cosa che gli ultra-sinistri
consideravano una corruzione da commedia allitaliana di infimo ordine. A livello popolare, invece, il film era molto apprezzato, ovunque lo proiettavamo. Dal febbraio 1969, quando terminammo il lavoro, fino allinizio dellAutunno
caldo, facemmo proiezioni dellApollon dappertutto. Cos anche Trentin, incuriosito, volle vederlo. Eravamo a marzo, se non ricordo male.
Venne allUnitelefilm e rimase colpito dal film, gli
piacque, prov anche lui le emozioni alle quali ho
accennato. Chiese, dopo, a caldo, di usarlo per infiammare le grandi assemblee di preparazione del
confronto autunnale. Ne frequentammo parecchie
ed era incredibile come reagivano gli operai delle
grandi fabbriche del nord. Apollon era uniniezione di entusiasmo che creava latmosfera favore216

vole a una combattivit che poi si sarebbe espressa,


anche con sacrifici e difficolt, nelle battaglie sindacali. Successivamente, Trentin ebbe lidea di girare un lungo reportage sulle lotte dellautunno,
coinvolgendo gli altri due sindacati dei metalmeccanici, Fim e Uilm, e i rispettivi leader, Carniti e
Benvenuto. Si misero insieme, ma ci dettero pochissimi soldi, anche perch lamministratore della
Cgil, per cui passava la sovvenzione, considerava
una futilit buttare i soldi per fare film (il sindacato doveva lottare e basta). Quindi, per riuscire a
scippargli delle risorse, Trentin doveva implorarlo,
convincerlo. comunque, riuscimmo a portare a termine il lavoro, che naturalmente si intitol Contratto.
Per girare lApollon avevate a disposizione la fabbrica occupata, che in fondo era come un teatro
di posa e non richiedeva particolari sforzi organizzativi. Seguire una vertenza che investiva tutto
il Paese era ben altra cosa. Come vi siete organizzati?

Gli uffici dei sindacati ci davano comunicazioni


del tipo: Badate, domani, a Brescia, c unassemblea che si prospetta molto animata! Dopodomani, a Napoli, ci sono gli operai dellIlva che
fanno un grande corteo.... Noi dovevamo schizzare da Brescia a Napoli, mangiandoci le mani perch non potevamo andare anche a Torino, dove
cera unaltra importante manifestazione... insomma, in quei mesi cerano contempo- raneamente uninfinit di situazioni interessanti
e noi, umanamente, fisicamente, realisticamente, non potevamo che raggiungerne solo
una parte. Quindi, vi erano anche momenti
di seri interrogativi: era meglio girare il processo alla Fiat, o lincontro di Agnelli con
il ministro? peraltro, la troupe era leggerissima: io, Silvio Ferri (che faceva da mio
aiuto, il fonico, etc.) e loperatore, Zamariola, che aveva anche un po paura... spesso,
infatti, cerano inaspettate cariche della polizia ed esplosioni di violenza, che lui girava,
ma spaventato e urlante: ci sono i sonori di

questi momenti di scontri molto drammatici. In


realt, loperatore che strilla... il materiale che
siamo riusciti a mettere insieme, nel film, cerca di
raccontare la storia, anche la storia politica, delle
lotte dellAutunno Caldo. Qualche volta, in mancanza di meglio, abbiamo usato le stesse immagini
in contesti differenti, facendo la moltiplicazione
dei pani e dei pesci. Siccome questi avvenimenti,
che noi riprendevamo, erano spesso ricchi di pi

Una immagine del film Contratto

217

significati, il gioco di riutilizzarli, in un certo senso,


era legittimato.

da riprendere fosse molto vario. poi cerano delle


situazioni in cui potevamo apparire i cagnolini
di Trentin. Ad esempio, quando lo invitarono alla
Fatme occupata, noi lo seguimmo e potemmo entrare in fabbrica grazie al drappello di operai che
permisero anche a lui di prendere parte allassemblea dei lavoratori. Prima dellentrata in vigore
dello statuto dei lavoratori, i sindacalisti esterni
non potevano mettere piede nelle fabbriche. A
mala pena venivano tollerati i sindacalisti interni,
per cui, ogni volta che Trentin, Carniti o Benvenuto entravano in una fabbrica, commettevano un
reato. Ci entravano grazie a una collaudata dinamica: un folto corteo di operai andava ai cancelli,
prendeva sotto la sua ala protettiva i sindacalisti e,
nel caso della Fatme, noi al seguito, e li portava
dentro. Poi succedeva sempre che arrivava uno
della direzione e cacciava via tutti, denunciandoli
per violazione di domicilio. E successo anche a me
e alla mia troupe. Lo Statuto dei Lavoratori, conquistato proprio grazie alle lotte dellAutunno
caldo, ha poi reso possibile lingresso dei sindaca-

In Contratto ci sono dei passaggi in cui la maturita sindacale della lotta degli operai viene messa
a confronto con quella zona della politica italiana
che era costituita dai gruppi della sinistra extraparlamentare. Questo confronto, che spesso
anche uno scontro, allinterno delle assemblee,
non viene celato. Si poteva scegliere di non raccontarle, quelle discussioni, a volte dure, anche
se gli operai ne escono sempre vincenti. Tuttavia
vi sono anche constatazioni amare, come
quando, in unassemblea alla Sapienza, un operaio sconsolato commenta i discorsi degli studenti dicendo: vabb, non che hanno capito
proprio tutto. Hai avuto indicazioni di linea
politica o pressioni da parte dei sindacati committenti?
I sindacati ci informavano e magari ci ispiravano,
ma eravamo noi a scegliere dove e che cosa girare.
del resto, non che il campionario delle situazioni
218

listi esterni nelle fabbriche. Tornando alla questione delle scelte, le facevamo sulla base dei motivi pi diversi, talvolta logistici, talvolta economici
(per esempio restare a Roma costava meno che andare a in giro per lItalia). Furono divertenti le riprese che fummo autorizzati a fare al ministero del
lavoro, dopo che il ministro Donat Cattin prese in
mano la vertenza e divent una specie di arbitro
tra padronato e metalmeccanici. Cerano riunioni
molto interessanti nel salone del ministero, con i
sindacalisti schierati da un lato e dallaltro gli imprenditori. Allora il presidente della Confindustria era larmatore Costa, un vecchiaccio
baffuto, che bofonchiava, accusava i sindacalisti di
non fare il sindacalismo autentico... loperatore
giro un suo lungo primo piano, nel quale si confidava con i vicini ma non si sentivano le parole perch era impossibile avvicinargli il microfono. Nel
film, ho utilizzato un doppiatore con la voce rauca
per fargli dire peste e corna dei sindacalisti. In
Contratto, c pure qualche forzatura di questo
tipo. Ad esempio, unaltra situazione che io rite219

nevo di sicuro effetto comico fu quando ci fu il famoso processo alla Fiat, che era stato organizzato
perch lazienda aveva licenziato trecento operai
molto attivi nella vertenza. Nel clima gi surriscaldato dellAutunno, questa vicenda gett benzina
sul fuoco. Agnelli decise di ritirare i licenziamenti
e lo and ad annunciare a Donat Cattin. Noi ci
precipitammo al ministero del lavoro e ri- prendemmo Agnelli che usciva dallo studio del ministro, stringendogli la mano, e poi percorreva un
corridoio e una scala gremita di fotografi, operatori, giornalisti. su queste immagini avevo messo
una sorta di voce mentale di Agnelli, il quale,
fendendo la muraglia dei reporter, con il sorriso
sulle labbra, come se uscisse dal teatro cinese di
Hollywood la sera degli Oscar, diceva: sar
luomo piu elegante del mondo, ma questa volta
me lhanno messo nel culo. Quando Trentin vide
la sequenza, simpunt e mi chiese di toglierla, perch di cattivo gusto. Disse: Possiamo dire che
Agnelli uno sporco padrone, ma non quella frase,
quella barzelletta volgaruccia. Fu lunica volta in

cui Trentin fece il censore, e io gli diedi ragione cavandomela con una battuta: Beh, la tolgo perche
la stima di Bruno Trentin val bene labolizione di
una messa (parafrasando quel re che disse: Parigi
val bene una messa). Quello fu lunico momento
di disaccordo, che poi dur cinque minuti. Per il
resto Trentin amava molto il film. Lo riteneva importante, perch non era la pura e semplice documentazione di una vertenza sindacale, ma il tentativo di rappresentare un processo completo, che
contribuiva alla matu- razione politica dei suoi attori. Metteva in circolazione tanti spunti, tanti
aspetti di una lotta che
aveva una grande intelligenza politica.
Uno degli elementi della
battaglia degli operai
anche una particolare attenzione al tema dellinformazione. Contratto
nasce anche per rispon-

dere agli attacchi che, sulla stampa dei padroni


(come si diceva allora), venivano portati ai lavoratori in lotta, chiamati teppisti, anche per far paura
ai cittadini. I sindacati, tra laltro, fecero pressione
sulla stessa Rai perch documentasse le condizioni
di lavoro e informasse correttamente sulla vertenza
sindacale. I dipendenti della Rai decisero anche di
scioperare a sostegno della vertenza dei metalmeccanici. Ricordo che andai a Milano, perche era la
citt in cui quello sciopero avrebbe avuto maggiore
consistenza. Durante la manifestazione, fu innalzato un grande striscione
con una figura femminile discinta (chiaramente una prostituta) e
la scritta radio-televisione, la mignotta del padrone! (una cosa del
genere), con un linguaggio anche abbastanza
spregiudicato, rispetto a
quelli tradizionali. Una

Unaltra immagine del film Contratto

220

consistente parte di Contratto dedicata alla condotta dei mezzi di comunicazione, ma il film non
poteva essere un strumento dintervento sugli accadimenti, poich fu pronto quando la vertenza era
gi conclusa, con la vittoria del sindacato. Contratto la documentazione di un grande processo.
mentre lApollon incideva direttamente sui fatti,
aiutando gli operai durante loccupazione della fabbrica, e anche dopo la sua conclusione, Contratto
non poteva svolgere questa funzione, essendo appunto la documentazione, tuttora vibrante, di un
fatto senza precedenti e senza seguenti, e lintuizione di Trentin, che ne era lo stratega, fu che valeva la pena conservare una testimonianza viva di
quanto fosse accaduto.
Anche la Rai, pressata dalle mobilitazioni, mise
in campo un troupe, con cui entrasti in contatto,
scambiando del materiale girato, che poi hai utilizzato nel film. Come lo hai ottenuto?
In Contratto abbiamo utilizzato del materiale Rai
molto bello, molto pi bello del nostro, perch la
221

Rai aveva una troupe vera, di almeno quindici persone. pero cerano dei luoghi che erano off limits
per loro o per noi. per esempio, loro alla Fiat entravano, uscivano, avevano carta bianca. Noi guai,
fuori dai cancelli! Viceversa, situazioni di forte
connotazione operaia erano di accesso semplicissimo per noi, che eravamo i cineasti della compagnia dei sindacati, mentre gli operai non volevano
la rai nella fabbrica. Allora abbiamo fatto degli
scambi, senza che lo sapesse nessuno, con Sergio
Pecorini, che era il giornalista, e Wladimir Tchertkoff, che era il regista. Noi, per esempio, eravamo
riusciti a girare la riunione di un consiglio di amministrazione di una fabbrica di propriet di Glisenti, ed anche quello di una piccola fabbrica
bresciana, con signori anziani (uno raffreddato,
che si soffiava il naso... sul quale ho poi messo dei
rumori sguaiati). Era venuto un pezzo divertente e
unico. Comico, perch sotto cerano gli operai che
facevano lassemblea e sopra cerano i padroni, che
facevano il consiglio. Noi demmo questa sequenza
in cambio di una girata alla Fiat. Materiale splen-

dido, che noi non avremmo mai potuto realizzare


con i nostri mezzucoli e dove non andammo, non
perch non ci avrebbero accolti (era una grande
manifestazione operaia, mi pare in un palazzetto
dello sport), ma perch stavamo in Abruzzo e non
avevamo i soldi per comprare i biglietti del treno.
Unaltra sequenza molto bella, girata dalla troupe
Rai, quella dellelicottero che sorvola piazza del
Popolo e che io ho montato sulla bellissima canzone Dove vola lavvoltoio, le cui parole sono di
Calvino: Avvoltoio vola via, vola via dalla terra
mia.... Questo avvoltoio era lelicottero della polizia; gli operai, da sotto, gli fanno gestacci... E una
sequenza che emoziona. Poi successo che il materiale Rai si perduto (si dice che labbiano distrutto, non si capito bene). Conoscendo abbastanza bene lazienda sono pi propenso a ritenere
che labbiano perduto, perch per anni le teche
Rai sono state una baraonda ingovernabile. Ora
tutto cambiato: funzionano, non dico a livello
della Bbc, ma producono anche buone idee.

Si vedono molti cortei nel film, ripresi con un taglio ricorrente: gli operai sono spesso inquadrati
dal basso, stando in mezzo al corteo, con i manifestanti che vengono verso la macchina da
presa.... Era una scelta voluta?
Non che ci ponessimo problemi di linguaggio. Il
problema era di non farci scappare le cose di
mano. Entravamo nei cortei, cos come si entra in
acqua, quando si va a fare un bagno di mare, perch sapevamo che ci avrebbero sempre accolto benissimo. Eravamo riconoscibili, ave- vamo fasce,
patacche del sindacato. Sapevano tutti, tutti venivano messi sullavviso: C una troupe che lavora
per noi, facilitatela!. Quindi anche nelle assemblee cera un atteggiamento di collaborazione
molto viva. Forse proprio perche noi stavamo dentro ai cortei, ne veniva fuori anche una visuale particolare, che pero era molto affidata al caso.
Lunica cosa che abbiamo pianificato e stata lidea
di girare a colori la grande manifestazione dei metalmeccanici a Roma e di utilizzarla come prefinale, sebbene si fosse tenuta ben prima che la ver-

222

tenza si chiudesse, perch era diventata la manifestazione simbolo. Andremo a Roma era unaffermazione ricorrente nei comizi che precedettero la
manifestazione romana.

vano nella metropolitana senza pagare i biglietti:


nel film, lenfasi del compianto Cucciolla (che
lo speaker di Contratto) rinsangua la povert del
materiale.

Nel montaggio, invece, mi sembra che di fronte


al materiale raccolto, un po disomogeneo, scegli
di costruire non semplicemente una cronaca o
un racconto, ma un ragionamento analitico sui
fatti.
Infatti cos.... capimmo subito che quel materiale
non poteva essere sufficiente a fare un film di spessore, un grande documentario alla Ivens... neanche a pensarci. Allora lo spessore lo dovevamo
trovare altrove. Per questo Contratto un film di
testimonianza che, in qualche modo, ospita spunti
e riflessioni, mette in evidenza il valore politico di
certe scelte e d il senso della crescita, della maturazione dei partecipanti alla lotta. In questo caso
il commento e stato importantissimo, e riempie
dei vuoti. Ad esempio, eravamo riusciti a riprendere, al volo, malamente, gli studenti che entra-

Si avverte che il commento fatto sulle immagini, guardando il materiale. Lhai costruito insieme a Trentin?
No, ho fatto tutto io, da solo, basandomi su tante
informazioni, comunicati e molto materiale. Sono,
infatti, spesso citati i comunicati dei sindacalisti.
Pensa che lho scritto mentre mio padre era in fin
di vita, in una clinica a Roma. Io dovevo stendere
questo lungo testo (il film dura pi di unora),
per non volevo lasciarlo solo. Allora lo scrissi nel
bagno della sua camera, tenendo la porta aperta,
interrompendo, ad un certo punto, per correre a
prendere unampolla di sangue per una trasfusione... cos, intrecciando la mia presenza al capezzale di mio padre con il resto. Ed una cosa che
ricordo, non possibile dimenticarla. praticamente, lui mor quando io scrissi fine.

223

Come and complessivamente il rapporto con i


sindacati? Ricordo la prima volta che vidi Contratto, alla Casa dello studente a Roma. In
quelloccasione, nel presentarlo, ricordasti lequilibrio che bisognava tenere con i diversi leader
dei tre sindacati committenti, in modo da mettere in evidenza lapporto di ciascuno alla lotta.
Probabilmente ci furono dei problemi tra i sindacati metalmeccanici, ma a mia insaputa. Quando
venne una delegazione a vedere il film per la prima
volta, subito dopo il primo montaggio, ricordo che
qualcuno si arrabbi, se non sbaglio Benvenuto,
ma io non riuscivo a capire per quale motivo. Affioravano nel film cose che per me erano impercettibili, ma per loro di molta importanza. Ad
esempio, erano attenti a quanto durava lintervento di un leader rispetto a un altro. Io madombrai per questo atteggiamento e me ne andai. La
mattina dopo mi telefon Trentin, che non era
presente nella delegazione, chiedendomi scusa. La
Fiom era in realt il sindacato cui ci eravamo appoggiati di pi: ci aveva fornito due giovani con-

sulenti, che ci aiutavano a scegliere gli eventi da seguire, talvolta ci accompagnavano sui luoghi, specie a Roma, per farci avere via libera. Erano due
perch nella Fiom cera la componente comunista
e quella socialista: nel mio caso il comunista era
Roberto Tonini, che poi ha continuato la carriera
politica, diventando Assessore alla cultura per il
comune di Venezia; il socialista era Ottaviano Del
Turco, che ha avuto una carriera politica pi folgorante.
Contratto si chiude con la speranza di rappresentare il primo di una serie di film che i sindacati
avrebbero realizzato unitariamente...
Certo! Lunit sindacale uno dei temi sui quali
il film pone laccento piu frequentemente. Speriamo che il prossimo film sia quello del sindacato
unico, questo era lauspicio finale. Esso entusiasmava gli operai, mentre, invece, suscitava sorrisetti sardonici a livello di dirigenze sindacali.
infatti... quanti anni sono passati?

224

Piu di quarantanni.
Quarantanni... e stanno ancora a litigare.
Quale diffusione ha avuto Contratto e come
stato utilizzato dai sindacati?
In rrealt ebbe poca diffusione e poco impegno
sindacale nel farlo conoscere. Mancavano le strutture, mancava anche un abito mentale. Apollon
era circolato allinterno di un circuito alternativo,
costruito grazie allimpegno del gruppo dei cine-

Gregoretti alla macchina da presa

giornali liberi, che era entrato in contatto con fabbriche, case del popolo, sezioni di partito, persino
scuole... i sindacati non avevano nulla di tutto questo, n vi mettevano passione (tolto Trentin). Accolsero benissimo il film, superate le paranoie
iniziali, per non avevano in mente una strategia
di diffusione o la costruzione di un circuito alternativo del cinema.
Tra gli ingredienti del successo di Apollon ci
sono il suo carattere narrativo
e il suo essere strumento di sostegno alla lotta, quando questa
ancora in corso;
Contratto invece un documentario di una certa complessit
analitica,
ma
soprattutto una testimonianza, arriva dopo la lotta,
quindi, in un qualche modo,
quasi inutile per la lotta.
E un documento. E inutile in

225

una visione di circuito alternativo (tanto per capirci), ma e utile come affresco di un evento. E
stato proiettato, qualche giorno fa, alla Casa del
Cinema, ed un film che ti prende. Ti prende per
altre corde rispetto a quelle dellApollon. Se vogliamo, le corde pi tradizionali di uno spettatore.

Sembra fantascienza, oggi, Contratto. La gente


allibita, dice: Eravamo capaci di questo? Di avere
questa forza politica, questa lucidit, questa passione, questimpegno.... E il ritratto di una classe
operaia che non ha avuto eredi, irripetibile.

Lo sbarco delluomo sulla luna fu uno dei grandi avvenimenti del 1969

226

PIO GALLI, CLAUDIO SABATTINI

1980: travolti da una marcia

a vertenza Fiat del 1980, quella dei trentacinque giorni e della marcia dei quarantamila, rappresenta uno spartiacque

decisivo nella storia sindacale dei metalmeccanici: l, in quell'ottobre torinese si esaur


la forte spinta unitaria di Fiom, Fim e Uilm, si chiuse l'epopea della Flm e cominci un'altra storia, fatta
di divisioni e incomprensioni, un cambio di clima che probabilmente pu fornire qualche chiave di lettura
delle cronache attuali visto che ancora oggi tutto ruota intorno al rapporto con la Fiat e al confronto con il
suo principale stratega, Sergio Marchionne. Enzo Mattina nell'intervista che qui abbiamo pubblicato ha
sottolineato con grande passione lo choc che determin la traumatica conclusione di quella vicenda. E proprio
per fornire un quadro interpretativo pi ampio abbiamo pensato di recuperare due testimonianze contenute
in altrettanti libri-interviste. Testimonianze molto particolari perch riguardano un aspetto della
vertenza: un comizio di Giorgio Benvenuto, quattro giorni prima della marcia. Pio Galli, all'epoca
segretario della Fiom, e Claudio Sabattini, all'epoca responsabile del settore auto della Flm, forniscono
interpretazioni diverse. In sostanza era avvenuto che a Mirafiori, il segretario generale della Uil nel corso
di un comizio a Mirafiori aveva pronunciato una frase dai toni ultimativi: O la Fiat molla o molla la Fiat.
Cosa intendeva dire il segretario?
Erano giorni convulsi e confusi. Il ministro del lavoro dell'epoca, Franco Foschi, poco apprezzato dai vertici Fiat
perch considerato pi vicino ai lavoratori che all'impresa, aveva provato a proporre una soluzione di mediazione
che la Fiat aveva respinto. Esponente di un governo debolissimo (presieduto da Francesco Cossiga e che
sarebbe caduto durante la vertenza), Foschi, piuttosto irritato per il comportamento dell'azienda, cominci a prospettare
l'ipotesi di una trasformazione della casa automobilistica in una azienda di Stato. Pi che altro,
un'arma di pressione. Ma i giornali ne parlavano. Soprattutto se ne parlava al tavolo ministeriale
intensamente frequentato dai vertici metalmeccanici. Nel frattempo, per, erano attivi altri tavoli,
in particolare quello all'hotel Boston a Roma che ospitava in particolare l'azienda e i segretari generali
delle Confederazioni. Pio Galli mette la sortita di Benvenuto in rapporto con le voci di una possibile

227

statalizzazione della Fiat. Di diverso parere Sabattini per il quale le cose stavano in maniera molto pi
semplice: Benvenuto aveva lanciato quella sorta di ultimatum perch c'era una bozza d'accordo in via di
perfezionamento. L'ex segretario della Uil ha in diverse occasioni sottolineato che in effetti quella sortita
era motivata dalla certezza che ormai la vertenza era in dirittura di arrivo. E nell'intervista che pubblichiamo
in conclusione di questo libro, Benvenuto conferma quella versione e provvede a ricostruire ancora una volta
quei giorni finali e drammatici.

I quadri sfilano a Torino: la marcia dei quarantamila

228

PIO GALLI*

uella parola d'ordine pronunciata da


Benvenuto in quel comizio, suscit sorpresa, qualche commento e soprattutto una domanda: perch in una situazione cos difficile il
moderato Benvenuto lanciava un ultimatum?
Era demagogia o altro?
Posso dire che c'era dell'altro. Quello che poteva
sembrare un incitamento a lottare, perch in ogni caso la Fiat
avrebbe dovuto cedere, in realt aveva un significato diverso. Era il riferimento a un
obiettivo che non era nostro,
del sindacato intendo, ma che
era argomento di voci circolanti negli ambienti politici e
ministeriali cui si alludeva sui
giornali: o la Fiat cedeva o la famiglia Agnelli avrebbe dovuto
cedere la Fiat che quindi sarebbe passata all'Iri.

Che consistenza potevano avere quelle voci?


In occasione di contatti ministeriali, ci venne cautamente ma ripetutamente chiesto quale fosse la
nostra opinione in quanto rappresentanti dei lavoratori, circa l'eventualit di una nazionalizzazione della Fiat oppure di una sua irizzazione.
Inoltre, dopo la sortita di Benvenuto, l'ipotesi di
irizzare trov spazio e consensi palesi e sottintesi
in vari organi di stampa. Ma
forse l'idea era sorta in ambienti politici dopo che l'avvocato Gianni Agnelli, tra maggio
e giugno del 1980, aveva ripetutamente fatto sapere: in
primo luogo che la Fiat non
chiedeva nulla allo Stato (rifiutando cos le nostre proposte
per un programma di sviluppo
dei trasporti) perch aveva un
proprio piano di risanamento
con un finanziamento privato;
in secondo luogo, che solo qua-

Pio Galli

229

lora questo piano di risanamento fosse stato ostacolato, sarebbero state tratte le dovute conclusioni,
lasciando intendere anche l'eventualit di un proprio ritiro dal settore dell'auto.
Ma la vostra risposta ai sondaggi sull'irizzazione
qual era stata?
Tutti noi dirigenti della Flm abbiamo sempre risposto negativamente. Non avevamo alcun motivo
per appoggiare un progetto del genere. A chi ci interpellava al riguardo, noi della Flm rispondevamo
che, invece, giudicavamo necessaria una politica di
sviluppo e programmazione del settore auto, e che
doveva finire, piuttosto, il finanziamento assistenziale sino ad allora praticato nei confronti della
Fiat. Una politica, questa, che non aveva evitato la
crisi dell'azienda.
In sostanza qualcuno voleva nazionalizzare la Fiat
e voi della Flm non facevate parte del gruppo. Ma
perch il segretario della Uil, Giorgio Benvenuto,
lanciava dalla quinta porta di Mirafiori quella mi-

naccia?
Posso fare un'ipotesi e trarre una conclusione.
Benvenuto aveva premesso al suo ultimatum una
scadenza: entro cinque giorni la Fiat avrebbe dovuto mollare. Altrimenti sarebbe stato aperto un
altro tavolo di confronto con la Fiat, riguardante
la propriet dell'azienda. Ripeto: un'ipotesi; la
conclusione su un dato certo un'altra. Quella minaccia aveva acceso speranze illusorie di spostare
il conflitto con l'azienda dal terreno sociale a
quello politico, non so con l'appoggio di chi, non
certo della Federazione metalmeccanici, della
Fiom o della Cgil. Comunque, quello slogan trov
consensi fra le frange esterne che puntavano non
all'accordo ma all'esasperazione dello scontro: una
manna per chi, sulla pelle dei lavoratori, credeva
di giocare alla rivoluzione. E' superfluo aggiungere
che quelle parole non facevano avvicinare i tempi
di una intesa, anzi potevano aprire un altro fronte.
Devo ricordare, anche come militante dell'allora
Pci, quello che Chiaromonte, responsabile nazionale del dipartimento economico e sociale di Bot-

230

Cesare Romiti e Gianni Agnelli protagonisti principali della vertenza Fiat

teghe Oscure, scriveva due giorni dopo il comizio


di Benvenuto su l'Unit: Lo abbiamo gi detto
e scritto pi volte, non vogliamo n la nazionalizzazione, n l'irizzazione (comunque camuffata)
della Fiat.
231

* Stralcio tratto dal libro-intervista di Pio Galli e Giancarlo Perte-

gato: Fiat 1980 Sindrome della sconfitta, Ediesse 1984

CLAUDIO SABATTINI*

erch c'era scarsa coscienza nelle confederazioni sulla partita che si stava giocando (alla
Fiat, n.d.c.)?
No, non parlerei di scarsa coscienza, ma di una
cosa diversa. Anche quelli tra noi pi legati direttamente ai lavoratori e alle strutture interne come
la Quinta Lega, pur capendo qual era il vero obiettivo della Fiat, non avevano la consapevolezza dei
grandi fermenti mondiali, non comprendevamo
che ci che veniva dagli Usa era
qualcosa che stava per modificare
profondamente le relazioni sociali in tutto il mondo occidentale. Se avessimo avuto questa
coscienza, se quella americana
fosse stata considerata una tendenza del padronato occidentale,
forse sarebbe stato pi semplice
affrontare la discussione dentro il
sindacato, tradurla cio in termini strategici, perch le due po-

sizioni che si confrontavano rappresentavano due


estremi, ma entrambi interni al mondo Fiat, chi diceva che era una ristrutturazione naturale dell'azienda e chi diceva che era un fatto
esclusivamente di potere dell'impresa. Questi due
estremi in qualche modo si tenevano e giocarono
negativamente, perch era proprio nella valutazione del significato di quella situazione particolare
che si divise.

Claudio Sabattini

232

Una carenza di analisi e un sostanziale provincialismo.


S, consideravamo l' Italia un
mondo a s e la Fiat un mondo in
quel piccolo mondo, l'uno e l'altro
cos eccellenti che non avevano bisogno di confrontarsi con altri modelli.
Quel provincialismo spiega anche
il riduzionismo con cui fu letta
successivamente la vicenda?

S, e spiega anche perch sia stato dato il giudizio


dell'inevitabilit di quelle conclusioni, che fu la
cosa pi devastante per i protagonisti.
Veniamo a quelle conclusioni e partiamo dall'azienda. In tutta la vertenza e anche nei giorni
finali la Fiat, la propriet mostrarono parecchie
incertezze, che avallano la tesi secondo cui la partita rimase aperta fino all'ultimo. Addirittura alla
vigilia della marcia dei capi ci fu un intervento
della propriet che sostanzialmente diceva chiudiamo anche se non rinunciamo a portare a casa
tutto. C'era veramente quest'incertezza nello
snodo degli ultimi giorni?
S, anche se tutta la vertenza fu condotta in modo
molto duro, tutti i 35 giorni furono pieni di incertezze, di possibilit di soluzioni diverse. A partire
dalle posizioni del governo Cossiga che chiedeva
di prendere tempo senza andare a una drammatizzazione che non avrebbe permesso alla Fiat di
portare a casa la sua operazione. Fu poi la crisi del
governo a far saltare una soluzione di compro-

messo che era stata gi elaborata dal ministro Foschi. La caduta del governo diede modo alla Fiat
di fare la carambola, di passare dai licenziamenti
alle liste di cassintegrati. Ma la situazione rimaneva
ancora aperta e lo testimonia la frase di Benvenuto
al comizio del 10 ottobre - o la Fiat molla o molla
la Fiat - che non era una boutade ma derivava
dalla certezza di un nuovo compromesso, un
nuovo pre-accordo raggiunto a Roma all'hotel Boston certo pi pesante per noi rispetto a quello
proposto inizialmente da Foschi, ma ancora tollerabile rispetto alla mobilit, perch prevedeva la
rotazione. Questo Benvenuto lo ha recentemente
ricordato pubblicamente di fronte a uno dei protagonisti di quella vicenda, Cesare Annibaldi che
ridimensiona le certezze successivamente descritte
da Romiti nel suo libro-intervista a Pansa, alludendo al fatto che la stessa dirigenza Fiat aveva parecchie incertezze sulla conclusione del confronto
sino alle ultime ore. Se la marcia dei 40.000 e il
suo utilizzo non avessero interrotto il processo concordato all'hotel Boston ci sarebbe stata la rota-

233

zione e pur con molte difficolt noi avremmo potuto gestire la situazione. E la storia sarebbe stata
diversa. Ma la mattina del 14 ottobre la situazione
era ancora aperta. La variante che rimaneva in
campo era quella conosciuta solo dalla Fiat, la manifestazione dei capi che corso Marconi da tempo
stava organizzando. Quando l'assemblea dei capi
si trasform in una manifestazione, la Fiat gioc
l'ultima carta, quella decisiva dicendo per bocca di
Romiti che tutto ci che era stato concordato fino

ad allora non valeva pi. Corrispondono anche i


minuti: quando si vede che non si trattava di un'assemblea di qualche migliaio ma di una grande manifestazione, un fatto generale per la citt, al quale
le autorit comunali davano legittimit, tutto salta
e la conclusione finale gi scritta.
*Stralcio di una lunga intervista tratta dal libro di Gabriele Polo e

Claudio Sabattini: Restaurazione italiana Manifesto libri, 2000

Unaltra immagine della marcia dei quarantamila

234

LE MEMORIE DI PIETRO INGRAO

Quando in tv apparvero gli operai


di Pietro Ingrao*

l titolo semplicissimo e significativo: I metalmeccanici. Fa parte di una splendida autobiografia che Einaudi
port in libreria nel 2007. Autore: Pietro Ingrao, uno dei
pi grandi e originali interpreti della scena politica del secondo Novecento italiano.
Volevo la Luna un ampio affresco di memorie e dentro questo affresco, una
decina di pagine dedicate a una vicenda collettiva raccontata con la passione di un
militante, la lucidit di un leader (dirigente del Pci) e la partecipazione
emotiva di una persona che assisteva alla riemersione orgogliosa di un mondo
del lavoro che reclamava un ruolo da protagonista nella trasformazione del Paese.
Una breve e illuminante sintesi di quel che rappresent l'Autunno Caldo e di
quel che furono i metalmeccanici e la Flm. La rilettura di alcuni stralci pu tornare
utile ai fini di una pi solida comprensione di quei tempi e di quegli avvenimenti.

235

el '69, quando ormai la pressione degli


studenti sembrava avvicinarsi a un triste
declino, dilag in Italia la protesta operaia... A
lungo fummo trascinati dalla corsa al salarialismo.
Ho gi raccontato come anche su questo s'era sviluppato uno scontro aspro di frazione dentro il
partito, che fin con la sconfitta della sinistra: con
la mia sconfitta...
Gi
nel
1967, per iniziativa della
camere del
lavoro meridionali della
Cgil, era partita una rivendicazione
operaia...
tesa al superamento
delle cosid-

dette gabbie salariali... Quello scontro sulle gabbie


salariali dovette fronteggiare una reazione padronale spesso violenta, sorretta da una tenace organizzazione del crumiraggio. Fino a culminare in
quello sciopero generale unitario del 12 febbraio
1969 contro le gabbie salariali, che segn un vero
e proprio traguardo di civilt...
Ma intanto i
sindacati dei
metalmeccanici gi portavano
la
piattaforma
contrattuale
alla discussione e alla
approvazione
delle assemblee di fabbrica;
e
l'egualitarismo studen-

Vittorio Foa con Pietro Ingrao

236

tesco trovava una chiara eco nella richiesta operaia


di aumenti uguali per tutti. Comparvero e presero
forza temi che riguardavano la qualit del lavoro:
come la rivendicazione della riduzione dell'orario
di lavoro a quaranta ore settimanali, o il controllo
e la limitazione contrattuale degli straordinari. Nasceva e si affermava l'assemblea di fabbrica. Si
apriva cos un percorso che avrebbe portato il movimento operaio ad affrontare temi inediti come
quello della salute nelle fabbriche e dell'ambiente...
Quella battaglia dei metalmeccanici crebbe rapidamente ed ebbe presto un ruolo centrale e un
volto unitario: quei tre segretari della Fiom, della
Fim, dell'Uilm Trentin. Carniti e Benvenuto
divennero il simbolo di un tempo nuovo e anche
di una affermazione limpida dell'autonomia del
sindacato...
Punto di partenza furono le riunioni dei comitati
centrali di Fim, Fiom e Uilm, che vararono la piattaforma della lotta. A settembre la Fiat, prendendo
a pretesto uno sciopero all'officina 32 di Mirafiori,
237

aveva sospeso trentacinquemila lavoratori, lasciandoli a casa senza stipendio. Ma al sopruso rispose
subito lo sciopero dei lavoratori torinesi... Fu la
scintilla che fece partire una trama di lotte articolate che condussero a esiti forti...
Il 28 novembre fu il giorno cruciale della manifestazione a Roma. Ricordo le ansie e le gioie di
quella giornata. Tutto era incerto: il livello della
partecipazione, le mosse della polizia, la risposta
della citt. Si parl di una crisi di governo e dell'arrivo di falangi fasciste dal Mezzogiorno. Il
grande corteo mosse da piazza Esedra, rituale
punto di partenza delle manifestazioni capitoline.
E scese per via Cavour... Sfilai anche io. Mi inserii
timidamente in quel fiume umano e fui accolto da
abbracci, strette di mano, pacche sulle spalle: c'era
aria di vittoria e in ogni caso una grande fierezza,
da protagonisti che sentivano di incidere in una
straordinaria vicenda di popolo...
Nasceva un nuovo nesso tra lotta e trattativa. In
quell' autunno caldo i sindacati dei metalmeccanici divenivano punto di riferimento nella vicenda

politica del Paese, i consigli di fabbrica diventavano oggetto politico riconosciuto. A me parve che
mai in Italia con tanta urgenza fosse stata posta
sulla scena (in maniera cos immediata e pratica)
la questione dell'alienazione del lavoro...
Quanto ai cortei dei metalmeccanici, erano pi
secchi, pi imperiosi di quelli di partito che io
avevo praticato nella mia militanza. I cortei del
partito comunista sembravano pi lenti: di grande
orgoglio, ma come pi prudenti, con la continua
preoccupazione di farsi capire; i comizi erano tutti
segnati da un lungo ragionamento, sempre assolutamente pedagogici, e ricorrevano perci anche all'ironia, alla battuta, all'arte oratoria. Quei capi
sindacali, invece, li ascoltavo sempre con una certa
sorpresa: tutti affidati all'invettiva, alla catena di
parole d'ordine, all'elenco delle rivendicazioni:
come a figgerle in mente. In fondo comizi molto
spogli, e abbastanza uguali. Pareva che nessuno
avesse tempo da perdere.
Eppure l'emozione pi forte forse non fu in
quella pulsante manifestazione di strada: avvenne

quando vedemmo gli operai dell'autunno caldo in


televisione. Davvero ci parve fosse spezzata la barriera di una lunga esclusione...
E l'operaio non appariva pi a fianco e con i partiti politici. La sua politica generale riceveva una
sanzione grande. Avveniva o pi esattamente emergeva un mutamento nelle forme della politica.
Anche il sindacato proprio in quegli anni cominci a uscire nell'opinione pubblica dalla subalternit rispetto al partito politico...
E' singolare anche l'impatto di culture e di storie
che port il sindacato italiano dei metalmeccanici
a quell'apice di presenza autonoma e di creativit.
Allineo nomi: Bruno Trentin, che muove da Giustizia e libert e approda alle sponde del sindacato
di Di Vittorio; i fermenti e le inquietudini del movimento cattolico che accomunavano insieme figure (pure cos diverse) come Macario e Carniti
con le sponde anomale delle Acli; il socialismo mescolato e che a me sembr cos diverso di Giorgio Benvenuto e Piero Boni; e una figura prossima
alla storia dei metalmeccanici come Vittorio Foa;

238

o i comunisti torinesi, Pugno e Garavini, prima attori della lunga resistenza e poi della difficile riscossa alla Fiat...
Il consiliarismo scavalcava il confine dei partiti e
anche dei sindacati: e chiamava alle decisioni tutti
i lavoratori della fabbrica. Era una strada di aspra
innovazione che mutava potentemente non solo
nello specifico sindacale, ma nelle forme della politica.
Il consiliarismo diceva che
il potere stava nell'essere
parte di una comunit lavorativa. Cambiava la titolarit e il modo dell'esercizio.
Il lavoratore coinvolto nella
lotta, nella sorte e nell'esito
del conflitto, si vedeva riconosciuto per ci stesso un
potere di decisione sull'esito
della prova...
Naturalmente le resistenze
a quell'assemblearismo fu-

rono violente e grandi. Si apr una discussione


anche nel Partito Comunista. Nella primavera del
'70 quando gi l'autunno caldo si era concluso
con una vittoria ci fu un seminario alle Frattocchie in cui il vertice del Pci affront quella questione bruciante. E subito emerse il dissenso.
Giorgio Amendola fu fieramente contro. Egli
aveva in mente una politica duramente guidata

Pietro Ingrao con Giorgio Benvenuto e Mauro Scarpellini

239

dall'alto; e gli sembrava inammissibile che non


iscritti potessero assumere decisioni che spettavano ai soggetti politici riconosciuti legalmente
nell'arena. Ma non fu solo Amendola. Quasi tutto
il gruppo dirigente comunista fu contro l'assemblearismo: anche Berlinguer. Forse Di Giulio fu
pi cauto nel suo scetticismo. Io fui favorevole, ma
ero in costante, irrimediabile minoranza, e non po-

tevo dare nessun aiuto reale ai dirigenti sindacali


irritati e delusi: da Garavini a Trentin, fino a
Lama, cautamente ma dichiaratamente favorevole
alla strategia consiliare.
* Stralci tratti dal libro di Pietro Ingrao: Volevo la luna, Einaudi
2007

Enrico Berlinguer e Pietro Ingrao

240

LA SINTESI DI GIORGIO BENVENUTO

Un confine tra due epoche

conclusione di questo lavoro in cui ho


cercato di illustrare le metamorfosi ideologiche (il riformismo dinamico che senza perdere di vista la realt trovava alimento nel
movimentismo) e di azione della Uilm penso che
sia giusto cominciare questa chiacchierata che ha
il significato di una sintesi conclusiva, ponendo
a te, Giorgio Benvenuto, che sei stato il protagonista di diverse ere, speriamo non geologiche, del
movimento sindacale contemporaneo, se il congresso di Venezia sia stato effettivamente, come
io penso, una sorta di confine tra passato e presente proiettato verso il futuro, tra vecchio e
nuovo, non solo nelle scelte, nelle dinamiche ma
anche nei protagonisti che furono l'espressione
di un profondo rinnovamento generazionale.
S, penso che l'immagine del confine sia fondata.
241

Prima di Venezia l'organizzazione dei metalmeccanici della Uil era caratterizzata da una certa modestia di ambizioni. Eravamo presenti nelle grandi
fabbriche, avevamo un notevolissimo seguito alla
Fiat e ci bastava gestire questo consenso.
Non guardavate oltre la siepe per verificare se ci
fosse solo buio o, al contrario, nuova e splendente luce.
Esattamente. L'organizzazione era incardinata
sulle tre storiche componenti della Uil con Bruno
Corti, il segretario generale, socialdemocratico,
Tullio Repetto, il leader dei repubblicani, Giuseppe Della Motta. Antonio Guttadauro ed io.
Eravamo impegnati nella Uilm ma avevamo altri
incarichi perch le incompatibilit non erano state
ancora stabilite. Corti era, contemporaneamente,

in Confederazione (segretario confederale), nella


Uilm e aveva un ruolo certamente non secondario
nel Psdi (membro della direzione) anche perch
l'uomo era di valore, intelligente e politicamente
abile. Io mi occupavo dell'organizzazione della Uil,

Giuseppe Della Motta era il capo dell'ufficio sindacale, cio della struttura che seguiva le vertenze,
completavano la segreteria Antonio Guttadauro
che seguiva le piccole imprese e Tullio Repetto che
dirigeva lufficio sindacale della Uil. Corti godeva
di grande autorevolezza ma
era dotato di scarsa sensibilit nei confronti del processo unitario, preferiva la
tranquillit dei vecchi confini e non riteneva che l'apertura ad altri ambienti potesse
aggiungere ricchezza all'organizzazione dal punto di vista
tanto
dell'elaborazione
quanto della stessa raccolta
di consensi. Per, la realt
andava comunque avanti.
Nella Fiom erano arrivati
Bruno Trentin e Piero Boni
e Piero nel congresso del '64
insieme a Enzo Bartocci

Ruggero Ravenna e Giorgio Benvenuto alla II Conferenza dei metalmeccanici nel 1971

242

aveva guidato la battaglia per le incompatibilit


con gli incarichi parlamentari. Nella Cisl cominciava a emergere Pierre Carniti che con Macario,
esiliato a Milano (l era la sede della Fim) da
Bruno Storti, aveva creato quell'asse ricco di idee
e di spinte verso l'innovazione che poi ha cambiato
la Confederazione, laicizzandola dal punto di vista
del rapporto con i partiti, portandola su una
strada diversa rispetto a quella del vecchio collateralismo filo-democristiano. Fiom e Fim stavano facendo le prime prove di unit e noi vivacchiavamo
un po' ai margini, con una sola eccezione: Milano
dove queste spinte unitarie venivano assecondate.
La stessa piattaforma contrattuale del 1966 conteneva nella nostra versione pezzi che non avevamo concordato con gli altri.
Insomma, vivacchiavate?
S, vivacchiavamo. Ci eravamo da poco trasferiti
anche noi da Torino a Milano perch le fabbriche
erano concentrate nel famoso Triangolo e gli spostamenti partendo di l erano pi rapidi. Non esi-

steva Taranto, non esisteva Termini Imerese, non


esistevano poli, poi ribattezzati cattedrali nel deserto, al di sotto di Napoli. E se nelle grandi fabbriche la nostra presenza era robusta, nell'industria
di Stato, dove la Cisl dominava, noi eravamo in
minoranzai.
Mattina sostiene che Corti vedeva l'unit d'azione
in maniera strumentale perch fatto il contratto
poi ognuno doveva proseguire per la sua strada,
mentre tu immaginavi l'unit di azione come
uno strumento per arrivare all'unit organica. Ti
ci ritrovi?
Aggiungerei un altro elemento: l'unit di azione
la consideravo un mezzo per penetrare in realt
produttive da cui eravamo esclusi. Era, insomma,
un'occasione per aprirsi a un mondo pi grande.
Il fatto che Corti l'unit d'azione era costretto ad
accettarla. Non bisogna dimenticare che avevamo
fatto, qualche anno prima, l'accordo separato alla
Fiat e Viglianesi e Vanni l'avevano sostenuto.

243

Perch?
Perch temevamo che la crescita della Fiom potesse mutare gli equilibri all'interno della fabbrica.
Per sfuggiva un dettaglio: in quel momento
l'unit di azione era voluta anche dagli imprendi-

tori. Era il periodo della programmazione e su quel


versante Fiom e Fim avevano presentato proposte
unitarie. Noi, al contrario, decidemmo di giocare
la partita da soli elaborando delle nostre idee.
Corti volle il giornale, Il lavoro metallurgico per

Enzo Mattina, Giorgio Benvenuto e Bruno Trentin

244

dimostrare che anche noi avevamo momenti di elaborazione intellettuale. Me ne occupai io e lo trasformai in uno strumento di lavoro: lo mandavo
ai nostri 40 mila iscritti perch fossero informati
sulle nostre scelte e le nostre
iniziative. Lo cambiai pure.
Era l'epoca dei rotocalchi e
graficamente lo feci diventare
simile a prodotti editoriali
che in edicola mietevano successi. Firmavo anche gli articoli di Corti e spesso mi
capitava che qualcuno mi dicesse che il segretario nella
versione scritta era molto pi
unitario che nella versione
orale. Ovviamente non dicevo che i pezzi li scrivevo io.
Non si mai accorto di
nulla?
No, non li leggeva nem-

meno.
Mattina sostiene che Corti ti sottovalut...
No, non credo che le cose siano andate cos.

Vertenza Fiat 1980: limmagine di Karl Marx


campeggia davanti ai cancelli

245

E come andarono?
Negli anni Cinquanta e Sessanta non esisteva la delega
per le ritenute agli iscritti, le
strutture periferiche per sopravvivere avevano bisogno
degli aiuti che arrivavano
dall'organizzazione centrale.
Corti in realt sottovalut
l'autonomia che venne conquistata a livello locale. Continu a pensare che la
sopravvivenza di tutti dipendesse da lui mentre in realt
l'autonomia consentiva a un
maggior numero di persone
di occuparsi del sindacato.

Non si rese conto che la delega, i permessi sindacali mettevano la base della Uilm nelle condizioni
di poter e di voler lavorare. Soprattutto non si rese
conto che con queste persone bisognava dialogare,

lui, al contrario, aveva rapporti solo con alcuni.


Gli sfugg la nuova realt che stava nascendo sotto
i suoi occhi. Ma tutto questo non deve indurre a
frettolose valutazioni: Corti era un uomo di

Giorgio Benvenuto con Maria Angela Panno la sua storica e stoica segretaria

246

grande intelligenza e preparazione ma non di organizzazione, era in qualche maniera prigioniero


di una visione centralistica dell'attivit sindacale.
La gente quando aveva qualche problema si rivolgeva a me perch parlare con lui era molto faticoso.

coltivazione dei suoi interessi politici, tanto vero


che fu eletto prima con il Psi- Psdi unificati e poi
con il Psu, il partito nato dalla nuova scissione socialista dopo il breve periodo dell'unificazione che
poi sarebbe tornato al vecchio nome, Psdi, e cur
l'ufficio sindacale di quella formazione politica.

La Uilm cambia perch...


... aumentano gli iscritti, si moltiplicano le iniziative grazie a quell'autonomia di cui parlavo prima,
pian piano svaniva la pigrizia che aveva bloccato i
nostri movimenti. Non eravamo pi la vecchia organizzazione chiusa in se stessa, pesantemente critica nei confronti del cambiamento della Fim e
ostile nei confronti della Fiom. Ma bisogna anche
dire un'altra cosa: Corti non mostrava grande interesse nei confronti del suo ruolo di segretario generale dei metalmeccanici, era pi interessato alla
carica confederale e all'attivit politica. Era, insomma, assorbito da altri interessi. Personalmente
sono anche convinto che abbia accettato il cambiamento perch voleva dedicarsi a tempo pieno alla

In quel momento cosa finiva?


La gestione chiamiamola alla socialdemocratica,
chiusa, tranquilla e sedentaria.

247

A Venezia arrivaste che i giochi erano sostanzialmente fatti.


S. Nel 1968 ero stato nominato segretario confederale della Uil. Erano state decise anche le incompatibilit ma non diedi le dimissioni, anche
con la copertura di Viglianesi. La categoria and
a votare e sment la linea di Corti. Lui cerc solidariet fra i segretari nazionali ma anche le persone a lui legate come Della Motta, Guttadauro e
Repetto gli dissero che era arrivato il momento di
cambiare marcia, gli spiegarono che l'unit

d'azione era un momento di passaggio verso nuovi


equilibri e che non ci si poteva pi arroccare. Alla
fine del '68 chiese l'intervento di Viglianesi e di
Vanni che non lo assecondarono.
Perch?
Vanni era il leader dei repubblicani e vedeva in
Corti un concorrente tanto vero che i repubblicani furono decisivi per il mio successo. Viglianesi,
invece, pur avendo militato nello stesso partito di
Corti, non aveva gli stessi punti di riferimento: Viglianesi non mai stato saragattiano, Corti, invece, era un fedelissimo di quello che all'epoca era
il presidente della Repubblica. Ti racconto un episodio per spiegare gli equilibri politici. A un certo
punto, Viglianesi era rimasto l'unico rappresentante sindacale nella direzione del Psdi: Saragat
fece entrare anche Corti e la cosa stup non poco
l'allora leader della Uil. Mi aiut moltissimo anche
Ravenna ma Ruggero lo fece soprattutto per affetto. La realt che alla fine Corti fu vittima
anche di un paradosso.

Quale?
Era troppo forte in Confederazione e troppo debole nella categoria. Ma soprattutto non colse lo
spirito dei tempi. Non cap, ad esempio, la contestazione studentesca e le conseguenze che avrebbe
avuto nella realt operaia. Il suo era un mondo
tranquillo.
Prima hai parlato di accordi separati e la mente
corre a Piazza Statuto. Mattina, che stato il mio
Caronte nell'attraversamento di questa vicenda
sindacale, sostiene che tu afferrasti al volo che l
era accaduto qualcosa di nuovo. Oggettivamente
non fu una vicenda semplice e lo stesso Foa che
abbracci la tesi dei teppisti ma non colse la nascita dell'operaio-massa, quarant'anni dopo ha
fatto ammenda per un comunicato che elabor
a nome della Cgil in quei giorni turbolenti. Tu
come vivesti quella storia?
Nel '62 non ero ancora entrato nella categoria.
Difendevamo l'organizzazione e polemizzavamo
con Saragat che sulla questione aveva idee diverse.

248

Poi arrivai alla Uilm, cominciai a lavorare, a rendermi conto della realt e
capii. La Camera Sindacale Provinciale della Uil
di Torino, nel '61, aveva
pubblicato la mia tesi di
laurea (Natura e funzioni
delle commissioni interne). Rimasi impressionato
dalla
camera
sindacale: estremamente
forte, ma organizzata in
maniera militare, rapporti
estremamente formali, ci
si dava del lei e non si poteva usare la parola compagno. Loro rimasero
colpiti dalla mia tesi ma la
mia impressione fu quella
di una organizzazione
troppo burocratica, effi-

In piedi Benvenuto, Veronese e Pastorino; seduti Del Turco e Trentin

249

cientissima nella fornitura di servizi: gli opuscoli


che venivano distribuiti agli immigrati meridionali
quando arrivavano nella citt per aiutarli a muoversi in una realt sconosciuta, i biglietti dei treni
per ritornare in famiglia in occasione delle ferie o
delle festivit natalizie e pasquali. Quando arrivai
alla Uilm allacciai rapporti con Bruno Trentin e
Piero Boni,
anzi devo dire
con grande
sincerit che le
mie relazioni
erano pi con
loro che con
Carniti anche
perch la Fim
vedeva con fastidio un nos t r o
inserimento
nel discorso
unitario.

Boni, poi, stato prezioso: tenevamo insieme le


riunioni dei socialisti della Cgil e della Uil. Frequentando loro, provando a leggere la realt, capii
che Piazza Statuto era stato un errore. Lo scrissi
pure suscitando reazioni decisamente negative all'interno della Uil. Ma Piazza Statuto, eccessi ovviamente a parte, era stato un chiaro messaggio
lanciato dai lavoratori in dir e z i o n e
dell'unit. Al
centro della
contestazione
non ci fu il merito
dell'accordo che in
realt
era
anche positivo,
ma il metodo:
gli operai, quei
nuovi operai
che popola-

Walter Galbusera, Silvano Veronese e Giorgio Benvenuto

250

vano Torino ci spiegavano che non era pi tempo


di accordi separati.
Nasce cos il Benvenuto unitario?
Pensavo che l'unit ci arricchisse come organizzazione, ci consentisse di aprirci al mondo, ci garantisse anche una crescita numerica. Nella Flm
abbiamo avuto pi dignit e pi qualit a livello
dirigenziale. L'unit obbliga al confronto, sollecita
a uscire dalla piccola bottega. Abbiamo rischiato.
E vi andata bene.
Sai, molto bello quello che ha detto Enzo: lo
feci tornare precario e lui considera la cosa ancora
oggi la pi bella scelta della sua vita. Ma quell'esperienza fu esaltante per tutti. Per Sandro Degni che
aveva lavorato con me con passione ed intelligenza
al Servizio Organizzazione della Uil. E per Alberto
Bonifazi. Enzo ha ricordato quando lo spedii a
Trieste a parlare di pensioni. Ma io gettavo nella
mischia tutti perch quella era la nostra scommessa. Alberto un po' soffriva i comizi e una volta
251

si invent la scusa dell'auto rotta per non sottoporsi a quello che in quel momento era per lui un
piccolo supplizio. Degni non si era mai ritrovato
davanti a grandi folle, a Pontedera, invece, in
piazza c'erano quarantamila persone, se la cav benissimo. Alla grande. Ricordo ancora il mio primo
comizio, a Manduria, zona prevalentemente agricola. Poi, per, andai a Vicenza e a Firenze.
Quando arrivai alla Uilm, concordai che in ogni
comizio ci fosse un nostro oratore. Per Fiom e Fim
ero ancora uno sconosciuto. Ricordo quando
venne organizzata a Torino nel 1969 la prima manifestazione unitaria, a Piazza San Carlo; un mare
di gente. Il primo intervento tocc a Macario, segretario della Fim. Trentin chiudeva. Io ero il secondo: ho sempre preferito essere inserito in
scaletta in quella posizione perch quando prende
la parola il primo oratore, la piazza non ancora
piena; quando interviene il terzo, molti cominciano ad andare a casa. Nino Pagani era preoccupato. Mi si avvicin e mi chiese se me la sentivo,
mi sollecit a non fare un intervento monocorde.

All'inizio ci furono anche dei fischi ma poi and


benissimo. Inutile dire che i toni dell'intervento
furono piuttosto demagogici ma i miei, quelli della
Uilm gongolavano, erano orgogliosi. C'erano tutti,
Gildo Muci, Sergio Donelli e c'era Secondo Perone figura straordinaria, con un seguito enorme
all'interno della Fiat. C'erano tutti i socialdemocratici con i quali i rapporti erano un po' complicati e Perone manifest l'orgoglio per la riuscita del
comizio facendo il gesto dell'ombrello a Muci. Che
personaggio, Perone. Un giorno lo portai da Lombardi: rimase affascinato e decise che bisognava
stare dalla parte di quell'uomo tutto d'un pezzo.
Obbligavo tutti i dirigenti ad avere contatti, a parlare con le persone, li volevo in tutti i comizi. Alberto faceva un po' fatica, ma Degni diventato
uno straordinario oratore e Mattina poi... Enzo
non ti ha detto una cosa: facevamo cinque, sei assemblee al giorno. La Uilm diventata cos una
realt e la gente cap cos che eravamo persone capaci: Enzo a Napoli e poi nella Flm diventato un
punto di riferimento e lo stesso accaduto a Sil-

vano Veronese. Nominai Walter Galbusera che


tutto era meno che un unitario; un bel giorno incroci per strada Muci e Oreste Reggirole. Erano
i tempi della nostra espulsione dalla casa confederale e i due lo provocarono dicendo che nel momento in cui avessimo fatto la Flm, loro avrebbero
dato di nuovo vita alla Uilm. A quel punto Galbusera reag con ironia esplodendo: Oreste, ma non
hai capito che facciamo l'unit per farti fuori? La
realt che la nostra era una organizzazione che si
basava sui rapporti umani, a volte anche goliardici.
Giuliano Cazzola spesso mi ha detto che Trentin
al massimo ricordava il nome dei segretari provinciali, io, invece, conoscevo tutti, dall'ultimo dei delegati ai leader pi importanti. Ma tutto questo
spiega perch nel '71, quando ci misero alla porta,
avvennero cose straordinarie. Tanto per cominciare, il giorno dopo la notizia dell'espulsione, alle
7 del mattino vennero a trovarmi, nella sede di
piazza Sallustiana, Trentin e Carniti per indire assemblee in tutte le fabbriche a sostegno della
Uilm. L'Intersind si preoccup di confermare il ri-

252

conoscimento della Uilm. E mentre Vanni proclamava ai quattro venti che eravamo fuori dall'organizzazione, l'internazionale metalmeccanica si
schierava dalla nostra parte e la stessa scelta facevano l'organismo europeo e il potente sindacato
dell'automobile statunitense. Mentre infuriava la
polemica, Umberto Agnelli si invent una riunione per discutere le strategie della Fiat nel settore del trasporto pesante convocando Trentin,
Carniti e me. Lo fece, evidentemente, per far sapere che la Fiat non condivideva iniziative nel
segno della rottura, che i tempi di Valletta che, al
contrario, incentivava simili operazioni, erano finiti, che gli accordi separati rappresentavano
ormai il ricordo di un'altra epoca.
Il vostro fu uno straordinario rinnovamento generazionale: al vertice dell'organizzazione arrivarono dirigenti trentenni.
Viglianesi stato un leader geniale perch riuscito a dare forza rappresentativa a una organizzazione dalle dimensioni modeste: la Uil a

quell'epoca era presente in quaranta province.


A proposito di giovani per giunta precari, come
riuscisti a dare lo stipendio a Mattina visto che
Corti glielo aveva tolto?
Semplice: attraverso la Confederazione. Spiegai
la situazione a Viglianesi e decidemmo che lo
avremmo messo noi nelle condizioni di lavorare.
Parlavi della genialit di Viglianesi.
Era convinto che sarei diventato segretario generale della Uil tanto vero che quando mi ritrovai
nella condizione di dover scegliere tra le due cariche, lui cerc di convincermi a optare per quella
in Confederazione perch, a suo parere, di l a
poco ne sarei diventato il leader. Devo dire che
con le previsioni ci ha sempre preso, anche
quando decisi di assumere la carica di segretario
del Psi: mi disse che stavo sbagliando perch ormai
tutto era perduto. Me lo dissero anche altri, Craxi,
ad esempio. Ma il pi diretto fu Muccioli. Eravamo a San Patrignano e lui senza troppi giri di

253

parole mi disse che non ero tagliato per il ruolo.


Per fare il segretario di un partito bisogna essere
mascalzoni, sentenzi con il suo vocione. Era presente Gianmarco Moratti che mi lanci una occhiata imbarazzata: pensava che quell'eccesso di
sincerit potesse essere considerato da me offensivo. In realt, Muccioli non voleva offendermi,
tutt'altro. Viglianesi, per, stato un leader geniale: la Uil contava nonostante le ridotte dimensioni. Il rinnovamento generazionale era
obbligatorio: non avevamo quadri e io dovevo andare in giro per l'Italia a convincere le persone.
Anche per questo i nostri rapporti con il Movimento Studentesco sono stati fecondi.
Avevi grandi rapporti con Turi Toscano...
S. La Cgil nei loro confronti era piuttosto ostile,
fatta eccezione per Trentin. Novella e Scheda,
per, condizionavano anche Lama. Quando nel
'77 ci fu la contestazione a Lama, Trentin organizz una assemblea con i giovani. Ma questo era
il grande spessore intellettuale di Bruno, un uomo

capace di di confrontarsi, di interagire anche con


la contestazione. L'operazione di ringiovanimento
che feci nella Uilm, la replicai in Confederazione
aprendo alle Acli, al mondo cattolico, persino al
partito comunista marxista-leninista. La Flm
stata una cosa diversa da Cgil, Cisl e Uil e col
tempo ho maturato una convinzione.
Quale?
Abbiamo potuto creare la Flm perch non c'erano
democristiani. La Flm era un'altra cosa aveva tre
segretari generali agevolmente identificabili: Carniti era un cane sciolto, un sindacalista puro;
Trentin era comunista seppur con radici culturali
ben piantate nell'azionismo; io ero socialista. La
Flm era omogenea politicamente. Cosa che non
stata la Federazione unitaria dove erano condizionanti i pesi e i contrappesi politici e la Cgil temeva
che la Uil potesse essere un momento di coagulo
per i socialisti.
C' una frase, densa di sincerit, nell'intervista di

254

Rocco Palombella. Dice: noi facciamo battaglie


utili, necessarie, lodevoli ma di contenimento;
quelli che ci hanno preceduti in quegli anni Sessanta e Settanta hanno fatto, invece, battaglie che
sono rimaste nella storia. I metalmeccanici possono tornare a fare la storia anche in questo
mondo che non conosce n classi n categorie di
riferimento e il tessuto sociale un magma molto

spesso simile a una inqualificabile poltiglia?


Certo che possono ancora fare la storia. Non la
nostra perch ogni storia figlia delle condizioni
di un'epoca. Possono, per, fare una storia nuova,
senza dimenticare o rinnegare le radici. Di sindacato abbiamo pi bisogno oggi di ieri. Ma devi
avere una visione. Noi abbiamo potuto fare l'unit
perch la realizzavamo nella fabbrica. Ora devi lottare con una grande frantumazione.
Si possono ricomporre queste membra sparse? Io penso di s, valorizzando la figura del lavoratore nella
societ. Oggi il lavoratore debole sul
posto di lavoro ed massacrato nella
societ. Intorno a lui, un grande
vuoto politico, lo stesso che andammo ad occupare noi svolgendo
quel ruolo di supplenza che poi alcuni
ci hanno contestato. Oggi la realt
segnata dall'assenza: di rappresentanza, di confronto, di dibattito, di
elaborazione. Il sindacato pu riem-

Ruggero Ravenna interviene al congresso Uilm del 1969

255

pire questo vuoto, dare sostanza alla liquidit, stimolare un processo contrario a quello che stato
realizzato negli ultimi trent'anni. Per ci vuole
l'unit, bisogna mettersi in discussione e sollecitare
il confronto anche aspro. Quando negli organismi
si vota cos spesso all'unanimit, allora vuol dire
che sta prevalendo la logica della nomenclatura,
che si sta passando dalla democrazia della diversit
al conformismo della
democrazia
autoritaria.
La
storia
oggi puoi
farla pi e
meglio di
ieri ma il
sindacato
deve ritrovare il senso
della
sua
presenza in

una societ complessa, che non d garanzie e non


riconosce rendite di posizione.
Non pensi che oggi fare il sindacalista sia pi difficile?
Certo, pi difficile. Ed ancora pi difficile se
pretendi di farlo come lo facevamo noi ieri. Ma
l'avventura pi esaltante sempre la ricerca di un
modo nuovo
di fare le
cose.
Dei
problemi
delle
persone parlano
i talk show
perch fanno
audience e
gli organi di
informazione perch
danno le notizie. Ma lo

Benvenuto parla con Sergio Turone, storico del sindacato, e Aldo Forbice

256

fanno con apatia, con indifferenza, senza passione


che invece uno strumento di lavoro essenziale
per un sindacalista. Il benessere ha impigrito il sindacato. Invece, fare il sindacalista oggi pi che mai
pu essere una avventura esaltante e utile, o esaltante perch utile alla gente. Invece in questo momento il sindacalista viene considerato un
conservatore, un corporativo, un frenatore, a volte
anche un gufo.
La societ della globalizzazione non aiuta a unire
perch produce continuamente conflitti e rende
nemici anche chi dovrebbe invece essere alleato.
L'operaio che vede emigrare la sua fabbrica in un
altro paese difficilmente potr contare sulla solidariet del collega di quell'altro paese perch
quell'operazione di delocalizzazione gli appare
come un messaggio di benessere o di meno malessere. Semmai, qualche anno dopo quell'operaio che non ha solidarizzato con il collega
penalizzato dal trasferimento degli impianti, si
pentir di quel che ha fatto vedendo quella fab-

brica che gli aveva annunciato il benessere far le


valigie per promettere futuri gaudenti ad altre
popolazioni. Un problema privo di soluzione?
Queste possono essere delle sfide, a patto che non
ci si rassegni. Qualcosa del genere sempre esistito. All'epoca di Buozzi o Di Vittorio chi non
scioperava veniva rimpiazzato dai crumiri che
dopo essere stati caricati sui treni, venivano scaricati sul luogo di lavoro. Chiaramente, le situazioni
sono differenti, la conflittualit a cui tu accenni
reale ma tocca al sindacato trovare le sedi per realizzare una nuova coesione. Non facile ma era
difficile anche per Buozzi e Di Vittorio. Il conflitto
di interessi pi drammatico tra chi ha lavoro e
chi un lavoro non lo ha. Ma nel sindacato a volte
si ha l'impressione che determinati temi non si vogliano approfondire e si continua a ripetere stancamente, come una litania: l'interlocutore il
governo ma c' l'Europa, Marchionne ma c' il
mercato. Non sono stati fatti i conti con i cambiamenti intervenuti. Le centrali internazionali non
funzionano eppure l'internazionalismo stato il

257

tratto caratterizzante delle organizzazioni politiche


di sinistra, operaie.
Abbiamo parlato dell'unit, a questo punto,
per, dobbiamo parlare anche della rottura. Enzo
Mattina ha spiegato come con la vertenza Fiat si
chiuda un'epoca e che quella chiusura lo ha indotto a cambiare terreno d'azione, a impegnarsi
in politica non riuscendo ad accettare l'idea di
tornare a marciare divisi. Quella vicenda del
1980 tu l'hai vissuta da protagonista e due testimonianze che sono riportate in questo libro
fanno riferimento proprio a una frase da te pronunciata nel corso di un comizio a Mirafiori: O
la Fiat molla o molla la Fiat. Pio Galli dice che
il tuo era un riferimento a una ipotesi di irizzazione dell'azienda; Claudio Sabattini invece afferma che era una battuta che annunciava un
accordo ormai in via di definizione ma che poi
salt per la marcia dei quarantamila. La vertenza
Fiat fu un evento veramente cos scioccante? E
perch pronunciasti quella frase?
Nel congresso dell'81 io paragonai il sindacato a

Icaro: si era avvicinato tanto al sole che le sue ali


avevano cominciato a sciogliersi. Quella dell'80 fu
una sconfitta annunciata. Tutti noi, non solo io,
sapendo o intuendo come sarebbe andata a finire,
non fummo capaci di convincere i lavoratori sulla
necessit di un cambio di strategia. Davanti avevamo una controparte che sapeva utilizzare i mezzi
di comunicazione, che parlava con la stampa, che
acquistava a sostegno delle sue posizioni pagine
pubblicitarie confezionandole, per giunta, in maniera pi gradevole ed efficace delle nostre che
sembravano uscite da quel film di Fantozzi sulla
corazzata Potemkin. L'errore stato lo sciopero a
tempo indeterminato, quella sorta di occupazione
esterna della fabbrica che ponemmo in essere. Sollecitammo solidariet e ci accorgevamo che le risposte non erano entusiasmanti. Eravamo insidiati
dai comunisti che volevano delegittimare il sindacato. Si molto parlato della risposta di Berlinguer
ai cancelli di Mirafiori alla domanda sull'occupazione della fabbrica ma sono convinto che la cosa
pi grave il segretario comunista la disse alla Festa
dell'Unit quando invit a fare come a Danzica:

258

montare altoparlanti per seguire in diretta la trattativa. Un messaggio subdolo con il quale si dava
del sindacato l'immagine di una organizzazione votata agli accordi-pateracchio. Poi contro le richieste
dei lavoratori facemmo lo sciopero generale non
di una giornata intera ma di quattro ore: Carniti
mi raccont che lo avevano contestato al comizio
mettendogli sotto il naso otto dita aperte. Capii in
quel momento che avremmo perso. I lavoratori,
poi, non ce la facevano pi, erano stanchi, economicamente in difficolt, per reggere i picchetti facevamo venire gente dalla Lombardia e dall'Emilia.
Tutti noi volevamo l'accordo, forse il pi titubante
era proprio Carniti, ma Lama e Trentin non avevano dubbi. Quando andai a Torino per quel famoso comizio la situazione era al limite. Per in
tasca avevo un'intesa che dovevamo perfezionare.
Dovevo tirare su il morale delle persone, galvanizzarle perch ormai era questione di qualche ora,
di qualche giorno. Mi guardavo attorno e capivo
che non reggevamo pi. Le cosiddette avanguardie
a Mirafiori avevano utilizzato come immagini invece della Madonna di Czestochowa come a Dan-

zica quelle di Marx. Un operaio a bruciapelo mi


chiese: ma chi quel vecchio con la barba. Raccontai la cosa a Lama e gli dissi che era stata fatta
una battaglia ideologica pensando che tutti a Mirafiori fossero marxisti. Noi della Uil, ma anche
molti della Cisl, eravamo convinti che bisognasse
muoversi in maniera diversa. Ha ragione Mattina
che si adoper in tal senso. E anche le accuse che
poi vennero mosse a Sabattini erano infondate. E'
stata la sconfitta di un intero gruppo dirigente che
non riusc a spiegare la vertenza ai lavoratori. Fu
drammatica l'assemblea allo Smeraldo. A Lama urlarono: Vai in pensione. E mentre Luciano parlava, sotto il podio due ragazzi si scambiavano
effusioni piuttosto spinte. Sembrava una scena del
film di Fellini, Prova d'orchestra.
E la statalizzazione della Fiat a cui avresti fatto
cenno secondo Galli?
La frase la pronunciai perch ero convinto che
l'accordo si sarebbe fatto e avevo bisogno di galvanizzare operai che vedevo allo stremo. Purtroppo
le cose non andarono come speravamo. Avremmo

259

dovuto chiuderlo prima, quell'accordo ma preferimmo prendere di tempo, non farlo a notte fonda
per evitare che si potesse dire che avevamo trovato
un'intesa in maniera carbonara. Poi la mattina
dopo si svolse la marcia dei quarantamila con Cesare Annibaldi che faceva la spola tra la sala romana in cui si teneva la riunione e il telefono pi
vicino e man mano che i partecipanti alla manifestazione aumentavano di numero, l'ipotesi di chiu-

dere quell'accordo che avevamo sfiorato si dissolveva nella nebbia dei nostri foschi presagi. Quella
di un mio riferimento alla irizzazione della Fiat
una tesi di Pio, totalmente infondata. Se ne parlava, questo vero. Ma soprattutto al tavolo frequentato dai vertici della Flm, quello al ministero
del lavoro. Noi che eravamo impegnati al tavolo
dell'hotel Boston avevamo una strategia diversa.

Foto di gruppo a un congresso della Uilm: Mattina, Benvenuto, Veronese e Lotito

260

Biografie

261

I Politici
Giulio Andreotti
Leader storico e piuttosto controverso della Prima
Repubblica e della Dc. Negli anni presi in esame,
rivest la carica di ministro dell'industria (dal 23
febbraio 1966 al 12 dicembre 1968) ma fu soprattutto il presidente del consiglio della svolta a destra (il governo Andreotti-Malagodi del '72) che
accompagn l'ultima fase del dibattito sull'unit
organica (poi, per, dal '76 al '79 guid anche i governi della solidariet nazionale e della svolta a sinistra). E' nato (il 14 gennaio del 1919) e si
spento (il 6 maggio 2013) a Roma.
Enrico Berlinguer
Segretario del Pci dal 1972, passato alla storia per
la proposta che ha ispirato la sua politica per quasi
tutti gli anni Settanta, cio il compromesso storico,
lanciata con tre articoli sul settimanale ideologico
Rinascita. Una politica che ferm il processo
unitario peraltro visto da Berlinguer con una certa
diffidenza soprattutto per quella pariteticit nume-

rica che caratterizzava la Federazione Cgil-Cisl-Uil


a livello di direttivo. In occasione della vertenza
Fiat, nel corso di un comizio a Mirafiori adombr
l'ipotesi del sostegno comunista a una eventuale
occupazione della fabbrica. Colpito da malore il 7
giugno 1984 a Padova nel corso della campagna
elettorale per le Europee, mor quattro giorni
dopo.
Giacomo Brodolini
Il suo nome indissolubilmente legato allo Statuto dei Lavoratori, provvedimento varato in un
periodo in cui le condizioni degli operai in fabbrica erano decisamente critiche. Di scuola azionista e di cultura socialista, quando il partito si
sciolse, nel 1947, al pari di Riccardo Lombardi, decise di aderire al Psi. La sua carriera stata sempre
a met strada fra sindacato e politica. Prima segretario degli edili della Cgil (sino al 1955), poi vicesegretario del Psi, infine ministro del lavoro nel
governo presieduto da Mariano Rumor. Bench
sia stato stroncato da un tumore, il suo passaggio
in quel dicastero ha lasciato un segno enorme. Per-

263

ch, a parte lo Statuto, a lui si devono anche il superamento delle gabbie salariali e la prima vera ristrutturazione del sistema previdenziale. Nato il 19
luglio del 1920 a Recanati, morto a Zurigo, dove
si era trasferito nell'ultima fase della sua malattia,
l'11 luglio del 1969.
Francesco Cossiga
Nella storia dei metalmeccanici lui rientra nel momento in cui comincia la crisi dell'unit, cio la
vertenza Fiat e la marcia dei Quarantamila. Guidava lui il governo (peraltro molto debole) che non
riusc a risolvere la contrapposizione tra azienda e
sindacati con una proposta di mediazione. Peraltro, proprio mentre lo scontro torinese entrava
nella fase pi velenosa e delicata, il suo esecutivo
esalava gli ultimi respiri. Nel 1985, poi, divenne
presidente della Repubblica. Nato il 26 luglio del
1928 a Sassari, scomparso il 17 agosto 2010 a
Roma.
Carlo Donat Cattin
Da ministro del lavoro, port a conclusione l'iter

dello Statuto dei Lavoratori avviato da Brodolini


consentendone la sua entrata in vigore e con una
mediazione molto attiva favor la conclusione della
trattativa per il rinnovo del contratto dei metalmeccanici nel dicembre del 1969. Leader di Forze
Nuove, la corrente sociale della Democrazia Cristiana, fucina di una parte della dirigenza sindacale della Cisl, a cominciare da Franco Marini. E
proprio a Franco Marini, Donat Cattin assegn il
compito di bloccare le trame scissioniste di Scalia
impedendo, al contempo l'approdo all'unit organica che la Dc non vedeva di buon occhio. Nato a
Finale Ligure il 26 giugno 1919, scomparso a
Montecarlo il 17 marzo 1991.
Franco Foschi
Esponente della corrente sociale della Dc, Forze
Nuove guidata da Carlo Donat Cattin, nei giorni
della vertenza Fiat ricopriva l'incarico che era stato
del suo leader durante l'Autunno Caldo. Ma al
contrario di Donat Cattin, da ministro del lavoro
non riusc a portare a termine la mediazione tra
azienda e sindacati. Parlamentare per cinque legi-

264

slature, era nato a Recanati il 28 giugno 1931 ed


scomparso ad Ancona il 16 agosto 2007.
Ugo La Malfa
Leader storico repubblicano, scomparso a Roma il
26 marzo del 1979 (era nato a Palermo il 16 maggio del 1903). Ministro del Bilancio dal febbraio
'62 a giugno '63 e poi del Tesoro da luglio '73 a
marzo '74. E' stato il primo laico ad avere (dal presidente Sandro Pertini) l'incarico di formare il governo dalla caduta dell'esecutivo guidato da
Ferruccio Parri. E nell'immediato dopoguerra
aveva militato con Parri nella stessa formazione politica, il Partito d'Azione.
Diffidente nei confronti dell'anima pi giovane
della Uil (cio i metalmeccanici guidati da Benvenuto), considerata estremista, sostenne con vigore
Raffaele Vanni nella sua ascesa alla segreteria della
Confederazione.
Pietro Nenni
Leader storico del socialismo italiano nel secondo
dopoguerra, cominci a parlare di una collabora-

zione di governo con la Dc gi a partire dalla met


degli anni Cinquanta. I fatti di Ungheria lo fecero
allontanare definitivamente dal Pci consentendogli
una maggiore libert di azione sul fronte delle alleanze. Trov una sponda in Giovanni Gronchi, leader della sinistra democristiana che venne poi
eletto alla presidenza della Repubblica, battendo
quasi a sorpresa il candidato conservatore, Cesare
Merzagora (che Segni, poi, immagin di utilizzare
anche nei suoi disegni tendenti al definitivo accantonamento del centro-sinistra). Ma il progetto del
centro-sinistra decoll solo dopo l'avvento alla segreteria democristiana di Aldo Moro. L'apertura ai
socialisti, cre notevoli fermenti all'interno della
Dc, soprattutto nei settori pi conservatori e il secondo governo Moro fu favorito da un ammorbidimento delle posizioni socialiste sulle riforme di
struttura e, in particolare, grazie all'accantonamento della riforma urbanistica che Lombardi
aveva a cuore tanto da indurlo a rinunciare alla presenza della sua componente nell'esecutivo favorito
dalle manovre non propriamente costituzionali di
Segni. Nato a Faenza il 9 febbraio del 1891, Pietro

265

Nenni si spento a Roma il 1 gennaio 1980.


Marco Pannella
Ha profondamente segnato la vita italiana per
quanto riguarda l'evoluzione dei diritti civili. Da
leader del partito radicale stato in prima fila nelle
battaglie referendarie sul divorzio e sulla legalizzazione dell'aborto. Battaglie a cui ha finito per guardare anche la Uil nel momento in cui ha
provveduto a definire i contenuti del suo rinnovato riformismo.
Giuseppe Saragat
Negli anni pi caldi del centro-sinistra, della contestazione studentesca e dell'Autunno Caldo, il leader storico del Psdi viveva sul Colle pi alto di
Roma, il Quirinale. Allievo e amico di Bruno
Buozzi con il quale aveva condiviso negli anni del
fascismo una parte dell'esilio, Saragat era diventato
presidente della Repubblica il 29 dicembre 1964
sostituendo Antonio Segni, uscito di scena prematuramente e anche ingloriosamente per via dei progetti golpisti che caratterizzarono una parte della

sua presidenza e che vennero resi pubblici da una


inchiesta de L'Espresso. Sul suo nome confluirono
anche i voti comunisti. Nato a Torino il 19 settembre del 1898, morto a Roma l'11 giugno del 1988.
Antonio Segni
Il suo mandato presidenziale dur poco, dall'11
maggio del 1962 all'8 dicembre del 1964. Di pi
lunga durata sono state le polemiche che hanno
seguito la sua uscita di scena perch ancora oggi
gli storici si chiedono in quale misura abbia fornito sostegno alle trame che finirono per sterilizzare il centro-sinistra e, in particolare, il secondo
governo Moro (22 luglio 1964, 21 gennaio 1966)
a cui i socialisti, come sottoline Pietro Nenni, avevano aderito per evitare guai peggiori alla democrazia italiana. Una cosa certa: era perfettamente
a conoscenza del Piano Solo messo a punto dal
comandante dei carabinieri, il generale Giovanni
De Lorenzo. Cos come altrettanto sicuramente la
sua presidenza si trasform in una sponda affidabile per i Poteri Forti schierati apertamente contro
la riforma urbanistica (fortemente sostenuta da

266

Lombardi), vissuta come una minaccia. La sua elezione fu voluta da Aldo Moro che consegnando il
Colle ai conservatori pensava di placare i malpancisti del suo partito contrari all'aggregazione dei socialisti al governo. Segni lasci il Quirinale per
motivi di salute, probabilmente provato nel fisico
anche dalle polemiche. Nato a Sassari il 2 febbraio
del 1891, si spense a Roma il 1 dicembre 1972.

I sindacalisti

Felice Amadei
Ebbe un ruolo decisivo nel congresso di Venezia
fu, infatti, uno dei sostenitori dell'ascesa alla segreteria di Giorgio Benvenuto. Leader dei metalmeccanici di Terni, repubblicano. Quando, poi,
Vanni, con l'appoggio dei socialdemocratici, mise
Benvenuto e i socialisti fuori dall'organizzazione
per eresia unitaria, lui seguendo l'indicazione del
leader di riferimento, cio Vanni, prov insieme a
Gildo Muci a costituire una organizzazione metalmeccanica alternativa che prese il nome di Uilmd

Luigi Angeletti
E' diventato segretario nazionale Uilm nell'anno
forse pi complicato per i metalmeccanici, il 1980,
quello della vertenza Fiat condizionato nel suo epilogo dalla Marcia dei Quarantamila. E del settore
auto si assiduamente occupato nella lunga stagione trascorsa in quella federazione di cui assunse
la guida nel 1992. Nel 2000, poi, diventato segretario generale della Uil.
Carmelo Barbagallo
E' diventato segretario della Uil il 21 novembre del
2014 dopo una vita di lavoro (ha cominciato a otto
anni facendo svariati mestieri prima di approdare
alla Fiat di Termini Imerese, la sua citt natale, con
la qualifica di operaio specializzato) e una lunghissima militanza all'interno dell'organizzazione. La
sua esperienza sindacale cominciata proprio
nella Uilm, prima delegato di reparto poi leader
dei metalmeccanici palermitani.
Enzo Bartocci
Fiigura centrale nella vicenda sindacale e politica

267

degli anni Sessanta e Settanta. Socialista, insieme


a Piero Boni nel congresso della Fiom del 1964 sostenne la battaglia per le incompatibilit tra cariche sindacali e politiche. Alla fine degli anni
Sessanta insieme a Gino Giugni fece parte dello
staff del ministro del lavoro, Giacomo Brodolini.
Quindi, durante la segreteria De Martino, stato
responsabile per il Psi dell'ufficio sindacale. Sociologo, attualmente presidente onorario della Fondazione Giacomo Brodolini.
Giorgio Benvenuto
Per sedici anni segretario generale della Uil dopo
aver guidato per sette anni i metalmeccanici e aver
fondato la FLM. Era nella delegazione che firm
l'intesa sul punto unico; da segretario generale della
Uil ha firmato il Protocollo Scotti del 22 gennaio
1983 e sempre in quella veste sottoscrisse la lettera
con la quale dava via libera a Bettino Craxi per
l'adozione del decreto di San Valentino. Fu il promotore della svolta strategica che port alla nascita
del Sindacato dei cittadini. La sua ascesa al vertice
della Uilm nel '69 favor una vera e propria rivolu-

zione generazionale che favor la modernizzazione


ideologica dell'organizzazione. Protagonista nell'Autunno Caldo e poi in altri due rinnovi contrattuali
che hanno fatto la storia dei metalmeccanici.
Piero Boni
Esempio si sindacalista socialista unitario. In occasione del congresso della Uilm a Venezia nel
1969, lui prese la parola a nome della Cgil, ed era
la prima volta che la cosa avveniva dall'epoca della
rottura sindacale. In lui i giovani dirigenti della
Uil che conquistarono il vertice della federazione
metalmeccanica trovarono una sponda efficace.
D'altro canto, era stato lui, insieme a Enzo Bartocci, ad animare nel 1964 il congresso della Fiom
ponendo all'ordine del giorno il tema delle incompatibilit tra cariche sindacali e politiche. Questa
vocazione unitaria trov ulteriore riconoscimento
nel congresso della Cgil che si svolse a Livorno nel
1969 (quello dello scontro tra Lama e Novella): in
quella occasione venne eletto segretario confederale (divenne aggiunto quattro anni dopo, a
Bari). A partire dal 1977 stato presidente della

268

Fondazione Giacomo Brodolini. E' nato a Reggio


Emilia il 19 ottobre del 1920 e si spento a Roma
il 28 giugno 2009. E' stato un attento studioso di
Bruno Buozzi.
Alberto Bonifazi
Una tra le figure pi significative e rappresentative
del rinnovamento che si realizz nel congresso di
Venezia della Uilm. La convinzione che il sindacato dovesse fare un salto di qualit anche dal
punto di vista della costruzione e della formazione
del quadro dirigenziale lo ha portato a dare un
contributo decisivo alla costruzione della scuola di
Lavinio che stata la sua creatura. Con Gianni
Salvarani, si dedicato con grande impegno (e la
realizzazione di numerosi libri) alla costruzione di
una memoria storica dell'organizzazione. E' scomparso prematuramente nel 2004.
Bruno Buozzi
Le vicende trattate in questo saggio fanno inevitabilmente riferimento, da un punto di vista ideologico, a Bruno Buozzi, lo storico leader della Fiom

e della CGdL unitaria degli inizi del secolo sino


all'avvento del fascismo. Autonomia e unit furono sempre, nell'idea di Buozzi, gli elementi caratterizzanti dell'azione sindacale, anche in un
periodo come quello a cavallo tra il biennio rosso
e la marcia su Roma in cui la sinistra italiana fu
teatro di diverse scissioni. Nato a Pontelagoscuro,
vicino Ferrara, il 31 gennaio 1881, Buozzi stato
ucciso dai nazisti in fuga da Roma il 4 giugno
1944, a La Storta, insieme ad altri tredici compagni di sventura. Il suo ultimo lascito , in forma
parziale, il Patto di Roma a cui aveva lavorato
prima di essere catturato dai nazisti il 13 aprile.
Trascorse meno di un paio di mesi nella prigionemattatoio di via Tasso, quindi quel viaggio finale
mentre gli americani entravano a Roma.
Pierre Carniti
Tra i pi accesi sostenitori dell'unit sindacale, tocc
poi a lui mettere la pietra tombale sulla Federazione
Unitaria al termine di un direttivo che si svolse al
Midas il 7 febbraio del 1984: la materia del contendere era il decreto sulla scala mobile che Craxi si ac-

269

cingeva a varare. E' stato il simbolo di quel rinnovamento generazionale che ha portato la Cisl a rompere lo schema del collateralismo democristiano,
almeno per un tratto della sua storia, a cavallo tra i
Sessanta e i Settanta. Le logiche unitarie, Carniti ha
cominciato a inseguirle agli inizi degli anni Sessanta
giocando di sponda con Bruno Trentin e la Fiom.
Uno snodo storico , ad esempio, la manifestazione
al Vigorelli di Milano nel 1962 quando insieme a
Trentin avrebbe dovuto prendere la parola anche il
segretario della Fim di allora, Volont che, al contrario, prefer non intervenire cedendo alle pressioni della segreteria Confederale e alla sua
vocazione scarsamente unitaria: il suo posto venne
preso proprio da Carniti. Segretario dei metalmeccanici della Cisl dopo l'uscita di scena di Macario
nel '71, davanti alle trame scissioniste e anti-unitarie
sempre pi preoccupanti prefer trasferirsi in Confederazione diventando segretario generale nel
1979, quando subentr a Macario eletto al Senato.
Ha mantenuto l'incarico sino al 1985. E' nato a Castelleone il 25 settembre del 1936.

Arturo Chiari
E' stato il primo segretario dei metalmeccanici
della Uil. Socialista, dopo la rottura della Cgil nata
dal Patto di Roma, decise di uscire dall'organizzazione e di partecipare, il 5 marzo del 1950, alla fondazione dell'Unione Italiana del Lavoro.
All'interno della nuova struttura mise a frutto le
esperienze accumulate all'interno della Fiom e si
dedic alla costruzione della Uilm divenendone il
segretario e venendo confermato nella carica nel
primo congresso che si svolse a Milano il 28 novembre del 1953. E' rimasto al vertice dell'organizzazione sino alla scomparsa avvenuta a Firenze il
17 aprile del 1959.
Bruno Corti
Alla morte di Arturo Chiari, tocc a lui prendere
le redini della Uilm. Socialdemocratico, rest al
vertice dei metalmeccanici sino al congresso di Venezia, nel 1969, cio sino alla vigilia dell'Autunno
Caldo quando una nuova generazione di sindacalisti, guidata da Giorgio Benvenuto, diede una
svolta ideologica e generazionale all'organizzazione.

270

Parlamentare per quattro legislature, stato anche


responsabile dell'ufficio sindacale del suo partito
di riferimento. E' scomparso il 14 aprile del 2001.
Ivano Degli Esposti
Partigiano, ha combattuto nella Brigata Stella
Rossa. Al mondo sindacale si accost quando
venne assunto alla Weber di Bologna. Segretario
della Uilm di Bologna dal 1963, a Venezia nel congresso del 1969 si schier a favore del rinnovamento. E' scomparso il 22 dicembre 1991.
Sandro Degni
Era uno dei giovani turchi che a Venezia nel 1969
decisero di cambiare il volto della Uilm guidati da
Giorgio Benvenuto. Per anni uno dei leader dell'organizzazione sindacale laico-socialista, Degni stato
anche segretario dei chimici e poi, per quindici
anni, leader dei lavoratori dei trasporti.
Luigi Della Croce
Figura centrale nelle vicende della Uil degli inizi
degli anni Settanta. Anche per sanare la frattura

271

prodotta dalla scissione della Uilmd, divenne subito dopo il congresso di Milano del 1972 segretario nazionale della Uilm, carica che mantenne sino
al 1979 per poi diventare segretario confederale
della Uil. Nato a Lucca il 15 aprile del 1929, repubblicano, ha partecipato alla Fondazione della
Uil e dal 1954 al 1960 stato segretario nazionale
dei cavatori-minatori.
Giuseppe Della Motta
All'interno della Uilm era apprezzato per le sue
qualit di contrattualista. Genovese, si era formato
sindacalmente nella Fiom che abbandon nel
1957, dopo i fatti di Ungheria e quando il clima all'interno dell'organizzazione si era fatto pesante per
i militanti del Psi. Entrato nella Uilm, diventato
segretario nazionale. Legato a Corti (avevano lavorato insieme alla Fiom), in occasione del congresso
di Venezia si schier con Benvenuto ritenendo necessario un rinnovamento dell'azione del sindacato.
Giuseppe Di Vittorio
Figura storica e carismatica del sindacalismo ita-

liano. Quando Buozzi divenne commissario delle


disciolte corporazioni fasciste dopo la caduta di
Mussolini, lo volle accanto a s. Con il leader riformista, peraltro, aveva condiviso un breve periodo di detenzione nel carcere francese de La
Sant. Comunista, prime esperienze anarchiche
con l'Usi, poi candidato del Psi (Di Vagno lo present a Buozzi) nelle cui liste venne eletto deputato
nel 1921 mentre era detenuto nel carcere di Lucera. Fu uno dei protagonisti (insieme a Grandi e
Buozzi) delle trattative che portarono alla rinascita
della Cgil unitaria il 3 giugno del 1944, mentre le
truppe americane entravano a Roma liberandola
dall'occupazione nazista. In occasione dei fatti
d'Ungheria assunse una posizione critica rimediando una vera e propria sconfessione dal Pci.
Autore del Piano del Lavoro, port Bruno Trentin
all'interno dell'organizzazione impiegandolo all'Ufficio Studi. Nato a Cerignola in provincia di Foggia l'11 agosto del 1892, scomparso a Lecco il 3
novembre 1957.

Ferruccio Ferrari
Ebbe un ruolo determinante nel congresso di Venezia, sostenendo la candidatura alla segreteria
della Uilm di Benvenuto. Valdese, aveva partecipato come partigiano alla guerra di liberazione. Socialista, vicino a Riccardo Lombardi, era stato
segretario dei metalmeccanici di Torino e ha ricoperto poi la carica di segretario regionale della Uil.
Corrado Ferro
Una tra le figure pi caratterizzanti del sindacalismo torinese e piemontese. Cattolico in un sindacato profondamente laico, convintamente unitario
come dimostra il fatto di aver partecipato con Cesare Delpiano della Cisl e Gianni Alasia e Tino
pace della Cgil, alla nascita della Fondazione Vera
Nocentini che aveva come obiettivo quello di garantire una memoria storica al sindacalismo torinese. Era accanto a Benvenuto in qualit di
segretario provinciale della Uilm nel processo di
rinnovamento avviato al congresso di Venezia del
1969. Segretario regionale della Uil soffr per la
rottura dell'unit sindacale che in larga misura si

272

consum proprio a Torino. E' scomparso a novembre del 2012.


Vittorio Foa
Rientra a pieno titolo in questa storia in quanto
fu uno dei protagonisti delle vicende che avvelenarono i rapporti a sinistra dopo i fatti di Piazza
Statuto. Foa era arrivato in Cgil su iniziativa di Di
Vittorio che gli aveva assegnato la responsabilit
dell'ufficio studi. Con lui lavorava anche Bruno
Trentin. Ma dopo la sconfitta nelle elezioni per le
commissioni interne alla Fiat, Di Vittorio gli
chiese di andare a dirigere insieme ad Agostino
Novella la Fiom per rilanciarla. L rest due anni,
cio sino alla morte dello storico leader sindacale.
Quindi divenne segretario nazionale della Cgil. Di
provenienza socialista, consolid i suoi rapporti
con Raniero Panzieri collaborando ai Quaderni
Rossi. Poi arrivarono i fatti di Piazza Statuto e le
relazioni tra i due divennero conflittuali con Foa
che sosteneva la linea del Pci e della Cgil che parlavano di teppismo operaio e Panzieri che, al contrario, aveva provato a comprenderne le

motivazioni venendo, peraltro, additato come ispiratore di quei tumulti soprattutto da Pietro Nenni.
Molti anni pi tardi Foa far autocritica ammettendo onestamente che si era lasciato schiacciare
sulla posizione comunista.
Walter Galbusera
Segretario generale della Uil Lombarda, da segretario confederale della Uil ha seguito la genesi
della legge per la regolamentazione del diritto di
sciopero nei pubblici servizi. Laureato alla Bocconi, era molto vicino a Ezio Tarantelli. Era a Venezia e fu uno dei giovani dirigenti che sostennero
la rivoluzione generazionale che provoc una profonda trasformazione della Uilm. Ha guidato a
lungo la Uil Lombarda.
Pio Galli
Ha ricoperto per otto anni la carica di segretario
generale della Fiom-Cgil, esattamente dal 1977 al
1985. Figlio di un operaio siderurgico antifascista
che non gli fece mai indossare la divisa da Balilla,
cominci a lavorare giovanissimo, alla fine della

273

quinta elementare. Partecip alla guerra di liberazione con la 55 brigata Fratelli Rosselli. Segretario
della Fiom di Brescia nel 1962, due anni dopo su
proposta di Bruno Trentin entr nella segreteria
per occuparsi dell'organizzazione. Da segretario
della Fiom Cgil visse i giorni caldi della vertenza
Fiat. E' scomparso il 1 febbraio del 2011.
Antonio Guttadauro
Dell'esperienza che dal rinnovamento della Uilm
port all'unit delle organizzazioni sindacali dei
metalmeccanici, fu uno dei protagonisti. Membro
della commissione interna della Fiat Avio, aveva
continuato la sua carriera diventando segretario
dei metalmeccanici di Torino. Decisivo anche in
occasione del congresso di Venezia. Segretario nazionale della Uilm, approd alla Flm diventando
segretario organizzativo.
Luciano Lama
Leader storico della Cgil, al vertice della Confederazione a partire dal 1970, dopo uno scontro piuttosto duro nel congresso dell'anno precedente con

274

il segretario allora in carica, Agostino Novella.


L'aspro dibattito si chiuse con l'accordo che consent a Lama di salire al vertice della Cgil con Novella che abbandon la poltrona optando per gli
incarichi politici. Fu un confronto squisitamente
politico: da un lato Lama, i socialisti e i sindacalisti
pi giovani che sostenevano l'unit e il principio
delle incompatibilit; dall'altro Novella che non
era un sostenitore delle incompatibilit e, soprattutto, guardava con scetticismo alle forme unitarie
che si stavano affermando tra i metalmeccanici.
Lama lasci la guida della Cgil nel 1986 pagando
in qualche modo l'atteggiamento non proprio di
rottura tenuto nei confronti del governo Craxi in
occasione della trattativa sulla scala mobile del febbraio del 1984. Nato a Gambettola, vicino Cesena,
il 14 ottobre 1921, si spento a Roma il 31 maggio
1996. Tra coloro che andarono a trovarlo negli ultimi giorni della malattia, anche Gianni Agnelli
con il quale, ventuno anni prima, aveva firmato
l'accordo sul punto unico di contingenza che passato alla storia come l'intesa Lama-Agnelli, anche
se in realt il teorico del punto unico era stato so-

prattutto Carniti.

Franco Lotito
Ha guidato i metalmeccanici della Uil in anni piuttosto caldi, fra San Valentino, i successivi tentativi di ricomposizione e l'accordo del 1992. Nella
segreteria nazionale della Uilm dal 1976, diventato segretario generale nel 1983 per poi passare
in Confederazione nel febbraio del 1992.

generazione di giovani dirigenti che guardavano


con un certo fastidio al collateralismo con la Dc.
Emarginato in Confederazione, nel 1963 furono
proprio quei nuovi sindacalisti guidati da Carniti
che lo vollero alla guida della Fim e lui, in qualit
di segretario metalmeccanico, favor i rapporti unitari che poi furono alla base dell'Autunno Caldo
(il contratto siglato alla fine di quell'anno porta la
sua firma). Tornato in Confederazione nel 1971,
continu a battersi senza tentennamenti a favore
dell'unit organica, contrastando le trame scissioniste organizzate da Vito Scalia. Segretario nel
1977, tocc a lui leggere la relazione unitaria che
sanc la cosiddetta svolta dell'Eur nel 1978. Cattolico, si schier a favore del divorzio. Nel '79, poi,
lasci la segretaria della Cisl per trasferirsi prima
al Senato (fu eletto nelle liste Dc) e poi al Parlamento Europeo. Nato ad Andezeno il 6 settembre
del 1920, scomparso a Roma il 2 maggio 1994.

Luigi Macario
Uomo fondamentale in quella sorta di tranquilla
rivoluzione che port al vertice della Cisl quella

Enzo Mattina
Tocc a lui sostituire Benvenuto al vertice dei metalmeccanici della Uil e della Flm nel 1976. D'altro

Antonio Lettieri
Da leader della terza componente della Cgil, si
adoper, il particolare insieme a Federico Caff,
per giungere a una soluzione di mediazione che
evitasse la rottura e il referendum sulla scala mobile: Ma l'intransigenza di Pierre Carniti da un
lato e le rigidit del Pci dall'altro resero impraticabile ogni ipotesi di soluzione. A lungo segretario
confederale.

275

canto, Mattina aveva fatto parte di quel gruppo di


giovani che sette anni prima, nel congresso della
Uilm a Venezia aveva imposto una svolta drastica
alla linea della Federazione portando al vertice
Benvenuto. Da leader metalmeccanico gli tocc in
sorte di gestire la vertenza della Fiat, quella dei
trentacinque giorni terminata con un accordo non
disprezzabile dal punto di vista dei contenuti, ma
decisamente poco entusiasmante per i modi in cui
a quell'epilogo si era giunti, modi che avevano finito per logorare le organizzazioni sindacali. Mattina, in quella occasione, avrebbe voluto
aggiornare la strategia, alleggerendola dal carico integralisticamente rivendicativo che rischiava di
portarla in un vicolo cieco. Ma poi arriv Enrico
Berlinguer ai cancelli della Fiat e quell'infausto
messaggio a favore di una eventuale occupazione
degli impianti. Segretario confederale della Uil,
quando sembrava avviato a vestire definitivamente
i panni del delfino di Benvenuto, decise di buttarsi in politica diventando parlamentare sotto le
insegne del Psi. Poi nelle liste della Federazione Laburista stato eletto al Parlamento Europeo. E'

276

stato tra i primi a denunciare il degrado morale


della politica italiana della fine degli anni Ottanta.
E' nato a Buonabitacolo il 29 luglio del 1940.
Raffaele Morese
Una vita all'interno del sindacato. Segretario nazionale dei metalmeccanici della Cisl nel periodo
della vertenza Fiat dei trentacinque giorni, diventa
segretario generale della Fim nel 1983 al posto di
Bentivogli. Infine, approda nella Confederazione
ricoprendo, sotto D'Antoni, il ruolo di segretario
generale aggiunto.
Gildo Muci
Percorso non particolarmente lineare all'interno
dell'organizzazione dei metalmeccanici della Uil.
Socialista, risulta determinante al congresso di Venezia in occasione del cambio della guardia al vertice della struttura. Ma quando il Psi si divise di
nuovo con i socialdemocratici che si ritrovarono
nel Psu (sarebbero tornati poi alla sigla Psdi), lui li
segu diventando il capo dell'opposizione interna
della Uilm. Quando Benvenuto e i socialisti ven-

Vinicio Natali
Uno tra i pi stretti collaboratori di Giorgio Benvenuto negli anni del grande rinnovamento della
Uilm. Operaio siderurgico a Follonica, segu Benvenuto in Federazione curando gli aspetti organizzativi della sua segreteria. Responsabile per i
problemi della siderurgia, successivamente diventato segretario nazionale della Uiltucs.

Secondo Perone
Figura storica e caratterizzante della storia dei metalmeccanici torinesi. Nella Uilm, d'altronde, era
presente sin dall'inizio essendo stato l'uomo di fiducia di Chiari. Sembrava anzi destinato a sostituire il fondatore dell'organizzazione alla sua morte
invece gli fu preferito Bruno Corti: pag in quel
caso il fatto di non essere iscritto n al Psi n al
Psdi. Della Fiat conosceva tutte le pieghe. Stimato
e rispettato, quando Benvenuto che aveva aiutato
al congresso di Venezia, gli fece conoscere Lombardi, venne folgorato dalla figura del carismatico
leader. E' scomparso nel 1972.

Rocco Palombella
E' diventato segretario generale della Uilm nel
2010 ed stato confermato nella carica nel 2014.
Tarantino ( nato a Faggiano), stato a lungo segretario provinciale dei metalmeccanici nella citt
che ospita il pi grande complesso siderurgico europeo. Segretario nazionale della Uilm dal 2009,
salito al vertice dell'organizzazione l'anno dopo.

Aldo Pugliese
Era fra i giovani che a Venezia sostennero la svolta
ideologica e generazionale che nel 1969 modific
il volto della Uilm. All'epoca era il leader dei metalmeccanici tarantini: da alcuni anni, infatti, era
entrato in funzione il centro siderurgico (Paolo VI
a Natale del '68 tenne la messa nello stabilimento).
Pugliese oggi il segretario regionale della Uil.

nero messi fuori dall'organizzazione lui prov a


creare una sigla alternativa di cui divenne segretario insieme a Felice Amadei. Poi, per, rientro
nella Uilm.

277

Giuseppe Raffo
I fatti di piazza Statuto li visse direttamente, da vittima. Il ruolo di Raffo nella Uil e, in particolare,
in quella torinese, stato di primo piano. Segretario di Ferruccio Parri, repubblicano, presente nella
sala dell'Aviatore il giorno della nascita della nuova
sigla, gli viene assegnato il compito di guidare la
camera sindacale di Torino. Dopo le vicende di
piazza Statuto, al congresso di Montecatini del
1964, abbandoner la componente repubblicana
insieme ad altri esponenti di rilievo (Polotti, Simoncini) per aderire alla componente socialdemocratica guidata da Italo Viglianesi.
Lino Ravecca
Ha fatto parte della famosa triarchia che resse dall'ottobre '69 allo stesso mese del '71 la Uil. Socialdemocratico, stato tra i fondatori della
Confederazione. Era seduto al tavolo del ristorante, insieme a Vito Scalia, a Raffaele Vanni e a
Irving Brown il giorno in cui, a Roma, si torn a
parlare, nel pieno della battaglia sull'unit orga-

nica, di un sindacato democratico che mettesse


insieme spezzoni democristiani della Cisl e spezzoni repubblicani e socialdemocratici della Uil. La
prospettiva, pur affascinando alcuni esponenti socialdemocratici, non convinse in maniera n
Vanni n Ravecca. Nato nel 1920, scomparso il
18 maggio del 1999.
Ruggero Ravenna
Ha fatto parte della famosa triarchia che per un
breve periodo ha retto la Uil dopo l'uscita di scena
di Italo Viglianesi. La scelta venne fatta dal congresso confederale della fine di ottobre del 1969 e
consent di tenere unite le varie anime dell'organizzazione che, per, si muovevano su linee decisamente diverse. Ravenna rappresentava l'anima
unitaria; Lino Ravecca quella meno unitaria e pi
anticomunista. Nel mezzo Raffaele Vanni, scarsamente unitario ma non pregiudizialmente in opposizione dei comunisti verso i quali il suoi leader
politico di riferimento, Ugo La Malfa, aveva avviato una sorta di strategia dell'attenzione. Fu tra

278

i pi decisi difensori di Benvenuto e dei socialisti


della Uilm in occasione della tentata espulsione.
Firm l'accordo sulle gabbie salariali ed ebbe un
grande rapporto di amicizia con il ministro dello
Statuto, Giacomo Brodolini. E' nato a Roma nel
1925.
Antonino Regazzi
Ha raccolto il testimone della Uilm dalle mani di
Luigi Angeletti nel 2000. Sindacalista di grande
esperienza, ha guidato la categoria per un decennio, sino all'11 febbraio del 2010 quando, in occasione del congresso di Castelnuovo del Garda, ha
lasciato per raggiunti limiti di et.
Tullio Repetto
Repubblicano, era stato un funzionario delle corporazioni fasciste pur non abbracciando l'ideologia
mussoliniana. Responsabile dell'ufficio sindacale
(la struttura che si occupa delle vertenze) era all'interno della Uilm la figura di riferimento dei repubblicani.

Aride Rossi
Era nella sala dell'Aviatore in occasione della fondazione della Uil. Repubblicano, prima segretario
della Uil-Terra e poi segretario confederale sino al
1978. In occasione del congresso di Chianciano
del 1969 elabor il documento che port alla sostituzione di Italo Viglianesi alla segreteria con la
triarchia (Ravecca, Ravenna, Vanni). Dal '60 al
'73 rappresentante dei lavoratori italiani nel comitato economico e sociale della Cee; dal '78 responsabile dell'ufficio sindacale del Pri, consigliere per
i problemi del lavoro nei due governi guidati da
Spadolini, infine senatore nell'83.
Claudio Sabattini
Al sindacato approda dopo una lunga esperienza
politica, in particolare all'interno della Fgci (fu determinante nell'elezione di Achille Occhetto) alla
segreteria della Federazione Giovanile Comunista.
Nel 1970 diventa segretario della Fiom Bolognese,
quattro anni dopo arriva al vertice dell'organizzazione metalmeccanica bresciana. Quindi il salto a

279

Roma nel '77, chiamato nella segreteria nazionale


dove gli viene assegnata la responsabilit del settore auto, Fiat compresa. E in questa veste segue
la vertenza dei 35 giorni nel 1980. Segretario generale della Fiom dal 1994 al 2002. Scomparso il
3 settembre del 2003.

anni Settanta quando infuriava il dibattito sull'unit organica). Membro del Cnel e presidente
(reggente), proveniva dalla fila repubblicane (insieme a uno dei fondatori della Uil, Amedeo Sommovigo, fece anche parte di una segreteria
collegiale) ma poi pass con i socialisti.

Gianni Salvarani
Aveva trent'anni e guidava i metalmeccanici bresciani, quando al congresso di Venezia sostenne la
svolta che port alla sostituzione di Bruno Corti
con Giorgio Benvenuto al vertice della Uilm. Dirigente sindacale, segretario nazionale dei pensionati, storico dell'organizzazione. E' scomparso agli
inizi del 2014.

Bruno Storti
Protagonista in tutto il dibattito sull'unit sindacale organica e nelle vicende che portarono la Cisl
a un passo dalla scissione. La sua permanenza al
vertice della Cisl stata lunghissima: diciotto anni
visto che aveva sostituito Giulio Pastore quando
quest'ultimo, nel 1958, era diventato ministro. Permanenza lunga, caratterizzata anche da mutamenti
di linea come quello che, agli inizi degli anni Settanta gli consent di restare in sella abbracciando
le tesi degli unitari di Macario e Carniti che,
per, presero con un certo scetticismo, questa conversione. Proprio questa metamorfosi fu alla base
delle manovre che portarono la Cisl sull'orlo della
rottura e trovarono in Vito Scalia l'uomo che con

Franco Simoncini
Il suo libro, dall'interno della Uil 1950-1985,
rappresenta una preziosa fonte per chi prova a ricostruire la storia della Uil. Vicende, peraltro, che
lui ha vissuto in prima persona essendo stato segretario confederale (ad esempio, agli inizi degli

280

maggiore determinazione lavor per la scissione.


Ma dopo essere andato in minoranza in un Consiglio Federale a settembre del '72, riusc a riemergere pochi giorni dopo (per un solo voto) e
costruire le condizioni che nel giro di tre anni portarono all'isolamento e all'emarginazione di Scalia.
Nato a Roma il 9 luglio del 1913, morto nella
stessa citt il 10 gennaio 1994.

firma sull'accordo per il punto unico di contingenza si schier su posizioni critiche e fu tra coloro
che impedirono l'adesione della Cgil all'intesa con
Craxi sul decreto che port al taglio di quattro
punti di scala mobile. Pur non essendo un incompatibilista convinto, rinunci negli anni Sessanta
alle cariche politiche e parlamentari. Si spento a
Roma il 23 agosto del 2007.

Bruno Trentin
Storico leader dei metalmeccanici, poi, nel 1988,
segretario della Cgil. Figlio di Silvio Trentin, cresciuto nell'ambiente intellettuale che agevol la costituzione del Partito d'Azione (lui stesso,
giovanissimo, fu capo partigiano di una formazione di Giustizia e Libert), fu un comunista
anche atipico, originale, una condizione che facilit il rapporto unitario che fu alla base dell'Autunno Caldo e port poi alla creazione della Flm.
Nato a Pavie, in Francia, precisamente in Guascogna (l c'era una forte concentrazione di esuli italiani) il 9 dicembre del 1926, in occasione della

Raffaele Vanni
Segretario generale della Uil dal 27 ottobre del
1969 al 30 settembre del 1976, prima in coabitazione con il socialista Ruggero Ravenna e con il
socialdemocratico, Lino Ravecca. Poi in solitudine. Accordandosi con i socialdemocratici, alla
fine di luglio del 1971 mise fuori dall'organizzazione il segretario della Uilm, Giorgio Benvenuto,
e i socialisti di quella federazione, favorendo, in tal
modo, la creazione (avvenuta a Milano il 7 gennaio
del 1972) di una struttura di categoria alternativa
che prese il nome di Uilmd (Unione Italiana Lavoratori Metalmeccanici Democratici). In realt,

281

gli scissionisti ebbero scarso seguito e la nomina


di Vanni a segretario unico favor il raffreddamento dello scontro (che comunque continu).
Con una intervista a L'Europeo (la data del numero quella del 2 marzo 1972, ma il settimanale
era in edicola dal 23 febbraio), imped la realizzazione dell'unit organica favorendo la creazione
della Federazione Unitaria. Venne sostituito nell'autunno del '76 proprio dall'uomo che aveva deferito ai probiviri e sostanzialmente espulso, cio
Giorgio Benvenuto. Tra i fondatori della Uil,
nato a Roma il 15 febbraio 1922.
Silvano Veronese
A Venezia dove la Uilm ridefin la sua strumentazione ideologica definendo un quadro di riferimento robustamente riformista, lui era presente,
esponente essenziale di quella nuova generazione
che si affacciava sulla scena del sindacato nell'anno
pi caldo dei metalmeccanici, il '69. Nel 1981, poi,
dopo la decisione di Enzo Mattina di abbracciare
la carriera politica, tocc a lui prendere le redini

di quella Uilm al cui rinnovamento aveva contribuito in giovent. Lasci due anni dopo la categoria per trasferirsi in Confederazione in qualit di
segretario confederale.
Italo Viglianesi
La storia della Uil indissolubilmente legata al suo
nome. Tra i fondatori dell'organizzazione il 5
marzo 1950 nella Sala dell'Aviatore, l'ha guidato
dalla nascita sino al congresso di Chianciano del
1969 quando decise di dedicarsi all'attivit politica
e ministeriale venendo sostituito dalla famosa triarchia: Ruggero Ravenna, Lino Ravecca e Raffaele
Vanni. Grande amico di Giacomo Brodolini e politicamente legato a Giacomo Mancini tanto vero
che in occasione della nuova rottura che fece seguito alla breve unificazione socialista, lui prefer
rimanere con il Psi incidendo in maniera decisiva
sugli equilibri interni alla Uil (a Chianciano venne
certificato che il 49 per cento dell'organizzazione
aveva fatto la medesima scelta del leader storico).

282

Franco Volont
Piero Boni lo descrive come un dirigente sindacale
piuttosto diffidente nei confronti dell'unit. E, infatti, la sua stella all'interno della Fim-Cisl si appann e tramont definitivamente quando agli
inizi degli anni Sessanta apparvero all'orizzonte i
giovani come Carniti e Bentivogli che poi individuarono nel pi anziano Luigi Macario il
ponte tra passato e futuro. Volont stato segretario dei metalmeccanici della Cisl per dodici anni
(undici se si considera la data ufficiale di nascita
dell'organizzazione: 12-14 ottobre 1951). Ma nel
novembre del 1962 si dimise per far posto a Luigi
Macario, interprete pi autentico delle pulsioni
unitarie.

Intellettuali e giornalisti

Alberto Asor Rosa


Nella storia che abbiamo qui raccontato rientra
anche lui in quanto collaboratore di Quaderni
Rossi che ospit in quelle settimane alcuni suoi

interventi sulla rivolta di Piazza Statuto. Vicino a


Mario Tronti e alla cultura operaista, Asor Rosa
intravide in quei giorni il crollo del neo-capitalismo. In realt le cose non andarono esattamente
cos.
Giuseppe Berta
Tra i pi autorevoli storici dell'industria italiani.
E' docente alla Bocconi. E' stato per sei anni, tra il
1996 e il 2002 il responsabile dell'ufficio storico
della Fiat.
Norberto Bobbio
Figura centrale della cultura italiana del Novecento essendo considerato il massimo filosofo
della politica della seconda met del secolo scorso.
Un filosofo, per, che non si limitava alla teoria
ma che pur da una posizione di sano distacco, ha
partecipato alla vita della Repubblica venendo nominato senatore a vita da Sandro Pertini nel 1984.
Di formazione azionista, ader al Psi valutando inizialmente con favore alcune scelte politiche di

283

Craxi. Ma la degenerazione che intravide nel partito, lo convinse ad allontanarsene tanto vero che
nel 1991 prefer abbandonare il gruppo socialista
a cui aveva aderito da indipendente per approdare
al Misto.
Aniello Coppola
Negli anni trattati in questo saggio, lavorava a
quello che era definito il settimanale ideologico
del Pci, Rinascita. Al Partito Comunista si era
iscritto a ventuno anni e a ventidue insieme a Pietro Ingrao, Luciano Barca, Alfredo Reichlin e
Luigi Pintor aveva cominciato a lavorare a
l'Unit. Quindi, negli anni Settanta l'esperienza
a Rinascita per dirigere infine, tra il 1977 e il
1979 Paese Sera.
Goffredo Fofi
Famoso critico cinematografico, letterario e teatrale, stato uno dei testimoni della vicende di
Piazza Statuto. Infatti, in quel periodo viveva a Torino e si divideva tra il Centro Gobetti e i Qua-

derni Rossi di Raniero Panzieri. Ha raccontato


che tocc a lui guidare in citt il giornalista del
Giorno Umberto Segre che doveva scrivere un
articolo su quella storia che ha rappresentato una
sorta di confine per il movimento sindacale italiano.
Ugo Gregoretti
Figura eclettica di intellettuale. Giornalista, attore,
regista, drammaturgo: Gregoretti si cimentato
nel corso della sua lunga carriera su diversi fronti.
A lui si devono alcuni dei prodotti televisivi pi
intelligenti e ironici come Controfagotto del 1960.
E poi film inchiesta come I nuovi angeli sui giovani e due documentari caratterizzati da un grande
impegno sociale come Apollon, una fabbrica occupata del 1969 e Contratto del 1971 imperniato sulla lunga vertenza che caratterizz
l'Autunno Caldo, quella per il rinnovo contrattuale dei metalmeccanici.

284

Dario Lanzardo
Il suo libro (La rivolta di Piazza Statuto: Torino,
luglio 1962) fornisce la pi ampia e completa ricostruzione di quel che avvenne nella citt della
Fiat in quella fase iniziale degli anni Sessanta. Collaborava all'epoca con i Quaderni Rossi di Panzieri. Giornalista e fotografo, scomparso nel
2011.
Salvatore Turi Toscano
E' stato uno dei leader del Movimento studentesco. Di formazione socialista (era vicino ideologicamente a Rodolfo Morandi), segu la componente
che usc dal Psi per fondare il Psiup. Iscritto alla
facolt di filosofia della Statale di Milano, sosteneva l'importanza dello studio e non condivideva
la proposta del sei politico considerandola dequalificante. E' morto precocemente in un incidente stradale in Jugoslavia nel marzo del 1976.
Raniero Panzieri
E' una delle figure pi ricche e complesse della si-

nistra italiana. Considerato l'ispiratore dell'operaismo di provenienza socialista (nel partito aveva
avuto un ruolo non secondario dirigendo la rivista
Mondoperaio ed essendo stato un dirigente in
Sicilia). Trasferitosi a Torino, lavor alla casa editrice Einaudi e fondo la rivista Quaderni Rossi
alla quale collabor Mario Tronti (sino al 1963) e
Vittorio Foa. La rivolta di Piazza Statuto determin il suo isolamento rispetto alla sinistra tradizionale visto che venne messo sotto accusa tanto
dal Pci (all'opposizione) quanto dal Psi (che stava
aprendo la stagione del centro-sinistra).
Marco Revelli
Sociologo e storico, figlio dello scrittore-partigiano
Nuto Revelli. Insegna scienza della politica, sistemi
politici e amministrativi comparati e teorie dell'amministrazione e politiche pubbliche presso la facolt di scienze politiche dell'universit degli studi
del Piemonte Orientale Amedeo Avogadro. Alle
trasformazioni della classe operaia torinese negli
anni del boom economico e della massiccia emi-

285

grazione dal sud verso il nord ha dedicato numerose analisi.


Jeremy Rifkin
Economista statunitense ( nato a Denver il 26
gennaio del 1945), stato negli anni Sessanta e
Settanta un attivista pacifista. A met degli anni
Novanta ha scritto un libro (La fine del lavoro: il
declino della forza lavoro globale e l'avvento dell'era post-mercato) che oltre ad essere stato un
best seller, ha preannunciato una tendenza crescente alla disoccupazione legata alla terza rivoluzione industriale (quella della comunicazione) con
la quale oggi tutto il mondo, compreso quello occidentale, sta facendo i conti.
Gianfranco Piazzesi
Alle spalle una grande e lunga storia giornalistica
cominciata subito dopo la guerra, nel 1946, nella
sua citt, Firenze, dove cominci a scrivere per il
Nuovo Corriere. Pass quindi alla Nazione che
lo spend a Londra e New York come corrispon-

dente. Quindi, a La Stampa e al Corriere della


Sera. Indro Montanelli lo volle nel 1975 a Il
Giornale. Inviato, editorialista e direttore (nel
1980 a La Nazione).
Vittorio Rieser
All'epoca della rivolta di piazza Statuto, era uno
dei pi diretti collaboratori di Raniero Panzieri ai
Quaderni Rossi. Sociologo dell'industria, a Torino stato un punto di riferimento per tutta quell'area di sinistra che non si riconosceva nel Pci e
che non aderiva nemmeno al Psi. Militante di
Avanguardia Operaia, poi di Democrazia proletaria per poi tornare nel Pci. E' scomparso nel 2014.
Sandro Roazzi
E il capo dell'Ufficio Stampa della Uil. Dopo essere stato tra i pi stretti collaboratori dell'allora
segretario della Confederazione, Benvenuto, passato in Rai dove ha ricoperto la carica di capo della
redazione economica del Tg2 per diventare successivamente uno dei vice-direttori di Televideo. Ha

286

guidato la comunicazione della Confesercenti.


Umberto Segre
Il 13 luglio del 1962 il quotidiano Il Giorno
usciva con la prima puntata di un'inchiesta a firma
di questo intellettuale laico ed eclettico. Titolo:
Gli incidenti di Piazza Statuto. Chi sono i nuovi
arrabbiati di Torino. Segre ha svolto, soprattutto
negli ultimi anni di vita con quello che stato uno
tra i pi innovativi giornali degli anni Cinquanta
e Sessanta, una intensa attivit giornalistica. Docente universitario, stato filosofo e politilogo.
Vittoria Sivo
Per "la Repubblica" stata tra le firme pi note e
autorevoli del giornalismo politico-sindacale.
Walter Tobagi
Il 28 maggio del 1980, un commando di terroristi
spezz la sua giovane vita (aveva appena trentatr
anni). Inviato del Corriere della Sera, aveva cominciato all'Avanti! Per poi passare all'Avvenire. Era

un acuto osservatore del movimento sindacale,


grande amico di Carniti e vicino a Benvenuto.
Leonello Tronti
E' uno tra i pi grandi esperti italiani di economia
del lavoro, materia che insegna presso la Scuola
Superiore della Pubblica Amministrazione. E dell'associazione degli economisti del lavoro stato
anche presidente. E' tra l'altro condirettore della
rivista Economia & Lavoro edita dalla Fondazione Brodolini.
Sergio Turone
Editorialista de il Messaggero, stato uno tra gli
storici pi attenti delle vicende sindacali. Tra i
suoi libri pi noti la storia del sindacato in Italia
dal 1943 ad oggi, il paradosso sindacale, la storia dell'Unione italiana del lavoro. scomparso
il 10 novembre 1995.

287

Gli imprenditori
Gianni Agnelli
Era alla presidenza della Fiat nei giorni dell'Autunno Caldo e fu proprio la decisione di sospendere
trentacinquemila lavoratori adottata il 2 settembre
del '69 dall'azienda torinese che anticip l'avvio del
negoziato sul contratto. E sempre la Fiat provveder
il 30 ottobre a denunciare 122 lavoratori alla magistratura per danneggiamenti sospendendoli dall'attivit lavorativa. Solo quattro anni prima l'Avvocato
aveva deciso di prendere le redini dell'azienda venendo salutato da Vittorio Valletta in maniera velenosa durante l'assemblea dei soci: Da oggi il
dottor Agnelli non pi soltanto il nipote di suo
nonno. E' morto il 24 gennaio 2003 a Torino, la
stessa citt in cui era nato il 12 marzo 1921.
Umberto Agnelli
E' con una sua intervista a la Repubblica che comincia la vertenza dei trentacinque giorni e che
culmin con la marcia dei quarantamila. Era in

quel momento l'amministratore delegato della


Fiat, carica che lascer a Cesare Romiti per spostarsi all'Ifil. Parlamentare democristiano per una
legislatura. E' scomparso il 27 maggio del 2004.
Cesare Annibaldi
Personaggio centrale nella vicenda della Fiat,
quella che si concluse con la marcia dei quarantamila. Era lui il capo delle relazioni industriali dell'azienda ed ebbe un ruolo nell'organizzazione
della famosa marcia. Quando la mattina del 14 ottobre 1980 i quadri uscirono dal Teatro Nuovo
era a Roma, all'Hotel Boston, dove si svolgevano
le trattative, con Cesare Romiti, Luciano Lama,
Pierre Carniti e Giorgio Benvenuto.
Paolo Annibaldi
Nasce professionalmente in Fiat ma alla fine
degli anni Settanta diventa una figura di spicco
della Confindustria. Nel 1979, infatti, viene nominato vice-direttore generale dell'organizzazione imprenditoriale e cinque anni dopo, nell'84, diventa

288

direttore generale (incarico che lascia nel '91).


Carlo Callieri
Nei mesi della vertenza che ha segnato la storia del
sindacato italiano, ricopriva alla Fiat l'incarico di
direttore del personale e dell'organizzazione. E'
considerato il vero ispiratore della marcia dei quarantamila. Vice-presidente di Confindustria, era
favorito nelle elezioni del 2000 alla presidenza ma
venne battuto da Antonio D'Amato, sostenuto da
Berlusconi. E da Cesare Romiti.
Furio Cicogna
Da presidente della Confindustria ha attraverso
anni di grande trasformazione venendone in qualche misura spiazzato tanto vero che persino Valletta a un certo punto consider la sua presenza al
vertice degli imprenditori scarsamente in sintonia
con i fermenti nuovi che si accompagnavano al
centro sinistra. Alla fine i suoi colleghi preferirono
riportare su quella poltrona un uomo pi navigato
come Angelo Costa. Dopo la laurea lavor alla

Bomprini e Parodi, quindi alle Manifatture Cotoniere Meridionali. Alla Chatillon prima entr
come amministratore delegato e poi divenne presidente.
Angelo Costa
Presiedeva la Confindustria durante l'Autunno
Caldo. All'epoca non esisteva ancora la Federmeccanica e i contratti venivano firmati direttamente
dalla confederazione. Costa era stato gi presidente negli anni della ricostruzione e che prepararono il boom economico, dal '45 al '55. Torn alla
guida dell'organizzazione per assecondare in qualche maniera le spinte innovative provenienti dalla
nuova fase politica (il centro-sinistra). A livello imprenditoriale, aveva cominciato a costruire la sua
fortuna con la produzione di olio di oliva per poi
dedicarsi all'attivit armatoriale grazie alla costituzione della Costa Armatori Spa, poi diventata
Costa Crociere.

289

Alighiero De Micheli
Ha guidato la Confindustria negli anni cruciali
della crisi del centrismo e dei primi vagiti del centro-sinistra. Fortemente impegnato nell'associzione
di categoria, stato prima presidente dell'Assolombarda (dal 1946) e poi dell'organizzazione nazionale (dal 1956 al 1961).
Felice Mortillaro
Dopo l'Autunno Caldo, la Confindustria decise
di darsi una struttura pi simile a quella delle controparti sindacali. Nacque la Federazione degli imprenditori metalmeccanici, nota anche con il
nome di Federmeccanica e nel 1971 al vertice della
struttura, in qualit di direttore generale si insedi
Felice Mortillaro che poi sarebbe diventato il
falco per antonomasia delle relazioni industriali
(Il Medioevo minuto per minuto, come lo definiva Ottavia Del Turco), proprio lui che di nobili
origini siciliane nel suo stemma familiare aveva
una colomba. Per una ventina d'anni stato protagonista di tutte le grandi vertenze che hanno ca-

ratterizzato il settore metalmeccanico. E' scomparso a Milano nel giugno del '95 a sessantaquattro anni.
Cesare Romiti
Amministratore delegato della Fiat durante i trentacinque giorni della vertenza del 1980. Prima di
approdare all'azienda torinese aveva lavorato alla
Bomprini Parodi Delfino di Colleferro e alla Snia
Viscosa dove aveva ricoperto il ruolo di direttore
generale. Quindi si era spostato nel mondo delle
aziende pubbliche: l'Iri lo aveva nominato direttore generale e amministratore delegato di Alitalia
e la stessa carica aveva ricoperto per breve tempo
all'Italstat.

290

Cronologia

291

1968
Studenti in rivolta

15 gennaio L'universit cattolica a Milano ratifica

l'espulsione di Mario Capanna che si iscriver alla

6 gennaio Antony Novotny viene rimosso dalla carica di segretario del partito cecoslovacco, lo sosti-

Statale.

17 gennaio A Pisa occupata la Sapienza ed elabo-

tuisce Alexander Dubceck

rato un documento sul presalario generalizzato.

10 gennaio Il ministro della difesa, Roberto Tre-

23 gennaio Occupata a Firenze la facolt di magi-

melloni istituisce una commissione di inchiesta sul

stero.

Giovanni De Lorenzo (il Piano Solo). A Torino gli stu-

24 gennaio A Trieste scioperano i metalmeccanici

umanistiche. Tre giorni dopo sar sgomberato dalla

risce ma molti iscritti partecipano egualmente. Oc-

tentativo di colpo di Stato organizzato dal generale


denti occupano Palazzo Campana, sede delle facolt

polizia. A Firenze il rettore Giacomo Devoto si dimette per protesta contro il prefetto.

11 gennaio La polizia irrompe nell'universit di Pa-

per lo sviluppo e l'occupazione. Solo la Cisl non adecupata l'universit di Lecce.

25 gennaio Occupata l'universit di Siena.

dova durante una assemblea e per protesta vengono

27 gennaio A Milano viene occupato il Liceo Ber-

14 gennaio Terremoto nel Belice: 300 morti, 150

31 gennaio Il Consiglio generale della Cgil discute

rioccupate alcune facolt.


mila senza tetto.

chet. A Firenze la facolt di lettere.

la questione delle incompatibilit. A Trento occupata

293

la facolt si sociologia. Riprende a Pisa l'occupazione


dell'universit: la dirige Potere Operaio.

2 febbraio Occupazioni e sgomberi nelle universit


di Bologna, Pavia, Napoli, Modena, Padova, Pa-

lermo, Milano, Catania, Roma, Trieste e Torino.

5 febbraio Occupata a Napoli la facolt di architet-

13 febbraio Una bomba esplode alla facolt di Giurisprudenza a Torino poco prima dell'inizio degli
esami.

14 febbraio Il Senato approva la legge istitutiva


delle regioni, col voto contrario di missini e monarchici.

tura. Nei successivi tre giorni verranno occupate

16 febbraio La polizia sgombera l'universit di

8 febbraio Termina la seconda fase degli incontri

20 febbraio Viene arrestato a New York il leader

tutte le altre.

Roma La Sapienza.

sulle prospettive dell'unit sindacale.

del Black Power, Rap Brown.

10 febbraio Il senato accademico dell'universit La

22 febbraio A Roma gli studenti rioccupano lettere

studenti e fissa l'ultimatum: facolt sgomberate

polizia chiamata dal rettore.

Sapienza di Roma depreca il comportamento degli


entro cinque giorni.

12 febbraio Giacomo Lercaro, arcivescovo di Bolo-

gna e grande animatore del Concilio si dimette non


condividendo le scelte delle gerarchie ecclesiastiche.

entrando dagli uffici della segreteria. Interviene la

23-29 febbraio Vengono occupate alla Statale di

Milano le facolt di Medicina, Lettere, Legge e


Scienze.

294

27 febbraio Accordo per la riforma delle pensioni

aziende del nord le agitazioni per i contratti integra-

le Confederazioni non approda a una posizione uni-

9 marzo Assemblea degli studenti medi al Palaz-

ma la Cgil ritira la sua firma e una nuova riunione fra


taria.

28 febbraio I fascisti a Roma tentano di assaltare

l'universit occupata; il rettore ne approfitta per far

tivi saranno unitarie.

zetto dello Sport di Roma, poi cinquemila in corteo

per chiedere la liberazione degli studenti arrestati a


Valle Giulia.

sgomberare e chiudere la citt universitaria.

11 marzo Il presidente Giuseppe Saragat fissa le

1 marzo La battaglia di Valle Giulia tra studenti

taccano la Statale, gli scontri duri offrono al rettore

e polizia: seicento feriti e 228 arrestati.

4 marzo A Milano la polizia prova a sgomberare

elezioni per il 19 e 20 maggio. A Milano i fascisti at-

il pretesto per chiudere l'universit. Nel frattempo,

viene sgomberata dalla Ps l'universit cattolica.

l'universit. Resistenza passiva degli studenti che sfi-

16 marzo I fascisti organizzano a Roma una nuova

tuzione.

colt di legge (tra di loro nemmeno uno studente) ca-

dando i manganelli leggono gli articoli della Costi-

7 marzo Sciopero della Cgil per modificare l'ac-

cordo sulle pensioni. Non aderiscono Cisl e Uil ma la

Fim e la Uil di Torino lasciano liberi i propri iscritti.


Da quello sciopero, scatta una vasta azione rivendi-

cativa che coinvolger 120 fabbriche e in molte

e cruenta provocazione. Escono in corteo dalla fapeggiati da Caradonna, Turchi e Almirante. Dopo

uno scontro con gli studenti di lettere (la facolt accanto a quella di Giurisprudenza) sono costretti ad

asseragliarsi a quella di Legge. Davanti alle scale


dell'edificio si raccoglie una folla di ragazzi indignati

ma composti. Dal tetto della facolt, per, i fascisti

295

cominciano un fitto lancio di oggetti. Dal secondo

23 marzo Dopo l'assalto dei fascisti (avvenuto il

piano sulla schiena di Oreste Scalzone piomba una

giorno prima), il rettore chiama la polizia e fa sgom-

donna fugge silenziosamente dal rettorato mentre la

schedati.

risulta essere studente. In tutte le universit gli stu-

31 marzo Il Papa Paolo VI, definisce il movimento

panca (riporter la frattura di due vertebre). Carapolizia arresta cinquantadue fascisti, nessuno di loro

denti missini o vicini a organizzazioni della destra


eversiva vengono messi alla porta. E' in quel clima

berare la Cattolica di Milano: gli studenti vengono

studentesco oltre i limiti della legalit.

che Mario Merlino, militante di primo piano di

1 aprile A Bologna occupata la sede centrale del-

XXII marzo: ma solo una copertura per infiltrarsi

occupata Lettere e il 22 Fisica. A Milano il rettore mi-

Avanguardia Nazionale, fonda il gruppo anarchico

negli ambienti della sinistra.

18 marzo Per legge viene introdotta la scuola materna e vengono chiusi gli ospedali psichiatrici (ri-

forma Basaglia). A Milano, alla Pirelli Bicocca, nasce

il primo Cub (Comitato Unitario di Base).

21 marzo Ripartono le occupazioni: alla Cattolica

di Milano, a Lettere, Architettura, Economia e Fisica

alla Sapienza di Roma.

l'universit, Medicina a Torino; a Roma il 18 verr


naccia di invalidare l'anno accademico della Statale

se gli studenti non cessano le proteste.

2 aprile Sciopero alla Fiat di Torino, mentre a Genova viene occupata Magistero.

3 aprile Occupata Lettere a Bari


4 aprile Viene assassinato a Menphis il reverendo

Martin Luther King, leader dei diritti civili.

296

5 aprile A Praga il Partito Comunista approva il

24 aprile Cgil, Cisl e Uil denunciano l'accordo del

programma del socialismo dal volto umano.

1961 sulle gabbie salariali.

6 aprile Sciopero alla Fiat, la polizia carica i pic-

29 aprile Aldo Moro a Pomigliano vicino Napoli

11 aprile Nuovo sciopero alla Fiat e nuove cariche

Aprile Chiuso l'integrativo alla Rex mentre alla Nec-

studentesche viene ferito alla testa il leader del mo-

poteri di controllo su ritmi, cottimi e passaggi di ca-

chetti.

della polizia. A Berlino, durante le manifestazioni


vimento studentesco, Rudi Dutschke.

19 aprile A Valdagno, al culmine di una manifestazione sfociata in violente cariche della polizia, i lavoratori abbattono la statua del Conte Marzotto.

20 aprile Scioperano per 24 ore gli operai della


Fiat.

21 aprile La popolazione di Valdagno in piazza per

solidarizzare con i lavoratori contro la violenta repressione poliziesca.

posa la prima pietra dello Stabilimento Alfa Sud.

chi viene siglato l'accordo che riconosce agli operai


tegoria.

Maggio E' il mese della Sorbona e del Maggio Fran-

cese. L'universit viene chiusa. Il 7 maggio il Quartiere Latino viene invaso da cinquantamila studenti

che applaudono a scena aperta Jean Paul Sartre. Poi

tocca agli operai della Renault che occupano la fab-

brica di Parigi-Billancourt mentre a Marsiglia i la-

voratori occupano il porto. Scendono in lotta


bancari, assicuratori, giornalisti. Viene minacciato

l'intervento dell'esercito con i carri armati. Il 24


maggio un giorno durissimo: scontri feroci, 1.054
feriti tra i manifestanti e 1.233 tra i poliziotti, 795 gli

297

arrestati. Agli studenti che ritmano ce n'est qu' un


debut, continuons le combat, De Gaulle in tv risponde: la ricreazione finita.

1 maggio Il segretario cittadino della Cgil, Agostino

Marianetti a piazza San Giovanni a Roma viene contestato dagli studenti.

8 maggio Vertice a Mosca dei partiti comunisti per

valutare il nuovo corso cecoslovacco.

10 maggio Accordo tra Fiat e sindacati: riconosciuti i diritti sindacali e un tetto all'arco di impegno

14 maggio Accordo alla Marzotto di Valdagno:

viene sottoscritto da Cisl e Uil mentre la Cgil si

astiene. Revisione del cottimo, graduale rientro delle


sospensioni e dei licenziamenti, riconoscimento dei

delegati di reparto relativamente solo alle organizzazioni firmatarie: questo il contenuto dell'intesa.

17 maggio Incontro a Praga tra Dubcek e il primo


ministro sovietico Kossighin.

19 maggio Alle elezioni politiche, l'unificazione so-

cialista viene bocciata (perdita di oltre il 5 per cento

dei consensi), la Dc sale al 39,1, Pci-Psiup arrivano

lavorativo di 45 ore settimanali. Anche all'Innocenti

al 30 per cento.

orari, aumenti salariali, modifiche sull'inquadra-

24 maggio Occupata a Milano la Cattolica.

viene firmata un'intesa che prevede controlli sugli


mento e il riconoscimento dei diritti sindacali.

11 maggio Nuovo intervento delle gerarchie ecclesia-

stiche che attraverso la Radio Vaticana lanciano un

appello ai giovani a non farsi trascinare dalle forze


eversive che prevedono mondi nuovi e pieni di sole.

28 maggio Accordo integrativo all'Alfa Romeo


29 maggio Dubcek a Praga riconosce il diritto di
sciopero e riabilita le vittime dello stalinismo.

298

31 maggio Barricate a Roma a Campo dei Fiori al

7 giugno La battaglia di via Solferino a Pisa: il

solidariet con gli studenti francesi.

850 licenziamenti disposti dalla Marzotto.

1 giugno Mario Merlino fa il suo esordio come in-

10 giugno A Rumor l'incarico di formare il nuovo

culmine degli scontri seguiti alla manifestazione di

filtrato nel Movimento Studentesco partecipando a

momento finale dello sciopero generale contro gli

governo. Intanto a Parigi nuovi scontri tra studenti

una rissa contro gli studenti di estrema destra.

(a cui si uniscono gli operai) e polizia.

4 giugno A Roma vengono recapitate agli operai

11 giugno A Milano la polizia sgombera la Statale.

vuole aprire una fabbrica al Sud per sfruttare le

12 giugno Rumor rinuncia all'incarico.

dere, di conseguenza, gli stabilimenti nella Capitale.

14 giugno Muore il poeta premio Nobel Salvatore

dell'Apollon le lettere di licenziamento: la propriet

provvidenze della Cassa per il Mezzogiorno e chiu5 giugno Robert Kennedy, candidato alla presidenza degli Stati Uniti viene assassinato a Los Ange-

les. In Italia Giorgio Amendola su Rinascita attacca


il Movimento Studentesco.

6 giugno La commissione d'inchiesta archivia il


Piano Solo: Non ci fu colpo di Stato.

Quasimodo.

21 giugno Sciopero dei lavoratori del petrolchimico

di Porto Marghera.

24 giugno In Cecoslovacchia viene abrogata la censura. A Valdagno, invece, la citt sciopera contro lo

smantellamento della Marzotto e il Comune dispone

la requisizione dello stabilimento.

299

25 giugno Nasce il governo balneare di Giovanni


Leone.

11 luglio Sciopero unitario per l'occupazione


13 luglio Sciopero di 48 ore al Petrolchimico di

30 giugno I gollisti vincono alle elezioni francesi.

Porto Marghera; nuova protesta il 24 e dal 28 una

1 luglio A Napoli serrata dell'Italsider: l'azienda

agosto verr giudicato insoddisfacente dai sindacati.

festazione.

21 luglio Si rifanno vivi Giorgio Arcangeli e la Fa-

viene costretta a fare marcia indietro con una mani4 luglio La Falange Tricolore di Giorgio Arcangeli

mette una bomba sul muro di cinta della rappresentanza commerciale sovietica a Roma. A Palermo

sciopero unitario contro la crisi che impoverisce la


citt.

7 luglio Nel carcere di San Vittore a Milano protesta

dei detenuti.

9 luglio La polizia a Palermo manganella i terre-

motati del Belice nel corso di una manifestazione a

cui partecipano 15 mila persone

settimana di astensione dal lavoro. L'accordo del 4

lange armata: colpi di mitra contro la residenza dell'ambasciatore sovietico.

22 luglio Muore Giovanni Guareschi, il padre di

Don Camillo e Peppone..

22-24 luglio Consiglio generale Cisl per un chiari-

mento al vertice: la segreteria dimissionaria viene


sostituita e Storti viene confermato al vertice.

23 luglio Le proteste studentesche a Citt del Mes-

sico che si prepara a ospitare le Olimpiadi vengono

represse nel sangue: otto studenti uccisi. Il 30 luglio

carri armati, par e granaderos presidiano la citt.

300

Gli studenti si ribellano e costruiscono barricate:


dieci morti e 1.200 arresti. Intanto a Roma viene firmato un accordo per la riapertura dell'Apollon gra-

zie a un prestito dell'Italcasse. Non verr rispettato.


25 luglio Lo sciopero alla Pirelli sui cottimi e i ritmi

di lavoro si estende alla Bicocca. Contemporaneamente i poligrafici firmano il nuovo contratto.

finisce la Primavera di Dubceck e il sogno del so-

cialismo dal volto umano. L'invasione comincia alle

5,42. Venticinque morti solo nella capitale. Dubceck

e il presidente Svoboda vengono convocati a Mosca

e costretti ad accettare una temporanea occupazione. Cisl e Uil proclamano uno sciopero simbolico
di solidariet di cinque minuti.

25 agosto La Mostra del Cinema viene rinviata e gli

27 luglio Alla Falck di Milano scioperano gli impiegati.

autori occupano il palazzo del cinema e guidati da

1 agosto A Porto Marghera gli operai del Petrolchi-

polemica con il direttore della Mostra, Luigi Chia-

mico paralizzano la viabilit di Mestre con i blocchi

stradali. Scontri con la polizia e proclamazione di


uno sciopero di solidariet.

2 agosto Sciopero di solidariet con i lavoratori


della Montedison.

Cesare Zavattini organizzano un contro-festival in


rini. Due giorni dopo la polizia sgombera il Palazzo

e squadre para-poliziesche aggrediscono gli autori.


Alla fine Chiarini sar costretto a dimettersi.

28-30 agosto Negli Usa il giorno della marcia


contro la guerra nel Vietnam guidata da giovani e

hippies. Scontri con la polizia, in particolare nella

4 agosto Firmato l'accordo per Porto Marghera.

notte del 30: la pi dura rivolta bianca del dopo-

21 agosto I carri armati sovietici entrano a Praga:

301

guerra. Graham Nash la ricorder con una canzone,

Chicago, che, cantata insieme a Crosby, Stills e

Young rester nella storia del rock e delle rivolte giovanili.

1 settembre La rivolta di Berkeley, a San Franci-

sco: tre giorni di scontri tra universitari e polizia.


Viene proclamato il coprifuoco.

8 settembre La polizia invade l'universit di Citt

19-26 settembre A citt del Messico la polizia


sgombera l'universit lasciando per terra senza vita

17 ragazzi. Il rettore si dimette per protesta.

20 settembre Cassa integrazione per trecento ope-

rai della Saint Gobain di Pisa. Sei giorni dopo, scio-

pero generale negli stabilimenti pisani e di Viterbo.

Astensione dal lavoro anche a Valdagno contro la

del Messico e arresta centinaia di studenti e docenti.

smobilitazione della Marzotto.

9 settembre Convegno della Uil sulla programma-

26 settembre Sciopero degli edili contro la crisi.

zione.

12 settembre Documento unitario del sindacato su

28 settembre Dopo vent'anni a Taranto si svolge


uno sciopero generale unitario contro i bassi salari,

occupazione, gabbie salariali, riforma previdenziale

la disoccupazione e la sottoccupazione. Nel frat-

Nuoro, i carabinieri sparano sugli operai e e ne uc-

vamente le lettere di licenziamento nonostante

e accordo-quadro. Intanto a Lod, in provincia di


cidono uno, Vittorio Giua.

16 settembre A Caserta la polizia carica una ma-

nifestazione di braccianti.

tempo a Roma gli operai dell'Apollon ricevono nuol'azienda abbia incassato il prestito dell'Italcasse.

1 ottobre Giornata di Scioperi. Ad Ancona contro il

licenziamento di alcuni rappresentanti sindacali alla

Farfisa, a Pisa in difesa dei posti di lavoro alla Mar-

302

zotto e alla Saint Gobain. A Milano il Cub Pirelli pro-

15 ottobre La polizia carica a Torino i picchetti ope-

2 ottobre A Citt del Messico il giorno della strage

18 ottobre A Roma gli studenti occupano il liceo

gli studenti e ne uccide almeno duecento. Nel frat-

d'Italia. A Pisa la polizia carica gli operai della Saint

clama uno sciopero che ottiene rilevanti adesioni.

di Piazza delle Tre Culture. La polizia spara contro


tempo cominciano in Italia le trattative tra sindacati
e Confindustria sulle gabbie salariali.

3 ottobre Inizia alla Pirelli Bicocca a Milano uno tra

rai rafforzati anche dagli studenti.

Mamiani. La protesta dilagher in tutte le scuole


Gobain.

23-27 ottobre Ultimo congresso del Partito socialista unificato. Prevalgono gli autonomisti di Nenni

gli scioperi pi lunghi e duri per il rinnovo del con-

e la corrente di Rinnovamento composta da ex so-

11 ottobre Sciopero a Napoli contro le Gabbie Sala-

24 ottobre Il segretario del Pci, Luigi Longo, viene

tratto dei chimici.


riali.

12 ottobre Bagnate dal sangue, si aprono le Olim-

cialdemocratici.

colpito da emorragia cerebrale. A Milano, alla Pirelli


Bicocca ripartono gli scioperi proclamati dai Cub.

piadi a Citt del Messico. Resteranno famose per il

27 ottobre Sciopero generale unitario in Sardegna

Smith e Tom Carlos durante la premiazione per i

29 ottobre Scioperano Motta e Alemagna contro il

pugno alzato verso il cielo dagli statunitensi Tommy


duecento piani: una maniera per ricordare la protesta dei neri d'America.

cottimo: la polizia scioglie i picchetti.

303

4 novembre Gli operai dell'Apollon manifestano

vara, invece, i lavoratori della Scotti & Brioschi oc-

5 novembre Richard Nixon viene eletto presidente

22 novembre Sciopero dei telefonici.

dimento a sostegno dell'occupazione e per l'esten-

27 novembre Sciopero alla Pirelli dopo la rottura

8 novembre Sciopero generale a Napoli.

2 dicembre L'assemblea alla Pirelli Bicocca ap-

14 novembre Sciopero generale unitario a sostegno

dai Cub. L'azienda il giorno dopo decide la serrata.

davanti a palazzo Chigi, sede del governo.

degli Stati Uniti. In Italia, il governo vara il provvesione della Cassa Integrazione.

della riforma pensionistica.

19 novembre Si dimette il governo Leone. Nel frat-

tempo scioperano gli statali contro la difficile situa-

cupano la fabbrica contro la smobilitazione.

delle trattative.

prova l'autoriduzione dei ritmi di lavoro proposta


Tensione altissima tra lavoratori e polizia: lo scontro
fisico viene evitato dai cordoni sindacali. Pochi

giorni dopo viene raggiunto un accordo che aumenta


la paga-oraria di trentadue lire ma non riconosce ai

zione finanziaria e assistenziale dell'Enpas.

lavoratori il controllo dei ritmi. Ad Avola, in provin-

21 novembre Aldo Moro crea ufficialmente la sua

braccianti: la polizia spara ad altezza d'uomo e Giu-

centro-sinistra ma inaugura anche la strategia del-

senza vita.

da Mosca sull'invasione della Cecoslovacchia. A No-

5 dicembre Sciopero unitario a Roma per l'occupa-

corrente: conferma il suo sostegno alla politica di


l'attenzione nei confronti del Pci che si dissociato

cia di Siracusa, finisce nel sangue lo sciopero dei

seppe Scibilia e Angelo Sigona restano per terra

304

zione e il rispetto dei diritti sindacali.

22 dicembre Scioperano le commesse dei grandi

7 dicembre L'inaugurazione della stagione della

(il giorno dopo sciopero di protesta).

Scala a Milano si trasforma in una... frittata. I giovani del Movimento Studentesco guidati da Mario

Capanna decorano con uova e ortaggi le pellicce

magazzini. A Sassari vengono caricate dalla polizia


24 dicembre I lavoratori dell'Apollon e dell'Aeter-

num, in lotta da sette mesi, festeggiano il Natale in

delle ricche signore.

piazza. Il neo-ministro Brodolini a fine anno far vi-

13 dicembre Rumor presenta il suo governo: Nenni

mosa frase: Da una sola parte, dalla parte dei

agli Esteri e Brodolini al Lavoro.

19 dicembre La Corte Costituzionale cancella il

reato di adulterio femminile.

21 dicembre Giornata di accordi. Intersind e Asap

sita ai lavoratori dell'Apollon e pronuncer la falavoratori. Ad Arezzo i minatori montano una tenda
di protesta in piazza Monaco; a Novara in piazza

Cavour su un albero metallico vengono appesi


grandi cartelli che ricordano la lotta dei lavoratori

della Scotti; a Villafranca in provincia di Messina

cinquecento operai dei cantieri Piaggio e un gruppo

firmano una intesa che congloba la contingenza, uni-

di studenti trascorrono il Natale in fabbrica.

Arriva anche l'accordo per la Pirelli (si riconosce il

25 dicembre Natale di solidariet a Milano con i

raggiunte all'Alfa Sud di Pomigliano d'Arco, alla

tenda in piazza Duomo.

fica i minimi di paga e stipendio nelle aziende statali.

diritto di contestare i ritmi di lavoro). Intese vengono


Snam Progetti, alla Lanerossi, e alla Rex.

lavoratori dell'Eridania che hanno montato una

305

1969
L'autunno diventa caldo

16 gennaio In Piazza Venceslao a Praga lo studente


Jan Palach si d fuoco per protestare contro l'inva-

4 gennaio Il ministro del lavoro, Brodolini, in visita

ai parenti dei braccianti uccisi ad Avola.

sione sovietica. In Italia scioperi contro le gabbie salariali a Lecco, Varese e Trieste.

17 gennaio Scioperi contro le gabbie salariali a

8 gennaio Occupata l'universit Bocconi a Milano.

Reggio Calabria, Arezzo, Pistoia e in Abruzzo.

10 gennaio Scioperi contro le gabbie salariali a Mi-

20 gennaio A Praga in migliaia manifestano nel

lano, Alessandria, Mantova, Modena, Forl, Bologna,


Aosta, Casale, Novara e Piacenza.

segno di Jan Palach.

22 gennaio A Olbia i carabinieri caricano una ma-

11 gennaio Per i fatti di Avola i carabinieri denun-

nifestazione contro le gabbie salariali.

ondata di proteste.

24 gennaio Una folla immensa segue a Praga i fu-

ciano 150 lavoratori: l'iniziativa scatena una nuova


13 gennaio Ferrara protesta contro la chiusura
degli zuccherifici Eridania

15 gennaio Sciopero in Campania contro le gabbie

salariali.

nerali di Jan Palach

28 gennaio Dopo una riunione al ministero del la-

voro, l'Eridania ritira le lettere di licenziamento.

31 gennaio Un gruppo di giovani appartenenti al

Fronte Monarchico sequestra Ermanno Lavorini, 12

306

anni, figlio di un commerciante di Viareggio e chiede

13 febbraio Arriva la riforma degli esami di matu-

bito dopo il rapimento. Il 13 maggio del 1977 la Corte

intanto, manifestazione degli impiegati del settore

un riscatto di 15 milioni. Il ragazzino sar ucciso su-

rit. Due soli scritti e voti in sessantesimi. A Milano,

di Cassazione ha stabilito che il sequestro venne com-

industriale.

ganizzazione. Verranno condannati per la vicenda

14 febbraio A Parma i lavoratori della Salamini oc-

si agitano personaggi di ben altro spessore come

mento: blocchi stradali, occupazione delle sedi

piuto da estremisti neri per finanziare la propria orBaldisserri, Della Latta e Vangioni ma dietro di loro
Junio Valerio Borghese che stava mettendo a punto

cupano l'azienda contro la dichiarazione di falliprovinciali della Dc e del Psi, a Bologna contestato il

il suo golpe e investigatori disattenti come il Colon-

capo del governo Rumor.

renzo nel 1964 in occasione del Piano Solo.

15 febbraio Il governo approva la riforma del si-

nello De Julio che era stato il braccio destro di De Lo5 febbraio Terzo sciopero nazionale unitario per la

stema pensionistico.

riforma delle pensioni.

17 febbraio Livio Labor annuncia la costituzione

8 febbraio A Bologna il 12 congresso del Pci. Luigi

nenti del Psi, in particolare lombardiani, del Pci e del

Longo viene confermato segretario, Enrico Berlin-

guer il suo vice.

8-15 febbraio Scioperi unitari contro le gabbie salariali.

dell'Acpol. Vi aderiscono cattolici di sinistra, espoPsiup.

19 febbraio Rotte le trattative tra sindacati e Con-

findustria sull'abolizione delle gabbie salariali.

307

25 febbraio Accordo sul contratto dei grafici con

aumenti salariali nell'ordine dell'otto per cento.

della contrattazione collettiva.


6 marzo A Trieste manifestano gli operai navalmec-

27 febbraio A Roma arriva Nixon. Manifestazioni

canici.

piazza Colonna e Fontana di Trevi. Muore cadendo

8 marzo La Confapi firma l'accordo sull'abolizione

Anche a Milano la polizia carica le manifestazioni or-

nit di contingenza su tutto il territorio nazionale.

di protesta con scontri tra contestatori e polizia in

da un muro il giovane anarchico Domenico Congedo.


ganizzate dagli studenti.

28 febbraio Continuano le manifestazioni contro

della gabbie salariali e sull'unificazione dell'inden-

9 marzo Sulla spiaggia di Marina di Vecchiano in


provincia di Pisa viene ritrovato il corpo di Ermanno

Nixon e nel frattempo aumentano le occupazioni con-

Lavorini.

stro della pubblica istruzione, Fiorentino Sullo.

12 marzo Sciopero nazionale di lavoratori della

tro la riforma della scuola messa a punto dal mini1 marzo I carabinieri a Roma assaltano militar-

mente l'universit occupata. Gli studenti, per, l'abbandonano prima del loro arrivo. Nelle aule restano

solo in sette che vengono denunciati.

5 marzo Assemblea della Confindustria che polemi-

camente pone dubbi circa la persistente validit

terra.

15 marzo Si fermano diversi reparti alla Pirelli Bi-

cocca per protesta contro il decretone Pirelli.

17 marzo La Pirelli decide la serrata e gli operai

proclamano per il giorno successivo uno sciopero che


paralizza la fabbrica.

308

18 marzo Con la mediazione di Brodolini viene rag-

tore tessile.

lizione graduale delle gabbie salariali: a partire dal 1

3 aprile Scioperi alla Fiat e alla Lancia di Torino.

giunto l'accordo tra Confindustria e sindacati sull'aboluglio 1972 gli stipendi saranno uguali in tutta Italia.

20 marzo Alla Cattolica di Milano viene decisa una

nuova occupazione.

22 marzo Il ministro della Pubblica Istruzione, Fio-

9 aprile A Battipaglia monta la protesta per la chiu-

sura della Manifattura Tabacchi. La polizia spara e

uccide il tipografo Carmine Citro e l'insegnante di


scuola media Teresa Ricciardi.

rentino Sullo, si dimette per contrasti con il suo par-

10 aprile Sciopero generale dalle 14 alle 17 in tutta

25 marzo Trieste si ferma contro lo smantellamento

13 aprile Polizia e carabinieri stroncano la rivolta

tito, la Dc. Gli subentra Mario Ferrari Aggradi.


dei cantieri navali.

Italia per protestare contro l'eccidio di Battipaglia.

dei detenuti nel carcere delle Nuove a Torino (era co-

minciata due giorni prima). Ma le proteste per chie-

26 marzo Occupato a Milano il Politecnico.

dere la riforma carceraria si estendono a Brescia,

2 aprile Nel settore metalmeccanico si moltiplicano

le vertenze. A Milano entra in agitazione la Borletti


ma si fermano anche l'Alfa di Arese, la Ponteggi Dal-

mine, l'Italsider di Lovere in provincia di Bergamo.


E ancora, la Ercole Marelli e diverse aziende del set-

Genova, Padova, Milano, Firenze, Reggio Emilia, Verona e Bari.

15 aprile Dibattito parlamentare sui fatti di Batti-

paglia. Il Ministro dell'Interno, Restivo, difende la


polizia e il parlamentare socialista, Eugenio Scalfari

309

31 maggio Trecentomila metalmeccanici in piazza

parla di una vera e propria svolta a destra dell'at-

a Milano in occasione dello sciopero provinciale in-

tuale governo.

detto unitariamente dalle tre sigle sindacali.

17 aprile Dubcek a Praga viene costretto alle dimis-

11 giugno Enrico Berlinguer a Mosca durante la

sioni. Al suo posto, nella carica di segretario del par-

conferenza dei partiti comunisti condanna l'inter-

tito comunista subentra Gustav Husak.

vento militare in Cecoclovacchia.

27 aprile In Francia, Charles De Gaulle viene scon-

fitto nel referendum sulla riforma del Senato e delle

15 giugno Georges Pompidou il nuovo presidente

13 maggio Al comitato centrale di Psi si costituisce

16-21 giugno Settimo congresso della Cgil a Li-

Martino e Giolitti. Il segretario Mauro Ferri si di-

dell'autunno. Agostino Novella sar confermato se-

dal presidente Pietro Nenni.

dopo consentendo l'elezione di Lama. Critico nei con-

della repubblica francese.

regioni. Si dimette e si ritira dalla vita politica.

vorno. Al centro del dibattito, unit sindacale e lotte

una minoranza formata dai gruppi di Mancini, De

gretario ma abbandoner la carica qualche mese

mette e il suo ruolo viene temporaneamente assunto

fronti del processo unitario e poco incline all'incom-

15-18 maggio Congresso della Uilm a Venezia.

patibilit

tra

cariche

politiche

sindacali,

abbandoner la Cgil per lavorare nel partito. Con-

Giorgio Benvenuto subentra a Bruno Corti alla guida

temporaneamente a Torino, si svolge il congresso

dell'organizzazione metalmeccanica.

delle Acli che dichiarer terminato il collateralismo

30 maggio Scioperi articolati dei metalmeccanici.

con la Dc: Livio Labor cede la presidenza a Emilio

310

Gabaglio.

5 luglio Cade il governo Rumor dopo le dimissioni

20 giugno Approvato dal Senato lo Statuto dei La-

dei ministri socialisti conseguenti alla scissione.

voratori.

9 luglio Si ricostituisce il Psi, De Martino viene

23 giugno Esce il primo numero del mensile il Ma-

eletto segretario, il suo vice Giacomo Mancini.

nifesto; con una periodicit mensile.

10 luglio In sciopero gli operai Italsider dopo la rot-

26 giugno Undicesimo congresso democristiano

tura delle trattative per la vertenza aziendale.

che esclude ogni collaborazione con il Pci. Flaminio

11 luglio Muore a 49 anni, Giacomo Brodolini.

Piccoli, col sostegno dei fanfaniani, viene rieletto se-

gretario.

17 luglio Quarto congresso della Cisl: Storti confer-

27 giugno La Fiat licenzia 16 operai che hanno ani-

mato segretario, vice Vito Scalia. La minoranza di

Macario, Carniti e. non entra nella Segreteria Con-

mato le lotte. La protesta dei lavoratori indurr

federale Viene sancita l'incompatibilit tra cariche

l'azienda a ritirare il provvedimento.

sindacali e politiche.

1 luglio Firmati inportanti accordi aziendali alla


Fiat.

21 luglio L'uomo atterra sulla luna. La missione

4 luglio Nuova scissione socialista. I socialdemocra-

giare sulla superficie lunare.

Apollo 11 consente ad Armstrong e Aldrin di passeg-

tici escono e fondato il Psu.

311

26-27 luglio Viene approvata la piattaforma dei

tratto nazionale.

retributivo di 75 lire orarie, 15 mila mensili per gli

3 settembre Muore ad Hanoi Ho Chi Min, presi-

metalmeccanici da Fiom, Fim e Uilm: un aumento

operai, quaranta ore settimanali, parit normativa

dente del Vietnam del Nord.

tra operai e impiegati, riconoscimento dei diritti sin-

dacali (assemblea in orario di lavoro, rappresen-

11-12 settembre Il Ministro del Lavoro giudica

Confindustria e Intersind due giorni dopo.

Fiat di ritiro delle sospensioni.

tanze, eccetera). La piattaforma verr inviata a

compatibili le rivendicazioni sindacali e richiede alla

6 agosto Nasce il nuovo governo Rumor, un mono-

11 settembre Primo sciopero nazionale dei metal-

colore democristiano. Carlo Donat Cattin leader di

meccanici. Altissima la partecipazione. Alla fine del-

Forze Nuove il ministro del lavoro.

l'Autunno Caldo l'Istat censir sette milioni e mezzo

di adesioni e trecento milioni di ore di sciopero.

1 settembre Colpo di Stato in Libia. Muhammar


Gheddafi depone re Idris e proclama la Repubblica.

12 settembre L'Intersind chiede tempo ai sindacati

2 settembre Un improvviso sciopero all'officina 32

Fiom, Fim e Uilm rispondono rompendo le trattative

offre alla Fiat il pretesto per sospendere trentacinquemila operai. Fiom, Fim e Uilm proclamano im-

metalmeccanici: una dilazione di tre settimane.


e annunciando uno sciopero per il 16 settembre.

mediatamente lo sciopero. I provvedimenti verranno

13 settembre La Confindustria usa parole di fuoco

rer l'avvio delle trattative per il rinnovo del con-

tegrativa il risultato dell'azione violenta, di vera e

gradualmente ritirati ma l'attacco aziendale accele-

312

contro le agitazioni definendo la contrattazione in-

propria rapina.
15 settembre Muore a Parma Fernando Santi, ex
segretario generale aggiunto della Cgil, socialista.

17 settembre La delegazione degli industriali me-

25 settembre A Torino, a Piazza San Carlo, prima

manifestazione unitaria dalla rottura del 1948. Da-

vanti a settantamila metalmeccanici parlano Bruno

Trentin, Luigi Macario e Giorgio Benvenuto.

talmeccanici conferma la chiusura e la pregiudiziale

5-10 ottobre Partono gli scioperi articolati dei me-

18 settembre E' l'inizio ufficiale dell'Autunno Caldo.

6 ottobre La giunta della Confindustria conferma

gono interrotte. Si fermano anche quelle degli edili,

procedure per la contrattazione articolata. Sugli au-

relativa alla contrattazione aziendale.

Le trattative per il contratto dei metalmeccanici vendei chimici, dei cementieri, dei laterizi.

20 settembre Iniziano le trattative con la Confapi,

talmeccanici.

le posizioni chiedendo la definizione anticipata delle

menti salariali, chiede l'aggancio alla produttivit

media del sistema.

l'organizzazione delle piccole e medie imprese, men-

7 ottobre Il presidente dell'Iri, Giuseppe Petrilli,

Confindustria definite gratuite e volgari.

metalmeccanici.

tre Fiom, Fim e Uilm rispondono alle accuse della


23 settembre Fiom, Fim e Uilm rifiutano ogni ipotesi di mediazione: l'accordo va trovato al tavolo sin-

dacale, tra le parti.

313

esprime critiche e riserve sulle richieste salariali dei

9 ottobre La Cgil propone a Cisl e Uil un primo sciopero generale su prezzi e casa.

10 ottobre Il ministro del lavoro chiede a Confindu-

fermano che gli aumenti richiesti porterebbero a un


aumento del costo del lavoro del 20 per cento nel

stria, Fiom, Fim e Uilm di riprendere il negoziato.

triennio.

11-12 ottobre La Uilm riunisce il comitato centrale

21 ottobre L'iniziativa sindacale costringe la dire-

a Follonica e accetta l'invito del ministro.

zione dell'Italsider di Bagnoli a ritirare le lettere di

13 ottobre Fiom, Fim e Uilm accettano la riaper-

licenziamento contro cinque operai che avevano or-

ganizzato gli scioperi articolati.

tura del negoziato e la stessa cosa fanno Confindu-

stria e Intersind-Asap.

24 ottobre La Fiat acquista la Lancia.

15-16 ottobre I sindacati dei metalmeccanici giudi-

27-31 ottobre Il quinto congresso della Uil a Chian-

cano irrisorie le offerte di Confindustria e Intersind

ciano si conclude con l'elezione di una triarchia. Al

e proclamano uno sciopero nazionale.

vertice della Confederazione il socialista Ruggero

16 ottobre Riesce anche il secondo sciopero unitario

Ravenna (che rappresenta il 49 per cento dell'orga-

Bruno Trentin, Luigi Macario e Giorgio Benvenuto.

cento) e il socialdemocratico Lino Ravecca (24 per

nizzazione), il repubblicano Raffaele Vanni (27 per

e alla grande manifestazione di Napoli intervengono

cento) sostituiscono Italo Viglianesi, passato a tempo

17-18 ottobre Si fa pi dura la polemica. La Con-

pieno all'attivit politica.

findustria accusa il sindacato e gli operai di metodi

30 ottobre La Fiat prendendo a pretesto danneg-

violenti e di danneggiamenti degli impianti. In una

giamenti avvenuti a Mirafiori e Rivalta denuncia 122

nota inviata a Donat Cattin, gli industriali privati af-

314

lavoratori e li sospende.

9 novembre Arnaldo Forlani il nuovo segretario

1 novembre Donat Cattin convoca Fiom, Fim e

della Dc.

condo momento anche la Confindustria. I sindacati

13 novembre Donat Cattin propone il superamento

resta la preferenza a chiudere il contratto nella sede

trattazione aziendale lasciando inalterato quello che

Uilm e Intersind riservandosi di convocare in un se-

precisano che l'intervento non stato richiesto e che


sindacale.

6 novembre Cgil, Cisl e Uil proclamano una gior-

della pregiudiziale confindustriale relativa alla conera stato deciso nel contratto del 1966.

14 novembre La Confindustria, accogliendo l'invito

nata di sciopero da effettuarsi entro il 19 dello stesso

di Donat Cattin, fa cadere la pregiudiziale sulla con-

7 novembre Le trattative con Confindustria e In-

15 novembre Fiom, Fim e Uilm, di fronte all'inten-

fermano la loro pregiudiziale sulla contrattazione

attivisti sindacali, fanno sapere al ministro del la-

mese a sostegno di una nuova politica della casa.

tersind si interrompono subito. Gli industriali con-

aziendale prevedendo per questa un massimo di incrementi del cinque per cento.

trattazione articolata.

zione della Fiat di procedere a nuove sospensioni di


voro che non proseguiranno nel negoziato.

18 novembre Di fronte alla posizione rigida dei sin-

8 novembre Viene chiuso il contratto degli edili.

dacati, la Fiat ritira le sospensioni: l'operazione si

65 lire orarie.

fine di novembre.

Settimana lavorativa di 40 ore e aumenti salariali di

315

svilupper in tempi diversi, comunque non oltre la

19 novembre Riesce lo sciopero per la casa ma a

orarie per gli operai e di 13.500 lire per gli impiegati;

morte dell'agente Antonio Annarumma negli scontri

gere nel corso dei tre anni di vigenza contrattuale

settimana lavorativa di 40 ore, obiettivo da raggiun-

Milano la giornata di lotta viene funestata dalla


che si sviluppano nei pressi del Teatro Lirico. Il clima

(un'ora subito, una dal 1 gennaio '71, una dal 1 gen-

dei metalmeccanici si rivolge a Cgil, Cisl e Uil. In un

dei diritti sindacali.

naio '72 e il resto nel dicembre '72), riconoscimento

si fa pesante e Donat Cattin per chiudere la vertenza

incontro riservato con Fiom, Fim e Uilm annuncia

che il golpe alle porte. Alla preoccupazioni delle

26 novembre La Confindustria pone sei condizioni;

Fiom, Fim e Uilm a seguire direttamente il negoziato

gradualit per orario e parit impiegati-operai ma

i sindacati si dichiarano disponibili ad accettare la

tre Confederazioni si aggiunge la determinazione di

su tutto il resto manifestano lindisponibilit.

ottenendo la solidariet di Cgil, Cisl e Uil.

27 novembre Donat Cattin accetta modifiche alla

21 novembre Al funerale di Antonio Annarumma

sua proposta su alcuni punti lasciando invariati

squadristi fascisti cercano di linciare Mario Ca-

quelli relativi agli aumenti salariali e all'orario di la-

panna, leader del Movimento Studentesco.

voro. La Confindustria si irrigidisce sulle sue sei con-

25 novembre Massimo Caprara, Aldo Natoli, Lucio

dizioni.

tori de il Manifesto vengono espulsi dal Pci. Nella

28 novembre E' il giorno della manifestazione dei

Magri, Luigi Pintor, Rossana Rossanda e altri redat-

stessa giornata Carlo Donat Cattin illustra una ipo-

centomila metalmeccanici a Roma. Dopo una tratta-

tesi di mediazione ultimativa per il contratto dei me-

tiva con il Ministero dell'Interno Franco Restivo,

talmeccanici: aumento uguale per tutti di 65 lire

316

viene cambiato il luogo in cui si svolgeranno i comizi:

10-11 dicembre I sindacati mettono a punto un

Confindustria, ma Piazza del Popolo.

per il rinnovo del contratto dei metalmeccanici.

4 dicembre Per chiudere la trattativa per il contratto

sciopero per il 19 dicembre a soupporto della ver-

nuovo calendario di lotte a sostegno della trattativa

non pi piazza Venezia dove all'epoca aveva sede la

Anche Cgil, Cisl e Uil proclamano una giornata di


tenza.

dei metalmeccanici, i sindacati chiedono a Intersind e


Asap (nei confronti delle quali il giorno prima ave-

vano dichiarato di essere disponibili a proseguire il

12 dicembre Sull'Italia cala una cappa di terrore:

operai-impiegati su infortuni e malattia, migliora-

dell'Agricoltura di Piazza Fontana a Milano. Sedici

esplode una bomba nella sede della Banca Nazionale

negoziato) di modificare alcuni punti (subito parit

menti, maggiorazioni, straordinari e notturno).

morti e 90 feriti. Ma il piano eversivo era molto pi

6 dicembre Le proposte della Confindustria ( au-

ordigni: a Roma all'altare della Patria e alla Banca

vasto visto che i terroristi avevano piazzato altri tre

menti salariali differenziati, norme particolari per la

Nazionale del Lavoro, e a Milano alla Banca Com-

vengono respinte perch lontane dalle proposte di

cusati gli anarchici (Valpreda in particolare) nelle

merciale in Piazza della Scala. Verranno subito ac-

riduzione dell'orario di lavoro nella cantieristica)

cui file si era infiltrato il fascista Mario Merlino. Ma

Donat Cattin.

la strage nera e segue solo di qualche giorno una

9 dicembre Viene raggiunta l'intesa per il rinnovo

intervista rilasciata da Giorgio Almirante segretario

del contratto dei metalmeccanici con Intersind e

del Msi al settimanale tedesco Der Spiegel in cui si

Asap.

annunciava che le organizzazioni giovanili fasciste

si preparano alla guerra civile... tutti i mezzi sono

317

17 dicembre Marcia silenziosa dei metalmeccanici

giustificati per combattere i comunisti... misure po-

litiche e militari non sono pi distinguibili. Su quella

a Firenze a sostegno della vertenza contrattuale.

strage, per, non verr mai fatta luce completa tra

depistaggi ed evidenti complicit di pezzi dello Stato.

18 dicembre La Confindustria mastica amaro ma

14 dicembre La Confindustria fa nuove aperture

tratto metalmeccanico. Cgil, Cisl e Uil revocano lo

accetta di portare a conclusione il negoziato sul con-

sul rinnovo del contratto metalmeccanico.

sciopero del giorno successivo.

15 dicembre Milano a lutto: si svolgono davanti a

19 dicembre La Confapi si accorda con Fiom, Fim

una folla immensa i funerali delle vittime della

e Uilm.

Viene arrestato Pietro Valpreda e il commissario

20 dicembre Il negoziato entra nella dirittura fi-

strage. Ma cominciano anche gli errori investigativi.


Luigi Calabresi in una intervista a La Stampa af-

nale dopo sette giorni ininterrotti di trattative. Gli

di sinistra, anarchici, cinesi, operaisti. Verso mez-

(viene messo sotto accusa l'avvocato Giorgio Garino,

Giuseppe Pinelli. Il Questore di Milano, Marcello

del direttore generale di Confindustria, Rosario To-

ferma che i colpevoli vanno cercati nell'estremismo

ultimi contrasti nella delegazione confindustriale

zanotte vola dalla finestra dell'ufficio di Calabresi,

rappresentante della Fiat) sono risolti dall'intervento

Guida, parla di suicidio e lo definisce un atto di auto-

scani.

del Lavoro, Donat Cattin presenta una nuova ipotesi

21 dicembre Alle 12,55 la vertenza dei metalmecca-

tica a quella gi accettata da Intersind e Asap.

calce all'accordo. Una ipotesi di intesa che nelle gior-

accusa. Contemporaneamente a Roma, al Ministero

per il rinnovo del contratto dei metalmeccanici, iden-

nici viene chiusa con le firme delle delegazioni in

318

nate del 22 e 23 dicembre verr sottoposta alla va-

Piazza Fontana quanto di quella di Piazza della Log-

lutazione delle assemblee di fabbrica e che sar defi-

gia a Brescia.

nitivamente sottoscritta l'8 gennaio del 1970.

24 dicembre Si chiudono anche quattro mesi di

1970
Si parla di unit

zionali dei braccianti e dei salariati agricoli.

7 gennaio Sciopero degli autoferrotranvieri per il

lotte nel mondo dell'agricoltura: firmati i patti na-

rinnovo del contratto.

27 dicembre La moglie di Giuseppe Pinelli, Licia

Rognini, querela il questore di Milano, Marcello

9 gennaio La direzione del Psi decide di riprendere

mazione di un nuovo governo di centrosinistra.

Guida, per diffamazione nei confronti di suo marito

le trattative con Dc, Psu e Pri per giungere alla for-

31 dicembre Delfo Zorzi durante la cena di capo-

danno a casa di Giancarlo Vianello a Venezia, di-

24 gennaio Sono diecimila i lavoratori denunciati

di una operazione messa a punto ad alto livello;

i sindacati forniscono anche le cifre nel dettaglio:

chiara che gli attentati del 12 dicembre erano parte

durante le lotte dell'Autunno Caldo. In un rapporto,

obiettivo: difendersi dai comunisti. Aggiunge anche

1768 metalmeccanici, 1474 braccianti, 359 edili, 107

che gli anarchici accusati sono dei capri espiatori

alimentaristi, 538 chimici e vetrai, 526 minatori e ca-

mento Politico Ordine Nuovo del Triveneto. Zorzi

400 tessili, 228 dipendenti dei trasporti, 2.135 dipen-

mentre gli esecutori veri erano elementi del Movi-

vatori, 1.054 vigili urbani, 277 statali e parastatali,

sar processato e alla fine assolto dall'accusa di es-

denti degli enti locali e ospedalieri, 1.166 nelle altre

sere stato l'autore materiale tanto della strage di

categorie.

319

27 gennaio Il ministro dell'interno Restivo ammette

9 febbraio Il Consiglio generale della Cgil affronta

state presentate 6.907 denunce e altre 1.485 a dicem-

anche i rappresentanti di Cisl e Uil. Intanto madre e

al Senato che da settembre a novembre 1969 sono

la questione dell'unit sindacale. Presenti in sala

bre, nelle settimane finali dell'Autunno Caldo. Il Psi

zia di Pietro Valpreda vengono incriminate per falsa

sindacali e un appello in tal senso lanciano i sinda-

l'alibi invocato dall'anarchico per il 12 dicembre.

propone una amnistia per i reati connessi alle lotte


cati al presidente della Repubblica, Giuseppe Sara-

gat. Nel frattempo, Cgil, Cisl e Uil proclamano uno

sciopero nazionale di due ore per il 6 febbraio contro


la repressione.

30 gennaio Gli elettrici scioperano per il rinnovo


del contratto.

testimonianza: in questo modo viene invalidato


17 febbraio Le segreterie Cgil, Cisl e Uil approvano
un documento unitario sulla politica agraria.

18 febbraio Gli edili costituiscono rappresentanze


unitarie di cantiere.

25 febbraio Termina la vertenza degli autoferro-

2 febbraio Muore a Londra il filosofo Bertrand

tranvieri che ottengono aumenti salariali del sette

6 febbraio Sciopero di due ore contro la repressione.

5 marzo La Fiat licenzia Caterino Ceresa: era

Russel.

7 febbraio Si dimette il governo monocolore presie-

duto da Mariano Rumor.

per cento sui minimi tabellari.

l'uomo che per conto dell'azienda assumeva informazioni su dipendenti e neo-assunti.

6 marzo Il presidente della Cei, Cardinale Poma,

320

critica gli orientamenti delle Acli definendoli di ispi-

29 marzo Rumor vara il suo terzo governo. La vice-

a deplorare pubblicamente Emilio Gabaglio.

Aldo Moro.

15 marzo Cgil, Cisl e Uil inviano al governo un do-

1 aprile Dopo il licenziamento di un membro della

razione marxista. Il Papa, Paolo VI, provveder poi

cumento unitario per solecitare riforme su scuola,


casa, sanit e sistema fiscale. Nel frattempo viene
anche firmato il contratto dei tessili. A Genova, inol-

tre, si svolge la prima conferenza unitaria Fiom-Fim-

Uilm. E' l'avvio di un processo che porter alla


nascita della Flm.

19 marzo Amintore Fanfani rinuncia a formare il


nuovo governo.

24 marzo Luciano Lama sostituisce al vertice della

presidenza va al socialista De Martino, gli Esteri ad

commissione interna, i lavoratori della Spa Centro


(un'azienda Fiat) occupano gli impianti torinesi.

4 aprile Scioperano per due ore i dipendenti Fiat a

causa del licenziamento del sindacalista della Fiom,

Giovanni Armenia. Ai cancelli della Spa compare un


significativo cartello: La Fiat il nostro Vietnam.

15 aprile L'industriale tessile Renato Lombardi


viene eletto nuovo presidente della Confindustria.

Cgil il dimissionario Novella.

17 aprile Anche i sindacati dei chimici si riuniscono

25 marzo Riunione delle segreterie Cgil, Cisl e Uil

organica.

per discutere delle misure anti-congiunturali da sollecitare al governo.

per avviare un percorso che possa sfociare nell'unit


23 aprile Giacomo Mancini viene eletto segretario

del Psi. Vengono eletti vice-segretari per i demarti-

321

niani Giovanni Mosca, per gli autonomisti Bettino

Craxi e per la sinistra Tristano Codignola.

24 aprile Rinnovato il contratto dei tessili: incrementi di 72 lire orarie.

30 aprile Il governo approva un progetto di amni-

stia e indulto per i reati compiuti entro il 31 dicembre


1969, in pratica quelli oggetto delle denunce contro i

lavoratori impegnati nella battaglia dell'Autunno


Caldo.

1 maggio Per la prima volta dalla rottura del 1948,

le Confederazioni sindacali celebrano unitariamente

la Festa del Lavoro.

14 maggio La Camera approva lo Statuto dei lavo-

casione dei processi a quelli che verranno considerati

i mandanti dell'omicidio Calabresi (Adriano Sofri,


tra gli altri), verr spesso evocato. Scriveva il giornale: Questo sembrerebbe un incitamento all'omici-

dio del funzionario di Ps. Quello che infastidisce che,

se qualcuno segue il suggerimento, si rischia di veder

saltare per morte del querelante il processo Calabresi-Lotta Continua.

7-8 giugno Prime elezioni nelle regioni a statuto or-

dinario: la Dc ottiene il 37,8 per cento, il Pci il 27,9,

il Psi il 10,4, il Psu il 7 e l'Msi il 5,3.

15 giugno Dopo ventidue anni, la Cgil partecipa a

Ginevra ai lavori della Conferenza dell'Oil (Organiz-

zazione Internazionale del Lavoro).

rati. Il Pci si astiene.

23 giugno Con una circolare, il governo stabilisce

20 maggio Lo statuto dei lavoratori legge.

che ospita la corte d'Appello, cio Catanzaro. Una

del caso Pinelli con un articolo che pi, tardi, in oc-

storia come la Rivolta di Reggio.

che il capoluogo della Calabria deve essere la citt

6 giugno Lotta Continua commenta l'archiviazione

scelta che sar alla base di quella che poi passer alla

322

26 giugno Alexander Dubceck espulso dal Partito

Comunista Cecoslovacco.

27-28 giugno Scontri a Belfast tra cattolici e protestanti: 6 morti e 60 feriti.

3 luglio La morte di Pinelli fu un fatto accidentale.

Con questa motivazione il giudice milanese Amati accoglie le richieste di archiviazione.

lavoratori del legno.


11 luglio Saragat incarica Giulio Andreotti di for-

mare il nuovo governo.

13-18 luglio Quindicesimo congresso della Fiom.


14 luglio Lo spostamento del capoluogo regionale a

Catanzaro scatena la sommossa. Ben presto sar

egemonizzata dal Msi, capeggiata da Ciccio Franco

6 luglio Rumor si dimette alla vigilia dello sciopero

e dai suoi boia chi molla. Il 15 giugno ci scapper il

sindacati metalmeccanici invitano alla vigilanza

sinistra, finir senza vita sul selciato il ferroviere

generale sulle riforme indetto dal sindacato. Cgil e

morto: tra assalti alle sedi sindacali e dei partiti di

anche perch una nota del Viminale annuncia che

Bruno Labate, iscritto alla Cgil.

rale ha organizzato quattro raggruppamenti anti-

16 luglio Firmato alla Fiat l'accordo su premi di

Giorgio Almirante in previsione dello sciopero genesciopero

con

il

compito

di

organizzare

manifestazioni contrarie all'agitazione sindacale e

indurre e incoraggiare i commercianti a rimanere

aperti.

10 luglio Firmato il contratto dei poligrafici e dei

produzione, orario, mensa e quattordicesima.

22 luglio Attentato alla Freccia del Sud. Una bomba


sui binari nei pressi di GioiaTauro fa deragliare il

treno: sei morti e 139 feriti. La responsabilit del de-

ragliamento viene prima addossata ai lavoratori,

323

accusati di negligenza (il giudice di Palmi li proscio-

sure repressive contro i rivoltosi di Reggio Calabria.

Avanguardia Nazionale di Reggio Calabria e dal Co-

18 agosto Sei giorni dopo la sortita del segretario

furono Vito Salverini, Vincenzo Caracciolo e Giu-

Il Secolo d'Italia, definisce quel che sta accadendo

glier). In realt l'attentato era stato organizzato da


mitato d'Azione per Reggio Capoluogo; gli esecutori
seppe Scarcella.

23 luglio Giulio Andreotti rinuncia all'incarico di

formare il nuovo governo.

25 luglio Saragat affida l'incarico di formare il


nuovo governo a Emilio Colombo.

4 agosto Il divieto di un comizio di Ciccio Franco,


diventa il pretesto per innalzare barricate a Santa

Caterina, quartiere di Reggio Calabria.

Almirante, il Msi cambia rotta e l'organo di partito,

a Reggio Calabria come la prima autentica rivolta

popolare non organizzata dalla sinistra.

3 settembre In Cile il candidato unico delle sinistre,


Salvador Allende, vince le elezioni.

10 settembre A Reggio Calabria scontri al termine

di una manifestazione organizzata dai partiti della


sinistra.

14-15-16 settembre Tre giorni di scontri per le

strade di Reggio Calabria. Assaltate anche le sedi del

6 agosto Colombo forma un governo quadripartito.

Psi, delle Poste e l'esattoria.

Esteri.

17 settembre Rapito e ucciso a Palermo il giornali-

De Martino confermato vice-presidente, Moro agli


12 agosto Giorgio Almirante alla Camera invoca mi-

sta dell'Ora Mauro De Mauro. Stava lavorando per

conto del regista Franco Rosi sulla morte di Enrico

324

Mattei. Ma si parler anche di un legame con il golpe

berato dopo il pagamento di un riscatto di duecento

verno sulle riforme. A Reggio Calabria un candelotto

organizzazione rivoluzionaria nata dalla confluenza

Borghese. A Roma incontro tra i sindacati e il go-

milioni. Autori del rapimento il gruppo XXII ottobre,

sparato dalla polizia ferisce gravemente il quattordi-

di militanti extraparlamentari ed esponenti della

Giuseppe Morabito e muore per infarto il brigadiere

Della banda fa parte anche Augusto Viel, elemento

cenne Michele Sillo; viene ferito anche il carabiniere

di Ps, Vincenzo Curigliano. Il giorno dopo i rivoltosi

malavita comune. Nel gruppo anche un neofascista.


di collegamento tra la XXII ottobre e i Gap creati da

daranno alle fiamme anche gli uffici del genio civile.

Giangiacomo Feltrinelli. Nel '71, durante una rapina,

21 settembre Arrestato a Reggio Calabria l'espo-

il fattorino Alessandro Floris. La sua identificazione

27 settembre Nel corso degli scontri la polizia a

6 ottobre Gheddafi caccia gli italiani dalla Libia:

nente fascista Ciccio Franco.

Mario Rossi, uno dei membri della banda, uccider


porter all'arresto di tutto il gruppo.

Reggio Calabria uccide Angelo Campanella.

entro il 15 ottobre devono abbandonare il paese.

28 settembre Al Cairo muore il presidente egiziano

9 ottobre Il Senato approva la legge che istituisce il

2 ottobre Sciopero generale per le riforme e contro

12 ottobre Vito Ciancimino diventa sindaco di Pa-

Nasser.

il decretone economico.

5 ottobre Rapito Sergio Gadolla a Genova. Sar li-

divorzio.

lermo. Dieci democristiani non lo votano perch lo

ritengono in contatto con i boss mafiosi.

325

20 ottobre Il periodico Sinistra Proletaria annun-

25 novembre Pietro Nenni nominato senatore a

26-29 ottobre A Firenze si riuniscono 178 delegati

27 novembre A Manila Paolo VI sfugge a un atten-

cia la nascita delle Brigate Rosse.

della Cgil, 128 della Cisl e 97 della Uil. Passer alla

storia come Firenze 1. Il titolo dell'assemblea ap-

vita.

tato.

parentemente asettico: Esperienze, problemi e svi-

1 dicembre Il divorzio legge dello Stato.

realt, sono gli stati generali che avviano il sindacato

6 dicembre A Milano Junio Valerio Borghese con-

luppo della prospettiva sindacale unitaria. In


sulla strada dell'unit organica.

11 novembre Il comitato centrale del Psi approva

tinua i preparativi per il suo golpe. In un'armeria di

via Moscova vengono acquistate le armi che succes-

sivamente verranno trasferite a Roma a disposizione

la linea degli equilibri pi avanzati, in sostanza mag-

dei golpisti.

prospettiva anche di un coinvolgimento nel governo

7 dicembre E' la notte del golpe abortito. Junio

giore collaborazione con il Pci a livello locale con la


centrale. Nenni vota contro.

Valerio Borghese aveva messo insieme una compa-

14 novembre Il Pci approva la politica del dialogo

estrema destra (Avanguardia Nazionale, Ordine

con il Psi e la sinistra Dc.

18 novembre Esce il primo numero di Unit Operaia, mensile di Fiom, Fim e Uilm, un altro passo
verso la Flm.

gnia estremamente variegata: organizzazioni di

Nuovo, Europa Civilt), ambienti delle forze armate,


dei servizi segreti ma anche collegamenti con Cosa

Nostra (Di Cristina, Badalamenti, Luciano Liggio,

Salvatore Greco, Tommaso Buscetta). Il piano pre-

vedeva la conquista dell'armeria del Ministero del-

326

l'interno (in effetti i congiurati penetrarono al Vimi-

nale) e l'occupazione della Rai da parte delle guardie


forestali. Poi, per, arriv il contrordine. Chi lo

segretario dei metalmeccanici, Giorgio Benvenuto,


che viene deferito ai probiviri.

diede? Si parlato di Licio Gelli, il capo della P2.

29 dicembre A Modena viene emessa la prima sen-

stesso ministero dell'Interno.

10 dicembre Per la prima volta riuniti i consigli ge-

1971
La Uilm scomunicata

sigli di Fabbrica in tutti i luoghi di lavoro e la

2 febbraio Nel corso di uno sciopero a Foggia, la

Altri, di una operazione provocatoria partita dallo

nerali di Fiom, Fim e Uilm. Decisa l'elezione dei Con-

tenza di divorzio.

creazione entro il 1971 del sindacato unitario.

polizia spara e uccide un bracciante. A Roma, invece,

12 dicembre Nel corso delle manifestazioni per il

Studente, la devastano e picchiano i presenti; ad al-

primo anniversario della strage di Piazza Fontana,

poliziotti e carabinieri irrompono nella Casa dello

cuni studenti infilano la canna del fucile in bocca.

la polizia colpisce al petto lo studente Saverio Salta-

Prima di andare via puliranno alla meglio le pareti

che la causa della morte stato un arresto cardiaco.

restati e 61 feriti.

relli. Al Senato il ministro dell'Interno Restivo dir

20 dicembre Prima trappola sul processo unitario.


Al Comitato Centrale della Uil la componente socia-

lista viene messa in minoranza dall'alleanza tra socialdemocratici e repubblicani. Violenta reazione del

sporche di sangue. Bilancio finale: 214 fermati, 3 ar4 febbraio I fascisti a Catanzaro attaccano armati

di bombe a mano un corteo antifascista. Muore l'ope-

raio Giuseppe Malacaria. Verranno arrestati quattro

militanti del Msi, compreso il segretario cittadino.

327

bracciante Domenico Centola nel corso di una mani-

Verranno, per, prosciolti, per mancanza di indizi.


5 febbraio I sindacati proclamano uno sciopero per

protestare contro l'attacco che ha provocato la morte


di Malacaria.

festazione di contadini.

27 febbraio Cominciano gli scontri tra dimostranti

e polizia a Pescara e all'Aquila. Come a Reggio Ca-

labria, viene contestata la decisione di assegnare la

10 febbraio Il congresso del Psu riesuma la vecchia

qualifica di capoluogo a L'Aquila e la sede degli as-

12 febbraio Il sindacato torna a riunirsi a Firenze.

28 febbraio A Molinella i fascisti devastano le se-

sigla: Psdi.

Questa volta il vertice pi ristretto coinvolgendo

soltanto le segreterie di Cgil, Cisl e Uil. Questo vertice


sar ricordato come Firenze 2. Non verranno compiuti particolari passi in avanti sul terreno dell'unit

ma l'obiettivo verr confermato.

18 febbraio A Reggio Calabria i carri armati contro

sessorati a Pescara.

zioni di Pci, Psiup, Psi e Camera del Lavoro: un copione che richiama tragici precedenti.

10 marzo Il comitato centrale del Psi approva un

documento in cui si propone una politica di conver-

genza con il Pci.

i rivoltosi, per la prima volta nel dopoguerra. L'in-

11 marzo E' l'esordio della maggioranza silenziosa.

Sbarre dove sono state erette barricate.

cipa anche il consigliere comunale democristiano

tervento ha come fine lo sgombero del quartiere di

24 febbraio A Foggia viene ucciso dalla polizia il

A Milano si svolge una manifestazione a cui parte-

Massimo De Carolis.

328

16 marzo Bartolo Ciccardini alla testa di un gruppo


di novanta deputati democristiani elabora un docu-

10 aprile Una amichevole di ping pong a Pechino

tra cinesi e americani avvia la fase del disgelo tra i

mento in cui si chiede la fine della collaborazione di

due paesi. Verr definita diplomazia del ping pong.

maggioritaria. Il gruppo si raccoglie sotto la sigla

15 aprile A Roma serrata dei commercianti contro

17 marzo Contro Junio Valerio Borghese viene

27 aprile Pietro Valpreda viene rinviato a giudizio

governo col Psi, la repubblica presidenziale e la legge


Europa 70 e pu contare sull'appoggio della Fiat.

emesso dalla procura di Roma un ordine di cattura

per il tentativo di golpe dell'anno precedente.

18 marzo Il Cipe e l'Iri danno via libera alla realiz-

zazione del quinto centro siderurgico a Gioia Tauro.

la nuova imposta, l'Iva, che sostituisce l'Ige.


per la strage di piazza Fontana.

28 aprile Il Manifesto diventa quotidiano.


5 maggio A Palermo la mafia uccide il procuratore

Non vedr mai la luce.

capo Pietro Scaglione e l'agente Antonino Russo.

22 marzo Nasce la Gepi, societ per le gestioni e

6 maggio Scompare a Genova Milena Sutter. Il 20

razione delle piccole imprese.

l'omicidio Lorenzo Bozano, il biondino dalla spider

partecipazioni statali. Il suo obiettivo la ristruttu7 aprile Sciopero generale per la casa e le riforme
sociali.

il mare restituir il suo corpo. Verr accusato del-

rossa.

13-14 giugno Elezioni regionali in Sicilia e amministrative. A Catania il Msi diventa il primo partito

329

organica. Di fronte alle accelerazioni dei metalmec-

con il 21,9 per cento a Roma il terzo con il 16,2.


18 giugno Sul percorso verso l'unit organica, un

altro piccolo allarme: al Consiglio Generale della Cisl

il documento proposto da Storti passa ma solo a


maggioranza.

20 giugno All'Angelicum di Milano Edgardo Sogno

tiene a battesimo il Comitato di Resistenza Democratica.


25 giugno La moglie di Giuseppe Pinelli, Licia, de-

nuncia Calabresi e altri cinque poliziotti per la morte


del marito.

25-26 giugno Riunione delle segreterie Cgil, Cisl e


Uil, a Ostia. Al centro del vertice, la definizione del

percorso per approdare all'unit organica. In realt


non vengono compiuti passi in avanti.

canici, il Consiglio Generale della Cisl lancia alla Fim


l'invito a rallentare la corsa.

28 luglio All'invito della Cisl rivolto alla Fim, fa se-

guito la scomunica della Uil nei confronti della

Uilm. Con un voto a maggioranza (socialisti di Ra-

venna all'opposizione), repubblicani e socialdemo-

cratici dichiarano Benvenuto e i metalmeccanici che


lo seguono fuori dall'organizzazione e invitano i fe-

deli alla maggioranza confederale a creare una sigla


alternativa (sar la Uilmd).

5 agosto Blitz alla Fiat del pretore Raffaele Guari-

niello che fa sequestrare le schede personali redatte


dall'azienda; Guariniello svela l'esistenza di un vero
e proprio servizio segreto privato (che poteva con-

tare sulla collaborazione di circa duecento poliziotti)

che indagava nella vita dei dipendenti.

7 luglio Scoppia lo scandalo degli appalti all'Anas.


27 luglio E' il momento pi complicato per l'unit

15 agosto Nixon annuncia che il dollaro non sar


pi convertibile in oro. Crollano le regole di Bretton

330

Woods e fluttuano i cambi: gli effetti di questa scelta

21 ottobre Willy Brandt ottiene il premio Nobel per

25 agosto A Milano Luigi Calabresi e il capo dell'uf-

24 ottobre A Roma muore, apparentemente suici-

saranno devastanti.

ficio politico, Antonino Allegra vengono incriminati


per la morte di Pinelli.

11 settembre Muore a settantacinque anni Nikita

Krushev.

4 ottobre A Milano il giudice D'Ambrosio apre una

nuova inchiesta sulla morte di Pinelli e invia un avviso di reato al commissario Calabresi.

6 ottobre Il Parlamento vara una nuova legge per

la pace.

dandosi, l'avvocato Vittorio Ambrosini. Era pronto

a fare rivelazioni sulla strage di Piazza Fontana ma

precipita dal settimo piano dell'ospedale in cui era


ricoverato portandosi nella tomba i suoi segreti.

27 ottobre Finisce la triarchia nella Uil: Raffaele


Vanni viene eletto segretario unico, si placa lo scon-

tro tra la Confederazione e i metalmeccanici di Ben-

venuto che poi, nel 1976, lo sostituir al vertice


dell'organizzazione.

l'industrializzazione del Mezzogiorno: le aziende a

28 ottobre La Gran Bretagna rompe lo storico iso-

Sud l'80 per cento dei nuovi impianti e il 60 per cento

di aderire al Mercato Comune Europeo.

partecipazione statale sono obbligate a dislocare al

degli investimenti.

7 ottobre Arriva la riforma tributaria. Introduce


l'Irpef, l'Ilor e l'Iva.

331

lamento e decide votando una mozione governativa


29 ottobre Livio Labor fonda il Movimento Politico
dei Lavoratori (Mpl).

6 novembre Scompare misteriosamente un altro

teste sulla strage di piazza Fontana: Edgardo Gino-

sta. Viene trovato morto nella sua abitazione e pure

per lui si parler di suicidio. A questo punto, cio

dopo meno di due anni, sono nove i testimoni scomparsi in maniera misteriosa.

1972
La Federazione Unitaria
12-14 gennaio I sindacati dei trasporti organizzano

ad Ariccia un convegno sulla costruzione della federazione unitaria.

22-23-24 novembre L'unit sindacale organica

15 gennaio I repubblicani ritirano l'appoggio al go-

si riuniscono nuovamente a Firenze (Firenze 3) e de-

rassegna le dimissioni.

sembra cosa fatta. I consigli generali Cgil, Cisl e Uil

finiscono le date che porteranno alla nascita della

verno, il presidente del Consiglio Emilio Colombo

nuova organizzazione unitaria. Viene deciso che

20 gennaio Le Br cominciano a intensificare la loro

gressi di scioglimento di Cgil, Cisl e Uil. Il percorso

del Msi, Attilio Carelli e Ignazio La Russa.

entro il 21 settembre del 1972 si svolgeranno i con-

stabilito lascia intendere che il nuovo sindacato unico

sorger entro febbraio del 1973.

23 dicembre Il senatore democristiano Giovanni

Leone succede alla presidenza della Repubblica a


Giuseppe Saragat. Viene eletto con i voti decisivi del

Msi: il segnale di un pericoloso scivolamento a destra del Paese.

attivit: a Milano incendiano le auto di due dirigenti

30 gennaio Nell'Ulster, a Londonderry, la polizia

inglese uccide 13 giovani cattolici.

18 febbraio Primo governo guidato da Giulio Andreotti. E' un monocolore democristiano.

21 febbraio Visita ufficiale di Richard Nixon in Cina


dove incontra Mao Tse-tung e Chou En-lai.

332

23 febbraio E' gi in edicola l'Europeo del 2 marzo.

gente del Msi e fondatore di Ordine Nuovo accusato

faele Vanni, nella quale si afferma che i tempi del-

organizzato gli attentati di Milano del 25 aprile 1969

Contiene una intervista al segretario della Uil Raf-

l'unit organica non sono maturi e viene prospettata


la soluzione transitoria (gi affacciata due anni

insieme a Franco Freda e Giovanni Ventura di aver


e quella sui treni dell'agosto 1969.

prima in occasione di Firenze 1 da Luciano Lama) di

3 marzo Le Br sequestrano il dirigente della Sit Sie-

unitario compie cos molti passi indietro.

prima di liberarlo gli verr scattata una foto con un

una Federazione delle Confederazioni. Il processo

25 febbraio Una ordinanza della Sezione Istrutto-

mens Idalgo Macchiarini. Sar rilasciato subito ma


cartello sul petto: Fascista, processato dalle Br.

ria presso la Corte d'appello di Roma ordina la scar-

13 marzo Un commando delle Br irrompe nella sede

ci sarebbero indizi di colpevolezza.

fiduciario della sezione, Bartolomeo Di Mino, viene

cerazione degli imputati per il golpe Borghese: non

28 febbraio Il presidente della Repubblica, Gio-

del Msi di Cesano Boscone in provincia di Milano. Il

percosso, bloccato con le catene ai polsi e fotografato.


A Milano, invece, si apre il tredicesimo congresso del

vanni Leone, scioglie le Camere dopo che il Parla-

Pci che terminer con l'elezione di Enrico Berlinguer

il primo scioglimento anticipato della storia Repub-

zato da un intervento di Luciano Lama che a propo-

mento ha negato la fiducia al governo Andreotti. E'


blicana: diventer un costume consolidato.

2 marzo Su mandato di cattura del giudice istrut-

tore Stiz, Pino Rauti viene arrestato a Roma. Diri-

al vertice della segreteria. Ma sar anche caratterizsito del processo sindacale unitario far riferimento

all'egemonia della componente comunista. La parola, egemonia, allarmer i settori pi tiepidi nei

confronti dell'unit organica presenti nella Cisl e

333

nella Uil. Berlinguer adombrer anche il cambio di

Cgil-Cisl-Uil.

rico: una scelta che render sostanzialmente incom-

7 maggio Scoppiano disordini durante un comizio

linea del Pci e la virata verso il Compromesso Sto-

patibile l'unit sindacale con l'azione del partito.

15 marzo Fallito attentato a Segrate, muore l'edi-

tore Giangiacomo Feltrinelli. La versione ufficiale


parla di un errore commesso da Feltrinelli nel mo-

mento in cui stava collocando un ordigno ai piedi di

del deputato del Msi, Giuseppe Niccolai. La polizia si

accanisce contro Franco Serantini che morir due


giorni dopo. Si svolgono anche le elezioni politiche:

avanza leggermente il Pci, scompare il Psiup, stabile


la Dc ma avanza in maniera evidente il Msi.

un traliccio dell'energia elettrica.

17 maggio Viene assassinato sotto la sua abitazione

10 aprile I Montoneros in Argentina uccidono il di-

1988, in seguito alle dichiarazioni di Leonardo Ma-

il commissario Luigi Calabresi. Molti anni dopo, nel

rettore della Fiat, Oberdan Sallustro.

rino verranno incriminati e condannati i dirigenti di

2 aprile Muore a New York John Edgar Hooveer,

ed Emilio Bompressi.

storico e decisamente controverso capo dell'Fbi.

Lotta Continua, Adriano Sofri, Giorgio Pietrostefani

31 maggio Strage a Peteano. Una pattuglia viene

4 maggio Si riuniscono le segreterie Cgil, Cisl e Uil:

chiamata per verificare un'auto sospetta. Quando i

a L'Europeo; viene archiviato definitivamente il pro-

esploder uccidendo tre militi e ferendone altri due.

Raffaele Vanni conferma il contenuto dell'intervista


getto dell'unit organica e, seppur tra molte riserve,

prende quota l'ipotesi della Federazione unitaria

carabinieri si avvicineranno al mezzo, una bomba

La strage opera di Ordine Nuovo.

334

1 giugno A Francoforte viene arrestato il capo del

24 luglio Dopo una serie di incontri a Tarquinia,

dreas Badeer. Il 16 finir in manette anche la sua

Unitaria Cgil-Cisl-Uil.

gruppo terroristico Rote Armee Fraktion (Raf), Ancompagna, Ulrike Meinhof.

4 giugno Il segretario del Msi, Giorgio Almirante,

fa sapere che i giovani di destra sono pronti allo

nasce a Roma, alla Domus Mariae, la Federazione

E' la soluzione minimalista al rebus dell'unit.

Viene ancora presentata come un passaggio transitorio verso la soluzione organica. Ma ormai chiaro

a tutti che non nascer pi una sigla unica dalle ce-

scontro fisico se lo Stato non reagisce alla sinistra.

neri di tre.

7 giugno Il procuratore milanese Luigi Bianchi

25 agosto Un gruppo di neofascisti a Parma aggre-

Gonella, l'autorizzazione a procedere contro Almi-

uccide a coltellate.

d'Espinosa chiede al ministro della giustizia, Guido

rante per ricostituzione del partito fascista.

13 giugno Si scioglie il Psiup. La maggioranza


entra nel Pci.

26 giugno Nasce il secondo governo Andreotti. Un

disce Mariano Lupo, militante di Lotta Continua e lo

28 agosto A Milano, Gerardo D'Ambrosio, su ri-

chiesta dei colleghi Alessandrini e Fiasconaro spicca


un mandato di cattura contro Freda e Ventura per
la strage di Piazza Fontana.

tripartito Dc, Psdi, Pli con l'appoggio esterno del Pri.

5 settembre Raid terroristico palestinese al cuore

tappa dell'avvitamento a destra. Sar l'esecutivo An-

mento a Monaco di Baviera. Il commando penetra

Segna un temporaneo ritorno al centrismo, nuova


dreotti-Malagodi.

dei giochi della XX Olimpiade in corso di svolgi-

negli appartamenti della squadra israeliana uccide

335

due atleti e ne prende altri nove in ostaggio. Poi in

lista della Federazione Unitaria non ferma lo scontro

blitz dall'esito fallimentare muoiono gli altri nove

Storti. Esce allo scoperto il suo avversario, Vito Sca-

elicottero vengono portati all'aeroporto dove in un

atleti, cinque terroristi e un poliziotto. Le Olimpiadi


non vengono interrotte.

all'interno della Cisl. Nel mirino il segretario, Bruno

lia che nel Consiglio Generale di Spoleto impedisce


l'approvazione della mozione di maggioranza (la vo-

tazione finisce 64 a 62). La mozione di Scalia, per,

23 settembre Il fascista Gianni Nardi, con Bruno

non riesce a ottenere la maggioranza visto che la

sione del commissario Calabresi.

fiano venti di scissione. Scalia pu contare sul soste-

Stefano e Gundrum Kless, viene indiziato per l'ucci-

2 ottobre Bruno Trentin, Giorgio Benvenuto e


Pierre Carniti presentano la piattaforma per il rin-

conta si ferma sulla parit: 64 a 64. Sulla Cisl sof-

gno politico di Piccoli. A livello sindacale, in posizione


critica ci sono anche Sartori (braccianti), Sironi

(elettrici) e soprattutto Franco Marini che, comun-

novo del contratto dei metalmeccanici. Fra le richie-

que, si smarcher parzialmente ritagliando per s il

aumenti salariali e delle ferie uguali per tutti, pi

uomo della Cia, che aveva gi favorito la scissione

ste: inquadramento unico per impiegati e operai,


controlli sull'ambiente di lavoro dal punto di vista
della salute.

13 ottobre Passa a Catanzaro il processo per la

strage di Piazza Fontana.

15 ottobre Il ripiegamento sulla soluzione minima-

ruolo di mediatore. Si rif vivo anche Irving Brown,


sindacale dell'immediato dopoguerra.

22 ottobre Nel mirino i treni che portano a Reggio

Calabria i lavoratori che parteciperanno alla manifestazione indetta da Cgil, Cisl e Uil. Sette attentati

con bombe ad alto potenziale, in tutto venti chili di


esplosivo: per fortuna provocano solo sei feriti.

336

24 ottobre Il Consiglio generale della Cisl torna a

della Repubblica Antonio Segni.

concluso con un nulla di fatto. Questa volta per un

15 dicembre Approvata la legge che riconosce

continuer ma la stella di Scalia tramonter pro-

militari.

riunirsi visto che quello di nove giorni prima si era

voto Storti prevale su Scalia (67 a 66). Lo scontro


gressivamente: nel congresso del 1973 Storti conqui-

ster la maggioranza, quindi nel consiglio generale

del 16-19 luglio del 1975 la confederazione ritrover


l'unit e il 15 settembre dello stesso anno i probiviri

l'obiezione di coscienza relativamente agli obblighi

30 dicembre Concessa a Pietro Valpreda la libert

provvisoria.

sospenderanno Scalia dal ruolo di socio e lo destituiranno da ogni incarico.

1973
La Flm rinnova il contratto

9 novembre Si svolge a Genova il XXXIX congresso

12 gennaio Sciopero generale per le riforme e i con-

del Psi. Vince De Martino che sar eletto segretario.

Prevale la linea politica che punta alla ripresa del

tratti.

centrosinistra.

17 gennaio Muore a San Antonio Lindon B. Joh-

19 novembre In Germania si affermano i socialde-

guerra del Vietnam.

maggioranza in parlamento.

23 gennaio A Milano durante gli scontri con gli stu-

1 dicembre Muore a ottantuno anni l'ex presidente

Franceschi e ferendo l'operaio Roberto Piacentini. Il

mocratici guidati da Willy Brandt: della Spd la

337

nson, il presidente statunitense dell'escalation nella

denti, la polizia spara uccidendo lo studente Roberto

questore parler di un colpo sparato da un poliziotto


preso da raptus.

27 gennaio Gli Stati Uniti firmano l'accordo di pace

21-25 marzo Si tiene a Rimini il VI congresso della

Uil. Raffaele Vanni viene confermato segretario generale.

per il Vietnam.

29 marzo Le truppe americane lasciano il Vietnam.

9 febbraio Duecentomila metalmeccanici sfilano a

3 aprile Flm e Federmeccanica raggiungono l'ac-

Roma chiedendo il rinnovo del contratto. E' la pi

grande manifestazione sindacale del dopoguerra.

12 febbraio Le Brigate Rosse sequestrano a Torino

il segretario provinciale della Cisnal Bruno Labate.

cordo per il rinnovo contrattuale dei metalmeccanici.

11-14 aprile Nasce a Genova la Federazione Cgil dei


trasporti.

Verr percosso, rapato a zero, interrogato per al-

15 aprile Nel quartiere romano di Primavalle va a

l'ingresso di Mirafiori.

ciale, Mario Mattei. Nel rogo muoiono i due figli, Vir-

cune ore e abbandonato legato a un palo davanti al-

9 marzo L'attrice Franca Rame viene aggredita a Mi-

lano, sequestrata e violentata da estremisti di destra.

17-18 marzo Assemblea nazionale dei delegati me-

talmeccanici a Firenze. Viene giudicato positivamente l'accordo contrattuale con Intersind e Asap.

fuoco l'abitazione del segretario del Movimento So-

gilio e Stefano. L'inchiesta porter al rinvio a

giudizio dei militanti di Potere Operaio Achille Lollo,


Marino Clavo e Manlio Grillo, accusati di essere stati
gli esecutori materiali dell'attentato,

7 maggio Il Senato americano avvia l'inchiesta sul

Watergate che porter alle dimissioni del presidente

338

Nixon.

28 maggio La Malfa ritira la fiducia al governo

10 maggio Giornata di lotta dei lavoratori della

il ministro delle poste, Giovanni Gioia, che aveva

dopo che Andreotti non era riuscito a far dimettere

terra per l'occupazione, la riforma agraria e il rilan-

fatto mettere sotto sequestro la prima tv via cavo ita-

17 maggio E' il giorno della strage di via Fatebene-

31 maggio Ultimo congresso di Potere Operaio che

commissario Calabresi, Gianfranco Bertoli lancia

armato.

cio del Mezzogiorno.

fratelli a Milano. Nell'anniversario dell'uccisione del

una bomba davanti alla questura mentre la folla esce


dopo aver partecipato a una cerimonia con il mini-

stro dell'interno Rumor. Bertoli si spaccia per anarchico ma in realt un terrorista di destra legato al

liana, Tele Biella.

pone all'ordine del giorno la costituzione del partito

6 giugno Dc a congresso. Moro e Fanfani raggiungono l'accordo per il ritorno al centro-sinistra.

gruppo eversivo de La Rosa dei Venti, ai servizi se-

12 giugno Si dimette il governo Andreotti.

zione paramilitare sostenuta dalla Cia. La strage

18-21 giugno A Roma si svolge il VII congresso

greti dell'esercito e membro di Gladio, organizzaprovoca quattro morti.

21 maggio Viene sequestrato a Bergamo Mirko Pa-

nettoni, figlio di un industriale vicino alla destra.


Viene liberato dopo sette giorni. A organizzare e attuare il rapimento, un gruppo di militanti di destra.

della Cisl. Bruno Storti viene riconfermato ottenendo

una maggioranza di 1.121.500 voti. Ancora forte l'ala

scissionista che fa capo a Vito Scalia (899.500 voti).

28 giugno Le Br sequestrano a Milano il dirigente


dell'Alfa Romeo, Michele Monguzzi. Sar rilasciato

339

dopo poche ore.

28 settembre Il settimanale comunista Rinascita

8 luglio Rinasce il centro-sinistra. Mariano Rumor

Enrico Berlinguer, con il quale, prendendo spunto

presiede un quadripartito che conta sull'appoggio di

pubblica il primo di tre articoli del segretario del Pci,


dai fatti cileni, viene definitivamente proposta la

Dc, Psi, Pri e Psdi.

strategia del compromesso storico.

10 luglio Viene rapito a Roma Paul Getty III, figlio

6 ottobre Egitto e Siria attaccano Israele nel Sinai.

di uno tra i pi ricchi uomini del mondo.

24 luglio Per frenare l'inflazione il governo dispone

il blocco dei fitti e dei prezzi dei beni di largo con-

Comincia la guerra del Kippur che avr come conse-

guenza lo choc petrolifero e determiner la pi grave

crisi economica dopo la Grande Depressione del '29.

sumo.

22 ottobre Termina la guerra del Kippur. Egitto e

28 agosto Scoppia a Napoli l'epidemia di colera.

meranno l'armistizio.

Siria accettano il cessate il fuoco e l'11 novembre fir-

11 settembre In Cile il generale Pinochet prende con

la forza il potere. Il presidente legittimo, Salvador Al-

lende, muore combattendo. Comincia una dittatura


lunga e sanguinaria.

24 settembre Muore a Santiago del Cile il poeta


Pablo Neruda.

9 novembre Dario Fo viene arrestato a Sassari per


resistenza a pubblico ufficiale.

16 novembre A Torino viene rapito il conte Luigi

Rossi di Montelera.

2 dicembre Parte l'austerit per rispondere alla

340

crisi petrolifera: in Italia ci si muove solo a piedi o in


bicicletta, rispuntano anche antichi calessi.

10 dicembre Le Br rapiscono a Torino il capo del


personale della Fiat, Ettore Amerio.

17 dicembre All'aeroporto romano di Fiumicino,

1974
L'anno delle stragi nere
30 gennaio A Milano il giudice Emilio Alessandrini
rinvia a giudizio Freda e Ventura per la strage di
piazza Fontana.

terroristi arabi dopo aver preso in ostaggio cinque

5 febbraio L'esercito di liberazione simbionese ra-

della Pan Am provocando 35 morti, ammazzano un

dell'editoria. In realt si tratta di una messa in scena

poliziotti, lanciato bombe al fosforo contro un aereo

finanziere, sequestrano un capo-squadra del-

l'azienda aeroportuale, si impadroniscono di un

pisce Patricia Hearst figlia del magnate americano


perch la ragazza fa parte del gruppo.

aereo tedesco e decollano alla volta di Atene. Un

13 febbraio Scoppia il primo grande scandalo dei

Sarti li seguir nella capitale greca. Dopo aver ucciso

emessi nei confronti di politici e dirigenti dell'Eni.

aereo del Sid con a bordo il sottosegretario Adolfo

il capo-squadra, i terroristi partiranno alla volta del

Kuwait dove verrano liberati i cinque poliziotti italiani e l'equipaggio tedesco.

petroli. Trentacinque avvisi di garanzia vengono

28 marzo Il governo Rumor va in crisi. Ugo La

Malfa, ministro del Tesoro, si dimette per dissidi con


il collega del bilancio, il socialista Antonio Giolitti.

14 marzo Rinasce il governo Rumor ma i repubblicani lo appoggiano soltanto dall'esterno.

341

2 aprile Muore il presidente della repubblica fran-

cese, Georges Pompidou. Sar sostituito da Giscard

d'Estaing.

persone. Attentato di marca fascista che rester per

molto tempo impunito.

7 giugno Viene istituita la Consob, Commissione na-

18 aprile Le Br sequestrano a Genova il sostituto

zionale per le societ e la borsa.

per 35 giorni.

10 giugno Per contrasti interni al governo, Rumor

25 aprile In Portogallo la Rivoluzione dei Garofani

sioni.

procuratore Mario Sossi. Lo terranno prigioniero

apre la strada alla democrazia deponendo il ditta-

si dimette ma il presidente Leone rifiuta le dimis-

tore Marcelo Caetano.

17 giugno A Padova un commando delle Brigate

12 maggio Nel referendum sul divorzio prevale lo

Giuseppe Mazzola e Graziano Giralucci. Sono le

schieramento a favore della legge con il 59,04 per


cento dei consensi.

23 maggio Le Brigate Rosse liberano il giudice


Sossi.

Rosse fa irruzione nella federazione del Msi e uccide


prime vittime delle Br.

23 giugno Esce il primo numero del Giornale. Il


quotidiano nasce per iniziativa di Indro Montanelli

uscito dal Corriere della Sera in polemica con una

linea editoriale considerata eccessivamente di sini-

28 maggio Strage di piazza della Loggia a Brescia.

stra.

esplode una bomba che determiner la morte di otto

1 luglio Peron muore a Buenos Aires. Lo sostituisce

Durante una manifestazione di Cgil, Cisl e Uil

342

la moglie Isabelita ma il vero padrone del paese

Lopez Rega: si apre la lunga e drammatica stagione

dei desaparecidos.

dell'arresto, le informazioni di Silvano Girotto, l'in-

filtrato noto anche come Frate Mitra.

13 settembre Michele Sindona fugge all'estero. E'

23 luglio In Grecia cade il regime dittatoriale dei

accusato di falso contabile e irregolarit di bilancio

4 agosto Strage dell'Italicus. Una ordigno incendia-

2 ottobre La Fiat mette in cassa integrazione 65

colonnelli.

rio esplode sul treno in viaggio tra Roma e Monaco

di Baviera, all'ingresso della stazione di San Ben-

per il crack della Banca Privata.

mila operai.

detto Val di Sambro. La bomba provoca dodici morti

3 ottobre Si dimette il governo Rumor.

nita.

15 ottobre A Robbiano di Mediglia, nel corso della

23 agosto La magistratura di Torino svela il cosid-

Ognibene uccide il brigadiere Felice Maritano.

Sogno e Randolfo Pacciardi. Il progetto pu contare

18 ottobre Cgil, Cisl e Uil proclamano uno sciopero

e 40 feriti. Opera delle trame nere e rester impu-

detto golpe bianco. Gli ispiratori sono Edgardo

sul sostegno del capo della Loggia P2, Licio Gelli,


nonch degli Stati Uniti.

8 settembre A Pinerolo vengono arrestati i briga-

tisti Renato Curcio e Alberto Franceschini. Alla base

sparatoria in un covo delle Br, il terrorista Roberto

per l'occupazione.

30 ottobre A Torino vengono arrestati i brigatisti


Prospero Gallinari e Alfredo Buonavita.

343

18 novembre Moro costituisce il suo quarto go-

25 gennaio Cgil, Cisl e Uil firmano con la Confin-

Psi e Psdi.

scadenza 1 febbraio 1977.

verno: un bicolore Dc-Pri con l'appoggio esterno di

8 dicembre Con un referendum la Grecia sceglie la

Repubblica.

18 dicembre I Nuclei Armati Proletari sequestrano

a Napoli l'industriale Giuseppe Moccia. Lo rilasceranno dopo il pagamento di un riscatto di un miliardo di vecchie lire.

24 dicembre A Roma si apre ufficialmente l'Anno


Santo.

dustria laccordo sul punto unico di contingenza con

27 febbraio Trentaduesimo congresso del Partito

Repubblicano. Ugo La Malfa diventa presidente,


Oddo Biasini viene eletto segretario.

6 marzo Approvata la legge che abbassa a diciotto

anni la maggiore et.

14 marzo Accordo governo-sindacati sullaggancio


delle pensioni alla dinamica salariale e sullaumento
dei minimi.

1975
Il punto diventa unico

Enrico Berlinguer viene confermato segretario.

23 gennaio Sciopero generale di ventiquattro ore a

16-18 aprile Consigli generali Cgil-Cisl-Uil: viene

contingenza.

sigli di Fabbrica saranno gli elementi portanti della

18-23 marzo Quattordicesimo congresso del Pci.

sostegno della richiesta di unificazione del punto di

confermato che il 1977 sar lanno dellunit e i Construttura unitaria.

344

15-16 giugno Elezioni amministrative. Il Pci

avanza e alle regionali ottiene il 33,5 per cento, la Dc

minuisce del 3,6.

arretra e conquista il 35,3. Il Psi si attesta al 12, il


Psdi arriva al 5,6 mentre il Pri ottiene il 3,2.

1976
Il compromesso storico

16-19 luglio Scongiurata la scissione nella Cisl. Un

7 gennaio Si dimette il IV governo Moro.

esponenti della minoranza di rientrare negli organi-

21 gennaio La lira viene svalutata del 6,5 per cento.

motore delle manovre scissioniste.

6 febbraio Sciopero generale dei lavoratori dellin-

25 luglio Dopo la sconfitta alle elezioni, il Consiglio

contrattuali.

documento approvato allunanimit consente agli

smi dirigenti. Vota a favore anche Vito Scalia, pro-

Nazionale della Dc elegge alla segreteria Benigno

dustria per loccupazione, gli investimenti e i rinnovi

Zaccagnini al posto di Amintore Fanfani che paga

21 febbraio Nasce il V governo Moro.

vorzio.

3-7 marzo Quarantesimo congresso del Psi, Fran-

anche la debacle referendaria dellanno prima sul di-

18 agosto Paolo Baffi nuovo governatore della

cesco De Martino viene confermato segretario.

Banca dItalia.

11-15 marzo Diciassettesimo congresso del Psdi a

31 dicembre Economia italiana in affanno: infla-

diventa reggente e alla fine di settembre Pier Luigi

zione al 17 per cento, disoccupazione al 5,7, il Pil di-

Firenze. Mario Tanassi si dimette. Giuseppe Saragat

Romita sar eletto segretario.

345

18-24 marzo Tredicesimo congresso Dc. Zaccagnini resta segretario.

tiene il Pri (3,1).

1 luglio Guido Carli sostituisce Gianni Agnelli alla

30 aprile Il V governo Moro si dimette, le Camere

Presidenza della Confindustria. Verr considerato,

geranno il 20 giugno.

prenditoriale.

sono sciolte e vengono indette le elezioni che si svol-

1 maggio Firmato il nuovo contratto dei metalmec-

col tempo, il miglior leader dellorganizzazione im-

16 luglio La svolta del Midas: dopo i deludenti ri-

canici.

sultati elettorali, al vertice del Psi si realizza una

2 maggio Varata la legge 183 per i finanziamenti

rio al posto di Francesco De Martino.

straordinari a favore del Mezzogiorno.

6 Maggio Alle 21 trema la terra in Friuli: 989 morti,

centomila sfollati, diciottomila case distrutte. Danni


per 4.500 miliardi di vecchie lire.

8 giugno A Genova le Br ammazzano il giudice Coco.


20 giugno Alle elezioni politiche il sorpasso non
si realizza: la Dc tiene (38,7), il Pci sale al 34,4; ri-

sultato deludente per il Psi (9,6); cala il Psdi (3,4),

svolta generazionale. Bettino Craxi diventa segreta-

11 agosto Nasce la solidariet nazionale: il III go-

verno Andreotti (un monocolore) ottiene la fiducia in

Parlamento. Passer alla storia come il governo

della non sfiducia perch si basa principalmente


sulle astensioni.

29 settembre-1 ottobre Il Comitato Centrale


della Uil elegge segretario generale il leader dei metalmeccanici, Giorgio Benvenuto, in sostituzione di

Raffaele Vanni.

346

31 dicembre LItalia torna a crescere: il Pil sale del

17 febbraio Gli Autonomi contestano violentemente

(16,7) restano alte.

lUniversit di Roma.

5,9 per cento ma la disoccupazione (6,6) e linflazione

1977
La stagione dei congressi

il segretario generale della Cgil, Luciano Lama, al18 marzo Sciopero generale sulla politica economica.

7-8 gennaio Assemblea unitaria dei quadri sindacali. Cgil-Cisl-Uil si dichiarano disponibili a farsi ca-

30 marzo Governo e Federazione unitaria raggiun-

gono laccordo sul piano di risanamento discusso

rico di un programma di risanamento economico

dallassemblea dei quadri.

minazione della contingenza dalle liquidazioni, abo-

6 aprile Trecento Consigli di Fabbrica si riuniscono

festivit, mobilit e straordinari.

Governo.

incentrato su fiscalizzazione degli oneri sociali, eli-

lizione delle scale mobili anomale, revisione delle

a Milano al Teatro Lirico per contestare laccordo col

12-14 gennaio Consiglio Generale della Cisl: Luigi

6-11 giugno Nono congresso della Cgil a Rimini:

di Bruno Storti.

rianetti il nuovo segretario generale aggiunto al

Macario diventa segretario generale in sostituzione


24 gennaio Accordo Sindacati-Confindustria sul

programma di risanamentodiscusso nellassemblea


dei quadri.

347

Luciano Lama confermato segretario; Agostino Maposto di Piero Boni.

14-18 giugno Ottavo congresso della Cisl: Luigi

Macario confermato segretario generale. Pierre Car-

lude anche la crescita (1,9).

niti diventa segretario generale aggiunto.


29 giugno-3 luglio Settimo congresso della Uil a

Bologna: Giorgio Benvenuto confermato segretario.

1978,
Il caso Moro

27 ottobre Lama annuncia che la Cgil uscir dalla

16 gennaio Si dimette il monocolore Andreotti, il

Federazione sindacale mondiale (Fsm), organizzazione ormai a forte connotazione comunista nellor-

bita di influenza dellUrss.

16 novembre A Torino viene ucciso Carlo Casale-

gno, vice-direttore de La Stampa. la prima vittima


delle Br fra i giornalisti.

2 dicembre Duecentomila metalmeccanici a Roma

governo della non sfiducia.

24 gennaio Luciano Lama con una intervista a la


Repubblica annuncia la svolta dellEur.

13-14 febbraio Assemblea a Roma dei delegati e dei

consigli generali. lufficializzazione della svolta

preannunciata da Lama.

chiedono una diversa politica economica. La mani-

16 marzo Alle 9,02 agguato a via Fani a Roma: il

non sfiducia e il successivo ingresso del Pci nel-

i cinque uomini della sua scorsa (Oreste Leonardi,

festazione determiner la crisi del governo della


larea di governo.

31 dicembre Inflazione (17 per cento) e disoccupa-

zione (6,9) restano i grandi problemi dellItalia; de-

presidente della Dc, Aldo Moro viene rapito dalle Br,


Domenico Ricci, Francesco Zizzi, Giulio Rivera e Raf-

faele Iozzino) vengono uccisi. Nello stesso giorno la


Camera vota la fiducia al IV governo Andreotti (monocolore Dc).

348

29 marzo-2 aprile Il quarantunesimo congresso


del Psi che si svolge a Torino conferma Bettino Craxi

segretario.

14-18 giugno Trentaduesimo congresso del Pri:


Oddo Biasini resta segretario.

15 giugno Giovanni Leone annuncia in televisione

9 maggio A via Michelangelo Caetani, una stradina

le sue dimissioni dalla presidenza della Repubblica.

Ges e da quella del Pci, in via delle Botteghe Oscure,

(acquisto illecito di aerei dallazienda americana),

quasi equidistante dalla sede della Dc in Piazza del


le Br fanno ritrovare a bordo di una Renault rossa il

corpo senza vita di Aldo Moro. E lepilogo di una vicenda drammatica cominciata il 16 marzo con il

massacro di via Fani. Le forze politiche si divisero

sulla trattativa che le Br avrebbero voluto avviare


per la liberazione di Aldo Moro. La Dc e il Pci opta-

rono per la linea della fermezza; il Psi, invece,


avrebbe voluto aprire un canale di negoziato attraverso alcuni esponenti dellAutonomia. Divergenti

anche le posizioni allinterno del sindacato: Pierre

Carniti aderiva alla linea dei trattativisti e il rap-

A partire dallesplosione dello scandalo Lockheed

era stato al centro di violenti attacchi, accusato di es-

sere luomo (nome in codice: Antelope Cobbler) intorno a cui ruotava la vicenda. Il Pci ne aveva chiesto
ufficialmente le dimissioni. Nel 1998, in occasione del

suo novantesimo compleanno i radicali si scusarono


pubblicamente con lui per gli attacchi di ventanni
prima.

8 luglio Sandro Pertini viene eletto Presidente della


Repubblica.

porto con Bettino Craxi si consolid in quellocca-

27 luglio Varata la legge 392 sullequo canone.

relazioni del leader Cisl con il segretario comunista,

16 agosto Muore Paolo VI. Il 21 aprile del 1978, du-

sione

(contemporaneamente,

Enrico Berlinguer).

peggiorarono

le

rante il rapimento di Aldo Moro aveva scritto alle

349

Br: Io scrivo a voi, uomini delle Brigate Rosse: re-

Pil (2,7), cala linflazione (12,1) ma resta alta la di-

lonorevole Aldo Moro.

1979
Alle politiche crolla il Pci

stituite alla libert, alla sua famiglia, alla vita civile


26 agosto Albino Luciani diventa Papa con il nome

di Giovanni Paolo I.

31 agosto Il ministro Pandolfi presenta il piano


triennale.

soccupazione (6,9).

22 gennaio La segreteria unitaria Cgil, Cisl e Uil

esprime parere negativo sul piano triennale.

24 gennaio Le Br uccidono Guido Rossa a Genova:

29 settembre Muore Giovanni Paolo I.

operaio comunista dellItalsider, membro del Consi-

16 ottobre Il polacco Karol Wojtyla diventa Papa

con il nome di Giovanni Paolo II. Avr un ruolo de-

cisivo nella caduta del regime comunista.

28 ottobre Il comitato centrale del Psdi elegge Pie-

glio di Fabbrica, iscritto alla Flm. Aveva denunciato

lappartenenza alle Brigate Rosse delloperaio Francesco Berardi.

29 gennaio Le Br uccidono ancora. A Milano cade


sotto il fuoco brigatista il sostituto procuratore della

tro Longo segretario al posto di Pierluigi Romita.

Repubblica, Emilio Alessandrini.

23 dicembre Nasce il servizio sanitario nazionale.

31 gennaio Il quarto governo Andreotti si dimette. Fi-

31 dicembre Buone notizie dalleconomia: cresce il

nisce la solidariet nazionale.

350

22 febbraio Con un colpo a sorpresa, il Presidente


della Repubblica, Sandro Pertini, attribuisce al lea-

rale della Cisl in sostituzione di Luigi Macario che si

candida alle elezioni europeee e a quelle politiche.

der repubblicano Ugo La Malfa lincarico di formare

Franco Marini diventa segretario generale aggiunto.

mente la novit, al contrario la Uil sosterr il tenta-

3-4 giugno Alle elezioni il Pci perde il 4 per cento e

il nuovo governo. I partiti accoglieranno fredda-

tivo con convinzione. Ma lesito sar negativo e La

Malfa getter la spugna.

14 marzo Andreotti forma un governo tricolore

con Psdi e Pri ma non ottiene la fiducia.

29 marzo Muore Ugo La Malfa. Era stato il primo

laico, dalla caduta del governo Parri, a ricevere lin-

scende al 30,4; la Dc tiene (38,3) al pari del Psi (9,8),


del Psdi (3,8) e del Pri (3). Grande affermazione dei

radicali che ottengono il 3,4 per cento con un incre-

mento del 2,4 sulle precedenti politiche.

10 giugno Prime elezioni per il Parlamento europeo.


La Dc cala al 36,4, il Pci al 29,6, salgono il Psi (11 per

cento), il Psdi (4,3) mentre i repubblicani scivolano al

carico di formare un governo

2,6.

30 marzo-3 aprile Al quindicesimo congresso del

16 luglio il mese dei rinnovi contrattuali. Firmano

Pci, Enrico Berlinguer viene confermato segretario.

2 aprile Il presidente Pertini scioglie le Camere. Si

prima i metalmeccanici poi, a seguire, chimici, tessili,


edili, alimentaristi, cartai.

voter il 3 e 4 giugno.

5 agosto Nasce il governo guidato da Francesco

2 maggio Pierre Carniti diventa segretario gene-

lappoggio esterno di socialisti e repubblicani. Siamo

351

Cossiga, un tripartito composto da Dc, Psdi e Pli con

alle prove di pentapartito. Il tentativo di Cossiga era

mento non diretto, ma vengono sostanzialmente

dolfi.

terroristiche.

2 settembre Prima Linea uccide a Torino il diri-

31 dicembre Solo la crescita conforta leconomia

stato preceduto da un incarico a Filippo Maria Pan-

accusati di fiancheggiare organizzazioni violente o

gente della Fiat responsabile della pianificazione

italiana: pi 4,9 per cento. Ma linflazione torna a

23 settembre Giovanni Spadolini viene eletto se-

gretario del Pri.

1980
Strage a Bologna

8 ottobre Carlo Azeglio Ciampi succede a Paolo

1 gennaio Si spegne a ottantanove anni Pietro

strategica, Carlo Ghiglieno.

galoppare (14,8) e la disoccupazione dilaga(7,7).

Baffi come Governatore della Banca dItalia.

Nenni, storico leader socialista.

9 ottobre La Fiat spedisce sessantuno lettere di li-

16-20 febbraio Al diciottesimo congresso del Psdi

cenziamento a operai di Mirafiori, Rivalta e della

Pietro Longo viene confermato segretario.

lontariamente danneggiato materiale di propriet

16 febbraio Al quattordicesimo congresso la Dc

fini impropri, allo scopo di minacciare e costringere

del partito vota un preambolo in cui viene esclusa

Lancia di Chivasso. Vengono accusati di aver vo-

dellAzienda, avere inoltre utilizzato materiale per

capi ed impiegati ad abbandonare il posto di lavoro,


seguire cortei, assistere a manifestazioni. Il riferi-

archivia la solidariet nazionale. La maggioranza


la possibilit di una collaborazione di governo con il

Pci. Flaminio Piccoli, poi, il 5 marzo verr eletto se-

352

gretario dal Consiglio Nazionale.

nel 1984 ma non vennero mai montati perch lanno

5 Marzo A Roma la Uil festeggia il suo trentesimo

dopo iniziarono i negoziati tra Reagan e Gorbaciov.

anniversario celebrando Bruno Buozzi.

4 maggio Assemblea costituente del sindacato dei

19 marzo Si dimette il primo governo Cossiga.

Carniti e Benvenuto.

4 aprile Il Psi rientra al governo. Presidente del

9 maggio Vittorio Merloni diventa presidente della

lavoratori della polizia (Siulp). Partecipano Lama,

Consiglio Francesco Cossiga. Vengono cos confer-

Confindustria.

preambolo al congresso democristiano e dalla suc-

29 maggio A Milano alle 11 del mattino un com-

mati i nuovi equilibri politici nati dalla vittoria del

cessiva decisione del comitato centrale socialista

mando terroristico uccide linviato del Corriere della

lit diretta allinterno dellesecutivo. Sotto il governo

Marco Barbone, Paolo Morandini, Mario Marano,

anche la dislocazione a Comiso degli euromissili, una

Stefano, rampolli della buona borghesia milanese,

adottata a maggioranza di assumere la responsabiCossiga, nel luglio del 1980, il parlamento approv
scelta che contrappose in maniera estremamente

Sera, Walter Tobagi. Il commando era composto da

Francesco Giordano, Daniele Laus e Manfredi De


alcuni legati per vie familiari allambiente giornali-

dura lopposizione comunista al governo e, in parti-

stico.

tare tocc poi al governo Craxi provvedere

8-9 giugno Alle elezioni regionali il Pci recupera ri-

Cruise in Sicilia. I primi missili arrivarono in Italia

spetto alle analoghe consultazioni del 1975 ottenendo

colare, ai socialisti. Sulla base di quel voto parlamen-

concretamente alla dislocazione dei Pershing e dei

spetto alle politiche dellanno prima ma perde ri-

353

il 31,5 per cento; la Dc ottiene il 36,7 mentre i socia-

listi salgono (12,7). Cedono qualcosa i socialdemocratici (5). Tengono i repubblicani (3).

24 giugno La Cisl festeggia il suo trentesimo anni-

versario.

1 luglio Giorgio Benvenuto duramente contestato

a Milano nel corso di una manifestazione sui prov-

lidariet ed esprime un giudizio non negativo sulle


misure del governo.

2 agosto Nel pieno dellesodo per le vacanze estive,


una bomba esplode alla stazione di Bologna. Ottan-

tacinque le vittime. Sullattentato, di marca neofascista, non sar mai fatta piena luce. Verranno

condannati, come autori materiali, Giusva Fiora-

vanti e Francesca Mambro, esponenti dei Nar (Nu-

vedimenti che il governo si appresta ad adottare.

clei Armati Rivoluzionari), che si dichiareranno

nizzata una manifestazione di solidariet a cui par-

staggio delle indagini lex capo della Loggia P2, Licio

Tognoli.

ufficiali del servizio segreto militare Pietro Musu-

Una settimana dopo, sempre a Milano, viene orgatecipano, oltre a Benvenuto, Bettino Craxi e Carlo

2 luglio Nel pacchetto di misure economiche messo

a punto dal governo viene inserito il fondo di solidariet per il Mezzogiorno alimentato dai lavoratori

con il contributo dello 0,50 per cento (la proposta era

sempre innocenti. Verranno condannati per depiGelli, lex agente del Sismi, Francesco Pazienza, gli

meci e Giuseppe Belmonte. Per quellattentato sospetti sono stati avanzati nei confronti dei servizi

libici di Gheddafi, della banda della Magliana, dellorganizzazione Gladio.

della Cisl).

14 agosto A Danzica i lavoratori dei cantieri navali

4 luglio Il direttivo unitario approva il fondo di so-

iniziano la lotta per la reintegrazione di Anna Wa-

guidati da Lech Walesa e dal sindacato Solidarnosc

354

lentynowicz, operaia addetta alle gru, licenziata per

motivi politici. Tutto comincia con la diffusione di un

volantino. ma da l sostanzialmente partir un pro-

cesso che porter la democrazia nei Paesi dellest e

determiner la dissoluzione dellimpero sovietico.

8 settembre Comincia la vertezza Fiat che culmi-

ner con la Marcia dei Quarantamila: lazienda spe-

14 ottobre Quarantamila quadri e capi guidati da

Luigi Arisio sfilano per le vie di Torino chiedendo la

conclusione della vertenza che durava da trentacinque

giorni.

18 ottobre Si chiude formalmente la vertenza Fiat


con laccordo tra azienda e sindacati.

disce quindicimila lettere di licenziamento.

23 novembre Alle 19,34 di domenica si scatena

27 settembre Il governo Cossiga, in minoranza sui

grado della scala Mercalli con epicentro nei comuni

lapertura della crisi, sospende i licenziamenti e li

pania, provocher 2.914 vittime e costringer 280

denti.

sisma saranno coinvolte tre regioni, Campania, Ba-

provvedimenti economici, si dimette. La Fiat, vista

trasforma in cassa integrazione per 24 mila dipen-

lapocalisse in Irpinia. Un terremoto del decimo

di Teora, Castelnuovo di Conza e Conza della Cammila persone ad abbandonare le proprie case. Nel

silicata e Puglia. La ricostruzione si trasformer in

1 ottobre Arnaldo Forlani riceve lincarico per for-

un lungo scandalo, senza soluzione di continuit: at-

mente il 18 ottobre. Si tratter di un quadripartito

Stato per la ricostruzione si arriva a una cifra di

mare il muovo governo che sar costituito effettivaDc, Psi, Psdi, Pri.

9 ottobre Alfa Romeo e Nissan danno vita allArna.

tualizzando al 2010 il valore dei quattrini spesi dallo


circa 66 miliardi di euro.

12 dicembre Viene rapito dalle Br a Roma il giudice

355

Giovanni DUrso, direttore dellUfficio generale degli

Istituti di prevenzione e pena. Verr liberato dopo

trentaquattro giorni di prigionia, il 15 gennaio 1981.

Il rilascio sar accompagnato da polemiche sullavvio di trattative durante la prigionia e sul ruolo
svolto dalla stampa.

31 dicembre Leconomia va male. Linflazione rag-

giunge un record storico che, per fortuna, rester im-

battuto: 21,2 per cento; il tasso di disoccupazione


arriva al 7,6. Il Pil, comunque, cresce del 3,9 per
cento.

356

I segretari della Uilm


Arturo Chiari dalla Fondazione al 1959
E stato membro dellAssemblea Nazionale (1945-1946) che prepar
le elezioni dell Assemblea Costituente. Ha rivestito anche le cariche
di segretario nazionale Fiom e segretario nazionale Uil.
Bruno Corti dal 1959 al 1969
E stato sottosegretario prima al Lavoro, poi alle Partecipazioni Statali
e infine agli Esteri. Deputato Psi, Psu e Psdi per quattro legislature.
Giorgio Benvenuto dal 1969 al 1976
Segretario generale della Uil dal 1976 al 1992. Segretario del Psi.
Deputato per due legislature, senatore per una. Presiede attualmente la Fondazione Bruno Buozzi e la Fondazione Nenni.
Enzo Mattina dal 1976 al 1981
Segretario confederale della Uil (1981-83) e poi parlamentare europeo nel 1984 e nel 1989. Eletto deputato nel 1994 per Rinascita SoArturo Chiari (secondo da destra) primo segretario della Uilm
cialista.
Silvano Veronese dal 1981 al 1983
Segretario confederale della Uil (1983-95) e vice-presidente del Cnel
dal 1995 al 2000.
Antonino Regazzi dal 2000 al 2010
Franco Lotito dal 1983 al 1992
Presidente del Caf Uil dal 2010
Segretario confederale Uil e poi presidente del Consiglio di Indial 2013.
rizzo e Vigilanza di Inps e Inail.
Luigi Angeletti dal 1992 al 2000
Segretario confederale e poi segretario generale della Uil dal
2000 al 2014. Attuale presidente
dellUfficio Studi della Uil.

Rocco Palombella dal 2010


Segretario Generale in carica. Originario di Taranto diventato il
leader della categoria nella sua citt nel 2003 e da quellanno la
Uilm lorganizzazione maggioritaria allIlva, il centro siderurgico
pi grande dEuropa.

357

Congressi e contratti, i protagonisti

Comitato Centrale UILM

Eletto dal IV Congresso Nazionale


Venezia - 15/18 maggio 1969

Eletti direttamente dal Congresso


Batoni Giampiero (Forl) - Benvenuto Giorgio (Roma)
Bracciaferri Luigi (La Spezia) - Cavaliere Salvatore
(Piombino) - Degli Esposti Ivano (Bologna) - Della Motta
Giuseppe (Genova) - Donelli Sergio (Milano) - Eleuteri
Pietro (Roma) - Ferrari Ferruccio (Torino) - Fontana
Giuseppe (Palermo) - Franchi Franco (Bologna)
Guttadauro Antonio (Torino) - Mattina Vincenzo (Napoli)
- Muci Gildo (Milano) - Ottanelli Marcello (Firenze)
Perone Secondo (Torino) - Reina Gianfranco (Genova)
Repetto Tullio (Roma) - Salvarani Gianni (Cagliari)
Santini Lamberto (Ancona) - Valente Pietro (LAquila)
Eletti direttamente dalle Regioni
Piemonte: Bordon Maurizio (Torino) - Castellengo Mario
(Torino) - DApuzzo Michele (Torino) - Ferro Corrado
(Torino) - Galvan Raoul (Torino) - Gandini Ettore (Torino)
Magr Paolo (Torino) - Marcacci Raffaele (Torino)
Mascherpa Marcello (Asti) - Montecucco Raffaele
(Alessandria) . Panero Mario (Torino) - Petrosino Gennaro
(Ivrea) - Sabatini Giuseppe (Torino) - Sassano Franco
(Ivrea) - Toselli Vittorio (Torino) - Trimboli Santi (Novara)

Liguria: Grassi Martino (Savona) - Sanfelice Felice


(Genova) - Santi Ermidio (Genova)
Lombardia: Botticelli Vincenzo (Milano) - Campani Gino
(Milano) - Celona Giuseppe (Milano) - Corti Bruno
(Brescia) - Locatelli Mario (Bergamo) - Mazzei Luciano
(Milano) - Reggiroli Oreste - (Milano) - Sala Mario
(Brescia) - Vallicelli Walter (Milano) - Vitali Aderato
(Varese)
Venezia Tridentina: Pocciani Pietro (Bolzano)
Friuli Venezia Giulia: Di Turo Antonio (Trieste)
Marchesan Ottorino (Monfalcone) - Ragogna Gianfranco
(Pordenone) - Russo Ernesto (Trieste) - Scordilli Eugenio
(Trieste)
Veneto: Avanzini Giovanni (Verona) - Belluz Mario
(Mestre) - Veronese Silvano (Vicenza)
Emilia Romagna: Baldi Corrado (Forl) - Bongiovanni
Gastone (Bologna) - Botti Vittorio (Ferrara) - Diegoli
Franco (Modena)
Toscana: Gianfranceschi Domenico (Carrara) - Natali
Vinicio (Piombino)
Umbria: Amadei Felice (Terni)
Lazio: Degni Sandro ( Roma)
Campania: Bonifazi Alberto (Caserta) - Valente Mario
(Napoli)
Puglie: Pugliese Aldo (Taranto)

360

Collegio dei Probiviri


Membri effettivi:
Presidente: Fabricci Carlo (Trieste)
Belardinelli Mario (Ancona) - Benaglia Rino (Bolzano)
Massari Janni (Reggio Emilia) - Mazzocco Nilo (Vicenza)
Risso Benedetto (Torino) - Zilli Antonio (Piacenza)

**in qualit di Presidente del Collegio dei


Probiviri
***in qualit di Presidente del Collegio dei
Revisori dei Conti
La Segreteria Nazionale
Benvenuto Giorgio (Segretario Generale)
Della Motta Giuseppe (Segretario Sindacale), Guttadauro
Antonio (Segretario Sindacale) - Muci Gildo (Segretario
Sindacale) - Repetto Tullio (Segretario Sindacale) - Degni
Sandro (Segretario Organizzativo) - Batoni Giampiero
(Servizio Studi e Programmazione)
Bonifazi Alberto partecipa alle riunioni della segreteria in
qualit di Direttore de Il Lavoro Metallurgico

Collegio dei Revisori dei Conti


Membri effettivi
Presidente Paddeu Pasquale (Taranto)
Miravalle Cesare (Torino) - Tarani Osvaldo (Terni)
Comitato Esecutivo
Amadei Felice (Terni) - Batoni Giampiero (Forl) - Belluz
Mario (Mestre) - Benvenuto Giorgio (Roma) - *Bonifazi
Alberto (Caserta) - Cavaliere Salvatore ( Piombino)
Degli Esposti Ivano (Bologna) - Degni Sandro (Roma)
Della Motta Giuseppe (Roma) - Donelli Sergio (Milano)
Eleuteri Pietro (Roma) - **Fabricci Carlo (Trieste) - Ferrari
Ferruccio (Torino) - Guttadauro Antonio ( Roma)
Marchesan Ottorino (Monfalcone) - Mattina Vincenzo
(Napoli) - Muci Gildo (Milano) - ***Paddeu Pasquale
(Taranto) - Perone Secondo (Torino) - Reggiroli Oreste
(Milano) - Repetto Tullio (Roma) - Russo Ernesto (Trieste)
- Sabatini Giuseppe (Torino) - Sanfelice Felice (Genova)
Sassano Franco (Ivrea) - Veronese Silvano (Vicenza)
*in qualit di Direttore Responsabile
de Il Lavoro Metallurgico

Delegazione Contratto 1970


(Settore privato )

Roma 8 gennaio 1970

La delegazione della UILM che ha condotto assieme alla


FIM e alla FIOM la trattativa per il rinnovo del contratto
nazionale di lavoro per gli addetti allindustria
metalmeccanica privata.
Segretario Generale Giorgio Benvenuto
Segretari Nazionali: Gianpiero Batoni, Sandro Degni
Giuseppe Della Motta, Antonio Guttadauro, Gildo Muci

361

Tullio Repetto
Facevano inoltre parte della delegazione: Felice Amadei
Mario Belluz, Alberto Bonifazi, Salvatore Cavaliere, Ivano
Degli Esposti, Franco Diegoli, Sergio Donelli, Pietro
Eleuteri, Carlo Fabricci, Ferruccio Ferrari, Corrado Ferro
Giuseppe Fontana, Otorino Marchesan, Vincenzo
Mattina, Pasquale Paddeu, Secondo Perone, Oreste
Reggiroli, Ernesto Russo Giuseppe Sabatini, Felice
Sanfelice, Franco Sassano, Santi Trimboli, Silvano

Pietro Eleuteri, Carlo Fabricci, Ferruccio Ferrari, Corrado


Ferro Ottorino Marchesan, Janni Massari, Vincenzo
Mattina, Raffaele Montecucco, Marcello Ottanelli
Pasquale, Paddeu, Secondo Perone Oreste Reggiroli
Ernesto Russo, Giuseppe Sabatini, Felite Sanfelice
Franco Sassano, Pietro Valente, Silvano Veronese

Delegazione Co ntratto 1970


(Industr ie di Stato)
Roma 8 gennaio 1970

Nel 1973 il contratto dei metalmeccanici (Settore privato)


fu firmato dalla Flm (Federazione
Lavoratori Metalmeccanici). Facevano parte della
delegazione in rappresentanza delle precedenti tre sigle
(Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm Uil)
(In neretto i sindacalisti della Uilm):

Veronese, Aderato Vitali, Antonio Zilli

La delegazione della UILM che ha condotto


assieme alla FIM e alla FIOM la trattativa per il rinnovo
del contratto nazionale di lavoro per gli addetti
allindustria di Stato.
Segretario Generale Giorgio Benvenuto
Segretari Nazionali: Giampiero Batoni, Sandro Degni
Giuseppe Della Motta, Antonio Guttadauro, Gildo Muci
Tullio Repetto
Facevano inoltre parte della delegazione: Felice Amadei
Mario Belluz, Alberto Bonifazi, Luigi Bracciaferri
Salvatore Cavaliere, Ivano Degli Esposti, Sergio Donelli

Delegazione Contratto 1973


(Settore Privato)

Roma, 19 aprile 1973

Segretari Generali Giorgio Benvenuto, Pierre Carniti e


Bruno Trentin
Segretari nazionali Felice Amadei, Franco
Bentivogli, Rino Caviglioli, Giuliano Cazzola Sandro
Degni, Luigi Della Croce, Bruno Fernex, Pio Galli
Alberto Gavioli, Antonio Guttadauro, Antonio Lettieri
Vincenzo Mattina, Giuseppe Morelli, Antonio Pagani
Elio Pastorino, Secondo Perone, Alberto Tridente
Silvano Veronese

362

Facevano inoltre parte della delegazione: Angelo Airoldi


Franco Aloia, Danilo Aluvisetti, Sandro Antoniazzi, Pietro
Arcari, Mario Bartolini , Alberto Bellocchio, Mario
Belluz, Augusto Bercigli, Paolo Bezzati, Gianni Bon
Alfano Bonaventura, Mario Borgo, Vittorio Botti Annio
Breschi, Vincenzo Burnelli, Armando Calaminici, Pietro
Cannata, Franco Castrezzati Fernando Checchin, Antonio
Chegai, Fiorenzo Chialastri, Romano Chiappara, Ada
CollidAurelio Corneo, Cleto Cossavella, Bruno Cossu
Cesare Damiano, Cosimo DAndria, Ivano
Degli Esposti, Elidio DellAcqua, Giuseppe Della Motta
Ottaviano Del Turco, Angelo De Luca, Donato Di Meo
Pietro Eleuteri, Carlo Fabbrici, Dino Fasciani, Livio
Feccia, Corrado Ferro, Francesco Filieri, Gabriele
Foglietta, Antonio Fontana, Paolo Franco, Angelo
Fumagalli, Enrico Galbo, Walter Galbusera, Giovanni
Gambino, Valerio Ganugi Giovanni Gasparino, Bruno
Geromin, Giuliano Ghisini, Domenico Gianfranceschi
Antonio Gilardi, Gino GIUGNI, Vittorio Giustina
Giampaolo Gori, Emilio Guglielmino, Marco
Liberatori, Giovanni Longo, Franco Lotito, Paolo Magr
Antonino Mamone, Federico MANCINI, Pasquale
Mangiapia, Ezio Mantero, Ottorino Marchesan, Ernesto
Martini, Giuseppe Mattei, Flavio Meghini, Vittorio
Montorfano Gianni Morano, Raffaele Morese, Vinicio
Natali, Marcello Ottanelli, Aventino Pace
Pasquale Paddeu, Franco Padrut, Mario Panero
Domenico Paparella, Gennaro Petrosino

Renato Pezzoli, Mario Pezzotta, Luigi Pittaluga Salvatore


Profumo, Aldo Pugliese, Sergio Puppo, Carlo Ramella
Mario Ricciarelli, Silvano Ridi, Tiziano Rinaldini, Paolino
Riva, Mario , Rosciani, Giuliano Rossi, Ernesto Russo
Claudio Sabattini, Franco Sassano, Gastone Sclavi
Adriano Serafino, Antonio Serina, Paolo Tesi, Tiziano
TREU, Raul Valbonesi, Rodolfo , Valentino, Luciano
Ventura, Vittorio Vescia, Michele Viscardi, Luigi Viviani
Antonio Zavagnin

Delegazione Contratto 1973


(Industria di Stato)

Roma 4 maggio 1973

Nel 1973 il contratto dei metalmeccanici (Industria di


Stato) fu firmato dalla Flm (Federazione Lavoratori
Metalmeccanici).
Facevano parte della delegazione in rappresentanza delle
precedenti tre sigle (Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm Uil)
(In neretto i sindacalisti della Uilm):
Segretari Generali Giorgio Benvenuto, Pierre Carniti
Bruno Trentin
Segretari Nazionali Felice Amadei, Franco
Bentivogli, Rino Caviglioli, Giuliano Cazzola Sandro
Degni, Luigi Della Croce, Bruno Fernex, Pio Galli
Alberto Gavioli, Antonio Guttaduro Antonio Lettieri,

363

Vincenzo Mattina, Giuseppe Morelli, Antonino Pagani,


Giuseppe Della Motta, Elio Pastorino, Secondo Perone
Alberto Tridente, Silvano Veronese
Facevano inoltre parte della delegazione: Franco Aloia
Angelo Airoldi, Danilo Aluvisetti, Pietro Arcari, Mario
Bartolini, Alberto Bellocchio, Mario Belluz, Augusto
Bercigli, Paolo Bezzati Gianni Bon, Alfano Bonventura
Mario Borgo, Vittorio Botti, Giorgio Brazzalotto, Annio
Breschi, Tommaso Bruno, Vincenzo Burnelli
Armando Calaminici, Pietro Cannata, Franco Castrezzati
Giuseppe Celona, Ferdinando Checchin, Antonio Chegai
Fiorenzo Chialastri Romano Chiappara, Ada Collid
Aurelio Corneo, Cosimo DAndria, Ivano Degli Esposti
Ottaviano Del Turco, Angelo De Luca, Donato Di Meo
Pietro Eleuteri, Carlo Fabbricci, Dino Fasciani, Livio
Feccia, Corrado Ferro, Francesco Filieri, Gabriele
Foglietta, Paolo Franco, Angelo Fumagalli, Antonio
Gaggero, Enrico Galbo , Walter Galbusera, Giovanni
Gambino, Valerio Ganugi, Giovanni Gasparino, Bruno
Geromin, Giuliano Ghisini, Domenico Gianfranceschi
Antonio Gilardi, Vittorio Giustina, GiampaoIo Gori
Sergio Grandi, Emilio Guglielmino , Luciano Imperadori
Giangiacomo Italia Enzo Leonelli, Mario Laveto, Paolo
Magr, Antonino Mamone, Pasquale Magiapia, Ezio
Mantero, Ottorino Marchesan, Giuseppe Mattei, Antorio
Mazzetti, Flavio Meghini, Gianni Morano, Raffaele
Morese, Ludovico Morozzo, Vinicio Natali, Marcello
Ottanelli, Aventino Pace Pasquale Paddeu, Franco

Padrut, Mario Panero, Domenico Paparella, Gennaro


Petrosino , Renato Pezzoli, Mario Pezzotta, Luigi Pittaluga
Salvatore Profumo, Aldo Pugliese, Sergio Puppo
Gianmaria Pyette Carlo Ramella Mario Ricciarelli, Silvano
Ridi, Tiziano Rinaldini , Paolino Riva, Mario Rosciani
Viliano Rossi, Ernesto Russo, Claudio Sabattini, Franco
Sassano , Gastone Sclavi, Adriano Serafino, Antonio
Serina, Paolo Tesi, Rodolfo Valentino, Vittorio Vescia
Michele Viscardi, Luigi Viviani, Antonio Zavagnin

364

INDICE

1969 - 1972: la metamorfosi della Uilm


I parte
Il Racconto
Capitolo I

Dal moderatismo al movimentismo

Capitolo II

II parte
Interviste, ricordi

Lo choc di piazza Statuto

18

La svolta di Venezia

36

Il sindacato dei diritti

56

Quando lItalia cambi

71

Capitolo III

Capitolo IV

Capitolo V

Capitolo VI

Lunit tra spinte, frenate e scissioni


Capitolo VII

105

1972: si scioglie la Uilm nasce la Flm 143


Bibliografia

169

Come eravamo: Enzo Mattina


Noi giovani al comando
Come siamo: Rocco Palombella
Ripartire dalla categoria
Ugo Gregoretti, il testimone
Gli operai irriperibili dellAutunno
Pio Galli, Claudio Sabattini
Travolti da una marcia
Le memorie di Pietro Ingrao
Quando in tv apparvero gli operai
La sintesi di Giorgio Benvenuto
Un confine tra due epoche
Biografie
Cronologia
I segretari Uilm
Congressi e contratti, i protagonisti

365

179
195
211
227
235
241
261
291
357
359

Questo libro stato realizzato grazie alla preziosa collaborazione di Maria Angela Panno,
insostituibile memoria storica, e Marco Zeppieri puntuale curatore della veste grafica

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