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SILVANO MINIATI

UNA RAGIONE CE
Ricordarsi di quando gli anziani
erano considerati una risorsa preziosa

f o n d a z i o n e

PietroNenni

Una giovanissima, Raissa 16 anni, propone che la terza


et si chiami let della libert o let del rinnovamento:
un giovane, pi o meno giovane di Raissa, ha suggerito
let della saggezza. Sono daccordo con tutti e due(Rita Levi Montalcini, in occasione del convegno
Fare i conti con la vecchiaia, Roma Eur 1990)

Fondazione Pietro Nenni


via Alberto Caroncini 19
00197 ROMA
Tel. 068077486
Email: info@fondazionenenni.it
www.fondazionenenni.it
Grafica e impaginazione: Marco Zeppieri

Uno slogan di ieri che vale anche per loggi

Presentazione

uando decisi di impegnarmi per realizzare questa pubblicazione, ero sinceramente convinto che si sarebbe
trattato di una iniziativa semplice e rapida e comunque non eccessivamente impegnativa.
Sono per bastati pochi giorni dedicati alla ricerca di
qualche documento e a riordinare i ricordi di avvenimenti che ritenevo pi significativi per farmi prendere atto che non sarebbe
stato affatto cos.
Ho verificato di persona come uno dei limiti che mi porto
dietro fino dallinfanzia diventi particolarmente pesante quando
cerchi di rileggere il passato. Non sono infatti abituato a conservare diari o appunti e faccio fatica anche a mantenere in ordine
una documentazione ordinata di atti e documenti delle organizzazioni alle quali ho attivamente partecipato.
questo un limite che si avverte, soprattutto quando si
costretti a prendere atto che anche nel mondo dal quale si proviene sta vincendo quella che potremmo definire una vera e propria mania che spinge a cancellare tutto quanto appartiene al
passato. ovvio che ripercorrendo il sentiero dei ricordi, emerga
la tendenza, guardando al presente a ritenere che tu le cose che
fanno oggi coloro che sono venuti dopo di te, le faresti non solo in

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modo diverso ma magari anche meglio.


In questi casi necessario ricordare che questa tentazione
una caratteristica tipica della vecchiaia che quasi sempre fa correre il rischio di essere eccessivamente benevoli con se stessi ed eccessivamente critici e negativi verso gli altri.
Guardando alla realt di oggi e alla condizione, davvero
disperante nella quale si stanno venendo a trovare milioni di anziani, si rafforzata in me la convinzione che il disorientamento
davvero molto serio.
Tante volte ci siamo detti o abbiamo sentito dire che gli
anziani rappresentavano una risorsa preziosa.
Guardandosi intorno e esaminando latteggiamento della
nostra classe dirigente si fa davvero molta fatica a pensare che si
trattasse di affermazioni sincere. Quello che colpisce di pi nel-

PRESENTAZIONE

lagire collettivo la progressiva attenuazione di ogni capacit di


lettura critica della situazione e quindi spesso anche di autocritica.
Un esempio su tutti. Personalmente sono stato un protagonista non certamente secondario della campagna della UIL
contro levasione e per lequit fiscale. Quella campagna presupponeva anche una netta distinzione tra due principi fondamentali: la previdenza a chi ne ha diritto, lassistenza a chi ne
bisogno. Per noi era scontato che lassistenza a chi ne aveva bisogno significava necessariamente ladozione di meccanismi di
controllo contro ogni forma di abuso e quindi lISEE era uno degli
strumenti utili allinterno della nostra battaglia.
Quello che non avevamo messo in conto era che potesse
succedere che uno strumento nato per favorire lequit e la giustizia sociale diventasse una sorta di mannaia da usare contro i poveri e i cittadini pi deboli. Nessuno di noi sicuramente
immaginava che un governo come quello italiano, nato sullonda
di tante speranze potesse favorire una gestione dellISEE che colpisce duramente i redditi bassi, e le loro famiglie, proteggendo invece coloro che continuano a evadere le tasse e lo fanno in
maniera sempre pi massiccia e smaccata, usando anche la cancellazione di fatto della tracciabilit.
Se lISEE lo usi per limitare le integrazioni al minimo
per i pensionati in Italia e allestero, per impedire di fatto laccesso
ai nidi a famiglie che superano di pochi centesimi la soglia di
un reddito comunque insufficiente a garantire una vita dignitosa
e se poi al momento che si trovano alle prese con il ricovero di un

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parente anziano che non sono pi in grado di mantenere e assistere a domicilio, se si decide di applicare rigidamente le norme
sui tenuti al mantenimento e si chiede a famiglie non in grado
di sopportare il costo di partecipazione al pagamento della retta
della casa di riposo, devi prendere atto che siamo ormai entrati
in una logica davvero aberrante. Quando poi sempre grazie allapplicazione dellISEE si nega laccesso alla mensa ad un bambino figlio di genitori inadempienti ti si accappona la pelle.
Sembra ormai accettato da chi governa che tutti i mali
del mondo, non solo in Italia, dipendono dalle protezioni sociali
spettanti ai cittadini. La Gran Bretagna chiede di rimanere in
Europa solo se viene accettata la sua pretesa di non essere obbligata a rispettare i diritti dei pi bisognosi. La Grecia pu essere
assolta e salvata dalla troika solo se toglie ai cittadini greci anche
il diritto di respirare. I Paesi della ex area sovietica tanto bravi
nel costruire barriere di filo spinato garantiscono in realt ai loro
anziani poco pi del diritto di morire.
Non certamente questo lorizzonte interno e internazionale per il quale ci siamo battuti per decenni. Non questa
lItalia per la quale abbiamo salvato i macchinari, rimosso le macerie, rompendoci la schiena per rimetterla in piedi e per far si
che riconquistasse la sua dignit di nazione.
Tutto quello che avviene sotto i nostri occhi ogni giorno
pi scandaloso. Tuttavia piangersi addosso servirebbe davvero a
poco e imprecare non risolvebbe i nostri problemi. Dobbiamo convincerci che rifiutarsi giusto. Sono convinto che quando la qualit della vita e quindi della condizione umana di milioni di

PRESENTAZIONE

persone quella che abbiamo di fronte, protestare diventa sacrosanto. Protestare significa mettercela tutta nel dire basta, e nel
dirlo forte non solo in quanto pensionati ma in quanto donne e
uomini che sono stufi di sentirsi magari elogiare per quello che
hanno fatto fino a ieri da parte di chi concretamentre opera per
toglierli di mezzo e cancellarli dalla scena.
Se il risultato finale di questo lavoro dimostrer che si
trattato di un modesto ma utile contributo, il merito ovviamente
mio solo in parte.
Un grazie sincero a Raoul Ngueguim Kentsop, a Maria
Angela Panno, a Marco Zeppieri e in particolare a Giorgio Benvenuto. Giorgio ha messo a disposizione utili e belle fotografie,
documenti e soprattutto consigli preziosi, oltre alla presentazione
che segue della quale sono grato e orgoglioso e che lascio ovviamente al giudizio dei lettori
Un grazie anche a Piero Lauriola e Sandro Roazzi per il
loro amichevole contributo frutto sicuramente anche di una lunga
amicizia.
Il mio Grazie va ovviamente a coloro che riterranno utile
leggere e ricordare le cose scritte se non altro in base allimperativo
di non perderci di vista.
Silvano Miniati

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Introduzione

ilvano Miniati scrive non gi nelle vesti dello storico,


ma di chi stato partecipe di una storia che ha avuto
i colori dellepopea, la storia di tanti politici e sindacalisti che non trionfarono mai, ma che non furono mai
vinti. Uomini e donne che del loro operare hanno lasciato
un segno incancellato, incancellabile.
Ogni processo storico - scriveva Gaetano Arf - ha
in s sbocchi tendenzialmente diversi, ed certo che il solo
modo per rendere irrimediabile una sconfitta quello di non
dare battaglia, fingendo di non accorgersi o addirittura non
accorgendosi, come accaduto alla sinistra sociale e politica,
che la battaglia sia in corso.
La realt con cui dobbiamo fare i conti che non ci
sono pi n diritti n legittimazioni acquisite per nessuno, a
partire dai sindacati. Siamo costretti dice Silvano Miniati a mettere in discussione tutto, a cominciare da noi stessi,
dalla nomenklatura di cui ciascuno di noi fa parte.
Sono in crisi le ideologie. Il mondo italiano vive in
un continuo processo di precarizzazione. Che cosa si potr
sostituire a questa liquefazione? Non lo sappiamo ancora e
questo interregno durer abbastanza a lungo. Bauman osserva come, finita la fede in una salvezza proveniente dall'alto,

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dallo Stato o dalla rivoluzione, sia tipica dell'interregno lindignazione. Si sa cosa non si vuole. Non si sa cosa si vuole. I
movimenti politici e sindacali agiscono; nessuno per sa pi
quando e in quale direzione. C' un modo per sopravvivere?
C'. Si vive in una societ liquida che richiede, per essere capita e forse superata, nuovi strumenti.
Emerge un individualismo sfrenato: nessuno pi
un compagno di strada di ciascuno ma un antagonista da cui
guardarsi. Questo soggettivismo mina le basi della modernit,
la rende fragile. Si perde la certezza del diritto. Le uniche soluzioni per l'individuo sono l'apparire a tutti costi, l'apparire
come valore.
In questo scenario Silvano Miniati, con la baldanza
velata dallironia che lo distingue ma che in ogni caso giustificata, pensa che bisogna mettere ordine tra le nostre informazioni, i nostri dati, le nostre proposte. Un po' di lavoro
di manovalanza politica non guasta. Di intellettuali che dopo
aver detto di essere al servizio dei lavoratori parlano a loro
nome servendosi di astrusi laboratori ideologici, ne abbiamo
tutti le tasche piene.
I saggi traggono profitto dagli stolti pi che gli stolti
dai saggi perch i saggi evitano gli errori degli stolti, ma gli
stolti non imitano i successi dei saggi. Di qui la necessit di
essere pi saggio degli altri senza, per, dirlo a nessuno.
Il risanamento dei conti economici e sociali non pu
essere solo di carattere finanziario. I termini di questa strategia
non sono cos facili come da molte parti si vorrebbe far credere. Tra le forze tradizionali, che si soliti etichettare di sini-

INTRODUZIONE

stra, resiste la convinzione che sia sufficiente fare la scelta di


stabilire se i sacrifici debbano essere sostenuti dai forti o dai
deboli. La sinistra si ostina a immaginare che nella societ di
oggi ci siano da una parte i ricchi borghesi che Grosz immaginava con le dita grasse cariche di anelli di diamanti, mentre
dallaltra ci siano i proletari dipinti da Pelizza da Volpedo. E
che basti sezionare con una sciabolata gli strati sociali, dicendo: quelli in alto dovranno pagare, quelli in basso no.
Silvano Miniati ha avuto chiara la necessit di superare questi schematismi che sono stati e sono ancora oggi il
vero zoccolo duro della vecchia sinistra. A partire dalla seconda met degli anni 70 stato tra i costruttori della nuova
immagine della UIL. Tutte le iniziative culturali, economiche, sociali, politiche della UIL hanno visto la sua convinta
partecipazione. Ricordo la costituzione del CREL (Centro
Ricerche Economia e Lavoro) con Federico Mancini, Piero
Craveri, Paolo Leon, Giuseppe Pignatelli, Paolo Garonna,
Aldo Canale; le battaglie contro levasione fiscale condotte
dal gruppo di cui facevano parte Giancarlo Fornari, Michele
Gerace, Salvatore Tutino, Giampiero Sestini; la trasformazione della UIL nel sindacato dei cittadini; la scoperta e la
valorizzazione degli anziani.
Silvano Miniati ha dato alla UIL e al movimento sindacale idee, proposte e strategie. Una intuizione geniale
stata lorganizzazione di tutti i pensionati in un sindacato. I
pensionati erano fuori dalla militanza sindacale, erano destinatari di misure assistenziali, militavano dispersi come semplici iscritti nelle categorie di provenienza. Nella vecchia UIL

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nessun dirigente sindacale voleva impegnarsi tra i pensionati,


tutti erano convinti che fosse una mortificazione. Silvano Miniati, invece, trasform il sindacato dei pensionati in una organizzazione viva, vivace, autorevole, preziosa, solidale. Gli

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INTRODUZIONE

anni ottanta e novanta hanno registrato la partecipazione


convinta degli anziani a tutte le battaglie, da quelle contro il
terrorismo a quelle dei diritti civili ambientali, da quelle per
i giovani e per il Mezzogiorno a quelle per lEuropa sociale e
per la solidariet per i pi poveri ed i pi sfruttati. Lanziano
una risorsa. Lorganizzazione sociale va cambiata. La donna
e luomo anziani hanno un prezioso, inestimabile valore. Si
deve pervenire ad una Carta dei diritti dellanziano costituita
non soltanto da enunciazioni di principio, ma da un sistema
di diritti soggettivi concretamente azionabili. I fondamenti
di tali diritti si rinvengono nella Costituzione repubblicana
che sancisce il diritto alla salute e al mantenimento e sviluppo
della condizione economica e sociale dellanziano.
Cadute le ideologie, caduta lidea della rigidit delle
divisioni sociali lo spartiacque non pi tra proletari e borghesi, ma soprattutto tra chi ha rendite, vantaggi e privilegi
e chi non ce lha. Le rendite possono essere di tanti tipi: rendita limpresa assistita; rendita il cartello delle assicurazioni; rendita levasione e lelusione fiscale; rendita
larretratezza del sistema bancario; rendita quella delle regioni a statuto speciale, e cos via. Va separato il vecchio dal
nuovo, tagliando i privilegi, senza farsi deviare dalle pressioni
clientelari, con la necessaria equit.
La via al risanamento non deve passare per forza per
la negazione della crescita.
Lalternativa tornare alla politica pacioccona e sbracata di sempre. La politica di qualche aggiustamento di qua,
di qualche taglio di l, colpendo di pi dove si sente strillare

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di meno: la politica dei ticket, degli aumenti del bollo e della


benzina, degli incrementi dellIva, degli incrementi delle addizionali. La politica forte con i deboli, e debole con i forti.
Il vero deficit lassenza di veri interventi di riforma, di aggiustamento, di modernizzazione.
Da qualunque parte ci si volti, qualunque angolo del
tappeto si sollevi, ci si trova di fronte ad un accumulo polveroso di decisioni a lungo ponderate, discusse, programmate
e poi sempre rinviate. Il ventennio della cosiddetta seconda
repubblica non ha praticato il riformismo, ha sviluppato il
revisionismo in senso peggiorativo e iniquo dello stato sociale.
Stiamo scaricando sulle generazioni future i costi dei
sistemi di finanza pubblica e sicurezza sociale, anche quelli
delle mancate scelte. Come le nostre grandi citt lasciate sviluppare su se stesse senza una fisionomia precisa, cos si lascia
crescere il nostro sistema senza essere capaci di dargli una
prospettiva e una direzione di sviluppo.
S, abbiamo fatto dei passi in avanti, siamo entrati in
Europa, abbiamo leuro, ma a prezzo di quali squilibri e con
quali prospettive di rimanervi?
Esiste - si dice - un conflitto generazionale. I pensionati attuali si mangiano con le loro pensioni i contributi
dei figli e dei nipoti, soggetti spesso a rapporti precari, saltuari
e poco retribuiti. E unaffermazione tendenziosa. Le pensioni dei giovani di oggi saranno pagate con i contributi dei
loro figli e nipoti, secondo la logica del sistema a ripartizione. Se le future pensioni contributive saranno modeste

INTRODUZIONE

dipender esclusivamente dalla precariet e discontinuit lavorativa e dal fatto che la rivalutazione del montante contributivo annuale ed i coefficienti di trasformazione sono mal
calibrati, sono addirittura punitivi. Si tratta di problemi squisitamente politici che nulla hanno a che vedere con la responsabilit degli attuali pensionati.
Lapproccio alla questione previdenziale va modificato. Occorre ripristinare quel clima di collaborazione e di
fiducia che aveva caratterizzato la modernizzazione dellINPS
e il comportamento del Governo soprattutto quando era Presidente del Consiglio Lamberto Dini e Presidente dellINPS
Gianni Billia.
Il sistema previdenziale ora accentrato tutto sullINPS. Cos come strutturato non funziona. Occorre invece dividere la previdenza dallassistenza anche
istituzionalmente prevedendo due istituti ad hoc, al posto del
mastodonte INPS. Va decisa una governance che, autonoma
nella gestione, abbia un sistema di controllo e di monitoraggio espresso dalle parti sociali. E inaccettabile luso disinvolto e qualunquistico, ad usum delphini - dei dati;
fondamentale che si realizzino operazioni di equit e di solidariet senza snaturare il ruolo della previdenza fondato sui
contributi versati.
Gli anziani - come i giovani devono e possono rappresentare una risorsa per il paese. Esasperare conflitti e contrapposizioni pu consentire di raccogliere consensi
nellimmediato. Ma alla lunga non si mantengono: sono effimeri. Il paese ha invece la necessit di rafforzare la sua coe-

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sione e di non archiviare la solidariet.


Ma non si pu cambiare nulla se non si ha una visione critica del presente, se non si tiene il contatto con i dati
della realt economica e sociale.
Anche nel cambiamento si deve essere europei. Per
antica abitudine, in Italia il cambiamento non una cosa
nuova che sostituisce il vecchio, ma una cosa nuova che si
giustappone al vecchio e lo lascia sopravvivere.
Conoscere per sapere, studiare per essere liberi e non subalterni, coesione ed unit del mondo del lavoro nella contraddizione delle grandi trasformazioni, il pensiero lungo che non
si piega allimmediato ma guarda lontano per disegnare una
societ eguale e giusta: ecco i compiti che si deve prefiggere
un sindacato moderno.
E vorrei concludere parafrasando ed attualizzando alcune riflessioni di Gaetano Arf fatte a Indro Montanelli,
troppo critico su Riccardo Lombardi: E in corso un fenomeno tumultuoso e torbido che ha preso il nome di revisionismo e che ha investito con la furia devastante di una
alluvione, cultura, politica, societ. Quali le caratteristiche di
questo revisionismo. Eccole: le scienze giuridiche sono scisse
dai principi e degradate ad una somma di virtuosismi tecnici
manipolati; leconomia riportata ai tempi del capitalismo
nascente quando cera ancora tutto un mondo non da governare, ma da conquistare; la morale rimodellata secondo la
legge della giungla; la sociologia divenuta tecnica dellinterpretazione delle statistiche e dei sondaggi al servizio del mercato delle merci e di quello dei voti, mentre la politologia ha

INTRODUZIONE

preso il posto dellastrologia nella conduzione della politica.


Con questi ingredienti si venuta costituendo lideologia
della malafede, quella che adatta la coscienza alla regola della
convenienza, quella che vede il mondo non in nero ma
sporco.
La vocazione libertaria di Silvano Miniati da sempre molto forte; ha il gusto per leresia, per lavventura intellettuale e politica. Non teme di andare in minoranza. Non
contrappone in modo ortodosso le proprie idee. E aperto al
dialogo su tutti i versanti, conservando sempre acuta e vigile
la capacit di intendere la relativit e la precariet delle ideologie, di cogliere in esse quello che viene travolto dal procedere vorticoso degli avvenimenti.
Infaticabile, tenace, testardo, curioso, creativo,
spesso, troppo spesso ha avuto il torto di aver ragione prima
del tempo.
Ecco perch il saggio Una ragione c: ricordarsi di
quando gli anziani erano considerati una risorsa unofferta
preziosa che consegna ai militanti politici e sociali.
Mi convince. Mi appassiona. Mi fa guardare con fiducia al futuro del sindacato.

Giorgio Benvenuto

Presidente della Fondazione Nenni

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Perch ho deciso
di ripubblicare
il mio intervento
al Comitato Centrale

della Uil Pensionati

Sono passati gli anni...e si vede...

PERCH HO DECISO...

a decisione di ripubblicare, a distanza di molti anni


la relazione da me presentata al Comitato Centrale
della Uilpensionati non nasce affatto dalla presunzione che si tratti di un documento di fondamentale importanza. Mi ha mosso e mi muove, questo s, la
convinzione che in presenza della crisi che colpisce ormai
tutti i soggetti di rappresentanza collettiva e quindi anche
il sindacato e le forze sociali sia indispensabile ripensare
le fasi pi significative della nostra storia.
Quello che sta succedendo intorno a noi, in Italia
e in Europa molto allarmante in quanto sta vincendo
una logica che mira allarchiviazione di tutto ci che c
stato prima di noi. Ed proprio nel prima di noi, che si
ricerca sempre e comunque la spiegazione di tutti i mali,
anche di quelli per niente trascurabili, sicuramente non
attribuibili alla nostra azione ma alle scelte di chi arrivato
ben dopo di noi ed ancora ben presente anche oggi.
Chi venuto dopo ha potuto magnificare anche a
causa delle nostre omissioni e debolezze, un giovanilismo
senza princpi spesso allinsegna della logica del togliti tu
che arrivo io. Oggi in tantissimi campi, siamo di fronte

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alla prova inconfutabile che let senza dubbio un fattore


importante per chiunque intenda rinnovare le societ, ma
non certamente un ingrediente decisivo e positivo a prescindere, considerato che ormai dimostrato che la ragione non dipende dalla arroganza e dal gridare pi forte.
Per dirla in sintesi, i giovani da soli rischiano di
portarci a sbattere. E, quindi, quanto mai indispensabile
tornare a riflettere e a riprendere a parlare di ricerca dell
unit tra le generazioni. Quellunit, ricordiamocelo che
fu irrisa, ad esempio da Mario Monti tanti anni fa quando
dal meeting di Comunione e Liberazione di Rimini invit
i giovani a ribellarsi a qualsiasi idea di patto e di unit e
a pensare seriamente non allunit intergenerazionale ma
ad uno sciopero contro le generazioni anziane.
Monti ci ha lasciato in eredit non solo la legge
Fornero; la fine della concertazione ma ha anche fomentato lantipatia verso chiunque sia considerato anziano e
quindi da valutare, senza se e senza ma, come un peso per
il paese e un intralcio per il cammino dellItalia verso pi
luminosi destini.
La stessa parte che oggi assume Padoan che dopo
aver disinvoltamente archiviato Ciampi e Padoa Schioppa
e ripudiato ogni pensiero critico non perde occasione per
spiegarci che tutto va bene e che il tutto viene fatto, magari
a loro insaputa, per i giovani.
Avanza la disgregazione sociale. Le forze che governano il cosiddetto libero mercato diventano sempre pi

PERCH HO DECISO...

aggressive e riescono a far breccia anche contro conquiste


e acquisizioni decisive che vengono chiaramente conside-

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Rimini, manifestazione Primavera insieme

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rate un limite alla affermazione dei loro, non sempre leciti


e trasparenti, interessi.
La progressivit nel prelievo fiscale, lassistenza
come carit e non come diritto, il lavoro in nero e senza
fatture e anche senza lasciarne traccia, la sanit che da diritto universalistico si trasforma in una opportunit solo
per chi si pu permettere di pagare; il diritto allo studio
che rischia di diventare tale soltanto per chi ha i mezzi,
tutto questo ci piomba addosso con la velocit del fiume
che trascina a valle tutto quello che incontra sul percorso.
Abbiamo la prova che non affatto vero che in Italia esista un problema drammatico di lentezza e quindi di
mancanza di rapidit nelle decisioni.
Il problema della lentezza esiste sicuramente per i
cittadini normali alle prese con la burocrazia, quella dello
Stato e quella dei comuni e della pubblica amministrazione in generale. Un male questo che non colpisce per
tutti allo stesso modo e non vale certamente per il diritto
alla salute, alla pensione e allassistenza. Quando infatti si
tratta di scelte negative, che tagliano o annullano tali diritti, gli effetti sono quasi sempre molto rapidi. Basterebbe
riflettere un attimo su come cambiato, e non certamente
in meglio, il diritto alla salute. Linsieme delle procedure
per quanto riguarda analisi, diagnosi, cure e assistenza domiciliare e territoriale per prendere atto che uno degli
aspetti peggiori determinati dalla gestione della crisi sia
ormai diventato il fatto che ci curiamo di meno, e che ci

PERCH HO DECISO...

non ha nulla a che fare con la lotta agli sprechi o con il rifiuto dellaccanimento terapeutico.
Per decenni, ci siamo cullati nella tranquillizzante
convinzione che il vivere pi a lungo e pi in salute rappresentasse una acquisizione che nel tempo nulla e nessuno avrebbe ormai potuto rimettere in discussione.
Questa convinzione ci aveva portato negli anni a parlare
in senso positivo di anomalia italiana e a ritenere che
solo negli altri paesi esistessero il razzismo, la criminalizzazione e la marginalizzazione degli anziani, la mancanza di
prevenzione.
In realt lunica anomalia positiva stata rappresentata dal fatto che gli anziani una volta usciti dal lavoro,
hanno continuato a sentirsi cittadini e a rivendicare il diritto indiscutibile ad un futuro che non per niente collocabile alle loro spalle. Anziani che non possono e non
devono affatto essere considerati semplicemente degli ex,
con riferimento al loro passato e hanno, quindi non solo
il diritto, ma linteresse ad organizzarsi anche sindacalmente, proprio in quanto pensionati a partire dalla convinzione che la pensione rappresenti un diritto che va
tutelato e difeso ogni giorno anche con lazione sindacale.
Non si pu infatti contare solo sulla solidariet sociale e
sulla lungimiranza di chi contratta in quanto lavoratore in
attivit. Una scelta questa che non solo non tutela gli anziani, ma danneggia i lavoratori tutti, soprattutto quando
la disgregazione sociale avanza in modo allarmante.

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SILVANO MINIATI UNA RAGIONE C

Su questi terreni e in particolare su quello delle


conquiste sociali non per noi facile ammetterlo, ma dobbiamo riconoscere, di essere stati sconfitti. La scelta di una
organizzazione sindacale autonoma dei pensionati collocata nellalveo dellazione interconfederale italiana ed europea stata sconfitta. A mio giudizio infatti chiaro che
alla prova dei fatti ha vinto il modello tedesco e che una
presenza socialmente rilevante dei pensionati tedeschi e

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europei della quale ci sarebbe stato tanto bisogno si pu


oggi rilanciare solo partendo dalla presa datto di quella
sconfitta. Ammettere che il modello che ha permesso la
creazione, almeno in Italia, di un grande movimento sindacale dei pensionati, diventato nel tempo momento essenziale di forza del sindacalismo confederale, stato
bloccato impedendo che facesse proseliti nel resto dellEuropa. Ci non significa affatto ritenere che quella ipotesi

PERCH HO DECISO...

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Cerano tante
illusioni... ma
abbiamo fatto
tanta strada

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politico-organizzativa vada archiviata n tanto meno che


la scelta compiuta in Italia fosse sbagliata.
Se, vero che siamo stati sconfitti, anche molto
evidente che coloro che hanno prevalso non hanno ottenuto risultati apprezzabili e non possono certamente cantare vittoria. Pu suonare paradossale ma a me sembra del
tutto evidente che la crisi di valori e di prospettive che affligge lEuropa dipenda oggi anche dalle scelte che hanno
portato alla ghettizzazione dei cittadini anziani i quali
hanno subito un drastico peggioramento della loro qualit
della vita. Questa considerazione dovrebbe rafforzare la
convinzione che dipender anche dalla nostra capacit di
non dimenticare mai quello che siamo stati e quanto abbiamo fatto per poter ovviamente continuare a guardare
decisamente in avanti, consapevoli che in futuro, niente o
quasi potr essere ricopiato dal passato, ma che i conti con
il passato non si possono fare usando la ruspa. Nel modello di organizzazione dei pensionati che si imposto in
Europa mancata e manca la consapevolezza che solo il
protagonismo degli anziani pu costituire un argine serio
alla frammentazione in quanto unico freno serio al dilagare del corporativismo.
Chi era convinto che la globalizzazione avrebbe
prodotto comunque risultati positivi compresa una forte
spinta verso linnovazione dei sistemi istituzionali e delle
politiche sociali e culturali, oggi chiamato a misurarsi
con la realt di ogni giorno e a prendere amaramente atto

PERCH HO DECISO...

che i fatti concreti pesano molto pi delle speranze.


Non sono e non lo sono mai stato contro la globalizzazione, un termine che sembrava accettabile, almeno
allorigine, per chi ne aveva una visione parzialmente positiva, e cercava di immaginare processi tra loro diversi che
si sarebbero incontrati formando un tutto unico che ci
avrebbe trainato verso un futuro migliore. A conti fatti

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Diciamolo sempre pi forte

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per, le cose non sono andate affatto cos.


Oggi appare impossibile parlare positivamente di
globalizzazione.
Mentre tutto ad eccezione delle banche e delle
multinazionali si frammenta e prendono il sopravvento,
nazionalismi, etnie, e localismi, lo stesso termine Globalizzazione rischia di diventare davvero fuorviante. Anche
le guerre che rappresentano un aspetto caratteristico dellattuale fase non sembrano affatto globalizzate. Ne esistono numerose in tante parti del mondo, spesso poco
visibili ma sempre
pi cruente e senza,
almeno allapparenza, collegamenti
precisi tra loro. Soltanto papa Francesco sembra oggi
disporre di una visione globale dei
problemi e di parole dordine e suggestioni capaci di
dialogare
con
lumanit intera.
In Italia, la frammentazione investe
I giovani di ieri
soprattutto il so-

PERCH HO DECISO...

ciale. Le associazioni di rappres e n t a n z a


collettiva si trovano tutte alle
prese con una
grave crisi di rappresentativit e
quindi di legittimazione. Il chi
rappresenta chi
che dovrebbe essere uno degli
interrogativi
principali imposti alla nostra atGli anziani di domani
tenzione, almeno
al momento non sembra appassionare pi di tanto.
Il risultato della frammentazione e della disgregazione, agisce non solo sulle scelte collettive, ma incide
anche sui convincimenti e i comportamenti individuali. Il
passaggio dal noi allio apre varchi che sembrano autostrade alla logica dellognuno per se e del Dio per
tutti. Sta riemergendo ad ogni livello e con inusitata intensit, una spinta al corporativismo, che investe ormai
anche parti crescenti del movimento sindacale.
Anche le associazioni di rappresentanza collettiva, sono

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SILVANO MINIATI UNA RAGIONE C

vittime del mito fare presto e dellagire con rapidit, magari con la scusa che non bisogna perdere tempo.
Ci si abituati progressivamente a non discutere e
ad assumere comportamenti che rendono superfluo lo studio, lapprofondimento e il confronto e quindi la verifica.
Limprovvisazione regna sovrana. I costi di questo modo
di fare sono davvero rilevanti.
Se qualcuno che ne ha le capacit e gli strumenti
decidesse di calcolare, magari approssimativamente,
quanto incida sul bilancio dello stato una voce che potremmo definire per comodit costi della improvvisazione, potremmo prendere atto di quanto ci costi ormai

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Comizio sotto la pioggia... uno dei tanti

PERCH HO DECISO...

labitudine allaprire bocca e darle fiato. Una abitudine


che porta a promettere cose che poi si dimostrano impossibili da mantenere. A compiere scelte, che sono si molto
rapide e allapparenza magari popolari anche se di fatto
inapplicabili e che comunque oltre a moltiplicazione dei
costi provocano confusione e disuguaglianze.
Se per esempio si avesse la voglia di calcolare
quanto sia costata davvero la legge Fornero, si scoprirebbe
che al netto dei gravissimi guasti sociali e di quelli irrimediabili alle persone, lo stato ha sopportato e sopporta un
costo da improvvisazione molto ingente. Nessuno potrebbe oggi negare che se al posto dei tanti soloni che

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Cerano tante donne

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hanno ideato quella legge e i meccanismi per applicarla ci


fossero stati alcuni operatori di CAF e di patronato, si sarebbero risparmiati tempo e denaro e soprattutto si sarebbe evitato di scavare un ulteriore fossato nel rapporto
tra istituzioni e cittadini.
evidente che passare dal noi all io porta non
solo a saltare a piedi pari gli intralci della democrazia e
permette di sottrarsi anche alla pesantezza dello studio, dellapprofondimento e della verifica; alla noia del confronto
sui fatti. Si imposto ormai un modello di convivenza che
si basa sul primato del decidere che soppianta anche quello
del governare; in ci sta lalibi per chiunque ritenga che
comandare molto pi importante che dirigere.
I pensionati non hanno affatto bisogno di qualcuno che in ogni momento dica loro che cosa giusto o
sbagliato, senza neppure ascoltare il loro parere. Tanto
meno sentono la mancanza di qualcuno che spieghi loro
come si debbono organizzare e comportare. Servono invece: sindacalisti, politici o intellettuali che si impegnino
a promuovere il loro protagonismo.
Il protagonismo di tutti coloro che in altre sedi ho
definito i giovani di ieri, una definizione che permette di
definire i giovani, gli anziani di domani e di rendere meno
antipatica la definizione di unit tra le generazioni. Una
unit magari considerata fuori moda ma quanto mai necessaria.
Giovani di ieri e anziani di domani uniti allin-

PERCH HO DECISO...

terno di una grande coalizione sociale, intesa in modo moderno, che deve fare del protagonismo degli anziani, sia
quello collettivo che quello dei singoli, lasse portante del
proprio orientamento.
In questa prospettiva, tutti i cittadini anziani, con
pensione o senza, possono recuperare il tempo perduto e
il loro ruolo nella societ come nella famiglia.
Questa convinzione induce a immaginare un percorso lungo e faticoso, in una
realt dove crescono rabbia e
impotenza dalle
quali non dobbiamo per lasciarci sopraffare
se non vogliamo
correre il rischio
di ridurci a una
sorta di curva
sud neppure sufficientemente rumorosa e visibile.
Per tornare a contare e
ad essere protagonisti del futuro Piazza San Giovanni, luogo di tanti incontri

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SILVANO MINIATI UNA RAGIONE C

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del nostro paese, necessario comunque aiutare lemergere di una nuova e larga coalizione sociale.
Coalizione sociale, un obiettivo che Maurizio Landini ha
contribuito ad indebolire non poco presentandolo, a mio
modo di vedere, in modo equivoco e anche sbagliato.
In passato era pi facile capirsi, poich parlando
del sociale, disponevamo di punti di riferimento ritenuti
pressoch indiscutibili.
La classe operaia era uno di questi.
Classe operaia certo troppo sbrigativamente definita classe egemone, e ci anche quando la frammentazione ne stava gi contaminando la composizione e mentre
lirruzione sulla scena di fenomeni come loperaio massa,
il movimento delle donne e lambientalismo, ne segnavano
in profondo i contenuti politici e culturali, mettendo cos
in discussione molte certezze e tab del passato.
Se oggi guardiamo al futuro, dobbiamo prendere
atto che sarebbe del tutto impossibile anche discutere in
astratto di classe o di gruppi sociali egemoni.
La classe operaia oggi non per niente unita n
sui valori n sulle rivendicazioni.
Il mitico ceto medio ha sicuramente pi peso nelle
citazioni che nella realt. L esperienza importante ma non
certo gloriosa di Rete impresa lo sta a dimostrare.
La mitica Confindustria ha perso prestigio e forza,
ed ormai una associazione molto ridimensionata che si
mobilita essenzialmente per soldi. Pochi maledetti e su-

PERCH HO DECISO...

bito e per favore niente tasse, sembra essere ormai lo slogan che la tiene unita. Non possono infine aspirare a diventare classe egemone neppure le migliaia e migliaia di
tecnocrati, la cui vera matrice rimane lindividualismo.
Una coalizione sociale si pu quindi creare con la
pazienza di chi riflette bene sui passi necessari, pur avvertendo ovviamente lurgenza di risposte che vanno costruite
in fretta.
Una coalizione sociale senza il sindacato, non
neppure immaginabile. E qui emerge il primo grosso problema che abbiamo
di fronte. Il sindacato indispensabile per costruire
una coalizione sociale allaltezza dei
compiti attuali, ma
non scontato che
sia questo il sindacato che serve. E
detto con chiarezza,
lo ancora di
meno il sindacato
che propone Maurizio Landini.
In questa
Futuro da operai o destino da esodati?
mia convinzione,

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SILVANO MINIATI UNA RAGIONE C

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non c nessuna adesione alla moda odierna che propone


Landini nel ruolo di nemico a prescindere. E neppure
nessuna compiacimento verso coloro che ogni qualvolta si
parla di CGIL, CISL e UIL, delle loro difficolt e magari
dei loro errori non perdono occasione per riproporci la
mitica rifondazione del sindacato. Tanto meno possiamo
considerare utile la posizione di chi propone uno schieramento sindacale
anti-Fiom pensando, magari in
perfetta buona
fede, che ci basterebbe a migliorare la situazione.
Non si pu
essere per parte
importante e per
certi versi determinante di una
rinnovata e moderna coalizione
sociale se non si
fanno i conti con
una storia come
quella di CGIL,
CISL e UIL e in
Sognare non ancora proibito
particolare con

PERCH HO DECISO...

quella dei metalmeccanici. Una storia certo gloriosa ma


anche influenzata da concezioni con le quali prima o dopo
tutti dovremo fare i conti. Si tratta di concezioni ancora
oggi in aperta contradizione con lo stesso concetto di coalizione sociale.
I metalmeccanici sono stati sicuramente fondamentali nelle lotte di questi decenni, spesso divisi tra loro
su aspetti importanti ma uniti sui nodi decisivi dellenergia
e dellambientalismo e della scelta tra ferro e gomma, sulla
mobilit e non sempre con scelte positive. Tra i metalmeccanici hanno resistito infatti convinzioni comuni e comportamenti che hanno impedito loro di svolgere un ruolo
di traino e di avanguardia allinterno dellintero movimento sindacale.
Furono ad esempio le posizioni tardo operaiste alla
base di una visione economicistica che originarono anche
errori che non sono stati ancora rimossi con chiarezza. Si
tratta di errori che hanno chiamato in causa la concezione
stessa del sindacato e la sua natura confederale. Mi riferisco ad esempio alla convinzione che i pensionati, in
quanto non partecipanti attivi al processo produttivo, fossero comunque da considerarsi cittadini speciali, se non
di serie B da parte nel sindacato, quello vero. ovvio
che con questa affermazione, estremizzo molto il mio pensiero, ma quando si tratt di organizzare il referendum
sulla legge Dini, si evidenzi una grave spaccatura tra i metalmeccanici e il resto del movimento sindacale. Tutto il

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SILVANO MINIATI UNA RAGIONE C

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movimento sindacale sostenne infatti la scelta di ricorrere


al voto, ma si spacc sul diritto e sul modo di esprimerlo.
I sindacati dei metalmeccanici, pressoch unanimi, sostennero che i pensionati non facendo pi parte di coloro che
partecipavano al processo produttivo, non avrebbero dovuto avere diritto di voto o almeno di essere confusi con i
lavoratori in attivit.
Questo modo di pensare era tra i metalmeccanici
molto difuso. La FIOM ci aggiungeva semmai il carico da
11 con laffermazione che i pensionati erano tanti e facilmente manovrabili dagli apparati di CGIL, CISL e UIL e
che quindi doveva essere loro impedito di pesare eccessivamente sullesito del voto.
Se abbiamo chiaro che la coalizione sociale non si

Salute e ambiente un obiettivo da realizzare

PERCH HO DECISO...

crea senza un apporto determinante del movimento sindacale, dobbiamo prendere atto che il sindacato deve oggi
scegliere chiaramente lottica del Sindacato dei cittadini.
Quando parlo del Sindacato dei Cittadini, spero
che sia chiaro che non c in me nessuna tentazione di rivendicare meriti postumi per la UIL di Giorgio Benvenuto. Il sindacato dei cittadini che serve oggi cosa molto
diversa da quello prospettato ieri.
Parlo di Sindacato dei cittadini, non per riaprire
polemiche su quello che poteva essere e non stato, ma
semplicemente per ricordare che serve prima di tutto la riscoperta del primato della confederalit, che pu essere rilanciata solo se si sceglie appunto lottica del Sindacato dei
cittadini e della ricomposizione generale della societ, il
che significa che per le confederazioni molti compiti attuali
vanno invece trasferiti da centro al territorio. Parlando di
riscoperta dellottica del Sindacato dei cittadini, dobbiamo
avere presente che si tratter di un processo che non potr
essere realizzato in tempi rapidissimi, mentre le emergenze
che sono sotto gli occhi di tutti sollecitano tutti a fare presto.
comunque certo che la pigrizia nellaffrontare
scelte coraggiose, fa apparire sonnacchiosi e fa perdere al
sindacato ulteriore efficacia e credibilit. Tra le tante scelte
che appaiono necessarie e urgenti, esistono quelle di sostanza ma anche quelle di immagine che andrebbero comunque realizzate, come ad esempio quelle relative ai

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SILVANO MINIATI UNA RAGIONE C

servizi e agli organismi collaterali oltre a come ridare ruolo


e slancio agli strumenti attivati unitariamente fino dalla
loro nascita.

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Lesperienza ha dimostrato che pi facile a dirsi che a farsi

PERCH HO DECISO...

I patronati e i CAF sono oggi nellocchio del ciclone, o pi brutalmente nel mirino di avversari che sparano ad alzo zero. Avversari che non sanno bene che cosa
sia un CAF o un patronato, ma hanno chiaro che andrebbero tolti di mezzo.
Questa azione dissennata contro Caf e patronati
avviene ignorando del tutto i risultati ottenuti anche nel
sopperire alle manchevolezze dello Stato. La scelta di tagliare loro mezzi essenziali proprio mentre aumenta il carico dei compiti e adempimenti loro richiesti per leggi o
tramite circolari la dice lunga sui disegni del governo. Dovremmo avere chiaro ormai che CAF e patronati, allinterno di una logica confederale che incoraggia al massimo
buoni rapporti diplomatici e unit dazione, mantenendo
attiva per una concorrenza molto forte, diventano ogni
giorno pi vulnerabili. ormai evidente che lautonomia
gestita allinsegna della concorrenza e della ricerca del primato della singola sigla rende tutti pi deboli, impedisce
un uso razionale delle nuove tecnologie e favorisce la concorrenza, che nasce e si sviluppa anche allesterno in ambito extra sindacale. Viene fatto di chiederci quanti atti
di ostilit e tagli serviranno ancora per indurre tutti a una
constatazione elementare. Se siamo davvero tutti convinti
di essere sulla stessa barca, la barca va difesa e attrezzata
per raggiungere sponde sicure.
Esistono anche strumenti unitari; pensiamo ad
esempio alla Fitel che le confederazioni hanno promosso

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SILVANO MINIATI UNA RAGIONE C

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dando per spesso limpressione di non crederci davvero


fino in fondo.
ormai chiaro che larea del turismo, della ricreazione, della conoscenza e valorizzazione del nostro patrimonio paesaggistico e artistico tende sempre pi ad
ampliarsi e ad essere investita da centinaia di iniziative
spesso anche molto convenienti e intelligenti.
Iniziative che per nascono e si sviluppano spesso
fuori dallambito sindacale. In ambito sindacale allinterno
di ognuna delle confederazioni che hanno compiuto la
scelta unitaria restano intatti alcuni atteggiamenti che potrebbero tornare buoni domani nel caso la scelta di dar
vita alla Fitel non avesse successo.
Viene fatto di chiedersi che forza possa avere una
iniziativa nuova se coloro che decidono di intraprenderla
danno limpressione di essere preoccupati di che cosa si
potr fare quando liniziativa unitaria dovesse fallire.
Se cos non , occorre allora abbandonare, sia
quando si in presenza di organismi nuovi unitariamente
gestiti, sia quando si decida sempre unitariamente di ridare
vita e ossigeno a strumenti esistenti, la vecchia e deprecabile abitudine di considerare le scelte di sedi unitarie,
come nuove occasioni di parcheggio per dirigenti ritenuti
ormai obsoleti.
Esiste infine un terreno di rinnovamento e rafforzamento del sindacato e della sua possibilit di essere parte
essenziale della coalizione sociale che almeno allapparenza

PERCH HO DECISO...

richiama allantico.
Mi riferisco al diritto di sciopero, e cio a un diritto, le cui modalit di esercizio sono determinanti anche
per la sua difesa. So bene che non molto elegante ricorrere alla citazione di se stessi o allaffermazione del io
lavevo detto,
ma in questo
caso non posso
rinunciare a ricordare
che
tanti anni fa, in
un libro scritto
assieme a Vittorio Liguori (dirigente
UIL
dellINPS) dedicato al diritto di
sciopero e al
suo esercizio,
paventavo il rischio che lesercizio del diritto
di sciopero se
affidato esclusivamente alla categoria o al
Un obiettivo ancora attuale
gruppo interes-

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sato al conflitto senza un contrappeso evidente che riconoscesse linteresse dei cittadini utenti, ci saremmo potuti
trovare un giorno di fronte migliaia di cittadini appiedati,
anche senza preavviso, da quattro ingegneri di una cabina
di comando della metropolitana che avessero deciso uno
sciopero senza consultarsi con nessuno.
Un esempio quello di allora niente affatto campato
in aria.
Di fronte ad episodi come le assemblee di Pompei,
del Colosseo e di Caserta o agli scioperi dei tramvieri o
dei vigili urbani di Roma, a volte anche dividendosi, il sindacato ha assunto posizioni niente affatto convincenti. Ma
quello che peggio che si lasciata intatta la sensazione
che al suo interno ognuno decide come vuole.
Ritornare a una regola che preveda che la categoria
soprattutto nei servizi rimane titolare della contrattazione
e quindi anche del diritto di sciopero che pu per essere
esercitato solo dopo che gli organismi confederali si siano
pronunciati e ne abbiano condiviso la proclamazione pu
anche non piacere e far gridare allo scandalo i custodi inflessibili dellautonomia di categoria. Se si guarda alla realt e si prende atto di come il movimento dei lavoratori
si stia frantumando e di come al nord si ignori di fatto
quello che succede al sud o del perch i dipendenti del
pubblico impiego rischino di rimanere soli mentre sono
chiaramente sotto attacco e stanno pagando, in diritti e salario prezzi altissimi. Di fronte a tante difficolt, non mi

PERCH HO DECISO...

posso esimere dal richiamare lattenzione su unaltra fase


molto dura della nostra esperienza.
In quella fase il sindacato confederale era in
grande difficolt e per non pochi appariva definitivamente
spacciato.
Il corporativismo sicuramente in forte ripresa, in
molti settori, il sindacato del tutto e subito sembrava affermarsi; nascevano tanti comitati, tante piccole associazioni e tutto sembrava assolutamente ingovernabile.
UILP, SPI e FNP non si lasciarono zittire n da chi
aveva scelto la strada dellestremismo, n da chi offriva la
scorciatoia di politiche, tipo partito dei pensionati che collocassero i pensionati di fatto fuori dal mondo sindacale.
Riconfermammo allora che senza un forte ancoraggio allesperienza del sindacalismo confederale, i pensionati non
avrebbero potuto andare da nessuna parte. Non sempre e
non da tutti questo ruolo dei pensionati fu apprezzato e
riconosciuto nella sua reale portata.
A piazza San Giovanni in cinquecentomila gridammo alto e forte il nostro sentirci ed essere confederali
e di voler esserlo ricercando sempre lunit tra noi e soprattutto con i giovani. sulla strada del rilancio dellunit
dei giovani di ieri con gli anziani di domani che possiamo
ritrovare oggi la bussola per non perderci ulteriormente di
vista e per ridiventare protagonisti del nostro futuro.

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Relazione di
Silvano Miniati
al Comitato Centrale della
UIL Pensionati
Grand Hotel Ritz. Roma, 19 ottobre 2007

RELAZIONE DI SILVANO MINIATI

ellesperienza di ognuno di noi viene, prima o


poi, il momento in cui non davvero facile far
combaciare razionalit e sentimenti o, pi semplicemente, come diceva un mio vecchio e caro amico mugellano, far s che sia il cervello e non il cuore a decidere.
La ragione mi ha sempre spinto a pensare che il rimanere
troppo a lungo nello stesso incarico, di primo piano, ri-

Eravamo sempre tantissimi

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SILVANO MINIATI UNA RAGIONE C

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schia di non rappresentare un fatto positivo, n per chi


quellincarico lo ricopre, n per lorganizzazione che chiamato a dirigere.
Dal Congresso di Pesaro ad oggi sono passati tanti
anni. Un percorso non sempre agevole, allietato e supportato da esperienze davvero entusiasmanti, sul piano umano
come su quello politico e, soprattutto, dallincontro e dal
lavoro comune con tantissime donne e uomini che hanno
rappresentato la vera ricchezza della Uilp. Donne e uomini dai quali ho ricevuto molto, cercando a mia volta di
ricambiare, impegnandomi al massimo, riuscendovi ovviamente solo in parte.
Amici e compagni, alcuni dei quali non sono pi
tra noi; altri non pi attivi nel sindacato per ragioni di salute oltre che di et, tanti altri, ancora oggi, impegnati per
la promozione sociale e politica degli anziani e la difesa dei
loro diritti e della loro dignit.
Nel corso degli anni accade di confrontarsi con
amici e compagni che ti segnalano lesigenza di un profondo rinnovamento del sindacato, a volte lo fanno in
modo polemico. Tu sei uno dei pi convinti e, talvolta,
dei pi esposti, e ti accade anche di incontrare amici che
ti chiedono, magari anche con un po di malizia, da quanti
anni ormai sei segretario generale.
Ritorno allora con la mente al Congresso di Pesaro, che mi elesse Segretario con Vittorio Pagani e Paolo
Tisselli. Mi ricordo quando con Vittorio e con Paolo iniziai

RELAZIONE DI SILVANO MINIATI

il percorso in un sindacato che al momento era solo una


sigla, senza sedi, senza risorse e pochissimi iscritti. E ho
sempre ben presente che in Confederazione a parte Giorgio Benvenuto erano davvero in pochi a ritenere che anche
nella Uil dovesse nascere un vero sindacato dei pensionati.
Prima di decidere ho preso atto che rispetto al
punto di partenza, di tempo
ne passato
tanto, e che per
coerenza
con
quanto ho sempre pensato dovevo prendere
atto che era davvero venuto il
momento di passare la mano.
Passare la
mano. Facile discuterne
in
modo accademico.
Molto
complicato invece e per certi
versi
anche
Contavamo le teste... e non le gambe
molto duro deci-

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SILVANO MINIATI UNA RAGIONE C

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derlo in concreto quando la scelta ti riguarda direttamente


e significa, in poche parole, che da un giorno allaltro non
sarai pi Segretario Generale della Uilp.
Se fossi stato chiamato a decidere di ritirarmi semplicemente per ragioni di et perch vicino ai settantacinque anni o perch Segretario Generale da quasi ventanni,
avrei potuto trovare ancora tante ragioni o pretesti per ritenermi ancora utile e necessario almeno fine al prossimo
Congresso.
Se, per, alla consapevolezza degli anni di et e di
permanenza nellincarico si aggiunge la sensazione di rischiare di diventare un tappo per il rinnovamento e, soprattutto, un intralcio serio nei rapporti con la
Confederazione, allora il momento di passare la mano non
pu essere rinviato.
Con voi tutti ho avuto per tanti anni un rapporto
bellissimo; mi avete espresso una stima e una considerazione che non erano confondibili con lomaggio a chi comanda. Stima e considerazione che non hanno per
evitato linsorgere di polemiche e di confronti a volte
anche molto duri, ma mai distruttivi.
Mai distruttivi, perch, per merito di tutti, la Uilp
non mai stata considerata una macchina e neppure un
fine. Pi modestamente ci siamo tutti considerati parte di
un mezzo a disposizione degli anziani per difendere i loro
diritti e affermare il loro ruolo nella societ e la loro dignit in generale.

RELAZIONE DI SILVANO MINIATI

Per dirla in breve, ci siamo collettivamente sentiti


un sindacato della solidariet, della conoscenza e della proposta e non una semplice macchina per produrre tessere e
quote.
Proprio sulla concezione del sindacato, ho registrato spesso una distanza molto evidente rispetto a chi,
prevalentemente fuori dalla Uilp, guardava a noi con perplessit e diffidenza.
Nel corso della mia esperienza di Segretario Generale, mi capitato anche di essere accusato di eccessiva lentezza nel prendere decisioni e di paternalismo per il mio
modo di concepire i rapporti umani, soprattutto quando
si trattato di sostituzioni e di cambi allinterno della dirigenza della Uilp ai vari livelli.
Per alcuni dirigenti, soprattutto orizzontali molto
influenti nelle strutture di territorio, inconcepibile che
si debbano impegnare settimane o mesi per sostituire un
quadro sindacale, magari di una piccola e insignificante
realt territoriale, consumando a tal fine riunioni, incontri
e mediazioni.
Questi dirigenti sindacali pensano che sia giusto
fare in fretta a prescindere, perch il mondo corre e non
c tempo da perdere, e non ritengono fondamentale che
un sindacato, per essere veramente allaltezza del suo compito, debba essere soprattutto una comunit, in cui il rispetto della dignit delle persone e la loro valorizzazione,
sempre e comunque, rappresentino valori irrinunciabili.

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Si tratta evidentemente di dirigenti e quadri sindacali che


non colgono lenorme differenza che esiste tra essere autorevoli ed essere autoritari, perch per loro non necessario convincere, basta comandare.
Si tratta di persone che non hanno la consapevolezza che se sei autorevole lo sei sempre, mentre autoritario
puoi esserlo solo fino a quando hai il vento in poppa, poich quando cambia il vento chi ti ha incensato fino a ieri
o ha finto di farlo potr facilmente diventare il tuo peggior nemico.
Non intendo fare prediche a nessuno e neppure
addentrarmi nel campo delletica, ma pi semplicemente
rivendicare per tutti noi, e quindi anche per me stesso, il

Uniti contavamo di pi

RELAZIONE DI SILVANO MINIATI

merito di aver costruito unorganizzazione di donne e uomini che, operando collettivamente, sono riusciti a combattere, a volte efficacemente, altre volte meno, il rischio
dellindividualismo e dellattrazione spesso negativa che il
potere esercita, anche quando il potere da gestire davvero
poca cosa.
Questo modo di intendere il sindacato e il nostro
impegno ci hanno permesso di ottenere, sia sul piano politico sia su quello culturale e umano, eccellenti risultati
che non possono essere ignorati da nessuno.
Abbiamo costruito negli anni unorganizzazione
che ha da tempo superato il mezzo milione di iscritti.
Donne e uomini reali, che hanno sottoscritto una delega
attraverso la quale ogni mese il loro contributo fa vivere e
crescere la Uilp e se permettete anche la confederazione.
Disponiamo oggi di unorganizzazione che dimostra un forte senso di appartenenza, senza per scadere nel
corporativismo. Unorganizzazione spesso molto critica nei
confronti della Confederazione ma composta da militanti
pronti ad ogni sacrificio per difenderla e non perch lo stabilisce lo Statuto, ma perch radicata in tutti noi la consapevolezza che si fa parte di un universo chiamato
movimento sindacale e che fuori dallambito della Confederalit non ci pu essere per la Uilp e per gli anziani in
generale alcun futuro positivo. Una consapevolezza che
frutto dellimpegno costante di un gruppo dirigente illuminato, che non ha mai confuso la critica seria anche dura

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con le posizioni di chi pensa invece che si potrebbe fare a


meno della Confederazione.
Ogni giorno, migliaia di nostri militanti sono impegnati nelle Leghe, nelle Camere sindacali, come volontari del Caf, dellItal, dellAdoc e dei servizi. Svolgono
queste attivit gratuitamente o, al massimo, con modesti
rimborsi spese. Ogni giorno, migliaia di nostri iscritti, quadri, dirigenti sono inoltre impegnati nella vertenzialit territoriale.
risaputo, che si tratta di amici e compagni spesso
scomodi, perch non nascondono le proprie opinioni, che
a volte protestano anche ad alta voce quando si imbattono
in dirigenti confederali o di categoria a loro parere inadeguati, e a gestioni dove emergono sprechi e sciatterie, convinti fermamente che fare sindacato richieda passione e
profonda conoscenza dei problemi. Sono donne e uomini
consapevoli e orgogliosi del fatto che il sindacato di oggi,
con i suoi pregi e i suoi difetti, anche figlio del loro impegno di anni; e proprio per questo credono sia giusto continuare a impegnarsi per renderlo ancora pi forte,
efficiente e rappresentativo.
Non sono mancati e non mancano dirigenti camerali e dei servizi che alle critiche hanno reagito e reagiscono
in modo negativo. In quelle realt, la Uilp non riesce a crescere. I risultati sono sotto gli occhi di tutti, molti amici e
compagni hanno abbandonato il campo e la stessa Uilp
rimasta non solo agli occhi di pensionati poco pi di una

RELAZIONE DI SILVANO MINIATI

semplice sigla, non si sviluppata almeno quanto era possibile e necessario.


Il paradosso che quei pensionati scomodi si sono
allontanati, o sono stati allontanati, mentre parte di quei
dirigenti decisamente inadeguati spesso invece rimasta
al proprio posto, riproponendo le proprie formule e le proprie convinzioni e soprattutto la propria arroganza, e facendo s che la Uil continuasse a percorrere strade
sbagliate combinando guai anche sul piano economico.
Si tratta di dirigenti che abbiamo trovato sempre
in prima linea nel rinfacciarci i nostri limiti, a partire dalla
esiguit numerica rispetto a Spi e Fnp. Persone che hanno
ottenuto spesse volte anche il consenso di dirigenti di categoria, che continuano a criticare la UILP e intanto mantengono il pi rigido riserbo sui loro iscritti e sui bilanci
della propria categoria.
Dico queste cose con chiarezza e anche con crudezza, perch ritengo che il nuovo Segretario Generale e i
suoi collaboratori, in stretto rapporto con la Confederazione, dovranno da subito fare i conti con quella che altrimenti rischia di diventare una reale difficolt.
Va detto adesso che in alcune province non c affatto attorno ai pensionati un adeguato spirito di solidariet. Anzi talvolta non mancano coloro che con eccessiva
disinvoltura affermano che i pensionati sono troppo ricchi
e gestiscono troppe risorse e che ora di verificare come
le utilizzano. Si commette, in questo modo, magari sem-

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plicemente per la tendenza di alcuni a aprire bocca e darle


fiato, un grave errore, oltre che una palese ingiustizia.
Non infatti vero che le risorse a disposizione dei pensionati siano cos consistenti. I bilanci che sono a disposizione di tutti, lo dimostrano. In secondo luogo, non ci si
rende conto di quanto sia rischioso usare larma del sospetto, anche solo accennato, quando si parla di risorse,
senza conoscere davvero le cose di cui si parla.
Sarebbe comunque buona norma che ognuno,
prima di parlare dei bilanci degli altri, parlasse del proprio
e cercasse comunque di spiegarsi e di spiegare il perch
con pochi soldi la Uilp riuscita a fare tante cose utili per
se e per la confederazione.
Sarebbe ora di adottare su questo terreno un comportamento confederale lineare e davvero valido per tutti.
A partire dalla adozione di regole chiarissime che stabiliscano che quando si hanno dimostrazioni di comportamenti scorretti, si ricorre alle scelte politiche e alla
magistratura. Quando, invece, si tratta di calunnie, i calunniatori vanno sbugiardati e chiamati a rispondere politicamente e penalmente dei loro comportamento. Che i
casi ai quali pensiamo siano per fortuna davvero limitati
rende evidente che le regole di trasparenza e correttezza
sono importanti anche quando valgono in un caso su
mille.
Per evitare, una volta per tutte, comportamenti che
non aiutano certo la crescita dellintera organizzazione, si

RELAZIONE DI SILVANO MINIATI

dovrebbe compiere anche statutariamente una scelta


chiara e decidere di renderla obbligatoria per ogni livello
della Confederazione categorie, strutture territoriali oltre
che per confederazione. Servirebbe una vera e propria sessione di bilancio da realizzare mettendo a disposizione di
chi poi sar chiamato ad approvare i bilanci tutte le documentazioni necessarie e compiendo uno sforzo per collegare strettamente le scelte di bilancio al modello di
sindacato che si intende costruire.
Ho ricordato prima che quando a Pesaro fui eletto
assieme a Paolo e
Vittorio in segreteria nazionale,
partimmo non
avendo in cassa
neppure un centesimo e non disponendo
di
nessuna sede in
propriet ne a
Roma ne sul
resto del territorio. In questi
anni,
grazie
anche agli accordi realizzati
Ogni cartello un pezzo di storia

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SILVANO MINIATI UNA RAGIONE C

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con Benvenuto prima e Larizza dopo, la Uilp ha goduto


di un trattamento di favore per quanto riguarda la ripartizione delle quote. Ogni anno abbiamo potuto usufruire di
un trattamento leggermente pi favorevole a quello previsto poi con la gestione Angeletti Carannante che fissava
rigidamente al 50% la quota a noi spettante. Va chiarito
che quel modesto 2/3% in pi che ci ha permesso di coprire i costi di tante manifestazioni nazionali, della incentivazione per le nuove deleghe e dellapertura di decine di
nuove leghe si trasformato in un affare per la Confederazione oltre che in un deciso rafforzamento per la Uilp.
Si verificato cos una sorta di miracolo che vista
laria che tira rischia di non essere ripetibile nel tempo.
Abbiamo teoricamente dato di meno ma alla fine abbiamo
versato molto di pi. Il fatto che oggi lasciamo un organizzazione con un patrimonio ingente sul quale non grava un
centesimo di mutuo o di debiti dovrebbe essere da tutti ritenuto un esempio concreto di come i soldi dellorganizzazione si possono davvero spendere bene, onorando il
principio che le risorse sono comunque del sindacato e
non dei singoli dirigenti.
Una lettura attenta dei bilanci della Uilp e della
Uil dimostra senza ombra di dubbio, quale sia stato nel
corso degli ultimi venti anni il contributo della Uilp al bilancio della Confederazione. Un contributo che ha rappresentato per la Confederazione un sostegno davvero
essenziale.

RELAZIONE DI SILVANO MINIATI

Insisto su questo aspetto, non tanto per ribadire


ancora una volta che i nostri conti sono sempre stati e
sono a disposizione di tutti e visibili per chiunque volesse
capire come vengono utilizzate le nostre risorse, quanto
piuttosto perch uno dei nodi che durante lultima parte
della mia gestione non siamo riusciti a risolvere e , che
anzi, diventato fonte di tensione nei rapporti con la Confederazione stato proprio quello della ripartizione delle
risorse.
Intendo chiarire subito che anche con il mio consenso fu ratificata dal Comitato centrale della Uil la norma
che stabilisce che le risorse derivanti dai pensionati andavano suddivise in parti uguali tra Confederazione e Uilp.
Una norma che esisteva anche ai tempi del Congresso di Pesaro e che nel corso degli anni era stata applicata con elasticit e sagacia, facendo s che alla Uilp non
venissero mai meno i mezzi per il suo sviluppo. Parlando
di mezzi essenziali mi riferisco ovviamente alla parte dedicata al mantenimento e allo sviluppo di strutture importanti, in particolare i sindacati provinciali e le leghe.
Questa norma stata rimessa in discussione negli
ultimi anni ed stata riproposta in occasione della Conferenza nazionale di organizzazione. emersa, in questa
occasione, da parte della Confederazione, uninterpretazione via via sempre pi rigida e qualitativamente molto
diversa rispetto al passato.
Noi abbiamo ritenuto che le norme organizzative

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SILVANO MINIATI UNA RAGIONE C

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debbano essere sempre adeguate alle scelte politiche e non


viceversa. Se, a conti fatti, si scoprisse che il 50% delle risorse non sufficiente alla Uilp per continuare a crescere,
sarebbe quel 50% che andrebbe messo in discussione.
vero infatti che negli
anni passati, la
Uil ha ottenuto complessivamente
dalla
Uilp
qualcosa di
meno di quel
mitico 50%,
ma possiamo
affermare
senza tema di
smentita che
in
questo
modo
abbiamo ottenuto per noi e
per la Uil risultati positivi
che non vi sarebbero stati se
Gli amici e i maestri lo sono per sempre
si fosse accet-

RELAZIONE DI SILVANO MINIATI

tata lidea che le regole vanno prese alla lettera come se


fossimo allinterno di una caserma. Una ripartizione moderatamente a nostro favore ci ha consentito di investire
bene e di ottenere risultati che sono sotto gli occhi di tutti.
Quella ripartizione di favore di cui abbiamo goduto e della quale abbiamo sentito straparlare, ci ha permesso di crescere e di dotare la Uilp, che come ricordato
si collocava a partire da Pesaro da Patrimonio e Cassa Zero,
di un ingente patrimonio costituito da sedi nazionali e locali, nessuna gravata da mutui n da debiti. Possiamo a
buona ragione affermare che la Confederazione ha rinunciato almeno teoricamente ad una piccola quota del suo
avere ricavandone benefici davvero consistenti. Tutto ci
stato possibile grazie al sacrificio dellinsieme della Uil
Pensionati e della capacit di non perdere mai di vista che
le risorse della Uilp erano patrimonio dellintera organizzazione e non dei singoli dirigenti che magari si distinguevano nel preoccuparsi delle troppe risorse lasciate ai
pensionati e non battevano per ciglio quando una parte
di queste veniva, anche con il nostro consenso utilizzata
per tappare i loro buchi di bilancio. Ed chiaro che se gli
iscritti alla Uilp dovessero smettere di crescere, o addirittura dovessero diminuire, un aumento delle risorse per la
Confederazione si tradurrebbe non in maggiori ma in minori entrate per la Confederazione stessa.
Il patrimonio di sedi: quello nazionale come quella
di Roma e di tante province e regioni cresciuto progres-

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SILVANO MINIATI UNA RAGIONE C

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sivamente. Oggi anche a nome vostro lascio al nuovo segretario generale e ai nuovi dirigenti, un patrimonio davvero ingente, che oltre tutto non gravato da nessun
debito pregresso e da nessun mutuo da onorare.
Chi giudica, a volte con superficialit, landamento
del nostro tesseramento dal Congresso di Pesaro in avanti,
considerando la nostra crescita insufficiente; chi confronta
lesperienza della Cgil e della Cisl con la nostra, per ricavarne argomenti a sostegno di un giudizio non positivo
sulla Uilp, guarda solo ad una parte della realt e certo
non ci rende giustizia, ma soprattutto dimostra una concezione dei sindacato assolutamente miope e burocratica
e alla lunga perdente.
Negli ultimi anni, infatti, il nostro ritmo di crescita
stato pi accelerato di quello di Spi e Fnp. E questo malgrado il disinteresse di diverse categorie, che a parole condividono il concetto di osmosi, ma nei fatti lo negano.
Esistono addirittura ancora dirigenti di categoria prestigiosi che pur essendo in pensione non sono iscritti alla
Uilp. Anche lapporto decisivo e indispensabile dellItal
comunque pi contenuto di quello che i patronati di Cgil
e Cisl garantiscono a Spi e Fnp. Va poi detto che il contributo del Caf rischia di diventare meno significativo con il
passare del tempo e il mutare delle norme.
In realt la nostra crescita dipesa e dipende per
circa due terzi direttamente dalla Uilp, dai nostri attivisti,
quadri e operatori presenti sul territorio e dalle collabora-

RELAZIONE DI SILVANO MINIATI

zioni strette con categorie quali i ferrovieri le poste, la


scuola; dallimpegno dellUnione Italiani nel Mondo che
svolge assieme allItal un grande lavoro tra gli italiani residenti allestero.
I dati degli ultimi anni, se letti correttamente, possono fornirci indicazioni utili per evitare errori che potrebbero rivelarsi davvero gravi.
Questi dati ci dicono che a fare della Uilp unorganizzazione che riscuote una grande considerazione sono
soprattutto la nostra immagine, il nostro progetto, la nostra capacit di essere presenti in tante iniziative, anche in
quelle che apparentemente sembrano aver poco a che vedere con il sindacato. Sono le nostre attivit di solidariet
non solo in Brasile, ma anche in Italia; sono i nostri rapporti con grandi personaggi del mondo della Cultura,
della Scienza, della Chiesa; le nostre battaglie contro i privilegi previdenziali e per lapprovazione di una legge sulla
previdenza che applichi a tutti la stessa normativa, senza
eccezioni e senza deroghe; il nostro impegno quasi ossessivo nellaffermare la necessit di un profondo cambiamento culturale, che risponda alla rivoluzione demografica
degli ultimi decenni e che collochi le persone anziane tra
i soggetti al centro delle politiche economiche e sociali.
Questa immagine, questa progettualit di ampio
respiro, questa spinta ideale non sono mai stati in contraddizione con limpegno quotidiano. Al contrario, abbiamo
sempre ritenuto che i servizi fossero importanti, che latti-

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SILVANO MINIATI UNA RAGIONE C

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vit quotidiana sul territorio fosse fondamentale. Ma abbiamo anche sempre pensato che non ci potesse essere concretezza senza la capacit di far sognare, che non si potesse
costruire qualcosa di piccolo senza immaginare un grande
progetto di futuro.
Se questo vero, occorre guardarsi dal rischio di
cadere nella trappola di affrontare il problema della scarsit di risorse problema reale e da non sottovalutare
con la mentalit del ragioniere.
Si compirebbe davvero una scelta suicida, infatti,
se dovesse prevalere la convinzione che la Uilp pu costare di meno e ottenere ugualmente i grandi risultati conseguiti fino ad oggi.
Certo, anche in una grande organizzazione, qual
la Uilp, ci possono essere spese superflue, sprechi o inefficienze, che vanno eliminati. Ma se invece in base ad un
calcolo ragionieristico si mettessero in discussione le risorse che rendono possibile mantenere una presenza efficace sul territorio, realizzare una formazione adeguata ai
tempi, garantire anche sul piano delle incentivazioni un
intervento in grado di contrastare efficacemente, soprattutto al Sud, il proliferare delle sigle sindacali, allora i contraccolpi potrebbero essere davvero gravi. Se non si capisce
che le sedi territoriali vanno non solo aperte, ma poi anche
mantenute in vita evitando il rischio che si esulti quando
si conquistano nuovi iscritti e si rimanga inattivi quando
landamento o la chiusura di una lega rischiano invece di

RELAZIONE DI SILVANO MINIATI

far perdere quelli che cerano. Esistono sul territorio Leghe


che non possono pi crescere ma che vanno difese garantendo loro sostegno politico, organizzativo e finanziario.
Per le persone anziane, di oggi e del futuro, non
spira affatto un vento positivo e ci deve essere avvertito
come un campanello dallarme.
Nel senso comune emerge un atteggiamento di regressione evidente. Si tende a tornare a considerare linvecchiamento una palla al piede dello sviluppo, e le
politiche di welfare un costo intollerabile. Il principio
non produci e dunque non sei un cittadino a pieno titolo rischia di ridiventare dominante.
Occorre evidenziare, ancora una volta, che linvec-

Gli ideali non si asfaltano

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SILVANO MINIATI UNA RAGIONE C

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chiamento della popolazione un fenomeno naturale irreversibile un fenomeno per noi molto positivo con il
quale per necessario confrontarsi in modo chiaro, poich implica cambiamenti strutturali in tutta la societ. Un
fenomeno che non pu essere esorcizzato, utilizzando ricette che in nome della modernit si dimostrano poi assai
obsolete. Si deve capire che il rinnovamento necessario,
ma che il giovanilismo esasperato rischia invece di essere
un disastro.
Una societ realmente moderna deve sviluppare
una seria politica a 360 gradi, in grado di ricomprendere
e riportare la specificit anziana in tutti i settori della vita
economica, sociale e politica, cos che possa essere sempre
fattore di sviluppo e non di regresso. Noi siamo convinti
che questa sia lunica strada possibile, se si vuole costruire
una societ che continui a crescere e che conservi una forte
coesione sociale.
Anziani come risorsa significa respingere il convincimento che linvecchiamento rappresenti un disvalore e
un peso per la societ: questo tarlo, a mio parere, sta facendo capolino e tende ad affermarsi anche nel mondo
sindacale.
Non possiamo neppure ignorare gli effetti negativi
che pu avere il rozzo operaismo alla Cremaschi di parte
della Fiom. Da un lato si difendono giustamente le pensioni di anzianit e dallaltro si contesta agli stessi pensionati il diritto di contare quanto gli altri iscritti,

RELAZIONE DI SILVANO MINIATI

considerandoli, di fatto, cittadini di serie B.


Questo rozzo operaismo emerso in modo evidente in occasione dellultima consultazione referendaria
di Cgil, Cisl e Uil, che ha dato peraltro risultati straordinari. Lunico voto vero, valido, secondo questa logica,
sarebbe quello espresso nelle fabbriche; gli altri voti, soprattutto quelli espressi dai pensionati, sarebbero voti inquinati in partenza in quanto influenzati eccessivamente
dagli apparati confederali e quindi privi di legittimit.
Questa visione negativa e al tempo stesso contraddittoria dellinvecchiamento emerge anche dalle opinioni
di economisti, quali Boeri, Treu, Nicola Rossi, che non
perdono occasione di riproporci, sia pure in modi diversi,
lantico e odioso slogan meno ai nonni e pi ai nipoti.
Continuano a ripetere che in Italia si spende troppo per
la previdenza e poco per lassistenza e gli ammortizzatori
sociali, con una lettura di parte degli stessi dati statistici.
Questi pensatori utilizzano in modo strumentale
il ragionamento sulla gerontocrazia per arrivare alla conclusione che nella politica, nel sindacato e nelle scelte dei
governi il peso degli anziani comunque eccessivo.
In questo modo si stravolge la realt.
Esiste sicuramente un problema di ricambio generazionale in molti campi della societ, dalla politica al lavoro, come anche nelle professioni, nella ricerca,
nelluniversit. innegabile la difficolt per i giovani di
arrivare ad occupare il loro posto nel mondo e di diventare

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SILVANO MINIATI UNA RAGIONE C

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adulti. Questo non vuol dire per che esiste un eccessivo


peso degli anziani nella societ. I politici anziani non sono
infatti l in rappresentanza della popolazione anziana,
detto con educazione e rispetto, sono prevalentemente
solo politici diventati vecchi.
Nella politica, nel mondo del lavoro, nelle scelte
economiche e sociali gli anziani, i loro bisogni, le loro
istanze non sono quasi mai rappresentati adeguatamente.
Il problema degli anziani e del loro ruolo nella societ e quindi anche nella politica e nel sindacato rimane dunque aperto e irrisolto.
Per quanto ci riguarda affrontabile solo se collegato anche al problema, pi generale, del sindacalismo

Rita e Giorgio momenti indimenticabili

RELAZIONE DI SILVANO MINIATI

confederale.
Dobbiamo avere chiaro che il problema non risolvibile semplicemente mantenendo buoni rapporti tra
le organizzazioni sindacali dei Pensionati e le Confederazioni.
Se il sindacato confederale non scioglier le proprie ambiguit, continuer ad essere condizionato da logiche troppo corporative e non sceglier con grande
determinazione la prospettiva del Sindacato dei Cittadini,
le contraddizioni tra confederazioni e sindacati dei pensionati saranno destinate ad acuirsi e coinvolgeranno sempre pi anche il rapporto sindacato - societ.
Altri sindacati, ad esempio quello tedesco, hanno

Incontro col Presidente Ciampi al Quirinale

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SILVANO MINIATI UNA RAGIONE C

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risolto a monte la contraddizione, non consentendo ai


pensionati di organizzarsi in quanto tali. I risultati di
quella scelta appaiono disastrosi e risultano comunque
poco convincenti anche per gli stessi fautori di quella
scelta.
Per fortuna, in Italia stata fatta una scelta differente. Cgil, Cisl e Uil hanno deciso con lungimiranza, consapevoli dei grandi cambiamenti in atto nella societ.
Quella scelta ha permesso la nascita di un grande movimento sindacale dei pensionati, che stato protagonista
di molte significative battaglie e ha contribuito allo sviluppo sociale e culturale dellintero Paese. Lorganizzazione
dei pensionati stata determinante anche per lelaborazione e lapprovazione di Leggi importanti per tutti i cittadini, penso ad esempio alla Legge Quadro sullAssistenza
o alla proposta di Legge per la tutela delle persone non autosufficienti, che stenta per ad arrivare in dirittura darrivo. Lesempio di Cgil, Cisl e Uil stato poi seguito da
altre organizzazioni sindacali, dalle Acli, dallUgl, dalle organizzazioni del lavoro autonomo, proprio perch quella
scelta rispondeva, e risponde, a un bisogno reale della societ.
Esistono perci oggi le condizioni per un impegno
teso a guardare davvero avanti, tenendo conto che il Sindacato dei Cittadini significa prima di tutto la consapevolezza che molti dei diritti essenziali di cittadinanza
dipendono ormai dalle scelte che si compiono sul territo-

RELAZIONE DI SILVANO MINIATI

rio, dalle politiche delle Regioni, dei Comuni, delle grandi


societ erogatrici dei servizi di pubblica utilit.
Il giorno in cui Cgil, Cisl e Uil scegliessero concretamente il modello di Sindacato dei Cittadini e, come conseguenza naturale di tale scelta, trasferissero sul territorio
buona parte del loro ruolo vertenziale e di proposta, potrebbero affrontare nel modo migliore le nuove sfide imposte dai cambiamenti nella societ e nel mondo del
lavoro. Un mondo del lavoro sempre pi frammentato e
difficile da rappresentare. Diventerebbe allora ancora pi
evidente il fatto che i pensionati organizzati costituiscono
singolarmente e collettivamente una risorsa irrinunciabile.
Un collante per mantenere politicamente e socialmente unito il Paese.
In questi ventanni, con luci e ombre, ci siamo impegnati a fondo a far s che la Uilp si lanciasse con coraggio
in tutte le iniziative che potevano favorire, anche indirettamente, il protagonismo degli anziani e il rapporto tra anziani e giovani. Personalmente, sono sempre pi convinto
che si tratti di due snodi fondamentali e che il modo in
cui saranno affrontati sar determinante per delineare la
societ di domani.
Purtroppo negli ultimi anni sono stati costantemente trascurati i bisogni e la richiesta di protagonismo e
di rappresentanza sia dei giovani sia degli anziani.
I giovani rappresentano di diritto il futuro, ma le scelte di
politica economica e sociale degli ultimi anni li hanno

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SILVANO MINIATI UNA RAGIONE C

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troppo spesso emarginati, lasciandoli nellincertezza e nella


precariet, scaricando in molti casi sugli anziani anche
lonere economico di mantenerli.
Gli anziani rappresentano un pezzo importante di
futuro. Gi oggi costituiscono un quinto della popolazione
italiana e sono destinati ad aumentare. La loro presenza
segner sempre pi la societ. dunque indispensabile investire sul loro potenziale, sulla loro capacit di produrre
reddito e lavoro, di trasmettere conoscenze, di favorire la
coesione sociale dentro e fuori le famiglie.
Occorre quindi un radicale cambiamento di prospettiva, che ponga giovani ed anziani al centro delle politiche economiche, sociali, culturali, come portatori di
diritti e di doveri. Non come avversari, ma come alleati.
Una grande alleanza tra giovani e anziani necessaria e, credo, anche possibile. Non unalleanza corporativa ma unalleanza per uno sviluppo coeso e solidale della
nostra societ. Unalleanza anche per difenderci da chi in
realt cerca di ignorare le potenzialit e il ruolo sia dei giovani che degli anziani.
Con questo spirito abbiamo giudicato positivamente i contenuti del protocollo sul Welfare prendendo
atto che per la prima volta si cercato di dare contemporaneamente risposte ai problemi dei lavoratori in attivit
dei pensionati, dei futuri lavoratori e dei precari, dei giovani e degli anziani, degli uomini e delle donne.
Una lunga fase nel corso della quale come sindacati dei

RELAZIONE DI SILVANO MINIATI

pensionati di Cgil, Cisl e Uil, pur impegnandoci a fondo


sul fronte delle proposte e su quello della mobilitazione,
abbiamo per purtroppo ottenuto ben scarsi risultati.
Negli ultimi due, tre anni, abbiamo cercato di tornare in
campo da protagonisti.
Questo rinnovato ruolo del sindacalismo dei pensionati apparso in modo evidente nel confronto sul Welfare.
Con lattuale Governo Prodi siamo stati coinvolti direttamente nella definizione del protocollo sul Welfare, potendo sostenere le nostre proposte e contribuendo in modo
significativo alla definizione della Legge 127, in un contesto
oggettivo di scarsit di risorse.
A coloro che hanno sminuito la portata dei miglioramenti che abbiamo conquistato, affermando che si trattava
di aumenti traducibili in pochi centesimi al giorno, dobbiamo ricordare che i problemi da affrontare erano, e sono,
tanti e le risorse a disposizione sono, e restano, limitate.
Abbiamo ottenuto limpegno per un tavolo di confronto annuale sulla perdita del potere dacquisto delle
pensioni che ci consentir in futuro di ottenere ulteriori
risultati positivi. stata una fase nel corso della quale, almeno in teoria, si sancito il ruolo negoziale dei sindacati
dei pensionati. Siamo tuttavia ben consapevoli che spesso
tra il dire ed il fare c di mezzo il mare.
In questa fase sono emerse alcune differenze con
Spi e Fnp. Lo Spi ha forse manifestato qualche visione settaria di troppo e la Fnp qualche tendenza a evidenziare

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SILVANO MINIATI UNA RAGIONE C

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negli accordi quello che ancora non c piuttosto che


quello che si ottenuto. Tuttavia, lunit tra le nostre tre
organizzazioni ha tenuto, cos come del resto aveva tenuto
in passato in anni ed in condizioni molto difficili.
Il convincimento dellimportanza, dellutilit e
della necessit dellazione unitaria non mai venuto
meno.
Certamente si ripropone lantica questione se ci si
debba accontentare di questa azione unitaria comunque
di grande valore o se si debba tentare per lennesima
volta di rilanciare lidea di un sindacato unitario di tutti i
pensionati, sperando di avere maggiore fortuna rispetto
al passato.
Oggi, con questi risultati alle spalle, per il sindacato confederale dei pensionati si apre una nuova stagione
di impegni.
Siamo tornati in campo e dobbiamo rimanerci,
perch la stessa situazione generale del Paese a richiederlo.
Dobbiamo restare in campo per ottenere la concreta attuazione dellaccordo sul tavolo annuale di confronto; Il confronto attivato deve essere convocato e produrre risultati
effettivi. Dobbiamo ottenere nella prossima legge finanziaria interventi per gli incapienti, sullIci e sulle tariffe e, soprattutto dobbiamo finalmente ottenere una buona legge
e stanziamenti adeguati per la non autosufficienza.
Dobbiamo restare in campo, perch le grandi

RELAZIONE DI SILVANO MINIATI

spinte partecipative che sono emerse dalla consultazione


sindacale sul protocollo dintesa e anche dalle primarie del
Partito democratico abbiano la meglio sul disfattismo e
sullantipolitica.
Il problema non rappresentato solo da Grillo.
Il nocciolo vero dellantipolitica certamente altrove. nellusare il linguaggio truce della guerra quando
si parla di politica; nel rivolgersi agli avversari come fossero
nemici, utilizzando quotidianamente termini quali staccare la spina, canna del gas, accanimento terapeutico.
in chi alimenta un clima torbido di rissa permanente.
In chi fomenta la campagna antitasse e invoca linsurrezione armata. In chi fa del generale Speciale una vittima

San Paolo del Brasile: centro Lo spazio dei sogni

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SILVANO MINIATI UNA RAGIONE C

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Una geniale opera dellarchitetto Francesco Orofino...

dei politici cattivi. In chi gode di privilegi del tutto ingiustificati. In chi utilizza la gestione degli enti pubblici per
soddisfare i propri interessi e alimentare proprie clientele.
In chi insulta la vecchiaia e i vecchi, ritenendoli
inutili.
Anche per questo, dobbiamo stare in campo. Per
contribuire a difendere le istituzioni e a ristabilire un clima
di serenit, di rispetto e di trasparenza e affermare unidea
diversa della politica. Una politica che si impegni collettivamente per il bene del Paese. Per contribuire ad impedire
che la pratica si trasformi in un fiume di insulti alle persone anziane o portatrici di diverse convinzioni politiche,
culturali e religiose.

RELAZIONE DI SILVANO MINIATI

Vorrei dunque cogliere loccasione della conclusione del mio mandato per riconfermare, e non in modo
rituale, personalmente ma anche a nome dellintera Uilp,
la nostra stima al Capo dello Stato, per limpegno che ogni
giorno dedica alla difesa delle istituzioni. Istituzioni che
sono il baluardo della democrazia.
Un saluto fraterno e una rinnovata espressione di
solidariet a tutti i Senatori a vita, con i quali in questi
mesi ci siamo sentiti in perfetta sintonia, proprio mentre
venivano insultati volgarmente , senza alcun rispetto n
per le loro prestigiose storie personali, n per il Senato
stesso.
Permettetemi di aggiungere un saluto e un ringra-

...trasforma la tettoia in amianto...

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SILVANO MINIATI UNA RAGIONE C

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...in un moderno teatro.

ziamento particolare ad una donna davvero eccezionale,


scienziata di valore mondiale, intellettuale di grande levatura, cittadina impegnata in tante battaglie per i diritti dei
deboli e dei discriminati. Mi riferisco come avrete capito
a Rita Levi Montalcini, che della Uilp da tanti anni
unamica preziosa, sempre disponibile a offrire il suo contributo, sia quando si tratta di problemi del nostro Paese,
sia quando si tratta delle nostre iniziative di solidariet,
particolarmente in Brasile.
Tante sarebbero le questioni che vorrei ancora trattare, ma davvero giunto il momento di concludere.
Come vi ormai noto nel corso della Direzione Uilp del
19 giugno scorso, con una comunicazione che stata

RELAZIONE DI SILVANO MINIATI

messa a disposizione di tutti, annunciai le mie irrevocabili


dimissioni. In quella sede fu deciso di avviare subito liter
per decidere della mia sostituzione. Un iter che prevedeva
che Luigi Angeletti avrebbe consultato individualmente
tutti i componenti della Direzione formandosi cos unopinione che avrebbe poi riportato in una successiva riunione. Una scelta, quella di Angeletti, di consultare tutti i
componenti della Direzione, che abbiamo apprezzato
come segno di sensibilit e rispetto per la categoria. Un rispetto e una sensibilit che in qualche occasione del tutto
mancata.
La riunione della Direzione della Uilp, al termine
delle consultazioni, si svolta il 10 ottobre. In quella occasione, Angeletti, anche con il mio consenso e tenendo
conto delle opinioni emerse dalla consultazione, ha ufficializzato la proposta al Comitato Centrale di eleggere oggi
Romano Bellissima Segretario Generale della Uilp.
Romano Bellissima: un sindacalista con alle spalle una
lunga esperienza di dirigente di categoria. Una scelta, dunque, dettata dal valore della persona e che, oltretutto, privilegia la soluzione interna. Una scelta, quindi, che si pu
compiere con convinzione e con la speranza che servir a
rafforzare la Uilp.
Per quanto mi riguarda, nellassumere la decisione
delle mie dimissioni, nel dichiararle irrevocabili e dunque
non sottoposte a voto, mi sono messo a disposizione della
Uil, chiarendo che, indipendentemente da quali potranno

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SILVANO MINIATI UNA RAGIONE C

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essere i miei compiti futuri, c un impegno che mi piacerebbe proseguire e, anzi, ampliare.
Vorrei continuare infatti a interessarmi delle nostre iniziative in Brasile rafforzando limpegno sul versante
solidariet.
Il mio cuore batte per il centro polivalente per
bambini e ragazzi di San Paolo, Lo Spazio dei Sogni, e
per il centro sociale di Americana, iniziative per le quali
moltissimo stato fatto ma molto resta ancora da fare. Iniziative delle quali credo dovremmo andar molto pi orgogliosi.
Nel porgere a Romano e a tutta la Segreteria i miei
auguri pi sinceri, e nellassicurare la mia collaborazione
ogni qual volta si render necessaria e verr richiesta, voglio riconfermare una cosa che ho detto spesso in questi
anni.
Nella Uil e soprattutto nella Uilp ho vissuto un
pezzo importante della mia vita, realizzando unesperienza
politica e sindacale bellissima. Dalla Uilp ho ricevuto davvero tanto e di tutto ci non posso che essere grato a tutti
e a voi in particolare.
A tutti voi quindi non solo un grazie di cuore ma
anche linvito a trasmettere a tutti i nostri iscritti il mio
ringraziamento e un sincero augurio di buon lavoro.

RELAZIONE DI SILVANO MINIATI

Ps: Ho parlato di cinquecentomila a Piazza San Giovanni.


Vorrei ricordare che allora si usava considerare le teste e
non le gambe perch non sentivamo il bisogno di ingigantire una presenza che era gi tanto significativa e parlava
da sola.
Roma Febbraio 2016

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La testimonianza di
Rita Levi Montalcini
Prepariamoci alla vecchiaia,
rimarremo giovani

(Intervento in occasione dellincontro promosso

dalla UILP presso lEur di Roma, 1990)

LA TESTIMONIANZA DI RITA LEVI MONTALCINI

i stato chiesto di parlare con voi in qualit di


rappresentante di questo famoso settore del italiani e del mondo che appartiene alla terza o alla
quarta et, o non so come si suol definire: mi stato chiesto
di parlare in veste della mia esperienza da neurologa, quale
donna che conosce come funziona il cervello e anche in veste
di persona che personalmente vive il problema dellinvecchiamento, ma lo vive in un modo, che direi quasi paradossale,
con gioia e con limpressione che questa sia let pi bella
della mia vita, dei miei lunghi cicli vitali. Ora io credo di
avere unet superiore a quasi tutte le persone presenti. Mi
ha stupito la giovanilit che ho visto nei visi, la forza, la freschezza che non pi mia, tuttavia, malgrado i miei anni si
vedano, dato che ho superato gli ottanta, io posso dire che
capiter ai tanti che come me raggiungeranno questa et, che
auguro loro di goderne come ne sto godendo io. E curioso
poter dire alla fine di questo lungo ciclo vitale che in nessuna
et io ho goduto tanto come in questa. Il motivo per cui ne
ho goduto forse che ho vissuto con passione la mia vita, e
questa passione iniziata quando ero giovanissima ed andata aumentando con la conoscenza dei problemi; perch ho
affrontato nella mia vita momenti non facili i li ho superati

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SILVANO MINIATI UNA RAGIONE C

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tutti. Posso dire che non ho mai temuto niente, cos come
non temo oggi quello che pu capitare e naturalmente la
morte il minore dei guai ai quali alla mia et si fa fronte.
I peggiori sono la decadenza mentale, su cui lavoro con tale
intensit e con tale piacere che penso che questo sia una
prova che let non porta di necessit ad una diminuzione
delle capacit intellettuali. Questo uno di quei progressi
nelle nostre conoscenze che io desidero trasmettere loro, in
quanto neurologa, e particolarmente interessata alla funzione
dei circuiti nervosi. Naturalmente, alla nostra et nessuno di
noi pensa di fare delle scoperte, le scoperte richiedono circuiti nel pieno della loro potenza, cio tra i diciassette e i
venti anni, e noi sappiamo che anche Newton, Einstein, e
altri hanno fatto le loro scoperte a quellet.
Dobbiamo toglierci dalla mente, arrivati a questa et,
di fare scoperte che richiedono una cos alta capacit di penetrare il mondo, diciamo una capacit superiore.
Quello che io desidero che tutti sappiano, e che ne siano ben
consapevoli, che con let altro si guadagna. Se noi perdiamo oggi le capacit di quello che probabilmente comunque solo uno su cento milioni di noi aveva alla nascita; se
noi perdiamo questa capacit formidabile di un Mozart che
a quattro anni era il musicista che noi sappiamo, si guadagnano altre cose: una maggiore capacit di utilizzazione di
quei circuiti che fortunatamente in molti di noi, e io ritengo
di essere fra questi, sono ancora funzionanti; e questo dovuto alle enormi capacit del cervello umano.
A noi interessa non tanto fare una gara di sport, per

LA TESTIMONIANZA DI RITA LEVI MONTALCINI

quanto me ne sentirei capace penso ancora di far fronte a


una gara di anziani come minimo a noi interessano altri
circuiti, i circuiti cognitivi. Ora questi circuiti, se noi continuiamo a farli funzionare tutti i giorni con impegno, con entusiasmo e con dedizione miglioreranno con let e non
peggioreranno. C la famosa storia di quando ero una giovane studentessa, in cui si diceva: centinaia di migliaia di cellule muoiono ogni giorno; ma tuttavia il nostro cervello ha
cento miliardi e pi di cellule e non assolutamente provato
che la morte cellulare vada in modo precipitoso.
Purtroppo quando si colpiti da malattie deterioranti quali lAlzheimer, si perde la capacit di intendere e di
volere; ma tolti questi casi, che pur essendo numerosi fortunatamente colpiscono una piccola percentuale della popolazione, il nostro cervello mantiene con let la stessa capacit
di funzionare che ha da giovane e su questo sono stati fatti
esperimenti.
Bene, le capacit produttive, ce lha detto Picasso e
lhanno detto una infinit di grandissimi personaggi, permangono fino alla fine della vita, laddove non siano avvenuti
quei processi degenerativi che ci hanno privati della luce della
conoscenza.
Allora quello che importante, arrivati allet della
pensione, di potenziare al massimo questi circuiti. Questo
non incomincia il giorno in cui si arriva allet della pensione
ma deve durare per tutta la vita. Sto scrivendo un libro per i
bambini dagli undici ai quattordici anni; a quellet che si
deve cominciare a pensare alla vecchiaia.

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SILVANO MINIATI UNA RAGIONE C

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Naturalmente tra le persone presenti, per quanto molto pi


giovani di me, non ci sar il caso eccezionale di persone cos
giovani; tuttavia io dico a tutti loro qui presenti, che nella
vecchiaia noi dobbiamo e abbiamo il diritto di ricorrere allaiuto della societ e questo quelli che la Uil sta facendo
in modo formidabile. Ognuno di noi in un certo senso responsabile della propria vecchiaia; non si deve arrivare allet
del pensionamento, impreparati e non si deve arrivare a quellet rifugiandosi solo negli hobby, cio quei lavori che noi
facciamo la domenica, nel tempo perduto. Qualora nel futuro e questo non sar per i presenti, ma per quelli che verranno in seguito la nostra societ sia meglio organizzata,
ognuno di noi, avr sin dalla prima et, la capacit di adattare
le proprie capacit cognitive, i propri modi di funzionare in
varie direzioni, cio diversificate.
Non si tratta di sperare, per tutta la vita di fare lo
stesso mestiere. E evidente che, per le leggi naturali del rinnovarsi della societ, altri ci seguiranno: cio noi dovremo
cedere il posto in quel particolare campo, ma se ci saremo
preparati in tempo alla vecchiaia, cio non un unico interesse
ma con i nostri interessi di natura sociale, culturale o umanistica in genere, noi non sapremo assolutamente cosa sia la
vecchiaia.
Nel mio caso, devo dire che anche senza ricorrere a
questo stratagemma, e cio di essermi preparata, ad undici
anni dalla vecchiaia, ho un'altra possibilit, che alla portata
di tutti quanti: lenorme curiosit, linteresse nella vita. Poniamo che nessuno di loro, agli undici anni, o ai venti, o ai

LA TESTIMONIANZA DI RITA LEVI MONTALCINI

trenta, abbia preparato se stesso al tempo di post-lavoro.


Bene, ci sono altre possibilit di far fronte allevento? La
prima di tutte e lo dico sovente perch lo credo molto importante di non fissare mai lattenzione su noi stessi.
Ricordiamoci, che al fine di vivere una vita serena, i
nostri interessi non devono fissarsi su di noi, sulle nostre malattie. Viene soltanto a mancare il potere. A un dirigente a
cui viene tolto il telefono, viene tolto il potere; pu trovarsi
del tutto incapace di far fronte alla vita se d tanta importanza a questo.
Posso dire allora con onest che il giorno pi bello
forse stato quando finalmente ho ceduto il posto di dirigente del laboratorio degli istituti di neurobiologia e di biologia cellulare di Roma e sono stata finalmente libera di
impegnarmi, dalla mattina presto alla notte, nella ricerca.
Ancora oggi sono impegnata in pieno in quella ricerca sono in grado di trovare non soltanto il modo di occuparmi dei malati di sclerosi multipla, ma anche di studiare le
cause di questa malattia e direi che proprio in questi ultimi
anni ritengo di essermi messa nella buona strada e di aver
trovato il modo di venire in aiuto a questi malati.
Ho fatto questo con idee che fortunatamente ho
avuto, ma anche delegando particolarmente il potere ai giovani; e lho fatto con enorme gioia. La mia fortuna questa in
tutta la mia vita e particolarmente in questi ultimi anni: sono
venuti da me dei giovani, giovanissimi; posso dire anche con
gioia, che in gran parte erano donne e io ne sono felice al
cento per cento. Quando da me sono venuti dei ragazzi di

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SILVANO MINIATI UNA RAGIONE C

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straordinarie capacit, ho delegato loro tutto il potere, il diritto di decidere con me le ricerche, di firmare loro e non io
la ricerca, perch sono loro che devono avere un futuro, dato
che per il mio futuro non devo pi preoccuparmi. Nel mio
caso, come nel caso di tutti loro, io non posso dire che a undici anni mi preparavo alla vecchiaia. A undici anni pensavo
a ben altro, pensavo a impegnarmi in cose che mi appassionassero. Qualora la vita fosse andata diversamente io sarei
stata un medico, mi sarei dedicata ai malati, come fortunatamente oggi alla fine della vita ho diritto di nuovo di fare.
Sono stata, per questioni razziali e per questioni politiche,
costretta a ripiegare, diciamo, sulla ricerca perch non mi era
pi concesso di occuparmi dei malati.
Bene, in quel momento io mi sono impegnata con
completo interesse e con completa energia, nella ricerca e la
ricerca andata bene. Ora se oggi a questet, godo di tanta
gioia, in ogni ora della mia giornata, perch penso. E innato in me il fatto che la vita di tale bellezza e importanza
che noi possiamo godere soltanto se non facciamo attenzione
a noi stessi, ai nostri mali, a quello che gli altri pensano di
noi.
Quello che distrugge luomo la paura dellimmagine che gli altri si fanno di lui. Se ci liberiamo dalla paura
di quello che la gente pensa, del fatto che, non avendo pi il
potere siamo decaduti, allora siamo liberi; allora vediamo il
mondo con altri occhi ed questa una delle possibilit della
nostra et. Avendo ormai dietro alle spalle tutta una vita vissuta, bene o male, noi siamo in grado di dedicarci completa-

LA TESTIMONIANZA DI RITA LEVI MONTALCINI

mente ai problemi che ci interessano.


Questi problemi possono essere di natura umanistica, di natura scientifica, di natura sociale, di natura etica.
Qualunque problema di questo genere importante, purch
la nostra attenzione sia completamente avulsa dalla nostra
persona e centrata sul mondo attorno a noi, sia sul mondo
che ci circonda da vicino sia sulle spaventose miserie di popolazioni che stanno morendo di fame, come loro ben
sanno.
Noi abbiamo, una volta raggiunta questet, a confronto di una modica capacit di sopravvivenza, immense capacit di utilizzare il nostro cervello.
Vorrei anche dire di quelle tragiche malattie, quali
lAlzheimer, che colpiscono in particolare quelli che non
fanno funzionare il cervello. Ed la prova che sono circa sei
volte pi numerose le persone colpite da questa malattia degenerativa fra quelli che non hanno esercitato il loro cervello,
che fra quelli che lo hanno fatto.
Non abbiamo una spiegazione, perch la degenerazione delle cellule nervose un fatto fatale del quale non
siamo responsabili. Tuttavia, il fatto di mantenere nella massima attivit i nostri circuiti celebrali e cognitivi, in un certo
senso una protezione contro quello che fatalmente pu capitare: la caduta delle capacit intellettuali.
Noi sappiamo che il nostro cervello ha immense possibilit e plasticit. Un problema di cui si parla oggi ed noto
a noi neurologi, la plasticit neuronale. Ma cosa intendiamo noi per plasticit neuronale?

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SILVANO MINIATI UNA RAGIONE C

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Loro sanno che questi cento miliardi di cellule che


abbiamo nel nostro cervello, approssimativamente, sono
unite luna allaltra da un numero astronomico di connessioni, circa dieci alla quindicesima, cio il numero astronomico di connessioni per ogni cellula astronomicamente
grande. Pi noi utilizziamo queste cellule, pi rinforziamo
questi punti di contatto che si chiamano sinapsi; cio noi
possiamo influire su queste strutture che sono i cosiddetti
microcircuiti cellulari mantenendoli sempre in funzione. Le
persone prima, ma anche dopo aver raggiunto la cosiddetta
et non so come definirla, perch non mi piace n terza
et, n et della pensione dopo aver raggiunto il ciclo terminale, hanno la possibilit di fare funzionare al massimo
questi circuiti. Tanto maggiore la nostra decisione di pensare e di non arrenderci alle nostre condizioni di salute tanto
maggiore la resa personale. Si pu ci provare personalmente leggendo, guardando, ascoltando musica o seguendo
problemi che interessano soprattutto problemi sociali.
Se sono una rappresentante, e lo sono in realt, di
questo ultimo ciclo della vita, posso dire che il pi bello
della vita; e non lo dico soltanto per far piacere a quanti si
avvicinano a questet, lo dico per unesperienza personale,
perch noi siamo ormai liberi da tutte quelle preoccupazioni
che rendono difficile la vita dei giovani.
Abbiamo tutti presente il caso dei sei giovani, che in
questo giorni si sono tolti la vita a ventanni.
Bene, anche persone anziane possono andare incontro al suicidio per una depressione, per una malattia. Tutta-

LA TESTIMONIANZA DI RITA LEVI MONTALCINI

via, let difficile, let dura della vita, let dei ventanni.
Anche se pochi fortunatamente arrivano a questo tragico desiderio di troncare la propria vita a ventanni, come questi
sei ragazzi hanno fatto.
Tuttavia let del confronto con un mondo che non
conoscono, con un mondo che noi sappiamo carico di problemi e pericoli che giornali e mass media quasi si divertono
ad ingigantire; domani non ci sar pi ossigeno, domani
tutte le riserve e i patrimoni saranno distrutti, domani lAids
avr fatto piazza pulita di milioni e milioni di persone. Effettivamente i problemi ci sono, ma, insomma non al punto
che si vuol far credere.
Il giovane tempestato dalla mattina alla sera, a cominciare dalla bomba nucleare che da tempo ha dato a tutti
lidea della possibilit di una tragica fine. Ai giovani questo
provoca uno stato di disperazione, una difficolt di vedere il
futuro; che risparmiato a noi che abbiamo raggiunto questa
et, che sappiamo reggere con pi equilibrio, con pi calma,
far fronte con molta pi serenit ai problemi a cui i giovani
non sanno far fronte, proprio per il fatto che si aspettano
molto dalla vita.
Il primo scoraggiamento li distrugge e questi sei giovani, che noi avremmo potuto aiutare se lo avessimo saputo,
perch si sono uccisi? Con la loro mano hanno deciso di
troncare la loro vita e senza nessuna spiegazione. Let del suicidio fra i quindici e i venti anni, si sa benissimo quanti
giovani di quindici anni si uccidono perch non hanno fatto
bene gli esami e non fanno fronte ai paragoni con le famiglie

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SILVANO MINIATI UNA RAGIONE C

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degli altri.
Ora, a quellet gli scoraggiamenti sono molti, molto
pi comuni che alla nostra et; perch non si vede ancora la
vita sub specie aeternitatis, questa una frase di Spinoza.
Non si vede tutto il mondo quale noi potremmo vederlo, di
cui siamo unintima parte. Ma tutto quello che capita si riflette su di noi, sulla nostra impossibilit di far fronte. Noi
siamo il centro delluniverso. Dobbiamo dunque sparire se
non siamo stati capaci di affrontare un piccolo problema
quale un compito di matematica o unassurdit di questo genere?
Ora, fortunatamente, chi ha raggiunto la nostra et
sa quanto sia poco importante, quanto tutto passa, come dicevo, ed ha acquistato in genere questa capacit di vedere il
mondo sotto questa forma spinoziana non aspettandosi un
compenso; forse con un senso religioso della vita; non mi
aspetto un compenso nellaldil. Il compenso ce lho in
quello che vivo.
Ora, a questet io non soltanto ho la capacit di godere di quel che faccio, di quello che fanno quelli che lavorano con me; c la mia capacit di godere nellessere in grado
di aiutare qualcuno che non sta bene, derivata proprio dal
fatto di avere imparato, giovanissima, a decentrare lattenzione da me stessa.
Direi che una colpa comune della vecchia et questa lamentela di essere lasciati soli, di non essere aiutati, ebbene, siamo noi che dobbiamo aiutarci.
La societ fortunatamente, e lo dobbiamo appunto

LA TESTIMONIANZA DI RITA LEVI MONTALCINI

agli aiuti che stiamo ricevendo, si occupa di noi, si occupa


dei problemi economici: ma come stato detto da Miniati,
non sono questi i problemi dei quali ci occupiamo oggi.
Quello di cui ci dobbiamo occupare oggi qui, per cui noi
siamo uniti, proprio di cavare il massimo da questa meravigliosa esperienza che quella di essere vivi. Il massimo lo
piamo ricavare quando non abbiamo pi lattenzione centrata su di noi stessi, quando abbiamo una lunga esperienza,
quando sappiamo che ogni giorno, ogni ora che ci aspetta,
sono ore nelle quali noi possiamo imparare cose nuove ed
essere di aiuto al prossimo.
Io credo che lunico segreto vero, una volta che abbiamo raggiunto questet, il completo decentrare lattenzione da noi stessi e il totale interesse per il mondo attorno
a noi.
Se noi tutto il giorno restiamo fissi sui disastri che
colpiscono il nostro paese, non saremo in condizioni di non
godere della vita. Se noi siamo invece in condizione di goderne oggi perch il bene in parte equilibra il male che c.
Io ho passato quasi tutta la mia vita negli Stati Uniti, trenta
anni e sono molti. Erano gli anni della maggiore produttivit
e continuo ad andare in quel paese che ammiro per lenorme
capacit produttiva e organizzativa, ma mi sono resa conto
che ti manca il senso della vita. C unenorme aggressivit,
un enorme desiderio da parte dei giovani di arrivare e i vecchi
sono in condizioni molto pi fragili di quanto non siano nel
nostro Paese.
E uscito un libro tragico anni fa intitolato La civilt

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contro luomo: e questa lAmerica.


Quando in America si arriva ad una determinata et
e non si preparati a far fronte, scoppia la tragedia,
unenorme malinconia, che io tornando in Italia, non ho
visto, particolarmente nei paesi di provincia che visito continuamente.
Ho visto invece una grande serenit: pi facile essere sereni in un ambiente come quello dei paesi e delle zone
di provincia dove la vita scorre con un ritmo migliore. Tuttavia, se ognuno di noi vive, qui, in questa citt splendida ma
allo stesso tempo caotica, ha bene in mente che il suo presente e il suo futuro, qualunque sia la sua et dipendono
dalla capacit di godere di tutto quello che lo circonda. Come
dicevo, sono infinite le possibilit di impiegare le nostre capacit cognitive: quello che io giudico prioritario il prossimo.
Non nascondo che, malgrado il mio successo in
campo scientifico, io oggi considero ancora veramente prioritario su tutto dedicarmi agli altri ed la mia grande fortuna
avere avuto la posizione alla quale si accennato: Presidente
dellAssociazione per la sclerosi multipla, che mi ha portato
a contatto diretto con persone che soffrono.
Come lo sapranno i malati di sclerosi multipla sono giovani,
in genere la malattia colpisce a ventanni. La tragedia di questa malattia non tanto nel numero di persone colpite, che
per fortuna sono poche, soprattutto rispetto a quelle colpite
dal cancro.
La sclerosi multipla una grave malattia degenerativa

LA TESTIMONIANZA DI RITA LEVI MONTALCINI

del sistema nervoso centrale che colpisce da 1 a 1000, da 1 a


2000 individui. La sua gravit, come dicevo, non quindi
nella frequenza, ma nel fatto che non colpita una persona
sola ma unintera famiglia. Perch la persona colpita, in genere giovani donne pi che uomini (due su tre sono donne)
trascina una vita di sofferenza tra i venti e i settanta anni.
Una vita scarsamente ridotta dal punto di vista della durata
ma gravemente dal punto di vista della potenzialit, della
vista, della deambulazione, dei processi viscerali.
Bene, in queste condizioni, arrivata a questet, oltre
ad occuparmi del lato scientifico di venire in aiuto, mi occupo di questi malati. Quando arriviamo a questa famosa et
di cui non voglio dare una definizione perch debbo aspettare da voi un termine pi piacevole e pi gradevole di quello
di terza et.
Abbiamo la possibilit di occuparci di chi soffre e
non c niente che dia maggiore gioia, maggiore senso di aver
realizzato noi stessi che aiutare il prossimo. Aiutandolo semplicemente non soltanto dal lato economico, ma dando la
nostra opera a chi ha bisogno di noi.
Bene, non vorrei dare loro limpressione di aver glorificato me stessa, lultima delle mie intenzioni. Sono una
persona estremamente e credo che chi mi conosce lo sappia- modesta.
Lunica ragione per cui oggi ho parlato di me perch ho raggiunto, in questa et maura, un senso di serenit
che auguro a tutti coloro che fra dieci o venti anni mi raggiungeranno.

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Due testimonianze

LA TESTIMONIANZA DI PIERO LAURIOLA

iero Lauriola

Dal 1996 al 2001 ho lavorato con Silvano Miniati


segretario generale della Uil Pensionati ed ho potuto apprezzarne le doti umane e di dirigente sindacale vivendo
unintensa ed esaltante stagione di lotte e di impegno sindacale di cui lui stato uno dei pi importanti protagonisti. Prima di soffermarmi su alcune qualit di Silvano e su
temi e questioni al centro dellazione sindacale nel corso
del tratto di strada che, da responsabile dellosservatorio
delle politiche sociali, ho percorso insieme con lui provo
a rappresentare con una metafora il suo modo di vivere il
sindacato e di esercitare la leadership. Si tratta di unimmagine che si ricava dal suo libro Non di sola pensione
nel quale sono descritti i successi e le sconfitte, gli ideali,
i valori ed i progetti del sindacato dei pensionati che lui
ha sempre sognato e voluto - e non ha mai smesso di volere
- unitario anzi unificato. il 27 ottobre 1990. da poco
finita una grande manifestazione unitaria dei tre sindacati
dei pensionati a Roma, partecipata oltre ogni aspettativa

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SILVANO MINIATI UNA RAGIONE C

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(mezzo milione di persone in piazza S. Giovanni) e tenuta


a conclusione di una lunga stagione rivendicativa che ha
ottenuto la rivalutazione delle pensioni con decorrenze pi
remote che avevano perso valore (le cosiddette pensioni
dannata). Silvano si mette in viaggio alla guida della sua
auto per far ritorno a casa a Firenze. Non ci sono altre
persone in auto ma questo viaggio Silvano non lo fa da
solo ma in compagnia delle proprie riflessioni e, in qualche modo, dei tanti gruppi di pensionati che come lui
hanno partecipato alla manifestazione e fanno ritorno a
casa a bordo dei pullman che percorrono lAutosole. Silvano si pone allinterno e non pi alla testa (come aveva
fatto al mattino, dal palco) di questa lunga e sgranata carovana. Coglie i discorsi, i commenti, le sensazioni, le disillusioni e le speranze dei pensionati durante le soste nelle
stazioni di servizio; li fa propri e li rielabora nelle riflessioni che lo accompagnano durante il viaggio e che poi ha
messo su carta. E, anche se non lo dice, si capisce che mischiarsi con i pensionati ed ascoltarli gli piace tantissimo.
Questa limmagine: Silvano un leader in ascolto
dei e in cammino con i pensionati che rappresenta.
Scrive nel libro Non di sola pensione: quando
non sei pi autosufficiente, o quando sei sotto sfratto;
quando non puoi attraversare la strada o usare il marciapiede, quando non puoi salire in autobus perch troppo
affollato o non trovi un bagno pubblico: allora le differenze di reddito, che pure contano, diventano molto mar-

LA TESTIMONIANZA DI PIERO LAURIOLA

ginali. Per questo lazione del sindacato non pu limitarsi


alla tutela del potere dacquisto delle pensioni. Il tema
Non di sola pensione stato per Silvano ben pi di uno
slogan efficace o del titolo di una bella pubblicazione.
stato la linea guida e il contenuto delle rivendicazioni
che, non da solo, riuscito a far diventare centrali nel sindacato dei pensionati. Unazione che va ben oltre la difesa
del reddito coinvolgendo laccesso e la qualit dei servizi
sociali e culturali e le opportunit di partecipazione e protagonismo, declinazione di quel sindacato dei cittadini
di Giorgio Benvenuto che aveva ampliato orizzonti, aperto
confini ed allargato spazi per lazione sindacale.
Per Silvano gli anziani non sono una categoria ma
una parte della societ che deve recuperare potere e dignit
e perch questo avvenga necessario che tutta la societ
si muova nella direzione giusta per se stessa, per essere a
dimensione duomo e quindi di anziano. Ancora Silvano
in Non di sola pensione: Lanziano soprattutto un ex,
un uomo o una donna ormai in cassa integrazione rispetto
alla vita. E fino a quando il concetto di anziano come risorsa non sar entrato a far parte del senso comune dominante la nostra battaglia rischier di ottenere risultati
inferiori non solo alle esigenze ma anche alle attese pi ragionevoli. Il salto dallanziano come ex allanziano come
donna o uomo, cittadino, portatore di un inalienabile diritto allavvenire, detentore di una legittima aspettativa di
vita, ancora tutto da compiere.

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La questione dellanziano come risorsa una costante dellelaborazione culturale che Silvano pone al centro del proprio impegno e delle strategie del sindacato a
partire dalla fine degli anni 70 quando, nel corso di un
convegno dellUnione delle camere di commercio, partendo dallaffermazione che la pensione non tutto, lanci
la proposta del ricorso ad un milione e mezzo di anziani
per lavori socialmente utili ponendo inoltre la questione
dei bisogni affettivi e sessuali delle persone anziane. Afferma ancora Silvano nel suo libro: Sono passati 10 anni
e quella che allora sembrava uneresia diventata oggi patrimonio comune dellintero movimento sindacale e questo non certamente per merito mio o di quel convegno
ma di una realt sociale ed economica che ha spinto in
quella direzione.
Ma, come sperimenter negli anni, questa acquisizione non data una volta per tutte. C chi la pensa diversamente e ritiene che gli anziani siano in una
condizione di privilegio e che tolgono spazi ed opportunit
ai giovani. Siamo alla fine degli anni 90 ed un importante
accademico ed economista, commissario Ue e che in seguito diverr anche senatore a vita e presidente del consiglio, invita i giovani alla rivolta generazionale ed a ribellarsi
contro gli anziani perch siano privati di quelli che essi ritengono siano diritti ma che in realt sarebbero privilegi
ingiustificati. Intendiamoci, che ci siano parti della societ
che scambiano i propri privilegi per diritti inviolabili que-

LA TESTIMONIANZA DI PIERO LAURIOLA

sto vero come vero che questo di ostacolo allo sviluppo delle opportunit per i giovani. Ma siamo sicuri che
lascensore sociale sia stato manomesso dagli anziani e
dai pensionati per paura di perdere quelli che si tende a fa
passare come privilegi? O non una scorciatoia un po
troppo facile che alcuni periodicamente indicano, non
sempre in buona fede, perch lattenzione non si concentri sulla crescita delle diseguaglianze come uno dei fattori
principali del progressivo chiudersi degli spazi per i giovani? Per dirla con Piketty , alla radice di queste diseguaglianze c il fatto che il tasso di rendimento privato del
capitale r pu essere molto e per molto tempo superiore
al tasso di crescita del reddito e del prodotto g (r>g). Questa diseguaglianza afferma Piketty esprime una contraddizione logica di fondo. Limprenditore tende a
trasformarsi in rentier ed a prevaricare sempre di pi chi
non possiede nientaltro che il proprio lavoro. Le crisi
degli ultimi 15 anni (ed anche pi) sono nate nella finanza
e poi si sono estese alleconomia reale e stanno a dimostrare che il rapporto tra queste due sfere sovente non
sano: la prima invece di servire la seconda tende ad asservirla.
Ed allora, se certi privilegi aumentano non
colpa dei vecchi o, meglio, non pu essere fatta cadere su
di loro, quanto meno in misura maggiore rispetto ad altre
parti della societ, la responsabilit di dinamiche che tendono a togliere spazi ed opportunit ai giovani ed a chiun-

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que viva ai margini. Tra i tanti dati reperiti, analizzati e


mostrati da Piketty quello relativo alla distribuzione mondiale dei patrimoni d bene il senso della disuguaglianza:
lo 0,1% (1 per mille) pi ricco del pianeta, vale a dire 4,5
milioni di adulti su 4,5 miliardi, pare possedere un patrimonio netto medio dellordine di 10 milioni di euro, cio
quasi 200 volte il patrimonio medio a livello mondiale
(cio circa 60.000 euro per adulto), corrispondente ad una
quota del 20% nella composizione del patrimonio totale.
L1% pi ricco, vale a dire circa 45 milioni di adulti
su 4,5 miliardi, possiede un patrimonio medio dellordine
di 3 milioni di euro, cio 50 volte il patrimonio medio,
corrispondente ad una quota del 50% nella composizione
del patrimonio mondiale. Una volta costituito, il capitale
si riproduce da solo e cresce molto pi in fretta di quanto
cresca il prodotto. Questo, come dice Piketty, Il passato
che divora il futuro; non i vecchi in quanto vecchi. Invitare alla rivolta generazionale credo che non solo non sposti minimamente queste proporzioni anzi potrebbe far
sorgere il sospetto che sia finalizzato a preservare questo
stato di cose. La lotta alla diseguaglianza non passa dallimpoverimento degli anziani ma da politiche fiscali redistributive in grado di chiedere un contributo ai grandi
patrimoni, a prescindere dallanagrafe dei loro detentori,
e senza neanche determinarne la riduzione in quanto,
nella peggiore delle ipotesi per i rentier, rimarrebbero inalterati grazie ai notevoli tassi di rendimento che registrano.

LA TESTIMONIANZA DI PIERO LAURIOLA

Ed allora, invece di interrogarci su cosa e quanto togliere


agli anziani, dovremmo come societ chiederci come valorizzare lapporto che gli anziani possono dare alla societ
(oltre al non poco che gi danno) ma che per pregiudizio
ed ignoranza non prendiamo in considerazione.
Questo il senso della campagna di sensibilizzazione
promossa dalla Uilp e voluta da Silvano nel 1999, anno
internazionale delle persone anziane. Nel corso della campagna, intitolata Essere anziani: un valore per s e la societ non una colpa, furono realizzati moltissimi convegni
ed assemblee, anche nelle scuole, per mostrare il contributo delle persone anziane alle famiglie dei propri figli e
nipoti in termini sia di sostegno al reddito ed ai bilancio
familiari sia di cura dei nipoti e delle persone non autosufficienti dellambito familiare, esclusi o ai margini del
welfare istituzionale. In occasione di quella campagna furono lanciate alcune proposte.
La prima era relativa ad una banca del tempo con
la partecipazione di istituzioni scolastiche, giovani studenti
ed anziani e per favorire lo scambio tra tempo, disponibilit, esperienza e professionalit degli anziani verso i giovani, per aiutare la loro crescita e favorire il loro
inserimento lavorativo in cambio della possibilit di seguire percorsi formativi, anche con laiuto degli stessi studenti, e svolgere attivit utili per la collettivit.
La seconda proposta consisteva nellintroduzione
di forme di pensionamento flessibile e parziale in modo

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da favorire il pi possibile la prosecuzione del lavoro per i


lavoratori anziani, in alternativa ai modelli che gi allora
circolavano e che si sono poi definitivamente affermati con
la legge Monti Fornero: tutti in pensione non prima dei
67 anni (destinati a crescere progressivamente e indefinitamente) e senza alcuna possibilit di anticipo se non per
quei soggetti, sempre meno, che potranno vantare carriere
lavorative non inferiori a 43 anni (anchessi progressivamente ed indefinitamente crescenti).
La terza proposta, come articolazione della proposta sul pensionamento parziale, consisteva nel cosiddetto
obbligo solidale: forme strutturate di impegno in attivit
associative e volontarie da parte degli anziani in caso di
pensionamento parziale.
Alcune di queste proposte hanno successivamente
trovato una qualche realizzazione in norme ed istituti che,
per, hanno avuto un carattere sperimentale ed episodico.
Per esempio, anche con la legge di stabilit del 2016 stato
s previsto il pensionamento parziale (con possibilit di accesso ad una parte della pensione e permanenza al lavoro
con un orario ridotto) disponibile, per, solo entro determinati tetti di spesa annui, per i soli prossimi tre anni e
con aumento dei costi per lazienda. Anche lobbligo solidale aveva trovato parziale attuazione nellambito dellistituto del cosiddetto esonero, vale a dire nella possibilit di
smettere di lavorare negli ultimi 5 anni precedenti il pensionamento e di percepire unindennit pari al 70% del-

LA TESTIMONIANZA DI PIERO LAURIOLA

lultima retribuzione in caso di svolgimento di attivit socialmente utili presso associazioni di volontariato ed organizzazioni non lucrative di utilit sociale. Ma anche
questa misura ha avuto unapplicazione limitata al solo
pubblico impiego e per soli 3 anni, essendo stata abolita
dalla legge Monti Fornero sulle pensioni.
Nelle elaborazioni del sindacato dei pensionati di
fine anni 90 e della Uilp , in particolare, era ben chiaro
che se aumenta la speranza di vita ineludibile la questione di un innalzamento dellet pensionabile e tuttavia
questo non pu intervenire in modo astrattamente rigido
(come purtroppo avvenuto) e senza tener conto che non
tutti i lavori sono uguali. Un conto fare lamministratore
delegato o il presidente di una grande azienda, il giornalista, il docente universitario, il magistrato, il primario ospedaliero (tutti lavori estremamente gratificanti, ben
remunerati e che non si vorrebbe lasciare per il potere ed
il prestigio sociale che assicurano) altro conto fare loperaio agricolo o in un cantiere edile, loperatore sanitario,
linsegnante di scuola materna, la commessa in un negozio
o in un centro commerciale. Ed inoltre un intervento sul
solo sistema pensionistico e dal lato della sola offerta, tralasciando il lato della domanda di lavoro, del tutto insufficiente. Se non si favoriscono un atteggiamento ed una
struttura pi accoglienti verso i lavoratori anziani, modificando lorganizzazione e la cultura del lavoro in azienda,
si rischia di produrre solo effetti di ulteriore spiazzamento

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per questi lavoratori che, espulsi dal mondo del lavoro, rischiano di avere una prospettiva di lunghi periodi senza
reddito. Solo una stretta integrazione tra le politiche attive
del lavoro e della formazione continua e le politiche pensionistiche in senso stretto pu sortire effetti apprezzabili
in grado scongiurare questi rischi.
Unaltra linea guida nellimpegno e nellazione di
Silvano stata ed lunit sindacale. Pi volte ci ha provato: nel 1990 e, quando ho lavorato al suo fianco, tra il
1997 ed il 2000. Non pi la sola unit di azione, giudicata
insufficiente, ma lunificazione in una sola federazione dei
pensionati.
Ma siamo sinceri - scrive nel 1990 in Non di sola
pensione - sotto lunit di azione cova un virulento spirito
di corpo e nessuno di noi ne immune. Un virus che ci
rende pi deboli nei confronti degli interlocutori, delle
controparti e, soprattutto, del sistema dellinformazione.
Se la sigla Uil, piuttosto che quella Cisl o Cgil, emerge di
pi nel corso di una manifestazione; se il tuo nome il
pi citato nel corso di un convegno o di una conferenza
stampa, allora puoi andare a letto felice e contento. ()
Bombardati da un atteggiamento sociale che tende a censurare la vecchiaia per eludere e confinare nellinconscio
collettivo il problema della finitezza dellessere, gli anziani
vivono spesso la loro et come sospesi in un grande vuoto
che non concede punti di riferimento o appigli, che nega
la disperazione cos come la consolazione. Lontana da noi

LA TESTIMONIANZA DI PIERO LAURIOLA

tutti la pretesa di dare risposta a questioni che affondano


le loro radici nel mistero della vita e della morte. Ma i nostri iscritti ci chiedono di scuotere il rifiuto, di rompere
lisolamento, di svelare ci che svelabile in uno stato di
angoscia collettiva; questa richiesta si riversa nei luoghi
della loro presa di coscienza come gruppo, nei luoghi della
loro lotta collettiva. Anche qui vogliamo far prevalere la
sigla rispetto al problema?
E sempre sullinsufficienza dellunit di azione conclude: oggi chiaro in me, come spero lo sia in molti altri,
che i sindacati dei pensionati continuando a rimanere
uniti nella lotta ma rimanendo divisi nella vita sono in
grado di offrire a questi straordinari anziani certamente
molto. Un molto che per davvero troppo poco rispetto
al tanto che dimostrano di meritare ogni giorno.
Silvano sa bene che lunit dei soli pensionati,
senza quella delle altre categorie e strutture, non pu durare a lungo ma, proprio per questo, la sente come una
sfida, come la possibilit di far diventare il sindacato dei
pensionati come lapripista per tutto il sindacalismo confederale.
Sono ben consapevole scrive sempre nel 1990 che la confluenza di tante esperienze e modi di pensare
diversi in ununica organizzazione potrebbero anche produrre conflitti paralizzanti. E questo modo di valutare le
cose, se enfatizzato, porterebbe velocemente a decidere che
meglio non provarci neppure ed a salvarci la coscienza

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con il rinvio al momento in cui saranno le confederazioni


a sciogliere il nodo della loro unit. () Invece penso proprio che sia meno realistico ma pi utile discutere dellunit e delle regole necessarie per assicurare e rassicurare
tutti sul ruolo della futura federazione unitaria dei pensionati e sulle regole di gestione e di vita interna.
Quella che immagina una grande nuova federazione unitaria nazionale dei pensionati e dei cittadini anziani da lanciare con una grande campagna di nuove
iscrizioni e di proselitismo fatta in nome di tutti gli anziani
e di tutti e pensionati. Ferma restando lesigenza di conservare il sostegno alle confederazioni, le risorse raccolte,
soprattutto con le nuove iscrizioni, andrebbero dedicate
allunificazione di molti servizi centrali e sui territori realizzando, contemporaneamente, esperienze di grande significato sociale e politico.
Lunit non si fatta, ma le ragioni per le quali si
dovrebbe fare continuano, nonostante tutto, ad essere pi
forti e convincenti di quelle che hanno spinto a rinviare e
a lasciar perdere.
Da ultimo, mi soffermo su un altro aspetto importante del tratto della personalit di Silvano: lapertura al
nuovo, la disponibilit allascolto degli altri ed a mettere
in discussione le proprie idee e le proprie strategie se si imbatte in punti di vista, idee e fatti che mostrano lopportunit di tentare nuove strade. Daltra parte, si pu essere
autenticamente unitari se si disposti ad ascoltare gli altri

LA TESTIMONIANZA DI PIERO LAURIOLA

ed a tentare la sintesi tra tesi e proposte diverse. In un altro


passaggio di Non di sola pensione Silvano si chiede chi
il sindacalista per le persone, come viene visto e vissuto da
coloro che intende rappresentare: Una persona normale
che si impegna pi di altri sui problemi sindacali o una
sorta di robot capace di spiegare una legge, un contratto,
di organizzare una manifestazione ma incapace di pensare
e di sentire come la gente comune? (). E se i sindacalisti
non riusciranno a tornare ad essere vissuti dai cittadini,
come tanti di loro, il sindacato dovr rinunciare allaspirazione di vedersi affidate le speranze di cambiamento e
non gi le sole aspettative di tutela contrattuale.
Tema attuale e cruciale: se il sindacato ed i sindacalisti non vengono visti come agenti efficaci del cambiamento non si vedranno pi affidate aspettative e speranze
delle persone che lavorano ma solo un compito di mera
tutela contrattuale e di verifica della sua effettivit con il
rischio di essere percepiti come poco significativi rispetto
ai grandi problemi o, peggio, come freno ai cambiamenti
positivi che altri porteranno avanti o tenteranno di intestarsi.

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LA TESTIMONIANZA DI SANDRO ROAZZI

andro Roazzi

Se c' un tratto comune nella storia personale e politica di dirigenti come Silvano Miniati e Luigi Borroni va
individuato in quella che una volta si chiamava una scelta
di parte, la scelta di stare dalla parte dei lavoratori. Una
scelta che si collaudava nelle esperienze personali compiute
non solo nei luoghi di impegno politico e sociale ma nella
frequentazione che la dinamica sociale rendeva feconda di
incontri, amicizie, confronti anche duri ma sempre rispettosi in una sequenza di iniziative che andavano dalle condizioni del lavoro, ai rapporti internazionali, passando per
le vicende politiche e sindacali fatte di evoluzione, strappi,
svolte culturali. In questo senso chi ha partecipato agli
eventi degli anni '60 e poi nei decenni successivi stato
sia soggetto di eventi che testimone di cambiamenti profondi.
Ma con una caratteristica sempre molto precisa: assumere il rischio politico come parte del proprio ruolo e
della propria vicenda umana.

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SILVANO MINIATI UNA RAGIONE C

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La rete che si veniva a creare in questo modo di


rapporti e di conoscenze si cementava anche in momenti
di solidariet e di tutela. E tutto questo veniva avvertito
come un modo quasi naturale ci concepire la miltanza politica e sindacale.
Nei confronti del mondo cattolico poi coloro che
sul piano sindacale e politico come Miniati e sul piano sociale (Acli) e sindacale come Borroni, si trovavano a vivere
al tempo stesso una esperienza di rapporto con la vita politica dei partiti e quella assai pi multiforme dei movimenti. Isolotto e Don Milani, il ribollire di una area
cattolica sempre meno uniforme nel ripetere lo schema
degli anni '50, quello del gravitare attorno all'azione politica della Dc, hanno messo in moto anche una ricerca culturale di grande ricchezza ed in grado di aprire spazi di
dialogo fino ad allora impensabili. In questo senso erano
favoriti coloro che non poggiavano i capisaldi del loro sentire politico su schemi ideologici, bens sulla lezione che
veniva dal contatto con le realt del lavoro e su quella che
spingeva a considerare possibile il mutamento di situazioni
e rapporti di forza apparentemente inamovibili.
Si pensi all'impegno per l 'unit sindacale, tenacemente interpretato dalla cosidetta quarta confederazione
di Gino Giugni che si avvaleva di energie assai poco segnate dalla ideologia, ma con la forza di una volont positiva per cambiare le cose che rendeva persino normale il
militare in ruoli di minoranza. Cos erano le esperienze

LA TESTIMONIANZA DI SANDRO ROAZZI

alla sinistra del Psi, cos erano gli sforzi compiuti dai cattolici delle Acli per far prevalere in un campo dominato
dalla Dc e dalla Cisl di Storti una visione unitaria del ruolo
sindacale che aveva anche l'ambizione di muoversi verso
un disegno di societ nuovo e certamente assai lontano
dagli stereotipi degli anni della divisione sindacale e sociale.
Altro tratto che si riveler una costante quello
della sensibilit verso i problemi internazionali, che si alimentava di una intensa attivit di incontri e confronti, ma
anche della consapevolezza di dover destinare uno spazio
ai temi internazionali alla via interna delle organizzazioni
nelle quali si agiva in qualit di dirigenti. Nasce anche cos
la disponibilit politica e concreta a sostenere i movimenti
di liberazione e gli esuli delle dittature, fino a realizzare in
un pi recente passato iniziative di cooperazione in grado
di creare in luoghi di emarginazione, come in Brasile nel
caso della collaborazione fra Miniati e Borroni, le condizioni per una speranza di vita e di crescita dei giovani diversa.
Questa sensibilit sociale acquista per un connotato che denuncia la superficialit di quei giudizi della politica nei riguardi dell'impegno sociale considerato come
una sorta di surrogato minore. In realt essa acquista valore e realizza risultati proprio perch c' una maturit politica ed una convinzione in un'insieme di valori che fa del
profilo politico e di quello di impegno sociale un'unica

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identit, riconoscibile e in grado di influenzare gli ambienti nei quali si opera. Con anche quelle intemperanze
tipiche di chi si batte con energia sui problemi, ma la cui
sincerit rende accettabili.
L'arrivo di Miniati e di Borroni nella Uil non
molto dissimile: l'individuazione del terreno sindacale, un
nuovo riformismo, come quello meglio disponibile ad una
esperienza pi libera e con un connotato di autonomia
dalla sfera dei partiti che comunque garantiva una partecipazione alle vicende politiche del Paese. Un progetto sindacale nuovo, la possibilit di coalizzare esperienze diverse
per far vivere nella Uil una stagione in grado di allargare i
contributi di diverse tendenze oltre quelle tradizionali, la
socialista, la socialdemocratica, la repubblicana. La Uil diventa un luogo di nuova sperimentazione ma anche quello
nel quale l'azione sindacale cerca vie originali ma non si
spoglia di connotati politici per diventare autosufficiente.
Al di l dei percorsi sindacali chi scrive pu testimoniare che quando Miniati assume incarichi nel settore
dei pensionati e poi diventa segretario generale della UilpUil, ricorda come Luigi Borroni conveniva sul fatto che
l'impostazione data alla iniziativa del sindacato dei pensionati era probabilmente il tentativo pi risoluto di creare ,
unitariamente con Cgil e Cisl, un movimento dei pensionati italiani come mai si era visto in Italia.
Era la mia sensazione che iniziavo a seguire le vicende sindacali dall'esterno, era la sua dal suo luogo di os-

LA TESTIMONIANZA DI SANDRO ROAZZI

servatorio come dirigente della Uil.


Ed in effetti quel periodo non solo l'esplosione
di una larghissima partecipazione dei pensionati alle lotte
sindacali, di cui spesso divenivano il punto di aggregazione
pi unitario e pi folto, ma anche in termini di elaborazione un esperimento riuscito nell'evitare la frattura fra generazioni di lavoratori e nell'estendere lo sguardo sindacale
ai temi sociali fondamentali della terza et. Con l'idea di
fondo di costruire proposte e vertenze attorno all'anzianorisorsa di una societ nella quale la coesione sociale passava anche dallo sforzo di evitare emarginazione ed
esclusione.
Non dimentichiamo che fino ad allora i pensionati
non era terminali di una iniziativa autonoma, bens terreno di caccia di consensi elettorali da parte di partiti e
in particolare di politici che basavano la loro carriera proprio sulle promesse previdenziali, oppure bacino di tentativi sempre fallimentari di creare partitini a vocazione
corporativa e, non di rado, qualunquista.
In questo senso la realizzazione di un protagonismo di quelle che furono denominate da certa stampa
come le pantere grigie ha spiazzato convinzioni e modi
di essere, creando anche timori e paure. Anche se fin
troppo facile ritenere che oggi quel tipo di esperienza offre
motivi di riflessione visto che i processi di riforma della
previdenza e della assistenza si sono tramutati in uno stillicidio senza fine di interventi fondati su necessit pubbli-

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SILVANO MINIATI UNA RAGIONE C

che di cassa, stravolgendo una fisionomia chiara dell'intero


sistema.
Ma c' un altro tratto comune che unisce questi
due dirigenti della Uil: la loro lontananza da una impostazione del loro lavoro troppo teorica. Il che non vuol dire
affatto povert culturale. Tutt'altro: entrambi semmai
hanno sempre cercato di cogliere le novit come un modo
per rinnovare la propria esperienza politica ed umana.

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Quello che siamo stati


importante, quello che davvero
conta cosa stiamo facendo
ora e faremo in futuro

Gigi Borroni (a destra) fondatore di Upter Solidariet


con Nestore Di Meola

QUELLO CHE SIAMO STATI

bbiamo cercato di rispondere agli ammonimenti


dei tanti che ci hanno sempre ricordato che
quando non si sa con precisione da dove proveniamo, e quindi quali siano le nostre radici, non ci si
chiede neppure dove davvero stiamo andando. Nel momento in cui ci poniamo queste domande, ci ricordiamo
anche che parte della nostra storia si chiama Luigi Borroni,
ex dirigente nazionale delle ACLI prima e della UIL e
dellITAL successivamente.
Luigi stato il presidente fondatore di Upter Solidariet. Per molti di noi, soci e frequentatori di Upter, un
carissimo amico e un dirigente che non mollava mai.
A proposito di solidariet, nutriva un chiaro disprezzo per coloro che ritengono che basti parlarne e che
scoprono sempre che c qualcosa di pi urgente da fare e
qualcuno che sta peggio. E nutriva invece ammirazione e
rispetto per chiunque cercasse di passare dalle parole ai
fatti e alla solidariet pratica in concreto.
Upter Solidariet per lui doveva essere sempre una
associazione che, operando senza clamori, cercava di fare
qualcosa di utile non per la associazione, ma per i cittadini.
Oggi che siamo impegnati nella raccolta di mezzi

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per completare lAsilo nido di CIBAEEVA (Dschang-Camerun), abbiamo preso atto con grande soddisfazione
della iniziativa di un gruppo damici che hanno deciso di
organizzare una raccolta di contributi e di richiedere ai gestori di CIBAEEVA di intestare un aula di studio e ricreazione dei bambini a Bruno Di Odoardo: un amico
italiano.
Noi ci auguriamo che i bambini che frequenteranno quellaula, quelli che frequentano il poliambulatorio di Mingha, coloro che ascolteranno la radio rurale e
frequenteranno i corsi di alfabetizzazione alle nuove tecniche dell informazione e della comunicazione stiano toccando con mano il significato degli impegni degli amici
italiani.

QUELLO CHE SIAMO STATI

Asilo/scuola di Cibaeeva. E funzionante,


ma necessitano ancora tanti lavori

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Poliambulantorio di Mingha-Dschang
Cento ragazzi orfani di genitori morti per Aids
Si curano, studiano, imparano

QUELLO CHE SIAMO STATI

Se studiano e imparano lo fanno anche per noi

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Radio rurale
Copertura messaggio centodieci Km di raggio
Collegate alla redazione due aule per formazione
e alfabetizzazione informatica
Presto entrer in funzione redazione romana

INDICE
Presentazione.............................................................pag 7
Introduzione..............................................................pag 13
Perch ho deciso di ripubblicare il mio
intervento al Comitato Centrale della
Uil Pensionati..............................................................pag 23
Relazione di Silvano Miniati al
Comitato Centrale della UIL Pensionati
Grand Hotel Ritz. Roma, 19 ottobre 2007................pag 53
La testimonianza di Rita Levi Montalcini
Prepariamoci alla vecchiaia, rimarremo giovani
(Intervento in occasione dellincontro promosso
dalla UILP presso lEur di Roma, 1990.....................pag 91
La testimonianza di Piero Lauriola............................pag 109
La testimonianza di Sandro Roazzi............................pag 123
Quello che siamo stati importante, quello
che conta cosa stiamo facendo ora e
faremo in futuro........................................................pag 129

Silvano Miniati nasce a Scarperia del Mugello nel 1934.


I suoi primi impegni politici e sindacali risalgono al 1950.
Fino al 1965 svolge attivit sindacale per la Camera del Lavoro
di Firenze. Successivamente, lavora per il CREL (Centro studi vicino
alla UIL) e collabora alla rivista Fabbrica Aperta.
Nella seconda met degli anni '70 dirige l'Ufficio fisco e tariffe della
Confederazione.
Da sempre attento alle tematiche riguardanti la qualit della vita delle
persone anziane, comincia a impegnarsi nella UIL Pensionati.
Nel 1985, con il Congresso di Pesaro, entra nella segreteria nazionale.
Con il Congresso di San Remo, nel 1989 viene eletto Segretario
generale della UIL Pensionati, carica che ha ricoperto fino a tutto il
2007.

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