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Direttore Luca Beltrami Gadola

Numero 41 anno II
17 novembre 2010

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LBG DOPO LE PRIMARIE NON SBAGLIARE ANCORA Walter Marossi ECCO I NUMERI E LE RAGIONI Guido Martinotti CARO PD ANCHE I CITTADINI NEL LORO PICCOLO SI INCAZZANO Marco Vitale UN BICCHIERE MEZZO PIENO Pier Vito Antoniazzi LA MELA SPACCATA E AVVELENATA Franco DAlfonso COME SFRATTARE LINQUILINA DI PALAZZO MARINO Claudio Cristofani CONCORSI, IMPRESE, PROGETTI: CONTI APERTI Valentino Ballabio VUOL GUIDARE LA CITT? MOSTRI LA PATENTE Ileana Alesso SUSANNA CAMUSSO VISTA DA VICINO Giuseppe Ucciero IL SIGNOR B. UN IDIOTA ETICO Video CARLO MONTALBETTI: RIFIUTI URBANI A CHE PUNTO SIAMO Musica Telemann Fantasia n11 in Sol magg. (1733) Patrick Gallois - flauto Il magazine offre come sempre le sue rubriche di attualit in ARTE & SPETTACOLI MUSICA a cura di Paolo Viola ARTE a cura di Virginia Colombo TEATRO a cura di Guendalina Murroni CINEMA M. Santarpia e P. Schipani

Editoriale DOPO LE PRIMARIE NON SBAGLIARE ANCORA L.B.G.


Pi volte dalle colonne di questo giornale avevo suggerito al Pd di non alitare troppo sul collo di Stefano Boeri e di non presentarlo allopinione pubblica come un suo candidato: per vincere non ne aveva bisogno e questa manona sulla spalla gli ha alienato molte simpatie proprio tra quel ceto medio delle professioni del cui voto andava in cerca. Mi sembra che cos siano andate le cose e il Pd esce sconfitto da questa battaglia ma in particolare ne esce sconfitto Filippo Penati che voleva essere il king maker di questa partita: Martina, Cornelli e Majorino forse hanno colpe, principalmente quella, anche dovuta a scarsa conoscenza del ventre vero della citt, di non aver saputo far capire a Penati e Bersani che la strategia messa in campo a Milano era perdente. Per riconquistare la fiducia dell elettorato ci vogliono tempo e idee: meglio per ora lasciare che la societ attiva faccia da s. Si dir che anche Pisapia aveva dietro dei partiti, in particolare Sinistra e Libert con Vendola, ma non certo stato un sostegno operativo (denari e altre risorse) consistente. Pisapia ha vinto per meriti suoi, cos come il 13% di Valerio Onida stato conquistato sul campo. Adesso c solo un modo per sbagliare: quello che alle prossime elezioni comunali lala pi a sinistra del centrosinistra rivendiche nei confronti di Pisapia una sorta di primogenitura vanificando il disegno, cullato da molti, che attorno al candidato sindaco si riuniscano tutte le componenti del centro sinistra, questa volta accomunate dal reale desiderio di battere il centro destra. Questo numero di ARCIPELAGOMILANO raccoglie le opinioni e le considerazioni di chi si era schierato per un candidato o per laltro o non si era schierato affatto: contributi tutti per una discussione appassionata e civile guardando a quello che sono state le primarie e attenti a uno sbocco possibile. Una sorta di preoccupazione le accomuna tutte ed anche la mia: che si avvii una fase di resa dei conti tutta interna al mondo della politica istituzionale o lennesimo dibattito sui rapporti tra la parte politicamente pi attiva della societ e i partiti. Di questo proprio non abbiamo bisogno ma del contrario. Lattesa, sperata, desiderata vittoria del centro sinistra a Milano ha un solo presupposto: la capacit del candidato di convincere gli elettori che possibile un nuovo patto tra sindaco e cittadini. Un patto, una alleanza che va ben al di l delle divisioni ideologiche perch nessun progetto sul futuro di Milano pu fondarsi sullindifferenza della cittadinanza che deve essere chiamata invece a collaborare: la soluzione di molti, per non dire tutti i problemi sul tappeto passano attraverso un cambiamento del nostro atteggiamento, delle nostre abitudini, del nostro stile di vita. Il nuovo sindaco, forte di questalleanza che deve coinvolgere le istituzioni milanesi come le universit, pu forse cullare il disegno di portare Milano a divenire una citt modello del terzo millennio, magari passando per una vera rivisitazione del programma per fare Expo 2015. Con un sindaco di centro sinistra.

Primarie 1 ECCO I NUMERI E LE RAGIONI Walter Marossi


Alle primarie del 2006 avevano votato in 82.000 e i voti di Ferrante furono 320.000, in media a un elettore delle primarie corrispondono quattro elettori delle elezioni comunali. Il dato non omogeneo per zona: in centro il rapporto scende a 1/2,5. Alle ultime elezioni regionali SEL (Sinistra Ecologia Libert) ha preso 15.000 voti, Rifondazione 14.000, il PD (Partito Democratico) 135.000 voti, i verdi 7.000, i socialisti 2.000. Pisapia ha preso alle primarie 30.500 voti, Boeri 27.000. La differenza sta tutta qui. Il vincitore andato oltre il suo bacino teorico, riuscito a portare al voto gran parte dellelettorato di sinistra pi motivato e politicizzato e non solo quello pi radicale, come dimostra lendorsement pressoch completo degli ex socialisti per lavvocato garantista e il divario tra i due nella zona centro dove la borghesia progressista engag lo ha votato in massa. Onida, straordinariamente sottovalutato, stato votato da un elettorato dopinione presumibilmente PD alle elezioni, che aveva certamente pi punti in comune con Pisapia che con Boeri. Perch Pisapia ha vinto? La risposta semplice: perch la maggioranza degli elettori voleva un candidato pi radicale, pi identitario, pi capace di far sognare. Le primarie del resto favoriscono lo sfidante pi radicale che comunque vada condizioner la strategia delle elezioni vere e proprie. Inoltre il candidato pi moderato fa una campagna pi timida meno aggressiva perch spesso sentendosi favorito non vuole perdere alle comunali gli elettori radicali mentre il candidato pi radicale agli elettori moderati penser dopo. Lelettore delle primarie pi radicale dellelettore tout court? Non detto. La scelta viene fatta su unofferta predeterminata, magari con altri candidati e un'altra campagna elettorale avrebbe fatto scelte diverse. Il numero dei partecipanti alle primarie pesa relativamente: vero che sono calati ma anche vero che lastensionismo in aumento costante in ogni campagna elettorale e che le altre primarie si svolsero in un clima certamente pi caldo. Il quadro che emerge chiaro: 1- La soidisant societ civile ha vinto non solo perch i candidati tutti erano sua espressione, ma perch il peso organizzativo dei partiti ormai trascurabile. Pisapia ha vinto con una macchina organizzativa a dir poco leggerissima e il PD non riuscito a convincere neanche i suoi iscritti. Gli ultimi sindaci di partito resteranno Aniasi e Tognoli. 2- Nel generale clima antipartiti che ha caratterizzato la societ milanese oggi tocca al PD. Dire che il sostegno a Boeri del PD stato negativo sciocco, ma sciocco anche dire che senza il PD non si va da nessuna parte, un mix di insicurezza e supponenza. Vale per il PD e valeva per Boeri un vecchio detto: chi agnello si fa il lupo lo mangia. Non questione di dimissioni del gruppo dirigente (le dimissioni prima delle elezioni mi sembrano una fuga), che non c strategia. Il problema non solo milanese o lombardo. 3- Lelettore delle primarie vota un candidato politico, del programma amministrativo se ne fotte; tant che da questo punto di vista la campagna stata noiosa come poche. 4- La sintonia tra la percezione umana del candidato e lumore politico dellelettore delle primarie fondamentale. Pisapia apparso un po imbranato, goffo, non proprio elegante, timido, onesto e umile come si auto immagina una parte della sinistra milanese. Boeri apparso sicuro di s,

affermato, impeccabilmente elegante, vincente, un po antipatico e supponente, un po troppo simile a Tremonti e soci. Onida il professore che tutti hanno avuto almeno una volta nel ciclo scolastico inflessibile ma umano, anche se un po rompicoglioni. Antropologicamente Boeri non entrato in sintonia con la folla delle primarie (folla e non popolo come avrebbe detto Le Bon) anzi ha provocato in una parte di essa un vero rigetto, in particolare proprio in quella borghesia agiata che di questa sinistra la spina dorsale. Questa stata la chiave della vittoria di Pisapia: lonesto imbranato contro il compromesso di successo. Che sia stato frutto del caso o un accorto marketing eletto-

rale non so. Che sia vero o falso del tutto irrilevante. 5- La campagna elettorale, nel senso tecnico, ha pesato poco: a) stata formalmente corretta nei toni e nei modi: poche polemiche, molti confronti; b) stata bella ed elegante, perch agenzie creativi consulenti erano di alto livello ed hanno prodotto materiali ed eventi di qualit, intelligenti, non scontati sia nella forma che nel contenuto. Ovviamente chi ha vinto stato pi bravo anche in questo; c) stata partecipata. Dallo Smeraldo al Dal Verme, da viale Padova al Puccini al Litta le sale erano affollate; d) stata innovativa; e) stata costosa. Ma alla fine ha contato di pi lideologia. 6- Le primarie non chiari

scono il quadro delle alleanze successive e della strategia antimorattiana, tutto ancora da definire. Quello che non chiaro se Pisapia pu vincere contro la Moratti. Premesso che non ho particolare fiducia nei sondaggi quantitativi. Premesso che le elezioni sono ovviamente vincolate al sistema elettorale e nel doppio turno prima si vota per il candidato vicino poi, forse, per il meno peggio. Premesso che non si sa neanche quanti candidati Pisapia dovr affrontare. Io sono convinto che abbia esattamente le stesse chances che avrebbero avuto Boeri o Onida e forsanche Sacerdoti: si tratta sempre e comunque di recuperare tra i 20.000 e i 40.000 voti. Missione non impossibile.

Primarie 2 CARO PD ANCHE I CITTADINI NEL LORO PICCOLO SI INCAZZANO Guido Martinotti
Tre cose rapide sulle recenti primarie. Primo il tormentone dei numeri. Non so chi sia stato il von Clausewitz che ha lanciato l 100mila come target: leggo meno di 70 mila votanti rispetto ai 100mila attesi, ma attesi da chi? Era ed una cifra totalmente cervellotica, derivata da un errore concettuale e fattuale sulla natura delle primarie, che abbiamo gi denunciato da queste pagine la settimana scorsa. Le primarie non sono (e sottolineo NON) uno strumento per mobilitare il popolo quale che esso sia: sono uno strumento diretto esclusivamente ai militanti. E vero che Machiavelli sosteneva che il Principe, come larciere deve mirare alto perch poi la freccia arrivi al punto giusto, ma lui stesso ha poi preso granchi solenni. Nel nostro mondo dellimmagine, come dice Giddens, dominato dalla doppia ermeneutica cio dalla incontrollabile riflessivit dei messaggi, se dici una castroneria ti ritorna in faccia violentemente. Alcuni dirigenti politici confondono il pep talk che fa il coach nello spogliatoio, per gasare i propri, con lavveduta pretattica che il medesimo allenatore fa di fronte alle camere. Alle docce deve gridare go, go, go, gli faremo ecc ecc. Davanti alle camere per sa benissimo che se dice faremo 10 gol e poi ne fa solo 8 sar crocifisso mentre se dice faremo 2 gol e poi ne far 3 sar osannato. Quindi, per favore, ragazzi, la prossima volta stecca e gesso e calma: portare quasi 70mila militanti a fare una scelta difficile, in una giornata di scighera pesante molto, non poco, se usiamo parametri razionali di confronto, non quelli del treno dei miei pensieri. Potevano essere un po di pi? Forse s, e vedremo dopo, le analisi, ma in ogni caso si tratta di poche migliaia in pi in meno: non le decine di migliaia che svolazzano sui titoli di questi giorni. Il genio della comunicazione, che ha detto 100mila (una cifra da Miracolo a Milano) dovrebbe adesso venire a spiegarci come cavolo pensava di recuperare 20mila militanti in pi dal 2006 (Ferrante) dopo anni in cui il PD e gli altri hanno fatto a gara per demotivare i propri sostenitori e con un elettorato di sinistra che in questi anni non ha mai superato i 280mila voti. Se si esclude Ferrante tutte le altre primarie hanno avuto numeri pi bassi, 59mila nel 2007 per Bersani e 64mila per Veltroni nel 2009. Da dove dovrebbero essere arrivati 36mila militanti in pi rispetto al 2009? Dal cielo con la sbrisola? Ripeto non si chiamava la gente o i milanesi a dare una bastonata a Berlusconi: si chiedeva ai militanti una scelta difficile sul bastone migliore da scegliere per combattere il centro destra. Come ha detto un intelligente e freddo ascoltatore della trasmissione di Radio Popolare condotta con lusuale competenza da Bacchetta, ben diverso votare per eleggere un candidato contro un altro, dallo scegliere tra quattro possibili nomi quello che meglio potr vincere le elezioni. Come altri commentatori, Giangiacomo Schiavi, osservatore attento della realt milanese, nota che le primarie del centrosinistra hanno rappresentato, indipendentemente da quel che ognuno pu pensare del risultato, un segno importante di riscossa civica. Schiavi per va oltre e accomuna questo segnale agli sforzi che Letizia Moratti sta facendo per trovare una via diversa, proponendo cos Milano come rinnovato laboratorio politico del Paese, come lo era stato allepoca del primo centro-sinistra. Il mio amore per la citt, che peraltro negli ultimi tempi si non poco intiepidito, non mi permette di seguire Schiavi in tutto il ragionamento. Anzi il discorso di Berlusconi alla Convention (e dagli constamericano della ringhera!) della Moratti, fatto a distanza con voce roca, mi ricorda assai pi il discorso di Mussolini al Lirico del Dicembre 1944. Vinceremo! Poi poco dopo, via! Travestito da tedesco. Era impressionante vedere quel palco del Nuovo gremito di famigli e clientes affastellati come funghi chiodini su un ceppo e con quella immagine oleografica di un Berlusconi con la pelle liscia e luminosa da Mao Tse Tung dei murales del realismo socialista cinese. Che dire della mediocre meschinit di fissare la famosa convention lo stesso giorno delle primarie: che cosa ne pu guadagnare la destra? Non ci sar stato uno dei votanti alle primarie indotto ad andare al Nuovo invece che a votare. E pura tigna, di quella tigna carognosa che ormai caratterizza ampiamente limmagine della destra, magnificamente rappresentata dalla faccia e dalleloquio di Sallusti: un physique du rle veramente insuperabile. Ma il particolare pi agghiacciante della sinistra pagliacciata andata in scena al Nuovo, che il momento clou della serata non viene, tutti l a pendere dalle labbra delloracolo lontano che non si risparmia lo sberleffo finale: il famoso endorsement (siamo sempre in USA-Bovisa) non arriva. Cio arriva solo indirettamente e tardivamente con uno stitico, in bocca al lupo, uno schiaffo per chiunque non abbia una faccia indurita dallaverne perse molte. Ci vuole Podest che, come la Pizia, spiega al popolo

morattofilo che, s, quella frase vuol proprio dire che Berlusconi (il dio Silvio) appoggia la Letizia, la quale ritenta la sceneggiata da Cappuccetto Rosso delle precedenti elezioni. Ahh, io non sapevo! Ohi ohi, che sorpresa! Lacrimuccia e poi, dopo unora, partita una campagna preparata da mesi nei pi minuti particolari come quelle scene dei documentari sullinvasione della Polonia da parte della Wehrmacht. Invece le primarie del Centro Sinistra hanno dimostrato in primo luogo che possibile unaltra politica. S, vero, ci sono stati scontri su questioni di metodo e procedure e c sempre qualcuno che non pu rinunciare alle furbizie degli apparati, ma siamo nella assoluta normalit di una competizione elettorale, e sopratutto tutti e quattro i candidati ci hanno regalato una immagine di seriet e integrit con il risultato (per quel che mi

riguarda, ma non sono solo) che oggi io non so se sono pi contento perch ha vinto il mio candidato, o dispiaciuto per gli amici che hanno perso. Non voglio commentare nel merito i singoli candidati: acqua passata. La dirigenza del PD ha fatto un errore che molti avevano segnalato, spero che serva a far ragionare e non a incarognire: se si rimedia con onest e senza troppe storie allerrore, questo sar presto dimenticato. Altrimenti diventer un altro tormentone tafazziano di cui non abbiamo proprio bisogno. Lasciamo perdere il balletto delle dimissioni, rimboccatevi le maniche e cominciate a preparare la battaglia, umilmente e senza fare casino: ci vuole una assemblea cittadina in cui i militanti, senza fretta e senza discorsi di prammatica, vengano a dire la loro.

Voi state ad ascoltare e poi fate la vostra proposta politica condivisa per Milano da finalizzare con Pisapia. Spero che abbiate capito che, voi dirigenti, avete un dannato bisogno di noi militanti, e noi abbiamo bisogno di voi perch nessuno, a cominciare da me e da molti altri compagni critici, vi vuole rubare il mestiere. Per dovete ascoltarci perch si anche capito che da soli (vale per il PD ma anche per gli altri) non ce la fate. Se lo scopo di cacciare questa classe dirigente avida e corrotta, si pu fare: se invece per qualcuno dei tanti von Clausewitz, gli scopi sono quelli di riorganizzare della sinistra dentro e fuori il PD, o magari far votare Albertini da Bersani, mancheremo lobiettivo che, questa volta, raggiungibile. Per la volta prossima sarete cos soli che non vi rester che guardare la pioggia dal finestrino.

Primarie 3 UN BICCHIERE MEZZO PIENO Marco Vitale


Il primo istinto di dire: unaltra occasione perduta. Ma il dovere morale che, in questo momento cos difficile, ma anche cos pieno di possibilit, richiede a ognuno di noi di sforzarci di vedere il bicchiere mezzo pieno, induce a una riflessione pi meditata e articolata. Perch, unoccasione? Per quattro motivi: 1- perch la crisi finale di regime sempre pi evidente a livello nazionale, rimette in moto ogni cosa e riapre la via verso possibilit, fino a poco fa, impensabili; 2- perch il pessimo governo della citt che caratterizza la giunta Moratti, suscita molte reazioni negative a tutti i livelli; 3- perch le circostanze generali e cittadine hanno fatto riemergere un desiderio di partecipare, di contare, di contribuire, che pensavamo perduto; 4- perch infine i fattori sopra elencati hanno stimolato a scendere in campo per le primarie della coalizione di centro sinistra, persone di alto profilo professionale e morale. Perch allora: occasione perduta? Sempre per quattro motivi: 1- perch le primarie sono state impostate e condotte in modo totalmente sbagliato il che le ha trasformate da competizione tra persone a competizione tra partiti. Lunico che ha cercato di sottrarsi veramente a questa impostazione, e che aveva i presupposti per farlo, stato Onida, ma senza la necessaria convinzione e determinazione; 2- perch ci ha reso impossibile lavorare per una politica trasversale proveniente da sinistra (capace di rimescolare le carte, richiamare al voto quellenorme numero di cittadini che non votano pi, attrarre su un fronte progressista i tanti disillusi che hanno continuato a lottare per il centro destra nella speranza tradita di uneconomia e di una gestione liberale e che si ritrovano in un regime corruttissimo e oscurantista); 3- perch la mancanza di una visione politica forte ha impedito un dibattito forte sui nodi politici che bloccano Milano, sicch si necessariamente finito per ripiegare su piccole o meno piccole questioni concrete, del tipo dove mettere i giardinetti e simili, certo importanti ma non in questa fase; 4- perch la mancanza di un progetto trasversale basato su una visione politica costruttiva e importante, ha impedito che Milano potesse diventare linizio di un nuovo corso, utile non solo alla citt ma anche al Paese. Pisapia viene giustamente premiato come candidato che sceso in campo prima degli altri e che ha saputo meglio di altri mascherare la sua dipendenza partitica, e mi rallegro con lui. Ma sono molto scettico che questo mascheramento possa durare ancora a lungo. La sconfitta di Boeri la sconfitta del PD e, se non fossi un cittadino responsabile, ne gioirei. Invece sono molto triste nel vedere una volta di pi, linsipienza del PD milanese. E da mettere in conto del PD e dallaver trasformato le primarie in competizione tra partiti anche la bassissima affluenza alle urne poco pi della met di quelli attesi; cosa che ha escluso dalle primarie una parte importante della citt che rifiuta questo approccio. In un certo senso stupefacente e persino ammirevole nella sua coerenza la stupidit politica del PD (= incapacit di capire gli umori profondi della citt) che riuscita persino a frenare la voglia di partecipazione che animava la citt. Onida aveva assunto una posizione e una linea molto corrette che aprirono il cuore alla speranza. Ma non ha saputo sviluppare il tema ed ha sacrificato a una rispettabile lealt personale verso chi leale con lui non stato, una pi elevata lealt verso le aspettative che parte importante della citt gli aveva affidato. Ha tradito la citt. E ora? Il bicchiere mezzo pieno dovr essere riempito da altri. Infatti i quattro motivi che mi hanno fatto parlare di: occasione, non sono svaniti. Anzi, casomai, si sono rafforzati. La situazione in movimento e non si fermer. Ma, probabilmente, la partita si giocher ora pi a Roma che a Milano. NB: questo scritto, con leccezione della annotazione sulla bassa affluenza stato consegnato alleditore il 12 novembre.

Primarie 4 LA MELA SPACCATA E AVVELENATA Pier Vito Antoniazzi


Con laria che tirail 14 novembre non stato un brutto giorno per Silvio Berlusconi: il Milan ha vinto il derby, la Ferrari del rivale Montezemolo ha perso il mondialee il PD ha perso le primarie milanesi. E indubbio che un candidato sindaco molto caratterizzato a sinistra (almeno fino a ora, come biografia personale) renda pi semplice la conquista del centro da parte della destra. E vero anche che oggi a sinistra si spera nella scomposizione del centro-destra e che la presentazione di un terzo polo/candidato renda molto pi probabile larrivare al secondo turno. Ma se alla fine restassero in campo un candidato di destra e uno di sinistra siamo cos convinti che il centro voterebbe a sinistra? Ma proviamo a ragionare sulle primarie intanto. Primo: la partecipazione inferiore al previsto. Il maltempo non spiega (con Ferrante cera la neve!). Piuttosto diciamo che con Prodi (100.000, ottobre 2005) e con Ferrante (80.000, gennaio 2006) il clima politico era diverso, lunione pi unita, le primarie una novit, e dunquenessuno si sarebbe opposto a una gonfiatura dei dati (vedete che le bugie hanno le gambe corte). Tutti daccordo: ha perso il PD. Perch? A mio avviso perch: 1- marcando in modo eccessivo Boeri come proprio candidato ha trasformato le primarie in un referendum sul PD; 2- non ha saputo ne mantenere una egemonia culturale sullelettorato di opinione ne ribattere con forza alle critiche, ne evitare le divisioni; 3- la sua allegra armata da guerra era di cartone (ovvero non andata oltre il cerchio ristretto dei suoi aderenti). Ora Cornelli e Martina mettono a disposizione il mandato per favorire il dibattito.Pi dignitoso di quanto fecero Majorino e Mirabelli dopo la sconfitta di Ferrante nel 2006 e Casati dopo quella di Penati del 2009, o lo stesso Martina dopo le regionali del 2010, ma il fatto che sia convocata non solo una direzione, ma anche unassemblea provinciale per domenica e luned prossimi (organismo pletorico riunito raramente e per votare elenchi gi confezionati) lascia intendere che il dibattito lo si voglia chiudere alla svelta (del resto si saogni volta c la retorica dellunit davanti al nemico e davanti alle scadenze elettorali). Ma non ha perso anche Boeri? Non ci ha messo del suo? Certo ha perso anche Boeri, a mio avviso per questi motivi. 1- partito tardi. Dal 1 settembre al 14 novembre ha avuto solo settantacinque giorni per dire chi era e quali erano le sue proposte; 2- labbraccio mortale (e reciproco) col PD lo ha stritolato; 3- Il luogo comune, molto pettegolato a sinistra, che un architetto che lavora per istituzioni governate dal centro destra debba essere necessariamente colluso gli ha creato quasi un odio da parte di certa sinistra (tra parentesi non ho mai capito perch Gae Aulenti, Fuksas e altri lo possano fare non smettendo di essere icone della sinistra radicale). Va dato atto per a Stefano di essersi messo in gioco con generosit e di aver costituito un valore aggiunto di idee, di coinvolgimento di una Milano operosa e creativa, giovanile, una Milano della solidariet e della conoscenza: speriamo questo piccolo patrimonio non vada perduto. E ora? Il centrosinistra si trova spaccato a met come una mela. E questo il paradosso delle primarie di coalizione alla italiana. Competono e si combattono forze e persone che poi devono fare squadra. Non tanto il sodalizio tra persone o partiti (che poi sta insieme non fosse altro che per solidariet elettorale). Il problema (avvelenato) quello degli elettorati. Lavremmo avuto anche se vinceva Boeri. Una parte di elettorato di sinistra non lavrebbe mai votato. Purtroppo ancora pesante a sinistra una zavorra ideologica di chi vede imprenditori, artigiani, commercianti e liberi professionisti (cio tutti quelli che lavorano ma non sono dipendenti pubblici o privati) con la puzza sotto il naso, come sospetti speculatori, inquinatori, evasori fiscali, comunque vicini al sistema di potere berlusconiano. Ma con questo approccio non si capir mai Milano, n si riuscir a vincere le elezioni. Naturalmente si salvano sempre quelli che dicono cose di sinistra... Pare che questi siano gli uomini nuovi della sinistra italiana che vanno per la maggiore: i sessantenni come Vendola con un raffinato linguaggio visionario e insieme la capacit di nominare propri fedeli nelle Asl pugliesi; o come Pisapia che si commuove per le vittime sul lavoro e insieme difende De Benedetti e diversi terroristi. Ora il problema tutto di Pisapia: come convincere lelettorato di non essere il candidato solo della sinistra radicale, solo dei laicisti. Come cercher Pisapia di allargare lo schieramento? Con una sua lista? Forse lo aiuter Onida, che toltosi il sassolino di aver danneggiato chi nel 95 gli prefer Masi alle Regionali e stavolta gli ha preferito Boeri, potrebbe contribuire a dare un'altra picconata a questo partito irrisolto tra riflessi pavloviani da vecchio PCI (senza averne la forza e la capacit di egemonia culturale) e incapacit di una nuova sintesi e azione efficace.

Primarie 5 COME SFRATTARE LINQUILINA DI PALAZZO MARINO Franco DAlfonso


Se ci sono due o pi modi di fare una cosa,e uno di questi modi pu condurre ad una catastrofe, allora qualcuno la far in quel modo. Continuer ad essere la legge di Murphy la pi rispettata dai gruppi dirigenti del Pd come nella preparazione e conduzione delle primarie milanesi o rester laustero Regolamento sul quale vigila inappuntabile lormai mitico Costanzo Ariazzi? Di fronte alla secca sconfitta del candidato del Pd Stefano Boeri le primissime reazioni non sembrano far prevedere niente di buono: le dimissioni del gruppo dirigente, - per farsi riconfermare come malignano molti o per senso di responsabilit come credono in pochi avviano uno psicodramma che rischia di rovinare la scena e la campagna elettorale del vincitore di giornata Giuliano Pisapia, da ora in poi si spera pi occupato a duellare con la Moratti che non con le senatrici Baio e Garavaglia riemerse dal nulla per chiedere a gran voce la scelta di un nuovo candidato due ore dopo la fine dello scrutinio. Ma cosa successo con le Primarie, senza scomodare i numeri che qualcun altro vivisezioner opportunamente? E successo che Stefano Boeri, cui certo non ha giovato il marcamento ad uomo del vertice del Pd, non riuscito a sfondare in proprio e si trovato coinvolto in uno scontro militare interno al Partito che lo ha messo in prima fila nel confronto con nemici che impu-

gnavano la prima bandiera che gli passava sottomano (di solito quella di Onida) per scontrarsi con quelli che stavano alle sue spalle (i vertici del Pd locale) spingendolo avanti sperando che fosse lui lo scudo ed ha quindi dovuto far conto in definitiva solo sulla organizzazione di Partito. La divisione interna al quadro militante del Pd e, soprattutto, la scarsa capacit di mobilitazione della struttura verso il proprio stesso elettorato prossimo ha prodotto un crollo della partecipazione nelle zone periferiche, proprio dove ci si aspettava che Boeri prendesse un vantaggio decisivo, finendo invece battuto anche nelle ex roccaforti storiche come Muggiano o recenti come viale Padova. Valerio Onida, il rottamatore settantenne come acidamente lo ha definito il segretario Cornelli, ha messo assieme una consistente quota di militanti Pd di area cattolica con un voto della societ civile di zona 1 versione incorruttibile sanzionatoria con venatura giustizialista e respingendo con imprevista tigna qualsiasi invito alla desistenza prima in supporto del favorito del Partito poi del voto utile pro Pisapia, ha raggiunto quota 14 % sufficiente a mantenere dignit alla corsa. Il forse verde Sacerdoti, gi soddisfatto di essere riuscito a partecipare alla competizione, seppure a prezzo di qualche lite in famiglia, come egli stesso ha dichiarato, ha potuto presentare qualche interessante posizione nei dibattiti a quattro, agendo come battitore libero, anche se con qualche attenzione particolare a Boeri, cui ha rifilato qualche pestone non graditissimo. Giuliano Pisapia riuscito a mettere assieme un elettorato in partenza diffuso e disorganizzato, composto da una quota di quadri e militanti del Pd in dis-

senso motivato dalla linea della ditta, dallarea laico-socialista che gli ha riconosciuto soprattutto il valore della sua storia di garantista doc ed ha fatto il pieno dellelettorato di sinistra radicale nel cui perimetro le segreterie Pd hanno invano cercato di confinarlo. Ma il vero miracolo da lui stesso evocato Pisapia lha compiuto riuscendo a mobilitare la borghesia illuminata non affetta da manie penitenziali (per gli altri) che ha visto in questa occasione la possibilit di tornare ad un impegno civile: lesercito entusiasta delle 100 signore che ha composto la squadra dei rappresentanti del candidato ai seggi, tutte o quasi al primo impegno politico, sono state la metafora delle migliaia di persone che hanno partecipato alle iniziative di questi quattro mesi. La grande manifestazione del Dal Verme con Nichi Vendola stata un chiaro segnale in tal senso: al di l del carisma e del momento magico del Presidente della Puglia e dellimmagine della sinistra gentile che Pisapia riuscito a far apprezzare, si percepiva chiaramente che qualcosa di diverso era nellaria, perfino al di l ed al di sopra delle figure dei protagonisti di giornata. Il risultato stato un grande incremento dei votanti nelle zone centrali, nelle quali Pisapia ha stravinto lasciando il rivale ad oltre dieci punti di distacco. I votanti totali sono stati per solo 67 mila, a fronte dei 100 mila previsti e soprattutto degli 82 mila delle primarie del 2006, dando immediatamente la stura al tafazzismo di ritorno lanciato in frettolose analisi sul crollo per arrivare a sostenere la necessit della solita rifondazione totale ed azzeramento di qualsiasi cosa , rinviando di nuovo al prossimo giro il trionfo di una sinistra rifondata etc etc. A parte il fatto che

quasi settantamila persone mobilitate per una parte politica a Milano non sembrano essere esattamente una catastrofe, qualche spiegazione al tutto esiste. Le stesse cifre non sono proprio indiscutibili: la stima di centomila era una previsione basata sul fatto che la competizione che nel 2006 non cera avrebbe mobilitato pi gente, come appariva dai dibattiti ed io sono convinto che ci sia avvenuto. La famosa cifra di 82 mila non ha trovato un esatto riscontro, per esempio, negli indirizzi contesi dei votanti, che sono sempre stati al massimo 70 mila: il dubbio che lassenza di competizione ed il clima di happening abbiano favorito a suo tempo la lievitazione delle cifre ad uso propagandistico potrebbe non essere infondata ed il raffronto pi corretto forse andrebbe fatto con le pi recenti primarie del Pd di Bersani-Marino dello scorso anno, nelle quali votarono in 65 mila. Una primissima valutazione della Swg parla di un effetto di sostituzione fra il 2009 ed oggi di almeno 15-20 mila elettori. Si tratta in parte di elettorato perso dal centrosinistra in parte elettorato non interessato che stato rimpiazzato da una quota di elettori nuovi per questo tipo di elezione, resi attivi soprattutto dalle candidature di Pisapia ed , in misura inferiore, di Onida. Riuscir la sinistra a gestire una candidatura Pisapia che non porter certo alla palingenesi della sinistra, ma nemmeno alla sua catastrofe come nel passato, candidatura che, essendo quella dello sfidante, non pu che essere in seconda posizione? Dalla risposta a questa domanda dipende lesecutivit o meno dello sfratto allattuale inquilina di Palazzo Marino

Economia CONCORSI, IMPRESE, PROGETTI: CONTI APERTI Claudio Cristofani


Non si parla di corde, in casa dellimpiccato. In casa Assimpredil si parlato di concorsi di architettura, e subito riemersa la polemica sul caso Arcimboldi, del quale i pi giovani troveranno copiosa letteratura, esentando queste colonne dalla replica. Non bastata liniziativa degli imprenditori edili a favore della discussione del tema dei concorsi di architettura, a saldare una diversit di vedute che ha reso malinconico finanche il generoso buffet offerto dallospite. Mi chiedo se, in casi come questo, non sia pi realistico e dignitoso riconoscere lesistenza di un conflitto di interessi che, pur nella buona fede di entrambe le parti, impedisce la difesa di un terzo che, in questo caso, la collettivit. A queste obiettive difficolt si aggiunto il fatto che, proprio a Milano, restano i marchi indelebili di alcune sfortunate procedure concorsuali: lAlba di luce, le Cinque Piazze per Milano, i Caselli Daziari di Porta Venezia, City Life, la BEIC (clamorosa per i costi gi sostenuti nonostante lincertezza della sua realizzabilit finanziaria), e per finire Expo 2015, la cui societ di gestione ha gi escluso di poter bandire concorsi di architettura a causa dei tempi ormai troppo ristretti. Per quanto riguarda la cronaca della serata, con interessanti interventi di Daniela Volpi, Pierluigi Mantini, Giovanni Oggioni e Massimo Pica Ciamarra, tutti favorevoli a una nuova stagione di concorsi di architettura, potrebbe bastare. Ma sul tema dei concorsi di architettura e, se possibile, di urbanistica, qualche punto fermo, anche meno polemico, andrebbe messo. 1 La finalit di un concorso di architettura deve essere di selezionare un singolo progetto tra una generalit di progetti, al fine di farlo eseguire da un soggetto che solo successivamente sar a sua volta selezionato. Il progetto migliore? S, in quanto il pi idoneo a conseguire gli obiettivi indicati dal bando. A rigor di logica si deduce che il primo a dover

avere le idee chiare non sarebbe il progettista, ma chi bandisce il concorso. In questo senso sarebbe opportuno che questa facolt derivasse da una autorizzazione concessa, di volta in volta, da un ente coordinatore e unificatore che eviterebbe, per esempio, la produzione di una quantit abnorme di progetti, o leccessivo dettaglio progettuale, poich entrambi generano un costo insopportabile. Analogamente si intuisce che in periodi, come quello in corso, nei quali la pubblica amministrazione tende a lasciare alliniziativa privata lindicazione degli obiettivi sociali, improbabile che larchitettura delle opere pubbliche si attui sotto il controllo pubblico, ed anche per questo che i concorsi di architettura sono al minimo storico, mentre quelli di urbanistica sono quasi inesistenti. 2 Preliminare a una ricca stagione di concorsi sarebbe, a mio parere, la con-

divisione, da parte dei committenti (sia pubblici che privati) e dei progettisti, di una affermazione assiomatica: non tutti i progetti di architettura e di urbanistica hanno la capacit di rispondere con pari efficacia alle prestazioni (estetiche e funzionali) richieste dallincarico. Di conseguenza, sul presupposto che deve essere la pubblica amministrazione a tutelare la funzione sociale della architettura e dellambiente, orientando gli obiettivi dai quali deriveranno gli incarichi, con i concorsi si attuerebbe una selezione di qualit che potr scontentare alcuni, ma che restituirebbe i benefici massimi alla collettivit. 3 Quasi sempre si presuppone che solo le opere pubbliche meritino una definizione concorsuale del progetto, perch ci deriva da obblighi di normativa europea, ma non si deve escludere che, in forma volontaria, si sottopongano a concorso anche opere private. E fin qui,

non dovrei ricevere obiezioni. Ma a questo punto una provocazione appare legittima. Se lesame della giuria di un concorso di architettura garantisce la migliore tutela architettonico - ambientale (secondo un sistema preordinato di valori), perch mai non abbiamo una procedura equivalente per la valutazione dei progetti ordinari? 4 La serata mi ha permesso di chiarire una questione che forse non a tutti nota, ma che sollecita una riflessione sulla qualit della progettazione urbanistica, anche dei PGT previsti dalla legge urbanistica della Lombardia: lo Stato non prevede alcuna riserva di legge a favore delle categorie abilitate alla progettazione (Architetti, Ingegneri ecc) per quanto riguarda la produzione dei progetti urbanistici, di qualsiasi dimensione territoriale!

Dal Palazzo VUOL GUIDARE LA CITT? MOSTRI LA PATENTE Valentino Ballabio


Trascorsa la sfilata di buone intenzioni che hanno riempito la densa campagna delle primarie e approfittando della pausa che precede la sfida vera, si richiederebbe a candidato /squadra / coalizione di tradurre i proponimenti circa le magnifiche sorti della citt in un programma politico-amministrativo plausibile, utile per sapere cosa fare nel caso di unauspicabile vittoria. Vincere infatti non un fine in s bens un mezzo necessario per conseguire la finalit di un ragionevole buon governo. Il meno peggio rispetto alla pessima esperienza morattiana non basta, pertanto certamente da evitare unennesima sconfitta ma altrettanto da scongiurare una vittoria di Pirro (lultima vittoriosa esperienza di governo alla Provincia, per esempio, passata come acqua fresca lasciando passare la cementificazione acuta di gran parte dellarea metropolitana nonch la frattura istituzionale della Provincia stessa). Nel caso risulterebbe preliminare, rispetto a ogni rituale elencazione di problemi irrisolti e soluzioni prodigiose, rispondere al quesito che con lucida saggezza Piero Bassetti ha riproposto nellintervista a questo Arcipelago il 27 ottobre. Riportiamone tre formulazioni inequivocabili che hanno la forza di un sillogismo di grande efficacia e chiarezza al quale sarebbe colpevole continuare a sfuggire (sempre che la politica moderna si riconcili almeno con la logica elementare e il buon senso se non con letica e la cultura): 1. Milano nella sua societ civile non il Comune ma la citt glocale di quattro milioni di persone; 2.il Comune quale autorit amministrativa non pu pi gestire la citt che lo trascende; 3.la classe dirigente non ha capito questo pertanto Milano non ha governance n leadership: non ha una guida. Riguardo questa impietosa ma purtroppo realistica analisi non pu tardare una proposta precisa che attenga non solo le finalit da promettere (lavoro, ambiente, sicurezza, casa, ecc.) in favore di generiche categorie (giovani, anziani, donne, precari, ecc.) bens anche gli strumenti per conseguirle, tenuto conto che un Comune anche grande non un Soviet e pertanto ha poteri e risorse limitati e inquadrati in un ordinamento pi ampio. Si ripropone allora lannosa questione del superamento di una rete istituzionale di impianto ottocentesco, che per altro risultava obsoleta gi alla met del novecento (nel 1960 abbiamo istituito il PIM, oggi invece ristretti a un municipalismo spinto, incapace di affrontare il problema della mobilit nella stessa scala che ha la societ entro la quale si svolge, intervista citata). Lobiezione tuttavia nota: si tratterebbe di ingegneria istituzionale che non interessa alla gente. Ed vero: al passeggero che deve prendere un taxi interessa anzitutto la meta e la tariffa, non il funzionamento del motore o landamento dei sensi unici. Per d per scontato che il taxista sia in possesso della patente di guida e che quindi conosca a sua volta luso dei comandi e la segnaletica stradale in modo compiuto e non approssimativo o improvvisato. Ogni candidato a guidare il taxi ha pertanto il dovere di esibire la patente, se del caso seguendo un corso accelerato di scuola guida, preliminare rispetto al lodevole proposito di portarci in orario alla stazione piuttosto che allaeroporto. E troppo allora pretendere che il programma di una formazione che si candida a guidare una importante citt europea non si limiti a cenni generici e riferimenti sfuggenti circa la necessaria riforma dellordinamento istituzionale sub-regionale (per titoli: transizione alla Citt Metropolitana, superamento della/e Provincia/e, decentramento circoscrizionale, redistribuzione delle funzioni, revisione dei confini)? Tenuto conto per altro che il percorso gi indicato in precisi dispositivi costituzionali e legislativi vigenti, finora ignorati e talvolta irrisi quali velleit utopistiche, ma che restano pur sempre stampati sugli spessi fogli della Gazzetta Ufficiale di uno Stato che si definisce tuttora di diritto. N vale la tentazione a lasciare nel vago una questione cos dirimente riparandosi dietro il paravento del federalismo (nelle sue varie aggettivazioni: fiscale, solidale, regionale, ecc.) ovvero aspettando che altri si assumano la briga di metterci una pezza, col rischio di lacerare tutto il tessuto. Per chiosare il federalismo nostrano in lingua appunto federale: xe peso el tacn del buso.

Lavoro SUSANNA CAMUSSO VISTA DA VICINO Ileana Alesso


Maggio 2007, Roma, via Zanardelli. Giornata di sole romano, splendido e leggero. Un dono dal cielo per noi che venivamo da Milano e Susanna dopo un caff al bar dellangolo dice con noncuranza tra non molto forse sar a Roma. Nel senso che sarai a Roma tra breve o nel senso che vi rimarrai a lungo? chiedo io scandendo bene le parole e il sottinteso scaramantico della domanda. Non risponde. La prima donna a capo della CGIL le dico qualche ora dopo mentre sedute in compagnia davanti a una granita guardiamo Piazza Navona. Suo silenzio e sorriso sornione. Lho conosciuta a Varese, durante un dibattito sulla legge n.40 sulla fecondazione medicalmente assistita. Eravamo entrambe relatrici a favore del SI al referendum del 2005 e la ricordo luminosa alla radio la sera del 1 aprile del 2009 quando comment la notizia della dichiarazione di incostituzionalit della legge 40. Ricord in quella occasione che nel collegio legale, che il giorno prima davanti alla Corte Costituzionale aveva discusso la questione e portato a quel risultato, vi erano le avvocate Ileana Alesso e Marilisa DAmico di Milano che avevano in comune anche un altro incontro, quello nel movimento di Usciamo dal silenzio by Susanna Camusso, Assunta Sarlo e Cristina Pecchioli, e poi anche da Lea Melandri; un movimento che port a Milano da tutta Italia, il 14 gennaio 2006, pi di duecentomila persone a difesa della legge n.194 sulla interruzione di gravidanza. Tra questi moltissimi uomini. Ora leggo tra le sue prime dichiarazioni da Segretario Generale della pi grande organizzazione sindacale dEuropa che la condizione delle donne il metro di misura della democrazia e su questo il paese non sta tanto bene. Bisogna riconquistare la capacit di indignarsi e continuer a sollecitare indignazione e reazione. Non sono solo dichiarazioni. Susanna infatti si adoperata, riuscendovi, per costruire una generazione di dirigenti donne allinterno del sindacato e la sua nomina oggi una garanzia per quellorientamento, fondato sulla Costituzione, che vuole la presenza delle donne nei luoghi in cui si decide. Quellorientamento che ha dato origine a una norma statutaria secondo la quale nella Cgil, sia negli organismi dirigenti periferici che in quelli centrali, un genere non pu essere presente in misura inferiore al 40%. Susanna viene da Milano, la stessa citt dove una donna Sindaco non ha il coraggio di usare il proprio nome e utilizza invece quello del marito, la citt che ha visto linizio e la fine di personaggi come Bettino Craxi e anche il nostro Presidente del Consiglio viene da qui. Finalmente ora esportiamo nella capitale una figura positiva, un segno di speranza. Non difficile supporre che la dimensione di genere non sar pi cos marginale nel mondo del lavoro, sia pubblico che privato. Siamo in un paese in cui le donne sono solo merci ha affermato Susanna e non vi motivo di dubitare che, accanto e insieme ai compiti di capo della Cgil, in questo delicatissimo periodo prosegua in quella direzione di sostegno dei diritti generali come fece negli ultimi mesi in cui era Segretario della Cgil Lombardia, quando decise lazione giudiziaria per lannullamento delle linee guida con cui il Presidente della Regione Lombardia aveva inusitatamente modificato, con un provvedimento regionale, la legge nazionale n.194. E anche allora vinse, sia al Tar Lombardia che al Consiglio di Stato insieme a noi avvocati, la sottoscritta, Marilisa DAmico e Vittorio Angiolini, che avemmo lonore di segnare una pagina importante nella giurisprudenza italiana. Siamo in un paese in cui le donne sono solo merci, nel quale per i giovani si costruisce il debito e non il futuro. Con queste parole ha presentato la manifestazione del prossimo 27 novembre. Donne, giovani, futuro. E il futuro si sa, lunico posto dove possiamo andare. Buon vento, Susanna.

Societ IL SIGNOR B.? UN IDIOTA ETICO Giuseppe Uccero


Ci voleva il candore di unattrice anglosassone, di una donna anglosassone, per ottenere la pi perfetta presentazione del signor B.: un Idiota. Come il fanciullo di fronte al Re Nudo, Julienne Moore si posta di fronte alle parole del signor B., senza alcuna sovrastruttura o calcolo, e a domanda ha risposto: il Signor B non ha vestiti addosso, il Signor B. un idiota. Non vi sono complessit antropologico culturali, n architetture politiche, n spessori esistenziali o sociali, n contesti interpretativi cari a certi ambienti vaticani, per giustificare, sminuire, ridurre, il significato delle frasi di B. sullomosessualit: semplicemente B. quello che appare, B. quello che dice, B. quello che . E neppure queste architetture, queste complessit, questi spessori, possono ormai far velo alla nostra stessa vista, negandoci alla verit, visibile e quotidiana, dellidiozia di B. Niente orpelli, niente scusanti, niente relativismi, niente di niente. Ma anche niente scuse per gli italiani, quelli che sostengono il signor B. ma anche quelli che lo sopportano, quelli che lo combattono debolmente, quelli che non ci credono, quelli che non vogliono vedere, quelli che pensano di andare allestero, quelli che si illudono, fino a quelli che ci marciano. Eppure, sarebbe tutto cos facile, cos semplice, cos limpido: un Idiota non pu rappresentarci e tantomeno governarci. Invece il Signor B. ci governa e annega, ci fa annegare, nella sua personale idiozia, in uno stato semidelirante, in cui si aggrovigliano inestricabilmente, senza pi alcun autocontrollo, senso di onnipotenza, narcisismo di bassa lega, sexual addiction, sindrome di accerchiamento, spinti e intrecciati a un punto tale da ottundergli la stessa comprensione del reale, ci che appunto tipico dellidiota. S, perch lIdiozia di B. unidiozia particolare. Non cognitiva, intellettiva, sensoriale, forme naturali verso cui abbiamo il massimo rispetto. No, qui siamo di fronte ad una particolare forma di idiozia: lIdiozia Etica, ossia quella affezione che deriva dalla perdita radicale di punti di riferimento valoriali e che conduce a obnubilare perfino il senso del reale e del razionale. E una forma di sperdimento etico, di tale intensi-

t da portare il soggetto colpito alla corruzione del senso pi elementare della correttezza, se non almeno della opportunit, dei propri comportamenti personali e istituzionali. LIdiota Etico, il Nostro Idiota Etico, come posseduto da un sentimento di onnipotenza, da un superiority complex talmente travalicante e mostruoso da tradursi letteralmente in una riedizione, mille volte pi pericolosa e angosciante, del famoso motto del Marchese del Grillo: Io s Io, e voi non siete un c, aldil e sopra ogni considerazione razionale, sia essa politica, morale, di opportunit e di calcolo dei rischi e dei benefici. Daltra parte chi, se non un autentico idiota etico, potrebbe mai pensare, dopo le Noemi e le Patrizie, dopo i Tarantini e i Bertolaso, di proseguire comunque i festini di Palazzo Grazioli, solo spostandoli nel Castello di Arcore, ma sempre ripetendo lo squallore di una sgangherata recita compulsiva: la divisa dordinanza per le ragazze, i ninnoli, le canzoncine, le barzellette spinte con

risata obbligatoria, nella lasciva ossessione della immaginaria persistenza del proprio fascino personale, celebrato con bunga bunga finali, che solo il pensiero dovrebbe portare milioni di persone sotto Palazzo Chiglia a reclamarne la testa? Chi, se non un idiota etico, non ritiene di dover osservare quelle minime avvertenze, dovute, pi che al ruolo, alla sua stessa salvaguardia personale, e si espone al contatto sessuale con persone di cui non sa nulla, salvo millantarne poi oniriche parentele con leader mediorientali? Che una persona cos malata sia anche, in quanto autocrate del sistema televisivo e pubblicitario italiano, Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana, appare ormai, non alla sinistra, ma allo stesso establishment nazionale e internazionale, pericoloso e insostenibile. Talmente pericoloso, che ora persino i servi pi fedeli, i corifei pi coricati nelladorazione del suo culto totemico, i prosseneti pi complici, tacciono o lo tirano per la giacca, quasi

a scuoterlo fisicamente dal delirio in cui precipita senza vergogna e senza limite. Per Veronica Lario, che lo conosceva bene, era gi chiaro e lo diceva: malato. Certo non poteva dire che era un idiota. Ma che si trattasse di una forma esiziale di idiozia, di btise, lo tocchiamo con chiarezza solo nellultimo tempo, il tempo dellAutunno del Patriarca, quel tempo particolare in cui limmagine del declino fisico del Corpo connessa organicamente al declino simbolico, politico e istituzionale del Potente. Un poveruomo che procede ciecamente innanzi come se nulla fosse cambiato, quasi una Gloria Swanson in Viale del Tramonto, che ancora pensa di essere sul palcoscenico mentre lambulanza la porta via. Un Idiota, semplicemente. E idioti noi che ci stiamo sotto, per ignoranza, ignavia, interesse, debolezza.

Scrive Carlino Di Biase a Giulio Rubinelli


Mi hanno colpito due aspetti: lamarezza per un progetto di lavoro o di vita fallito e la conclusione di non potersi accontentare di un sindaco PD per Milano. In merito al primo punto caro Giulio, tiri i remi in barca troppo in fretta. Sei deluso perch non sei riuscito a realizzare una tua idea a 21 anni. Alla tua et ero a met del percorso universitario: stata dura, ma mi sono laureato, ho perso pi di un anno per il servizio civile che tu oggi non sei obbligato a fare ed ho iniziato la ricerca di un lavoro. Ti consiglio di avere pi fiducia in te stesso e di credere in quello che vuoi ottenere, perch altrimenti anche cambiare nazione non servir. Riguardo al quadro triste e alla crisi dei valori della nostra societ ti posso dare ragione, ma la societ fatta di persone e quindi spesso rispecchia i cittadini che la costituiscono. Sta a chi ha ancora dei valori e degli ideali battersi per volere una societ migliore. Se si lotta, se si manifesta con il proprio agire una alternativa diversa allo squallore generalizzato, anche la societ se ne avvantaggia. Stare l alla finestra e attendere che passi il salvatore non aiuta. Anche lObama che citi tu dici abbia perso lo slancio, forse lo si mitizzato. Va bene lentusiasmo, ma dietro ci vuole la sostanza che credo nel caso di Obama ci sia. E se gli americani hanno eletto Obama, allora anche noi potremmo eleggere Vendola. Riguardo al secondo punto, pur condividendo che spesso si creano circuiti chiusi, che tanto pi credono di aver capito il mondo che hanno intorno, tanto pi se ne allontanano, non accetto questo tirare le somme in tutta fretta accusando il PD come la causa di tutti i mali tuoi, della societ in cui viviamo, delle elezioni a cui partecipiamo. E questa la cosa che non sopporto pi. Piove, colpa del PD; c il sole, colpa del PD. Il PD appoggia un candidato e trucca le primarie. Se il PD non avesse appoggiato un candidato, gi le critiche verso il partito pi grande immobile, composto di mummie che non sanno che pesci pigliare, incapace di offrire una proposta. Ormai ho capito che chi non del PD, vive per attaccarlo e chi nel PD, ma vede la sua linea personale in minoranza si deve ricavare a tutti i costi uno spazio che gli dia diritto di urlare, farsi notare, mettersi in vetrina sebbene relegato dietro le quinte. Basta. Boeri non un nostro iscritto: se il PD lo appoggia avr tutti i suoi buoni motivi, come altri partiti hanno i loro per appoggiare altri candidati. Nessuno ha costretto Onida a candidarsi, gi sapendo peraltro che il PD appoggiava Boeri. Il centrosinistra milanese composto da otto partiti pi due liste civiche. Non siamo negli Stati Uniti, patria delle primarie dove i partiti sono due e tutti i candidati alle primarie sono dello stesso partito. In Italia abbiamo la situazione opposta: pi partiti possono decidere di appoggiare un candidato. A me pare semplice e lineare. Infine non sono affatto sicuro che gli altri partiti della coalizione possano rivendicare di essere pi giusti o migliori del mio (ndr lautore Consigliere PD zona 9), anche perch, se cos fosse, forse avrebbero il 30% dei consensi e non il 3%. Ognuno segua la sua linea politica, ma si smetta di attaccare quella degli altri.

Scrive Filippo Geuna ad Alberto Cingolani


Ciao Alberto, io sono un ricercatore alla Statale di Milano e ho letto questa mattina la lettera che hai voluto scrivere all'indomani delle dichiarazioni sui gay da parte di una delle pi alte cariche istituzionali del nostro Paese che, as-

sieme ai commenti di certi tuoi colleghi di corso, ti hanno giustamente toccato. Purtroppo l'Italia soffre di un clima generale di arretratezza culturale e sociale che figlio di un pensiero "debole" che ha fatto la sua storia. Vogliamo parlare anche dei presunti diritti sociali e dei lavoratori che faticosamente sono stati conquistati dalla rivoluzione industriale in avanti in Occidente e che sembrano sistematicamente disattesi e dimenticati quando ci confrontiamo con superpotenze del calibro della Cina che sentiamo ormai tanto "vicine ed eleggiamo a

partner imprescindibili della nostra nuova esistenza e cultura? All'estero le cose vanno a volte meglio, come in tantissimi Paesi all'avanguardia nelle conquiste sociali e industriali (anche sul fronte dell'ingegneria), ma tante volte anche peggio (come in tutti quei posti dove i gay vengono esplicitamente condannati e perseguiti anche legalmente). Evidentemente in Italia siamo a met del guado e l'unica cosa che possiamo fare aspettarci che le nuove generazioni si liberino definitivamente di questo pesante fardello. Certo che fa stra-

no vedere proprio nei giovani, quelli cio da cui ci si aspetta un cambiamento, il permanere e a volte la difesa di posizioni evidentemente incomprensibili e anacronistiche. Pochi minuti dopo avere letto la tua lettera mi venuta in mente l'immagine di quel Leonardo da Vinci, uno dei geni pi grandi che l'umanit abbia conosciuto, che era omosessuale e che, per ironia della sorte, viene preso come simbolo universale e modello dell'ingegneria e in particolare presso il Politecnico di Milano

Scrive Teresa Resegalli ad Alberto Cingolani


Condivido tutte le riflessioni da te fatte nell'articolo e sono contenta che tra i futuri ingegneri ci siano persone come te. Penso che darai un buon contributo alla nostra societ se continuerai cos senza arrenderti mai. Grazie.

Scrive Tiziana Gatti ad Alberto Cingolani


Volevo fare i complimenti ad Alberto Cingolani per la bellissima lettera Gay o dell'ingegnere a una dimensione. Purtroppo arrivano all'Universit con un vissuto razzista che presente gi alle superiori se non addirittura alla scuola media: conosco le discriminazioni non solo verso i gay perch provate sulla pelle di mio figlio; il bullismo non solo "manuale" ma, anche "verbale", crescendo si trasforma in ignoranza. Essere all'Universit non vuol dire essere superiori se poi si cade su queste infamie da berlusconismo. Di nuovo BRAVO ALBERTO!

Scrive Carlo Bertelli


Caro Arcipelago, bene un numero non esultante. I primaristi hanno suggerito unidea di che cosa pensano che sar Milano nel 2021? Dal 2013 -2015 sar efficiente il traforo del San Gottardo, e Zurigo si avviciner a Milano. La distanza sar di due ore. Un corridoio ferroviario attraverser lEuropa da Genova a Rotterdam passando per Milano. Abbiamo bisogno di un sindaco che metta Milano al centro della rete europea, capace di interloquire con il governo nazionale e con altri governi europei, capace di affrontare il problema dei parcheggi delle merci che le ferrovie porteranno alle porte della citt, capace di veder i vantaggi che vi saranno per una forma nuova di citt industriale... Milano ha bisogno di uscire dallottica condominiale e assumersi le responsabilit europee. O sbaglio?

RUBRICHE MUSICA
Questa rubrica curata da Palo Viola @arcipelagomilano.org

Direttori - solisti
E sempre pi diffusa, anche o soprattutto fra grandi musicisti, la (cattiva) pratica di fare contemporaneamente la parte del solista e quella del direttore dorchestra; da anni ormai lo fanno al pianoforte Andras Shiff e Vladimir Ashkenazy, ma anche Salvatore Accardo con il violino (tutti, a mio avviso, con esiti solitamente modesti), e ora sembra quasi diventare la nuova frontiera del concertismo internazionale. Laltra sera, se ce ne fosse stato bisogno, ci stata fornita una prova direi lampante di quanto questa pratica possa essere perversa. Al teatro Dal Verme, con lOrchestra da camera di Mantova e un programma strepitoso - Concerto in re maggiore per violino e orchestra opera 77 di Brahms e Quarta Sinfonia in re minore opera 120 di Schumann - la serata ha avuto un unico, assoluto protagonista, al violino e sul podio: Pavel Berman. Figlio darte - suo padre era il noto pianista Lazar Berman, nato in Russia ma vissuto per lo pi a Firenze - Pavel sia un ottimo e affermato violinista che un direttore dorchestra con solida formazione, e lo ha dimostrato con lo strumento nella prima parte del concerto e con la bacchetta in mano nella seconda parte. La stessa mano, la stessa musicalit, soprattutto la stessa professionalit, ma due esiti radicalmente diversi: mentre il Concerto di Brahms sembrato una composizione per violino solo, con improbabile e timido accompagnamento orchestrale, nella Sinfonia di Schumann - quando Berman salito sul podio e ha preso la bacchetta in mano - lorchestra si come risvegliata dal torpore, ha sfoggiato una sorprendente vitalit e grandi capacit evocative, trovando momenti di vera poesia. Gli stessi musicisti che prima erano apparsi inconsistenti, un po lagnosi, privi di energia vitale, attenti a non oscurare la leadership del solista e che avevano cos rinunciato a concertare1 con lui la partitura brahmsiana, nella seconda parte, con Berman sul podio, diventano

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protagonisti assoluti della Sinfonia di Schumann, sicuri di s, ben affiatati, unottima compagine; tanto da sorprendere per leleganza e la raffinatezza con cui hanno letto lo Scherzo con doppio Trio ed hanno risolto quel bellissimo passaggio che conclude lo Scherzo e prepara il grandioso finale. Come potuto accadere? Rispondiamo con una domanda: se unorchestra pu dare il meglio di s diretta da un violinista inevitabilmente concentrato sul proprio strumento, alle prese con i suoi personali problemi esecutivi e interpretativi, che necessariamente volta le spalle agli altri strumenti (a stento riesce a guardare in faccia violoncelli e contrabbassi), a che cosa servirebbe un direttore esclusivamente concentrato sul lavoro dei cinquanta, cento professori dorchestra, dedito solo a ottenere quel magico effetto maieutico che deve trasformare unorchestra in un unico grande strumento? Crediamo che accada questo: un musicista che ama e conosce tanto il proprio strumento quanto lesercizio della direzione dorchestra, desidera appropriarsi

totalmente delle scelte interpretative, non accetta di condividerle con altri (che sicuramente hanno idee e sensibilit diverse), vuole fondere il suono del proprio strumento con quelli che provengono dallorchestra senza alcuna intermediazione, in una visione sostanzialmente autoreferenziale. Ma crediamo anche che sia un errore grave: non solo perch, come si detto, questa fusione toglie autonomia, sicurezza, identit allorchestra, ma soprattutto perch la priva di quel ruolo fondamentale di controparte, anche di antagonista e di competitore, che alla base sia del concerto classico (Haydn, Mozart) che di quello romantico (Chopin, Mendelssohn, i grandi russi) e che viene soprattutto esaltato con la rivoluzione beethoveniana. Nella musica della seconda met del settecento e di almeno tutto lottocento, il concetto di competizione o di antagonismo non riguarda solo il rapporto fra lo strumento solista e lorchestra; intrinseco alla struttura della composizione musicale ed particolarmente evidente nella forma-sonata, cio nel con-

fronto (che anche dialogo, contrapposizione dialettica, talvolta dura lotta) fra il primo e il secondo tema, o fra due gruppi tematici, che compaiono nellesposizione e nella ripresa dei primi tempi e non solo delle Sonate, Sinfonie, Concerti, e nella pi parte delle composizioni di musica da camera (Duo, Trio, Quartetto, ecc.). In conclusione se concertare significa far dialogare fra loro idee diverse, spesso opposte, bene che esse vengano esposte da interpreti diversi la cui abilit deve consistere non tanto nellomologarle quanto piuttosto nel farle scontrare e poi convergere verso una sorta di riconciliazione. Per questo ci piacerebbe che i solisti facessero i solisti, i direttori i direttori, e che non ci venissero imposte interpretazioni impoverite e appiattite per eccessi di autostima. . lorigine della parola incerta: combattere, gareggiare (cum certamen), ma anche concordare, accordarsi, ecc.
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ARTE
Questa rubrica a cura di Virginia Colombo @arcipelagomilano.org

Quelle fotografie che non riusciamo a guardare


Una mostra addirittura vietata ai minori di 14 anni quello di cui andiamo a parlare questa settimana. Una mostrashock, che riunisce insieme, nei bei spazi della Triennale, le brutture, le aberrazioni e aspetti del male in genere che ci circondano. Parole forti per immagini altrettanto forti. Il titolo della mostra spiega gi tutto: Disquieting images, cio Immagini inquietanti. E inquietanti alcune lo sono davvero, per non dire altro. Curata da Germano Celant e Melissa Harris, la mostra raccoglie una serie di fotografie, dagli anni 70 a oggi, in cui si affrontano i temi pi diversi e disparati, con un unico filo conduttore: metterci davanti agli occhi quello che invece tentiamo di rimuovere perch ci urta, ci colpisce nel profondo, ci sconvolge. Vari sono i soggetti, che rappresentano i temi pi scottanti e problematici della nostra attualit. Sesso, omosessualit, sadomasochismo, guerra, morte, mutilazioni volontarie, mafia e guerra tra bande, abusi sugli animali, disastri ambientali, genocidi, diversit fisica, identit sociale, razzismo, indifferenza verso gli altri. Una sfilza di immagini davanti alle quali si vorrebbe chiudere gli occhi e voltarsi dallaltra parte, pur sapendo che non si pu, che non si possono ignorare perch testimonianze del mondo reale. Si arriva alla fine quasi a fatica, con un peso dentro e unangoscia, uninquietudine appunto, che non abbandona lo spettatore neanche una volta uscito dalle sale. E l'opera o la circostanza a essere inquietante, oppure la risposta data dagli altri a darne questa chiave di lettura? Questa la domanda sottintesa a tutta la mostra, posta proprio dagli organizzatori. Sono fotografie scattate in ogni parte del mondo, quasi a dimostrazione che gli uomini sono tutti uguali e hanno comportamenti e ossessioni simili, indipendentemente dal paese, dalla razza, dalla propria storia personale. Accade cos di trovare perversioni sessuali diverse, dal sesso casuale di gruppo praticato in Giappone, alle celebri fotografie sul sadomaso estremo di Mapplethorpe, agli uomini di Elena Dorfman, compagni fedeli alle loro silenziose bambole gonfiabili, curate e amate come se fossero donne in carne e ossa. E in questa galleria degli orrori non potevano mancare le foto sugli orrori veri, cio morti, guerre, devastazioni e genocidi, come quello del Rwanda o dello Zaire, ritratti in una lunga sequenza da Gilles Peress nel 1994. Toccanti le foto di Stephanie Sinclair, che ritraggono donne irachene auto immolatesi col fuoco per sfuggire a una realt che di umano per loro non ha pi niente, neanche nella sfera familiare. Donne distrutte in ogni senso, morenti, ma che con grande dignit hanno deciso di farsi ritrarre per testimoniare con la loro sofferenza muta una grande piaga sociale. Immagini che davvero non si riesce a sopportare, sono i tanti bambini nati storpi e deformi in Vietnam, buttati in strada e costretti a chiedere lelemosina per vivere. Certe cose non si possono raccontare, bisogna vederle, sempre che si abbia abbastanza stomaco. Insomma linquietudine del titolo solo uno dei sentimenti che si prova davanti a queste foto. Per lo pi verso quei temi come la propria identit, verso i disagi familiari e i cambiamenti della vita di una persona, seguiti e documentati nelle fotografie di Lise Sarfatti e Mary Ellen Mark. Per le restanti immagini si prova molto pi che semplice inquietudine. Disquieting images/Immagini inquietanti fino al 9 gennaio 2011 Triennale di Milano viale Alemagna 6 Orari: marted-domenica 10.30-20.30; gioved e venerd 10.30-23.00 Costi. Intero 8, ridotti 6,50 e 5,50.

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I nuovi volti della scultura contemporanea


Alla Fondazione Pomodoro fino al 30 gennaio 2011 in programma la mostra La scultura italiana del XXI secolo. Una mostra bella davvero, di quelle che vale la pena vedere. Ricca, interessante, interattiva, colorata. Nei grandi spazi della Fondazione si cercato di ricostruire il percorso svolto dalla scultura in questi ultimi anni. Chi si aspetta per una mostra piena di statue in marmo, gesso o bronzo, con i soliti soggetti neoclassici da museo, rimarr profondamente deluso. E sconcertato. A partire dai materiali. Chewing gum, copertoni, led, coriandoli, animali impagliati, piante, unghie finte, perfino le ombre sono incluse tra i materiali presenti nelle didascalie a descrizione delle opere. La scultura del XXI secolo pu essere fatta da qualsiasi cosa. E se il visitatore ostinato volesse mettersi a cercare qualcosa fatto con i materiali canonici della scultura (e ci sono), lo troverebbe anche, ma rimarrebbe lo stesso sconvolto dalla scelta molto poco classica dei soggetti. A cinque anni di distanza dalla mostra La scultura italiana del XX secolo ecco la sua ideale continuazione con unesposizione ospitante ottanta tra gli artisti italiani pi famosi e quelli emergenti. Una bella sfida per gli organizzatori e per chi si vuole imbarcare nellimpresa (a volte disperata) di capire in che direzione sta andando la scultura di oggi. Una mostra che vuole volutamente aprire e lasciare aperte domande e interrogativi, a partire proprio dal soggetto. Scultura il termine pi esatto per definire quello che il curatore Marco Meneguzzo ci propone? O forse non sarebbe meglio usare altri termini, da intersecare tra loro, come installazioni, architetture ed esperienze visive? Insomma una disciplina da definire di nuovo, tenendo conto dei suoi strumenti e dellibridazione dei linguaggi. Non c pi nulla di certo, non i soggetti, non di sicuro i materiali. Ci si pu cos trovare ad ammirare il cavallo tassidermico appeso al muro (senza testa) del solito Cattelan, per poi passare al bellissimo Il grande volante VIII di Corneli, creato con stampi in acciaio, lampade e ombre (quelle sul muro, che creano limmagine finale, di nessuna consistenza fisica), per giungere alluomo fatto di chewing-gum rosa shocking di Maurizio Savini (esperienza anche olfattiva). Una variet di materiali reperibili nella vita quotidiana ma soprattutto deperibili, come gli intrecci di carta di Stefano Arienti o il cubo di coriandoli di Lara Favaretto. Basterebbe un nulla per distruggerli, niente a che vedere con la solidit delle statue del passato che hanno attraversato i secoli per giungere fino a noi. Ma dopo tutto il solito problema dellarte contemporanea, in ogni sua forma. Come si fa a definire cosa arte e cosa non lo ? Ci sono ancora materiali nobili da preferire per creare unopera darte? Sicuramente no. Bisogna solo mettersi nellottica giusta, avere una mente aperta e dimenticarsi di cosa ci hanno insegnato a scuola. E finita lera del marmo, delle veneri e degli eroi mitologici. O meglio, se ci sono ancora non hanno sicuramente pi quel significato. E lora di accettare larte dei nostri tempi, non solo quella passata per una lunga e forzata storicizzazione. E non detto che si debbano per forza perdere tutti i nostri punti di riferimento. Un esempio? Il famosissimo David di Donatello presente anche qui. Solo che rosa, ha un seno abbondante e si chiama Donatella.

La scultura italiana del XXI secolo fino al 20 gennaio 2011 Fondazione A.Pomodoro via Solari, 35 Orari: mercoled - domenica dalle 11 alle 19. Gioved dalle 11 alle 22. Costi: intero 8,00 . Ridotto 5,00 Ingresso libero la seconda domenica del mese

Dali superstar a Milano


Una folla da prima cinematografica ha invaso Palazzo Reale in questi giorni. Folla allinaugurazione, folla alla apertura al pubblico della mostra. E non poteva essere diversamente trattandosi di una super star dellarte, Salvador Dal, a Milano dopo 50 anni dallultima rassegna. La mostra, aperta il 22 e intitolata Dal. Il sogno si avvicina uninteressante panoramica su un aspetto poco analizzato della sua opera, il rapporto con il paesaggio, quello della sua terra natia, la Catalogna, le scogliere dellAlto Ampurdn, il golfo di Cadaques. La mostra, divisa in stanze tematiche un viaggio alla scoperta di un Dal non solo surrealista eccentrico ma anche poeta mistico e religioso. A modo suo. Dal nasce a Figueres, vicino a Girona nel 1902. Figlio di un notaio, inizia a dipingere gi da ragazzino con una tecnica che si avvicina ai neo impressionisti. Studia allAccademia di Belle Arti di Madrid da dove per viene cacciato dopo pochi anni per il suo comportamento troppo sovversivo. Da quel momento inizia a formarsi il vero Dalpersonaggio. Baffi a manubrio, abbigliamento stravagante, uscite e dichiarazioni ancor pi eccentriche. Si lega a Bretn e ai surrealisti. I suoi amici hanno contribuito alla storia dellarte e della cultura del Novecento:conosce Picasso, incontra Freud, lavora con Bunuel, Man Ray, collabora con Hitchcock, amico fraterno di Garcia Lorca, che, disse Dal, tent di farlo diventare il suo amante. Lincontro che cambi davvero la sua vita fu quello con Gala, sua futura moglie, musa, gemella, parte mancante di lui. Incontro galeotto, perch Gala era sposata col poeta surrealista e amico di Dal Paul Eluard. Questo fu solo il primo di una lunga serie di scandali. Personaggio fuori dal comune, stato un artista straordinario, completo. Pittore, scrittore, sceneggiatore e co-regista di film, disegna abiti per famosi stilisti, fa scene e costumi per balletti teatrali, produce un suo profumo, disegna gioielli, mobili, fu vetrinista speciale in un grande magazzino di New York. Gir anche degli spot pubblicitari. La differenza tra me e i surrealisti che io sono surrealista disse. Questa dichiarazione, insieme a molte altre, gli valse il ben servito dal gruppo di Bretn. In mostra, i paesaggi aridi catalani sono usati come sfondo teatrale alla miriade delle immagini-feticcio preferite da Dal: telefoni giganti, orologi molli, grucce, formiche, giocatori di baseball, limmancabile Gala e le uova. Uova da cui era ossessionato, secondo la sua teoria del molle e del duro. E un uovo gigante infatti accoglie il visitatore in mostra, a contenitore della prima opera del percorso, una super surrealista Venere di Milo con cassetti. E pon pon di pelliccia. Nelle varie stanze prende forma un Dal meno conosciuto. Non solo il surrealista ossessionato dalla sessualit e dai fluidi corporei ma soprattutto il fine conosci-

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tore delle tecniche pittoriche e della storia dellarte, sperimentatore delle nuove scoperte ottiche. Dal profeta del clima bellico, lui, pittore apolitico per scelta e anzi opportunista. Quando scoppia la guerra civile spagnola, nel 1939, Dal va in esilio volontario in America e in Italia, dove ha la possibilit di approfondire il Rinascimento italiano, per lui la massima espressione della perfezione. Tutte le sue opere sono disseminate di riferimenti culturali, anfore antiche, busti e statue greche, citazioni-parodieomaggio a Velazquez, Michelangelo, Leonardo. Sconvolto dal lancio della bomba atomica, si innamora dellatomo, della fisica e i paesaggi diventano post atomici, le particelle atomiche compaiono nelle sue opere. Punto forte dellesposizione la ricostruzione del salotto surrealista da abitare (la prima versione a Figueres), la stanza col volto di Mae West, la diva americana degli anni Trenta. Dopo aver visto la sua foto su una copertina Dal

crea un vero salotto, in cui il visitatore invitato a sedere sul Dalilips, divano a forma di rosse labbra carnose, vero oggetto di design prodotto in serie. Intorno un camino a forma di naso e boccoli biondi come tende, mentre un proiettore permette allo spettatore di vedersi in contemporanea sulla parete di fronte. Secondo esplicita volont di Dal. Lultima stanza mostra un Dal che non ti aspetti, cattolico ma agnostico al tempo stesso, su sua ammissione. Un crocifisso sospeso, angeli in una terra apocalittica, il volto di Gala, ormai morente, a indicare la spiritualit di un uomo che anelava a toccare il cielo, a trovare una strada per comunicare con Dio. Conclude il percorso il cortometraggio animato e inedito Destino, con i disegni creati nello studio Disney nel 1946 e realizzato per la prima volta nel 2003. Un mondo surreale, popolato dalle sue fantasie e ossessioni. Una chicca per la prima volta in Italia. Le opere provengono soprattutto dal Teatro-museo di Dal a Figueres, mo-

numento e trionfo del kitch che progett e costru lui stesso e dove volle farsi seppellire, nel 1989. Non una retrospettiva n una mostra antologica. Unoccasione per conoscere meglio un artista troppo spesso banalizzato.

Dal. Il sogno si avvicina. Dal 22 settembre al 30 gennaio 2011. Palazzo Reale. Orari: marted- domenica 9.30/19.30 luned 14.30/19.30 gioved e sabato 9.30/22.30 Biglietti. Intero: 9 . Ridotto 7,5

TEATRO
Questa rubrica a cura di Guendalina Murroni @arcipelagomilano.org

LItalia s desta
Ultima settimana per LItalia s desta di Stefano Massini, in scena al Teatro Litta fino al 21 novembre. Lo spettacolo tratta dellItalia di oggi, nellautocelebrazione del 150 anno dallUnit: Immigrati cinesi stipati nelle fogne di Milano. Missili impazziti che bombardano cocuzzoli montuosi. Bunker antiinvasione nelle ville del Nord Est. Mattatoi ipertecnologici nellEmilia dei prosciutti. Un supereroe con tanto di mantello che volteggia per una Gotham City partenopea Autenticamente tratto dalle pagine di cronaca degli italici giornali, questo catalogo nostrano investiga impietosamente la geografia del Belpaese doggigiorno. Una stranissima, irriverente discesa agli inferi della famigerata penisola, dove lintero stivale viene impietosamente passato ai raggi X. A voi stilare il referto.

La Trilogia della Villeggiatura


Torna al Piccolo Teatro di Milano La Trilogia della Villeggiatura di e con Toni Servillo, la trilogia goldoniana che ha riscontrato un successo internazionale. Particolarmente contemporaneo il tema, dove i personaggi si consumano in una maniacale ricerca della ricchezza indubbiamente uno spettacolo da non perdere. La Trilogia sar in scena fino al 12 dicembre al Piccolo Teatro Grassi.

Giungla
Il 20 novembre la Giornata Mondiale dei Diritti dellinfanzia e per loccasione il Teatro Franco Parenti mette in scena lo spettacolo Giungla di Roberto Anglisani e Maria Maglietta. Lo spettacolo si ispira al Libro della Giungla di Kipling dove per la giungla, questa volta, la stazione centrale con protagonista un bambino a cui sono stati negati tutti i diritti fondamentali: listruzione, la salute, una casa.

CINEMA Lillusionista
[Gran Bretagna-Francia, 2010, 80] di Sylvain Chomet. Con Jean-Claude Donda, Edith Rankin, Jil Aigrot, Didier Gustin, Frdric Lebon
Sylvain Chomet ha realizzato una sceneggiatura dellirraggiungibile Jacques Tati. Il protagonista della pellicola ha tutte quelle peculiarit cos speciali del regista di Mon oncle che sarebbe stato impietoso adattare un attore in carne e ossa. La scelta del film danimazione lo sviluppo pi congeniale. Il protagonista un illusionista che affronta la

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rivoluzione dei gusti del pubblico. La modernit lo rende obsoleto, lo costringe a esibirsi di fronte a pubblici sempre meno numerosi. In un periodo cos difficile e buio arriva una fiammella a riaccendere la sua voglia di vivere. Una ragazzina intraprendente, decisa ad abbandonare una vita

grigia e ripetitiva lo segue in giro per lEuropa. E molto attratta dai luccichii delle vetrine del nuovo mondo e le illusioni del mago spesso le permettono di arrivare a vestire i propri sogni. Tra i due personaggi nasce una complicit istintiva e naturale, un sentimento che va aldil dell'incomunicabilit linguisti-

ca. Un film amaro ma commovente dai colori tenui che lasciano tutto lo spazio dell'animazione allo spessore dei personaggi. Marco Santarpia

Mammuth
[Francia, 2010, 92'] di Gustave de Kervern, Benot Delpine con Grard Depardieu, Yolande Moreau, Isabelle Adjani, Benot Poelvoorde, Miss Ming
Serge Pilardosse (Grard Depardieu) osserva in maniera interrogativa il regalo dei colleghi per il suo pensionamento: un puzzle. Sar uno scherzo, suggerisce attonita sua moglie Catherine (Yolande Moreau). Ma lui ne dubita. Forse, quel puzzle, gli sar utile per riempire il tempo. Infatti, dopo una vita completamente consacrata al lavoro, il neo-pensionato sbatte il muso contro la noia; ma presto scopre l'urgenza di ritirare i contributi pensionistici non versati dai suoi ex datori di lavoro. Mammuth (Francia, 2010, 92') racconta l' epopea di Serge Pilardosse detto Mammuth che in sella alla sua moto (una Mammuth degli anni '70, appunto) percorre la sua vita a ritroso. C' un viaggio in Mammuth. Una cavalcata nello spazio e nel tempo. Gustave de Kervern e Benot Delpine registi e sceneggiatori del film ci portano in viaggio assieme a Serge. L'enorme Serge, grosso e sgraziato, vagabonda per le strade della Francia rivivendo luoghi e persone che hanno riempito la sua vita. Il viaggio stimola il ricordo che, a sua volta, riporta in superficie pensieri accantonati. Spesso, il dolore. Ma gioie o dolori che siano, sempre emozionanti; una scossa all'apatia della vita. Nel suo percorso Mammuth in(s)contra il mondo d'oggi; significativo l'incontro al supermarket con il salumiere che, a differenza di Serge, non si mai appassionato al suo lavoro: chi guadagna il minimo salariale, nell'amore e nel lavoro, se ne sbatte, dice. Altrettanto eloquente il nervosismo del buttafuori della discoteca dove Serge lavor trent'anni prima: sono quattro anni che lavoro in nero. Tutte evidenze dell'irritante salute del mondo del lavoro attuale. Nel suo piccolo, Mammuth fa ripensare alla ricerca di libert vista in Easy Rider. Billy e Wyatt del film di Dennis Hopper erano uomini normali che correvano verso la libert; il grosso Serge riscopre la bellezza della vita nella libert del viaggio. E noi - viaggiando con lui ci accorgiamo che oltre a grosso, Serge anche grande.Nella divertente commedia nera Louise Michel (2008), Gustave de Kervern e Benot Delpine si erano affidati a Yolande Moreau (moglie di Serge in Mammuth) per ideare una vendetta al padrone. Questa volta, invece, i due registi francesi affidano a Grard Depardieu il compito di riempire lo schermo in modo grottesco ma semplice; e l'attore, come Serge, oltre a grosso si dimostra anche grande. Allora Serge ha davvero ricomposto un puzzle, come quello regalato dai colleghi. Un puzzle davvero utile per riempire il tempo. Per riscoprire la vita. Indispensabile per comporre tassello dopo tassello - ogni momento passato, accorgendosi di quanto, tutto sommato, la vita come un film finisce soltanto con i titoli di coda. Paolo Schipani
IN SALA AL CINEMA CENTRALE DI MILANO ORARI PROIEZIONI: 14.30 - 16.30 - 18.30 - 20.30 - 22.30

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VIDEO CARLO MONTALBETTI: RIFIUTI URBANI A CHE PUNTO SIAMO http://www.youtube.com/v/Em4ndM6nKFc


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