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Numero 41 anno II
17 novembre 2010
edizione stampabile
LBG DOPO LE PRIMARIE NON SBAGLIARE ANCORA Walter Marossi ECCO I NUMERI E LE RAGIONI Guido Martinotti CARO PD ANCHE I CITTADINI NEL LORO PICCOLO SI INCAZZANO Marco Vitale UN BICCHIERE MEZZO PIENO Pier Vito Antoniazzi LA MELA SPACCATA E AVVELENATA Franco DAlfonso COME SFRATTARE LINQUILINA DI PALAZZO MARINO Claudio Cristofani CONCORSI, IMPRESE, PROGETTI: CONTI APERTI Valentino Ballabio VUOL GUIDARE LA CITT? MOSTRI LA PATENTE Ileana Alesso SUSANNA CAMUSSO VISTA DA VICINO Giuseppe Ucciero IL SIGNOR B. UN IDIOTA ETICO Video CARLO MONTALBETTI: RIFIUTI URBANI A CHE PUNTO SIAMO Musica Telemann Fantasia n11 in Sol magg. (1733) Patrick Gallois - flauto Il magazine offre come sempre le sue rubriche di attualit in ARTE & SPETTACOLI MUSICA a cura di Paolo Viola ARTE a cura di Virginia Colombo TEATRO a cura di Guendalina Murroni CINEMA M. Santarpia e P. Schipani
affermato, impeccabilmente elegante, vincente, un po antipatico e supponente, un po troppo simile a Tremonti e soci. Onida il professore che tutti hanno avuto almeno una volta nel ciclo scolastico inflessibile ma umano, anche se un po rompicoglioni. Antropologicamente Boeri non entrato in sintonia con la folla delle primarie (folla e non popolo come avrebbe detto Le Bon) anzi ha provocato in una parte di essa un vero rigetto, in particolare proprio in quella borghesia agiata che di questa sinistra la spina dorsale. Questa stata la chiave della vittoria di Pisapia: lonesto imbranato contro il compromesso di successo. Che sia stato frutto del caso o un accorto marketing eletto-
rale non so. Che sia vero o falso del tutto irrilevante. 5- La campagna elettorale, nel senso tecnico, ha pesato poco: a) stata formalmente corretta nei toni e nei modi: poche polemiche, molti confronti; b) stata bella ed elegante, perch agenzie creativi consulenti erano di alto livello ed hanno prodotto materiali ed eventi di qualit, intelligenti, non scontati sia nella forma che nel contenuto. Ovviamente chi ha vinto stato pi bravo anche in questo; c) stata partecipata. Dallo Smeraldo al Dal Verme, da viale Padova al Puccini al Litta le sale erano affollate; d) stata innovativa; e) stata costosa. Ma alla fine ha contato di pi lideologia. 6- Le primarie non chiari
scono il quadro delle alleanze successive e della strategia antimorattiana, tutto ancora da definire. Quello che non chiaro se Pisapia pu vincere contro la Moratti. Premesso che non ho particolare fiducia nei sondaggi quantitativi. Premesso che le elezioni sono ovviamente vincolate al sistema elettorale e nel doppio turno prima si vota per il candidato vicino poi, forse, per il meno peggio. Premesso che non si sa neanche quanti candidati Pisapia dovr affrontare. Io sono convinto che abbia esattamente le stesse chances che avrebbero avuto Boeri o Onida e forsanche Sacerdoti: si tratta sempre e comunque di recuperare tra i 20.000 e i 40.000 voti. Missione non impossibile.
Primarie 2 CARO PD ANCHE I CITTADINI NEL LORO PICCOLO SI INCAZZANO Guido Martinotti
Tre cose rapide sulle recenti primarie. Primo il tormentone dei numeri. Non so chi sia stato il von Clausewitz che ha lanciato l 100mila come target: leggo meno di 70 mila votanti rispetto ai 100mila attesi, ma attesi da chi? Era ed una cifra totalmente cervellotica, derivata da un errore concettuale e fattuale sulla natura delle primarie, che abbiamo gi denunciato da queste pagine la settimana scorsa. Le primarie non sono (e sottolineo NON) uno strumento per mobilitare il popolo quale che esso sia: sono uno strumento diretto esclusivamente ai militanti. E vero che Machiavelli sosteneva che il Principe, come larciere deve mirare alto perch poi la freccia arrivi al punto giusto, ma lui stesso ha poi preso granchi solenni. Nel nostro mondo dellimmagine, come dice Giddens, dominato dalla doppia ermeneutica cio dalla incontrollabile riflessivit dei messaggi, se dici una castroneria ti ritorna in faccia violentemente. Alcuni dirigenti politici confondono il pep talk che fa il coach nello spogliatoio, per gasare i propri, con lavveduta pretattica che il medesimo allenatore fa di fronte alle camere. Alle docce deve gridare go, go, go, gli faremo ecc ecc. Davanti alle camere per sa benissimo che se dice faremo 10 gol e poi ne fa solo 8 sar crocifisso mentre se dice faremo 2 gol e poi ne far 3 sar osannato. Quindi, per favore, ragazzi, la prossima volta stecca e gesso e calma: portare quasi 70mila militanti a fare una scelta difficile, in una giornata di scighera pesante molto, non poco, se usiamo parametri razionali di confronto, non quelli del treno dei miei pensieri. Potevano essere un po di pi? Forse s, e vedremo dopo, le analisi, ma in ogni caso si tratta di poche migliaia in pi in meno: non le decine di migliaia che svolazzano sui titoli di questi giorni. Il genio della comunicazione, che ha detto 100mila (una cifra da Miracolo a Milano) dovrebbe adesso venire a spiegarci come cavolo pensava di recuperare 20mila militanti in pi dal 2006 (Ferrante) dopo anni in cui il PD e gli altri hanno fatto a gara per demotivare i propri sostenitori e con un elettorato di sinistra che in questi anni non ha mai superato i 280mila voti. Se si esclude Ferrante tutte le altre primarie hanno avuto numeri pi bassi, 59mila nel 2007 per Bersani e 64mila per Veltroni nel 2009. Da dove dovrebbero essere arrivati 36mila militanti in pi rispetto al 2009? Dal cielo con la sbrisola? Ripeto non si chiamava la gente o i milanesi a dare una bastonata a Berlusconi: si chiedeva ai militanti una scelta difficile sul bastone migliore da scegliere per combattere il centro destra. Come ha detto un intelligente e freddo ascoltatore della trasmissione di Radio Popolare condotta con lusuale competenza da Bacchetta, ben diverso votare per eleggere un candidato contro un altro, dallo scegliere tra quattro possibili nomi quello che meglio potr vincere le elezioni. Come altri commentatori, Giangiacomo Schiavi, osservatore attento della realt milanese, nota che le primarie del centrosinistra hanno rappresentato, indipendentemente da quel che ognuno pu pensare del risultato, un segno importante di riscossa civica. Schiavi per va oltre e accomuna questo segnale agli sforzi che Letizia Moratti sta facendo per trovare una via diversa, proponendo cos Milano come rinnovato laboratorio politico del Paese, come lo era stato allepoca del primo centro-sinistra. Il mio amore per la citt, che peraltro negli ultimi tempi si non poco intiepidito, non mi permette di seguire Schiavi in tutto il ragionamento. Anzi il discorso di Berlusconi alla Convention (e dagli constamericano della ringhera!) della Moratti, fatto a distanza con voce roca, mi ricorda assai pi il discorso di Mussolini al Lirico del Dicembre 1944. Vinceremo! Poi poco dopo, via! Travestito da tedesco. Era impressionante vedere quel palco del Nuovo gremito di famigli e clientes affastellati come funghi chiodini su un ceppo e con quella immagine oleografica di un Berlusconi con la pelle liscia e luminosa da Mao Tse Tung dei murales del realismo socialista cinese. Che dire della mediocre meschinit di fissare la famosa convention lo stesso giorno delle primarie: che cosa ne pu guadagnare la destra? Non ci sar stato uno dei votanti alle primarie indotto ad andare al Nuovo invece che a votare. E pura tigna, di quella tigna carognosa che ormai caratterizza ampiamente limmagine della destra, magnificamente rappresentata dalla faccia e dalleloquio di Sallusti: un physique du rle veramente insuperabile. Ma il particolare pi agghiacciante della sinistra pagliacciata andata in scena al Nuovo, che il momento clou della serata non viene, tutti l a pendere dalle labbra delloracolo lontano che non si risparmia lo sberleffo finale: il famoso endorsement (siamo sempre in USA-Bovisa) non arriva. Cio arriva solo indirettamente e tardivamente con uno stitico, in bocca al lupo, uno schiaffo per chiunque non abbia una faccia indurita dallaverne perse molte. Ci vuole Podest che, come la Pizia, spiega al popolo
morattofilo che, s, quella frase vuol proprio dire che Berlusconi (il dio Silvio) appoggia la Letizia, la quale ritenta la sceneggiata da Cappuccetto Rosso delle precedenti elezioni. Ahh, io non sapevo! Ohi ohi, che sorpresa! Lacrimuccia e poi, dopo unora, partita una campagna preparata da mesi nei pi minuti particolari come quelle scene dei documentari sullinvasione della Polonia da parte della Wehrmacht. Invece le primarie del Centro Sinistra hanno dimostrato in primo luogo che possibile unaltra politica. S, vero, ci sono stati scontri su questioni di metodo e procedure e c sempre qualcuno che non pu rinunciare alle furbizie degli apparati, ma siamo nella assoluta normalit di una competizione elettorale, e sopratutto tutti e quattro i candidati ci hanno regalato una immagine di seriet e integrit con il risultato (per quel che mi
riguarda, ma non sono solo) che oggi io non so se sono pi contento perch ha vinto il mio candidato, o dispiaciuto per gli amici che hanno perso. Non voglio commentare nel merito i singoli candidati: acqua passata. La dirigenza del PD ha fatto un errore che molti avevano segnalato, spero che serva a far ragionare e non a incarognire: se si rimedia con onest e senza troppe storie allerrore, questo sar presto dimenticato. Altrimenti diventer un altro tormentone tafazziano di cui non abbiamo proprio bisogno. Lasciamo perdere il balletto delle dimissioni, rimboccatevi le maniche e cominciate a preparare la battaglia, umilmente e senza fare casino: ci vuole una assemblea cittadina in cui i militanti, senza fretta e senza discorsi di prammatica, vengano a dire la loro.
Voi state ad ascoltare e poi fate la vostra proposta politica condivisa per Milano da finalizzare con Pisapia. Spero che abbiate capito che, voi dirigenti, avete un dannato bisogno di noi militanti, e noi abbiamo bisogno di voi perch nessuno, a cominciare da me e da molti altri compagni critici, vi vuole rubare il mestiere. Per dovete ascoltarci perch si anche capito che da soli (vale per il PD ma anche per gli altri) non ce la fate. Se lo scopo di cacciare questa classe dirigente avida e corrotta, si pu fare: se invece per qualcuno dei tanti von Clausewitz, gli scopi sono quelli di riorganizzare della sinistra dentro e fuori il PD, o magari far votare Albertini da Bersani, mancheremo lobiettivo che, questa volta, raggiungibile. Per la volta prossima sarete cos soli che non vi rester che guardare la pioggia dal finestrino.
gnavano la prima bandiera che gli passava sottomano (di solito quella di Onida) per scontrarsi con quelli che stavano alle sue spalle (i vertici del Pd locale) spingendolo avanti sperando che fosse lui lo scudo ed ha quindi dovuto far conto in definitiva solo sulla organizzazione di Partito. La divisione interna al quadro militante del Pd e, soprattutto, la scarsa capacit di mobilitazione della struttura verso il proprio stesso elettorato prossimo ha prodotto un crollo della partecipazione nelle zone periferiche, proprio dove ci si aspettava che Boeri prendesse un vantaggio decisivo, finendo invece battuto anche nelle ex roccaforti storiche come Muggiano o recenti come viale Padova. Valerio Onida, il rottamatore settantenne come acidamente lo ha definito il segretario Cornelli, ha messo assieme una consistente quota di militanti Pd di area cattolica con un voto della societ civile di zona 1 versione incorruttibile sanzionatoria con venatura giustizialista e respingendo con imprevista tigna qualsiasi invito alla desistenza prima in supporto del favorito del Partito poi del voto utile pro Pisapia, ha raggiunto quota 14 % sufficiente a mantenere dignit alla corsa. Il forse verde Sacerdoti, gi soddisfatto di essere riuscito a partecipare alla competizione, seppure a prezzo di qualche lite in famiglia, come egli stesso ha dichiarato, ha potuto presentare qualche interessante posizione nei dibattiti a quattro, agendo come battitore libero, anche se con qualche attenzione particolare a Boeri, cui ha rifilato qualche pestone non graditissimo. Giuliano Pisapia riuscito a mettere assieme un elettorato in partenza diffuso e disorganizzato, composto da una quota di quadri e militanti del Pd in dis-
senso motivato dalla linea della ditta, dallarea laico-socialista che gli ha riconosciuto soprattutto il valore della sua storia di garantista doc ed ha fatto il pieno dellelettorato di sinistra radicale nel cui perimetro le segreterie Pd hanno invano cercato di confinarlo. Ma il vero miracolo da lui stesso evocato Pisapia lha compiuto riuscendo a mobilitare la borghesia illuminata non affetta da manie penitenziali (per gli altri) che ha visto in questa occasione la possibilit di tornare ad un impegno civile: lesercito entusiasta delle 100 signore che ha composto la squadra dei rappresentanti del candidato ai seggi, tutte o quasi al primo impegno politico, sono state la metafora delle migliaia di persone che hanno partecipato alle iniziative di questi quattro mesi. La grande manifestazione del Dal Verme con Nichi Vendola stata un chiaro segnale in tal senso: al di l del carisma e del momento magico del Presidente della Puglia e dellimmagine della sinistra gentile che Pisapia riuscito a far apprezzare, si percepiva chiaramente che qualcosa di diverso era nellaria, perfino al di l ed al di sopra delle figure dei protagonisti di giornata. Il risultato stato un grande incremento dei votanti nelle zone centrali, nelle quali Pisapia ha stravinto lasciando il rivale ad oltre dieci punti di distacco. I votanti totali sono stati per solo 67 mila, a fronte dei 100 mila previsti e soprattutto degli 82 mila delle primarie del 2006, dando immediatamente la stura al tafazzismo di ritorno lanciato in frettolose analisi sul crollo per arrivare a sostenere la necessit della solita rifondazione totale ed azzeramento di qualsiasi cosa , rinviando di nuovo al prossimo giro il trionfo di una sinistra rifondata etc etc. A parte il fatto che
quasi settantamila persone mobilitate per una parte politica a Milano non sembrano essere esattamente una catastrofe, qualche spiegazione al tutto esiste. Le stesse cifre non sono proprio indiscutibili: la stima di centomila era una previsione basata sul fatto che la competizione che nel 2006 non cera avrebbe mobilitato pi gente, come appariva dai dibattiti ed io sono convinto che ci sia avvenuto. La famosa cifra di 82 mila non ha trovato un esatto riscontro, per esempio, negli indirizzi contesi dei votanti, che sono sempre stati al massimo 70 mila: il dubbio che lassenza di competizione ed il clima di happening abbiano favorito a suo tempo la lievitazione delle cifre ad uso propagandistico potrebbe non essere infondata ed il raffronto pi corretto forse andrebbe fatto con le pi recenti primarie del Pd di Bersani-Marino dello scorso anno, nelle quali votarono in 65 mila. Una primissima valutazione della Swg parla di un effetto di sostituzione fra il 2009 ed oggi di almeno 15-20 mila elettori. Si tratta in parte di elettorato perso dal centrosinistra in parte elettorato non interessato che stato rimpiazzato da una quota di elettori nuovi per questo tipo di elezione, resi attivi soprattutto dalle candidature di Pisapia ed , in misura inferiore, di Onida. Riuscir la sinistra a gestire una candidatura Pisapia che non porter certo alla palingenesi della sinistra, ma nemmeno alla sua catastrofe come nel passato, candidatura che, essendo quella dello sfidante, non pu che essere in seconda posizione? Dalla risposta a questa domanda dipende lesecutivit o meno dello sfratto allattuale inquilina di Palazzo Marino
avere le idee chiare non sarebbe il progettista, ma chi bandisce il concorso. In questo senso sarebbe opportuno che questa facolt derivasse da una autorizzazione concessa, di volta in volta, da un ente coordinatore e unificatore che eviterebbe, per esempio, la produzione di una quantit abnorme di progetti, o leccessivo dettaglio progettuale, poich entrambi generano un costo insopportabile. Analogamente si intuisce che in periodi, come quello in corso, nei quali la pubblica amministrazione tende a lasciare alliniziativa privata lindicazione degli obiettivi sociali, improbabile che larchitettura delle opere pubbliche si attui sotto il controllo pubblico, ed anche per questo che i concorsi di architettura sono al minimo storico, mentre quelli di urbanistica sono quasi inesistenti. 2 Preliminare a una ricca stagione di concorsi sarebbe, a mio parere, la con-
divisione, da parte dei committenti (sia pubblici che privati) e dei progettisti, di una affermazione assiomatica: non tutti i progetti di architettura e di urbanistica hanno la capacit di rispondere con pari efficacia alle prestazioni (estetiche e funzionali) richieste dallincarico. Di conseguenza, sul presupposto che deve essere la pubblica amministrazione a tutelare la funzione sociale della architettura e dellambiente, orientando gli obiettivi dai quali deriveranno gli incarichi, con i concorsi si attuerebbe una selezione di qualit che potr scontentare alcuni, ma che restituirebbe i benefici massimi alla collettivit. 3 Quasi sempre si presuppone che solo le opere pubbliche meritino una definizione concorsuale del progetto, perch ci deriva da obblighi di normativa europea, ma non si deve escludere che, in forma volontaria, si sottopongano a concorso anche opere private. E fin qui,
non dovrei ricevere obiezioni. Ma a questo punto una provocazione appare legittima. Se lesame della giuria di un concorso di architettura garantisce la migliore tutela architettonico - ambientale (secondo un sistema preordinato di valori), perch mai non abbiamo una procedura equivalente per la valutazione dei progetti ordinari? 4 La serata mi ha permesso di chiarire una questione che forse non a tutti nota, ma che sollecita una riflessione sulla qualit della progettazione urbanistica, anche dei PGT previsti dalla legge urbanistica della Lombardia: lo Stato non prevede alcuna riserva di legge a favore delle categorie abilitate alla progettazione (Architetti, Ingegneri ecc) per quanto riguarda la produzione dei progetti urbanistici, di qualsiasi dimensione territoriale!
t da portare il soggetto colpito alla corruzione del senso pi elementare della correttezza, se non almeno della opportunit, dei propri comportamenti personali e istituzionali. LIdiota Etico, il Nostro Idiota Etico, come posseduto da un sentimento di onnipotenza, da un superiority complex talmente travalicante e mostruoso da tradursi letteralmente in una riedizione, mille volte pi pericolosa e angosciante, del famoso motto del Marchese del Grillo: Io s Io, e voi non siete un c, aldil e sopra ogni considerazione razionale, sia essa politica, morale, di opportunit e di calcolo dei rischi e dei benefici. Daltra parte chi, se non un autentico idiota etico, potrebbe mai pensare, dopo le Noemi e le Patrizie, dopo i Tarantini e i Bertolaso, di proseguire comunque i festini di Palazzo Grazioli, solo spostandoli nel Castello di Arcore, ma sempre ripetendo lo squallore di una sgangherata recita compulsiva: la divisa dordinanza per le ragazze, i ninnoli, le canzoncine, le barzellette spinte con
risata obbligatoria, nella lasciva ossessione della immaginaria persistenza del proprio fascino personale, celebrato con bunga bunga finali, che solo il pensiero dovrebbe portare milioni di persone sotto Palazzo Chiglia a reclamarne la testa? Chi, se non un idiota etico, non ritiene di dover osservare quelle minime avvertenze, dovute, pi che al ruolo, alla sua stessa salvaguardia personale, e si espone al contatto sessuale con persone di cui non sa nulla, salvo millantarne poi oniriche parentele con leader mediorientali? Che una persona cos malata sia anche, in quanto autocrate del sistema televisivo e pubblicitario italiano, Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana, appare ormai, non alla sinistra, ma allo stesso establishment nazionale e internazionale, pericoloso e insostenibile. Talmente pericoloso, che ora persino i servi pi fedeli, i corifei pi coricati nelladorazione del suo culto totemico, i prosseneti pi complici, tacciono o lo tirano per la giacca, quasi
a scuoterlo fisicamente dal delirio in cui precipita senza vergogna e senza limite. Per Veronica Lario, che lo conosceva bene, era gi chiaro e lo diceva: malato. Certo non poteva dire che era un idiota. Ma che si trattasse di una forma esiziale di idiozia, di btise, lo tocchiamo con chiarezza solo nellultimo tempo, il tempo dellAutunno del Patriarca, quel tempo particolare in cui limmagine del declino fisico del Corpo connessa organicamente al declino simbolico, politico e istituzionale del Potente. Un poveruomo che procede ciecamente innanzi come se nulla fosse cambiato, quasi una Gloria Swanson in Viale del Tramonto, che ancora pensa di essere sul palcoscenico mentre lambulanza la porta via. Un Idiota, semplicemente. E idioti noi che ci stiamo sotto, per ignoranza, ignavia, interesse, debolezza.
sieme ai commenti di certi tuoi colleghi di corso, ti hanno giustamente toccato. Purtroppo l'Italia soffre di un clima generale di arretratezza culturale e sociale che figlio di un pensiero "debole" che ha fatto la sua storia. Vogliamo parlare anche dei presunti diritti sociali e dei lavoratori che faticosamente sono stati conquistati dalla rivoluzione industriale in avanti in Occidente e che sembrano sistematicamente disattesi e dimenticati quando ci confrontiamo con superpotenze del calibro della Cina che sentiamo ormai tanto "vicine ed eleggiamo a
partner imprescindibili della nostra nuova esistenza e cultura? All'estero le cose vanno a volte meglio, come in tantissimi Paesi all'avanguardia nelle conquiste sociali e industriali (anche sul fronte dell'ingegneria), ma tante volte anche peggio (come in tutti quei posti dove i gay vengono esplicitamente condannati e perseguiti anche legalmente). Evidentemente in Italia siamo a met del guado e l'unica cosa che possiamo fare aspettarci che le nuove generazioni si liberino definitivamente di questo pesante fardello. Certo che fa stra-
no vedere proprio nei giovani, quelli cio da cui ci si aspetta un cambiamento, il permanere e a volte la difesa di posizioni evidentemente incomprensibili e anacronistiche. Pochi minuti dopo avere letto la tua lettera mi venuta in mente l'immagine di quel Leonardo da Vinci, uno dei geni pi grandi che l'umanit abbia conosciuto, che era omosessuale e che, per ironia della sorte, viene preso come simbolo universale e modello dell'ingegneria e in particolare presso il Politecnico di Milano
RUBRICHE MUSICA
Questa rubrica curata da Palo Viola @arcipelagomilano.org
Direttori - solisti
E sempre pi diffusa, anche o soprattutto fra grandi musicisti, la (cattiva) pratica di fare contemporaneamente la parte del solista e quella del direttore dorchestra; da anni ormai lo fanno al pianoforte Andras Shiff e Vladimir Ashkenazy, ma anche Salvatore Accardo con il violino (tutti, a mio avviso, con esiti solitamente modesti), e ora sembra quasi diventare la nuova frontiera del concertismo internazionale. Laltra sera, se ce ne fosse stato bisogno, ci stata fornita una prova direi lampante di quanto questa pratica possa essere perversa. Al teatro Dal Verme, con lOrchestra da camera di Mantova e un programma strepitoso - Concerto in re maggiore per violino e orchestra opera 77 di Brahms e Quarta Sinfonia in re minore opera 120 di Schumann - la serata ha avuto un unico, assoluto protagonista, al violino e sul podio: Pavel Berman. Figlio darte - suo padre era il noto pianista Lazar Berman, nato in Russia ma vissuto per lo pi a Firenze - Pavel sia un ottimo e affermato violinista che un direttore dorchestra con solida formazione, e lo ha dimostrato con lo strumento nella prima parte del concerto e con la bacchetta in mano nella seconda parte. La stessa mano, la stessa musicalit, soprattutto la stessa professionalit, ma due esiti radicalmente diversi: mentre il Concerto di Brahms sembrato una composizione per violino solo, con improbabile e timido accompagnamento orchestrale, nella Sinfonia di Schumann - quando Berman salito sul podio e ha preso la bacchetta in mano - lorchestra si come risvegliata dal torpore, ha sfoggiato una sorprendente vitalit e grandi capacit evocative, trovando momenti di vera poesia. Gli stessi musicisti che prima erano apparsi inconsistenti, un po lagnosi, privi di energia vitale, attenti a non oscurare la leadership del solista e che avevano cos rinunciato a concertare1 con lui la partitura brahmsiana, nella seconda parte, con Berman sul podio, diventano
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protagonisti assoluti della Sinfonia di Schumann, sicuri di s, ben affiatati, unottima compagine; tanto da sorprendere per leleganza e la raffinatezza con cui hanno letto lo Scherzo con doppio Trio ed hanno risolto quel bellissimo passaggio che conclude lo Scherzo e prepara il grandioso finale. Come potuto accadere? Rispondiamo con una domanda: se unorchestra pu dare il meglio di s diretta da un violinista inevitabilmente concentrato sul proprio strumento, alle prese con i suoi personali problemi esecutivi e interpretativi, che necessariamente volta le spalle agli altri strumenti (a stento riesce a guardare in faccia violoncelli e contrabbassi), a che cosa servirebbe un direttore esclusivamente concentrato sul lavoro dei cinquanta, cento professori dorchestra, dedito solo a ottenere quel magico effetto maieutico che deve trasformare unorchestra in un unico grande strumento? Crediamo che accada questo: un musicista che ama e conosce tanto il proprio strumento quanto lesercizio della direzione dorchestra, desidera appropriarsi
totalmente delle scelte interpretative, non accetta di condividerle con altri (che sicuramente hanno idee e sensibilit diverse), vuole fondere il suono del proprio strumento con quelli che provengono dallorchestra senza alcuna intermediazione, in una visione sostanzialmente autoreferenziale. Ma crediamo anche che sia un errore grave: non solo perch, come si detto, questa fusione toglie autonomia, sicurezza, identit allorchestra, ma soprattutto perch la priva di quel ruolo fondamentale di controparte, anche di antagonista e di competitore, che alla base sia del concerto classico (Haydn, Mozart) che di quello romantico (Chopin, Mendelssohn, i grandi russi) e che viene soprattutto esaltato con la rivoluzione beethoveniana. Nella musica della seconda met del settecento e di almeno tutto lottocento, il concetto di competizione o di antagonismo non riguarda solo il rapporto fra lo strumento solista e lorchestra; intrinseco alla struttura della composizione musicale ed particolarmente evidente nella forma-sonata, cio nel con-
fronto (che anche dialogo, contrapposizione dialettica, talvolta dura lotta) fra il primo e il secondo tema, o fra due gruppi tematici, che compaiono nellesposizione e nella ripresa dei primi tempi e non solo delle Sonate, Sinfonie, Concerti, e nella pi parte delle composizioni di musica da camera (Duo, Trio, Quartetto, ecc.). In conclusione se concertare significa far dialogare fra loro idee diverse, spesso opposte, bene che esse vengano esposte da interpreti diversi la cui abilit deve consistere non tanto nellomologarle quanto piuttosto nel farle scontrare e poi convergere verso una sorta di riconciliazione. Per questo ci piacerebbe che i solisti facessero i solisti, i direttori i direttori, e che non ci venissero imposte interpretazioni impoverite e appiattite per eccessi di autostima. . lorigine della parola incerta: combattere, gareggiare (cum certamen), ma anche concordare, accordarsi, ecc.
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ARTE
Questa rubrica a cura di Virginia Colombo @arcipelagomilano.org
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La scultura italiana del XXI secolo fino al 20 gennaio 2011 Fondazione A.Pomodoro via Solari, 35 Orari: mercoled - domenica dalle 11 alle 19. Gioved dalle 11 alle 22. Costi: intero 8,00 . Ridotto 5,00 Ingresso libero la seconda domenica del mese
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tore delle tecniche pittoriche e della storia dellarte, sperimentatore delle nuove scoperte ottiche. Dal profeta del clima bellico, lui, pittore apolitico per scelta e anzi opportunista. Quando scoppia la guerra civile spagnola, nel 1939, Dal va in esilio volontario in America e in Italia, dove ha la possibilit di approfondire il Rinascimento italiano, per lui la massima espressione della perfezione. Tutte le sue opere sono disseminate di riferimenti culturali, anfore antiche, busti e statue greche, citazioni-parodieomaggio a Velazquez, Michelangelo, Leonardo. Sconvolto dal lancio della bomba atomica, si innamora dellatomo, della fisica e i paesaggi diventano post atomici, le particelle atomiche compaiono nelle sue opere. Punto forte dellesposizione la ricostruzione del salotto surrealista da abitare (la prima versione a Figueres), la stanza col volto di Mae West, la diva americana degli anni Trenta. Dopo aver visto la sua foto su una copertina Dal
crea un vero salotto, in cui il visitatore invitato a sedere sul Dalilips, divano a forma di rosse labbra carnose, vero oggetto di design prodotto in serie. Intorno un camino a forma di naso e boccoli biondi come tende, mentre un proiettore permette allo spettatore di vedersi in contemporanea sulla parete di fronte. Secondo esplicita volont di Dal. Lultima stanza mostra un Dal che non ti aspetti, cattolico ma agnostico al tempo stesso, su sua ammissione. Un crocifisso sospeso, angeli in una terra apocalittica, il volto di Gala, ormai morente, a indicare la spiritualit di un uomo che anelava a toccare il cielo, a trovare una strada per comunicare con Dio. Conclude il percorso il cortometraggio animato e inedito Destino, con i disegni creati nello studio Disney nel 1946 e realizzato per la prima volta nel 2003. Un mondo surreale, popolato dalle sue fantasie e ossessioni. Una chicca per la prima volta in Italia. Le opere provengono soprattutto dal Teatro-museo di Dal a Figueres, mo-
numento e trionfo del kitch che progett e costru lui stesso e dove volle farsi seppellire, nel 1989. Non una retrospettiva n una mostra antologica. Unoccasione per conoscere meglio un artista troppo spesso banalizzato.
Dal. Il sogno si avvicina. Dal 22 settembre al 30 gennaio 2011. Palazzo Reale. Orari: marted- domenica 9.30/19.30 luned 14.30/19.30 gioved e sabato 9.30/22.30 Biglietti. Intero: 9 . Ridotto 7,5
TEATRO
Questa rubrica a cura di Guendalina Murroni @arcipelagomilano.org
LItalia s desta
Ultima settimana per LItalia s desta di Stefano Massini, in scena al Teatro Litta fino al 21 novembre. Lo spettacolo tratta dellItalia di oggi, nellautocelebrazione del 150 anno dallUnit: Immigrati cinesi stipati nelle fogne di Milano. Missili impazziti che bombardano cocuzzoli montuosi. Bunker antiinvasione nelle ville del Nord Est. Mattatoi ipertecnologici nellEmilia dei prosciutti. Un supereroe con tanto di mantello che volteggia per una Gotham City partenopea Autenticamente tratto dalle pagine di cronaca degli italici giornali, questo catalogo nostrano investiga impietosamente la geografia del Belpaese doggigiorno. Una stranissima, irriverente discesa agli inferi della famigerata penisola, dove lintero stivale viene impietosamente passato ai raggi X. A voi stilare il referto.
Giungla
Il 20 novembre la Giornata Mondiale dei Diritti dellinfanzia e per loccasione il Teatro Franco Parenti mette in scena lo spettacolo Giungla di Roberto Anglisani e Maria Maglietta. Lo spettacolo si ispira al Libro della Giungla di Kipling dove per la giungla, questa volta, la stazione centrale con protagonista un bambino a cui sono stati negati tutti i diritti fondamentali: listruzione, la salute, una casa.
CINEMA Lillusionista
[Gran Bretagna-Francia, 2010, 80] di Sylvain Chomet. Con Jean-Claude Donda, Edith Rankin, Jil Aigrot, Didier Gustin, Frdric Lebon
Sylvain Chomet ha realizzato una sceneggiatura dellirraggiungibile Jacques Tati. Il protagonista della pellicola ha tutte quelle peculiarit cos speciali del regista di Mon oncle che sarebbe stato impietoso adattare un attore in carne e ossa. La scelta del film danimazione lo sviluppo pi congeniale. Il protagonista un illusionista che affronta la
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rivoluzione dei gusti del pubblico. La modernit lo rende obsoleto, lo costringe a esibirsi di fronte a pubblici sempre meno numerosi. In un periodo cos difficile e buio arriva una fiammella a riaccendere la sua voglia di vivere. Una ragazzina intraprendente, decisa ad abbandonare una vita
grigia e ripetitiva lo segue in giro per lEuropa. E molto attratta dai luccichii delle vetrine del nuovo mondo e le illusioni del mago spesso le permettono di arrivare a vestire i propri sogni. Tra i due personaggi nasce una complicit istintiva e naturale, un sentimento che va aldil dell'incomunicabilit linguisti-
ca. Un film amaro ma commovente dai colori tenui che lasciano tutto lo spazio dell'animazione allo spessore dei personaggi. Marco Santarpia
Mammuth
[Francia, 2010, 92'] di Gustave de Kervern, Benot Delpine con Grard Depardieu, Yolande Moreau, Isabelle Adjani, Benot Poelvoorde, Miss Ming
Serge Pilardosse (Grard Depardieu) osserva in maniera interrogativa il regalo dei colleghi per il suo pensionamento: un puzzle. Sar uno scherzo, suggerisce attonita sua moglie Catherine (Yolande Moreau). Ma lui ne dubita. Forse, quel puzzle, gli sar utile per riempire il tempo. Infatti, dopo una vita completamente consacrata al lavoro, il neo-pensionato sbatte il muso contro la noia; ma presto scopre l'urgenza di ritirare i contributi pensionistici non versati dai suoi ex datori di lavoro. Mammuth (Francia, 2010, 92') racconta l' epopea di Serge Pilardosse detto Mammuth che in sella alla sua moto (una Mammuth degli anni '70, appunto) percorre la sua vita a ritroso. C' un viaggio in Mammuth. Una cavalcata nello spazio e nel tempo. Gustave de Kervern e Benot Delpine registi e sceneggiatori del film ci portano in viaggio assieme a Serge. L'enorme Serge, grosso e sgraziato, vagabonda per le strade della Francia rivivendo luoghi e persone che hanno riempito la sua vita. Il viaggio stimola il ricordo che, a sua volta, riporta in superficie pensieri accantonati. Spesso, il dolore. Ma gioie o dolori che siano, sempre emozionanti; una scossa all'apatia della vita. Nel suo percorso Mammuth in(s)contra il mondo d'oggi; significativo l'incontro al supermarket con il salumiere che, a differenza di Serge, non si mai appassionato al suo lavoro: chi guadagna il minimo salariale, nell'amore e nel lavoro, se ne sbatte, dice. Altrettanto eloquente il nervosismo del buttafuori della discoteca dove Serge lavor trent'anni prima: sono quattro anni che lavoro in nero. Tutte evidenze dell'irritante salute del mondo del lavoro attuale. Nel suo piccolo, Mammuth fa ripensare alla ricerca di libert vista in Easy Rider. Billy e Wyatt del film di Dennis Hopper erano uomini normali che correvano verso la libert; il grosso Serge riscopre la bellezza della vita nella libert del viaggio. E noi - viaggiando con lui ci accorgiamo che oltre a grosso, Serge anche grande.Nella divertente commedia nera Louise Michel (2008), Gustave de Kervern e Benot Delpine si erano affidati a Yolande Moreau (moglie di Serge in Mammuth) per ideare una vendetta al padrone. Questa volta, invece, i due registi francesi affidano a Grard Depardieu il compito di riempire lo schermo in modo grottesco ma semplice; e l'attore, come Serge, oltre a grosso si dimostra anche grande. Allora Serge ha davvero ricomposto un puzzle, come quello regalato dai colleghi. Un puzzle davvero utile per riempire il tempo. Per riscoprire la vita. Indispensabile per comporre tassello dopo tassello - ogni momento passato, accorgendosi di quanto, tutto sommato, la vita come un film finisce soltanto con i titoli di coda. Paolo Schipani
IN SALA AL CINEMA CENTRALE DI MILANO ORARI PROIEZIONI: 14.30 - 16.30 - 18.30 - 20.30 - 22.30
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