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classe professionale stavolta colpevole di non usare abbastanza l'autocertificazione dei progetti. Come
se non bastasse ricorrere ad avvocati per ogni nuovo progetto e trovarsi comunque nella situazione tutta italiana di non potersi addossare
le responsabilit che leggi, regolamenti e sentenze tribunalizie incerte
e fluttuanti impongono agli autocerti-
ficanti. Situazione illustrata benissimo da un professionista in un intervento nella stessa serata con Lei
presente.
Delusione perch questa amministrazione non riesce a capire che la
realizzazione di Edilizia Residenziale Pubblica non pu essere caricata
sui gi risicati programmi economici
dell'edilizia privata, specie in questa
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Si tornerebbe allora ad applicare il
primo comma dell'art. 22 della legge
istituiva, al pari delle altre citt metropolitane under tre milioni, surrettiziamente eluso nel testo dei professori (per quanto a sua volta ne-
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autoreferenziale, decide le politiche
strategiche dellarea metropolitana e
nel contempo si dimostra incapace
di amministrare in modo equo la
propria comunit a scapito soprattutto dei cittadini delle periferie.
Prendiamo il caso Milano. La nostra
citt si ampliata oltre la sua storica
cinta daziaria, assorbendo i piccoli
comuni limitrofi, a partire dallultimo
ventennio del 1800 fino a completare nel 1923 lopera di annessione
con la politica autoritaria e accentratrice del fascismo. La ripresa economica e industriale del secondo
dopoguerra si accompagna alla rinascita della democrazia repubblicana e ai movimenti di lotta ed emancipazione dei lavoratori e dei
cittadini. Organizzati nei partiti popolari e di massa e/o attivi in comitati di quartiere e associazioni,
gruppi di cittadinanza impegnata
danno vita a iniziative finalizzate a
migliorare le condizioni di vita quotidiana nei quartieri periferici (casa,
salute, scuole, trasporti ecc.) e a
rivendicare un Comune pi vicino ai
cittadini. I comitati di quartiere, incrociando i movimenti studenteschi
e giovanili del '68, diventano protagonisti di lotte democratiche per il
decentramento amministrativo e la
partecipazione dal basso al governo
delle citt.
Nel 1968, con delibera del Consiglio
comunale di Milano del 16 luglio, si
conquista il primo decentramento
amministrativo del Comune che viene suddiviso in 20 Zone, con propri
organi (Consiglio, Presidente e Aggiunto del Sindaco). Larticolazione
amministrativa si modella sui quartieri storici e sui vecchi comuni annessi: Centro storico Centro direzionale / Greco/Zara Venezia /
Buenos Aires Vittoria / Romana /
Molise Ticinese / Genova Magenta / Sempione Bovisa / Dergano Affori / Comasina / Bruzzano
Niguarda / Ca Granda / Bicocca
Monza / Padova Citt Studi / Argonne Feltre / Cimiano Forlanini
/ Taliedo Corvetto / RogoredoVigentina - Chiesa Rossa / Gratosoglio Barona / Ronchetto sul Naviglio Lorenteggio / Inganni
Baggio / Forze Armate San Siro /
Q.T.8 / Gallaratese Vialba / Quarto Oggiaro / Certosa.
I Consigli di Zona nascono come
organi consultivi, ma costituiscono
un primo passo importante per la
promozione della pi ampia partecipazione democratica dei cittadini
alla vita politico-amministrativa della
citt (art. 9 /Reg.1968). Nel 1997
viene approvato un nuovo Regolamento (mai applicato!) che decentra
alcune funzioni e compiti e assegna
una maggiore autonomia ai Consigli
di Zona nella prospettiva di trasformarli in municipi/comuni, di abolire
capoluogo e provincia e istituire la
Citt Metropolitana. Nel 1999 i Consigli vengono ridotti a 9 con dimensioni di medio - grandi citt, che operano come semplici appendici
dellamministrazione centrale; esprimono pareri non vincolanti; fanno delibere a carattere consultivo
che quasi mai vengono accolte dal
potere centrale.
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diocri sotto il profilo ambientale. E
talora anche dubbi sotto laspetto
idrologico.
Nel frattempo, da un anno allaltro,
da un assestamento di bilancio
allaltro, mai si avuta la certezza
delle risorse che il paese metteva in
gioco per affrontare la questione
idrogeologica. In fisica, la predicibilit la possibilit o meno di prevedere un evento nel tempo e nello
spazio: dove e quando. La predicibilit delle meteore, che solo in Italia
chiamiamo bombe dacqua, dubbia. Alcuni processi fisici sono caotici e lincertezza regna sovrana. Ma
le politiche e le priorit e le risorse
disponibili per la difesa del suolo
sono del tutto impredicibili. Insomma, la politica assai pi caotica
della fisica. Il fallimento sta tutto qui,
nellimpredicibilit delle politiche di
difesa del suolo. E nella distanza
abissale tra il dire e il fare. I politici
si sono talora inventati tecnici della
provvidenza dopo qualche disastro,
ma imputare loro una scarsa dimestichezza con la meteorologia o
lidraulica non ha senso.
Ci che mancato la visione, il
disegno del futuro, il progetto e la
decisione coerente, prima sotto il
profilo culturale e poi, ma soltanto
poi sotto quello economico. Un segnale ai tecnici di navigare a vista, a
cavallo tra la rincorsa allutopia e la
miseria delle contingenze. Alla gente di invocare i santi. Una politica
saggia, dopo i continui allagamenti
milanesi prodotti del Seveso negli
anni 70 (5 nel solo 1979) avrebbe
detto, prima ai tecnici e poi alla gente: Nei prossimi 20 anni in Italia
potremo dedicare poche risorse alla
questione, diciamo non pi di 300
milioni di Euro lanno.. Tecnici e
cittadini avrebbero capito che il "rischio accettabile" era molto elevato
ma andava accettato.
Nessun tecnico avrebbe proposto
soluzioni impegnative e, magari, avrebbe suggerito tecniche di difesa
locale, sia a scala di isolato, sia di
singoli edifici: misure organizzate di
"flood proofing" corredate da una
capillare preparazione agli eventi
estremi, sia individuale sia collettiva.
Tutte cose che costano poco e hanno lobiettivo di rendere minimo
limpatto degli eventi quando si accetta un alto rischio. Al contrario la
politica ha alimentato le illusioni. Tra
il dire e il fare c andata di mezzo
la roba della gente, quando non la
vita. E continua ad andarci.
Non c dubbio che servano molti
quattrini per la difesa del suolo in
Italia. Pi meno gli stessi previsti
dalla Commissione De Marchi nel
1970. Per esempio, nel Genovesato
ci vogliono pi di 400 milioni di misure strutturali e forse altrettanti per
i bacini compresi tra il Ticino e
lAdda. Non sono pochi, ma vanno
confrontati con altre voci di spesa
pubblica meno importanti e, forse,
anche meno urgenti. Un vate del
neoliberismo come Oscar Giannino
afferma che le tasse di scopo legate
allassetto del territorio e alla difesa
del suolo rendono allo Stato circa
3,4 miliardi di Euro ogni anno, pi o
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fluidificando i flussi invece che fare tappo, accompagnano il visitatore fino all'uscita. A piedi, nel deserto
pomeridiano, solo la pioggia battente risveglia i sensi da tanto balugino, ripresa ancor pi brusca se accompagnata dalla lettura de Le
Mani su Milano di Franco Stefanoni, edizioni Laterza, 2014.
Nonostante le sollecitazioni della
mostra e degli intervistati, non risulta n storicamente n criticamente
convincente la tesi per cui i grattacieli siano nel Dna di Mediolanum, il
quale genius loci, se proprio bisogna immaginarne uno, come sosteneva Vittorio Gregotti, pi prossimo all'orizzontalit delle marcite,
delle risaie, delle cascine, dell'orizzonte convesso della pianura padana e dei filari di platani.
Milano non San Gimignano, posta
in cima a una collina sulla via Francigena, dove le torri inizialmente
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crebbero come osservatorio di difesa ma divennero ben presto sterile
simbolo di potere feudale, come osservato da Le Corbusier in occasione del suo Grand Tour italiano. Milano non nemmeno Pisa, dove i
fiorentini, subito dopo la conquista,
decisero di far capitozzare tutte le
superbe torri della citt, come antidoto futuro al torcicollo. Milano zucchero e catrame, come cantava
Lucio Dalla - ha subto la cupola volutamente pi larga di San Pietro e
pi alta del Duomo, opera di Don
Verz per il suo San Raffaele (a
noi oggi i debiti, Deo gratias!) con
alla sommit un minaccioso arcangelo tutto nudo e dorato, pi brillante della Madonnina.
A Milano si sono dimenticate le fabbriche, le case di ringhiera, le stadre, perfino la distruzione del Lazzaretto e l'intenzione di costruire sul
parco Sempione; si sono dimenticati
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una urbanistica coercitiva, lipotesi
di una trasformazione urbana a
somma zero, lonere perpetuo come
contributo di cittadinanza, riconoscimento di valore della qualit urbana in essere.
Lassunzione del paradigma che
vede nelle citt la ricchezza data
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strazione Aniasi, svolgeva e assolve
molteplici funzioni di grande importanza, che si confermano sino a oggi, sia di raccordo tra i due aeroporti
di Linate e Malpensa e dellAlta Velocit, attraverso la corrispondenza
con il Passante Ferroviario e le altre
tre linee metropolitane, sia di miglior
servizio non solo delle zone centro/sud della Citt ma anche dei corrispondenti centri urbani esterni
quali Milano San Felice, Pioltello,
Cesano Boscone e oltre.
Qualcuno potrebbe obiettare che
lamministrazione Formentini ritard
lavvio della progettazione di quella
linea ma prima del 96 non sarebbe
stato possibile per una serie di diverse ragioni che impegnarono i
primi due anni di quella amministrazione e che possono essere principalmente ricondotte: sia alla elaborazione dei sopracitati documenti di
piano, che si svolse attraverso un
processo partecipato, ampio e multilivello a partire dalla scala europea
per scendere sino alle realt zonali,
sia agli impegni di rifinanziamento e
talvolta di progettazione di altre opere quale il passante ferroviario e i
prolungamenti della linea 2 e 3 (-1
novembre 1994 prolungamento
MM2 Romolo / Famagosta; -16 dicembre 1995 prolungamento MM3
Sondrio / Zara; -1997 apertura del
primo tratto del Passante ferroviario
Bovisa - Lancetti - Porta Venezia).
segnare un distacco rispetto all'epoca delle tangenti che avevano caratterizzato la costruzione della linea 3.
Santambrogio evidenzia che nei
piani comunali la linea 4 rimase e
ne prosegu l'iter di progettazione,
ma riconosce che il comportamento
della giunta fu visto come causa di
ritardo nell'effettiva realizzazione
della nuova linea. Infatti furono i
successivi sindaci, Albertini e Moratti, a impegnarsi per il reperimento
dei fondi necessari all'opera.
Scrive Edoardo Courir a Paolo Viola a proposito del libro di Paolo Isotta
Ho letto il Suo articolo sull'autobiografia di Paolo Isotta. Condivido
pienamente tutto quel che Lei ha
scritto su Isotta in generale e sul
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suo libro. Vorrei anzi complimentarmi con Lei e ringraziarLa per aver
scritto un pezzo misurato e nobile
davanti a un episodio letterario (let-
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Scrive Sandro Gerbi a Paolo Viola a proposito del libro di Paolo Isotta
Caro Paolo, hai fatto benissimo a
scrivere quello che hai scritto su Isotta. Io il suo libro non l'ho nemmeno aperto. Mi bastata qualche
MUSICA
questa rubrica a cura di Paolo Viola
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Musica da camera
Anche nella musica classica si sta
inverando il detto che small is beautiful, nel senso di un ritorno alle dimensioni reali della musica da camera. Da oltre due secoli la grande
musica articolata in tre grandi filoni: la musica lirica scritta per il teatro, la musica sinfonica scritta per
orchestre di maggiori o minori dimensioni, e la musica da camera
per essere eseguita da uno o da
pochi strumenti (il duo, il trio, il quartetto, eccetera). Ciascuna delle tre
forme aveva un luogo specifico in
cui la musica doveva essere ascoltata: il teatro per lopera, la grande
sala o auditorium per il concerto sinfonico e - per la musica da camera la casa, il castello, la villa. Poi gli
spazi si sono impropriamente dilatati e cos la musica sinfonica occupa
spesso lo spazio del teatro lirico, la
musica da camera ha invaso le sale
da concerto e occupa spazi sempre
maggiori, tanto che pu capitare di
sentire in una immensa piazza le
note di Chopin diffuse da potentissimi amplificatori. successo anche
recentemente a Milano in piazza del
Duomo. Orrore.
La scorsa settimana ho provato la
gioia - pur comprendendone lanacronismo e il privilegio - di ascoltare
due concerti di musica da camera
in senso stretto, cio in spazi appropriati, con un pubblico ridotto e
selezionato, con programmi adeguati; oltre che un ritorno allantico
stata anche occasione per approfondire aspetti non secondari del
repertorio. Due situazioni non molto
usuali, una allinizio di un ciclo,
laltra alla fine.
Guido e Luisa Bizzi hanno una fabbrica di clavicembali in una magnifica villa del seicento presso il lago di
Varese (www.villabossi.it), dove ospitano anche la piccola casa discografica Sheva collection di Ermanno De Stefani. Avendo a disposizione un ambiente molto raffi-
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tra parlarsi a quattrocchi e parlarsi
al telefono.
ARTE
questa rubrica a cura di Benedetta Marchesi
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Tra Leonardo e Milano prosegue felicemente il sodalizio
Se in una pigra domenica sera emerge nel milanese unincontenibile
voglia di visitare una mostra, quali
sono le proposte della citt? Intorno
alle 19.30 non molte in realt: Palazzo Reale cos come i grandi musei del centro sono gi in procinto di
chiudere. Una per attira lattenzione, sar per la posizione cos
centrale o forse proprio per il fatto
che ancora aperta.
Quella dedicata al genio di Leonardo Da Vinci, affacciata sulla Galleria
Vittorio Emanuele, una mostra in
continua espansione che periodicamente si arricchisce di nuovi elementi frutto delle ricerche dal Centro
Studi Leonardo3, ideatore e organizzatore della mostra nonch
gruppo attento di studiosi. Se Leonardo produsse durante la sua vita
uninfinit di disegni e schizzi, L3 si
pone come obiettivo quello di studiare a fondo la produzione del genio tostano e renderla fruibile a tutte
le tipologie di pubblico con linguaggi
comprensibile e divulgativi offrendo
mostra ha superato le 250 mila visite imponendosi come centro attrattivo per turisti e cittadini. Un buon risultato, ma forse basso considerando lalta qualit della mostra e la
posizione decisamente strategica. Il
successo di pubblico sarebbe stato
migliore (forse) con un maggiore
rilievo dato dalla stampa e dei social
network, e da un costo del biglietto
pi calmierato. Ma c ancora tempo, e loccasione giusta alle porte:
non perdiamola e anzi, dimostriamo
che anche a Milano ci sono centri di
ricerca capaci di produrre mostre
interessanti senza necessariamente
creare allestimenti costosi ed esporre opere o modelli originali.
Leonardo3 - Il Mondo di Leonardo
1 marzo 2013 - 31 ottobre 2015
Piazza della Scala, Ingresso Galleria Vittorio Emanuele II Aperta tutti i
giorni, dalle 10:00 alle 23:00 compresi festivi Biglietti: 12/10/9 euro
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anche uno di quegli artisti che rimangono nei ricordi anni dopo la
fine degli studi, che sembra facile
capire e apprezzare e per i quali si
pi predisposti a mettersi in fila per
andarne a vedere una grande mostra. Su questa scia stato pensato
il percorso che ha condotto
allideazione della mostra, che
prende proprio le mosse dalla domanda Chi stato Marc Chagall? E
cosa rappresenta oggi?
Lesposizione, a Palazzo Reale fino
al 1 febbraio, accompagna il visitatore in una graduale avvicinamento
allartista; attraverso 15 sale e 220
opere si scopre lartista affiancando
lesperienza artistica alla sua crescita anagrafica. Uomo attento e profondamente sensibile al mondo che
lo circonda, Chagall, figlio ed erede di tre culture con le quali si
confrontato e che nel suo lavoro ritornano spesso: la tradizione ebraica dalla quale eredita figure ricorrenti, come lebreo errante, e immagini cariche di simbologie; quella
russa, sua terra natia dei bianchi
paesaggi e delle chiese con le cupole a cipolla, e quella francese delle avanguardie artistiche, incontrata
pi volte durante i suoi soggiorni.
sesti ripetuti a giorni alterni. Al fianco delle proiezioni vengono presentate una selezione di opere di artisti
che hanno scelto il video come
mezzo espressivo ma che si avvalgono anche delloggetto come concretizzazione tangibile dellidea artistica.
Tra le opere di maggiore impatto:
Mastequoia Op. 09-013, una lunga
striscia di frame selezionati da un
girato di 54 ore su un viaggio compiuto dai tre artisti tra Rotterdam,
Fs e Tokyo (vero e proprio film,
vincitore del premio Lo schermo
dellarte 2013); attraverso luso del
VHS come supporto la qualit perde
molta definizione acquisendo per
un velo quasi melanconico e onirico,
oltre che di ricordo che si va lentamente sbiadendo.
Per rendere pi esaustivo il tema
stato presentato poi un fitto palinsesto di proiezioni e performance che
vanno ad ampliare ancora di pi la
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La mostra un racconto complesso
sul mondo di Giovanni Segantini
che accompagna il visitatore in un
graduale avvicinamento allartista,
che lo invita ad avvicinarsi attraverso i quadri, alle emozioni, ai pensieri
e alle riflessioni che alle opere sono
vincolati.
I grandi spazi, gli animali, le montagne sono elementi non di complemento e non casuali in Segantini ma
anzi, acquisiscono un valore mistico
e quasi panteistico che permea
lintero lavoro, frutto del forte legame tra lartista e la natura.
Questultima, madre spirituale per
lartista (e orfano di quella biologica), spesso resa (co)protagonista
delle opere al punto che giocando
sui titoli e sulla compresenza tra
uomo e animali si arrivi interrogarsi
su quale sia il vero protagonista.
Luso dei colori, che si scopre con il
tempo, sempre pi potente grazie
alla giustapposizione dei colori
complementari e uno dei momenti
culmine si raggiunge nellazzurro
senza eguali del cielo di Mezzogiorno sulle alpi (1891).
LIBRI
questa rubrica a cura di Marilena Poletti Pasero
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Lucia Bisi
La piazza imbandita
Mercati storici lombardi tra il XVIII e il XX secolo
Skir - expo milano 2015
40 illustrazioni in quadricromia 160 pp, euro 29
Il libro verr presentato mercoled
26, ore 18, a Palazzo Sormani, sala
del Grechetto, via F. Sforza 7, Milano, relatori Marco Romano e Davide
Rampello, con Marilena Poletti Pasero, a cura di Unione Lettori Italiani
Nella disgregazione dellimpero carolingio nasceranno i comuni, modesti villaggi e citt appena pi
grandi, costituiti da cittadini giuridicamente liberi e soprattutto liberi di
desiderare qualsiasi cosa possa
renderli pi felici.
Se i desideri sono individuali nasce
un confronto tra i cittadini che nelle
loro scelte mostrano pubblicamente
il loro carattere e il loro status, un
confronto reso possibile e alimentato dal mercato, che poi prima di
tutto uno stato danimo che pervade
la consapevolezza collettiva di una
societ fondata sulla sua libert, un
mercato che prender poi corpo in
unistituzione giuridica e in uno spazio materiale, uno spiazzo libero ai
margini dellincasato.
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prattutto statali, e non abbiamo neanche difficolt a immaginare che
ambulanti e bancarelle continuassero a proliferare anche nei giorni
proibiti, seppure con qualche rischio: del resto, in un ghiottissimo
quadro della fine del '600 di un Anonimo (scoperto dall'autrice in una
collezione privata e riprodotto nel
testo) che ritrae il Verziere di Milano
in piazza Fontana, vediamo un bricconcello scortato dai gendarmi verso il tribunale - in fondo alla via che
intravediamo a sinistra, ora diventato sede dei vigili urbani - e a dominare il mercato una gigantesca carrucola.
Come in tutti i documenti del tempo,
i loro estensori elencavano meticolosamente tutte le fattispecie normate, una meticolosit che fa un effetto
curioso quando sappiamo dal medesimo Manzoni le loro modeste
conseguenze effettive, che se tali
erano per la repressione dei bravi,
tali saranno state anche per la repressione delle regole del mercato.
Vero che davvero fondamentale
era il mercato dei grani - delle Erbe
- perch le cittadine, appena pi
grandi, gestivano un granaio con
una riserva, di solito frumentaria,
per almeno i tre anni di eventuali
carestie e dunque queste cittadine
erano anche il centro di raccolta delle riserve di grano, che dovevano
venire rinnovate quasi ogni settimana, rivendendo le granaglie vecchie
di tre anni e comperandone di nuove a prezzi calmierati.
Cos il mercato delle Erbe in un
sito privilegiato, a Milano nella corte
del Broletto e a Padova guardato
dal palazzo municipale, a Firenze
davanti al granaio, Orsammichele, e
a Edimburgo sul Grass Market,
mentre nelle citt minori gli vedremo
riservato un settore particolare, che
Lucia Bisi riesce spesso a rintracciare.
SIPARIO
questa rubrica a cura di E. Aldrovandi e D.Muscianisi
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Mozart sulle punte per Amnesty International
La prossima domenica 30 novembre presso il Teatro di Milano andr
in scena Serata in Mozart, uno spettacolo di danza articolato in tre parti
interamente sulle note del compositore viennese classico per eccellenza. Lincasso sar devoluto a favore
della campagna Stop Tortura di
Amnesty Interational.
Le coreografie sono del Maestro
Alex Atzewi. Atzewi, di Nancy, intraprende gli studi di danza classica
al Consrvatoire di Nancy, entra in
contatto con le scuole dellOpra
Garnier di Parigi e dellAmerican
Ballet Theatre. Si specializza poi
nella danza moderna (jazz e anche
contemporaneo), ha una sua compagnia di danza, la Atzewi Dance
Company e dal 2002 collabora con
il Balletto di Milano per affiancare il
tradizionale insegnamento classico
con il moderno e il contemporaneo.
Il suo repertorio richiama costantemente il repertorio classico e neoclassico nei nomi e nelle scelte musicali (Le Spectre de la rose del
2009 dal famoso balletto di Michail
scavati i primi siti e riportate alla luce le prime statue, i mosaici, gli affreschi del periodo classico (greco e
romano in particolare). Per questo si
preferiva uno stile pi riflessivo con
note e partiture strutturate dalle rigide regole dellarmonia dei Greci e
dei Romani: nelle coreografie di Atzewi si vedranno danza pi classiche.
Interpreti deccezione per lo spettacolo milanese: Beatrice Carbone
(solista Teatro alla Scala) e Leon
Cino (free-lance collabora con Atzewi) per Poesia in Mozart; Stefania Figliossi (solista di Aterballetto)
e soprattutto la prima ballerina Sabrina Brazzo col marito Andrea Volpintesta (entrambi dal Corpo di Ballo del Teatro alla Scala). Tutti si esibiranno insieme ai danzatori della
Atzewi Dance Company.
In scena al Teatro di Milano (via
Fezzan 11 - Milano), il 30 novembre 2014 alle ore 16:00. Incasso
devoluto ad Amnesty International.
Domenico G. Muscianisi
CINEMA
questa rubrica curata da Anonimi Milanesi
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IL NOSTRO TEMPO
PSY - GANGNAM STYLE
http://youtu.be/9bZkp7q19f0
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