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numero 27 anno VI 16 luglio 2014


edizione stampabile

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IL SALTO TRIPLO DELLA CITT METROPOLITANA


Luca Beltrami Gadola
Non possiamo passare il tempo a
intristirci, meglio sperare che la plasticit sinaptica che sta alla base
della nostra memoria prenda un po
il largo e faccia galleggiare i ricordi.
Sentendo e leggendo quel che i politici dicono sulla Citt Metropolita
mi risalgono ricordi anni60, un libro
e un film: Il libro Zazie dans le mtro di Raymond Queneau e il delizioso film che ne fu tratto da Louis
Malle, con Catherine Demongeot
(Zazie) e Philippe Noiret (Gabriel).
Tra gli altri personaggi cera un
pappagallo - Verzure che, incurante, apostrofava tutti i personaggi
strillando: "Tu causes, tu causes
c'est tout ce que tu sais faire
(chiacchieri, chiacchieri tutto quello che sai fare). Non me ne vogliano
gli amici politici ma questa un po
la mia impressione sentendoli parlare della Citt Metropolitana. La legge Delrio molto pasticciata e dunque il compito non certo reso pi
agevole per chi in concreto deve dar
corpo a questo nuovo livello amministrativo.
Su ogni altra considerazione ne
prevale una: siamo di fronte a
unoccasione irripetibile e che mai si
presentata per la nostra Repubblica: creare un nuovo livello amministrativo che, proprio perch nuovo,
tenga conto da un lato dellesperienza passata e dallaltro dei cambiamenti sociali e politici in forte accelerazione negli ultimi anni, senza

trascurare lavvento di nuove tecnologie informatiche sia sul versante


delle-governement che sul versante
della diffusione dellinformazione
(internet, giornali online, Facebook,
Twitter e social network in genere
).
Possiamo dunque pensare a un livello amministrativo efficiente, efficace, condiviso e partecipato. Dunque eccoci ai tre salti.
-Si detto che una delle ragioni
fondamentali dellabolizione delle
Provincie fosse da ricercare nella
spending rewiew. Che il nuovo assetto con larrivo delle citt metropolitane ci porti l, ho i miei dubbi e
comunque, conoscendo perfettamente il costo delle Provincie, dedotti gli oneri legati direttamente o
indirettamente agli organismi elettivi, il confronto non sar difficile.
- Si detto che la Citt Metropolitana ci avrebbe consentito di risolvere
molti dei problemi che affliggono
soprattutto il capoluogo, problemi di
natura infrastrutturale, urbanistica e
ambientale. Qui, come ho gi detto
la settimana scorsa, il problema del
Seveso di cui parla Salvatore
Crapanzano in questo stesso numero ma anche del Lambro e perch
no dei Navigli, saranno la prima cartina al tornasole. Anche altre questioni non sono da poco, dal verde
al prezzo dei trasporti urbani. Ma se
per la Provincia e i suoi costi un
termine di paragone labbiamo a

portata di mano, come per il Seveso


o il Lambro, per le altre questioni il
confronto non facile.
- Si detto che uno dei problemi del
nostro tempo, sempre pi acuto nel
presente, il distacco della gente,
soprattutto i giovani, dalla politica.
La ragione principale? La distanza
tra eletti ed elettori. Milano sta facendo sforzi notevoli per raccorciarla, spesso pi a parole che nei fatti,
e qualche risultato lo si sta ottenendo. Per la citt Metropolitana questo
un compito molto arduo e la mancata elezione diretta dei rappresentanti del popolo non va in questa
direzione, eppure non un problema insormontabile.
Se la definizione dei compiti che la
Citt Metropolita si d nei confronti
dei cittadini sar chiara e precisa e
soprattutto il front office verso il
cittadino sar accogliente, non elusivo ed esauriente (frutto di una
struttura burocratica di nuova generazione e non il riciclo di quella provinciale), allora la terza prova la daranno le prime elezioni amministrative, non tanto e non solo nel risultato specifico per i singoli partiti ma
con lindice di affluenza alle urne.
Gli scontenti e i disillusi sono quelli
che oggi ingrossano le fila
dellastensione. Ma di questultimo
problema che forse avrei dovuto
mettere in cima allelenco, nessuno
parla. Speriamo in bene.

SPENDING REVIEW ALLITALIANA TRA FUMO, CAVILLI E ANNUNCI MEDIATICI


Franco DAlfonso
Ancora un anno fa coltivavo lillusione che si potesse discutere di
spesa pubblica, bilancio e rilancio
degli investimenti senza dover parlare per slogan e iperboli, tanto che
mi ero lanciato in una pi o meno
dotta spiegazione della differenza
fra il concetto di taglio della spesa
chiamato allanglosassone spending review e quello di riorganizzazione dei processi di decisione,
sempre allanglosassone chiamato
reinventing government. Il primo,
alla grossa, consiste nel prendere
atto che i soldi di Pantalone stanno
finendo e si traduce in una prepotenza su chi sar il primo fra dipendenti pubblici, utenti del sistema sanitario, enti locali, scuola etc. a essere sbalzato da una ruota che continua a girare allo stesso ritmo e nello stesso modo; il secondo, sempre
alla grossa, consiste nel fare come

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Bill Clinton nel suo primo mandato,


vale a dire varare la pi colossale
operazione di cambio di verso (il
nostro premier sar daccordo, immagino) della storia, ridiscutendo
completamente uno a uno tutti i
processi di decisione - pianificazione - erogazione della spesa e del
servizio pubblico non basandosi sulla spesa storica ma ripartendo da
una base zero sia in termini economici che organizzativi.
Questa illusione mi miseramente
e definitivamente crollata quando ho
sentito un consigliere comunale di
Milano apostrofare con sincera indignazione gli assessori per non aver
fatto la spending review e averlo
costretto a votare laumento delle
tasse ai cittadini, sorvolando sul
particolare che lo stesso fosse stato
effettuato dal Governo per decreto
legge. Ho avuto in quel momento la

chiara percezione che il per nientedolce-far-niente-di-concreto del nostro Governo, sia pur sommerso da
annunci di futuro radioso ben confezionati, non ha solo leffetto positivo
di suscitare una speranza di cambiamento un po troppo giovanilistica per i miei gusti ma indubbiamente positiva, ma ha leffetto di distribuzione di metadone per gente con
responsabilit politica che pensa
cos di evitare la fatica della riabilitazione prendendosela col farmacista che gli nega la dose successiva.
Almeno per un momento occorre
tornare sulla stessa lunghezza di
dibattito e dire senza giri di parole
che la spending review di Monti e
Bondi o di Letta e Cottarelli e ora di
Renzi e non si sa chi, semplicemente una boiata pazzesca, come
disse Fantozzi della Corazzata Potiomkin. Lo nella sua formulazione

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e soprattutto nella sua traduzione


pratica, un volume mostruoso di decreti legge che rinviano a regolamenti attuativi le riforme di sistema
che vedranno la luce, calendario
ministeriale alla mano, fra il 2016 e
il 2019, mentre per far quadrare i
conti correnti si ricorre al sano, vecchio taglio della cassa e dei trasferimenti agli enti erogatori di servizio,
Comuni in primo luogo, accompagnandolo con un nugolo di cavillosi
e ingovernabili codici e codicilli contenuti in norme, regolamenti e so-

prattutto circolari attuative che privano completamente di autonomia


sia la burocrazia (che peraltro non
vedeva lora di essere deresponsabilizzata anche per legge ...) sia la
politica.
Di l dalle parole, ci si sta comportando come i dirigenti di unazienda
in crisi perch ha prodotti obsoleti,
che non investono sul loro rinnovo e
pensano che sia possibile tenere
duro facendo le fotocopie sul retro
della carta usata o postdatando gli
assegni.

A Milano il prodotto innovativo


sotto gli occhi di tutti e si chiama
citt metropolitana. Ridisegnare
confini, procedure e strutture di costi
di pubbliche amministrazioni che
cubano almeno cinque miliardi di
euro e forse cinquantamila addetti
pu essere visto come il nostro meraviglioso progetto o come il nostro
peggior incubo. Possiamo ancora
scegliere tra il fare gli addetti alle
fotocopie e correre il rischio
dellinnovazione.

L'AMBIGUO ENIGMA DELLO STATUTO METROPOLITANO


Valentino Ballabio
La rottamazione, epifenomeno di
ogni comune delitto, evoca l'ansia
del castigo, l'ombra del pentimento.
Tale oscuro presagio deve aver colto il Legislatore nell'attimo distruttivo
della soppressione delle province
elettive, comprese quelle neonate e
ancora in fasce. Tanto da consentire, non a tutte bens solo alle nove
riconvertite in citt metropolitane,
la possibilit di auto-riprodurre da
capo i propri organi elettivi. Con
l'accortezza, a scanso di responsabilit e di crisi di coscienza, di affidare alle vittime attraverso percorsi tortuosi e procedure improbabili il carico di ridefinirsi, con lo
slancio tipico della sindrome di
Stoccolma, quali enti democratici
partecipati e, perbacco, vicini ai cittadini.
Non a caso negli scarsi ma significativi dibattiti che hanno accompagnato e seguito - nella nostra realt
milanese - la legge 56 del 7 aprile
2014 il coro politico-istituzionale ha
ripetuto con la regolarit del contrappunto armonico il doppio motivo:
1) evviva la citt metropolitana (dopo decenni di altrettanto unanime
rifiuto e amnesia); 2) grazie allo spiraglio dello Statuto autonomo la vogliamo direttamente elettiva a suffragio universale in primissimo grado! Ma allora se i cittadini delle province normali saranno privati del
diritto di voto diretto, per quale motivo i cittadini delle province speciali
(per via del magico cambio di nome)
dovrebbero essere privilegiate mediante la possibilit, almeno teorica,
di eleggersi Sindaco e Consiglio?
Non vale pi il principio elementare
di una testa un voto?
Veniamo allora al nodo interpretativo dell'art. 22 della legge citata, ve-

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ro capolavoro di ambiguit e politica arte del possibile. Qui si aprono


due scenari in alternativa tra di loro, almeno per quanto riguarda le
metropoli sopra i tre milioni di abitanti, come il caso nostro. Primo
scenario: Lo statuto della citt metropolitana pu prevedere lelezione
diretta del sindaco e del consiglio
metropolitano con il sistema elettorale che sar determinato con legge
statale. inoltre condizione necessaria, affinch si possa far luogo a
elezione del sindaco e del consiglio
metropolitano a suffragio universale,
che (...) si sia proceduto ad articolare il territorio del comune capoluogo
in pi comuni. A tal fine il comune
capoluogo deve proporre la predetta
articolazione territoriale (che) deve
essere sottoposta a referendum tra
tutti i cittadini della citt metropolitana, da effettuare sulla base delle
rispettive leggi regionali, e deve essere approvata dalla maggioranza
dei partecipanti al voto. altres necessario che la regione abbia provveduto con propria legge allistituzione dei nuovi comuni e alla loro
denominazione
Secondo scenario: In alternativa a
quanto previsto dai periodi precedenti, per le sole citt metropolitane
con popolazione superiore a tre milioni di abitanti, condizione necessaria, affinch si possa far luogo ad
elezione del sindaco e del consiglio
metropolitano a suffragio universale,
che lo statuto della citt metropolitana preveda la costituzione di zone
omogenee, ai sensi del comma 11,
lettera c) (di che articolo? n.d.r.), e
che il comune capoluogo abbia realizzato la ripartizione del proprio territorio in zone dotate di autonomia

amministrativa, in coerenza con lo


statuto della citt metropolitana.
Dunque nel primo caso condizione necessaria che il comune capoluogo si articoli in pi comuni, e
dunque obbligatoriamente scompaia
essendo inammissibile un comune
composto da pi comuni per il semplice principio della non compenetrabilit della materia! Pertanto Palazzo Marino ammaini la gloriosa
bandiera rosso-crociata e chiuda i
battenti. Nel secondo caso invece
sembrerebbe ammissibile la compresenza del comune capoluogo,
autore della ripartizione, con le
zone dotate di autonomia amministrativa! (Ipotesi quest'ultima accettata dall'assessore Benelli, a giudicare da un accenno raccolto nell'incontro al riguardo svoltosi alla Casa
della Cultura il 18 giugno).
Ma ipotizziamo allora gli effetti - dal
punto di vista dell'elementare diritto
di voto del cittadino di quest'ultimo
scenario. Tre esempi prossimi tra di
loro: 1) Il cittadino di Crescenzago
avrebbe a disposizione tre schede:
per la Zona autonoma, per il Comune capoluogo e per la Citt Metropolitana. 2) tre km pi in l il cittadino di Sesto San Giovanni avrebbe
invece solamente due schede: per il
proprio Comune e per la Citt Metropolitana. 3) Ancora tre km oltre il
povero cittadino di Muggi avrebbe
invece in mano una sola scheda per
il suo Comune che ritrovasi nella
mitica provincia di Monza e Brianza,
irrimediabilmente non elettiva!
Ma - a parte l'assurda disparit e
confusione di ruoli e funzioni - in
democrazia non dovrebbe appunto
valere l'equo criterio di una testa un
voto?

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DOPO LA CITT METROPOLITANA LIDENTIT DELLE MUNICIPALIT


Michele Sacerdoti
Quale sar il futuro delle zone di
decentramento con la nuova citt
metropolitana? Il decentramento
potrebbe avere un forte sviluppo a
Milano con la legge Delrio, che prevede come condizione per lelezione
diretta del sindaco metropolitana
che il comune capoluogo venga ripartito in zone dotate di autonomia
amministrativa.
Daltra parte in passato la presenza
di un sindaco di Milano e di un presidente della Provincia, a volte di
differenti maggioranze politiche, ha
portato a un comune di Milano che
non si occupava dei rapporti con i
comuni limitrofi e di una provincia
che non si occupava di Milano, la
cosiddetta ciambella.
Il numero degli abitanti di Milano
(1,3 milioni) rispetto a quello dei
comuni della provincia (i nove pi
grandi hanno tra i 36.000 e gli
81.000 abitanti) ha sempre portato
questi ultimi a temere fortemente
lingerenza di Milano nelle loro scelte amministrative. Con listituzione
della citt metropolitana questa separazione tra il comune di Milano e
il resto dellarea metropolitana dovrebbe essere eliminata, e comunque questo dovrebbe essere uno
degli obiettivi del nuovo livello istituzionale.
Il consiglio metropolitano, che sar
eletto entro fine settembre dai consiglieri comunali dei 134 comuni della citt metropolitana di Milano, dovr affrontare questo nodo nello
Statuto. Cosa significhi zone dotate
di autonomia amministrativa non
definito dalle Legge Delrio. Ci si aspetta che abbiano un Sindaco eletto con suffragio diretto, una giunta e
un consiglio con un numero di consiglieri adeguato al numero dei loro
abitanti, che oscilla tra i 100.000 e i
150.000.

Le zone dovrebbero avere per lo


meno tutti i poteri gi delegati con il
regolamento Lucchini del 1998, mai
attuato e in generale le funzioni che
i Municipi di Roma hanno da tredici
anni. Si dovrebbe aggiungere la gestione del loro bilancio per avere
una vera autonomia amministrativa.
Al Comune di Milano rimarranno
tutte le funzioni che ha senso siano
accentrate e condivise tra i municipi,
anche per realizzare economie di
scala. Ma la quota del personale
assegnata alle zone o che da queste dipendono funzionalmente dovrebbe aumentare, senza farne crescere il numero complessivo.
Sicuramente i nuovi municipi potranno meglio tenere i rapporti con i
cittadini rispetto alla struttura fortemente accentrata del Comune di
Milano. Gi ora sono considerati un
cuscinetto tra le richieste dei cittadini e lamministrazione centrale di
Palazzo Marino. La partecipazione,
difficilmente gestibile a livello cittadino, potrebbe essere sviluppata
con i bilanci partecipati e i referendum zonali.
La trasformazione delle zone in municipi potr razionalizzare i processi
decisionali e attuativi, evitando duplicazioni di funzioni e pareri non
vincolanti, che servono a poco. Le
decisioni dei municipi sulle materie
a essi delegate dovranno essere
definitive e la responsabilit ricadr
su chi le ha prese. Inoltre il costo di
funzionamento dei municipi sar
pienamente giustificato, non come
ora in cui il costo delle zone superiore allammontare dei fondi erogati.
Per favorire il passaggio dalle zone
ai municipi i Consigli di zona hanno
chiesto alla fine del 2013 un cambiamento dello statuto del Comune
di Milano entro il 2014, prevedendo

lorganizzazione attraverso organi:


Presidente, Giunta, Consiglio, con
attribuzioni sul modello del Comune
e di dotare i Municipi di risorse e
autonomia amministrativa, finanziaria e gestionale, mantenendone i
confini attuali.
Le funzioni richieste, ispirate ai Municipi di Roma, sono quelle relative
ai servizi di prossimit (servizi demografici, servizi sociali e di assistenza, servizi scolastici ed educativi, attivit e servizi culturali, sportivi
e ricreativi), alle gestioni patrimoniali
e demaniali degli immobili di interesse municipale, compresa manutenzione scolastica e del verde di
interesse locale, artigianato e commercio (esclusa grande distribuzione), funzioni di Polizia urbana.
In tal modo si potr rodare i cambiamenti organizzativi e gli spostamenti di personale in modo che il
passaggio alla citt metropolitana
sia il pi indolore possibile, nellinteresse di tutti. Si dovranno superare
le inevitabili resistenze della burocrazia comunale, abituata a lavorare
in modo accentrato ma si otterranno
processi organizzativi pi corti, efficienti e vicini alle esigenze dei cittadini.
I cittadini dovranno sentirsi non solo
cittadini di Milano, ma anche della
loro zona, che attualmente non
molto conosciuta. In base a un sondaggio della Consulta delle Periferie, solo il 47% conosce la denominazione della zona in cui risiede e
solo il 39% ne conosce lattivit. Sviluppare lidentit dei Municipi e farli
conoscere sar uno dei compiti delle future Municipalit.
*Gruppo Petofi

EXPO 2015: NUOVI TRENI E TICKET INTEGRATI LE PRIORIT. NON I 7 KM DI PEDEMONTANA


Dario Balotta
Secondo alcune stime di Expo 2015
saranno circa 20 milioni i visitatori
dell'esposizione universale. Nel periodo che va dal 1 maggio al 31 ottobre i padiglioni espositivi di Rho
saranno raggiunti con il treno dal
32%, con la metropolitana dal 25%,
con l'autobus sar il 19% con l'automobile il 20% e infine solo il 4%
user il taxi. Sulla base di queste
stime sono stati calcolati una media
di 130 mila visitatori giornalieri con
picchi nei festivi di 250 mila. Se
queste stime sono attendibili il 57%

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dei visitatori arriver con i mezzi


pubblici e il 43% con quelli privati.
Se cos stanno le cose utilizzeranno
l'accessibilit stradale 8,6 milioni di
visitatori contro gli 11,4 milioni che
useranno i mezzi pubblici. ardito
ritenere che i 7 km di tratta B1 della
Pedemontana da Lomazzo a Lentate siano indispensabili, come afferma la regione, per l'EXPO. Tutti i
quadranti di accesso sono coperti
da una buona strutturazione stradale. Da ovest (Torino e Francia) si
arriva direttamente in Expo con

l'autostrada A4. Da sud (Genova)


con l'A7 e la tangenziale Ovest. Da
sud Est (Bologna - Roma - Napoli)
con l'A1 e la tangenziale. Da est
(Verona, Venezia, Germania ed est
europeo) si arriva direttamente con
l'A4. Da nord (Varese Svizzera) con
l'A8 e lo svincolo in Fiera, da (Como -Svizzera) con l'A9 fino allo
svincolo di Lainate. Dalla Valtellina
(Sondrio) percorrendo la ss36 fino
all'A4 si raggiunge l'expo senza
passare dalla Brianza.

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Questi percorsi interesseranno la
quasi totalit del traffico veicolare
diretto all'Expo 2015. Sostenere
che sono urgenti 7 km di autostrada
peraltro destinati al traffico residenziale / pendolare per la buona riuscita dell'Expo non credibile. Saranno invece i trasporti pubblici il
banco di prova dell'esposizione universale. Linee congestionate di
treni e metro, scarsit di materiale
rotabile e tecnologie di segnalamento inadeguate per la circolazione dei treni sono il tallone di Achille
di Expo. L'assenza, oramai scontata, dell'adozione di biglietti integrati
(treno - bus - metro e ingresso Expo) sar la vera croce per i visitatori e la figuraccia italiana.

Poich circa il 70% dei visitatori saranno italiani, e dunque arriveranno


prevalentemente dal centro nord
del Paese, sotto pressione verr
messa la rete ferroviaria e stradale.
Con Malpensa semivuota e Brescia
vuota i quattro scali lombardi sopperiranno senza problemi all'incremento del traffico aereo che si prevede modesto. Anzich perdersi
nella ostinazione di completare le
opere stradali incompletabili e inutili
per l'Expo, come la tratta B1di Pedemontana o di altre sotto la lente
della giustizia e con gravi i ritardi
autorizzativi, il comitato Expo 2015
dovrebbe scegliere di abbandonare
un tot numero di opere e di concentrarsi sui meccanismi gestionali dei
servizi da offrire ai visitatori.

Il pi importante l'adozione di una


tariffa integrata di trasporti che
comprenda anche il biglietto d'ingresso in Expo. Insomma pi che
puntare solo ed esclusivamente su
infrastrutture espositive e stradali
sarebbe ora di puntare su servizi
integrati di trasporti che necessitano una maggiore cooperazione tra i
grandi attori come Trenord, Trenitalia, Atm e autolinee extraurbane.
Insomma Milano e l'Italia verranno
valutate pi per la qualit dei servizi
che sapranno offrire che per il significato dell'esposizione. Anche come
trasportare e smaltire 138 tonnellate al giorno di rifiuti nelle fasi di picco un problema da risolvere, ma
tutti sono concentrati solo nelle opere.

BRASILE PADIGLIONE EXPO 2015. UN RIUSO INTELLIGENTE: QUI


Elena Grandi
Quando si parla di EXPO, specie
negli ultimi mesi, facile essere
presi dalla preoccupazione. EXPO
dovrebbe essere una grande occasione per Milano e per lItalia, un
evento in grado di rilanciare
leconomia, di creare indotto, un
pungolo per creare nuovi e migliori
servizi, uno strumento per dare forza ai temi della sostenibilit ambientale, dellagricoltura, dellalimentazione sana, della valorizzazione del
nostro territorio e del suo sistema
delle acque. Tutto ci rischia di essere vanificato, soffocato dal malaffare, da interessi illeciti, da progettualit a volte incoerenti rispetto
allargomento dellEsposizione Universale: Nutrire il Pianeta, Energia
per la Vita.
Oggi, a dieci mesi dallapertura di
EXPO, siamo in lotta contro il tempo
e contro chi ha cercato di corrompere e di frustrare gli sforzi di tanti:
che, invece, hanno creduto e credono nellalto significato dellesposizione; e che per questo hanno speso e spendono energie e fatica,
senza risparmiarsi.
Per fortuna , in questo contesto difficile e complicato, accade anche
che si accendano improvvisi sprazzi
di luce: di quelli che ci fanno sperare e credere che EXPO potr davvero essere quello che tutti noi vorremmo fosse.
Due mesi fa, tornando verso casa
una sera, mi capitato di fermarmi
a parlare con tre ragazzi seduti al
tavolino di un bar che, incuriositi
dalla mia bicicletta addobbata con i
volantini della campagna elettorale
per le elezioni europee, mi hanno
chiesto senza troppi preamboli di
dire loro, in massimo dieci parole,

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perch avrebbero dovuto votare me


piuttosto che altri. Lho fatto. Non so
se li ho convinti a votarmi, ma quello
che avvenuto che ci siamo messi a chiacchierare: di Milano, di ambiente, di consumo di suolo, di riciclo, di risparmio energetico, di agricoltura, di dissesto idrogeologico,
del nostro patrimonio naturale e culturale che merita di essere tutelato
e valorizzato e, infine, di EXPO.
I tre, un architetto e due ingegneri,
soci di uno studio composto prevalentemente da persone giovani, intraprendenti e preparate, comunicavano entusiasmo e competenza,
fantasia e determinazione, creativit
e senso pratico.
Dopo avere vinto il bando per il progetto e la realizzazione del Padiglione Expo del Brasile, non si sono
accontentati di progettarne la struttura: ma hanno deciso di mettere a
punto, insieme ad APEX Brasile (la
maggiore societ di promozione culturale, commerciale e turistica brasiliana), un piano di riuso del padiglione una volta conclusa lesposizione.
Il Brasile, anzich smantellarlo o,
nel migliore dei casi, smontarlo per
poi ricostruirlo oltreoceano, si reso
disponibile a regalare il suo padiglione al Comune di Milano: che potr ricollocarlo, suddiviso in pi parti
o interamente (la costruzione, modulare, scomponibile e ricomponibile a seconda delle esigenze), nei
luoghi che verranno scelti dalla nostra Amministrazione.
Su tutto questo (per una curiosa
coincidenza), i progettisti mi avevano scritto una mail appena due
giorni prima, presentando il loro
progetto e chiedendo se da parte

del Comune di Milano ci sarebbe


potuto essere interesse a sostenerlo
e a condividerlo: nel qual caso avrebbero potuto prevedere fin
dallinizio nel bando di gara per
lappalto dei lavori (senza costi per il
Comune) lo smontaggio dal sito di
EXPO e il rimontaggio nei luoghi
dove si decidesse di riutilizzare il
padiglione, o le sue parti.
Il caso ci aveva messo in contatto
prima che avessi avuto tempo di
rispondere alla loro offerta.
Nel volgere di pochi giorni, sentiti gli
Assessori Chiara Bisconti e Lucia
De Cesaris (il progetto deve ovviamente avere una valenza che va
oltre la Zona e la scelta di dove e
come riusare la struttura non potr
che coinvolgere anche la Giunta) e
avuto conferma del loro interesse, il
Consiglio di Zona ha accolto con
favore la proposta e dichiarato il suo
parere positivo alla realizzazione del
piano.
Ora si tratter di identificare le aree
(o larea) adatte, di immaginare delle destinazioni duso, di mettere a
punto degli studi di fattibilit (anche
economica), di preparare delle linee
dindirizzo per chi, in futuro, si far
carico della gestione degli spazi:
che potr essere il Comune, o
unassociazione, o una fondazione,
o anche linsieme di diversi soggetti.
Tutto ancora da definire, quindi;
quello che certo che Milano ricever in dono dal Brasile degli
spazi che potranno ospitare attivit
di ogni genere.
Il padiglione, costruito prevalentemente in acciaio corten e legno, ad
alta efficienza per quanto attiene ai
risparmi energetici, composto di
due corpi: uno a cielo aperto, dove

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vi saranno gli orti, le aree coltivate e
una serie di percorsi sia a terra che
aerei, questi ultimi accessibili grazie
a una rete sospesa su cui camminare, esplorare, osservare dallalto; e
uno coperto che comprender un
auditorium, laboratori di vario genere, ristorante, bar, uffici, sale per
conferenze, dibattiti, proiezioni. I
moduli, che sono interscambiabili e
riassemblabili in altre forme e dimensioni, conferiscono alla costruzione una grande versatilit che le
consentir di trasformarsi in base
alle esigenze che saranno espresse
e alle proposte che saranno avanzate (i progettisti hanno gi messo
allo studio una serie di idee).
Siamo di fronte ad un progetto molto interessante, sotto molteplici aspetti: virtuoso e sostenibile, che
potrebbe, anzi dovrebbe, diventare

modello per altre analoghe iniziative. Il concetto di sostenibilit viene


qui declinato al meglio: riciclo e riuso dei materiali e di manufatti vanno
di pari passo con il riutilizzo di porzioni funzionali in grado di offrire
nuovi servizi alla collettivit.
Sono idee come queste quelle che
potranno dare nuovo slancio alla
prossima Esposizione Universale e
che ci aiutano a dimenticare gli
scandali per gli appalti, la Maltauro,
le opere impattanti e inutili, i ritardi
dei cantieri, il timore di cosa sar il
dopo EXPO e di cosa accadr di
quella enorme piastra di cemento su
cui verranno montati milioni di metri
cubi di strutture e di manufatti del
cui destino futuro ad oggi ben poco
si sa.
Sappiamo che alcuni padiglioni verranno rimontati nei rispettivi stati,

altri saranno smantellati. E poi? Dove finiranno tutti quei tubi di ferro, il
cemento, i vetri, il legname, gli impianti? facile immaginare vagoni
di materiale dismesso che saranno
dirottati verso la rottamazione. In
totale contrasto con il concetto di
sostenibilit ambientale.
Per questo dovremmo fare tesoro di
questo esempio di buona progettazione e fare in modo che il progetto
per il Padiglione del Brasile non rimanga un caso isolato ma diventi
un modello replicabile e diffuso.
Padiglione Brasile un progetto Studio
Arthur Casas + Atelier Marko Brajovich +
mos
Il progetto di Riuso un progetto mos.

LA LEGGE SUL TAGLIO DEGLI ALBERI: AMBIENTALISMO INDIETRO TUTTA


Roberto Castelli Dezza
Due notizie apparse in questi giorni
sui giornali che, apparentemente,
hanno poco in comune: Il Comune
di Milano taglia 48 platani storici per
fare posto a un parcheggio; La
Regione Lombardia approva una
nuova legge sulla gestione dei boschi. La prima notizia relativa alla
questione di un mercato di zona viale Zara a Milano e alla esigenza di
trovare spazio ad auto dei residenti
e camioncini dei commercianti. La
seconda riguarda la nuova legge
lombarda che modifica i criteri di
intervento sulle aree boschive, innalzando a 30 anni (da 15 anni)
let limite entro la quale possono
avvenire i tagli di alberi in aree boschive e riducendo da 15 anni a 5
anni il limite per potere tagliare alberi in aree edificabili destinate ad attivit produttive. La stessa legge istituisce inoltre una sostanziale
deregulation delle gare motociclistiche sui sentieri di collina e montagna, imponendo esclusivamente
lapprovazione dellente responsabile.
Non si tratta tuttavia di semplici notizie di cronaca, magari relative a
qualche diatriba a livello locale, ma
testimoniano invece unevoluzione
allarmante dei nostri tempi.
Liniziativa comunale, a livello micro,
ci parla soprattutto del disprezzo di
alcuni dei nostri amministratori nei
confronti di quei cittadini che tenacemente chiedono, anzi pretendono, di vivere in una citt migliore e
meno inquinata. Sfugge, a questi
amministratori, che basterebbe poco per tutelare gli alberi favorendo
contemporaneamente il commercio

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e che non esiste alcun diritto assoluto ad avere parcheggiata la propria auto davanti allingresso di casa. In ogni caso la prima soluzione,
la pi ovvia e facile e da attuare subito se non ci fossero i comitati di
cittadini, sempre quella di tagliare
e ridurre il verde, di eliminare gli alberi, di asfaltare il possibile.
La legge regionale, etichettata
Ammazzaforeste, va vista in questa stessa ottica e questo secondo
le motivazioni ufficiali che ne hanno
accompagnato lapprovazione. I legislatori regionali (di Lega, Forza
Italia, Nuovo Centro Destra e un
rappresentante del partito democratico) hanno spiegato infatti che
lobiettivo quello di facilitare
lattivit economica, riducendo gli
ostacoli a suo carico. Per quanto
riguarda inoltre le gare motociclistiche si trattato (a detta loro) di intervenire su unattivit ampiamente
diffusa e sulla quale non avrebbe
senso imporre un divieto assoluto.
I nostri sono tempi, senza dubbio,
caratterizzati da un arretramento
nella coscienza ambientale e nelle
politiche pubbliche relative alle tematiche ecologiche. Di fronte a una
prolungata recessione che, secondo
le previsioni di molti, sar destinata
a trasformarsi al pi in stagnazione,
una parte della classe dirigente
sembra dire: eliminiamo il pi possibile i red-tapes, i lacci e lacciuoli
che vincolano lo sviluppo e, tra i pi
importanti, ci sono senzaltro quelli
relativi alla tutela dellambiente e
della natura.
Utilizzando il linguaggio delleconomia, la deregulation della possibilit

di tagliare alberi, senza alcuna


compensazione, costituisce invece
un incentivo a una crescita distruttiva e che tende a socializzare le diseconomie esterne di produzione,
cercando i vantaggi competitivi in
risparmi di localizzazione e nella
appropriazione (o rapina) delle rendite fondiarie, e questo nei parchi e
nel territorio boscoso. Una follia!
Se, da un livello micro a un livello
macro, queste due notizie ci dicono
molto sulle difficolt non solo di fare
progressi ma addirittura di mantenere i risultati raggiunti nel campo della tutela del territorio, trascurano
per di dirci una cosa importante.
Gli amministratori, le norme che approvano, le politiche che seguono
non sono solo lespressione concreta di un gruppo di pressione, di un
interesse economico o allinglese di
un vested interest. Essi approvano
leggi, portano avanti comportamenti, incentivano atteggiamenti che
sono espressione di un atteggiamento generalizzato nei confronti
dellambiente e della natura dei cittadini che hanno contribuito alla loro
elezione.
Lo stesso atteggiamento che porta
molti a chiedere che il proprio comune magari, appunto, di montagna renda edificabile il piccolo alpeggio ricevuto in eredit o che di
fronte alla possibilit di rendere abitabile il ricovero per animali, non ha
problemi a ricorrere a piccoli e
grandi abusivismi, salvo poi chiedere allamministrazione locale di fare
una strada carrozzabile sul sentiero
per arrivarci.

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La legge regionale e il piccolo episodio di Milano che speriamo sia
scongiurato grazie allattivismo dei
comitati riflettono quindi tragicamente latteggiamento di molti cittadini che si dichiarano, magari,
daccordo a unastratta e lontana

tutela dellambiente ma che nella


concretezza della prassi decidono di
perseguire i propri obiettivi personali
o familiari in una logica opportunistica. Tuttavia, al contrario della favola
delle api di Bernard de Mandeville, i
vizi privati non favoriscono lo svi-

luppo delle pubbliche virt e cio la


crescita della ricchezza collettiva,
ma anzi, oggi in Italia Lombardia Milano, costituiscono il vero e pi
radicale vincolo a ogni prospettiva di
sviluppo economico e sociale.

VENEZIA: LA BIENNALE DI REM KOOLHAAS


Emilio Battisti
Il 7 giugno stata inaugurata la Biennale Architettura 2014 - quindicesima della serie se si considerano
anche le mostre che si tennero tra il
75 e il 78 allinterno della Rassegna di Arti Visive sotto la direzione
di Vittorio Gregotti. Le due successive dell80 e dell82, intitolate La
presenza del passato, che si estese
anche alle Corderie con la Strada
Novissima e Architettura nei Paesi
Islamici, furono affidate a Paolo Portoghesi. A queste seguirono, nell85,
Progetto Venezia e nell86 quella su
Hendrik Petrus Berlage, entrambe
dirette da Aldo Rossi.
Ledizione del 1991 fu affidata a
Francesco Dal Co che, convinto sostenitore dellinternazionalit della
manifestazione, inviter tutti i padiglioni nazionali, oltre a 43 scuole di
architettura, da tutto il mondo e
Hans Hollein, primo direttore non
italiano, nel 1996 confermer la
formula intitolando bizzarramente la
mostra principale, ospitata nel Padiglione Italia, LArchitetto come sismografo.
Le Biennali del nuovo millennio sono state inaugurate da Massimiliano
Fuksas, che con Less Aesthetics.
More Ethics si proposto di affrontare le contraddizioni della citt contemporanea a fronte delle sfide ambientale, sociale e tecnologica, cui
hanno fatto seguito, con scadenza
biennale, quelle curate tutte dagli
stranieri Deyan Sudjic, Kurt W. Forster, Richard Burdett, Aaron Betsky,
Kazuio Sejima e David Chipperfield,
con approcci prevalentemente orientati a considerare le prospettive
di sviluppo della disciplina rispetto
allevoluzione delle tecnologie, i mutamenti sociali, le conseguenze della globalizzazione e dellespansione
metropolitana.
Ledizione attuale di Rem Koolhaas
che ha scelto limpegnativo titolo
Fundamentals, composta di tre
sezioni principali: Absorbing Modernity 1914-2014, tema assegnato ai
66 paesi partecipanti distribuiti tra i
Giardini, lArsenale e in citt, Elements of Architecture, allestita nel
padiglione centrale dei Giardini e
Monditalia, lungo le Corderie.

n. 27 VI 16 luglio 2014

Invece dei tre mesi delle precedenti


edizioni durer sei mesi - fino al 23
novembre - e ospita al proprio interno sostanziali contributi delle sezioni Cinema, Danza, Teatro e Musica.
Allinaugurazione si gi avuta una
straordinaria partecipazione di giornalisti e di pubblico, tale da arrivare
a competere con la Biennale dArte.
Per ammissione dello stesso Koolhaas, la concezione della Biennale
Architettura 2014 si basa su alcuni
paradossi: consapevole della crucialit della condizione dellarchitettura, ha deciso di non parlare direttamente dellarchitettura attuale; per
sollecitare limpegno e le energie di
ogni Paese partecipante ha chiesto
a ciascuno di fare la stessa cosa,
ossia studiare il proprio passato
quale condizione per comprendere il
presente e immaginare il futuro; per
confrontarsi con la condizione del
pianeta stata presa in considerazione solo lItalia come paese paradigmatico e infine per parlare di architettura si deciso di scomporla
nelle sue componenti pi elementari.
Absorbing modernity offre lo scenario estremamente variegato, ma anche molto impegnativo, con cui
stato interpretato e restituito il tema
dai vari paesi, considerato che il
concetto stesso di modernit, con
tutte le sue implicazioni culturali,
sociali, politiche ed economiche,
gi da tempo oggetto di una diatriba
molto accesa e si presenta con contenuti estremamente controversi e
contradditori.
Nella attuale situazione di indiscriminata proliferazione dei linguaggi,
la mostra Elements of architecture
pu sembrare una provocazione pi
che un paradosso, che fa precipitare le sofisticate espressioni della
disciplina su un piano estremamente concreto ed empirico. Lintento di
Koolhaas stato evidentemente di
affidare a quelli che in passato, in
tutte le scuole di architettura, erano
considerati i rudimenti dellapprendimento della progettazione architettonica, un ruolo non solo tecnicocostruttivo ma anche teorico e simbolico, che gli allestimenti, gli elementi esposti e la documentazione

sono in grado di restituire solo in


parte. Ed essere accolti allingresso
del padiglione da un controsoffitto
sezionato che mostra allinterno la
sua complessa impiantistica francamente non incoraggia.
Visitando la mostra ci si rende conto
che i temi meglio documentati sono
quelli, finestra e scala, nei quali si
avuta una lunga e sistematica attivit di ricerca, come nel caso della
collezione di serramenti di Charles
Brooking o quella pretenziosamente
definita da Friedrich Mielke scalologia, frutto di decenni di misurazioni e teorizzazioni sulle scale di
tutta Europa con la formazione di in
grande archivio di modelli, libri e disegni presentato per intero alla Biennale.
Anche molto rilevanti, per gli effetti
sulla concezione dellorganismo edilizio e per levoluzione delle caratteristiche e qualit spaziali, le sezioni
dedicate a ascensore, scala mobile
e rampa, soprattutto per le implicazioni socioculturali che hanno avuto
nella considerazione sociale dei
portatori di disabilit motoria, mentre balcone e tetto sono tra i meno
significativi per la retorica populista
e le semplificazioni con cui sono
trattati.
Interessanti risultano anche le sezioni dedicate a soffitto e pavimento
per la denuncia del modo in cui
lavanzamento tecnologico ha sottratto a essi ogni rappresentativit a
favore della pura funzionalit. Ci
che queste superfici ci hanno storicamente comunicato attraverso affreschi e mosaici, decorazioni e textures, a seconda delle varie culture, oggi annullato dalla presenza
di apparati tecnici di climatizzazione, illuminazione, diffusione sonora,
sensori di presenza ecc.
Non so dire se la provocazione di
Koolhaas sia veramente in grado di
sottrarci allinfluenza delle forme
quasi sempre gratuite che le riviste
di architettura ci mettono quotidianamente davanti agli occhi, ma
senza dubbio lodevole che ci abbia provato. Sicuramente il lascito
pi significativo di Elements sar
soprattutto la raccolta di quindici volumi, uno per ciascun elemento, che

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potrebbe costituire lavvio di una
nuova manualistica in grado di sostituire i vari manuali dellarchitetto,
ormai obsoleti, che hanno come capostipite quello di Ernst Neufert del
1936.
Monditalia, assumendo il nostro Paese come tema unico e coinvolgendo gli altri settori della Biennale
Cinema, soprattutto, ma anche
Danza, Teatro e Musica -, presenta
un grande affresco per nulla oleografico, che mette in evidenza contraddizioni, insuccessi e successi e
guarda allItalia come a un fenomeno unico nel suo genere, caratterizzato dalla coesistenza di immense
ricchezze, creativit, competenze
assieme a una permanente turbolenza politica.
documentato da quarantuno casistudio, ciascuno accompagnato da
due frammenti di film, che si susseguono lungo le Corderie in una sequenza geografica da sud a nord,
dallAfrica settentrionale alle Alpi,
collegati da un grande velario che
rappresenta, enormemente ingigantita e quindi illeggibile, la Tabula
Peutingeriana, fantasiosa mappa
geografica del V Secolo dove lItalia
figura al centro dellImpero Romano.
Proiezioni di frammenti di film molto
belli ma non sempre chiaramente
attinenti ai temi trattati e allestimenti
creati ad hoc propongono, in riferimento a una serie di sezioni virtuali
a latitudini progressive, puntigliosamente indicate con le loro coordinate geografiche, lesame di aspetti
significativi del nostro Paese, rappresentando la complessa realt
italiana quale paradigma di condizioni locali e globali
Si va dai fantasmi del nostro passato coloniale, mai compiutamente e
adeguatamente riconosciuto e malamente esorcizzato, alla farsesca
riconciliazione tra Berlusconi e
Gheddafi; dalle drammatiche vicende di Lampedusa e dellimmigrazione lungo i confini meridionali ai
fenomeni socioculturali del lusso,
del degrado di Pompei e del nostro
patrimonio storico monumentale; dal

successo commerciale del programma di autodiscriminazione alto


borghese di Milano 2 al fallimento
dellutopia di Zingonia e infine alla
documentazione in tempo reale della labilit che il riscaldamento globale e la conseguente contrazione dei
ghiacciai imprimono a quegli spartiacque coincidenti con i nostri confini, che diventano precari e si vanno
spostando sensibilmente di giorno
in giorno (Video Monditalia: Italian
Limes)
Le omissioni allinterno di questo
scenario sono inevitabilmente molte, ma non sono certamente volontarie e quindi non appaiono come
censure. A ciascuno di noi verr
certamente in mente quali casistudio si dovrebbero aggiungere e
non escluso che nella gestione del
laboratorio delle Corderie si potr
trovare il modo di farlo.
Allinterno di Monditalia segnalo la
franca testimonianza di Stefano Boeri sulla vicenda della Maddalena, la
difesa e valorizzazione del territorio
delle colline tortonesi, dove Walter
Massa ha recuperato un pregiato
vitigno che stava per scomparire,
facendone un prodotto di successo
mondiale. La performance di Giuseppe Comuniello, danzatore non
vedente, lesempio dellapporto
che il settore Danza in grado di
offrire alla Biennale Architettura.
Tuttavia, al momento non tanto
comprensibile quale sintesi ci si potr attendere dalla compresenza
anche dei settori Teatro e Musica
che si avvicenderanno nelle Corderie, lungo le quali vari palcoscenici
differenti per dimensione e adattabilit ospiteranno seminari, workshop,
performance e spettacoli, dando
luogo a un laboratorio multidisciplinare in permanente evoluzione.
Particolare attenzione va riservata
alla ricca documentazione fotografica e di pubblicazioni curata da Betriz Colomina della Princeton
University presentata nella sezione
Radical Pedagogies sullo sperimentalismo dellarchitettura radicale nel
secondo dopoguerra e sul ruolo

fondamentale
che
ha
svolto
larchitettura italiana degli anni 60 e
70 nei suoi rapporti con la cultura
architettonica di altri paesi. Vi ho
ritrovato il memorabile numero monografico di Edilizia Moderna del
1964 dedicato al Design, alla cui
redazione ho partecipato a fianco di
Vittorio Gregotti e il primo e unico
numero de Il Politecnico Architettura, periodico che avevo fondato
allinizio degli anni 70 allepoca della presidenza di Paolo Portoghesi
alla Facolt di Milano.
Limitandoci per ora a questa prima
parte della Biennale Architettura e
proponendomi di ritornare sullargomento con la presentazione dei padiglioni nazionali e in particolare del
Padiglione Italia, si pu osservare
che Rem Koolhaas propone sostanzialmente un brusco cambiamento
di direzione e allontanamento dal
formalismo e idealismo ai quali la
cultura architettonica ufficiale ci ha
abituato - in particolare quella del
nostro paese - a favore di quella
cultura materiale alla quale larchitettura, come disciplina finalizzata a
presiedere in primo luogo alle trasformazioni del mondo fisico, necessariamente appartiene.
Koolhaas non ci propone di rinunciare al mondo delle idee, senza le
quali larchitettura perderebbe una
sua fondamentale prerogativa, ma
di accettare di fondarle e farle crescere nel rapporto con la realt e
con gli elementi di cui larchitettura
costituita: gli elementi costruttivi appunto e le vicende sociali nella loro
concretezza.
Questo approccio ha anche il vantaggio di presentare una mostra non
solo per addetti ai lavori, che contribuir a superare la barriera che
spesso esiste tra architettura e utenti diretti e indiretti. Barriera che
favorisce quella mitizzazione di personaggi, ormai definiti archistar, usando un pessimo neologismo, che
nella biennale di Rem non hanno
spazio, anche se lui stesso - e questo lennesimo paradosso - di quel
consesso inevitabilmente fa parte.

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE: SAPER DIVENTARE PROPULSORE DELLECONOMIA


Nicola Pasini
Dopo i casi di malaffare, e non saranno gli ultimi, di Expo e Mose,
come possibile favorire un rapporto virtuoso tra pubblica amministrazione e imprese?
Anzitutto si deve partire dal presupposto che anche le imprese agiscono in un contesto in cui le conseguenze derivate dalla loro attivit
investono ogni settore e ogni aspet-

n. 27 VI 16 luglio 2014

to del sistema, indipendentemente


che ci sia un esito voluto o imprevisto. Volenti o no, ogni loro azione
ha ripercussioni nella sfera sociale.
Ne consegue la necessit di adoperarsi non solo per il vantaggio dei
propri dipendenti o azionisti, ma anche per quello dellintera collettivit,
in riferimento a coloro che sono interessati direttamente agli esiti delle

attivit dellimpresa, i consumatori, o


a chi ne toccato indirettamente,
cio la societ intera.
Sul versante pubblico, i vincoli sempre pi insopportabili della Pubblica Amministrazione (P. A), spesso
ostacolano le iniziative economiche,
rallentandone crescita e sviluppo,
determinando laumento dei costi
aziendali, minacciando perci i pro-

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getti innovativi e i nuovi investimenti
della libera impresa. Va da s che la
razionalizzazione della P.A. verso
una maggior efficienza ed efficacia
considerata un presupposto fondamentale dagli imprenditori per la
competitivit delle imprese stesse.
Da ormai un trentennio nei principali
paesi occidentali stiamo assistendo
a un processo di riforma strutturale
della P.A. e, dal punto di vista organizzativo, alla sua trasformazione in
sistemi aperti (attraverso il principio
dellaccountability, cio del dover di
rendere conto), abbandonando
perci meccanismi autoreferenziali
e atteggiamenti di chiusura nei confronti della cittadinanza. In Italia, nel
1993 con Sabino Cassese - ministro della Funzione Pubblica nel
Governo Ciampi - che la logica del
processo di riforma della P.A. viene
orientata alla centralit del cittadino:
lamministrazione in quanto erogatrice di servizi per i cittadini deve
fare in modo che lutente finale sia
soddisfatto per ci che riceve.
Metti il cittadino al primo posto diventa il motto col quale non solo
lesperienza italiana che anzi arriva
in ritardo rispetto agli altri paesi europei, ma soprattutto quella statunitense orienta il processo di ristrutturazione della P.A.. Infatti, il National

Performance Review Report 1993,


noto come Rapporto Gore,
dallallora vice presidente degli USA
finalizzata al putting customers
first: migliorare il servizio agli utenti
il principale obiettivo del progetto
di riorganizzazione del governo. Se
rovesciate il modello organizzativo a
testa in gi e mettete gli utenti in
cima e poi vi chiedete di che cosa
hanno bisogno gli impiegati che operano a diretto contatto con il pubblico per fornire i servizi di migliore
qualit a costi inferiori, allora tutto
assume un diverso e migliore aspetto.
A tal fine, si auspica che con lo
schema di disegno di legge delega
per la riorganizzazione delle Amministrazioni pubbliche - approvato dal
Consiglio dei Ministri del 10 luglio
2014, si inneschi una sorta di circolo virtuoso nel quale istituzioni pubbliche, associazioni per la salvaguardia dei diritti di cittadinanza,
imprese pubbliche e private abbiano
modo di interagire, consolidando
una dinamica che promuova il benessere e gli interessi della collettivit. Soprattutto sapendo che il processo di formazione e attuazione
delle politiche pubbliche coinvolge
tanto le imprese e le associazioni
imprenditoriali e sindacali quanto la

P.A., contrariamente al senso comune che vuole che tale processo


sia esclusiva dei partiti politici e dei
governanti.
Se le riforme di cui sopra, oltre
allannuncio, andassero finalmente
in porto, il rapporto tra imprese e
amministrazioni pubbliche potrebbe
volgere a una maggior collaborazione? Gli imprenditori sono disposti a
dotarsi di nuovi strumenti (rispetto
della concorrenza, bilanci sociali,
codici etici, ecc.) che potranno avvantaggiare anche i loro interessi?
Di contro, la P.A. sar in grado di
auto-modificarsi per incontrare le
esigenze degli imprenditori e tutti gli
utenti, pena gravi scompensi nello
sviluppo economico dellintero paese?
La riforma della P.A. andr a buon
fine solo laddove, da fattore di rallentamento dello sviluppo economico (i vincoli burocratici incidono negativamente sulloperativit e sulla
competitivit delle imprese), possa
diventare un fattore di promozione e
sviluppo del territorio, migliorando il
suo rendimento, attraverso la drastica ridefinizione del suo ruolo nella
societ. Ma senza un forte investimento formativo e senza un nuovo
approccio di carattere culturale, la
meta rimarr sempre lontana.

SEVESO: CHE SIA LA VOLTA BUONA? MA NON SOLO IDRAULICA


Salvatore Crapanzano
Dopo molti anni di proposte e controproposte si deciso di costruire a
Senago, su unarea di centomila
metri quadrati, una vasca di laminazione capace di ricevere un milione
di metri cubi di acqua durante le
piene del torrente Seveso. Anche se
si riuscir ad avviare i lavori nel
2015 - il se dobbligo, perch
sembra che il Comune di Senago
attenda il progetto definitivo per fare
ricorso al Tribunale delle acque durante il semestre Expo la zona di
Niguarda, ma non solo, potr affidarsi solo alla clemenza del cielo (e
poi servir costruire altre 3 vasche
in altri 3 Comuni sullasta di questo
torrente).
Non entro nel merito dei pochi progetti alternativi. Quello per me pi
interessante (che rispondeva a pi
esigenze presenti nel sottosuolo di
Milano, non solo evitare le esondazioni) era il progetto che MM aveva
predisposto una decina di anni fa e
che aveva ottenuto i finanziamenti e
ricevuto dallAIPo - lAgenzia Interregionale per il fiume Po - un assenso giustamente condizionato al
risolvere anche i problemi del Lambro, gi pi volte esondato e

n. 27 VI 16 luglio 2014

allevitare effetti negativi sui Comuni


del sud Milano.
In questarea piove meno su base
annua, ma piove in modo sempre
pi concentrato (le cosiddette bombe dacqua), ma il modello matematico dellacquifero milanese di cui
dispone MM (e fornito a Regione,
Provincia, Comune di Milano) permette di simulare centinaia di casi
diversi. Servono risposte giuste in
tempi rapidi.
La nuova Citt Metropolitana
lultima speranza che abbiamo per
dare forma precisa e metodo efficace a un livello di Governo che potr
essere autorevole solo se sar
subito capace di dimostrare di essere realmente al servizio della Comunit che vive e lavora in questo
territorio.
E a un Governo autorevole serve
una partecipazione strutturale,
perch assolutamente indispensabile che i Cittadini, il mondo delle
professioni, lassociazionismo siano
costantemente Soggetti attivi nelle
diverse fasi di progettazione, decisione, attuazione e gestione (Partenariato Pubblico Privato) su tutto

quello che pu essere sintetizzato


come bene comune.
Si tratta di decidere come e di precisarlo in modo chiaro e vincolante
nello Statuto, che sar lo strumento
giusto per garantire anche un ampio
riordino dei ruoli e dei compiti. Ogni
Soggetto che opera nellarea milanese deve essere riconosciuto perch svolge in via esclusiva compiti
precisi, con risorse e modalit di lavoro prefissate:
* I Comuni, soggetto politico fondamentale e unico livello che decide
su Bilancio, Priorit dintervento,
ecc;
* La Citt Metropolitana, unico livello che serve a governare gli aspetti sovra comunali e che, nella massima trasparenza, trova i sistemi
migliori per risolvere i numerosi problemi di area vasta;
* Le Municipalit di Milano, unico
livello cui affidare compiti sui temi
pi vicini e utili al Cittadino, che non
travalichino larea di riferimento (affidando anche competenze essenziali - conoscenza puntuale del territorio, controllo di quanto succede,
formazione di risposte efficaci ed

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efficienti, monitoraggio dei risultati e
valutazione dei costi benefici).
La legge 56/2014 impone poco
tempo per approvare entro dicembre lo Statuto della Citt Metropolitana. Il momento delicato; ora abbiamo tutti il compito di contribuire a
far nascere un livello di governo che
possa e voglia dimostrare di essere
davvero utile (senza far rimpiangere
la Provincia, che dopo 154 anni ha
ormai chiuso). Tanti problemi, in un
territorio cos complesso, possono
essere affrontati solo con una reale
democrazia partecipata, che non
pu rimanere uno slogan, ma deve
seguire regole prefissate per evitare
che ognuno pensi di partecipare
come e quando vuole, anche usando potere di veto e che poi si pos-

sa comunque fare quello che era


stato preventivamente deciso.
Il problema non la sindrome di
NIMBY (non nel mio cortile): non
possiamo chiedere disponibilit ai
Cittadini che di volta in volta sono
coinvolti da scelte non adeguatamente motivate, se non garantiamo
percorsi di partecipazione e vera
trasparenza delle scelte della Pubblica Amministrazione.
Su questi temi mi riprometto opportuni chiarimenti, ma ritornando alle
piene del torrente Seveso, la Citt
Metropolitana dovr attrezzarsi in
modo adeguato anche per affrontare molte questioni che, come questa, travalicano i confini territoriali e
mettono in gioco altri Soggetti che
hanno competenze precise. La Direttiva 2000/60/CE in materia di ac-

que e la Direttiva 2007/60/CE in materia di alluvioni, prescrivono - guarda caso - un processo partecipato
che coinvolga realmente Amministrazioni e Cittadini prima di adottare gli interventi necessari.
Utilizzando a pieno questo processo
partecipato potranno derivare altri
interventi importanti (pulizia degli
alvei,
rinaturazione
dei
corsi
dacqua, interventi sulle strozzature
della rete, blocco della cementificazione del territorio, gestione delle
acque reflue, ecc).
La capacit di intervenire rapidamente e bene su alcune priorit da
tempo attese, sar essenziale per
recuperare la fiducia dei Cittadini
verso le Istituzioni; ma anche viceversa, cominciando dalla scelta dei
contenuti dello Statuto.

Scrive Michele Palma a proposito del Seveso


Caro direttore, i vari Re Nudi che
credono di essere vestiti dalle loro
dichiarazioni, progetti, accordi ecc.
dovrebbero, e invito anche lei a farlo, fare una semplice scarpinata a
vedere limbocco del Seveso nel
suo infossamento per attraversare
la citt. Vedrebbero la pi banale
idiozia, cio la mancanza di una gri-

glia per arrestare lentrata di materiali di una certa dimensione trascinati dalla corrente sia vegetali che
di umani incoscienti. chiaro che in
tanti anni, senza che lAssessore al
lavori pubblici sentisse la responsabilit politica di una ripulita, la sezione del canale diventi cos ridotta
da far saltare tutti i tombini col con-

seguente disastro cui periodicamente siamo costretti a subire. Pisapia


provi a farsi dare dai suoi uffici, e
dubito ne saranno capaci, lo stato di
fatto dopo le deviazioni costruite
anni fa, del canale, se non le ottiene
ovvio che il Comune non sar capace di intervenire e tanti Re si accorgeranno di essere nudi.

CINEMA
questa rubrica curata da Anonimi Milanesi
rubriche@arcipelagomilano.org
Any day now
di Travis Fine [USA, 2012, X91']
con Alan Cumming, Garret Dillahunt, Isaac Leyva, Gregg Henry, Frances Fisher
Un ragazzo Down cammina solitario
per le strade di una citt, ha in braccio una bambola bionda. Un giovane uomo in giacca e cravatta staziona in macchina davanti a un locale gay. Una drag queen canta e
balla in un locale. Siamo in California, nel 1979. Basato su una storia
vera, il film racconta il legame fra
questi tre uomini.
Rudy Donatello, drag queen, e Paul
Fliger, avvocato della Procura distrettuale, si incontrano una sera
come tante, hanno un rapporto sessuale occasionale, e potrebbero non
incontrarsi mai pi. Rudy Donatello
vive nello stesso stabile di Marco, il
ragazzo Down, che cresciuto da

n. 27 VI 16 luglio 2014

una
madre
tossicodipendente.
Quando la mamma viene arrestata,
Marco viene preso in carico dai servizi sociali. Anche Rudy e Marco
potrebbero non incontrarsi mai pi.
Invece le vite di questi tre uomini
tornano a intrecciarsi: Rudy comincia a farsi carico di Marco che riuscito a tornare a casa, e chiede aiuto a Paul per ottenerne la custodia
provvisoria durante la detenzione
della mamma. Nella cura di questo
ragazzo, nellamore per questo ragazzo si convogliano lattrazione e
la passione che i due uomini provano luno per laltro.
Il film, bello, romantico, intenso, narra con leggerezza, con ironia liter

legale che Rudy e Paul devono affrontare per ottenere, insieme, la


custodia di Marco. Racconta
lamore, il creare legami come avrebbe detto il Piccolo Principe.
Once upon a time Cos iniziano
le storie che Rudy inventa per Marco quando lo fa addormentare la
sera, e Marco diventa il protagonista
di storie favolose di cui chiede soltanto che abbiano il lieto fine. Ma in
California, nel 1979, la legge non
ammette che due omosessuali possano adottare un figlio e la storia di
Marco non sar col lieto fine.
Alan Cumming, nel ruolo di Rudy,
eccezionalmente bravo, sprigiona
umanit, gioia di vivere, coraggio

10

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nello sfidare tutto e tutti per poter
avere il diritto straordinario a una
vita normale. Ottimi anche i coprimari Garret Dillahunt nel ruolo di

Paul e Isaac Leyva nel ruolo di Marco.


Il film del 2012, pluripremiato al
Tribeca Film Festival 2012, al Chicago International Film Festival

2012 e al Seattle International Film


Festival 2012.
Sar fino al 23 luglio allo Spazio
Oberdan. Da non perdere!
Tootsie

MUSICA
questa rubrica a cura di Paolo Viola
rubriche@arcipelagomilano.org
Estate allAuditorium
La stagione estiva dellAuditorium,
questanno, molto originale e suggestiva; appartiene a quella moderna categoria delle arti che si chiama
contaminazione e che in questo
caso una plateale contaminazione
del linguaggio musicale. Una categoria che di norma non appartiene a
molti musicofili ma in questo caso,
per il modo con cui viene proposta e
per la seriet dei proponenti, invoglia a partecipare.
Il programma della Estate con la
musica presto detto: la prima parte consta di una trilogia prodotta
dalla BBC di Londra insieme a un
noto autore di musica da film e da
televisione George Fenton
chiamata BBC Earth Concerts che
ha avuto una prima esecuzione il 2,
il 10 e il 12 luglio, avr una prima
replica il 14, il 16 e il 24, sempre di
luglio, e una ripresa a cavallo fra
agosto e settembre; la seconda parte consister in un Festival Tango
coordinato e in parte diretto ed eseguito da Luis Bacalov - anchegli
noto compositore di musiche per
film - articolato in 9 concerti, due
alla settimana (gioved sera e domenica pomeriggio) dal 27 luglio al
24 agosto con una domenica conclusiva il 7 settembre. Mentre la
prima parte della stagione gli Earth Concerts vedono sempre
coinvolta lorchestra Verdi, diretta
dal maestro Danilo Grassi, il Festival Tango vedr alternare alla Verdi
lOrchestra Tpica Alfredo Marcucci
e un gran numero di strumenti (dal
pianoforte al bandenen, dal violino
al contrabbasso, dalla chitarra alle
percussioni), un corrispondente
numero di musicisti e le voci di Ruben Peloni e di Annamaria Castelli.
Se ancora sappiamo poco del festival tanguero che verr, ci siamo fatti
unidea abbastanza precisa dei
Concerti della Terra che arrivano
dallInghilterra e che stanno facendo
il giro del mondo. Ricordano il fa-

n. 27 VI 16 luglio 2014

moso film Fantasia di Walt Disney


con alcune similitudini e con radicali
differenze: Fantasia, ricorderete,
un film del 1940 composto da una
serie di cartoni animati che illustrano celebri partiture di musica classica (Bach, Dukas, Musorgskij, Ponchielli, Schubert, Stravinskij, aikowskij, Beethoven) con lo scopo manifesto di coniugare musica e immagini costruendo su ciascun brano
musicale una storia che lo interpreti. Negli Earth Concert le immagini
sono costituite da documentari molto spettacolari, realizzati con tecnologie formidabili, sulla natura e sugli
animali che la abitano; la trilogia
composta da tre serate-concerto
rispettivamente dedicate alla terra
(The Planet Earth in Concert, del
2006), al mare (The Blue Planet, del
2001) e ai ghiacci (The Frozen Planet, del 2011) e le immagini sono
tutte mozzafiato. Tre documentari di
50 minuti luno che - anche se non
ci fosse la musica - da soli varrebbero le serate.
Invece, e questo il punto, anche la
musica molto affascinante; non
un caso che George Fenton nel
2001 a Venezia abbia vinto il premio
Nino Rota per la colonna sonora del
film The Navigators di Ken Loach.
un musicista a tutto tondo, un
sessantaquattrenne londinese autore di spettacoli teatrali e di colonne
sonore per oltre cento film, oltre che
per spettacoli televisivi, con quattro
nomination agli Oscar che tuttavia
non gli hanno consentito di conquistare la celebre statuetta e cio
Gandhi nel 1982, Grido di libert
nel 1987, Le relazioni pericolose
nel 1988 e La leggenda del re pescatore nel 1991.
Ci che pi sorprende di questa trilogia non tanto il grande schermo
con le meraviglie della natura - che
pure sono di grande bellezza e non
possono lasciare indifferenti - ma
proprio linusuale e ricco accompa-

gnamento di una intera orchestra


sinfonica, con tanto di direttore sul
podio che esegue una musica scritta sicuramente per quelle immagini
ma che a differenza di quanto accade solitamente con il cinematografo autonomamente costruita
come fosse una serie di poemi sinfonici. Il perfetto riscontro fra le immagini che scorrono sullo schermo
e lapparentemente autonomo sviluppo del tessuto musicale la vera
invenzione di questo spettacolo.
La musica da film, come sa bene
chi frequenta le sale cinematografiche, ha usualmente una funzione
quasi pedagogica, quella di aiutare
gli spettatori a entrare nella vicenda,
a comprenderne gli aspetti reconditi
e a determinare unatmosfera che li
faccia partecipare; qui si rovesciano
i termini e, come nel film di Walt Disney, sono le immagini che grazie
alla loro potenza danno un contributo essenziale allascolto della musica.
Si aggiunga che Danilo Grassi, che
dirige lorchestra, nasce come percussionista e cresce nel cerchio
magico dei grandi musicisti (oltre ai
pi importanti direttori dorchestra
ha lavorato per anni con Luciano
Berio) e questo gli d la possibilit
di compiere il miracolo, cio di assecondare con la musica le immagini che scorrono per conto loro sul
grande schermo; sembra quasi un
commento improvvisato, commosso
e sorpreso, ai comportamenti pi
curiosi della natura.
Uno spettacolo avvincente e di considerevole qualit che - nonostante
linutile figura di un presentatore al
quale bisognerebbe proibire, come
a chiunque, di dire facciamo un
bellapplauso a ! - verr felicemente replicato non solo in questi
giorni ma anche, come si diceva, il
28 e il 31 agosto e il 2 settembre.

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LIBRI
questa rubrica a cura di Marilena Poletti Pasero
rubriche@arcipelagomilano.org
Francesco Piccolo
Il desiderio di essere come tutti
Giulio Einaudi editore, 2013
pp.268, euro 18
Una tripletta cos riuscita a pochi,
un Nastro d'argento e un David di
Donatello per la sceneggiatura del
film "Capitale umano" di Virz, un
Premio Strega con "Il desiderio di
essere come tutti, nel solo anno
2014." da un anno, da quando il
libro stato pubblicato dall'Einaudi
che un tam tam di fondo si levato
intorno a Francesco Piccolo, osannato da molti, criticato dai pi snob.
Era dunque nell'aria che lui fosse il
vincitore del pi ambito e chiacchierato premio letterario italiano, con
140 voti, contro i 135 di Antonio
Scurati, secondo per la seconda
volta.
Il racconto si apre con una scena
che difficilmente il lettore potr dimenticare, la Reggia di Caserta
all'imbrunire, deserta, vista dall'alto,
accanto alla cascata e la fontana
dedicata al mito di Diana e dell'incauto Atteone, e tre ragazzini penetrati da un pertugio del muro di cinta, per rubare Coca Cola e gelati da
un frigorifero scassinato.
E lui, il protagonista, travolto dalla
grandezza e dalla bellezza del luogo, per un attimo avverte di far parte
di un mondo ove milioni di persone
hanno provato la sua stessa emozione in una comunione di storia e
di destini, di "amorosi sensi". la
forza dello sceneggiatore di tanti
film di Moretti, che fa percepire all'istante situazioni ed eventi con la
cadenza giusta, riuscendo a stupirti
e ad attrarre la tua attenzione.
Come quel mitico gol di Sparwassen ai Mondiali del 1974, nella partita tra la Germania est e la Germania ovest, che il protagonista vede
alla TV con suo padre e allora, proprio allora, solo decenne, decide
che diventer comunista, che vorr
stare sempre dalla parte dei pi deboli. Se quella Germania est, dall'a-

spetto modesto poteva umiliare la


potente e arrogante Germania federale, forse c'era una speranza per
tutti i diseredati della terra. Ecco, la
speranza di un mondo migliore, a
prescindere dai risultati, nella consapevolezza di sentirsi migliori, per
il fatto di essere nel giusto.
Questo libro, definito da alcuni, con
sottile disprezzo, di autofiction, ha il
pregio di scandire, attraverso gli occhi del protagonista-autore nel suo
divenire uomo, 40 anni di storia italiana, e le alterne vicende della sinistra, elevata quasi a forza di governo da Enrico Berlinguer, il mito
dell'autore. Memorabile la scena
della stanza vuota ove un televisore
trasmette i funerali del Segretario
del PCI, quell'11 giugno del 1984,
un mese esatto dopo il suo coraggioso discorso, fischiato al Congresso socialista di Verona, e un
ragazzo - l'autore - alza il pugno in
aria e piange, piange per la caduta
di un sogno.
Quello incardinato da Berlinguer nel
compromesso storico tra DC e PCI,
immaginato con Moro. "E che tutto il
mondo democratico di sinistra condivideva". Quasi tutto, infatti per alcuni "non bastava la forza progressiva: ne volevano di pi".
Fu cos che "poi tutto questo scomparve di colpo la mattina del 16
marzo 1978 ... la mattina in cui rapirono Moro". Proprio lo stesso giorno
nel quale il PCI avrebbe dovuto dare la sua fiducia al governo Andreotti: la fine di uno statista coincise con
la fine dello stesso compromesso
storico. Fu cos che nel 1980, al
tempo del terremoto nell'Irpinia, Pertini Presidente e con l'ascesa dei
socialisti di Craxi, Berlinguer cambi
rotta e vir per una "alternativa democratica" per un "governo degli
onesti". In pratica Berlinguer" tira

fuori il suo partito da tutto il sistema", alimentando l'inizio della discesa agli inferi.
Proprio attorno a questa considerazione ruota quel tutti del titolo in cubitali caratteri rossi, geniale idea del
grafico della Einaudi. Il desiderio di
essere come tutti, di fare parte del
mondo, si fonda certo su una certa
superficialit di impronta materna,
(divertente l'episodio del colera Guttalax) ma permette di guardare
in faccia anche l'altro, il tuo presunto
nemico, senza preconcetta alterigia,
per trarne eventuali ponti, necessari
per governare la complessit del
Paese.
L'autore confuta quel chiamarsi fuori
dalla politica, propria di una certa
sinistra di allora: per gestire gli eventi, necessario esercitare l'arte
del compromesso. Stigmatizza l'autore l'atteggiamento supponente di
quanti si sono arroccati in una fortezza fondata sulla superiorit della
morale, sprezzante verso l'ondata di
volgarit e mezzucci squadernati
dall'era berlusconiana. Ebbene, se
la realt di mezza Italia questa,
con questa parte che si deve dialogare. Renzi docet.
Un libro coraggioso questo di Piccolo, che parla del suo vivere non come vorrebbe essere ma come ,
con le sue debolezze e i suoi sogni
dimezzati, per una etica della responsabilit delle conseguenze delle azioni e non solo per una etica
dei principi, spesso sterile. E la sua
visione del mondo sostenuta anche con riferimenti a film famosi, "La
Terrazza di Scola, "Come eravamo
di Pollack" o a romanzi di Drrenmatt, Parise, Kundera, Ginzburg
(dalla quale trae spunto per il titolo).
Citazioni colte, come si conviene a
uno dei pi importanti intellettuali,
sceneggiatori, scrittori italiani.

SIPARIO
questa rubrica a cura di E. Aldrovandi e D.Muscianisi
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Teatro a Milano. Le nuove stagioni
Sono state presentate le stagioni
dei pi importanti teatri milanesi:

n. 27 VI 16 luglio 2014

una buona occasione per studiare i


cartelloni!

Piccolo
Franco Parenti

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Emanuele Aldrovandi

Elfo Puccini

ARTE
questa rubrica a cura di Virginia Colombo
rubriche@arcipelagomilano.org
Diocesano e Brera per le lunghe sere destate
Anche questanno il Museo Diocesano apre le porte delle sue collezioni in orario serale. Si avr modo
cos di poter ammirare i grandi
classici del Museo, come la Collezione Crespi, 45 tavole antiche a
fondo oro, spaziando fino al contemporaneo, con le sale dedicate a
Lucio Fontana e alla scultura novecentesca, senza per dimenticare le
nuove acquisizioni, su tutte la Collezione Antonio Sozzani con i pregiati
disegni di grandi artisti, italiani e
stranieri.
Se tutto questo non bastasse, ecco
che nel consueto spazio dedicato
alle mostre temporanee trova posto
una retrospettiva interessante, quella di Gabriella Benedini. Transiti e
incontri infatti il titolo di un percorso cronologico che propone allo
spettatore un viaggio attraverso la
ricerca e la vicenda artistica della
Benedini, artista cremonese classe
1932.
L'esposizione ha inizio con un grande lavoro che fa parte del ciclo I Teatri della Melanconia, indagine che
allinizio degli anni ottanta ha portato lartista a interessarsi del significato profondo e mistico dellalchimia. Segue poi, come tematica di
indagine, l'interesse per il mondo
del mito, concretizzato nell'evocazione della storia di Psiche, un modo per per continuare il tema gi
indagato in precedenza: lunione di

mondo terreno e divino. Ecco dunque la Porta del cielo, le Vele di


Psiche e le Nozze di Psiche.
Spunto per altre metamorfosi e indagini ora il tema del Viaggio, sintetizzato dalle Vele o Memorie del
vento: tre grandi sculture verticali
dalla forma concava che possono
accogliere il vento o memorie di
viaggi lontani. Ad esse si affiancano
una grande opera rotonda, allusione
al mappamondo, intitolata LEco del
mondo, e dodici piccole mappe fatte
con antiche scritture.
Allo spazio si sostituisce ora la profondit del tempo, scandita dai sette
Metronomi, affiancati da un altro
strumento di misurazione, lAstrolabio, scultura di ferro e legno. Non
manca la musica in questa ricerca a
360 gradi, che prende forma nella
sala delle Arpe, sculture polimateriche di grandi dimensioni, cui si affiancano piccoli strumenti fantastici,
ottenuti attraverso l'assemblaggio di
materiali di recupero: la possibilit
combinatoria infinita e suggestiva.
Tempo, musica, scrittura, tutto si
mescola e confluisce nel dialogo di
una Meridiana con le sculture pensili e con i Libri, posati su leggii
come fossero spartiti. Concludono
la rassegna due film di artista, Diutop (Il giorno di utopia) e Il deserto,
realizzati in super 8 negli anni Settanta.

Biglietto scontato e orario serale.


Farsi due passi fino in Porta Ticinese val bene la pena.
Cos come un orario speciale lo applica anche la Pinacoteca di Brera,
che per tutti i venerd di luglio far
orario continuato fino alle 21.30.
Unoccasione in pi per visitare anche, nelle Sale XXIX-XXX, la mostra
Antonio Lpez Garca, Caravaggio.
Cena per due, pittura della realt,
con opere a confronto dei due artisti, Caravaggio il grande e il contemporaneo Lopez Garcia, definito
come il pi grande dei pittori realisti da Robert Hughes nel New York
Times. Grazie a un inedito allestimento che vede La Cena di Lpez
Garca di fronte alla Cena in Emmaus di Caravaggio, il pubblico assister a un dialogo senza precedenti tra due Maestri della realt, a
partire da un soggetto iconografico
caro anche allExpo 2015.
Museo Diocesano Dal 24 giugno al
30 agosto 2014: mar-sab: 19-23 La
biglietteria chiude alle ore 22.30
INGRESSO RIDOTTO A 5 EURO
Pinacoteca di Brera Antonio Lpez
Garca - Caravaggio Cena per due,
pittura della realt 1 luglio - 7 settembre Orario di apertura: mar, mer,
gio, sab, dom 8.30 - 19.15 ven 8.30
- 21.15 euro 6,00 Intero euro 3,00
Ridotto

La genesi della bellezza di Salgado


Un fotografo tra i pi amati inaugura
il nuovo Palazzo della Ragione.
Nuovo perch finalmente il Comune
di Milano ha deciso di usare lo storico palazzo per farlo diventare il centro deputato ad accogliere qualcosa
di continuativo, nello specifico mostre di fotografia. Dopo la chiusura
di Spazio Forma, si tenta di ripartire
puntando sul riutilizzo di un edificio
centralissimo e davvero suggestivo,
a contatto con una forma espressiva
tra le pi amate degli ultimi anni.
Ecco perch per la prima mostra in
loco si scelto di partire davvero in
grande con il progetto Genesi,
lultima fatica del brasiliano Sebastiao Salgado.
Genesi un progetto decennale,
iniziato nel 2003 e concepito, usan-

n. 27 VI 16 luglio 2014

do le parole di Salgado stesso, come un canto damore per la terra e


un monito per gli uomini. Un viaggio
fatto di 245 scatti in bianco e nero
divisi in cinque sezioni per raccontare un mondo primigenio e ancora
puro, un mondo fatto di animali, natura e uomini che vivono insieme in
armonia ed equilibrio. Quello stesso
equilibrio che viene rovinato ogni
giorno dalla noncuranza della maggior parte del mondo civilizzato,
che sembra dimenticarsi delle sue
stesse origini.
Sono a tratti commoventi le immagini presentate, dagli scatti dei maestosi ghiacciai del circolo polare
artico, alle dune del deserto che
creano disegni quasi perfetti, passando per tutti i cinque continenti.

Montagne, foreste pluviali, canyon,


animali della savana o mandrie di
renne, pinguini e iguane, abitanti di
trib quasi estinte con tradizioni per
noi quasi intollerabili alla vista, come la scarificazione, scorrono davanti agli occhi dello spettatore per
ricordagli la ricchezza e la vastit
del nostro mondo. Cos era allinizio,
cos dovr essere sempre, sembra
ammonire Salgado.
Un vero e proprio atlante animale e
antropologico, che diventa non solo
un viaggio affascinante alla scoperta del nostro pianeta, ma soprattutto
un grido di allarme per cercare di
riparare ai danni fatti e alla preservazione della flora e della fauna
mondiali.

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Una immersione a tutto tondo quella
di Salgado, non solo perch il fotografo stesso ha vissuto per diverso
tempo in ambienti estremi e a contatto con la natura pi vera, ma anche perch Salgado porta in mostra
frammenti di mondo che sembrano
essere lontanissimo da noi, come le
immagini delle trib del Congo, dei
Boscimani e degli indigeni brasiliani,

ritratti davvero in totale armonia con


il proprio habitat naturale.
Abbiamo fatto una ricerca e abbiamo fatto una scoperta molto interessante: circa il 46% del mondo
ancora come il giorno della genesi
ha detto Salgado in conferenza
stampa, aggiungendo che insieme
tutti possiamo continuare a fare in

modo che la bellezza della Genesi


non scompaia mai.
Genesi, Sebastiao Salgado Fino al
2 novembre Milano, Palazzo della
Ragione Orari: mar - merc - dom:
9.30-20.30 giov - sab: 9.30-22.30
Biglietti: intero 10 euro, ridotto 8,50
euro.

Decollages e retro daffiche: Rotella torna a Milano


Mimmo Rotella. Dcollages e retro
daffiches, la mostra curata da
Germano Celant che tenta di ricostruire in modo puntuale la nascita e
lo sviluppo dellarte di Rotella, noto
ai pi per i famosi manifesti strappati. La retrospettiva soprattutto una
ricognizione incentrata sugli anni
giovanili dellartista, e grazie a circa
centosessanta opere presenti, si
focalizza sul periodo che si estende
dal 1953, anno delle prime sperimentazioni sul manifesto lacerato,
per arrivare al 1964 quando Rotella
partecipa alla XXXII Biennale di Venezia.
Il percorso dellesposizione, costruito curiosamente a ritroso, analizza
alcuni momenti fondanti dell'inizio
della carriera dellartista. Il visitatore
partendo dalla prima sala, il trionfo
di Rotella in Biennale nel 1964, avr
modo di assaporare quegli anni vitali, frenetici e ricchi di sperimentazioni artistiche. Iniziando dalla fine si
arriva gradatamente a comprendere, passo dopo passo, perch Rotella inizi a strappare e usare manifesti pubblicitari presi dalla strada,
quegli stessi manifesti che diventarono il suo marchio di fabbrica.
Il clima vivace dellepoca testimoniato anche dalla scelta, tre o quat-

tro per sala, di opere di altri artisti,


pi o meno direttamente legati a
Rotella. Amici, colleghi, esempi ispiratori e a lui contemporanei sono
affiancati ai manifesti per testimoniare di una influenza forte e reciproca, di un modo altro di intendere
larte, unarte che si concentrava
sulla materia, i materiali poveri e
soprattutto limmagine, dallesplosione della Pop art in poi. Iniziando
dai futuristi Marinetti e Prampolini, il
percorso di Rotella si arricchisce
grazie agli influssi fondamentali di
precursori come Kurt Schwitters e
Hannah Hch; passando poi per
Jean Fautrier, Alberto Burri, Lucio
Fontana, Piero Manzoni, Raymond
Hains, Andy Warhol e Michelangelo
Pistoletto.
Dal linguaggio maturo del 1964
allintuizione della lacerazione del
1953, il percorso della mostra racconta un artista complesso e presente nel suo tempo, come dimostra
anche la vicinanza al Nouveau Realisme, movimento fondato dal critico
Pierre Restany, quasi un parallelo
europeo della Pop art americana.
Ed proprio allinizio degli anni 50
che Rotella arriva al manifesto,
alluso dellimmagine pop e rivisitata: il manifesto pubblicitario usato

come mezzo per avvicinarsi alla vita


reale. Nasce il decollage, lo strappo
dai muri di manifesti che vengono
assemblati su un supporto dallartista, che li lacera poi una seconda
volta grazie a pennelli o raschietti.
Contemporaneamente a queste opere, Rotella inizia anche a sperimentare i retro daffiches: manifesti
sempre tratti dalla strada ma applicati sul supporto al verso.
Rotella, morto nel 2006, rivive a pochi anni di distanza da unaltra mostra a lui dedicata proprio a Palazzo
Reale, mostrando ancora una volta
il grande apprezzamento rivolto a
questo artista dalla critica, proprio a
lui che un tempo fu soprannominato
malignamente pittore della carta
incollata.

Mimmo Rotella. Dcollages e retro daffiches Fino al 31 agosto,


Palazzo Reale. Orari: Marted, mercoled, venerd, domenica dalle 9.30
alle 19.30. Gioved e sabato dalle
9.30 alle 22.30; luned dalle 14.30
alle 19.30. Prezzi: Intero 11,00,
Ridotto 9,50

Lindia fotografata da Sonja Quarone


La Triennale di Milano nello Spazio
Material ConneXion presenta la
mostra fotografica "Sonja Quarone.
Cuore d'Oriente", che ha come protagonisti scatti fotografici inediti e
installazioni nate dalla riflessione
dellartista durante un viaggio in India. La rassegna, a cura di Fortunato D'Amico, articolata in tre sezioni: Architetture & Landscape, Design (e) Motion, e People. Attraverso 50 scatti la mostra offre un approfondito e personalissimo quadro
dell'India visto con gli occhi dell'artista di Vigevano, classe 1972.
I soggetti presenti in mostra spaziano dall'architettura al paesaggio,
dalle persone agli oggetti e fanno
emergere la riflessione di Sonja
Quarone sulla societ orientale.
Partendo dalla considerazione che il

n. 27 VI 16 luglio 2014

cosiddetto primo mondo entrato


in crisi a causa del consumismo
senza freni, la Quarone prova a fotografare sul territorio indiano scelte
e modi di vita che potrebbero, agli
occhi degli occidentali, divenire
possibili spunti per tentare di integrare meglio culture, attivit e economie sociali diverse, perdute dalla
nostra parte del pianete, durante
questi anni.
L'artista tramite la messa a fuoco di
alcuni elementi e un'accurata elaborazione digitale, mette in risalto precisi dettagli dellinquadratura, come
si nota soprattutto nelle architetture
e nei volti di donne, uomini e bambini, dove le immagini sfocate conservano nitidi alcuni dettagli degli
edifici e di tratti significativi come
sguardi, espressioni e gesti delle

mani. L'assenza degli sfondi sostituiti da tenui tonalit monocrome


crea un effetto scenografico che isola il soggetto dalla realt circostante
e ne fa risaltare a pieno il significato.
Nelle opere delle sezioni Architetture & Landscape, Design (e) Motion,
spiccano scatti in cui l'obiettivo coglie elementi molto diversi fra loro,
come grattacieli accanto a vecchie
case diroccate; piazze in cui si affacciano antichi templi ricchi di storia accanto a edifici anonimi; strade
con fabbricati moderni in cui il traffico automobilistico fatto anche da
carri trainati da buoi; oppure alberghi obsoleti davanti ai quali sostano
un vecchio taxi ed un cammello.
Squarci di architetture e di vita sociale si alternano dando vita a un

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panorama variegato che rende
lidea di un mondo diverso e pi
sfaccettato, rispetto al nostro.
Gli scatti, stampati su supporti differenti fra cui tessuto, la resina e il
Krion, dialogano con i mobili antichi
indiani utilizzati per le installazioni
fotografiche. Fra questi in particolare Vie di fuga, volti stampati su tessuto collocati su unantica portantina
in legno per elefanti; Anime, ritratti
di persone di ogni et disposte nelle
nicchie della libreria policroma, sul
cui retro collocata la serie Nutrimento con chioschi isolati su spiagge deserte e persone nell'atto di cibarsi.

Sul letto ricavato da un unico tronco


di teak e dalle linee essenziali collocata limmagine dell'anziano religioso dormiente a significare il valore della meditazione. Non passa inosservata la gigantografia su carta
da parati Tutto nel mezzo, attorno
alla quale sono collocate numerose
foto di piccole dimensioni dal titolo
Foto ricordo, che riportano alle immagini votive presenti nei templi.
Negli scatti di Sonja Quarone si avverte il pensiero relativo alla societ
indiana di oggi, che nonostante sia
caratterizzata da conflitti, rigide scale sociali e sincretismo, riuscita a
preservare le proprie antiche tradi-

zioni. Una naturale predisposizione


al viaggio, la curiosit e il desiderio
di sapere, spingono lartista a utilizzare la fotografia documentaria come strumento per esplorare regioni
lontane dalla cultura occidentale,
ma vicine al suo sentire. L'India non
solo un luogo fisico del mondo,
ma anche lo spazio interiore
dellartista.
Sonja Quarone. Cuore d'Oriente
Spazio Material ConneXion - Triennale di Milano 20 giugno - 23 luglio
2014 Orari marted - domenica
10.30 - 13.30 / 14.30 - 20.00 Ingresso libero

Fragilit, equilibrio e critica per Meireles alla Bicocca


Ancora una volta lHangar Bicocca
non sbaglia un colpo. La mostra dedicata a Cildo Meireles, Installations
tutta da vedere e provare. Coinvolgente, poetica, critica e polisensoriale, la mostra la prima manifestazione italiana dedicata allartista
brasiliano, considerato fin dagli anni
60 un pioniere di quellarte intesa
soprattutto come uno scambio attivo
e vitale con il pubblico, come un
rapporto vivo e attivo in grado di coinvolgere lo spettatore in una esperienza multisensoriale.
La personale, a cura di Vicente Todol, comprende 12 tra le pi importanti installazioni realizzate dallartista tra il 1970 e oggi, ed un percorso ricco di suggestioni che portano lo spettatore ad essere parte
dellopera darte, a farla vivere, ma
anche a mostrargli una realt concettuale nascosta e su cui riflettere.
Cildo Meireles affronta da sempre
tematiche sociali e culturali attraverso opere che rivelano pienamente il
loro significato solo nel momento in
cui sono attraversate e vissute,
coinvolgendo oltre alla vista, anche
ludito, il tatto, lolfatto e addirittura il
gusto.
Il percorso spiazzante, poich si
passa da opere di ridottissime dimensioni ad altre decisamente monumentali. Si inizia con Cruzeiro de
Sul, un cubo di legno di 9 mm, che
rimanda per a concetti e credenze
sacre nella cultura dei Tupi, popolazione india del Brasile con cui Meireles entr in contatto.
Si arriva poi ad Atravs, labirinto
trasparente lastricato da frammenti
di vetro rotti, che fa percepire allo
spettatore una sensazione di instabilit e di potenziale pericolo, dovendosi districare lentamente tra filo
spinato, tendaggi, superfici vetrate
(persino due acquari), attraverso le
quali sembra di vedere una via
duscita, resa difficile per dai materiali che creano il percorso.

n. 27 VI 16 luglio 2014

Lattraversamento del titolo simboleggia dunque un percorso interiore


accidentato, ogni passo spezza
sempre di pi il vetro sotto ai piedi,
simbolo della fragilit umana, ed
sempre pi difficile andare avanti.
Passando dalla torre fatta di radio
antiche e moderne, Babel, per arrivare ai cubi bianchi e neri sporcabili di Cinza, quello che colpisce la
variet dei materiali usati, scelti
dallartista solo in base alle loro caratteristiche simboliche o sensoriali,
mettendo insieme elementi contrastanti anche dal punto di vista semantico o visivo.
E in effetti Olvido, un tepee indiano
costruito con 6.000 banconote di
diversi paesi americani, circondato
da tre tonnellate di ossa bovine contenute da 70.000 candele, espressione di questo concetto. Mentre gli occhi sono impegnati a distinguere i diversi elementi, le ossa
emanano un odore difficile da sopportare e dal centro della tende fuoriesce un rumore continuo di sega
elettrica. Opera con una critica di
stampo post-colonialista, spesso
presente nei lavori di Meireles, non
affronta per lo spettatore direttamente, imbarazzandolo, ma suggerisce il suo messaggio accostando
elementi dal valore simbolico.
Una delle opere pi amate e fotografate sui social, sicuramente
Amerikka, un pavimento fatto di
22.000 uova di legno dipinte, su cui
troneggia un soffitto fatto da proiettili
sporgenti. Mentre lo spettatore
invitato ad attraversare scalzo lo
spazio bianco delle uova, in una situazione di instabilit, la minaccia
ulteriormente rimarcata da migliaia
di proiettili rivolti al suolo. Opera s
di spaesamento ma di incredibile
impatto visivo e percettivo.
Meireles lavora con tutti e cinque i
sensi. Ecco perch con Entrevendo,
un enorme struttura di legno a forma di imbuto, lo spettatore invitato

ad entrare in questo cono, da cui


esce aria calda, mettendosi prima in
bocca due cubetti di ghiaccio per
sperimentare, man mano che ci si
avvicina alla fonte di calore, lo sciogliersi del ghiaccio in pochi istanti,
per un coinvolgimento completo dei
sensi.
E poi si arriva allopera pi poetica
della mostra, Marulho, la simulazione di un pontile circondato dalle onde del mare, nella luce delicata del
tramonto. Solo ad una visione pi
attenta si scorgono i dettagli, ovvero
che le onde sono fatte da immagini
di acqua rilegate in migliaia di libretti
disseminati sul pavimento, giocando
sulla ripetizione e laccumulo, con
un effetto non solo visivo ma anche
simbolico.
Mentre ci si perde a osservare le
immagini, ecco che voci, tutto intorno, ripetono allinfinito la parola acqua in 85 lingue diverse, creando
una nenia simile allo sciabordio delle onde. Solo allora si scopre che,
ovviamente, un fondo c, la parete
lilla che delimita lorizzonte. Quello
che si crea allora nello spettatore
una curiosa sensazione alla The
Truman show, accorgendosi che in
realt tutto finto e costruito. Di naturale, non c nulla. Lopera vive
inoltre di riferimenti ad artisti del
passato che hanno giocato sulla
monocromia, come Piero Manzoni,
citato anche in unaltra opera della
mostra, Atlas, e Yves Klein.
Tra suoni, attraversamenti e sensazioni, la personale di Meireles intende mostrare come lo spazio sia
una componente fondamentale
nellenfatizzare i paradossi e le metafore, elementi chiave nella sua
arte, espressi da queste dodici
coinvolgenti installazioni.
Cildo Meireles, Installations fino al
20 luglio 2014 HangarBicocca / via
Chiese 2, Milano / Orario: gioved

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domenica 11.00 23.00 Ingresso

libero

Il design al tempo della crisi


Se il caldo impazza e si ha voglia di
vedere qualcosa di alternativo e diverso dalle solite mostre, ecco che
la Triennale di Milano offre tante valide opportunit. Ricco come sempre il ventaglio delle mostre temporanee di architettura, ma interessante ancor di pi il nuovo allestimento del TDM, il Triennale Design Museum, giunto alla sua settima edizione.
Dopo La sindrome dellinfluenza,
tema delanno scorso, per la nuova
versione ci si concentrati su temi
quanto mai cruciali, che hanno a
che fare molto e soprattutto con gli
ultimi anni: Autarchia, austerit, autoproduzione sono le parole chiave
che fanno da titolo e da fondo
alledizione di questanno. Un racconto concentrato sul tema dell'autosufficienza produttiva, declinato e
affrontato in modo diverso in tre periodi storici cruciali: gli anni trenta,
gli anni settanta e gli anni zero. La
crisi ai giorni nostri, insomma.
Sotto la direzione di Silvana Annichiarico, con la curatela scientifica
di Beppe Finessi, lidea alla base
che il progettare negli anni delle crisi economiche sia una condizione
particolarmente favorevole allo stimolo della creativit progettuale: da
sempre condizioni difficili stimolano
lingegno, e se questo vero nelle
piccole cose, evidente ancor di pi
parlando del design made in Italy.

Dal design negli anni trenta, in cui


grandi progettisti hanno realizzato
opere esemplari, ai distretti produttivi (nati negli anni settanta in piccole
aree geografiche tra patrimoni basati su tradizioni locali e disponibilit
diretta di materie prime) per arrivare
alle sperimentali forme di produzione dal basso e di autoproduzione.
Viene delineata una storia alternativa del design italiano, fatta anche di
episodi allapparenza minori, attraverso una selezione di oltre 650 opere di autori fra cui Fortunato Depero, Bice Lazzari, Fausto Melotti,
Carlo Mollino, Franco Albini, Gio
Ponti, Antonia Campi, Renata Bonfanti, Salvatore Ferragamo, Piero
Fornasetti, Bruno Munari, Alessandro Mendini, Gaetano Pesce, Ettore
Sottsass, Enzo Mari, Andrea Branzi,
Ugo La Pietra fino a Martino Gamper, Formafantasma, Nucleo, Lorenzo Damiani, Paolo Ulian, Massimiliano Adami.
Il percorso si sviluppa cronologicamente: si comincia con una stanza
dedicata a Fortunato Depero, artista
poliedrico e davvero a tutto tondo, e
alla sua bottega Casa dArte a Rovereto (dove realizzava quadri e arazzi, mobili e arredamenti, giocattoli e abiti, manifesti pubblicitari e allestimenti) e termina con una stanza
a cura di Denis Santachiara dedicata al design autoriale che si autoproduce con le nuove tecnologie.

In mezzo, un racconto fatto di corridoi, box e vetrine, che mette in scena i diversi protagonisti che, dagli
anni trenta a oggi, hanno saputo
sperimentare in modo libero creando nuovi linguaggi e nuove modalit
di produrre. Uno fra tutti Enzo Mari
con la sua semplice e disarmante
autoprogettazione.
Il percorso si arricchisce anche di
momenti dedicati ai diversi materiali, alle diverse aree regionali, alle
varie tecniche o citt che hanno dato vita a opere irripetibili, quasi uniche, come recitano i pannelli esplicativi.
Anche lallestimento segue il concept di base: sono stati scelti infatti
materiali che rievocano il lavoro artigianale e autoprodotto: il metallo e
lOSB (materiale composito di pezzi
di legno di pioppo del Monferrato).
Dopo aver risposto alla domanda
Che Cosa il Design Italiano? con
Le Sette Ossessioni del Design Italiano, Serie Fuori Serie, Quali cose
siamo, Le fabbriche dei sogni,
TDM5: grafica italiana e Design, La
sindrome dellinfluenza, arriviamo a
scoprire come il design si salva al
tempo della crisi.
Il design italiano oltre le crisi. Autarchia, austerit, autoproduzione
Triennale Design Museum, Orari:
Martedi - Domenica 10.30 - 20.30
Gioved 10.30 - 23.00 Biglietti: 8,00
euro intero, 6,50 euro ridotto

Leonardo Icon
Leonardo Da Vinci ancora una volta
protagonista di Milano. Si inaugurata ieri sera la scultura intitolata
Leonardo Icon, opera ispirata al
genio di Leonardo e appositamente
disegnata dallarchitetto Daniel Libeskind per valorizzare la piazza
Pio XI recentemente pedonalizzata.
Leonardo continua quindi a dialogare, con un rapporto lungo decenni,
con la Biblioteca e la Pinacoteca
Ambrosiana che sorgono sulla piazza, scrigni darte contenenti tra
laltro il famoso Ritratto di Musico e
limportantissimo Codice Atlantico, a
opera del maestro toscano.
Luogo e posizione centralissima per
la scultura dellarchistar Libeskind,
che oltre ad impreziosire la riqualifi-

cata piazza, ha giocato con Leonardo non solo per omaggiare il suo
genio, ma anche sottolineandone il
talento artistico, creando per la scultura un basamento circolare riproducente la mappa della citt di Milano cos come Leonardo stesso
laveva descritta.
Unoperazione in linea con il programma di Expo 2015, che tenta di
arricchire la citt con opere e trasformazioni di ambito culturale a cui
il grande pubblico pu relazionarsi e
magari farle diventare nuovi punti di
riferimento urbano.
Leonardo Icon si presenta come un
totem di quasi tre metri, fatto di leghe metalliche, che lamministrazione comunale ritiene particolar-

mente significativo per il rilancio della piazza Pio XI.


Questopera si trova allinterno di
un simbolo della trasformazione della nostra citt: due anni fa questa
piazza era un parcheggio selvaggio
ora un gioiello pedonale che vogliamo sia conosciuto da sempre
pi milanesi e turisti, ha dichiarato
lassessore alla Mobilit Pierfrancesco Maran. Per questo larrivo
dellopera di Libeskind doppiamente importante, perch racconta
la Pinacoteca e Leonardo ai milanesi in un nuovo contesto pedonale
ancora tutto da scoprire. Oggi nasce
una nuova stagione, la Pinacoteca
riprende il suo giusto ruolo in citt.

Munari politecnico
Il genio di Bruno Munari ha spaziato
in diversi campi: dalla grafica

n. 27 VI 16 luglio 2014

alleditoria, dalla pedagogia al design, passando per larte pi pura.

La mostra Munari politecnico, allestita nello spazio mostre del Museo

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www.arcipelagomilano.org
del 900, propone un percorso affascinante su alcune delle sperimentazioni/invenzioni progettate dallartista.
I pezzi in mostra provengono tutti
dalla Fondazione di Bruno Danese
e Jacqueline Vodoz di Milano, che
nella molteplice veste di amici, collezionisti, editori e industriali, per
decenni hanno sostenuto e incentivato Munari a sperimentare linguaggi diversi. Lobiettivo della mostra dunque rivelare la propensione artistica di Munari, compito
che idealmente prosegue lesposizione allestita nel 1996 nelle sale
della Fondazione stessa, rileggendone per la collezione e aprendola
a un dialogo con una generazione di
artisti, presenti in mostra, che con
Munari hanno avuto un rapporto
dialettico.
La mostra divisa in sezioni, attraverso le quali appaiono gli orientamenti artistici di Munari attraverso il
disegno e il collage, con un modo di
intendere larte vicino alle pratiche
delle avanguardie storiche; ma dalle
quali emerge anche il suo rapporto

con la ricerca scientifica, come supporto di intuizioni plastiche e meccaniche; per arrivare poi alla produzione artistica vera e propria.
Soprattutto queste opere vivono di
corrispondenze e influenze, citate
da Munari nei suoi libri quali quelle
di Mary Vieira e Victor Vasarely; ma
in mostra ci sono anche pezzi di artisti che hanno esposto e condiviso
ricerche con lui come Enzo Mari,
Max Bill, Franco Grignani e Max
Huber; e di artisti che lo hanno frequentato come Getulio Alviani e Marina Apollonio. Senza dimenticarsi di
coloro che hanno condiviso momenti importanti del suo percorso, come
Gillo Dorfles e Carlo Belloli, e successivamente il Gruppo T. Infine,
questa stessa sezione include figure
che con Munari hanno mantenuto
un rapporto ideale in termini di capacit e ispirazione, come Giulio
Paolini e Davide Mosconi.
Le opere degli artisti selezionati discutono, dialogano e si relazionano,
oggi come allora, con limmaginario
estetico di Munari, anche grazie a
un sistema di allestimento fatto di

strutture e supporti legati tramite


incastro e gravit, ma con aspetto
leggero. Quella stessa leggerezza
di cui Munari fece vivere le sue opere, tra cui le famose Sculture da viaggio, le 10 forchette impossibili e
i libri illeggibili, tutti esposti in mostra.
Accanto alla mostra principale il Focus dedicato allopera fotografica,
in parte inedita, realizzata da Ada
Ardessi e Atto, autori che per decenni hanno lavorato a stretto contatto con Munari, testimoniando i
principali momenti della vicenda
professionale e umana dellautore.
Lesposizione ha come titolo Chi
s visto s visto locuzione molto
amata da Munari e che racchiude
tramite immagini, lartista e luomo a
tutto tondo.
Munari politecnico fino al 7 settembre Museo del Novecento
lun.14.30 - 19.30 mar. mer. ven. e
dom. 9.30 - 19.30 gio. e sab. 9.30 22.30

GALLERY

VIDEO

Alessandro Rosina
MILANO UNA CITT DI SOCIALMENTE DISTRATTI
http://youtu.be/Gl-e_jwaS7A

n. 27 VI 16 luglio 2014

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